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L'assistenza al malato comatoso e i problemi etici dello stato ...

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Introduzione<br />

di don Dino Bressan 1<br />

La cultura ed il tempo che viviamo sono un enorme contenitore che fornisce agli utenti<br />

proposte <strong>al</strong>trettanto varie, e spesso generiche. Non sempre esse sono in sintonia con le nostre<br />

convinzioni battesim<strong>al</strong>i. Uno dei compiti princip<strong>al</strong>i della Chiesa è evangelizzare, ovvero portare il<br />

messaggio di speranza che è Cristo stesso, porgendolo ad ogni uomo che Essa incontra sul proprio<br />

cammino. Ciò accade anche nei confronti degli Operatori della Sanità, che a vario titolo e<br />

competenza operano accanto a chi soffre.<br />

Ma qu<strong>al</strong>e formazione offrire <strong>al</strong>l’Operatore? Offrire unicamente un istruzione di tipo<br />

profession<strong>al</strong>e, con un’attenzione esclusiva ai prodotti farmaceutici, <strong>al</strong>le tecniche d’indagine<br />

diagnostica, <strong>al</strong>le ultime novità riguardante le normative,...?<br />

L’interrogativo del credente si colloca anche su <strong>al</strong>tro versante. Quanto v<strong>al</strong>e un uomo?<br />

Quanto un uomo m<strong>al</strong>ato? Quanto un uomo, in <strong>stato</strong> <strong>comatoso</strong> o nelle condizioni di persistente <strong>stato</strong><br />

vegetativo? Ed ancora. Quanto v<strong>al</strong>e un operatore? Quanto il suo servizio?<br />

Si tratta di riflettere sull’esperienza profession<strong>al</strong>e quotidiana e di procedere ad una<br />

elaborazione teorica riflessa che sia illuminata d<strong>al</strong>la Parola di Dio e d<strong>al</strong> Magistero recente della<br />

Chiesa, fino a scorgere i nessi di un cammino profession<strong>al</strong>e operando una necessaria conversione<br />

spiritu<strong>al</strong>e e cultur<strong>al</strong>e, per essere più fedeli ad ogni uomo e a quella vocazione che ci fa figli <strong>dello</strong><br />

stesso Dio e fratelli in Cristo nella Chiesa. Si tratta di cercare la verità, dire la verità, agire<br />

conformemente <strong>al</strong>la verità, in una società che tende -per decreto- a stabilire ciò essa è. La nostra<br />

coscienza resta spesso muta o inascoltata; ammutolita da una cultura che le ha già suggerito ciò che<br />

è giusto o meno, mascherando la verità dietro ad opportunismi.<br />

D<strong>al</strong>la formazione dipende la competenza degli Operatori e quindi, sia la prassi curativa che<br />

la legislazione. Il m<strong>al</strong>ato, l’anziano debbono poter contare su un <strong>al</strong>leato: un uomo accanto ad <strong>al</strong>tri<br />

uomini. Dunque, non solo di apparecchiature tecniche si deve parlare, ma di fin<strong>al</strong>ità operative, di<br />

visione dell’uomo, di mod<strong>al</strong>ità per re<strong>al</strong>izzarle. Si tratta di operare una scelta di campo che consenta<br />

<strong>al</strong>la medicina di non ridursi <strong>al</strong>l’offerta degli ultimi ritrovati della tecnica, anziché offrire l’impegno<br />

solid<strong>al</strong>e dell’uomo –sì profession<strong>al</strong>mente competente, ma sempre uomo- accanto ad <strong>al</strong>tro uomo.<br />

Non si possono ridurre splendide intelligenze -come quelle operanti in questo campo sanitario- ad<br />

esecutori form<strong>al</strong>i di operazioni tecniche senza fin<strong>al</strong>ità, senza visione glob<strong>al</strong>e. Il m<strong>al</strong>ato attende<br />

d<strong>al</strong>l’Operatore non solo delle operazioni complesse perfette, ma fredde, ma un rapporto curativo.<br />

Riflettere insieme è dunque importante, per ridare <strong>al</strong>la coscienza cristiana quello slancio che<br />

le consenta di non restare muta proprio negli ambienti (Osped<strong>al</strong>i, Case di Cura e per Anziani) in cui<br />

essa più deve essere capace di esprimersi a chiare lettere nella concretezza delle scelte. In t<strong>al</strong> modo<br />

la coscienza cristiana <strong>al</strong>zerà ancora la propria voce contro ogni tentativo di abbreviamento della vita<br />

o di ogni suo abbrutimento ad opera di chi –forse anche in buona fede- non percepisce più la<br />

grandezza di chi le sta di fronte. Di dignità si parli dunque, sempre, perché questa ci è stata restituita<br />

d<strong>al</strong> nostro S<strong>al</strong>vatore; nessuno, infatti, può togliere ciò che Dio ha restituito ad ogni uomo. E si sa,<br />

dire ‘Dignità dell’uomo’ è molto più che dire ‘Diritti dell’uomo’.<br />

La riflessione del presente convegno si colloca su questo versante. Restituire una dignità<br />

anche <strong>al</strong> m<strong>al</strong>ato <strong>comatoso</strong>, ma prima ancora, restituire dignità a chi opera accanto a lui: la dignità<br />

dell’operatore sanitario che si pone in relazione.<br />

In tempi come i nostri, non resta che fermarsi, fermarsi insieme, confrontarci con l’unica<br />

Parola che dà ancora certezza in un tempo di molte e superfici<strong>al</strong>i parole. Che Essa ridìa fiato ad<br />

ogni attività profession<strong>al</strong>e, e consenta di ri<strong>al</strong>zare la dignità di un servizio sempre più svuotato da<br />

mille contraddizioni e tensioni.<br />

1 Direttore del Centro Pastor<strong>al</strong>e della S<strong>al</strong>ute dell’Arcidiocesi di Udine.<br />

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