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ESZ NEWS N. 58_giugno 2012.pdf - Edizioni Suvini Zerboni

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Complessa prima all’Ircam<br />

nata da un progetto didattico<br />

su identità e ambiente<br />

Andrea Manzoli<br />

L’Accademia Filarmonica<br />

Romana propone il 7 luglio alla<br />

Sala Casella, nel contesto della<br />

rassegna “I Giardini di Luglio”,<br />

la prima esecuzione assoluta<br />

della Petite suite pour Tonio<br />

Cavilla per due violini,<br />

nell’interpretazione di Matteo e<br />

Maddalena Pippa.<br />

Indagine psicologica<br />

per flauto amplificato ai<br />

Ferienkurse di Darmstadt<br />

10<br />

Maurilio Cacciatore<br />

Perduti nel bosco sonoro<br />

N<br />

ovità di Maurilio Cacciatore al Festival ManiFeste<br />

2012 di Parigi. L’Espace de Projection dell’Ircam ospiterà<br />

il 16 <strong>giugno</strong> la prima esecuzione assoluta di<br />

Tamonontamo per quartetto vocale amplificato, coro e<br />

live-electronics, nell’interpretazione di Adèle Carlier,<br />

soprano, Marie-Paule Bonnemason, contralto, Stephan<br />

Olry, tenore, Jean-Michel Durang, basso, dell’ensemble<br />

vocale Les Cris de Paris e del live electronics Ircam,<br />

sotto la direzione di Geoffroy Jourdain. Così l’Autore<br />

presenta il nuovo lavoro: «Tamonontamo segna il<br />

passaggio del mio progressivo abbandono di tutto ciò<br />

che è decorativo per potermi concentrare su altri aspetti<br />

della composizione che in questo momento mi sono cari.<br />

Il titolo del pezzo è una sintesi arbitraria del senso del<br />

sonetto 66 di Pablo Neruda (tratto dai suoi 100 sonetti<br />

d’amore). Nel titolo non c’è niente di autobiografico, se<br />

non la simpatia per il suono di questa parola, il suo ritmo<br />

interno e la sintesi iconica di un possibile percorso<br />

formale da compiere. La sua genesi è durata più di un<br />

anno; nel marzo del 2011 mi fu proposto da Geoffroy<br />

Jourdain, direttore del coro Le Cris de Paris (con il quale<br />

già avevo lavorato alla creazione del mio Kyrie nel 2010),<br />

di prendere parte al progetto didattico denominato<br />

“Identité et environnement sonore”. Per tale progetto,<br />

alcuni membri di Arte Radio sono andati in giro per le<br />

scuole di Parigi a insegnare a ragazzi giovanissimi (dagli<br />

otto ai quindici anni) come registrare i suoni del mondo<br />

che li circonda. In base ad alcune mie indicazioni, i<br />

ragazzi hanno “raccolto” una serie di materiali sonori<br />

della vita di ogni giorno, i quali sono stati integrati, in un<br />

certo qual modo, nella parte in tempo differito<br />

dell’elettronica del pezzo. Trovare un testo che ben si<br />

coniugasse con questo “bosco” sonoro non era semplice;<br />

oltretutto, per una mia naturale predisposizione, non amo<br />

molto lavorare con testi lunghi ma preferisco addentrarmi<br />

nei meccanismi di articolazione di pochi fonemi,<br />

sforzandomi di trovare al loro interno materiale<br />

sufficiente per l’articolazione delle voci. Ecco perché ho<br />

preferito affidarmi solo a un titolo senza usare tutto il<br />

sonetto di Neruda. Come in miei altri pezzi vocali, i<br />

fonemi sono utilizzati come materia sonora pura, da<br />

potere accentuare e filtrare al pari di un qualsiasi altro<br />

materiale musicale. Giocando perennemente sul filo di<br />

rasoio della connotazione e dei meccanismi d’inferenza,<br />

le trasformazioni fonetiche dei morfemi di cui si compone<br />

il titolo del brano danno prospettiva al testo ancor prima<br />

di metterlo in musica: ecco come un titolo per me diventa<br />

un percorso compositivo, sia nella gestione dei materiali<br />

sia nella gestione della forma. Scrivere per coro e quattro<br />

solisti pone per me il rischio di cadere sia nello stereotipo<br />

della dicotomia “pochi-tutti” sia in quello decorativo che<br />

vede i solisti gareggiare in bravura con la massa. In<br />

questo pezzo, invece, i solisti sono tali perché sono i più<br />

fragili: il loro modo di cantare, spesso all’interno di flauti<br />

traversi al fine di filtrare la loro voce e renderla<br />

disumana, è più simile a quella di quattro personaggi<br />

Valerio Sannicandro<br />

Stati d’animo<br />

V<br />

alerio Sannicandro è presente all’edizione 2012 degli<br />

Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt<br />

con la prima esecuzione assoluta di Songs of Anxiety<br />

per flauto amplificato, in programma il 27 luglio<br />

nell’interpretazione di Matteo Cesari, flauto e dello<br />

stesso Autore alla proiezione del suono. Spiega<br />

Sannicandro: «Songs of Anxiety è una composizione<br />

per flauto solo amplificato (con due microfoni – un<br />

“head-set” e un microfono interno – e un effetto di<br />

riverbero). All’esecutore è chiesto di produrre una larga<br />

serie di effetti vocali (comprese delle polifonie timbriche<br />

estremamente cangianti) e percussivi (usando sia il<br />

flauto che la voce) i quali riproducono o rappresentano<br />

degli stati d’animo espressi così in suono. Paura, ansia,<br />

sono alcune delle sensazioni che l’esecutore dovrebbe<br />

fiabeschi portati via da un bosco che a quella di due<br />

uomini e due donne.<br />

Il canto filtrato dai tubi, oltre a donare a esso una nuova<br />

espressività, rende nel registro comune le voci<br />

pressoché asessuate, cioè prive della connotazione<br />

originale di qualunque essere umano. In tal senso anche<br />

questo pezzo s’inserisce nel filone dei miei lavori che<br />

amo chiamare “musica anfibia”; non ho dato al brano un<br />

numero progressivo di questo ciclo perché la presenza<br />

del coro solleva altri parametri e leve che si allontanano<br />

da questo contesto, ma per alcuni tratti, quelli sopra<br />

descritti, Tamonontamo è ascrivibile a questa serie.<br />

Di fronte alla fragilità e al comportamento subdolo dei<br />

solisti, il coro non canta per contrapposizione quantitativa<br />

ma per contrapposizione qualitativa, cioè per recuperare<br />

un po’ di umanità in un bosco sonoro in cui, forse, è bello<br />

perdersi. Questo non vuol dire piegare il coro a un canto<br />

“standard”, ma costringerlo a riconoscersi come insieme<br />

di esseri umani; nel pezzo poi si ascolterà come in realtà<br />

il tentativo di umanità diventa vano: l’informe di questo<br />

mondo è più forte di ciò che è scolpito e finisce per<br />

corromperlo, per sublimarlo a suo modo.<br />

A ingrandire questo ambiente interviene poderosa<br />

l’elettronica, sia in tempo reale sia in tempo differito.<br />

La prima mira a rilevare la natura “disumana” dei solisti,<br />

la seconda alla costruzione di sculture sonore nell’aria.<br />

Per andare oltre la connotazione dei materiali forniti da<br />

Arte Radio, ho pensato, con l’aiuto del realizzatore<br />

informatico Augustin Muller, di utilizzare la sintesi<br />

granulare operata con CatArt, un algoritmo con<br />

interfaccia grafica collegata all’interno del software<br />

Max/MSP per il trattamento dei suoni. Per Tamonontamo<br />

l’équipe dell’Ircam che lavora su tale sintesi ha integrato<br />

un nuovo algoritmo e ha preparato una nuova versione<br />

con doppia interfaccia grafica la quale consente di<br />

rendere indipendenti i “descrittori musicali” dallo spazio<br />

fisico in cui essi operano. Con la nuova versione di<br />

CatArt, si riorganizza lo spazio di diffusione in termini di<br />

descrittori sonori e allo stesso tempo lo spazio d’analisi<br />

elettroacustica in termini di spazio di composizione, cioè<br />

spazio di timbri. L’indipendenza dei descrittori d’analisi<br />

dallo spazio acustico crea delle nuove geometrie su tre<br />

assi, al limite della plasticità, permettendo<br />

l’organizzazione dello spazio fisico secondo delle<br />

necessità musicali. L’elevazione di alcuni altoparlanti<br />

conforta queste intenzioni e rende ancora più viva la<br />

sensazione di non assistere a uno spettacolo, ma di<br />

ritrovarcisi dentro». Avrà invece luogo nell’ambito del<br />

progetto “Listening”, promosso dal New Made Ensemble<br />

e dalle <strong>ESZ</strong>, la ripresa di Impuro minimo per violino,<br />

violoncello e pianoforte, in programma il 30 <strong>giugno</strong> all’ex<br />

Chiesa di S. Maria della Vittoria di Mantova per il Festival<br />

Eterotropie, nell’interpretazione del New Made<br />

Ensemble: Raffaello Negri, violino, Guido Boselli,<br />

violoncello, e Rossella Spinosa, pianoforte.<br />

riprodurre ed enfatizzare, attraverso il testo musicale<br />

dettagliatamente scritto, anche con elementi “teatrali”,<br />

cercando così di esprimere ed eseguire – con un certo<br />

pathos – le indicazioni espressive della partitura. Le<br />

sonorità, spesso descrittive (battito di cuore, respirazioni<br />

soffocate, per esempio) vengono poi introdotte per<br />

sottolineare il carattere d’introspezione psicologica su<br />

cui si basa la composizione». Avverrà poi nell’ambito del<br />

progetto “Listening” promosso dal New Made Ensemble<br />

e dalle <strong>ESZ</strong> la ripresa di Renga per voce e quattro<br />

strumenti, in programma il 30 <strong>giugno</strong> all’ex Chiesa di<br />

S. Maria della Vittoria di Mantova per il Festival<br />

Eterotropie, nell’interpretazione di Akiko Kozato, voce, e<br />

del New Made Ensemble diretto da Alessandro<br />

Calcagnile.

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