GIOVANNI MARIO VERDIZZOTTI UN FAVOLISTA ITALIANO DEL ...

eve considerazione: «Quare procul stans, quod etiam impotentibus
est facile, inimicae maledicebat.» 6 . Verdizzotti, sviluppa e spiega il
concetto contenuto nella parola chiave «impotentibus» ricorrendo ad
una similitudine:
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Di cor la Maledice, & la bestemmia,
Si come fanno i miseri impotenti,
Ch’han per solo rimedio in mezzo à i guai
Lo sfogar in tal guisa il giusto sdegno
Contra chi loro à torto ingiuria move:
In tanto odio e veleno si converte
De le grate amicitie la dolcezza
Quando da gli empi simulati amici
Indegnamente violate sono
(Verdizzotti 1570:17-18)
La maggior lunghezza ed elaborazione delle favole del
Verdizzotti rispetto ai suoi modelli è dovuta, oltre all’ampliamento
delle considerazioni morali, anche all’aggiunta di dettagli, di
particolari descrittivi o situazionali. Nella favola 62, Del corvo, & la
volpe, per esempio, i dodici versi di Faerno diventano ventinove
grazie a questo procedimento, che possiamo incontrare nel punto in
cui il corvo presta orecchio alle lodi dell’astute volpe , laddove i versi
His ille magnae inductus in spem gloriae,
Cantu indecoro rauca solvit guttura
(Faerno 1563:20)
diventano in Verdizzotti
6 Non sappiamo seVerdizzotti disponesse del testo greco, certamente poteva aver
presenti le favole di Fedro tradotte da Rinuccio d’Arezzo. Noi ci serviamo, per questi
confronti di un’edizione con testo a fronte della fine del Cinquecento: Aesopi Phrygis
Fabulae, Lugduni, apud Iacobum Roussin, MDXCVI (Essa comprende oltre alla vita
di Fedro scritta da Planude, le favole, quelle di Barbrius, quelle di Aviano, la
Batracomiomachia, e la Galeomiomachia)