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L'immigrazione silenziosa. Le comunità cinesi in Italia - Fondazione ...

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ne che sostengono il divenire contemporaneo nazionale e transnazionale:<br />

il paese detto d’orig<strong>in</strong>e (...) la collettività nazionale a realtà o rivendicazione<br />

statale e la dispersione a livello cont<strong>in</strong>entale o al di là (dello stesso),<br />

di un <strong>in</strong>sieme di popolazioni che si reclamano di una etnicità culturale<br />

comune, senza <strong>in</strong>tenzione di rientro e senza aderire a radici storiche<br />

o geneologiche» (Gallissot, 1993, p. 13) particolari e def<strong>in</strong>itive del luogo<br />

di <strong>in</strong>sediamento.<br />

Non è dunque l’identità transnazionale il carattere centrale alla base<br />

della nozione di diaspora (comune anche al concetto di <strong>comunità</strong> espatriata),<br />

<strong>in</strong> quanto il numero di gruppi immigrati che possono def<strong>in</strong>irsi tali<br />

sarebbe <strong>in</strong> costante crescita, ma la formazione di un ceto <strong>in</strong>tellettuale<br />

che si autodef<strong>in</strong>isce tale: nella sostanza la presa di coscienza di essere parte,<br />

piccola o grande, di una nazione che si <strong>in</strong>sedia <strong>in</strong> un territorio appartenente<br />

a un’altra nazione, con la quale si stabiliscono relazioni e scambi<br />

a partire dalle differenti appartenenze.<br />

Secondo Cohen (1993), <strong>in</strong>fatti, per non attribuire la nozione di diaspora<br />

a troppi gruppi, diluendo così la forza del concetto orig<strong>in</strong>ale, è più<br />

opportuno ritenere alcune delle caratteristiche che def<strong>in</strong>iscono le diaspore<br />

classiche, aprendosi però ai nuovi aspetti, che emergono dai processi<br />

migratoti e dall’impatto che essi hanno negli spazi (nazionali e <strong>in</strong>ternazionali)<br />

d’<strong>in</strong>sediamento.<br />

Cohen considera sette criteri per def<strong>in</strong>ire se una <strong>comunità</strong> espatriata<br />

è parte o meno di una diaspora e cioè:<br />

la dispersione;<br />

il trauma collettivo (che può anche essere la miseria, la sovrappopolazione,<br />

la guerra o altra calamità);<br />

la fioritura culturale (presenza attiva di ceti <strong>in</strong>tellettuali);<br />

l’<strong>in</strong>serzione economica articolata, con una forte percentuale di<br />

presenza nei servizi (<strong>in</strong>tra ed extracomunitari);<br />

una relazione difficile con la maggioranza (forte omogeneità culturale);<br />

il trascendimento delle frontiere nazionali;<br />

la promozione di un movimento di ritorno (sia delle persone sia dei<br />

beni e delle rimesse economico-f<strong>in</strong>anziarie).<br />

Ora ci sembra che tali criteri possano, allo stato delle conoscenze attuali,<br />

applicarsi all’<strong>in</strong>tera migrazione c<strong>in</strong>ese e alle <strong>in</strong>tere collettività <strong>in</strong>sediate<br />

<strong>in</strong> differenti contesti nazionali. Il trauma collettivo e di dispersione,<br />

secondo Richardson (1984), è da riscontrarsi nella rottura profonda avvenuta<br />

<strong>in</strong> C<strong>in</strong>a con la caduta della d<strong>in</strong>astia imperiale, gli squilibri crescenti<br />

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