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L'Ociada aprile - giugno 2013 (pdf - 2MB) - Casadiriposo ...

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L’OCIADA Aprile - Maggio - Giugno <strong>2013</strong><br />

dello abitativo doveva ancora dimostrare la<br />

sua validità pratica. Penso che un importante<br />

fattore di successo sia stato quello<br />

di offrire, prima dell’apertura della casa,<br />

una buona preparazione ai collaboratori attraverso<br />

l’organizzazione di corsi di formazione<br />

che trattavano le caratteristiche del<br />

modello delle comunità domestiche.<br />

Dopo l’apertura della Casa Jakob, il cambiamento<br />

è stato particolarmente percepito<br />

dal personale infermieristico ed assistenziale:<br />

mettere le prestazioni curative<br />

in secondo piano, garantendo comunque<br />

un’assistenza medica, infermieristica e riabilitativa<br />

adeguata, per dare ampio spazio<br />

all’accompagnamento degli anziani nelle<br />

attività quotidiane e nella loro vita sociale,<br />

ha rappresentato una grande sfida ma<br />

anche una grande opportunità per abbandonare<br />

vecchi schemi mentali e per aprire<br />

nuove prospettive. Per alcuni collaboratori<br />

ha significato un enorme cambiamento che<br />

ad es. una persona anziana, prima di essersi<br />

lavata e pettinata, potesse fare colazione<br />

in vestaglia insieme a tutti gli altri ospiti,<br />

oppure che un anziano potesse decidere<br />

di iniziare la sua giornata a partire dalle<br />

ore 9.30. Coloro che avevano già lavorato<br />

nell’ambito dell’assistenza domiciliare<br />

hanno avuto meno difficoltà ad adeguarsi<br />

alla nuova situazione, in quanto già abituati<br />

ad attenersi ai bisogni individuali della<br />

persona anziana e non alla rigida gestione<br />

del tempo, proposta dai tradizionali modelli<br />

d’assistenza.<br />

Ritengo fondamentale sottolineare che<br />

in una comunità domestica il lavoro d’assistenza<br />

non deve assolutamente essere<br />

imprigionato dentro rigidi schemi di tempo<br />

(per es. orari, ecc.), al contrario ritengo<br />

le basi di questo approccio l’individualità<br />

e l’unicità di ogni ospite della comunità.<br />

Inoltre abbiamo costatato che, quando i<br />

collaboratori riescono ad abbandonare le<br />

“vecchie” abitudini e si lasciano coinvolgere<br />

da una nuova quotidianità, la loro stessa<br />

soddisfazione cresce in modo significativo.<br />

La comunità domestica è un modello abitativo<br />

che a tutti gli interessati richiede un<br />

atteggiamento di fondo: per es. di tenere

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