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L'immigrazione silenziosa. Le comunità cinesi in Italia - Fondazione ...

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I <strong>c<strong>in</strong>esi</strong> d’<strong>Italia</strong> costituiscono pochi waif, ma essi fanno parte attualmente<br />

di un immenso reticolo, che copre buona parte delle aree geografiche<br />

del mondo; reticolo che attraversa le frontiere nazionali e sta ricostruendo<br />

forti legami con un paese d’orig<strong>in</strong>e avviato, da oltre un decennio,<br />

su un camm<strong>in</strong>o economico-politico ancora pieno d’<strong>in</strong>certezze.<br />

* Dovunque s’<strong>in</strong>frangono le onde dell'Oceano, là vivono i <strong>c<strong>in</strong>esi</strong> d’oltremare.<br />

«Sull’altra sponda del Pacifico il tuo popolo è molto numeroso, dec<strong>in</strong>e di migliaia di persone»,<br />

osservò l’americano.<br />

«L’imperatore comanda su milioni di uom<strong>in</strong>i: perché preoccuparsi di alcuni fanciulli perduti f<strong>in</strong>iti<br />

<strong>in</strong> terre straniere?» rispose il c<strong>in</strong>ese (citato <strong>in</strong> R. Cohen, 1993 ).<br />

1I term<strong>in</strong>i di etnicità e di gruppo etnico, utilizzati per designare una <strong>comunità</strong> caratterizzata da<br />

un <strong>in</strong>sieme di tratti culturali comuni sono relativamente recenti rispetto a quello di razza: la loro diffusione<br />

ha avuto luogo soprattutto nel dopoguerra, quando il term<strong>in</strong>e razza venne resp<strong>in</strong>to <strong>in</strong> base<br />

a un rifiuto etico-umanista delle teorie nazifasciste. Il term<strong>in</strong>e etnico <strong>in</strong>dicava l’idea che le <strong>comunità</strong><br />

umane sono fenomeni storici, culturali, e non gruppi determ<strong>in</strong>ati da tratti fisici e <strong>in</strong>tellettuali di orig<strong>in</strong>e<br />

biologica. Nella letteratura anglosassone il term<strong>in</strong>e etnico viene ampiamente utilizzato per designare<br />

i gruppi m<strong>in</strong>oritari e immigrati, ma esso si riferisce implicitamente anche alla maggioranza,<br />

come giustamente fanno notare Glazer e Moyniahan (1975; anche i «Wasp», i bianchi di orig<strong>in</strong>e anglosassone<br />

e di religione protestante, sono un gruppo etnico). Nella letteratura francese, italiana e<br />

spagnola, <strong>in</strong>vece, il term<strong>in</strong>e etnico è spesso criticato, <strong>in</strong> quanto l’<strong>in</strong>sistenza sui tratti culturali, considerati<br />

poi <strong>in</strong>compatibili, è utilizzata oggi dal razzismo differenzialista. Nei flussi migratori più recenti,<br />

però, il criterio della nazionalità spesso non è sufficiente per designare gruppi m<strong>in</strong>oritari nel<br />

paese d'orig<strong>in</strong>e (i tamil nello Sri Lanka, gli eritrei <strong>in</strong> Etiopia prima dell’<strong>in</strong>dipendenza, o gli stessi <strong>c<strong>in</strong>esi</strong><br />

nel Vietnam). Riteniamo dunque legittimo un uso del term<strong>in</strong>e etnico, nella prospettiva anglosassone<br />

e senza dimenticare i rischi contenuti nella naturalizzazione delle culture.<br />

2 <strong>Le</strong> migrazioni <strong>c<strong>in</strong>esi</strong> sono un fenomeno antichissimo – i primi spostamenti dal sud della C<strong>in</strong>a<br />

al di là dei mari risalgono al secolo II a.C. – ma è negli ultimi duecento anni che le migrazioni dalla<br />

C<strong>in</strong>a hanno assunto una dimensione di massa.<br />

3 La Francia è l’unico paese europeo che, per l’importanza quantitativa dei flussi e l’impatto socioeconomico<br />

e culturale delle migrazioni, può essere comparato ai paesi d'immigrazione transoceanica.<br />

É negli anni che precedono la prima guerra mondiale che, grazie a una congiuntura favorevole<br />

all’economia francese, viene generalizzata la pratica del reclutamento dei lavoratori immigrati<br />

da parte del padronato. In breve tempo è lo stato stesso a <strong>in</strong>caricarsi della politica migratoria. Secondo<br />

Mauco (1977), la f<strong>in</strong>e del secolo XIX e l'<strong>in</strong>izio del XX rappresentano un periodo nel quale è<br />

necessario coord<strong>in</strong>are i movimenti migratori <strong>in</strong> relazione con i crescenti bisogni economici e demografici,<br />

come pure con le tendenze d’organizzazione collettiva e centralizzata. Questa tendenza della<br />

politica francese di fronte all’immigrazione si precisa nel corso della prima guerra mondiale e negli<br />

anni venti, quando lo stato com<strong>in</strong>cia a gestire <strong>in</strong> prima persona il reclutamento dei lavoratori stranieri,<br />

favorisce l’immigrazione familiare e il processo di assimilazione (ad esempio, la<br />

naturalizzazione è semplificata).<br />

4 Secondo Mac Nair (1924), un gruppo di <strong>c<strong>in</strong>esi</strong> dello Zhejiang sarebbe emigrato a Mosca alla f<strong>in</strong>e<br />

del secolo XIX e avrebbe imparato a lavorare il cuoio dai pellettieri russi. La rivoluzione d’ottobre<br />

li avrebbe sp<strong>in</strong>ti a lasciare la capitale della Russia per l'Europa occidentale e Parigi.<br />

5 Secondo uno studio del 1988 (Rob<strong>in</strong>son, 1992), l’orig<strong>in</strong>e dei <strong>c<strong>in</strong>esi</strong> di Gran Bretagna è la seguente:<br />

26 per cento nati <strong>in</strong> Gran Bretagna, 44 per cento negli stati asiatici del Commonwealth (Hong<br />

Kong, Malesia, S<strong>in</strong>gapore), e 26 per cento nel resto del mondo, C<strong>in</strong>a <strong>in</strong>clusa.<br />

6Gli immigrati provenienti dallo Zhejiang, stabilitisi a San Donn<strong>in</strong>o e Campi Bisenzio, sono spesso<br />

urbani (città di Wenzhou), ma alcune <strong>in</strong>terviste lasciano pensare alla presenza di una componente<br />

rurale, o a una migrazione campagna-città precedente alla migrazione <strong>in</strong>ternazionale.<br />

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