Il nostro West - Circolo Culturale Armigeri del Piave
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te inferiore <strong>del</strong> castello con una vite.<br />
“Sistema poco pratico e che richiede l’uso di un attrezzo (cacciavite, coltello…)<br />
per smontare la pistola, diranno i soliti esterofili”, aggiungendo magari<br />
che “una volta persa la vite …..”.<br />
E noi ribatteremo che, nel corso degli anni, probabilmente era la canna di<br />
una Colt a cominciare a “ballare” prima (ne sanno qualcosa i collezionisti che<br />
possiedono esemplari “riparati d’epoca” proprio nella zona <strong>del</strong>la giunzione<br />
canna-castello). Inoltre, per quanto sia spiacevole perdere la preziosa vitina<br />
<strong>del</strong>la Lefaucheux, questo almeno non comporta lo sfilamento <strong>del</strong>la canna (sì,<br />
perché se è difficile perdere il traversino – che in apertura viene fermato a fondo<br />
corsa da una apposita vitina – se per un qualsiasi accidente questo esce dalla<br />
sua sede, la canna <strong>del</strong>la Colt si sfila).<br />
Un’altra considerazione: attrezzi o non attrezzi, le pistole di questo tipo andavano<br />
sì smontate (anche per pulirle dalle fecce derivanti dall’uso <strong>del</strong>la polvere<br />
nera), ma probabilmente non così di frequente come potremmo supporre,<br />
proprio per la necessità di non far prendere gioco alle varie parti. Inoltre la Lefaucheux,<br />
al contrario <strong>del</strong>le Colt destinate principalmente agli ufficiali unionisti,<br />
era data in dotazione anche alla truppa, con tutto quello che ne consegue in<br />
termini di possibilità di danneggiare filetti, smarrire vitine, eccetera eccetera.<br />
Quindi in ogni caso era molto meglio far visionare periodicamente le armi a un<br />
armiere qualificato, dotato <strong>del</strong> famoso cacciavite, piuttosto che trovarsi per le<br />
mani vari pezzi di ferraglia. A proposito: un vecchio manuale, riferendosi al<br />
’91, recita “… è bene che il cacciavite sia, in massima, maneggiato dal solo<br />
capo-squadra, per impedire che soldati inesperti, nell’allentare e stringere le<br />
viti, ne guastino le teste e le parti vicine all’arma…”. E si parla di smontare il<br />
’91 che, come sappiamo, non è certo un esempio di sofisticazione e <strong>del</strong>icatezza<br />
meccanica…<br />
“Le pistole a spillo sono fragili”: si dirà. Relativamente parlando, sì. Una<br />
pistola a castello chiuso è più robusta di una a castello aperto, ovviamente a<br />
parità di materiali impiegati. Molti, ufficiali nordisti, alla fine <strong>del</strong>la Guerra di<br />
Secessione, potendo scegliere, si portarono a casa la Remington 1858 e lasciarono<br />
allo Stato le varie Colt. Non si vede però perché una pistola a spillo dovesse<br />
essere meno robusta di un’analoga realizzazione a castello aperto e ad<br />
avancarica <strong>del</strong> tamburo. Molto dipende anche dalla qualità dei materiali impiegati<br />
e, ad onor <strong>del</strong> vero, non ci sembra il caso di giudicare di scarsa qualità i<br />
materiali con i quali è stata realizzata la nostra pistola. Prova ne sia il fatto che,<br />
complice probabilmente uno scarso utilizzo, a distanza di 140 anni le armi che<br />
abbiamo esaminato si presentano ancora in buone condizioni (a parte leggere<br />
tracce di corrosione esterna) e soprattutto funzionano ancora perfettamente, ma<br />
di questo parleremo in altra occasione. In sintesi, come sono sempre esistiti i<br />
fucili da caccia di pregio, quelli dozzinali e quelli “onesti”, (cioè realizzati senza<br />
particolari pretese estetiche e ricercatezze stilistiche, ma non per questo me-<br />
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