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L'assistenza al malato comatoso e i problemi etici dello stato ...

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Limiti tecnici ed <strong>etici</strong><br />

della Rianimazione e Terapia Intensiva<br />

del Prof. Rodolfo Proietti 1<br />

L’intensivologo, nella sua quotidiana esperienza, avverte spesso la necessità di porre un<br />

limite <strong>al</strong> proprio intervento essendo pienamente cosciente del fatto che non è sempre lecito e giusto<br />

fare tutto ciò che è nelle sue possibilità.<br />

Per<strong>al</strong>tro il problema del limite in Rianimazione e Terapia Intensiva appare particolarmente<br />

complesso in quanto chiama in causa aspetti clinici, organizzativi, economici, giuridici, <strong>etici</strong> e<br />

mor<strong>al</strong>i di notevole rilievo e, tutt’ora, è oggetto di ampio dibattito e continue controversie (1).<br />

La difficoltà di porre una prognosi, la frequente impossibilità di verificare la volontà del paziente,<br />

l’estrema invasività dell’approccio diagnostico e terapeutico, e i continui progressi delle cure atte <strong>al</strong><br />

sostegno delle funzioni vit<strong>al</strong>i non consentono risposte certe, univers<strong>al</strong>mente accettate e v<strong>al</strong>ide per<br />

tutti i m<strong>al</strong>ati.<br />

La possibilità di controllare il “processo del morire”, in <strong>al</strong>tri termini di prolungare una vita<br />

morente anche per lunghi periodi, impone <strong>al</strong>l’intensivologo di farsi carico di enormi responsabilità<br />

nel momento di decidere il livello e la complessità delle terapie. In pratica è necessario chiedersi se<br />

il massimo impegno terapeutico che possiamo esercitare equiv<strong>al</strong>ga sempre <strong>al</strong> miglior bene per il<br />

paziente ed in Terapia Intensiva si avverte continuamente il contrasto tra le attese di risultati e il<br />

timore dell’accanimento terapeutico.<br />

In re<strong>al</strong>tà il dovere etico di porre un limite <strong>al</strong>le cure, e non solo intensive, in determinate<br />

condizioni cliniche è <strong>stato</strong> sottolineato da molte Società Scientifiche e da Comitati Etici nazion<strong>al</strong>i<br />

ed internazion<strong>al</strong>i:<br />

- Nel Consensus Panel del 1990 l’American Society of Critic<strong>al</strong> Care Medicine e l’American<br />

College of Chest Physicians già sottolineavano che “Il medico ha la responsabilità clinica<br />

ed etica di porre un limite <strong>al</strong>le cure in appropriate condizioni cliniche” (2).<br />

- Il Codice di Deontologia Medica (1998) nell’Art. 37 (Assistenza <strong>al</strong> m<strong>al</strong>ato inguaribile) detta<br />

una chiara norma comportament<strong>al</strong>e: “In caso di m<strong>al</strong>attie a prognosi sicuramente infausta e<br />

pervenute <strong>al</strong>la fase termin<strong>al</strong>e il medico deve limitare la sua opera <strong>al</strong>l’assistenza mor<strong>al</strong>e e <strong>al</strong>la<br />

terapia atta a risparmiare inutili sofferenze, fornendo <strong>al</strong> m<strong>al</strong>ato i trattamenti appropriati a<br />

tutela, per quanto possibile, della qu<strong>al</strong>ità della vita”. Di fatto porre un limite <strong>al</strong>la propria<br />

opera è un dovere deontologico del medico.<br />

- Anche la Congregazione per la Dottrina della Fede ha sottolineato la liceità di porre un<br />

limite ai trattamenti medici: “Nell’imminenza di una morte inevitabile nonostante i mezzi<br />

usati, è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che<br />

procurerebbero un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere<br />

le cure norm<strong>al</strong>i dovuti <strong>al</strong>l’amm<strong>al</strong>ato in simili casi”. Va precisato che per cure norm<strong>al</strong>i<br />

devono intendersi anche l’<strong>al</strong>imentazione e l’idratazione (artifici<strong>al</strong>i o meno), l’aspirazione dei<br />

secreti bronchi<strong>al</strong>i, la detersione delle ulcere da decubito. Porre un limite <strong>al</strong>le terapie<br />

intensive non vuol dire sospendere tutte le terapie. E’ sempre doveroso proseguire le terapie<br />

e le cure che consentono di rendere meno penosi gli ultimi giorni di vita.<br />

- Di particolare forza il parere espresso d<strong>al</strong> Comitato Nazion<strong>al</strong>e della Bioetica il 14 luglio del<br />

1995: “Il CNB auspica che si diffonda sempre più nella coscienza civile ed in particolare in<br />

quella dei medici la consapevolezza che l’astensione d<strong>al</strong>l’accanimento terapeutico assuma<br />

un carattere doveroso” (3).<br />

Roma.<br />

1 Direttore della Cattedra dell’Istituto di Anestesiologia e Rianimazione. Università Cattolica del Sacro Cuore.<br />

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