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Maggio 2009 - Universitinforma

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time out<br />

di Riccardo Marra<br />

Sono trascorsi dieci anni<br />

dalla morte di Fabrizio<br />

De Andrè, un anniversario<br />

che non è passato inosservato.<br />

Tante le celebrazioni,<br />

molti i ricordi e, soprattutto,<br />

buonissima la scusa per tornare<br />

nei luoghi della sua musica<br />

e della sua poesia. Anche la<br />

Premiata Forneria Marconi<br />

non è stata da meno. La band<br />

che a fianco di Faber girò l’Italia<br />

in quel tour del biennio<br />

1978/1979 che rappresentò<br />

una delle pagine più importanti<br />

della musica italiana. Il cantautore<br />

e i rockettari, il singolo<br />

e il collettivo, la poesia e le<br />

chitarre elettriche: quelli di De<br />

Andrè e della Pfm furono due<br />

mondi musicali che si incontrarono<br />

improvvisamente con<br />

risultati stupefacenti.<br />

«Uno spartiacque musicale per<br />

la carriera di De Andrè e per la<br />

nostra», come ricorda Franz Di<br />

Cioccio. A trent’anni da quella<br />

magica tournée e per celebrare<br />

Fabrizio, Di Cioccio e compagni<br />

hanno intrapreso il “PFM<br />

canta De Andrè”, un tour che<br />

farà tappa il 14 maggio al<br />

Teatro Metropolitan di<br />

Catania.<br />

“PFM canta De Andrè”<br />

è uno spettacolo “per<br />

chi non c’era trent’anni<br />

fa”. Un concerto, dunque,<br />

per legare le generazioni?<br />

«Hai colto nel segno - dice - .<br />

La nostra intenzione è creare<br />

un ponte generazionale per ricordare<br />

le cose belle che abbiamo<br />

avuto. Spesso questo paese<br />

ha la memoria corta e allora<br />

serve resettare l’hard disk del<br />

ricordo. Le versioni dei pezzi di<br />

De Andrè suonate da noi in<br />

quel famoso tour sono considerate,<br />

dai giovani, spesso le versioni<br />

originali, quasi le uniche.<br />

I ragazzi hanno trovato quei<br />

dischi in casa e hanno così scoperto<br />

De Andrè. Ora noi cerchiamo<br />

di fare rivivere quell’esperienza<br />

live, un po’ come è<br />

successo a Sanremo nel tributo<br />

che abbiamo fatto con Stefano<br />

Accorsi e Claudio Santamaria:<br />

la gente si è scatenata perché<br />

si è ritrovata in un’attualità<br />

che però ha radici profonde».<br />

Dagli scatti in<br />

bianco e nero di<br />

Guido Harari che<br />

vi seguì in tour, è<br />

nato il libro “Evaporati<br />

in una nuvola<br />

rock”. Nelle foto<br />

c’è un Faber ora compagnone,<br />

ora solitario. Quale anima<br />

prevaleva tra le due?<br />

«Dalla sua musica non veniva<br />

mai fuori l’entusiasmo che aveva<br />

per la vita. I suoi testi erano<br />

sempre legati a temi forti e all’amore<br />

con tutti i suoi drammi,<br />

vedi “La canzone di Marinella”,<br />

ispirata a un fatto di<br />

cronaca cruento. Però Fabrizio<br />

amava la vita e con noi ha anche<br />

scoperto il piacere di andare<br />

on the road, il gusto di viaggiare<br />

con una banda di amici.<br />

D’altra parte la tournée per un<br />

gruppo rock, ha un sapore<br />

particolare perché permette di<br />

esibirsi tutte le sere come fa<br />

un attore di teatro. Si ha un<br />

contatto diretto con la gente, si<br />

capisce la natura di chi ti viene<br />

ad ascoltare. Credo che Faber<br />

24<br />

cambiò il suo rapporto con i<br />

palchi dopo quell’esperienza.<br />

Poi gli piaceva ritrovarsi con<br />

quella banda di amici a fare<br />

quello che non aveva mai fatto<br />

prima. Veniva da un’educazione<br />

borghese molto chiusa, ristretta<br />

ed era incuriosito dalla<br />

borderline di Genova: gli emarginati,<br />

i carrugi, i vicoli. Mentre<br />

con noi, in tour, aveva quell’umanità<br />

a portata di mano<br />

ogni sera, sul palco come in<br />

platea».<br />

De Andrè ammise di avere avuto<br />

una “fifa matta” a suonare<br />

con voi. C’era nella Pfm il timore<br />

di risultare “invadenti”<br />

rispetto alle sue canzoni?<br />

«Devo dire di no. Abbiamo cercato<br />

di rivestire i pezzi di Faber<br />

con tutto ciò che andava<br />

osato per esaltare i suoi testi,<br />

la sua vocalità e la musicalità<br />

della sua scrittura. Lui ci ha<br />

lasciato totale indipendenza,<br />

non ci ha posto nessun limite,<br />

e non si è mai permesso di dire<br />

“questo mi piace, questo no”.<br />

Poi non dimenticare che noi<br />

UNIVERSIT<br />

INTERVISTA / Il 14 maggio arriva a Catania “PFM canta De Andrè”, un tributo<br />

ispirato al tour che la band fece insieme al cantautore genovese nel 1978. Il cantante<br />

Franz Di Cioccio: «Ci diede fiducia e con noi scoprì il bello di andare on the road»<br />

Pfm<br />

«Il nostro rock cambiò<br />

la musica di Faber»<br />

venivamo da una formazione<br />

di session men, abituati dunque<br />

a confezionare musica altrui.<br />

Lui sapeva bene come<br />

suonavamo perché avevamo<br />

già lavorato assieme a “La<br />

Buona Novella”. Posso permettermi<br />

di dire che riuscimmo<br />

davvero, con i nostri arrangiamenti,<br />

a fare uscire, ancor di<br />

più, la grande voce di De Andrè.<br />

Una voce inserita in un<br />

contesto forse alle volte troppo<br />

pentecostale, minimale. Noi<br />

scavammo all’interno delle melodie,<br />

costruendo intorno arrangiamenti<br />

pieni di contrasti<br />

e colpi di scena. “La canzone di<br />

Marinella”, ad esempio, era un<br />

funerale e s’è trasformata in<br />

una bellissima favola d’amore;<br />

“Bocca di rosa” è divenuto un<br />

pezzo palpitante: il correre del<br />

treno, i carabinieri che accompagnano<br />

la protagonista alla<br />

stazione trascinati da un assolo<br />

scoppiettante, pieno di ritmo.<br />

Sembra proprio che una<br />

telecamera accompagni i personaggi<br />

in queste sceneggiatu-

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