³Ges , dopo aver digiunato qua - Arcidiocesi di Benevento
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don Francesco Melito<br />
Il servo <strong>di</strong> Dio Paolo VI, nella Lettera<br />
Apostolica Ministeria <strong>qua</strong>edam con la<br />
<strong>qua</strong>le riformava nella Chiesa latina la<br />
<strong>di</strong>sciplina relativa ai ministeri (15 agosto<br />
1972), così si esprimeva: “Fin dai<br />
tempi più antichi furono istituiti dalla<br />
Chiesa alcuni ministeri al fine <strong>di</strong> prestare<br />
debitamente a Dio il culto Sacro e<br />
<strong>di</strong> offrire, secondo le necessità, un servizio<br />
al Popolo <strong>di</strong> Dio”. Emerge quin<strong>di</strong><br />
fin dalle prime battute del Papa che i<br />
ministeri liturgici affondano le proprie<br />
ra<strong>di</strong>ci nell’antichità e non sono una<br />
“invenzione” dei tempi moderni; ma<br />
soprattutto viene sottolineata la natura<br />
stessa dei ministeri, che sono posti a<br />
servizio del Popolo <strong>di</strong> Dio.<br />
Quest’ultimo particolare non va assolutamente<br />
ritenuto marginale. Nella<br />
Chiesa un criterio <strong>di</strong> scelta e <strong>di</strong> “<strong>di</strong>scernimento<br />
vocazionale”, anche per i<br />
ministeri istituiti o <strong>di</strong> fatto, deve essere<br />
sempre quello del servizio al Popolo <strong>di</strong><br />
Dio.<br />
Nello specifico, poi, parlando del mini-<br />
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stero liturgico del lettore, Paolo VI così<br />
continua: “Il lettore è istituito per l’ufficio,<br />
a lui proprio, <strong>di</strong> leggere la Parola <strong>di</strong><br />
Dio nell’assemblea liturgica. Pertanto,<br />
nella Messa e nelle altre azioni sacre<br />
spetta a lui proclamare le letture della<br />
Sacra Scrittura (ma non il Vangelo); in<br />
mancanza del salmista, <strong>di</strong>re il salmo<br />
interlezionale; <strong>qua</strong>ndo non sono <strong>di</strong>sponibili<br />
né il Diacono né il cantore, enunziare<br />
le intenzioni della preghiera universale<br />
o dei fedeli; <strong>di</strong>rigere il canto e<br />
guidare la partecipazione del popolo;<br />
istruire i fedeli a ricevere degnamente i<br />
Sacramenti. Egli potrà anche, se sarà<br />
necessario, curare la preparazione degli<br />
altri fedeli, i <strong>qua</strong>li per incarico temporaneo,<br />
devono leggere la Scrittura nelle<br />
azioni liturgiche. Al fine poi <strong>di</strong> adempiere<br />
con maggiore <strong>di</strong>gnità e perfezione<br />
questi uffici, procuri <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tare assiduamente<br />
la Sacra Scrittura.<br />
Il lettore, sentendo la responsabilità<br />
dell’ufficio ricevuto, si adoperi in ogni<br />
modo e si valga dei mezzi più opportuni<br />
per acquistare ogni giorno più pienamente<br />
il soave e vivo amore e la conoscenza<br />
della Sacra Scrittura, per <strong>di</strong>venire<br />
un più perfetto <strong>di</strong>scepolo del<br />
Signore”.<br />
Paolo VI, molto chiaramente, dunque,<br />
sottolinea la natura e la finalità del<br />
ministero del lettore. Un ministero che<br />
spesso corre il rischio <strong>di</strong> essere trattato<br />
come il “parente povero”. Esso, invece,<br />
è ricco <strong>di</strong> significato e va ben al <strong>di</strong> là <strong>di</strong><br />
una semplice “lettura durante la<br />
Messa”.<br />
E’ anzitutto un ministero liturgico, cioè<br />
un servizio alla Liturgia, alla léiton<br />
érgon (= pubblica opera) attr<strong>aver</strong>so la<br />
<strong>qua</strong>le, con un rito, nella Chiesa e<br />
me<strong>di</strong>ante la Chiesa, viene esercitata e<br />
continua l’opera sacerdotale <strong>di</strong> Cristo,<br />
cioè la santificazione degli uomini e la<br />
glorificazione <strong>di</strong> Dio (cfr. Concilio<br />
Vaticano II, Costituzione sulla Sacra<br />
Liturgia Sacrosanctum Concilium).<br />
Il lettore quin<strong>di</strong> è un vero e proprio<br />
“strumento liturgico” <strong>di</strong> santificazione<br />
del popolo <strong>di</strong> Dio. Di qui l’impegno<br />
che Paolo VI sottolineava per una corrispondente<br />
vita <strong>di</strong> grazia e una spiritualità<br />
ben curata soprattutto attr<strong>aver</strong>so la<br />
me<strong>di</strong>tazione assidua della Parola <strong>di</strong><br />
Dio.<br />
Nella Chiesa è ben provato e sperimentato<br />
che la proclamazione della Parola<br />
assume un significato <strong>di</strong>verso e una<br />
forza nuova <strong>qua</strong>ndo alle spalle <strong>di</strong> chi la<br />
proclama vi è una assidua me<strong>di</strong>tazione<br />
<strong>di</strong> ciò che annuncia.<br />
Il lettore si deve nutrire, dunque, <strong>di</strong> ciò<br />
che annuncia. Altrimenti il suo ministero<br />
si riduce al ruolo <strong>di</strong> un “altoparlante”<br />
freddo e meccanico che non trasmette<br />
la vitalità della Parola <strong>di</strong> Dio.<br />
Il lettore, inoltre, viene pensato dalla<br />
Chiesa come un vero e proprio catechista<br />
e animatore della comunità. Sempre<br />
Paolo VI, come si è visto sopra, ben ne