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L'immigrazione silenziosa. Le comunità cinesi in Italia - Fondazione ...

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La circolare, poi, si muove non solo nella prospettiva prevalente dell’istruzione,<br />

ma anche <strong>in</strong> quella dell’adattamento, laddove afferma che i<br />

ragazzi arrivati da più tempo «dovrebbero <strong>in</strong> qualche misura possedere<br />

i rudimenti della nostra l<strong>in</strong>gua e dovrebbero non più subire problemi acuti<br />

di adattamento ai nuovi costumi». Ma per l’<strong>in</strong>tegrazione l’adattamento<br />

non è sufficiente, poiché sono richiesti mutamenti sia nei residenti sia<br />

nei migranti, perché solo così è possibile quel mantenimento dell’identità<br />

culturale che pure è previsto all’articolo 1 della <strong>Le</strong>gge 943/86.<br />

3.4. La percezione della discrim<strong>in</strong>azione<br />

Pur non esistendo oggi <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> una formale discrim<strong>in</strong>azione de jure,<br />

codificata nelle leggi (come, ad esempio, è avvenuto nel 1938 con le leggi<br />

razziali o, a proposito dei <strong>c<strong>in</strong>esi</strong> negli Stati Uniti, con le leggi della seconda<br />

metà dell’Ottocento: il cosiddetto «razzismo civilizzato»), è diffusa la<br />

percezione che nella realtà vi siano decisioni, comportamenti e atteggiamenti<br />

discrim<strong>in</strong>atori, più o meno consapevoli e percepiti dalla popolazione<br />

immigrata con gradi diversi di <strong>in</strong>tensità. I tipi di <strong>in</strong>tegrazione che abbiamo<br />

ricordato possono essere utili per richiamare circostanze <strong>in</strong> cui si<br />

manifestano o vengono percepiti comportamenti discrim<strong>in</strong>atori.<br />

Sul piano dell’economia, quello che fa riferimento all’<strong>in</strong>terdipendenza<br />

funzionale, la discrim<strong>in</strong>azione può essere percepita come un fenomeno<br />

costante che muta a seconda dell’evolversi della presenza c<strong>in</strong>ese:<br />

prima il lavoro funzionale alle esigenze della struttura produttiva<br />

esistente, poi le resistenze allo sviluppo di una produzione autonoma e,<br />

<strong>in</strong> generale, allo sviluppo di un’economia centrata sul gruppo etnico,<br />

qu<strong>in</strong>di l’organizzarsi degli <strong>in</strong>teressi dei residenti nel momento <strong>in</strong> cui non<br />

riescono più a rendere la presenza immigrata funzionale alle loro esigenze,<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e le politiche locali tese a favorire una dispersione sul territorio<br />

della popolazione immigrata concentrata <strong>in</strong> un’area. Lo spazio ha<br />

una grande importanza (Cammarota, 1993, p. 352 e segg.): quello di lavoro<br />

che è troppo caro, la concentrazione delle attività <strong>in</strong> piccoli luoghi<br />

<strong>in</strong> cui produzione e vita familiare convivono di necessità, lo spazio<br />

per la collettività che si espande a causa di pressioni, la mancanza di<br />

spazi per attività comuni, di <strong>in</strong>contro e di aggregazione. In questa situazione<br />

la scuola rappresenta uno spazio di <strong>in</strong>contro importante, ma<br />

isolato, dove i processi di <strong>in</strong>tegrazione rischiano l’<strong>in</strong>efficacia a causa della<br />

situazione esterna.<br />

Sul piano dell’<strong>in</strong>tegrazione normativa, la percezione della discrim<strong>in</strong>azione<br />

fa riferimento alla conv<strong>in</strong>zione che l’applicazione delle norme non<br />

sia equa e tenda a ottenere obiettivi che non vengono dichiarati, orienta-<br />

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