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Maurizio Carletti

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e Tor di Valle. Non era raro, in primavera, quando lei e sua madre<br />

tornavano intorno a mezzogiorno, sorprenderlo a radersi sul<br />

balconcino edificato a sangue e calce da suo padre.<br />

Poggiava uno specchietto da trucco in equilibrio instabile sul filo dei<br />

panni e si insaponava con cura, annegando il pennello in una stinta<br />

catinella gialla.<br />

"Ahò" diceva, "a me piace famme la barba e guardà er mare, e da qui<br />

se vede bene. Se nun ce fossero i sorci e sta' puzza de fogna, me<br />

sembrerebbe de sta' a Miami!"<br />

Altro che Miami, pensava Deborah, che Miami l'aveva solo intravista<br />

attraverso i telefilm. Non sapeva come potesse essere, certo, però non<br />

poteva assomigliare a quell'accozzaglia di famiglie abbarbicate alla<br />

punta del faro vecchio, arrostite d'estate e allagate d'inverno.<br />

Lei, Renato, cercava di ignorarlo il più possibile, soprattutto evitava<br />

lo sguardo di lui, che si posavano, dopo uno svolazzamento<br />

genericamente ambientale, insolentemente sul suo posteriore.<br />

A sua madre, Renato piaceva. Piaceva come quei collezionisti che<br />

tengono con cura un oggetto destinato ad essere ammirato solo da<br />

pochi prescelti e solamente in certe occasioni. Certo, non era un<br />

soggetto distinto, né tanto meno una persona malleabile ma per sua<br />

madre, che tutti avevano ormai dato per vedova a vita, era un grosso<br />

risultato essere accompagnata sottobraccio alle comunioni dei nipoti<br />

o ai funerali dei parenti. Aveva, insomma, la sensazione di aver<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 5

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