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09/10-2010 - Parrocchia di Ascona

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26<br />

LA SAN VINCENZO IN<br />

a cura della Redazione lombarda LOMBARDIA<br />

RHO (MI) – Formazione<br />

I VINCENZIANI DONNE E UOMINI DI SPERANZA<br />

Nella domenica in cui la chiesa celebra la solennità del<br />

Corpus Domini la San Vincenzo si è ritrovata per una<br />

giornata <strong>di</strong> formazione, presso il Santuario dei Padri Oblati<br />

<strong>di</strong> Rho, punto <strong>di</strong> riferimento nel decanato per ritiri, corsi <strong>di</strong><br />

formazione. La partecipazione degli amici vincenziani del<br />

Consiglio Centrale <strong>di</strong> Rho/Magenta è stata numerosa<br />

mostrando interesse per il tema trattato. La Giornata ha<br />

avuto inizio con una me<strong>di</strong>tazione sulla Carità <strong>di</strong> Don Paolo<br />

Ghirlan<strong>di</strong> (pubblicata sul n. 7-8/20<strong>10</strong> della rivista).<br />

Il tema trattato dal dott. Augusto Busetti era “I Vincenziani<br />

donne e uomini <strong>di</strong> speranza”. Per il nostro Consiglio il<br />

dott. Busetti è <strong>di</strong>ventato un punto <strong>di</strong> riferimento per la<br />

nostra formazione, molto apprezzato per il suo linguaggio<br />

mai noioso, sempre interessante, con frasi in cui inserisce<br />

BRESCIA – Ritiro Spirituale al Santuario del Carmine<br />

L’ACCOGLIENZA<br />

Sono presenti molti<br />

vincenziani e<br />

vincenziane delle varie<br />

Conferenze della città e<br />

provincia per il ritiro<br />

spirituale che quest’anno ha<br />

luogo al Santuario del<br />

Carmine a S. Felice del<br />

Benaco (BS) in prossimità<br />

del lago <strong>di</strong> Garda.<br />

Dopo la lettura delle Lo<strong>di</strong> ci<br />

rechiamo in un’aula<br />

semicircolare il cui<br />

au<strong>di</strong>torio composto da<br />

comode poltrone degrada<br />

verso una pedana dove don<br />

Clau<strong>di</strong>o Visconti, Direttore<br />

della Caritas, è già presente<br />

ed inizia subito a leggere il<br />

brano della Genesi (18, 1-<br />

16) relativo all’oggetto del<br />

nostro ritiro: l’accoglienza.<br />

Esso si intreccia con le varie<br />

storie monoteistiche ove, in<br />

tutte c’è il concetto<br />

dell’ospitalità. Ed Abramo,<br />

capostipite <strong>di</strong> tutti i credenti,<br />

accoglie sempre, come ci<br />

<strong>di</strong>cono le storie delle tre<br />

gran<strong>di</strong> religioni:<br />

Cristianesimo, Ebraismo ed<br />

Islamismo.<br />

E proprio qui sta la salvezza<br />

eterna per tutti coloro che<br />

La San Vincenzo in Italia<br />

settembre-ottobre 20<strong>10</strong><br />

hanno aperto la porta della<br />

loro casa al prossimo ed<br />

essersi sentiti <strong>di</strong>re: “ero<br />

forestiero e mi avete<br />

ospitato”. Ecco perché<br />

l’accoglienza è una delle<br />

ragioni più importanti nella<br />

vita dell’uomo. Accoglienza<br />

che è pari a riconoscersi<br />

nell’altro come persona. Ma<br />

può sorgere anche la<br />

domanda: “devo accoglierlo<br />

o no?”. Questo è un<br />

concetto su cui si basa la<br />

nostra riflessione, perché<br />

nessuno <strong>di</strong> noi è uguale<br />

all’altro e, pertanto, ogni<br />

accoglienza presume una<br />

prova, una sfida sia<br />

nell’accogliere i <strong>di</strong>versi e,<br />

persino, nell’attesa <strong>di</strong> un<br />

figlio. Essi sono <strong>di</strong>versi da<br />

noi ed il nostro consenso<br />

deve essere suffragato da<br />

una grande fede e fiducia<br />

nel nostro prossimo.<br />

È proprio la mancanza <strong>di</strong><br />

questi sentimenti che ci<br />

rende nemici gli uni degli<br />

altri. L’accoglienza è perciò<br />

determinata da chi accoglie,<br />

cioè noi. Ogni persona che<br />

emigra è in stato <strong>di</strong><br />

debolezza ed il primo passo<br />

citazioni <strong>di</strong> personaggi illustri e riferimenti presi qua e là<br />

da libri e documenti che arricchiscono il tema della<br />

giornata catturando l’attenzione dei presenti.<br />

L’argomento della speranza si è rivelato un serbatoio <strong>di</strong><br />

spunti interessanti per stimolare le nostre energie, e<br />

motivare il nostro percorso <strong>di</strong> vincenziani cercando sempre<br />

nuove emozioni, affinché la nostra associazione non si<br />

esaurisca. Una speranza che si trasformi in azione,<br />

supportata dalla lettura della nostra memoria vincenziana<br />

che ci spinga nel tempo ad un impegno costante, che ci<br />

aiuti a crescere nel cambiamento che la società civile ci<br />

impone continuamente.<br />

Tra le varie domande, la più <strong>di</strong>retta è stata quella <strong>di</strong><br />

chiedersi “ma cos’è questa speranza?” La speranza è la<br />

lo deve fare chi accoglie<br />

perché l’altro non ha casa<br />

né beni, né amici su cui<br />

contare.<br />

Rifacendoci alla scena <strong>di</strong><br />

Abramo notiamo che<br />

prevale l’attesa. Tante<br />

persone si trovano a Mamre,<br />

nel deserto e qui l’ospitalità<br />

è necessaria perché se<br />

l’uomo non può contare su<br />

<strong>di</strong> essa, per lui non c’è che<br />

la morte. Ed ecco che<br />

Abramo ci insegna come<br />

fare: egli sta sulla soglia<br />

della sua tenda, vede lo<br />

straniero, lo accoglie, gli dà<br />

cibo ed alloggio<br />

ed anche i viveri<br />

per il viaggio.<br />

Oggi, così come<br />

allora, la storia si<br />

ripete, perché<br />

anche i nostri<br />

immigrati si<br />

trovano come in<br />

un deserto: non<br />

hanno casa, né<br />

beni materiali o<br />

amici su cui poter<br />

fare affidamento.<br />

A queste<br />

con<strong>di</strong>zioni ci<br />

sono poche<br />

speranze <strong>di</strong> vita e don<br />

Clau<strong>di</strong>o cita il caso recente<br />

<strong>di</strong> 116 persone (tra cui<br />

anche minori) emigrate in<br />

Nigeria e morte in una<br />

miniera.<br />

Nel caso storico <strong>di</strong> Abramo<br />

egli sapeva che l’ospite non<br />

era altro che il Signore, ma<br />

nella cultura ebraica non<br />

poteva essere Dio perché si<br />

trattava <strong>di</strong> 3 persone e<br />

sappiamo che per gli ebrei<br />

Dio è uno solo. Ecco perché<br />

l’accoglienza <strong>di</strong> Abramo<br />

manifesta la sua grande<br />

umanità ed è il primo segno

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