1 Stefano Taddei Dipartimento di Medicina Interna ... - Diegori.it
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LE ASSOCIAZIONI FARMACOLOGICHE<br />
<strong>Stefano</strong> <strong>Taddei</strong><br />
<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>Interna</strong><br />
Univers<strong>it</strong>à degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pisa<br />
Gli stu<strong>di</strong> epidemiologici controllati hanno chiaramente <strong>di</strong>mostrato che la relazione fra valori<br />
<strong>di</strong> pressione arteriosa (PA) sistolica e <strong>di</strong>astolica e rischio <strong>di</strong> eventi car<strong>di</strong>ovascolari è <strong>di</strong> tipo<br />
lineare ad in<strong>di</strong>care che il rischio car<strong>di</strong>ovascolare cresce con il crescere dei valori della PA.<br />
Importante è che questa relazione è già presente anche per valori <strong>di</strong> PA ancora nell’amb<strong>it</strong>o<br />
della normal<strong>it</strong>à, ma che oggi vengono r<strong>it</strong>enuti non ottimali (PAS > 120 e < 140 mmHg; PAD<br />
> 80 e < 90 mmHg) (1) .<br />
Inoltre gli stu<strong>di</strong> clinici controllati hanno chiaramente <strong>di</strong>mostrato che la riduzione della PA<br />
sistolica e <strong>di</strong>astolica riduce il rischio <strong>di</strong> tali eventi (2) . Proprio in considerazione che il rischio<br />
car<strong>di</strong>ovascolare cresce in continuo con il crescere della PA, il bersaglio della terapia è quello<br />
<strong>di</strong> ridurre la PA ai livelli più bassi tollerati dal paziente. Comunque i dati degli stu<strong>di</strong> clinici<br />
controllati in<strong>di</strong>cano che la PA dovrebbe essere ridotta a valori:<br />
1) < 140/90 mmHg negli ipertesi essenziali e < 130-120/80 mmHg nei giovani;<br />
2) < 130/85-80 mmHg nei pazienti con <strong>di</strong>abete mell<strong>it</strong>o con o senza nefropatia e nei pazienti<br />
con nefropatia non <strong>di</strong>abetica con proteinuria < 1 gr/24 ore ;<br />
3) < 125/75 mmHg nei pazienti con nefropatia non <strong>di</strong>abetica con proteinuria > 1 gr/24 ore (3, 4) .<br />
Per la terapia del paziente iperteso abbiamo oggi a <strong>di</strong>sposizione numerose classi <strong>di</strong> farmaci,<br />
quali i <strong>di</strong>uretici, i β-bloccanti, gli α1-antagonisti, i β-α1 antagonisti, i simpaticomodulatori,<br />
gli Ace-Inib<strong>it</strong>ori, i calcio antagonisti e gli AT1-antagonisti, che sono efficaci nell’ipotendere<br />
con meccanismo <strong>di</strong> azione e tollerabil<strong>it</strong>à <strong>di</strong>fferenti (4) .<br />
1
La terapia antiipertensiva può essere iniziata somministrando un solo farmaco (monoterapia)<br />
oppure associando due o più farmaci (terapia <strong>di</strong> associazione).<br />
La monoterapia è una scelta logica soprattutto nei pazienti con ipertensione lieve-moderata<br />
senza complicanze legate all’ipertensione. Una volta scelto il farmaco il me<strong>di</strong>co deve valutare<br />
sia la risposta in termini <strong>di</strong> riduzione della PA, il che deve essere fatto dopo almeno un mese<br />
<strong>di</strong> terapia, che la tollerabil<strong>it</strong>à. Se la monoterapia non ha un effetto ipotensivo minimo efficace<br />
(almeno il 5%) ed anche se efficace non è tollerata, è logico attuare la monoterapia<br />
sequenziale, cioè la scelta ragionata <strong>di</strong> un farmaco appartenente ad un’altra classe<br />
farmacologica valutandone gli effetti.<br />
Se la monoterapia riduce la PA <strong>di</strong> almeno il 5% e possibilmente del 10% senza però ottenere<br />
un controllo ottimale della PA ed è ben tollerata, esistono due ulteriori possibil<strong>it</strong>à<br />
terapeutiche. La prima è quella <strong>di</strong> aumentare la dose del farmaco con una t<strong>it</strong>olazione<br />
progressiva della dose, il che è possibile per i farmaci, quali i <strong>di</strong>uretici, i beta-bloccanti, gli<br />
α1-antagonisti ed i Ca-antagonisti, che hanno una curva dose-risposta in termini <strong>di</strong> efficacia<br />
ipotensiva. Questa t<strong>it</strong>olazione della dose deve essere fatta tenendo presente sia la dose<br />
massima efficace, cioè la dose che raggiunge il plateau della curva dose-risposta oltre la quale<br />
non è logico salire, per la comparsa <strong>di</strong> effetti collaterali dose-<strong>di</strong>pendenti (5) .<br />
Viceversa per i farmaci quali gli ACE-inib<strong>it</strong>ori (6) , che presentano una curva dose-risposta non<br />
in termini <strong>di</strong> efficacia assoluta ma <strong>di</strong> efficacia-durata, non è logico aumentare la dose se si è<br />
prescr<strong>it</strong>to, come deve essere fatto, già la dose ottimale. Lo stesso concetto è probabilmente<br />
valido anche per gli AT1-antagonisti i quali, anche se proposti con una curva dose-risposta in<br />
termini <strong>di</strong> efficacia, questa è evidente solo alla ventiquattresima ora e non al tempo <strong>di</strong> picco,<br />
in<strong>di</strong>cando quin<strong>di</strong> la presenza <strong>di</strong> una curva <strong>di</strong> efficacia durata (7) .<br />
Va comunque tenuto presente che molti degli effetti collaterali dei farmaci sono dose<strong>di</strong>pendenti<br />
(ad es. l’edema premalleolare con in calcio-antagonisti <strong>di</strong>idropiri<strong>di</strong>nici oppure<br />
l’ipopotassiemia e gli effetti metabolici con i <strong>di</strong>uretici) e pertanto talvolta non è possibile<br />
incrementare la dose anche se sarebbe possibile in relazione all’ effetto antiipertensivo.<br />
L’altra possibil<strong>it</strong>à è quella <strong>di</strong> passare alla terapia <strong>di</strong> associazione. La terapia <strong>di</strong> associazione<br />
può rappresentare già la scelta terapeutica iniziale soprattutto nei pazienti con ipertensione<br />
2
severa con complicanze legate all’ipertensione ed è una terapia che è assai spesso necessaria<br />
per ottenere un controllo ottimale della PA (8) .<br />
D’ altra parte la monoterapia, anche se ben esegu<strong>it</strong>a (cioè con la scelta del farmaco più<br />
efficace) e con un’opportuna t<strong>it</strong>olazione della dose (possibil<strong>it</strong>à che d’altra parte è esclusa con<br />
farmaci quali gli ACE-inib<strong>it</strong>ori che hanno una curva dose-risposta piatta), è capace <strong>di</strong> ottenere<br />
un controllo efficace della pressione arteriosa in non più del 40-50% dei pazienti con<br />
ipertensione lieve-moderata (4) . Infatti gli stu<strong>di</strong> clinici del passato hanno prevalentemente<br />
utilizzato l’ associazione <strong>di</strong> due o più farmaci antiipertensivi e lo stu<strong>di</strong>o HOT ha <strong>di</strong>mostrato<br />
che per ottenere un controllo efficace dei valori pressori (va ricordato che in quello stu<strong>di</strong>o ben<br />
il 91% dei pazienti ha raggiunto valori <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>astolica uguali o inferiori a 90 mmHg) il<br />
70% dei pazienti è stato trattato con due, tre, quattro farmaci (8) .<br />
Quali sono i cr<strong>it</strong>eri per poter fare una buona associazione <strong>di</strong> farmaci antiipertensivi?<br />
Innanzi tutto l’associazione deve essere cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da farmaci con lo stesso profilo<br />
farmacocinetico in termini <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> picco e durata d’ azione (9) o almeno, in caso <strong>di</strong><br />
associazione estemporanee, è sempre necessario aggiustare la posologia in modo che un<br />
farmaco con ridotta emiv<strong>it</strong>a copra le 24 ore. Anche se questo concetto sembra ovvio, in realtà<br />
sono state introdotte in commercio combinazioni fisse chiaramente sbilanciate per quanto<br />
riguarda la durata d’azione.<br />
Questo concetto ci rimanda ad un altro problema importante per quanto riguarda le<br />
associazioni e cioè il dosaggio <strong>di</strong> ciascun componente dell’associazione stessa. In linea <strong>di</strong><br />
principio l’associazione deve cominciare con dosi ridotte <strong>di</strong> ciascun farmaco e poi<br />
eventualmente aumentare il dosaggio dei componenti. In realtà questo concetto non può<br />
prescindere dal considerare la durata d’azione <strong>di</strong> ciascun farmaco che, come già in<strong>di</strong>cato, deve<br />
sempre coprire le 24 ore. Pertanto, nel caso <strong>di</strong> farmaci quali gli ACE-inib<strong>it</strong>ori, ad esempio,<br />
non è razionale utilizzarli in associazione a dosi basse, in quanto non riduciamo la loro<br />
potenza antiipertensiva, ma solo la durata d’azione. E’ invece estremamente razionale<br />
cominciare con dosi basse <strong>di</strong> farmaci quali i <strong>di</strong>uretici o i calcio-anatgonisti <strong>di</strong>idropiri<strong>di</strong>nici che<br />
hanno una chiara curva dose-risposta in termini proprio <strong>di</strong> efficacia antiipertensiva.<br />
Un altro parametro estremamente importante è che bisogna associare farmaci che hanno<br />
meccanismi d’azione <strong>di</strong>versi, ma complementari (ad es. un farmaco che attiva il SRA con un<br />
3
farmaco che lo inibisce (10) ; un vaso<strong>di</strong>latatore che determina un’attivazione riflessa del SNS<br />
con un farmaco che modula in senso negativo l’ attiv<strong>it</strong>à del SNS (11) ). E’ quin<strong>di</strong> intu<strong>it</strong>ivo che<br />
non bisogna mai associare due farmaci della stessa classe (ad es. due ACE-inib<strong>it</strong>ori o due AT-<br />
1 antagonisti) o della stessa sottoclasse (ad es. due calcio-antagonisti <strong>di</strong>idropiri<strong>di</strong>nici o due<br />
<strong>di</strong>uretici tiazi<strong>di</strong>ci). E’ infine necessario fare molta attenzione a non associare farmaci con<br />
effetto d’azione opposto (tipico errore è l’associazione <strong>di</strong> un alfa-1 antagonista con un<br />
simpatico-modulatore alfa-agonista quale la cloni<strong>di</strong>na), in quanto i due farmaci annullano<br />
reciprocamente il proprio effetto.<br />
L’efficacia antiipertensiva dell’ associazione deve essere superiore dell’ efficacia<br />
antiipertensiva <strong>di</strong> ogni singolo farmaco presente nell’associazione, possibilmente con un<br />
effetto ad<strong>di</strong>tivo o <strong>di</strong> potenziamento.<br />
L’associazione deve minimizzare gli effetti umorali indesiderati (ad es. l’associazione<br />
dell’ACE-inib<strong>it</strong>ore o dell’AT1-antagonista riduce l’ipopotassiemeia e l’iperuricemia causate<br />
dal <strong>di</strong>uretico tiazi<strong>di</strong>co (10) ). Inoltre l’associazione deve minimizzare gli effetti collaterali (ad es.<br />
gli ACE-inib<strong>it</strong>ori riducono l’edema premalleolare dei calci antagonisti (12) , mentre i calcioantagonisti<br />
riducono la tosse da ACE-inib<strong>it</strong>ori (13) ).<br />
Esaminiamo ora le possibili associazione dei vari farmaci antiipertensivi. La tabella 1 elenca<br />
le possibili associazioni dei vari farmaci antiipertensivi.<br />
TABELLA 1 ASSOCIAZIONI RAZIONALI DI FARMACI ANTIIPERTENSIVI<br />
Farmaco Associazione<br />
Diuretico<br />
(tiazi<strong>di</strong>co o dell’ ansa)<br />
Beta-bloccante<br />
ACE-inib<strong>it</strong>ore<br />
AT-1 antagonista<br />
Alfa-1 antagonista<br />
Simpaticomodulatore<br />
ACE-inib<strong>it</strong>ore Diuretico Tiazi<strong>di</strong>co o dell’ ansa<br />
Ca-antagonista<br />
AT-1 antagonista (?)<br />
4
Alfa-1 antagonista (?)<br />
Simpaticomodulatore (?)<br />
AT-1 antagonista Diuretico Tiazi<strong>di</strong>co o dell’ ansa<br />
Ca-antagonista<br />
AT-1 antagonista (?)<br />
Alfa-1 antagonista (?)<br />
Simpaticomodulatore (?)<br />
Beta-bloccante Diuretico Tiazi<strong>di</strong>co o dell’ ansa<br />
Ca-antagonista <strong>di</strong>idropiri<strong>di</strong>nico<br />
Alfa-1 antagonista<br />
Simpaticomodulatore Diuretico Tiazi<strong>di</strong>co o dell’ ansa<br />
Ca-antagonista<br />
AT-1 antagonista (?)<br />
Alfa-1 antagonista (?)<br />
Alfa-1 antagonista Diuretico Tiazi<strong>di</strong>co o dell’ ansa<br />
Ca-antagonista<br />
Beta-bloccante<br />
AT-1 antagonista (?)<br />
ACE-inib<strong>it</strong>ore (?)<br />
Simpaticomodulatore (?)<br />
Ca-antagonista<br />
(<strong>di</strong>idropirinico)<br />
Ca-antagonista<br />
(non <strong>di</strong>idropirinico)<br />
Alfa-1 antagonista<br />
Beta-bloccante<br />
AT-1 antagonista (?)<br />
ACE-inib<strong>it</strong>ore<br />
Simpaticomodulatore<br />
Alfa-1 antagonista<br />
AT-1 antagonista (?)<br />
ACE-inib<strong>it</strong>ore<br />
Simpaticomodulatore<br />
(?) in<strong>di</strong>ca associazioni razionali dal punto <strong>di</strong> vista teorico, ma non esiste una sufficiente<br />
documentazione da parte degli stu<strong>di</strong> clinici.<br />
5
E’ importante però soffermarsi sulle associazioni da non fare, alcune delle quali purtroppo<br />
sono <strong>di</strong> uso comune nella pratica clinica. Alcune associazioni infatti riguardano farmaci con<br />
meccanismo d’azione senza effetto ipotensivo ad<strong>di</strong>tivo. Un tipico esempio è l’associazione <strong>di</strong><br />
un beta-bloccante con un ACE-inib<strong>it</strong>ore (e probabilmente anche con un AT1-antagonista).<br />
Tale associazione è spesso utilizzata nei pazienti con pregresso infarto del miocar<strong>di</strong>o, nei<br />
quali l’in<strong>di</strong>cazione è la car<strong>di</strong>oprotezione secondaria. Nel paziente iperteso essenziale, invece,<br />
l’associazione <strong>di</strong> questi due farmaci non ha un effetto sinergico sulla riduzione della pressione<br />
arteriosa.<br />
Un'altra associazione inutile è quella tra un calcio-antagonista e il <strong>di</strong>uretico. I calcioantagonisti<br />
hanno essi stessi un effetto natriuretico e pertanto non è logico associarli ai<br />
<strong>di</strong>uretici, come <strong>di</strong>mostrato da numerosi stu<strong>di</strong> clinici (14) . Il tentativo poi <strong>di</strong> ridurre l’eventuale<br />
edema perimalleolare tipico dei calcio-antagonisti <strong>di</strong>idropiri<strong>di</strong>nici con il <strong>di</strong>uretico è una<br />
manovra terapeutica non corretta in quanto l’edema perimalleolare dei calcio-antagonisti non<br />
è dovuto a r<strong>it</strong>enzione idrica, ma all’aumento della pressione capillare dovuta alla<br />
vaso<strong>di</strong>latazione arteriolare senza mo<strong>di</strong>ficazioni del tono venoso. Se infatti, come già descr<strong>it</strong>to,<br />
associamo al calcio antagonista un ACE-inib<strong>it</strong>ore, che determina anche <strong>di</strong>latazione venosa, è<br />
possibile osservare una riduzione dell’edema premalleolare (12) . Va comunque ricordato che è<br />
razionale associare un calcio-antagonista ad un <strong>di</strong>uretico dell’ansa in pazienti ipertesi con<br />
insufficienza renale.<br />
In ogni caso queste associazioni non sono pericolose per il paziente, tanto che, in quei casi<br />
particolari dove è richiesta la triplice o quadruplice terapia antiipertensiva (ipertensione<br />
maligna, pazienti ipertesi con nefropatia e proteinuria), è possibile utilizzare insieme questi<br />
farmaci in quanto il singolo componente va ad interagire con gli altri componenti dell’<br />
associazione.<br />
Altre associazioni invece non devono essere fatte in quanto non efficaci e talora pericolose<br />
per il paziente. Abbiamo già accennato come non debbano essere associati un afa1antagonista<br />
e la cloni<strong>di</strong>na in quanto il loro effetto si annulla reciprocamente. Altre<br />
associazioni sono invece potenzialmente pericolose. In particolare non devono essere mai<br />
associati i beta-bloccanti con la cloni<strong>di</strong>na. Infatti l’aumento parossistico dei valori pressori<br />
che si osserva 18-36 ore dalla sospensione della cloni<strong>di</strong>na (denominato “effetto rebound”),<br />
che sebbene raramente può essere osservato anche con la terapia transdermica, può essere<br />
6
peggiorato dalla simultanea somministrazione <strong>di</strong> un beta-bloccante (15) . Infatti questi farmaci,<br />
bloccando i recettori beta-adrenergici vascolari, che inducono vaso<strong>di</strong>latazione, lasciano i<br />
recettori alfa-adrenergici vasocostr<strong>it</strong>tori esposti all’aumento delle catecolamine plasmatiche<br />
indotto dall’iperteono simpatico conseguente alla sospensione della cloni<strong>di</strong>na. Inoltre i betabloccanti<br />
non devono essere associati ai calcio-antagonisti non <strong>di</strong>idropiri<strong>di</strong>nici in quanto<br />
questi farmaci sommerebbero i rispettivi effetti cronotropi, dromotropi e inotropi negativi.<br />
Un <strong>di</strong>scorso a parte lo mer<strong>it</strong>a l’associazione tra ACE-inib<strong>it</strong>ori e AT1-antagonisti,<br />
considerando il grande interesse che esiste per queste classi farmacologiche. Il loro <strong>di</strong>verso<br />
meccanismo d’azione sul sistema renina-angiotensina (inibizione non completa della<br />
produzione <strong>di</strong> angiotensina II da parte degli ACE-inib<strong>it</strong>ori e anatagonismo recettoriale da<br />
parte dei sartani) (16) rende ragionevole poter ipotizzare un effetto ad<strong>di</strong>tivo tra queste due classi<br />
<strong>di</strong> farmaci.<br />
Alcune evidenze preliminari sembrano suggerire che queste due classi <strong>di</strong> farmaci abbiano un<br />
effetto ad<strong>di</strong>tivo in termini <strong>di</strong> efficacia antiipertensiva. Comunque finché non saranno<br />
<strong>di</strong>sponibili stu<strong>di</strong> su <strong>di</strong> un numero adeguato <strong>di</strong> pazienti e con <strong>di</strong>segno sperimentale appropriato,<br />
l’util<strong>it</strong>à <strong>di</strong> questa associazione resta ancora da stabilire. Un altro parametro sul quale questi<br />
due farmaci sembrano avere un effetto ad<strong>di</strong>tivo è la proteinuria (17) , un importante meccanismo<br />
<strong>di</strong> danno renale.<br />
L’ultimo argomento da affrontare riguarda se preferire le associazioni fisse (cioè già<br />
precost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e dall’ industri farmaceutica) oppure utilizzare quelle estemporanee (cioè quelle<br />
che decide il me<strong>di</strong>co associando i vari farmaci).<br />
Le associazioni estemporanee hanno il vantaggio <strong>di</strong> una maggior flessibil<strong>it</strong>à e/o possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />
aggiustare la posologia dei singoli farmaci, mentre hanno lo svantaggio <strong>di</strong> un maggior numero<br />
<strong>di</strong> compresse che il paziente deve assumere (e questo ne riduce la sua compliance) e pongono<br />
il me<strong>di</strong>co non preparato a rischio <strong>di</strong> errore (cioè <strong>di</strong> fare associazioni non razionali).<br />
Le associazioni fisse invece hanno il vantaggio <strong>di</strong> essere associazioni razionali, aumentano la<br />
compliance del paziente (che spesso è convinto <strong>di</strong> assumere un solo farmaco) ed hanno un<br />
costo minore. Hanno l’ovvio svantaggio <strong>di</strong> una scarsa flessibil<strong>it</strong>à. Comunque è ovvio che in<br />
caso il me<strong>di</strong>co decida <strong>di</strong> somministrare un’associazione per la quale è <strong>di</strong>sponibile una<br />
formulazione precost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a razionale, questa sia decisamente da preferirsi.<br />
7
In conclusione, tenendo presente quanto sopra scr<strong>it</strong>to, la terapia <strong>di</strong> associazione deve essere<br />
fatta con l’iniziale combinazione <strong>di</strong> due farmaci e la successiva associazione <strong>di</strong> un altro<br />
farmaco e quin<strong>di</strong> eventualmente <strong>di</strong> un altro farmaco fino a raggiungere il controllo ottimale<br />
della PA. Se questo bersaglio non è raggiunto anche con la combinazione ottimale <strong>di</strong> tre o<br />
quattro farmaci il me<strong>di</strong>co deve pensare e quin<strong>di</strong> accertare le possibili cause <strong>di</strong> ipertensione<br />
refrattaria alla terapia.<br />
8
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