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Foto: Matteo Borbonese<br />
A sinistra, Marco<br />
Brunetti, <strong>il</strong> fondatore<br />
della ditta modenese.<br />
A destra, uno dei<br />
quattro dipendenti<br />
dell’azienda.<br />
Sotto, Roger Waters,<br />
durante <strong>il</strong> suo ultimo<br />
tour in cui alcuni<br />
musicisti hanno<br />
ut<strong>il</strong>izzato strumenti<br />
della Brunetti<br />
fondamente <strong>il</strong> cuore mio e delle persone<br />
che lavorano con me». Marco Brunetti, torinese<br />
d’origine, è nato con la passione per <strong>il</strong><br />
suono, e a soli 15 anni ha costruito <strong>il</strong> suo<br />
primo amplificatore per chitarra elettrica<br />
modificando una vecchia fonovaligia a valvole<br />
Ph<strong>il</strong>co. Da allora di tempo ne è passato<br />
parecchio, ora <strong>il</strong> suo nome è visto da m<strong>il</strong>ioni<br />
di persone di ogni razza, stato e religione.<br />
«Che i nostri amplificatori siano buoni<br />
lo so, visto che seguo personalmente la fattura<br />
di ogni singolo pezzo che esce dalla<br />
nostra azienda. Il successo è arrivato quasi<br />
per caso quando Guthrie Govan, un chitarrista<br />
inglese di fama mondiale, è venuto in<br />
Italia a fare delle clinic, ma senza <strong>il</strong> materiale<br />
necessario per suonare. In una tappa<br />
sic<strong>il</strong>iana, quasi per caso, collega al suo<br />
strumento un nostro “Maranello” (amplificatore<br />
Brunetti <strong>il</strong> cui nome è dedicato<br />
alla vittoria della Ferrari nel mondiale del<br />
2000, ndr) e ne rimane folgorato. Guthrie<br />
torna in Italia nel 2009, questa volta con<br />
Dave K<strong>il</strong>minster, e durante i concerti suonano<br />
avvalendosi di amplificatori Brunet-<br />
ti. Così una sera sono andato a sentirli suonare<br />
e alla fine mi sono presentato. È stato<br />
in quel momento che Dave mi ha detto:<br />
“Vorrei comprare i tuoi prodotti e ut<strong>il</strong>izzarli<br />
nel tour che farò con Roger Waters”. Fui<br />
sul punto di svenire».<br />
I primi impieghi<br />
Questa è stata la consacrazione definitiva<br />
di un marchio che i musicisti conoscono<br />
ormai bene. È una diretta avversaria – piccola<br />
ma forte – delle multinazionali Marshall<br />
e Fender da quasi 18 anni. «Ho lavorato<br />
come assistente tecnico e ingegnere del<br />
suono negli studi di registrazione di mezza<br />
Italia. Ho visto passare dietro ai mixer<br />
tutti i più grandi talenti della storia della<br />
musica italiana. Ho lavorato con Vasco<br />
Rossi, Zucchero, Ron, Biagio Antonacci e<br />
«Ho visto passare dietro ai mixer tutti i più<br />
grandi talenti della musica italiana. Ho lavorato<br />
con Vasco Rossi, Zucchero, Ron, Antonacci<br />
e con un altro numero infinito di cantanti»<br />
con un altro numero infinito di cantanti.<br />
Un impiego che è andato avanti fino a che<br />
tre chitarristi italiani ora molto affermati –<br />
Chicco Gussoni, Massimo Varini e Lele Leonardi<br />
– mi hanno chiesto di fare un amplificatore<br />
da chitarra. L’ho fatto e quel prototipo<br />
ha cominciato a girare sui palchi. Dopo<br />
questo iniziale e inaspettato successo, ho<br />
deciso di fare <strong>il</strong> grande salto. Ho iniziato la<br />
mia attività nel garage di casa mia nel 1982.<br />
Il primo colpo di fortuna della mia vita è<br />
arrivato qualche anno dopo quando <strong>il</strong> chitarrista<br />
di Patty Pravo ha cominciato a usare<br />
un mio amplificatore nelle sue tournée.<br />
Così nacque <strong>il</strong> “nome” Brunetti associato a<br />
quello delle chitarre».<br />
Nonostante l’incidente<br />
Per fare un amplificatore artigianale occorre<br />
un giorno di fatica e precisione. Nelle<br />
stesse 24 ore una multinazionale ne produce<br />
cento. Come si fa a reggere la concorrenza?<br />
«Ogni singolo Brunetti viene testato,<br />
ogni singola fase viene provata, tutto è fatto<br />
con una cura tipica dei pezzi unici. Un<br />
discorso che sembrerebbe controproducente,<br />
ma io sono fatto così. Voglio <strong>il</strong> meglio.<br />
Piuttosto che fare le cose in Cina chiudo»,<br />
afferma secco l’ingegnere. «Tenga poi conto<br />
che abito sopra la mia azienda, quindi se<br />
c’è un problema da risolvere lavoro anche <strong>il</strong><br />
sabato e la domenica».<br />
Il momento più diffic<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> più stonato<br />
per dirla in linguaggio musicale, è stato<br />
nel 2009. «Un pomeriggio, mentre andavo<br />
in bici, una mia grande passione, sono<br />
stato investito. Sono stato costretto a casa<br />
per sette mesi. Ha fatto tutto mia moglie in<br />
quel periodo, e le sono grato ancora adesso.<br />
A parte questa pausa, ho sempre prodotto<br />
due o tre nuovi modelli di amplificatori<br />
all’anno. Pensi che alcune mie tecnologie<br />
– come la valvola combinata – me le hanno<br />
copiate». Un’azienda piccola la Brunetti<br />
amplificatori, fatta, si stenta a crederlo, da<br />
quattro persone. «Oltre me, c’è mia moglie<br />
che si occupa del marketing, un ragazzo di<br />
21 anni che si occupa dei test e un altro dei<br />
cablaggi. Quest’ultimo viene dal Marocco. È<br />
entrato nel mio negozio otto anni fa con un<br />
foglietto scritto in italiano. Sono molto fiero<br />
di lui, conosceva solo <strong>il</strong> francese e adesso<br />
è diventato indispensab<strong>il</strong>e. Una volta pronti,<br />
gli amplificatori vengono chiusi, imballati<br />
e spediti. La nostra sede è una vecchia casa<br />
con mattoni a vista, senza troppi ammennicoli<br />
tecnologici, ci serve solo un telefono e<br />
un computer. Per <strong>il</strong> resto, ci basta la musica.<br />
Cosa vuole, siamo rimasti una piccola bottega»,<br />
conclude Marco Bru-<br />
netti. Già, una bottega la cui<br />
insegna campeggia sui palchi<br />
di uno dei musicisti più<br />
famosi della storia del rock.<br />
Elisabetta Longo<br />
| | 6 luglio 2011 | 49