1 Stefano Taddei Dipartimento di Medicina Interna ... - Diegori.it
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E’ importante però soffermarsi sulle associazioni da non fare, alcune delle quali purtroppo<br />
sono <strong>di</strong> uso comune nella pratica clinica. Alcune associazioni infatti riguardano farmaci con<br />
meccanismo d’azione senza effetto ipotensivo ad<strong>di</strong>tivo. Un tipico esempio è l’associazione <strong>di</strong><br />
un beta-bloccante con un ACE-inib<strong>it</strong>ore (e probabilmente anche con un AT1-antagonista).<br />
Tale associazione è spesso utilizzata nei pazienti con pregresso infarto del miocar<strong>di</strong>o, nei<br />
quali l’in<strong>di</strong>cazione è la car<strong>di</strong>oprotezione secondaria. Nel paziente iperteso essenziale, invece,<br />
l’associazione <strong>di</strong> questi due farmaci non ha un effetto sinergico sulla riduzione della pressione<br />
arteriosa.<br />
Un'altra associazione inutile è quella tra un calcio-antagonista e il <strong>di</strong>uretico. I calcioantagonisti<br />
hanno essi stessi un effetto natriuretico e pertanto non è logico associarli ai<br />
<strong>di</strong>uretici, come <strong>di</strong>mostrato da numerosi stu<strong>di</strong> clinici (14) . Il tentativo poi <strong>di</strong> ridurre l’eventuale<br />
edema perimalleolare tipico dei calcio-antagonisti <strong>di</strong>idropiri<strong>di</strong>nici con il <strong>di</strong>uretico è una<br />
manovra terapeutica non corretta in quanto l’edema perimalleolare dei calcio-antagonisti non<br />
è dovuto a r<strong>it</strong>enzione idrica, ma all’aumento della pressione capillare dovuta alla<br />
vaso<strong>di</strong>latazione arteriolare senza mo<strong>di</strong>ficazioni del tono venoso. Se infatti, come già descr<strong>it</strong>to,<br />
associamo al calcio antagonista un ACE-inib<strong>it</strong>ore, che determina anche <strong>di</strong>latazione venosa, è<br />
possibile osservare una riduzione dell’edema premalleolare (12) . Va comunque ricordato che è<br />
razionale associare un calcio-antagonista ad un <strong>di</strong>uretico dell’ansa in pazienti ipertesi con<br />
insufficienza renale.<br />
In ogni caso queste associazioni non sono pericolose per il paziente, tanto che, in quei casi<br />
particolari dove è richiesta la triplice o quadruplice terapia antiipertensiva (ipertensione<br />
maligna, pazienti ipertesi con nefropatia e proteinuria), è possibile utilizzare insieme questi<br />
farmaci in quanto il singolo componente va ad interagire con gli altri componenti dell’<br />
associazione.<br />
Altre associazioni invece non devono essere fatte in quanto non efficaci e talora pericolose<br />
per il paziente. Abbiamo già accennato come non debbano essere associati un afa1antagonista<br />
e la cloni<strong>di</strong>na in quanto il loro effetto si annulla reciprocamente. Altre<br />
associazioni sono invece potenzialmente pericolose. In particolare non devono essere mai<br />
associati i beta-bloccanti con la cloni<strong>di</strong>na. Infatti l’aumento parossistico dei valori pressori<br />
che si osserva 18-36 ore dalla sospensione della cloni<strong>di</strong>na (denominato “effetto rebound”),<br />
che sebbene raramente può essere osservato anche con la terapia transdermica, può essere<br />
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