INTO THE GROOVE È QUI LA FESTA? CASE VOLANTI - Urban
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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MI<strong>LA</strong>NO<br />
<strong>CASE</strong> VO<strong>LA</strong>NTI<br />
COSA CI FA L'ABITACOLO DI UN BOEING IN SALOTTO?<br />
<strong>INTO</strong> <strong>THE</strong> <strong>GROOVE</strong><br />
MUSICA ELETTRONICA: A TORINO SI ASCOLTA MA SOPRATTUTTO SI FA<br />
<strong>È</strong> <strong>QUI</strong> <strong>LA</strong> <strong>FESTA</strong>?<br />
<strong>LA</strong> ROMA VIP VISTA DAL FOTOGRAFO "CAFONAL" UMBERTO PIZZI<br />
<strong>LA</strong> CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 03/10/05 • EURO zero<br />
42<br />
OTTOBRE
SOMMARIO|OTTOBRE<br />
11 URBAN VOCI<br />
15 URBAN DREAMS<br />
17 URBAN WOMEN<br />
22 SE NON VOLI<br />
ALMENO SALTA<br />
29 DI CHE SAUNA SEI?<br />
33 NON CHIEDETELO AL GPS<br />
37 I LUOGHI DI VALERIA<br />
40 DOMESTIC FLIGHT ONLY<br />
44 ELECTRONIC NIGHT<br />
46 NO PIZZI NO PARTY<br />
51 MODA: A TEMPO PERSO<br />
57 SHOPPING<br />
67<br />
69 LIA CELI: IL MORBO DEL<strong>LA</strong> ZUCCA PAZZA<br />
URBAN Mensile - Anno 5, Numero 42 - 03.10.05<br />
REDAZIONE<br />
URBAN GUIDA FILM<br />
LIBRI<br />
68<br />
71<br />
DIGITAL LIFE 73<br />
MUSICA 74<br />
TEATRO 77<br />
95 UNURBAN<br />
redazione@urbanmagazine.it<br />
direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
art director: NICO<strong>LA</strong> CIOCE<br />
n.cioce@urbanmagazine.it<br />
caporedattore: FLORIANA CAVALLO<br />
f.cavallo@urbanmagazine.it<br />
segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />
r.settanni@urbanmagazine.it<br />
(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />
presidente: IVAN VERONESE<br />
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amministrazione: VERONICA ANASTASIA<br />
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distribuzione: CITRUS ITALIA s.r.l. (tel. 02-48519577)<br />
Susanna Sivini: susanna@citrus.it<br />
fotolito: BODY&TYPE<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />
Marciapiedi, cartelli, panchine, file di auto<br />
parcheggiate: l’abc dello squallore metropolitano?<br />
Eppure è proprio qui che trovano ispirazione i<br />
jumper più creativi<br />
Vasche, trattamenti e massaggi sembrano ormai<br />
pane quotidiano. Ma attenzione a scegliere la<br />
Spa, le terme o l’hammam che soddisfino le<br />
vostre inclinazioni<br />
In passato le è capitato di trasferirsi più volte.<br />
Adesso per i suoi impegni di attrice sta bene<br />
a Roma. Ma, purché si tratti di città, Valeria<br />
Solarino si sentirebbe a casa ovunque<br />
Cosa ci fa l’abitacolo di un Boeing nel salotto di<br />
un appartamento napoletano? Non chiedetelo<br />
al proprietario: quando vola non ama essere<br />
disturbato<br />
Calano le tenebre e il tasso di elettricità nell’aria<br />
sale a dismisura. Seguendo il crescente tam<br />
tam, si scopre che dietro alle sonorità notturne<br />
torinesi c’è una vera tribù<br />
ARTE 79<br />
NIGHTLIFE 81<br />
BAR E RISTORANTI:<br />
MI<strong>LA</strong>NO 82<br />
PUBBLICITÀ<br />
Direzione<br />
sales manager: AUGUSTA ASCOLESE<br />
a.ascolese@urbanmagazine.it<br />
key account: ALFONSO PALMIERE<br />
a.palmiere@urbanmagazine.it<br />
SILVIA SATURNI<br />
s.saturni@urbanmagazine.it<br />
Triveneto<br />
key account: SANDRO CASTELLI<br />
CINZIA FIORINI<br />
studiocastelli@email.it<br />
URBAN ITALIA srl via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
tel. 02-48519718 / fax 02-48518852<br />
Una società del gruppo EUROPEAN FREE MEDIA SA<br />
ROMA 84<br />
TORINO 87<br />
VENETO 89<br />
BOLOGNA 91<br />
NAPOLI 93<br />
copertina di:<br />
undesign<br />
URBAN 9
URBAN VOCI<br />
DINOSAURI&ARCHITETTURE<br />
Attenzione! Un feroce tirannosauro rex, sbucato<br />
da non si sa dove, si sta accanendo contro la Mole<br />
Antonelliana e a Roma, Milano e Firenze, rispettivamente<br />
contro il Palazzo della Civiltà italiana, il grattacielo<br />
Pirelli e la cupola di Santa Maria Novella. Non si tratta<br />
dunque di un caso isolato, ma di una vera e propria<br />
invasione di mostri tanto terribili quanto grezzi, che<br />
hanno varcato i nostri confini col preciso intento di distruggere<br />
la patria architettura. Eppure, recentemente<br />
una nutrita pattuglia di architetti italiani ci aveva messo<br />
in guardia...<br />
Purtroppo non c’è più niente da fare, non avendo vigilato<br />
a sufficienza sulle frontiere, i mostri sono ormai<br />
tra noi e non ci resta che assistere inerti alla catastrofe.<br />
Ma dopo illustri precedenti come la pecora nera o la<br />
pantera rosa, come possiamo prendere seriamente una<br />
LETTERE<br />
LUCIFERO PARTE PRIMA<br />
Spettabile redazione,<br />
frequento tutti i giorni<br />
la metropolitana di<br />
Milano ed essendo un<br />
habitué del posto, come<br />
centinaia di pendolari<br />
cerco di ammazzare<br />
il tempo leggendo Dan<br />
Brown. Sfogliando il<br />
vostro giornale però<br />
mi sono imbattuto in<br />
qualcosa di ancora più<br />
“thriller”… il Codice<br />
Lucifero. Quelle scritte<br />
che prima accompagnavano<br />
il mio viaggio<br />
nascondendosi sui<br />
cartelloni pubblicitari,<br />
a gran voce hanno attirato<br />
la mia attenzione;<br />
ed è così che come un Langdon in formato milanese,<br />
mi sono messo sulle tracce del misterioso grafomane.<br />
Dopo estenuanti ricerche è con grande soddisfazione<br />
che posso inviarvi fiero una traccia che ho trovato per<br />
le vie della Bovisa, vicino al Politecnico. Quindi come<br />
può “l’insultatore del maligno” aver imbrattato quasi<br />
tutte le metropolitane del milanese, arrivando fino alla<br />
Bovisa? Il giallo si infittisce… diventando di una tinta<br />
unita, sempre più scura.<br />
Michele Cireddu, Milano<br />
Caro Michele,<br />
Codice Lucifero, come ogni giallo che si rispetti, tanto<br />
più si infittisce e tanto più è prossimo alla soluzione. E<br />
se la tua perseveranza ti porta a leggere la prossima<br />
lettera, molte cose ti saranno svelate…<br />
OTTOBRE 42<br />
hanno collaborato con noi:<br />
andrea baffigo<br />
diego bazzano<br />
alberto bernasconi<br />
giasco bertoli<br />
bruno boveri<br />
sandro brescia<br />
maria broch<br />
minaccia che viene pur sempre da un mostro dal vezzoso<br />
incarnato fucsia?<br />
Archiviato il caso come burla, al pari degli scherzi di<br />
Amici miei e delle teste di Modigliani, facciamo un salto<br />
in avanti a curiosare tra le pagine di questo numero. Vi<br />
anticipiamo i balzi metropolitani delle Milan Monkeys e<br />
i voli pindarici, ma non troppo, dei piloti da salotto. Il<br />
resto ve lo lasciamo scoprire da soli. Buona lettura!<br />
LUCIFERO PARTE SECONDA<br />
ciro cacciola<br />
valentina cameranesi<br />
chiara capellini<br />
nicola carignani<br />
sasha carnevali<br />
claudia celani<br />
giulia chiesa<br />
ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
Gentile redazione,<br />
il nostro sito www.milanourbano.com si occupa del<br />
fenomeno milanese dell’ad-buster che da parecchi anni<br />
ormai scrive nelle stazioni della metropolitana milanese<br />
frasi ingiuriose contro Lucifero/Satana/Baal. Abbiamo<br />
raccolto e monitorato queste immagini, realizzando tra<br />
l’altro una serie di magliette. Incidentalmente, una volta<br />
ci siamo imbattuti nel nostro uomo misterioso e stiamo<br />
tentando di convincerlo a rilasciare un’intervista per il<br />
nostro sito.<br />
Thomas Summertime, Milano<br />
Caro Thomas,<br />
non ci si finisce mai di stupire! Riuscire a mettere il sale<br />
sulla coda dell’inafferrabile Lucifero è già una notizia.<br />
Che poi siano in commercio delle t-shirt che ne riproducano<br />
le “performance”, va davvero oltre ogni possibile<br />
immaginazione!<br />
daniele coppi<br />
samuel drira<br />
faust<br />
domitilla ferrari<br />
andrea frazzetta<br />
jezus<br />
paolo madeddu<br />
NON MI SONO ANCORA SDOPPIATO<br />
Gentile direttore,<br />
come recita il sommario dell’articolo Una vita non basta:<br />
la mia routine mi mortifica, gli impegni della mia professione<br />
di account di un’agenzia di pr cozza con la mia<br />
passione per l’alta cucina. I tempi lavorativi non mi permettono<br />
di fare quel salto di qualità per cui sarei pronto.<br />
Non essendo ancora riuscito a sdoppiarmi, nutro invidia<br />
autentica per i fortunati casi riportati sul giornale.<br />
Giovanni Sempreverdi, Roma<br />
Caro Giovanni,<br />
la tua è una situazione assolutamente passeggera, certamente<br />
saprai cogliere la prima opportunità che ti si<br />
presenta per far quadrare tutto. Il nostro modo di lavorare<br />
e di vivere, seppure lentamente, è in trasformazione<br />
e per chi ambisce a far convivere più interessi ci sarà<br />
sempre più spazio.<br />
vita magnani<br />
elena maricone<br />
paolo monesi<br />
cinzia negherbon<br />
mirta oregna<br />
pax paloscia<br />
raffaele panizza<br />
igor principe<br />
leo rieser<br />
francesca roveda<br />
laura ruggieri<br />
fabio scamoni<br />
marta topis<br />
gianni troilo<br />
URBAN ti trova a: MI<strong>LA</strong>NO · ROMA · BOLOGNA · TORINO · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />
Gianni Troilo<br />
URBAN 11
URBAN VOCI<br />
SONO PROPRIO<br />
ARISTOGATTI<br />
Avete presente quelle storie americane dell’anziana facoltosa<br />
che lascia in testamento ogni suo bene al pappagallino?<br />
Ecco, a Roma è successo così: vent’anni fa muore Antonietta<br />
Giovannetti e lascia nero su bianco che i proventi dei suoi beni<br />
siano utilizzati per premiare le donne che dedicano il loro tempo<br />
e il loro amore ai gatti di Roma. Il premio per le “gattare” che<br />
si dedicano a rendere meno difficile la vita dei poveri animali<br />
(che però risiedono, perlopiù, al centro!) è stato consegnato il 9<br />
settembre.<br />
I gatti in libertà a Roma ci vivono fin dal Medioevo. Le colonie<br />
si sono insediate nei posti più belli della capitale, trovando casa<br />
proprio fra i ruderi della città eterna, dove possono trovare<br />
rifugio (non c’è traffico e i nascondigli offrono riparo da pioggia<br />
o sole). Circa 180mila gatti di strada che vivono nei Mercati di<br />
Traiano, intorno alla Piramide Cestia e tra i resti dell’Area Sacra<br />
di largo Argentina, ma anche al cimitero del Verano, dove risiede<br />
la più popolosa, ma non così popolare, colonia romana.<br />
Antica, quanto i rifugi, è la generosa tradizione delle “gattare”<br />
(una consuetudine tutelata persino da una legge regionale<br />
che sancisce il diritto dei gatti di vivere liberi nel loro habitat<br />
e quello dei privati di prestar loro assistenza). Inoltre, il gatto<br />
randagio è considerato a Roma un cittadino (si fa per dire...) a<br />
tutti gli effetti. Così, per veder riconosciuti i diritti di una colonia<br />
è sufficiente denunciarne l’esistenza all’ufficio tutela animali del<br />
Comune che trasmette la segnalazione alla Asl, che a sua volta<br />
garantisce le cure veterinarie (esclusi i farmaci che rimangono<br />
a carico del responsabile della colonia) e la sterilizzazione<br />
dei soggetti per contenere la dimensione degli insediamenti.<br />
Domitilla Ferrari<br />
TARANTINO AL<strong>LA</strong> MI<strong>LA</strong>NESE<br />
“Nessuno ti farà più del male,<br />
bambola. Nessuno! Tanto<br />
meno quel bastardo che ora<br />
è solo una pozzanghera di<br />
sangue”. Ancora con quel<br />
ghigno compiaciuto per l’ennesimo<br />
delitto, il killer ripose<br />
l’arma dentro l’impermeabile,<br />
ma non era ancora giunto il<br />
momento di fermarsi. Lasciò<br />
i vicoli del centro in direzione<br />
della Torre Velasca, in una<br />
notte come tante, bagnata<br />
da una pioggia fitta e costante<br />
che non avrebbe lavato<br />
il peccato dalle strade di<br />
Milano. Una metropoli violenta,<br />
criminale, peccaminosa,<br />
dalle atmosfere noir, come<br />
quella della città di Sin city: il fumetto creato da Frank Miller nel 1991 che ha rivoluzionato il panorama<br />
comix e che ha ispirato l’omonimo film, firmato dallo stesso Miller insieme a Robert Rodriguez e Quentin<br />
Tarantino. Per scoprire questa Milano oscura e minacciosa basta andare alla Fnac di via Torino fino al 12<br />
ottobre e vedere la mostra delle 20 tavole che raccontano 20 storie diverse, ambientate all’ombra della<br />
Madonnina e in perfetto stile Sin City, organizzata in occasione dell’uscita del cult-movie dell’anno in dvd e<br />
nel nuovo formato umd. Gli autori sono giovani promesse della Scuola del Fumetto. Di Milano, ovvio!<br />
Andrea Baffigo<br />
W I TELEFILM<br />
Quattro “disperate” vi aspettano in<br />
edicola: è la copertina di Series – Il<br />
Mondo delle serie tv, una rivista mensile<br />
dedicata a tutto ciò che ruota dietro,<br />
dentro e intorno all’universo dei telefilm.<br />
Al timone, una vecchia conoscenza<br />
di <strong>Urban</strong>, Maurizio Marsico e, dentro,<br />
tutta una sfilza di belle penne: Gianni<br />
Biondillo, Daniele Brolli, Fabrizio<br />
Gasparetto, Matteo Bordone, Matteo<br />
B. Bianchi, Violetta Bellocchio e tantissimi<br />
altri. E poi dossier, recensioni,<br />
inchieste, interviste e una Zona<br />
Spoiler che si legge all’incontrario, in<br />
modo che chi non voglia non si sciupi<br />
il gusto di sapere dove gli episodi vanno a parare. Insomma, i telefilm<br />
sono diventati adulti e si meritano finalmente un giornale tutto per loro!<br />
URBAN 13
URBAN DREAMS<br />
<strong>LA</strong> CITTÀ CHE NON C’<strong>È</strong><br />
Non c’è più spazio<br />
per inventare niente,<br />
la metropoli è piena<br />
come un uovo sodo.<br />
Eppure, per una piazza<br />
dall’altra parte del mondo<br />
come per la strada sotto<br />
casa, qualcuno continua<br />
a immaginare qualcosa<br />
di nuovo...<br />
di Daniele Coppi<br />
CHIC AND POP<br />
Londra, Gran Bretagna – Il vorticoso vento di rinnovamento che<br />
da diversi anni soffia sulla capitale del Regno Unito pare abbia<br />
investito anche il distretto orientale di Barking. Un primo grande<br />
intervento, che consiste nella realizzazione di un centro di formazione,<br />
nasce dalle spoglie della vecchia biblioteca, proprio di<br />
fronte al municipio. Di natura residenziale, l’operazione più interessante<br />
è però il progetto The Garden Housing del gruppo londinese<br />
Allford, Hall, Monaghan, Morris Architects. Si tratta di due<br />
edifici gemelli separati da un giardino privato e sospesi dal suolo<br />
tramite ardite colonne a V. Sei piani, per un totale di 206 piccoli<br />
appartamenti mono affaccio da una o due camere da letto al massimo.<br />
Tocco very british? I 65 balconcini a sbalzo della facciata<br />
nord hanno una colorazione che va dal giallo pieno al verde oliva.<br />
NEL PARCO, SUL MARE<br />
COME UN<br />
Estepona, Spagna – Tremila metri quadrati più<br />
altrettanti di parcheggio, due sale da 100 e 600<br />
posti, un bar da 80, 100 camerini, spazi tecnici<br />
smisurati e 3.600.000 euro di costi costruttivi.<br />
Sono i numeri in sintesi del progetto di David<br />
Chipperfield Architects in collaborazione con<br />
IA+B di Bilbao, che ha vinto il concorso per la<br />
costruzione di un teatro a Estepona. Un sinuoso<br />
complesso, trasparente e opaco al tempo stesso,<br />
che si erge su un basamento alto due metri,<br />
quattro volumi, collegati da un grande foyer.<br />
L’idea è quella di creare un rapporto diretto con<br />
il mare e con il parco circostante, tanto che le<br />
pareti sono interrotte da frequenti affacci sull’esterno.<br />
La struttura declina nel verde con una<br />
sequenza di elementi sovrapposti creando una<br />
passeggiata a gradoni con una suggestiva prospettiva<br />
sulla natura.<br />
LIBRO APERTO<br />
Firenze, Italia – Due materiali rigorosi come la pietra naturale e il vetro<br />
sono stati scelti dai vincitori del concorso per la sede della nuova biblioteca<br />
umanistica dell’università di Firenze e la nuova piazza Brunelleschi.<br />
La sfida era quella di far coesistere edifici preesistenti presenti nella<br />
piazza, come l’antico complesso di Santa Maria degli Angeli, con un volume<br />
contemporaneo. Il vetro, che riveste gran parte dell’edificio, è concepito<br />
come un grosso contenitore in cui la facciata principale in pietra<br />
forte color ocra scuro dovrebbe dialogare con le altre architetture della<br />
piazza. All’interno sono previste tre sezioni principali: quella specialistica,<br />
quella per la consultazione e quella informatica. Autori del progetto<br />
sono Alberto Breschi e il gruppo di progettazione formato da Edoardo<br />
Cesàro, Guido e Nicola Ferrara.<br />
URBAN 15
URBAN WOMENdi Faust<br />
Ricordate quando da piccole si diceva: “chi va via<br />
perde il posto all’osteria” e come risposta c’era subito<br />
pronta: “il padrone è ritornato e il posto va ridato”?<br />
Io me lo ricordo bene e raramente cedevo la sedia<br />
che avevo conquistato. I tempi delle elementari sono<br />
finiti da un pezzo, ma qualcosa mi ha fatto ripensare<br />
a quella frase. Invece del posto a sedere l’oggetto del<br />
contendere è l’uomo da avere. La scuola è l’universo<br />
urbano dove vivi, lavori, esci, ti muovi. E il “padrone”<br />
che ritorna a reclamare il posto che tu hai visto libero e<br />
dove hai appena appoggiato il sedere è la ex fidanzata.<br />
Che catapultata chissà da quale luogo, piomba dal nulla<br />
e rivendica il “suo” posto. Come se anche sull’uomo<br />
ci fosse un diritto di possesso derivante dal fatto che<br />
lei fosse arrivata prima. E lui? Con me si è comportato<br />
esattamente come la sedia. Bastava che qualcuna lo<br />
scaldasse.<br />
Vado a Lione per un colloquio di lavoro. E conosco<br />
lui. La mia migliore amica subito mi consiglia la cosa<br />
da fare: “Stacca un mastic... a quello di Lione, così ti<br />
assume”. “No Serena, non hai capito. Quello è un cesso<br />
e poi ha l’aria da prete”. La selezione va bene. Un mese<br />
dopo sono in Francia a lavorare. Il prete ha un tono di<br />
voce un po’ prosaico, gli manca qualche capello sulla<br />
testa, è magro come un chiodo, ha una discreta gobba<br />
e si veste così male che soltanto una foto dell’orrore<br />
potrebbe descriverlo. Però, giorno dopo giorno, comincia<br />
a colpirmi. Sul lavoro mi insegna molte cose<br />
che io non conosco. Suona il piano. Si è fatto da solo<br />
l’impianto elettrico di casa. Io sembro interessargli. Mi<br />
invita spesso e cena. Mi chiede se voglio andare via un<br />
paio di giorni con lui e quando parto mi confessa: “mi<br />
mancherai”. Di donne attorno a lui, nemmeno l’ombra.<br />
L’ultima storia che nomina risale a due anni prima, con<br />
una francese che non sente da allora. I nostri colleghi<br />
cominciano a farmi strani sorrisetti quando mi incontrano<br />
in corridoio.<br />
Facciamo un week-end assieme a Cividale del Friuli al<br />
Festival Mitteleuropeo. Stiamo benissimo. <strong>È</strong> ufficiale: il<br />
prete-cesso mi piace. E lo comunico alla mia amica. “No,<br />
il prete di Lione no!” mi dice. “Tranquilla, ho scoperto<br />
che non è nemmeno stato battezzato”. Lui sa che devo<br />
tornare a Lione per lavorare dopo due settimane, ma<br />
mi dice: “Vieni prima, stai da me”. Passano tre giorni e<br />
ricevo la seguente telefonata: “Ciao, volevo dirti che non<br />
puoi venire a casa mia”. “E perché? Non ci sarà mica la<br />
tua fidanzata?”. All’altro capo del telefono, silenzio. “Ehi,<br />
ti ho fatto una domanda, che succede”. “Scusa, ma c’è<br />
una”. “E chi cazzo è?”. “Beh, la mia ex, abbiamo avuto<br />
una storia l’estate scorsa, poi lei mi ha lasciato ma ora<br />
c’è, ...sembra ci sia, un ritorno di fiamma”.<br />
Casco dalle nuvole. Altro che fulmine a ciel sereno.<br />
Nella mia testa c’erano più probabilità che arrivassero<br />
gli alieni che non quella di vedere il cesso di Lione, prete-prosaico,<br />
single pelato, di me dichiaratamente innamorato,<br />
con una che non fossi io. Questa zombie arriva<br />
dal trapassato remoto e si ripiglia la sedia che aveva<br />
lasciato libera un secolo fa. No comment per il comportamento<br />
dell’uomo-sedia. Forse da piccolo aveva subito<br />
l’influenza della filastrocca. Messa in piedi appositamente<br />
dalla potentissima cosca delle ex, affinché il concetto<br />
del possesso preventivo entrasse nel modo di pensare<br />
dei bambini.<br />
Una storia triste? Calma, non è ancora finita. La ex si è<br />
stufata di nuovo e il “nostro” è tornato alla carica...<br />
urbanfaust@libero.it<br />
ZOMBIE<br />
IN LOVE<br />
Le ex? Vogliono il biglietto “andata e ritorno”<br />
illustrazione: Valentina Cameranesi<br />
URBAN 17
ROBERTO E FABRIZIO<br />
LIUZZI, fondatori del<br />
Liuzzi Fan Club, arrivati<br />
in pullman da Martina<br />
Franca, Puglia. Con il loro<br />
idolo, Tonio, ci parlano<br />
al telefono, sperando<br />
un giorno di affiancarlo<br />
ai box. GEMMA, 23 anni,<br />
promoter e pr. Il suo<br />
mito è la cantante dei<br />
Cranberries: quando l’ha<br />
conosciuta ha pianto<br />
BROWN E CARLO, professione bodyguard, non rilasciano dichiarazioni,<br />
ordine del capo. Posano con CHIARA, 18 anni, studentessa, in cerca di anima<br />
gemella con sense of humor. In mezzo a loro si sente al sicuro; ma loro si dicono<br />
“terrorizzati”<br />
ANTONIO FERNANDEZ e compari, dal Belgio, addetti alla ristorazione<br />
ospedaliera, tutti sposati. Da otto anni seguono il Gran Premio, le mogli<br />
le lasciano a casa. Distesa è SILVIA, anni 26, attrice pubblicitaria; di<br />
uomini ne ha incontrati tanti, pure il Principe Alberto di Monaco<br />
FERNANDO E CARMEN GONZALEZ, padre e figlia, spagnoli. Tifano per<br />
due scuderie diverse, ma almeno concordano sul fatto che per andare al<br />
Gran Premio servono: occhiali da sole, macchina fotografica e tappi per<br />
le orecchie. Posano con la letteronza GLORIA, 24 anni, anche se non<br />
hanno capito che lavoro faccia<br />
<strong>È</strong> possibile gettare<br />
scompiglio tra i più accaniti<br />
spettatori del Gran Premio<br />
di Monza? Per vedere<br />
l’effetto che fa abbiamo<br />
sguinzagliato tra la folla<br />
le incontenibili ragazze di<br />
Red Bull Racing...<br />
Red Bull Racing<br />
FormulaUna’s<br />
Shocking the Fans!<br />
GÜNTER WAMPL, magazziniere, quando guida il muletto sogna di essere sulla Red Bull Racing. Scapolo, ama la pizza e il cioccolato, che ha scordato davanti al sorriso (e non<br />
solo) di VERONICA , 22 anni, appassionata di Formula 1 anche se non sa guidare<br />
URBAN per Formula Una’s
BROWN e il “capo bodyguard”, specializzato in protezione Vip; qui a Monza,<br />
dall’elicottero alla transenna. Con loro ANTONEL<strong>LA</strong>, 25 anni, studentessa; una<br />
volta a Montecarlo ha visto il Gran Premio da uno yacht e pensa che un uomo<br />
debba essere più alto di una donna<br />
Coppia del Canton Ticino, segue la Formula Uno da 35 anni: BRUNO per<br />
campare monta frigoriferi, la domenica guarda il Gran Premio con la moglie<br />
RITA, che allo shopping preferisce i motori. Con loro CHIARA , 22 anni,<br />
studentessa: in un uomo cerca le belle maniere<br />
SERGIO E ANTONIO, 20 anni, studenti universitari. Nati a Monza, da bambini al Gran Premio ci venivano in bici con papà. Lei è SILVIA, 28 anni,<br />
patita di Formula Uno: ha conosciuto Fisichella e Papa Giovanni Paolo II. Ama la guida sportiva<br />
IGOR ERGIN, programmatore di sistemi di controllo per l’estrazione del petrolio, venuto apposta dalla Siberia per vedere<br />
il Gran Premio. Occhi fissi sui bolidi in corsa, posa con la ballerina MICAE<strong>LA</strong>, 25 anni: per lei “un uomo è pur sempre un<br />
uomo, a prescindere dal lavoro che fa”<br />
STEWART (giardiniere) e STEVE (costruttore<br />
di vetri veneziani), dalla Cornovaglia.<br />
Si sono portati videocamera e birra, ma<br />
hanno scordato i cuscini per sedersi. Alla<br />
domanda: “Siete sposati?” rispondono:<br />
“Intendi noi due?”. Con loro AURORA, 23<br />
anni, che studia cinese, dai suoi uomini<br />
pretende una vita lussuosa<br />
URBAN per Formula Una’s / Foto: Gianni Troilo - testi: Cinzia Negherbon
Marciapiedi, cartelli, panchine, file di<br />
auto parcheggiate: l’abc dello squallore<br />
metropolitano? Eppure è proprio qui che<br />
trovano ispirazione i jumper più creativi<br />
testo: Diego Bazzano / foto: Andrea Frazzetta - Grazia Neri<br />
SE NON VOLI ALMENO SALTA<br />
Il corpo è la gabbia dell’anima? A vedere le Milan<br />
Monkeys in azione sembrerebbe tutto il contrario.<br />
Insormontabili barriere architettoniche si trasformano<br />
in ostacoli mentali, da affrontare dopo appena qualche<br />
mese di allenamento. Almeno a quanto dicono Davide,<br />
Lando, Andrea e Marco…<br />
Come nella vita, dopotutto: se ci giri solo attorno ai<br />
problemi, prima o poi te li ritrovi fra i piedi. Aspettano<br />
lì, dietro l’angolo. E la vita è piena di angoli. Un garbuglio<br />
di strade, la vita come la città. Intendiamoci: una<br />
cosa è prendere una strada e via. Un’altra è rompere<br />
l’equilibrio dell’immobilità cementificata. Forzare una<br />
barriera, inventarsi un percorso, crederci. Si fissa un<br />
punto di partenza e uno di arrivo. E si va.<br />
<strong>È</strong> – anche – questione di impatto. Con l’asfalto, prima<br />
di tutto. Perché l’importante è non spappolarsi le<br />
ginocchia. Tipo quando usi un telefono pubblico da<br />
trampolino per arrampicarti sul tetto di un’edicola,<br />
scruti all’orizzonte l’autobus che non arriva e rimbalzi<br />
giù con una capriola. Dopo c’è l’impatto sulle persone.<br />
E come minimo, la brava pensionata in attesa alla fer-<br />
mata ti ha senz’altro visto e sta pregando per te, che<br />
Dio ti perdoni il capitombolo.<br />
Mettiamo poi che ti lanci dal marciapiede e salti a piè<br />
pari una macchina parcheggiata appoggiando le mani<br />
alla cappotta. Aspetti un applauso ma ti prendi solo<br />
una gran strizza, perché il proprietario è affacciato<br />
al balcone in canottiera e minaccia di scendere a mischiarti<br />
le ossa con le sue mani da fabbro, a dispetto<br />
della bandiera dalla pace che sventola alla ringhiera.<br />
E va bene, cambi aria, entri nel centro commerciale,<br />
capirai, qua dentro il sabato pomeriggio c’è tutto il<br />
quartiere, è un viavai di ostacoli semovibili. Un bambino<br />
a cavallo della sua giostra a monete ti fissa con<br />
gli occhi a parabola mentre sorvoli il carrello di una<br />
massaia in uscita dal supermercato. Poi mormora al<br />
nonno un preoccupante “anch’io” e tu sei già scomparso.<br />
Ecco che ci risiamo: adesso ti tieni sospeso<br />
alla parete di una scala antincendio col braccio, ti<br />
issi, rientri dalla tromba delle scale e scendi giù. Poi<br />
ti catapulti sopra un muretto superando un paio di<br />
metri di vuoto. Alla fine ti ritrovi sul tetto del monolite<br />
di cemento armato che domina la periferia. Un uomo<br />
di gomma. Ti guardi addosso e senti che la voglia di<br />
esprimersi in un movimento libero, non orientato, ti è<br />
costata qualche sbucciatura al palmo della mano, una<br />
botta alla caviglia e un gran fiatone. Ma da quassù ti<br />
accorgi anche che la città si è deformata, colpa di quel<br />
dislivello percettivo che ti separa dal resto dei passanti<br />
là sotto: la città che hai in testa non è una fotografia,<br />
assomiglia più al tuo ritratto. Da questa angolazione<br />
non la vedi così com’è. La vedi così come sei. Perché il<br />
tuo non è solo un salto nello spazio, è un passaggio a<br />
uno stato di coscienza che ti sradica dalla topografia<br />
della metropoli, universo statico fatto di percorsi imposti<br />
da altri, comportamenti stereotipati, pregiudizi,<br />
schemi prestabiliti. Il corpo non si lascia imprigionare<br />
22 URBAN URBAN 23
nelle gabbie dell’architettura metropolitana, i tuoi<br />
movimenti diventano fluidi, rapidi, non lineari come un<br />
improvviso stream of consciousness, un flusso di pensieri<br />
ininterrotto.<br />
Così la sfida alla città è cominciata. Una città che,<br />
spesso, più che una scelta è un destino: strade, muri,<br />
palazzi, rampe, ponti, marciapiedi sono fatti per<br />
circondare, immettere, collegare, proibire, delimitare,<br />
proteggere. La vita scorre a prezzo di un’alienante ubbidienza<br />
ai profeti burattinai della mobilità. Predicano<br />
la massima libertà di movimento per tutti e intanto si<br />
prendono la libertà di pensare le mosse di ognuno.<br />
Fischietto alla mano, indicano la via: pedoni a destra,<br />
adagio nella strettoia dei lavori in corso, auto intorno<br />
nella rotatoria, qui si scende solo a piedi, laggiù senso<br />
vietato prego da questa parte, buttati a destra se vuoi<br />
svoltare a sinistra, rispetta il segnale se no fai il botto.<br />
Ma possibile che nessuno osi volare fuori dalle pagine<br />
di un Tuttocittà? Sembra che gli individui siano assuefatti<br />
da una sorta di avarizia del pensiero che impigrisce<br />
i movimenti. Come un tram che segue la solita via<br />
tracciata dai binari, corrono allineati, affollano vie e<br />
incroci. Ma togli i bordi delle strade e perdono l’equilibrio,<br />
barcollano disorientati.<br />
Un bel giorno decidi che sei stufo di spostarti mettendo<br />
il solito piede davanti all’altro. Sai che noia camminare<br />
in lungo e in largo per tutta la vita, per giunta<br />
dove hanno già messo i piedi gli altri. Allora ti metti a<br />
<strong>LA</strong> VITA SCORRE A PREZZO DI<br />
UN’ALIENANTE UBBIDIENZA<br />
AI PROFETI BURATTINAI<br />
DEL<strong>LA</strong> MOBILITÀ<br />
cercare nuove strade, non all’altezza del cemento ma<br />
verso il cielo. Ignori le traiettorie convenzionali della<br />
geometria urbana, ti concentri sulla terza dimensione<br />
della città, quella verticale, che dura il tempo di uno<br />
stacco dalla superficie. In quell’istante dilatato non c’è<br />
più rapporto sensibile con l’ambiente, sei sottovuoto.<br />
Il silenzio è bucato solo dal fischio dell’aria che ti ronza<br />
nelle orecchie, nessuno ti passa intorno, conosci<br />
quel rumore di passi e chiacchiere che c’è per strada.<br />
Anche le sollecitazioni del tatto si azzerano fino all’atterraggio.<br />
Questa nuova profondità dello spazio urbano<br />
non ha più niente di fisico, è un luogo puramente<br />
cerebrale dove ogni territorio diventa tracciabile e<br />
nulla è ostacolo. Cancelli e ridisegni il paesaggio secondo<br />
la tua prospettiva e lo esplori con gesti, passi<br />
e una velocità personali. Fino a quando ogni barriera<br />
perde significato e resta lì, molle, a farsi scavalcare e<br />
prendere in giro.<br />
Come adesso che scendi verso il sottopassaggio della<br />
metropolitana e ti fai una corsa sul muro circolare<br />
ricoperto di graffiti psichedelici e illuminato dai raggi<br />
deboli dell’ultimo sole. E cosa trovi sulla rampa? Un<br />
corrimano a tubo? Alé, ci sta un giro pure su quello. Il<br />
sentiero che hai appena tracciato è oramai invisibile<br />
agli occhi. Ti rimane inciso nel corpo e nella memoria<br />
sottoforma di gioco, ironia, adrenalina. Anche oggi per<br />
la città è suonata l’ora della ri-creazione.<br />
URBAN 25
Chiara Capellini / URBAN per Timberland
DI CHE SAUNA SEI?<br />
Vasche, trattamenti e massaggi<br />
sembrano ormai pane quotidiano.<br />
Ma attenzione a scegliere la<br />
Spa, le terme o l’hammam che<br />
soddisfino le vostre inclinazioni<br />
testo: Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo<br />
Se pensate di liquidare il fenomeno benessere come<br />
una cosa per “signore” vi sbagliate di grosso:<br />
purificazione, rilassamento del corpo e della mente sono<br />
necessità assolutamente trasversali. E a cercare di tracciare<br />
il profilo tipo dell’adepto si rischia di cadere nella<br />
macchietta o ancora peggio nella banalità. Però, fra Spa,<br />
centri benessere, hammam e saune, ciascuno con la<br />
propria cultura di riferimento, si riesce a intercettare una<br />
tribù piuttosto che un’altra. E a Bologna, che in quanto<br />
a godimenti non è seconda a nessuno, ce n’è davvero<br />
per tutti i gusti.<br />
L’excursus antropologico-sudaticcio decolla dalla<br />
categoria forse più avvezza a prendersi cura del corpo<br />
e pronta a spendere cifre non indifferenti per coccolarlo<br />
e mantenerlo: quella delle signore “bene”. Siamo<br />
all’Hammam Blue, bagno turco d’ispirazione tunisina<br />
aperto da un annetto in pieno centro a Bologna.<br />
Gabriella Ieri, già proprietaria di una palestra, ci parla<br />
di quella che lei chiama “sindrome da hammam”: il<br />
desiderio di tornare a farsi lavare come quando si era<br />
bambini. In una sovrapposizione di luoghi e rituali, le<br />
realtà dell’hammam tunisino e del thermarium romano<br />
s’intrecciano in una contaminazione tra Oriente e<br />
Occidente, ormai ben collaudata in Italia. All’entrata,<br />
la tradizionale consegna di ciabattine, asciugamano e<br />
mutanda igienica precede l’accesso agli eleganti spogliatoi<br />
e, dopo la svestizione, ha inizio il rito. La prima<br />
mezz’ora trascorre lenta nella zona del tepidarium,<br />
dove il corpo si prepara e comincia a rilassarsi. Poi si<br />
passa al calidarium, la stanza del vapore: rimbambita<br />
dal calore, totalmente rilassata, dopo una ventina di<br />
minuti a 45 gradi, la “cavia” viene fatta stendere su un<br />
tavolone per essere sottoposta al gommage. Guanto<br />
marocchino alla mano, l’aiutante prende a sfregare il<br />
corpo, a risciacquarlo, per poi spalmarlo e massaggiarlo<br />
di savon noir, a base di olio d’oliva, per un perfetto<br />
nutrimento della pelle. Segue una sosta nel frigidarium,<br />
la vasca idrorelax, e sulle sdraio a sorseggiare<br />
nanà (tè alla menta), e la nostra bella signora è come<br />
nuova. Le differenze con gli hammam originali? Intanto,<br />
niente secchiate e mestolate d’acqua collettive e niente<br />
gommage “fai da te”. Poi gli “extra” occidentali,<br />
come la doccia aromatica. E al posto della confusione<br />
tipica da hammam, luogo prediletto di socializzazione,<br />
un silenzio irreale interrotto solo dallo scorrere dell’acqua.<br />
Mantenuto invece l’uso di tenere separati i sessi,<br />
che l’Hammam Blue ha risolto con una divisione per<br />
giornate. Quanto al costo, 3 dinari (2 euro) in Tunisia,<br />
50 euro a Bologna.<br />
URBAN 29
E STAVOLTA ALL’INGRESSO, INSIEME A CIABATTE E ASCIUGAMANO, <strong>È</strong> CONSEGNATO UN PROFI<strong>LA</strong>TTICO<br />
La più “fighetta” della città è la Tonic Beauty Farm di<br />
via Marconi, una Spa che a qualsiasi tradizione preferisce<br />
l’ultima tendenza. Negli ambienti spassionatamente<br />
minimal dove risaltano le dominanti bianche e nere e le<br />
architetture geometriche, trovano posto il bagno turco<br />
con tanto di cielo stellato sopra la testa, la classica sauna<br />
finlandese e la vasca jacuzzi; il percorso Kneipp e la<br />
doccia scozzese “polisensoriale”, che una volta chiusi<br />
i battenti bersaglia il corpo con un’alternanza di getti<br />
caldi e freddi. L’ispirazione originaria di questo tipo di<br />
ambiente è nord-europea, ma a una comparazione più<br />
attenta, le differenze vengono a galla. Tanto per comin-<br />
ciare, il costume da bagno diventa obbligatorio (mentre<br />
il dress code scandinavo prevede solo quello adamitico).<br />
Quanto alla prassi, il ramo di abete che per tradizione<br />
viene fatto girare vorticosamente all’interno della piccola<br />
stanza con la duplice finalità di sottoporre il corpo a<br />
violente quanto benefiche escursioni termiche e penetrarlo<br />
per purificarne i polmoni, è sostituito al Tonic da<br />
una più “sintetica” essenza all’aroma di pino, riversata<br />
a piccole gocce parsimoniose sulle pietre arroventate.<br />
Si fa sentire inoltre l’assenza di qualsiasi tipologia di<br />
peeling, e quindi niente sfregamenti del corpo con il<br />
sale e successivo massaggio nutriente a base di miele.<br />
Il massimo in cui si può sperare è la doccia meraviglia,<br />
dove l’acqua nebulizzata (nelle due versioni “tropicale”<br />
e “artica”) avvolge il visitatore in un caleidoscopio di<br />
sensazioni olfattive e visive, irradiando la pelle di essenze<br />
aromatiche. L’ultima discordanza è nel finale: la tipica<br />
corsa all’aperto a calare le chiappe arroventate nella neve<br />
è sostituita in questa Spa ultramoderna da una non<br />
troppo meritata pennichella nella stanza relax, immersa<br />
nella penombra, sulle poltrone in pelle dotate di telecomando<br />
per la regolazione del massaggio incorporato.<br />
A confortare l’immaginario perverso che circonda la<br />
sauna, forse retaggio di una certa concezione cattolica<br />
del corpo, l’ultima tappa del viaggio è in un posto<br />
tutto particolare, l’ideale per chi apprezza altri tipi di<br />
persone. Tra loro si chiamano orsetti, leather, giovani e<br />
militari e, qui dentro, tutti ignudi, non ci vengono solo<br />
per sudare. Steam Sauna ha inaugurato nel 2002 e<br />
stavolta all’ingresso, insieme a ciabatte e asciugamano,<br />
è consegnato, udite udite, un profilattico! Quarantamila<br />
visitatori l’anno che arrivano da tutta l’Emilia Romagna,<br />
dalla Toscana, da Milano e dal Sud Italia e anche dall’estero,<br />
turisti e gente famosa. “Però non posso dirti i<br />
nomi”, dichiara uno dei tre gestori, che alla domanda<br />
“ma voi siete gay?” risponde con un vago “un po’ e<br />
un po’”. Fatto sta che nel 2003 questo circolo Arci ha<br />
preso il primo premio imprenditoria gay come più bella<br />
sauna gay d’Italia, loro dicono grazie a colori, ambiente<br />
e coreografia. E agli aiutanti Walter, Manuel, Alessandro<br />
e Marcello, che sanno trattare con un pubblico davvero<br />
molto esigente. Ma veniamo ai servizi. Seicento metri<br />
quadri distribuiti su tre piani con bagno turco, sauna<br />
finlandese, vasca idromassaggio e 25 cabine relax letteralmente<br />
“a luci rosse”, dotate di televisore collegato<br />
via satellite a Gay tv. Due sale con video-proiezioni hard,<br />
sala lettura con bar e infine, nel sotterraneo, dark room<br />
con relativo cruising, il labirinto! Stavolta l’ispirazione<br />
originaria arriva soprattutto da Svizzera e Germania, ma<br />
si nomina anche un posto a Padova, dove per entrare<br />
pare si debba prendere il numero e mettersi in coda.<br />
Quanto alla Steam, è diventata un must il sabato e la<br />
domenica pomeriggio ed è aperta tutti i giorni dalle 14<br />
alle due di notte, al prezzo variabile tra gli 11 e i 13<br />
euro; 9 per gli under 26. Ideale per chi è alla ricerca, nel<br />
gergo, “di orsi, palestrati, o piccoli ventenni efebici con<br />
gli occhi azzurri”. Argh!<br />
30 URBAN URBAN 31
foto di Ignazio Parravicini / illustrazione di ME<br />
con Martina Stella<br />
e Silvio Muccino<br />
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Civico 13<br />
NONCHIEDETELOALGPS<br />
Dentro il severo reticolato c’è<br />
una Torino asimmetrica e ironica:<br />
finalmente qualcuno ce la racconta<br />
testo: Raffaele Panizza<br />
Creative shop<br />
Undesign<br />
E se la città fosse statica? Sempre uguale a se stessa,<br />
con gli stessi percorsi, negozi, piazze, monumenti? Non<br />
sarebbe una gran scoperta! Per fortuna si muove e si<br />
evolve, con continue trasformazioni architettonicheurbanistiche,<br />
che in sostanza si traducono in quel bel<br />
quartiere restaurato, nella piazzetta appena scoperta e<br />
nel fantastico negozio di arredamento, che proprio non<br />
vi aspettavate. Così è una città inedita, meno conosciuta,<br />
lontana dai circuiti ufficiali, con uno sguardo all’urban<br />
design e alle nuove tendenze del lifestyle, quella raccontata<br />
nella guida Torino Tour – la guida definitiva. Visual<br />
design per una città invisibile edita da Teknemedia e<br />
presentata a fine settembre. Duecentoottantotto pagine<br />
per mettere per iscritto l’odierna evoluzione di Torino,<br />
Nucleo<br />
prossima alle Olimpiadi invernali, raccontandola attraverso<br />
percorsi che vanno dall’arte alle opere pubbliche,<br />
dai locali di tendenza ai negozi vintage, dal modernariato<br />
ai locali storici. Realizzata grazie al contributo<br />
della Camera di commercio di Torino e all’Ordine degli<br />
Architetti, Torino Tour illumina il capoluogo piemontese<br />
con una nuova luce, raccontandone gli spazi temporanei,<br />
i luoghi pubblici e privati attraverso gli occhi di dieci<br />
giovani studi di visual design e architettura torinesi, che<br />
sotto la direzione artistica di Enzo Biffi Gentili si fanno<br />
interpreti di nuova vivacità torinese. Una tale profusione<br />
di creatività non poteva non investire anche noi, tanto<br />
da chiedere a undesign (www.undesign.it) di sbizzarrirsi<br />
sulla copertina di <strong>Urban</strong>!<br />
URBAN 33
I LUOGHI DI VALERIA<br />
In passato le è capitato di<br />
trasferirsi più volte. Adesso per i<br />
suoi impegni di attrice sta bene a<br />
Roma. Ma, purché si tratti di città,<br />
Valeria Solarino si sentirebbe a<br />
casa ovunque<br />
testo: Vita Magnani / illustrazione: Pax Paloscia<br />
Solarino di nome e di fatto Valeria… “quella” di Fame<br />
chimica, “quella” de La febbre… e presto solo Valeria<br />
Solarino, ci auguriamo, anche grazie al premio Giuseppe<br />
de Santis per il miglior volto emergente che l’attrice ha<br />
ricevuto a luglio all’ottavo festival Lo schermo è donna.<br />
Sfatiamo subito un mito: non è nata a Milano come Maja<br />
di Fame Chimica, non è nata a Torino dove ha studiato<br />
recitazione, non è nata a Modica dove ha trascorso l’infanzia…<br />
Sono nata nell’80 in Venezuela, i miei genitori si erano<br />
trasferiti lì dopo il matrimonio perché i miei nonni paterni<br />
vivevano lì. Mio fratello e io siamo nati là, ma già<br />
dopo pochi mesi siamo tornati in Sicilia, a Modica, dove<br />
ho vissuto per quattro anni… e poi da lì a Torino per<br />
altri 20.<br />
A proposito di Torino: la città magica, la città del cinema,<br />
la città della Fiat… per te che città è?<br />
Devo dire che ho visto un grande cambiamento.<br />
Quand’ero piccola, abitavo in una zona centrale e per<br />
andare a scuola attraversavo tutta la città, perché mia<br />
madre lavorava fuori ed era più comodo così: la vedevo<br />
come una città enorme, fatta di traffico, code, sema-<br />
fori… Crescendo, mi sembrava che ci fosse poco per<br />
i ragazzi e con i miei amici preferivamo trovarci nelle<br />
rispettive case piuttosto che uscire. Poi, negli ultimi dieci<br />
anni è diventata un gioiello: si è riempita di locali, l’area<br />
centrale è diventata pedonale e si passeggia volentieri<br />
sotto i portici. Ormai trovi tutto, dal kebab al ristorante<br />
più chic nel quadrilatero romano.<br />
A proposito di locali, a te quali piace frequentare?<br />
Ho finito per frequentare per lo più i bar, quelli in cui<br />
magari la mattina fai colazione e a pranzo fanno anche<br />
da ristorante. Mi piaceva trovarmi con gli amici per<br />
l’aperitivo. Non mi vanno invece i locali tipo discoteca,<br />
nei quali comunque ho lavorato.<br />
Facevi la cubista come ne La febbre?<br />
Nooo, per quella parte ho dovuto prendere lezioni da<br />
una ballerina, perché io non so proprio ballare. Ho lavorato<br />
al massimo al bar o al guardaroba, ma non sono<br />
mai entrata come cliente.<br />
Vai nei locali per ascoltare musica invece?<br />
In genere no, forse quand’ero a Torino mi capitava comunque.<br />
Diciamo che mi piacciono quelli dove fanno<br />
reggae così ballicchio un po’.<br />
Parlavi prima dei portici. Poiché sono di Bologna,<br />
URBAN 37
non posso non chiederti come li hai vissuti…<br />
Li ho vissuti molto. Più che per le passeggiate in via<br />
Roma – la zona commerciale – per quelle nella zona di<br />
via Po, che è più tranquilla, verso l’Università… Da casa<br />
mia, nella zona di Porta Palazzo, alla scuola di teatro<br />
(“quella” dello Stabile, nientemeno! n.d.r.) camminavo<br />
sotto tutti i porticati almeno due volte al giorno. Direi<br />
che sono stati un “appuntamento”, mi davano un punto<br />
di riferimento negli spostamenti e quando arrivavo a<br />
piazza Vittorio ce l’avevo quasi fatta!<br />
La scuola di teatro… tu però ti sei affermata subito<br />
come attrice di cinema. Come vivi questa “scissione”?<br />
Te lo chiedo perché ci sono attori che fanno<br />
solo cinema ma che la vivono come una frustrazione<br />
e non fanno che ripetere che vengono dal teatro!<br />
Beh, in effetti quando ho cominciato pensavo che avrei<br />
fatto solo teatro. Poi già al secondo anno, quando ho<br />
avuto la mia prima parte in La felicità non costa niente<br />
di Mimmo Calopresti, ho cominciato a entusiasmarmi<br />
anche per il cinema. Poi è venuto un po’ tutto da sé: anche<br />
per Fame chimica ci hanno mandato a fare i provini<br />
a Milano dalla scuola. Diciamo che mentre per il teatro<br />
speravo sempre che mi prendessero, il cinema mi è “capitato”<br />
ma poi ha cominciato a piacermi davvero.<br />
Hai parlato di Fame chimica, il primo film che ti ha<br />
visto protagonista, a Milano. Come ti sei trovata?<br />
Milano l’ho vissuta bene perché lavoravo e facevo una<br />
cosa che mi piaceva tantissimo. In generale mi è sembrata<br />
però una città caotica, anche se una cosa fantastica<br />
è la metropolitana… tu prendi il tuo trenino e in un<br />
AMO <strong>LA</strong> CITTÀ. MIO FRATELLO PER ESEMPIO VIVE IN UN PAESE FUORI TORINO MA IO NON CI ANDREI MAI<br />
attimo sei dall’altra parte della città! Però, non mi sono<br />
fermata tanto, essendo a un’ora e mezzo da Torino appena<br />
potevo tornavo a casa.<br />
Nel film però sembravi molto a tuo agio a Milano,<br />
tanto che in alcune note biografiche in rete si trova<br />
erroneamente che ci sei nata...<br />
Diciamo che in questo sono stata molto aiutata dai milanesi<br />
che lavoravano con me e stando con loro ho capito<br />
com’era la città, i centri sociali… anche se di mio sono<br />
molto lontana da quel mondo, che pure sento più vicino<br />
di altri.<br />
E adesso dove vivi?<br />
Per lavoro vivo a Roma, che sta diventando la mia città<br />
e che mi piace tantissimo: ci sono spazi aperti enormi, a<br />
ogni angolo che giri trovi un pezzo di storia. E poi il clima,<br />
che non è affatto da sottovalutare! Un altro aspetto,<br />
positivo e negativo al tempo stesso, è che a qualunque<br />
ora c’è sempre gente in giro, c’è sempre vita e c’è tutto<br />
quello che uno cerca: 3mila cinema, 3mila teatri, mostre…<br />
Certo, anche nelle altre città ci sono, però qui è<br />
tutto moltiplicato, non c’è mai un giorno in cui dici “Oggi<br />
non so che cosa fare”. La città ha un fascino particolare,<br />
che non riesco ancora a razionalizzare e che mi sto divertendo<br />
a scoprire.<br />
Sei tu a lasciare un pezzo di cuore nelle città in cui<br />
ti sposti o accade piuttosto che sia tu a portare via<br />
qualcosa, almeno idealmente?<br />
Torino è la città in cui ho lasciato di più, ovviamente, ma<br />
l’ho fatto con molta serenità, perché la cosa a cui tengo<br />
sopra tutto è il mio lavoro e visto che mi imponeva di<br />
venire qui a Roma non ci ho pensato troppo. Sono molto<br />
razionale per queste cose: sì, ero legata alla mia città ma<br />
l’ho lasciata. Dover venire a Roma è stata una fortuna<br />
perché è una città che come ti dicevo mi piace, ma mi<br />
sarei spostata ovunque il lavoro lo avesse richiesto.<br />
Una vocazione comunque metropolitana…<br />
Assolutamente sì. Amo la città. Mio fratello per esempio<br />
vive in un paese fuori Torino ma io non ci andrei mai,<br />
anche se ha una casa grande con il giardino. La mia esigenza<br />
è un’altra.<br />
Sei già nella fase in cui ti riconoscono per strada? Il<br />
successo ha cambiato in qualche modo le tue abitudini?<br />
No, non ancora almeno. Diciamo che mi riconosce chi ha<br />
visto il film il giorno prima.<br />
Nessun problema con la popolarità al momento,<br />
quindi?<br />
Mah, popolarità di per sé non vuol dire niente. Anche<br />
chi fa uno spot pubblicitario può diventare popolare se<br />
viene mandato in onda a ripetizione per anni, ma chi se<br />
ne frega… Un altro paio di maniche è diventare popolare<br />
per meriti cinematografici, quando magari ottieni dei<br />
riconoscimenti.<br />
Nel tuo caso sono già cominciati ad arrivare, visto<br />
che a luglio hai ottenuto il premio come miglior volto<br />
emergente. Per te, che cosa significa o che cosa ha<br />
significato emergere?<br />
Beh, nel mondo del cinema quando cominciano a notarti,<br />
quando esci fuori per quello che fai e magari un regista<br />
pensa a te e ti chiama per il suo prossimo film…<br />
Ti è già successo?<br />
Sì, proprio adesso sto lavorando con Roberto Andò<br />
(bocca cucita di Valeria in proposito! n.d.r.), che mi aveva<br />
vista ne La febbre di D’Alatri e mi ha chiamata per un<br />
provino.<br />
E D’Alatri aveva visto Fame chimica magari…<br />
No, con lui ho fatto più provini, poi quando ho provato<br />
la scena del ballo, come ti dicevo, ha deciso di affidarmi<br />
a un’insegnante…<br />
Visti i risultati avete fatto un buon lavoro entrambe.<br />
Insomma, finora hai girato in Grecia (Che ne sarà di<br />
noi di Giovanni Veronesi, n.d.r), a Milano, a Torino<br />
(A/R Andata + ritorno di Marco Ponti, n.d.r.) e a<br />
Cremona. Adesso torni a Roma, dove vivi e dove avevi<br />
esordito con Calopresti. Un cerchio che si chiude<br />
in una prospettiva ben diversa da allora… dove stai<br />
andando professionalmente, che cosa cerchi?<br />
Dirò qualcosa di scontato, ma a me interessa fare cose<br />
in cui credo. Ho finito di girare La Febbre nel giugno del<br />
2004 e inizio il nuovo film con Andò adesso (settembre<br />
2005, n.d.r.) perché sono convinta che sia necessario<br />
saper aspettare le occasioni giuste. Già dopo Fame chimica<br />
mi erano arrivate tantissime proposte, che però ho<br />
rifiutato perché non mi convincevano. Non mi interessa<br />
solo la visibilità.<br />
Quindi no categorico alla televisione? La gabella delle<br />
fiction non sembra risparmiare nessuno.<br />
Non è un no a priori. Se tv vuol dire un progetto serio<br />
come La meglio gioventù – caso particolare che porto<br />
sempre a esempio, talmente bello da vincere a Cannes<br />
– allora ben venga la tv. Devono però essere progetti<br />
belli, fatti bene.<br />
Quanta determinazione! Segno zodiacale?<br />
Scorpione.<br />
Ci siamo già dette tutto.<br />
URBAN 39
DOMESTIC FLIGHT ONLY<br />
Cosa ci fa l’abitacolo di un Boeing nel salotto di un appartamento napoletano? Non chiedetelo al proprietario: quando vola non ama essere disturbato<br />
testo: Sasha Carnevali / foto: Alberto Bernasconi<br />
testo: Nome Giornalista / foto: Nome Fotografo<br />
“Ma è vero che ci sono controllori di volo che finito<br />
il turno tornano a casa e si mettono a fare i controllori<br />
di volo virtuali?”. “Sì, l’ho sentito, è vero”, risponde col<br />
tono sta-gente-non-c’ha-una-vita Ettore Mele, pellicciaio<br />
napoletano di giorno, cosmopolita pilota virtuale<br />
di notte. Siamo nel suo giardino ‘n coppa a Posillipo, la<br />
sera è tiepida ed Ettore mi ha appena portato un vassoio<br />
con centrino, bottiglia d’acqua e bicchiere. <strong>È</strong> un<br />
omone che colleziona dvd di film d’azione americani<br />
(da quelli di Tony Scott ai più improbabili straigh-to-video),<br />
che vince gare di tiro dinamico (= spari a bersagli<br />
mobili mentre ti rotoli in terra come un Nocs), che<br />
guida la macchina come Gene Hackman nel Braccio<br />
violento della legge. E che si è costruito il cockpit di<br />
un Boeing 747 in casa. Però porta l’acqua sul centrino<br />
e chiama la moglie amore anche davanti a un’estranea.<br />
I piloti virtuali sono una tribù nascosta e trasversale:<br />
sono dappertutto, hanno un’età che va dai 20 anni<br />
in su, fanno i lavori più diversi. In comune hanno la<br />
passione per il volo e il Flight Simulator di Microsoft.<br />
Bill Gates ha stimato che nel mondo ce ne siano 14<br />
milioni. In Italia si associano in club come PVI, si incontrano<br />
alle fiere di Milano e Forlì, formano equipaggi<br />
per partecipare a contest europei (questo mese c’è<br />
un campionato al Charles De Gaulle), allenano i team<br />
in salette che gli aeroporti mettono loro a disposizione.<br />
Franco Baratti, cineoperatore milanese e guru del<br />
gruppo lombardo, dice che i piloti virtuali italiani sono<br />
i più bravi del mondo e ci dà pure uno scoop che avrei<br />
preferito non sentire: “Noi siamo più precisi, seguiamo<br />
le procedure come da manuale. I piloti veri semplificano,<br />
accorciano”. IVAO è la struttura che usano per<br />
volare in rete: mette a disposizione il cielo virtuale<br />
di tutto il mondo; basta associarsi e comprare una<br />
sigla identificativa. Per ogni volo che si compie viene<br />
assegnato un numero di quattro cifre che viene a sua<br />
volta trasferito nel trasponder, una specie di radiotrasmettitore<br />
che manda questo numero (e quindi i<br />
movimenti a lui legati) agli altri piloti e ai controllori di<br />
volo virtuali. Insomma, con l’aereo che hai scelto di pilotare<br />
(i bravi piloti virtuali si specializzano in uno-due<br />
modelli) aspetti il tuo turno sulla pista, ti fai dirigere<br />
dal controllore, fai la tua tratta e atterri. In genere si<br />
viaggia col meteo reale, ma ci si può complicare la vita<br />
con tempeste e nebbie. Di notte, in Europa, il traffico<br />
virtuale è nettamente superiore a quello reale. Non si<br />
scherza neanche di giorno – Franco mi mostra la situazione<br />
su Roma alle quattro del pomeriggio: ci sono<br />
25 aerei trasparenti in fase di decollo o atterraggio.<br />
Visto che sognare è gratis molti piloti si sono creati<br />
la propria linea aerea, con tanto di livrea (colori e<br />
logo sulla carlinga) e nome registrato. “Altri”, spiega<br />
Franco, che “possiede” la Skyline, “amano volare con<br />
le compagnie ufficiali, che nascono da quelle reali: c’è<br />
Alitalia Virtual, Volare, Air Dolomiti… ti assegnano le<br />
loro tratte vere, dei pacchetti che devi rispettare; se<br />
non voli ti sospendono (ma puoi chiedere la riattivazione)<br />
e ci sono gli avanzamenti di carriera: da allievo<br />
pilota fino a comandante istruttore. Basta passare gli<br />
esami”. L’aereo consiste in un computer abbastanza<br />
potente per far girare il programma Flight Simulator<br />
combinato con pedaliere, cloche, manette, volantino<br />
(tutti presenti nell’appartamento dietro via Solferino di<br />
40 URBAN URBAN 41
MOLTI PILOTI SI SONO CREATI <strong>LA</strong> PROPRIA LINEA AEREA, CON TANTO DI LIVREA E NOME REGISTRATO<br />
Franco): per questo gioco da bambini grandi servono<br />
almeno 1500 euro. Ma come cantavano quelli, si può<br />
fare di piuù...<br />
“Gli americani sono i più fanatici in assoluto, vanno<br />
in Texas, si segano le cabine e se le portano in giardino”,<br />
racconta Ettore accendendo la luce nella stanza<br />
che accoglie il cockpit del suo 747 e poco più: una<br />
scaffalatura zeppa di componenti elettronici, un telo<br />
decorativo in batik e una scrivania ora inagibile che<br />
doveva servire da studio alla moglie. “Negli Usa ci<br />
sono almeno tre simulatori che stanno su una piattaforma<br />
idraulica che riproduce i movimenti”. Un aggeg-<br />
gino da 16mila dollari. In Italia non ce l’ha nessuno.<br />
Ettore paradossa: “Tutto può essere reso realistico<br />
fino all’inverosimile. Io non ho mai quantificato con<br />
precisione quello che ho speso per non spaventarmi,<br />
ma siamo tra i 15 e i 20mila euro”. Oddio, costruirsi<br />
gli aeroplanini con le raccolte Del Prado sarebbe più<br />
economico, ma ci sono hobby più costosi. “Eh, anni fa<br />
stavo prendendo il brevetto da pilota di primo grado<br />
(non porti ospiti), ma ho lasciato il corso a metà perché<br />
costava dieci milioni. <strong>È</strong> rimasto un sogno nel cassetto.<br />
Certo è più emozionante volare sul serio, ma sei<br />
comunque su un Cessna o un Piper, mica su un 747!!”.<br />
Dopo vari minuti passati a schiacciare tanti bottoni e<br />
alzare molte levette, Ettore si siede nella sua “cabina”,<br />
pronto al decollo. C’è tutto il macchinario necessario,<br />
almeno agli occhi di un profano che ha visto L’aereo<br />
più pazzo del mondo 1000 volte − la carlinga manca<br />
solo per problemi di spazio. Ci sono un paio di italiani<br />
però che se la sono fatta, pungolo Ettore: “C’è chi è<br />
bravo in falegnameria, chi in elettronica. Quello che<br />
vedi qui riproduce al 70 per cento il funzionamento di<br />
una cabina vera. Tanto che ormai mi è difficile far volare<br />
questo aereo: con tutto quello che c’è da fare e da<br />
ricordare servono due persone per poter partire, come<br />
nella realtà! Per questo tipo di simulatore ci vogliono<br />
otto computer: il mio rack consuma come quattro condizionatori.<br />
Non ti dico quando arriva la bolletta del<br />
conguaglio!”. Immagino. E non hai neanche i benefici<br />
di mezzo condizionatore: a dieci minuti dall’accensione,<br />
tutta ‘sta tecnologia porta la stanza a 40°, mentre<br />
frullano turbine, soffia il vento e si accendono mille<br />
led. <strong>È</strong> un autentico son et lumière.<br />
Decolliamo. Un videoproiettore manda su un grande<br />
schermo le immagini della pista e dei suoi dintorni: è<br />
un videogioco glorificato. Da internet si possono scaricare<br />
(quasi sempre gratis) add-on che migliorano la<br />
grafica degli aeroporti (terroristi, udite udite, si trovano<br />
tutti, e in 3D!!) o degli scenari, ottenuti per esempio<br />
sfruttando i dati orografici della Nasa. Prima dell’11<br />
settembre l’accesso ai simulatori di volo delle compagnie<br />
come Alitalia era libero, bastava pagare. Un pilota<br />
virtuale esperto, che ha ben studiato i manuali ufficiali<br />
(“In Internet si trova TUTTO” insistono gli interpellati)<br />
può far volare un aereo vero. Franco, che sognava di<br />
fare il pilota fin da piccolo e che ha cominciato a librarsi<br />
con un Commodore 64 (ve li ricordate? Avevano all’incirca<br />
la memoria di una sim di tre anni fa) ma che ha<br />
dovuto rinunciare alla carriera di Top Gun perché sordo<br />
a un orecchio, sta prendendo il brevetto per portare gli<br />
“ultraleggeri” e dice che, grazie alla competenza acquisita<br />
giocando al computer, corso ed esame per lui sono<br />
una passeggiata.<br />
Una cosa mi chiedo. Ma se uno parte e poi la fidanzata<br />
o il cane abbaiano perché vogliono uscire, che fa?<br />
Lascia che l’aereo si schianti contro una montagna?<br />
Franco: “Avverti il controllore di volo e non succede<br />
niente”. Ettore: “Il mio è un aereo da dieci ore di volo,<br />
non posso neanche partire da Napoli perché mi servono<br />
tre chilometri di pista e l’aeroporto della mia città è<br />
troppo piccolo. Dieci ore sono tante, mi scoccio. Magari<br />
parto, metto il pilota automatico, vado a lavorare e<br />
torno in tempo per farlo atterrare”. Me lo immagino<br />
aprirsi un varco tra zibellini e visoni, come il mitico Ted<br />
Striker dell’Aereo più pazzo del mondo che si fa largo<br />
tra viaggiatori terrorizzati in vista dell’inevitabile crash:<br />
“Scusate, devo andare a pilotare un aereo”.<br />
URBAN 43
Calano le tenebre e il tasso di elettricità<br />
nell’aria sale a dismisura. Seguendo il crescente<br />
tam tam, si scopre che dietro alle sonorità<br />
notturne torinesi c’è una vera tribù<br />
testo: Raffaele Panizza / illustrazione: Jezus for :w:temple<br />
ELECTRONICNIGHT<br />
Cappuccino e brioche, al bar Faro di via Po, insieme a<br />
tanti altri clubber che entrano decisi con ancora il fischio<br />
auricolare di una lunga notte nella Torino elettronica. Si<br />
sente un parlare leggero, una sedia trascinata verso il<br />
tavolo, schicchere ad asciugare e una risata implosa, e<br />
questi suoni soffocati sono quasi fastidiosi adesso, dopo<br />
tutto quel perforare di bassi, tanto che ognuno nella propria<br />
testa sta impostando sotto questo vociare una linea<br />
ritmica a 120 battiti al minuto: minimal techno, leggermente<br />
jazzata o dura e drum and bass, a seconda di dove<br />
si è trascorsa la notte. Tanti altri, contemporaneamente,<br />
staranno facendo colazione in piazza Solforino, al Caffè<br />
Norma oppure nei tanti baracchini (che a Torino si chiamano<br />
“forni”) dove chi ha proprio fame sbrana uno dei<br />
classici panini con würstel e crauti.<br />
Per quanto riguarda noi, la serata era iniziata intorno alle<br />
sette, 1200 metri più in giù, verso il fiume, nella grande<br />
piazza Vittorio scavata in lungo e in largo dal cantiere<br />
dal quale nascerà un parcheggio sotterraneo e un grande<br />
spazio pedonale. Sulle pareti plastificate di blu che<br />
circondano i lavori, un collage di pezzi di carta e pezzi<br />
di scotch, una tappezzeria di inviti per le decine di feste<br />
che si organizzano in città. <strong>È</strong> qui che ci sono i bar dove<br />
origliare i discorsi dei deejay e dei pr per capire dove<br />
verrà suonata l’elettronica migliore, esattamente come<br />
si fa all’ippodromo con gli scommettitori più anziani per<br />
sapere su quale cavallo puntare. Il Lab è il primo di questi<br />
meeting point, un viavai di persone che vengono a fare<br />
l’aperitivo e a provare il “molecola”, l’invenzione a base<br />
di zenzero e vodka al peperoncino del barman Giuliano.<br />
Il pubblico è giovane, studenti universitari e stranieri a<br />
Torino per godersi i mesi di Erasmus, ed è immaginabile<br />
che molti di loro controlleranno i flyer per sapere dove<br />
andare a ballare la drum and bass dei Rollers inc., duo di<br />
torinesi famoso dal Perù fino alla val di Susa che nei dj set<br />
non si fa mancare il contributo di Victor – conduttore della<br />
Mobile chart su Mtv e torinese d’adozione – nelle vesti di<br />
mc (colui cioè che rappa e canta sulle basi selezionate,<br />
n.d.r.), oppure di qualche componente dei Bluebeaters o<br />
degli Africa Unite. A pochi passi, proprio sotto l’appartamento<br />
del sindaco Sergio Chiamparino, c’è la Drogheria,<br />
di proprietà di un gruppo di personaggi che con i loro<br />
locali hanno davvero cambiato la faccia notturna della<br />
città. Era il 1998 quando, durante una serata dedicata al<br />
Beaujolais nouveau alla brasserie Société Lutèce, Samuel<br />
dei Subsonica ha avuto l’idea malsana di mettersi a girare<br />
i dischi. Da quel giorno, è diventata una tradizione.<br />
E andando alla Lutèce per mangiare una delle famose<br />
entrecote, si può finire con Madasky che mischia elettronica<br />
e dub. Oppure con Ottina, cantante dei Sushi, che<br />
fa impallidire gli avventori con le sue miscele dark. Per<br />
non parlare dei Mau Mau, di Meg o dei Linea 77, nuovi<br />
re del rock duro appena usciti col nuovo disco Available<br />
for propaganda. Perché a Torino la rete di collaborazioni<br />
tra dj e musicisti è davvero unica. E se questa industria<br />
ex underground che aveva solo bisogno di essere supportata<br />
adesso è una realtà, tanto del merito va a un<br />
gruppo di promoter che hanno deciso di dare un nome<br />
a queste eccellenze alpine del campionatore: Piemonte<br />
Groove (www.piemontegroove.com). Oggi sono decine<br />
gli artisti che aderiscono al progetto finanziato dalla<br />
Regione Piemonte e guidato dall’associazione culturale<br />
Xplosiva con lo scopo di far conoscere in tutto il mondo<br />
questa vivace scena musicale: ufficialmente 32 dj e 16<br />
aziende, anche se a conti fatti le situazioni si moltiplicano<br />
e frammentano come rizomi. Prendi i Subsonica, tanto<br />
per fare il solito esempio, che partecipano sia come band<br />
sia nei singoli componenti: c’è Boosta, che porta avanti<br />
il suo progetto Iconoclash, o Samuel, il cantante, che non<br />
di rado seleziona musica house da Giancarlo ai Murazzi<br />
insieme a dj Pisti. E infine Ninja, il batterista, che ultimamente<br />
si fa vedere in giro coi Rollers inc.<br />
Voglia continua di confrontarsi che ultimamente arriva<br />
fino alle soglie dello scontro e della sfida. Basta capitare<br />
un mercoledì sera da Giancarlo e assistere alla serata<br />
Duel: ogni volta uno spezzone di film diverso e due dj<br />
che si sfidano a trovare in tempo reale la colonna sonora<br />
più azzeccata, con l’applausometro finale a decretare il<br />
Morricone della situazione. Anche nelle serate dei TTV,<br />
del resto, può capitare di trovare due consolle che si<br />
scambiano e contendono l’attenzione del pubblico, anche<br />
se in questo caso non è l’egemonia la posta del confronto<br />
quanto una sempre più solida simbiosi. Tommaso e Tobia,<br />
infatti, sono due fratelli con una passione quasi entomologica<br />
per i dischi impossibili, le edizioni giapponesi della<br />
bossanova brasiliana, le versioni improbabili del jazz di<br />
Galliano o Portal: in poco tempo sono diventati i Savoia<br />
del rare groove e il loro gusto raffinato li ha portati a<br />
curare le selezioni musicali per gli aperitivi a Le Meridien<br />
Art+Tech, l’hotel a cinque stelle del Lingotto con la spettacolare<br />
sala lounge e ristorante progettata da Renzo<br />
Piano (un indirizzo per trovare qualcuno dei loro album?<br />
Baldo, in corso San Maurizio).<br />
Intanto, mentre qualcuno sorseggia un vodka-Martini in<br />
uno degli alberghi più belli del mondo, per tutta la città si<br />
muovono i clubber, come tanti Pac-man nelle vie ortogonali<br />
del centro, perché è qui – dopo la sbornia periferica<br />
e il boom dei Docks Dora – che sta tornando il cuore<br />
pulsante della Torino notturna. C’è chi andrà alla serata<br />
The Plug al Centralino oppure chi si sarà informato sul dj<br />
set nonsense dei Mostricci of sound, che nelle loro notti<br />
vagamente burlesche spaziano dalla Rettore alla nuova<br />
dancehall. Oppure c’è chi andrà sul sicuro con la serata<br />
degli Xplosiva al Supermarket di via Madonna di campagna,<br />
oppure in una delle tante occasioni all’Hiroshima<br />
mon amour. Qualche pazzo – è capitato davvero – starà<br />
invece inscenando un elettromantra per il gatto morto (e<br />
impagliato) in una delle gallerie d’arte di via Mazzini.<br />
Sembra la cronaca di una vita intera e invece succede tutto<br />
in poche ore, nello spazio di pochi chilometri.<br />
Tra non molto, ci sarà un’occasione nella quale tutti questi<br />
suoni e tutti questi posti saranno uniti da un autobus, che<br />
come uno yellow submarine del Po condurrà di locale in<br />
locale. <strong>È</strong> Club to club, il festival internazionale della musica<br />
elettronica contemporanea che dal 10 al 12 novembre<br />
porterà in città suoni e performance, in location come il<br />
Teatro Juvarra e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.<br />
All’alba, poi, tutti ancora in un baretto sotto i portici, con<br />
le orecchie che sibilano, a immaginarsi un groove downtempo<br />
sotto il fruscio di un bollitore che prepara una<br />
densa, benedetta, cioccolata calda.<br />
44 URBAN URBAN 45
Quando a Roma il potere celebra<br />
se stesso, lui c’è. Ma una volta<br />
tanto Umberto Pizzi non si limita<br />
a scattare: racconta<br />
testo: Paolo Madeddu / foto: Umberto Pizzi<br />
NO PIZZI NO PARTY<br />
46 URBAN<br />
Cene con banchieri, segretari di partito, attricette e<br />
giornalisti ossequiosi. Clic. Feste di nobili grigi e vanitosi.<br />
Clic. Party pieno di travestiti in mezzo ai quali fa capolino<br />
il monsignore. Clic. Il deputato moralizzatore che<br />
per tirarsi su il morale va contro la morale. Clic. Agnelli<br />
che, beccato con l’attrice Rossana Podestà, si invola<br />
contromano sul Lungotevere. Clic. Silvio Berlusconi che<br />
si gratta i gioielli più cari a una parata militare. Clic. E<br />
tanta gente “in vista” che magna, magna... Clic, clic, clic.<br />
Umberto Pizzi, paparazzo-artista, con la rubrica Cafonal<br />
è l’occhio del sito Dagospia. Ha iniziato fotografando la<br />
povertà, come inviato della FAO nei paesi in via di sviluppo.<br />
Tornato in Italia, si è messo invece a fotografare<br />
il potere, ovvero vip e pezzi grossi che se lo godono. E<br />
ritraendo il potere ritrae Roma, la città su questo pianeta<br />
che con il potere ha il rapporto più antico.<br />
La domanda più ovvia: perché Roma è “godona”?<br />
Intanto, lo è la città, più che la gente. A Milano c’è tanto<br />
potere, ma la gente si meraviglia che ci si interessi di<br />
loro. Milano è più tranquilla. Roma è primaverile, si fanno<br />
molte cose, si vive con un senso di libertà, non c’è<br />
verso di sentirsi inquadrati. La cosa vale per chi ci vive.<br />
E anche per chi viene da fuori.<br />
La calata dei milanesi – Berlusconi, la Lega – non ha<br />
cambiato nulla?<br />
Anzi. Dopo Mani Pulite sono arrivati personaggi che<br />
sono stati storditi da Roma. Ricordo la festa di una ragazza<br />
e di un deputato leghista al Gilda. Dopo la torta,<br />
la ragazza sale sul tavolo e le versano lo champagne in<br />
bocca. Io finisco il rullino e dico: “Fermi, che cambio la<br />
pellicola”. E questi si sono davvero fermati ad aspettarmi,<br />
poi hanno ricominciato. Lì ho capito quanto erano<br />
intontiti da questo modo di vivere e che erano pronti<br />
a comportarsi pure peggio. Il famoso deputato della<br />
Lega che in Parlamento mostrò il cappio come simbolo<br />
della moralizzazione dura e pura (Luca Leoni Orsenigo,<br />
n.d.r.) la sera stessa lo vidi al Gilda, sbracato sul divano,<br />
abbracciato a quattro-cinque ragazze. Come vedi, non<br />
è la popolazione a fare una città. <strong>È</strong> la città che fa una<br />
popolazione.<br />
Ma sono cambiate le cose dai tuoi inizi?<br />
Ho iniziato negli anni ‘60. Tutti cercavano di far soldi e<br />
migliorare la loro posizione: il “miracolo italiano”. Poi<br />
c’è stato il periodo dei forti contrasti sociali, movimenti<br />
studenteschi, lotte tra sindacati e potere padronale. Per<br />
cui tutti stavano un po’ attenti a non esagerare. Ma lì<br />
arrivarono i socialisti. Tanto per dire, sono stati i primi<br />
con la scorta. Oggi ce l’ha qualunque sgallettata, per<br />
fare scena. Prima tutti giravano da soli. Anche Agnelli,<br />
che era Agnelli, girava al massimo con l’autista. Che poi<br />
non faceva guidare, al volante si metteva lui. Il craxismo<br />
è stata la prima botta.<br />
I socialisti in vista erano quasi tutti del nord...<br />
Con loro la tangente è diventata un fatto normale, credo<br />
che i democristiani per esempio si sentissero in colpa:<br />
pur nel loro malgoverno avevano un certo pudore. Un<br />
episodio che mi viene in mente è legato all’ex presidente<br />
del Consiglio (Emilio Colombo, n.d.r.) coinvolto nella<br />
storia della “polvere” a Roma, quello che ha detto: “La<br />
prendo per uso terapeutico”. Ricordo di averlo fotogra-<br />
© Umberto Pizzi / F&M
“BISOGNA AVERE DELL’INTELLIGENZA PER COGLIERE <strong>LA</strong> VOLGARITÀ, SOPRATTUTTO <strong>LA</strong> PROPRIA”<br />
fato negli anni ‘60 con un bicchiere di vino in mano – ed<br />
era successo un casino, si erano mossi ai più alti livelli<br />
per bloccare la foto, non si doveva vedere un ministro<br />
che folleggiava. Oggi ci tengono a farsi vedere mentre<br />
gozzovigliano. E mentre fanno beneficenza tutti ingioiellati,<br />
ostentando ricchezza.<br />
I tuoi scatti evidenziano la volgarità dei notabili, la<br />
loro voracità scomposta. Che tu sappia, nessuno<br />
rivedendosi ha avuto una piccola crisi? O quanto meno<br />
si è lamentato per come è stato immortalato?<br />
48 URBAN<br />
Non gliene frega niente. Bisogna avere dell’intelligenza<br />
per cogliere la volgarità, soprattutto la propria. Questi<br />
non ne hanno. Ieri sera la moglie di un sottosegretario<br />
mi diceva: “Voi avete il potere di far diventare importante<br />
la gente” e si metteva in posa con delle scarpine<br />
e una borsetta ridicola. La loro bramosia è tale che non<br />
gliene frega niente di un dettaglio come la volgarità.<br />
Ma perché oggi la cafonaggine è così elevata?<br />
In parte perché ce la si può permettere. Non è che negli<br />
anni ’70 non ci fosse. Ricordo un armatore che spese<br />
200 milioni di allora solo per una festa: champagne a<br />
fiumi, aragoste, un’esagerazione voluta come schiaffo<br />
alla gente normale. O l’attorucolo Helmut Berger che fa<br />
una festa per il suo compleanno, tutti vestiti in stile Lili<br />
Marlene, e a un certo punto decidono di fare entrare dei<br />
cavalli nel night.<br />
All’epoca si guardava a queste cose con indignazione?<br />
Secondo me no. Certo oggi la gente vive in un limbo, so-<br />
© Umberto Pizzi / F&M © Umberto Pizzi / F&M<br />
no storditi dalla televisione, da trasmissioni come Buona<br />
Domenica o quell’altra della Venier dove la gente urla,<br />
tutti sembrano galline sguaiate e ostentano se stessi.<br />
Tutti questi “morti di fama” che ammazzerebbero per<br />
andare in tv o apparire sul giornale. Ma spariranno tra<br />
un istante, manco ci perdo tempo.<br />
C’è qualcuno che non si mostra?<br />
Forse il potere che si mostra meno è quello economico.<br />
Fazio, credo che la gente non lo avesse mai visto in faccia.<br />
Cuccia era la stessa cosa.<br />
E qualcuno che riesce a frequentare questi ambienti<br />
conservando un minimo di decoro?<br />
Mah, per quanto male si dica degli intellettuali, qualcuno<br />
di loro riesce a vivere la mondanità senza sbracare.<br />
Beh, e l’aristocrazia? A proposito, che fa l’aristocrazia<br />
di giorno?<br />
Ah, ah, non lo so... La nobiltà romana tenta di rimanere<br />
a galla, di sopravvivere perché c’è molta muffa, stanno<br />
invecchiando. Un esempio emblematico è la morte di<br />
Dado Ruspoli, l’inventore della dolce vita, il principe<br />
che girava col pappagallo sulle spalle. Il giorno della<br />
sua morte hanno fatto il suo funerale presso Palazzo<br />
Ruspoli. La sera della sua morte hanno fatto una festa<br />
per il morto, dicendo “Ha vissuto bene, è morto bene”,<br />
tutti compiaciuti.<br />
Ecco, parliamo di luoghi. I famosi palazzi romani...<br />
Sicuramente Palazzo Ruspoli è l’emblema della mon-<br />
danità romana. Ora è di un signore che si è comprato<br />
tutto e ha realizzato un museo, più uno spazio per feste<br />
private “per la mejo gente”. E poi le case private, ville,<br />
salotti, terrazzi “esclusivi” sono dappertutto: Roma si è<br />
allargata, è festaiola un po’ ovunque.<br />
Allora un’altra differenza con Milano è nei posti.<br />
Milano ha i locali, Roma le case. Da una parte i privé,<br />
dall’altra i privati.<br />
Indubbiamente. C’è stato un crollo dei locali. Anni fa<br />
lavoravo soprattutto attorno a locali come Number One,<br />
Ippopotamus, Jackie O’. Nei ristoranti del centro, o fuori<br />
dagli alberghi tipo l’Excelsior, il Plaza. Oggi Roma come<br />
locali non compete con Milano. Pochi resistono e sono<br />
tutti riservati a macellai e cravattari: la gente “bene” non<br />
ci si fa vedere. Vanno forte i catering, che ti portano in<br />
casa il ristorante. Feste, cocktail, eventi vengono tolti<br />
dai luoghi pubblici, anche perché così puoi esercitare<br />
il potere di non far entrare. Negli ultimi locali celebrati<br />
tipo il Bolognese ci vanno amici e coppiette. Molto più<br />
mondana la terrazza del Campidoglio.<br />
Un luogo molto pubblico c’è sempre: lo stadio.<br />
Sì, però ora è in calo, perché le squadre romane non<br />
vanno bene come qualche anno fa. La tribuna d’onore è<br />
ancora un interessante punto di osservazione del potere<br />
politico, economico e bancario: si incontrano, tramano,<br />
si fanno vedere. Ma più negli anni scorsi: soprattutto<br />
con la Lazio sapevi che potevi trovare situazioni interessanti.<br />
Ricordo una scena che pareva presa da una<br />
commedia all’italiana, un deputato e noto avvocato che<br />
si siede al posto – libero – di Mastella, ma la moglie si<br />
indigna e chiama un addetto che arriva e con la mano<br />
gli fa un gesto proprio prosaico, molto romano: “Te ne<br />
devi annà”. E nelle foto che ho scattato, guardando i<br />
volti dei due si percepisce il “Lei non sa chi sono io” che<br />
si scontra contro un muro altrettanto gretto...
pull e pantaloni Thomas Burberry / stivali Véronique Leroy / Sony PSP<br />
A TEMPO PERSO<br />
foto: Giasco Bertoli / styling: Samuel Drira / hair: Tomoko Ohama<br />
URBAN 51
camicia, jeans e cintura Diesel / stivali Véronique Leroy abito in maglia Christian Wijnants / collana Dinh Van<br />
52 URBAN URBAN 53
caftano, pull e stivali Tsumori Chisato / calze APC pull e knickers Tsumori Chisato / occhiali Ray Ban / Sony PSP<br />
54 URBAN URBAN 55
pull, bermuda e scialle APC da sinistra: abito in seta Véronique Leroy / cuffia APC / pull e gonna APC<br />
56 URBAN URBAN 57
STREETSHOPPER<br />
di Maria Broch<br />
Dopo un’estate nomade e selvaggia,<br />
il rientro nei ranghi dell’homo urbanus<br />
richiede nuovi segnali di stile<br />
Non solo perfetti per ballare ai ritmi del funky<br />
e dell’hip hop, ma anche adatti a tutte le situazioni<br />
urbane, i pantaloni della linea Techno Action<br />
di Dimensione Danza. Euro 87. Info: 02-76028220<br />
Street-life e comfort in primo piano per<br />
la camicia multitasca di Raid Gauloises realizzata<br />
in velluto stretch 2000 righe. Euro 89.<br />
Info: 0424-522126<br />
Lo sky-line di una metropoli è riprodotto<br />
sul berretto <strong>Urban</strong> Reflection Beanie di The North<br />
Face. Rivestito internamente in micropile,<br />
euro 25. Info: 0423-8771<br />
<strong>È</strong> citazionista di quel mitico, irripetibile periodo<br />
che va dalla fine degli anni ’60-primi anni ’70,<br />
la t-shirt in cotone realizzata da Indian Rose.<br />
Euro 23. Info: 085-807551<br />
Esprime al meglio il sex-appeal del giovane<br />
contemporaneo il profumo Puma White Man. L’essenza<br />
dello stile metropolitano racchiusa in un oggetto<br />
quotidiano: una bottiglia d’acqua. Vapo 75 ml, euro 36<br />
Lo spirito avventuroso del viaggiatore ti accompagna<br />
anche lungo le strade della tua città con la cintura<br />
in bufalo di Bomb Boogie. Le grandi lettere del logo<br />
sono applicate in tela. Euro70. Info: 0124-510007<br />
Appartiene al progetto denim di Guru il coordinato<br />
jeans e giubbino, trattato con lavaggio effetto vintage.<br />
Rispettivamente euro 119 ed euro 159.<br />
Info: 0521-538911<br />
Tutto quello che vi occorre per le vostre<br />
scorribande urbane troverà posto nella capiente<br />
e funzionale tracolla unisex in pvc di Lonsdale.<br />
Euro 44 circa. Info: www.lonsdalelondon.it<br />
Dalla vasta e accattivante collezione<br />
di A-Style, la felpa in cotone sulla quale<br />
giganteggia l’ormai nota “A coi pallini”.<br />
Euro 52 circa. Info: www.a-style.it<br />
URBAN 57
Speciale NIKE<br />
SURE<br />
shall we talk about it ?<br />
Da Berlino il dietro le quinte della performance<br />
SURE. Share we talk about it? della regista e<br />
coreografa argentina Constanza Macras, una<br />
delle interpreti più esplosive della scena artistica<br />
internazionale. La danza di Constanza Macras<br />
coniuga l’energia e la passione latina con lo<br />
stile e il rigore mitteleuropeo mescolando guerilla<br />
performance e ironie neo-pop.<br />
SURE. Shall we talk about it? nasce dalla<br />
collaborazione creativa tra Nike e Constanza<br />
Macras ed è stata presentata in prima mondiale<br />
nella fashion week milanese.<br />
Danzando sui cliché del mondo femminile con lo<br />
sguardo ironico di Constanza, lo spettacolo celebra<br />
la donna contemporanea mettendo in scena la sua<br />
energia e il suo dinamismo.<br />
fotografie di Nicola Carignani<br />
Nikeeta
Speciale NIKE<br />
Gail<br />
Florencia
Speciale NIKE<br />
Claudia<br />
Yeri
Speciale NIKE<br />
Tatiana Maike
KenAndTyler, Copyright © Robert Mapplethorpe Foundation<br />
GUIDAOTTOBRE<br />
FILM 68<br />
LIBRI 71<br />
DIGITAL LIFE 73<br />
MUSICA 74<br />
<strong>LA</strong> STAR DEL MESE: Robert Mapplethorpe, Torino,<br />
Palazzina della Promotrice delle Belle Arti,<br />
dall’8 ottobre 2005 al 2 gennaio 2006<br />
BUONI E CATTIVI<br />
CAPO<strong>LA</strong>VORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÉ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN<br />
ELENA MARICONE<br />
TEATRO 77<br />
ARTE 79<br />
NIGHTLIFE 81<br />
FOOD: Milano 82<br />
Roma 84<br />
Torino 87<br />
Veneto 89<br />
Bologna 91<br />
Napoli 93<br />
ALL TOGE<strong>THE</strong>R NOW!<br />
Milano| Start<br />
Una volta la galleria concorrente era il fumo negli<br />
occhi, oggi l’unione fa la forza e la nuova tendenza,<br />
dopo un assaggio a Roma e Torino, tocca anche Milano<br />
che si lancia alla grande con Start (www.start-mi.net)<br />
quando il 7 ottobre alle 12 fanno vernissage sincronizzato<br />
24 gallerie d’arte contemporanea tra le più cool, da<br />
Francesca Kaufmann alla Galleria Pack, da Massimo De<br />
Carlo alla Galleria Zero. La festa prosegue l’8 e il 9 con<br />
l’apertura non stop di tutti gli spazi dalle 12 alle 21.<br />
Ma Milano vuole fare sempre di più e, qualche giorno<br />
dopo, con Milano Contemporanea (14-23 ottobre) lancia<br />
90 eventi in 70 luoghi della città (www.comune.milano.it).<br />
La difficoltà ora è scegliere!<br />
SESSO DI CONFINE: <strong>È</strong> <strong>QUI</strong> <strong>LA</strong> <strong>FESTA</strong><br />
Il Cassero Gay Lesbian Center<br />
e le realtà attive all’interno<br />
della Manifattura delle Arti di<br />
Bologna dal 31 ottobre al 6<br />
novembre accendono la miccia<br />
del terzo Gender bender, festival<br />
esplosivo che modella l’identità<br />
oltre gli stereotipi maschio e<br />
femmina. In programma, tra<br />
i tanti appuntamenti, la serie<br />
completa del Cremaster Cycle,<br />
firmata dall’artista americano<br />
Matthew Barney, ciclo cult, epico<br />
e metaforico.<br />
Info: www.genderbender.it<br />
ROMA | Perfect Partner<br />
Prendete la chitarrista newyorchese<br />
dei Sonic Youth, Kim Gordon, che<br />
suonerà live, l’artista trasversale<br />
Tony Oursler e infine il cineasta<br />
Phil Morrison; shakerate per bene<br />
e otterrete l’esclusiva nazionale<br />
dell’Auditoriun Parco della Musica<br />
(12 ottobre, h 21): il film Perfect<br />
Partner. Tutto quello che hai sempre<br />
desiderato in una macchina.<br />
Americana ovvio.<br />
www.romaeuropa.net<br />
Ilya & Emilia Kabakov, The Strange Museum, 2005 / Lia Rumma<br />
Matthew Barney, Cremaster 1, 1995. Foto: Michael James O’Brien ©1995 Matthew Barney - Courtesy Gladstone Gallery<br />
NAPOLI | Notte Bianca<br />
Ci saranno, forse, anche delle star.<br />
Ma la prima Notte Bianca di Napoli,<br />
quella di sabato 29 ottobre, stupirà<br />
soprattutto con effetti speciali.<br />
A Castel dell’Ovo i sub disegneranno<br />
un sole con le torce. Le prime<br />
luci dell’alba saranno accompagnate<br />
dai maestri dell’Orchestra Scarlatti.<br />
E poi spettacoli, acrobazie, canti,<br />
bontà gastronomiche e tutti i servizi<br />
aperti nottetempo.<br />
www.comune.napoli.it<br />
MI<strong>LA</strong>NO| Bizarre<br />
Fetish? Sì, dove? Ogni primo sabato<br />
del mese al 65 Metri Quadri di via<br />
Casale 54, sul Naviglio Grande. Lì trovate<br />
Bizarre, happening per divertirsi<br />
a base di erotismo e delirio... Un programma<br />
niente male, a partire dalla<br />
serata inaugurale dell’8 ottobre allietata<br />
dalle pin-up digitali e trasgressive<br />
di Massimo Giacon, dall’action-painting<br />
di Elsa Dorella e dalla musica noise<br />
di Miss Violetta Beauregarde.<br />
www.fetish-art.it<br />
URBAN 67<br />
Franco Fontana, Asfalto, Bologna, 2004 / Fotografia Italiana<br />
Norbert Bisky, Lichterkette, 2005 / Studio d’Arte Cannaviello
DVD<br />
Le case di produzione e distribuzione<br />
cinematografiche<br />
le provano tutte per cercare<br />
di arrestare, o perlomeno di<br />
contenere, il fenomeno della<br />
pirateria. L’ultima in ordine di<br />
tempo si chiama N-Dvd, sviluppata<br />
dalla Eagle Pictures<br />
insieme alla Sony. In che cosa<br />
consiste? Comprando un dvd<br />
originale e inserendolo nel<br />
computer si accederà direttamente<br />
al sito grazie a una<br />
chiave non riproducibile. Nel<br />
sito si potranno scaricare o<br />
vedere extra inediti, oltre alla<br />
possibilità di vincere premi.<br />
Ovviamente a più titoli si<br />
accede, più crediti si accumulano.<br />
Si comincia con Saw<br />
– L’enigmista, poi con The Eye<br />
2 e Boogeyman. Forse non<br />
scoraggerà, ma sono piccoli<br />
passi.<br />
GARZANTINA<br />
- No, veramente non... non<br />
mi va. Ho anche un mezzo<br />
appuntamento al bar con gli<br />
altri. Senti, ma che tipo di festa<br />
è? Non è che alle dieci state<br />
tutti a ballare i girotondi e io<br />
sto buttato in un angolo... no.<br />
Ah no, se si balla non vengo.<br />
No, allora non vengo. Che dici<br />
vengo? Mi si nota di più se<br />
vengo e me ne sto in disparte<br />
o se non vengo per niente?<br />
Vengo. Vengo e mi metto,<br />
così, vicino a una finestra, di<br />
profilo, in controluce. Voi mi<br />
fate: “Michele vieni di là con<br />
noi, dai” e io “andate, andate,<br />
vi raggiungo dopo”. Vengo, ci<br />
vediamo là. No, non mi va, non<br />
vengo. (Nanni Moretti, Ecce<br />
Bombo)<br />
- Probabilmente se non cambiassimo<br />
mai strada non potremmo<br />
innamorarci, avere un<br />
figlio, essere ciò che siamo...<br />
Del resto le stagioni cambiano,<br />
e così pure le città. (Sarah<br />
Jessica Parker, Sex and the city)<br />
FILM<br />
DI FABIO SCAMONI<br />
BENE, BRAVO, BIS PER<br />
IL CLOONEY NOSTRANO<br />
L’ultima fatica di George<br />
piace proprio a tutti<br />
GOOD NIGHT,<br />
AND GOOD LUCK<br />
George Clooney<br />
Good night, and good luck era<br />
la frase con cui il presentatore<br />
della Cbs Edward R. Murrow<br />
congedava i suoi spettatori<br />
alla fine di ogni trasmissione.<br />
Parliamo degli albori della televisione,<br />
di un tempo in cui in Italia<br />
si ascoltava per lo più ancora la<br />
radio. Murrow era un cronista,<br />
un giornalista d’inchiesta. Con i<br />
limitati mezzi tecnici dell’epoca<br />
poneva ai milioni di spettatori<br />
del suo programma domande<br />
sulla società americana in piena<br />
trasformazione post bellica. Nel<br />
1953 però Murrow alzava il tiro:<br />
prendendosela con un senatore<br />
il cui nome era Joseph McCarthy,<br />
presidente del Comitato<br />
Parlamentare per le attività<br />
antiamericane. McCarthy sosteneva,<br />
in piena guerra fredda, che<br />
il mondo dei media (soprattutto<br />
cinema e televisione) era pieno<br />
di sovversivi filocomunisti. E con<br />
processi sommari ne fece radiare<br />
un po’ senza ragione, facendo<br />
cadere l’ombra del sospetto su<br />
tutti gli altri. Obbligò chiunque<br />
negli anni passati avesse espresso<br />
un giudizio non totalmente<br />
patriottico a rinnegare se stesso<br />
e le sue parole. In questo clima<br />
da caccia alle streghe il giornalista<br />
Murrow cercò di difendere il<br />
diritto di cronaca, facendosi portavoce<br />
di migliaia di giornalisti.<br />
Non senza difficoltà, osteggiato<br />
soprattutto da parte dei capi<br />
della Cbs condizionati da pressioni<br />
politiche.<br />
Anche per l’ambiente hollywoodiano<br />
quel periodo, definito<br />
come Maccartismo, è stato uno<br />
dei peggiori, lasciando un segno<br />
indelebile su un mondo che fino<br />
a quel momento si era sentito<br />
libero.<br />
Ora un attore famoso come<br />
George Clooney, amante delle<br />
difficili sfide, ha deciso di ridarci<br />
uno spaccato del Maccartismo.<br />
E l’ha fatto senza mezze misure.<br />
Innanzitutto usando il bianco<br />
e nero (che secondo i produttori<br />
americani è sinonimo di<br />
fallimento) e poi intervallando<br />
spezzoni originali alla finzione.<br />
Così sembra quasi di vedere un<br />
documentario, in cui Murrow è<br />
l’eroe buono, che si batte per<br />
un diritto che dovrebbe essere<br />
inviolabile, quello sulla libertà<br />
di espressione, mentre dall’altra<br />
parte c’è un McCarthy un po’<br />
sciocco, solo in cerca di notorietà,<br />
come spesso avviene per i<br />
politici. La sua rappresentazione<br />
è impietosa.<br />
Come aveva già fatto nel suo<br />
precedente film, Confessioni di<br />
una mente pericolosa, anche<br />
in Good Night, and good luck<br />
Clooney si ritaglia una piccola<br />
parte lasciando il ruolo principale<br />
a David Strathairn, attore<br />
straordinario a cui fino a ora<br />
avevano sempre offerto ruoli<br />
secondari, come ne Il fiume della<br />
paura, in L.A. Confidential o<br />
in Sogno di una notte di mezza<br />
estate. E Strathairn è tanto bravo<br />
che al primo tentativo vince<br />
anche il premio per la migliore<br />
interpretazione maschile all’ultimo<br />
Festival di Venezia.<br />
Nonostante il bel George abbia<br />
avuto a disposizione pochi mezzi,<br />
tanto che il film è stato girato<br />
in pochi ambienti e con grande<br />
abbondanza di primi piani, il<br />
risultato è molto interessante.<br />
Sperimentazione narrativa tra<br />
diversi linguaggi (televisivo e<br />
cinematografico) e commistione<br />
tra immagini di repertorio<br />
e inquadrature rigorose fanno<br />
di Good night, and good luck<br />
un prodotto veramente atipico<br />
per lo stile statunitense. Come<br />
se Clooney fosse interessato<br />
più a competere con i giovani<br />
indipendenti (quelli che si danno<br />
appuntamento al Sundance<br />
Festival ogni anno) che con i<br />
suoi colleghi stramiliardari. E ha<br />
sicuramente ragione lui, perché<br />
a Venezia è stato in assoluto il<br />
film più amato dalla critica ma<br />
anche dal pubblico.<br />
L’AMORE IN GIOCO<br />
Bobby e Peter Farrelly<br />
L’amore in gioco è la versione<br />
americana di un libro e di un<br />
film inglese di qualche anno fa:<br />
Febbre a 90. La passione per il<br />
football e la squadra dell’Arsenal<br />
sono qui sostituiti con il baseball<br />
e i Red Sox (negli States sono<br />
una leggenda perché hanno<br />
vinto l’anno scorso lo scudetto<br />
dopo decenni di astinenza).<br />
Comunque qui abbiamo un insegnante<br />
di geometria (Jimmy<br />
Fallon) e una donna in carriera<br />
(Drew Barrymore). Lui non si perde<br />
una partita dei Sox da quando<br />
aveva 11 anni, cerca l’amore,<br />
purché non gli si tocchi la sua<br />
passione. Lei pensa che sia arrivato<br />
il momento di sposarsi e<br />
che nel matrimonio si debbano<br />
fare concessioni all’altra/o. Chi<br />
cederà per primo? Se vi piace<br />
il baseball L’amore in gioco è<br />
il vostro film, pieno com’è di<br />
riferimenti che possono comprendere<br />
solo i veri tifosi. I fratelli<br />
Farrelly (Tutti pazzi per Mary,<br />
Fratelli per la pelle) firmano una<br />
commedia evidentemente fatta<br />
su commissione, svuotata dalle<br />
loro atmosfere trash e delle loro<br />
“scorrettezze”. Più che un film<br />
sembra una puntata in cui Sex<br />
and the City incontra Friends. Ma<br />
non una delle migliori.<br />
Gli attori ce l’hanno<br />
messa tutta, ma non<br />
sono riusciti a rovinare<br />
l’ultima opera di Gilliam<br />
I FRATELLI GRIMM<br />
Terry Gilliam<br />
Entrare nel mondo di Terry<br />
Gilliam è sempre un viaggio affascinante.<br />
Dopo aver visto Lost in<br />
La Mancha (uno dei migliori documentari<br />
sul cinema mai fatti), ci<br />
si rammarica non poco del fatto<br />
che questo americano cresciuto<br />
nel gruppo dei Monty Python<br />
non sia riuscito a esaudire il suo<br />
sogno: realizzare la storia di Don<br />
Chisciotte. C’era arrivato anche<br />
vicino, qualche giorno di ripresa<br />
e poi... puff. Niente più mulini a<br />
<strong>LA</strong> DAMIGEL<strong>LA</strong> D’ONORE<br />
Claude Chabrol<br />
Philippe è un tipo con la testa a<br />
posto, uno di quelli che farebbero<br />
la gioia di tutte le mamme.<br />
Vive in casa, ha un buon lavoro<br />
e perdipiù un promettente futuro.<br />
Al matrimonio della sorella<br />
Philippe conosce Senta, una<br />
bella ragazza dall’aria un po’<br />
sperduta. I due si innamorano.<br />
Lui va a vivere da lei (anche<br />
se la mamma, stavolta, non è<br />
propriamente d’accordo) in una<br />
specie di cantina che trasuda<br />
follia. Ma l’amore di Senta non<br />
è come quello della altre. Il suo<br />
contorce e avviluppa, spaventa<br />
e ossessiona. Philippe non<br />
riesce a scappare, a staccarsi.<br />
Rimane nel gorgo della pazzia<br />
di Senta: una che arriva a sostenere<br />
che il vero amore esiste<br />
solo se si è disposti a uccidere<br />
qualcuno.<br />
Chabrol è un regista a cui piace<br />
indagare sulle storture della<br />
vita borghese, sui pericoli della<br />
normalità. Elementi presenti<br />
anche negli ultimi Grazie per<br />
la cioccolata e Il fiore del male.<br />
La damigella d’onore si ferma<br />
un po’ a metà. Descrive bene<br />
gli effetti di questo “amor fou”,<br />
lasciando un po’ in sospeso le<br />
cause. Bravi i due giovani attori<br />
Benoit Magimel e Laura Smet.<br />
vento. Gilliam ci ha messo qualche<br />
anno ad accusare il colpo. In<br />
suo soccorso sono venuti i fratelli<br />
Weinstein, ex-proprietari della<br />
Miramax, che gli hanno proposto<br />
un film nelle sue corde, un buon<br />
budget e attori di prima scelta.<br />
L’IMPERO DEI LUPI<br />
Chris Nahon<br />
Perché se i francesi fanno un<br />
brutto film ce lo dobbiamo vedere<br />
anche noi? Perché non si<br />
importano solo quelli degni?<br />
Misteri della distribuzione a parte,<br />
con L’impero dei lupi torniamo<br />
nel mondo di Jean-Christophe<br />
Grangè (l’autore de I fiumi di porpora).<br />
Però stavolta non abbiamo<br />
solo il serial killer, ci sono anche:<br />
mafia turca, polizia corrotta,<br />
esperimenti scientifici, attività<br />
paramilitari, visioni mefistofeliche.<br />
E sicuramente dimentico qualcosa.<br />
Per chi non lo avesse ancora<br />
capito, questo film firmato Chris<br />
Nahon è un pasticcio pieno di<br />
pretese, dalla sceneggiatura al<br />
limite del ridicolo, traboccante<br />
di effetti visivi stucchevoli. Il<br />
protagonista è Jean Reno (che<br />
evidentemente con i personaggi<br />
di Grangè ci si trova bene) un expoliziotto<br />
che passa dall’onesto<br />
al corrotto almeno una dozzina<br />
di volte. Insieme a un giovane<br />
capitano dalla faccia improponibile<br />
(Jocelyn Quivrin), devono<br />
risolvere un intrigo di droga e di<br />
poteri occulti. Imperdibile l’ultima<br />
scena girata da qualche parte in<br />
Cappadocia, spot dell’ente turistico<br />
turco. Nel cast anche Laura<br />
Morante, una psicologa dalle involontarie<br />
capacità divinatorie.<br />
I GRIMM CHE NON TI ASPETTI<br />
Tutti noi ricordiamo i fratelli<br />
Grimm come i più grandi scrittori<br />
di favole dai tempi di Esopo:<br />
Cenerentola, Biancaneve, Hansel<br />
e Gretel, Cappuccetto rosso... Nel<br />
film di Gilliam invece i due fratelli,<br />
interpretati da Matt Damon<br />
e da Heath Ledger, sono due<br />
cialtroni che approfittano delle<br />
paure popolari per trarre profitto.<br />
In pratica si fanno dare soldi<br />
per scacciare streghe e fantasmi<br />
di turno con messe in scena da<br />
loro organizzate. Ma una figura<br />
maligna da qualche parte esiste:<br />
è la strega cattiva di Biancaneve<br />
che sta per tornare dopo un<br />
lungo sonno. Sulla parte visiva,<br />
niente da dire: i riferimenti alle<br />
fiabe, le foreste incantate, i lupi<br />
cattivi, i castelli diroccati, sono<br />
ben descritti e ripresi. Quel che<br />
proprio non funziona sono i due<br />
protagonisti, due maschere della<br />
commedia dell’arte al limite del<br />
sopportabile, tutto un punzecchiarsi<br />
e un urlarsi contro. Un<br />
velo pietoso poi sull’interpretazione<br />
della Bellucci: un minuto e<br />
mezzo di boccucce!<br />
Luci, ma soprattutto<br />
ombre, sulla kermesse<br />
lagunare<br />
68 URBAN URBAN 69<br />
<strong>THE</strong> EXORCISM<br />
OF EMILY ROSE<br />
Scott Derrickson<br />
Forse qualcuno conosce già la<br />
storia vera di Emily Rose, la posseduta<br />
più famosa d’America.<br />
Grazie agli sforzi dei genitori<br />
Emily un giorno si trasferisce dalla<br />
campagna in città per andare<br />
al college. Che non si rivela posto<br />
sicuro per ragazzine inesperte.<br />
Così a un certo punto il diavolo in<br />
persona (perchè gli americani non<br />
è che si fanno prendere da uno<br />
spiritello qualsiasi) la prende e si<br />
stabilisce nel suo corpo. Prima un<br />
dottore le diagnostica una epilessia,<br />
poi un prete la considera<br />
posseduta. Dove stava la verità?<br />
Mentre tutti discutono Emily muore.<br />
Viene fatto un processo in cui<br />
teologia e ragione si scontrano. Il<br />
prete finisce accusato di omicidio.<br />
Però, come spesso accade in società<br />
bigotte, il potere temporale<br />
non ha il coraggio di accanirsi sul<br />
potere spirituale. Intanto la figura<br />
di Emily si circonda di un’aura di<br />
santità per aver resistito al male.<br />
E un po’ di gente visita quotidianamente<br />
la sua tomba. Ah già ma<br />
c’è anche un film! Le uniche cose<br />
interessanti sono quelle che vi<br />
abbiamo svelato. Il resto è cinema<br />
di serie D con una buona scena di<br />
esorcismo. Paura e tribunali non<br />
vanno proprio d’accordo.<br />
VENEZIA<br />
La Mostra del Cinema di<br />
Venezia si è conclusa ormai<br />
da un mese e forse solo i<br />
più distratti non sanno che il<br />
Leone d’oro lo ha vinto il cinese<br />
Ang Lee con Brokeback<br />
Mountain, un film però completamente<br />
americano.<br />
La copertura mediatica è<br />
stata abbastanza imponente,<br />
come se fosse più interessante<br />
parlare di cinema che non<br />
andare a vederlo. Si è riusciti<br />
anche a far passare l’idea che<br />
il cinema italiano sia vivo e<br />
pieno di spunti interessanti.<br />
Ma che cosa rimane di questa<br />
sessantaduesima edizione?<br />
Innanzitutto l’idea che organizzata<br />
così la Mostra non<br />
abbia un futuro roseo, nonostante<br />
goda di uno scenario<br />
magico, unico, che ancora<br />
attrae artisti e produttori. Le<br />
strutture sono fatiscenti e insufficienti.<br />
<strong>È</strong> passato un progetto<br />
per la costruzione di un<br />
nuovo Palazzo del cinema dal<br />
costo di 100 milioni di euro.<br />
Ma, speriamo di sbagliarci, i<br />
tempi di realizzazione non saranno<br />
strettissimi. Quest’anno<br />
poi i film selezionati erano in<br />
numero decisamente inferiore<br />
all’anno scorso. Alcuni non<br />
hanno avuto neanche una<br />
replica per via della mancanza<br />
di sale. E un altro problema,<br />
sempre legato alla carenza di<br />
spazi, è l’impossibilità di organizzare<br />
in contemporanea<br />
un mercato, come, per esempio<br />
accade a Cannes.<br />
La grande incognita della<br />
Mostra di Venezia d’ora<br />
in poi si chiamerà Festival<br />
del Cinema di Roma. Per il<br />
momento le due strutture si<br />
fanno i complimenti a vicenda<br />
promettendosi che mai e poi<br />
mai si calpesteranno i piedi.<br />
Ma in un paese in cui la produzione<br />
cinematografica sta<br />
raggiungendo livelli da terzo<br />
mondo a che cosa servono<br />
due festival internazionali?
LIBRI<br />
DI MARTA TOPIS<br />
AMARANTO METROPOLITANO<br />
LIVORNO LOVE STORY<br />
L’amore amaranto tra<br />
Jak ed Ele, teenager<br />
livornesi molto “cugi”,<br />
inaugura Bill-Dung-<br />
Sroman, la nuova<br />
collana delle Edizioni e/o<br />
SOLO PER CASO<br />
Jacopo Reali<br />
Edizioni e/o, 2005<br />
127 pp., 10,50 euro<br />
“…Non che gli mancasse una<br />
buona dose di vittimismo ma<br />
talvolta gli sembrava davvero<br />
di essere nato unicamente per<br />
portarsi il peso del mondo sulle<br />
spalle. Poi l’anno di merda<br />
2002 gli aveva dato l’inesorabile<br />
prova che le cazzate che gli<br />
frullavano dentro al cervellino<br />
bacato che si ritrovava erano<br />
vere, o almeno ne avevano tutta<br />
l’aria:<br />
Separazione dei genitori<br />
Musata epica con la tipa in classe<br />
sua<br />
Cadute (varie) di motorino<br />
Vari infortuni alle ginocchia che<br />
gli avevano impedito di giocare<br />
a pallone<br />
Dulcis in fundo la sua semi-relazione<br />
con Giulia, unica luce di<br />
un’annata buia, andava verso<br />
un lento ed inesorabile declino<br />
che sarebbe culminato poco dopo<br />
con il fidanzamento di lei con<br />
quel porco maledetto. E pensare<br />
che per lei aveva cambiato anche<br />
scuola; era passato dal magico<br />
ITI al liceo più maledettamente<br />
difficile della città, Liceo<br />
E. Spararsi era troppo scontato<br />
e lui lo sapeva bene. Menomale<br />
c’eravamo noi del gruppo.<br />
Menomale c’ero anch’io. Avevo<br />
conosciuto Jak sul campo di cal-<br />
immagine tratta dalla copertina di: J. Reali, Solo per caso, Edizioni e/o, 2005<br />
cio quando avevamo sei anni nel<br />
magico Antignano-Montenero.<br />
Lui faceva il portiere ed io l’attaccante.<br />
Era bravo nonostante<br />
fosse parecchio grassoccio, anche<br />
se quando subiva un goal si<br />
metteva a piangere. Col passare<br />
degli anni noi componenti della<br />
squadra diventammo molto amici<br />
e appena compiuti quattordici<br />
anni, muniti di motorino, nonostante<br />
l’Antignano non esistesse<br />
più come squadra da diverso<br />
tempo, ci ritrovammo a formare<br />
un gruppo nel quartiere di<br />
Bandinella, visto che più o meno<br />
tutti abitavamo nelle vicinanze.<br />
Il quartier generale divenne il<br />
centro commerciale di Marilia. Il<br />
centro aveva ben poco da offrire,<br />
ma quel poco ci bastava. Del<br />
resto a Livorno di divertimenti<br />
per ragazzi ce ne sono sempre<br />
stati pochi…”.<br />
Così ha inizio la storia di Jak,<br />
liceale livornese che come tutti i<br />
suoi coetanei gioca a calcio, va in<br />
palestra e tira di scherma, appende<br />
la foto del Che in camera, si ritrova<br />
il sabato con la compa, tutto<br />
vestito “cugi” (tradotto fighetto)<br />
a tacchinare le bimbe, e poi la<br />
domenica va allo stadio a tifare<br />
gli amaranto del Livorno. “La tipica<br />
storia che leggi di sfuggita sui<br />
giornali… e che pensi che succeda<br />
solo agli altri…”, vi racconta<br />
la voce narrante di Michele, il suo<br />
migliore amico, quella in cui Jak si<br />
innamora di Eleonora, quando un<br />
tragico incidente del sabato sera<br />
gli cambia la vita.<br />
Storia tanto scontata quanto<br />
tenera, soprattutto se voi che<br />
leggete avete qualche anno in<br />
più dei 18 del protagonista o<br />
dell’autore, Jacopo Reali, a sua<br />
volta liceale, livornese e schermi-<br />
dore, alle prese con il suo primo<br />
romanzo.<br />
Solo per caso (si chiama così,<br />
peccato, perché il titolo provvisorio<br />
Amore amaranto a noi piaceva<br />
moltissimo) è stato scelto per<br />
inaugurare la nuova collana delle<br />
Edizioni e/o Bill-Dung-Sroman,<br />
collana che prende ispirazione<br />
dai romanzi di formazione e racconta<br />
di teenager e dintorni alle<br />
prese con gioie e dolori dell’adolescenza.<br />
Il primo titolo, fresco d’uscita, è<br />
proprio la tenerona love story<br />
livornese, ma la e/o è già pronta<br />
a sparare la sua seconda cartuccia:<br />
I capelli dei dannati di Joe<br />
Meno, trentenne italo-americano<br />
che a suon di parolacce descrive<br />
l’incontro di un timidone e di una<br />
grassona punk dai capelli rosa<br />
con il vizio di menare. Tutto un<br />
programma.<br />
TOSSICODIPENDENZE DA <strong>LA</strong>VORO<br />
Da Berlino l’impietoso ritratto di una tribù metropolitana spremuta per lavoro fino all’ultima goccia di sangue<br />
NOI NON DORMIAMO.<br />
L’INSONNIA DEI PRECARI<br />
DI SUCCESSO<br />
Kathrin Röggla<br />
ISBN Editore, 2005<br />
254 pp., 13 euro<br />
Kathrin, 35 anni, vive e lavora<br />
a Berlino: di questa metropoli<br />
ha già raccontato le notti insonni<br />
di lounge bar e disco al<br />
ritmo della techno-music. Ora si<br />
cimenta con un nuovo mondo:<br />
quello di manager & co., intervistando<br />
– sullo sfondo di una<br />
non ben identificata mega-fiera<br />
– una serie di figure consulenziali<br />
del genere new economy<br />
company (un’impiegatizia redattrice<br />
online, un navigato senior<br />
associate, un it-supporter, una<br />
timida stagista, una key account<br />
manager e un partner). Poi ha<br />
tagliato e cucito le interviste e<br />
ha tolto tutte le maiuscole. Il<br />
risultato: l’impietoso ritratto di<br />
una tribù metropolitana, spremuta<br />
per lavoro fino all’ultima<br />
goccia di sangue… gente che<br />
della professione ha fatto una<br />
vera e propria religione e per<br />
quella si sacrifica a tal punto da<br />
perdere il sonno e (diciamo noi)<br />
la ragione… gente che ormai è<br />
drogata di lavoro e incapace di<br />
prendere una qualsiasi pausa…<br />
gente che non dorme più perché<br />
c’è l’acool o la dexedrina,<br />
e che non torna mai a casa<br />
perché là non ha più niente<br />
da fare… Nella nostra scala di<br />
giudizi non riusciamo a dargli<br />
“quattro dita” perché una volta<br />
arrivati alla fine del libro altro<br />
che “Ancora! Ancora!”: vi viene<br />
voglia di mandare tutti al diavolo<br />
e non fare niente per una<br />
settimana intera…<br />
PRIMA&DOPO SHORT<br />
Due esordienti, due<br />
famiglie, una scoperta<br />
ICARO NEL<strong>LA</strong> MENTE<br />
Claudio Bianchi<br />
peQuod, 2005<br />
141 pp., 13,50 euro<br />
Leggere attentamente le avvertenze<br />
prima dell’uso: ovvero,<br />
superare le pagine iniziali<br />
e lasciare che la storia prenda<br />
corpo, avvincendo e convincendo.<br />
L’ha scritta un’esordiente<br />
alla tenera età di 65<br />
anni, inventando una serie di<br />
nomi astrusi e ambientandola<br />
in uno di quei paesi della provincia<br />
milanese dal doppio nome:<br />
è la vita del piccolo Cairo,<br />
figlio di Sirio e Istriana, nato<br />
sotto il fascismo, cresciuto ai<br />
tempi del boom economico,<br />
assunto in fabbrica, coinvolto<br />
negli scioperi generali e finito<br />
in prigione. Potrebbe sembrare<br />
un noioso romanzo di<br />
formazione e invece alla fine<br />
è un delizioso racconto tra il<br />
poetico e il fiabesco, recitato<br />
da una delicata voce malinconica.<br />
Lettura autunnale.<br />
MY SWEET FAMILY<br />
Francesco Venditti<br />
Manni, 2005<br />
133 pp., 12 euro<br />
Il cognome è ingombrante, ma<br />
lui, invece di fare il cantante<br />
come papà, è diventato attore<br />
e doppiatore e ora si cimenta<br />
nella scrittura sotto le ali di<br />
un editore salentino. Più che<br />
un romanzo, questo è (parole<br />
dell’autore) il susseguirsi incessante<br />
dei fotogrammi che<br />
compongono lo story-board<br />
di una vita, quella della famiglia<br />
del protagonista, che ce<br />
la vomita addosso tra chiazze<br />
di sangue, canne, ecstasy,<br />
Prozac, parolacce e sproloqui<br />
assortiti. Frasi e parole apparentemente<br />
in libertà, di cui<br />
va inseguito il senso logico e<br />
che, se non altro, si distinguono<br />
nel panorama editoriale.<br />
Graaaaazie Francesco…<br />
URBAN 71
Pro Evolution Soccer 5<br />
DIGITAL LIFE<br />
DI SANDRO BRESCIA<br />
DIMMI CHE FOOTBALL<br />
VUOI E TI DIRÒ CHI SEI<br />
Simulazioni fedelissime<br />
o tecnica calcistica<br />
sopraffina? La palla ai<br />
player<br />
Come ogni anno a ottobre<br />
riparte la sfida calcistica. No,<br />
non siamo impazziti, ovvio che il<br />
campionato di calcio in Italia inizi<br />
in settembre... ma la vera partita<br />
la giochiamo sugli schermi. A<br />
PER MANHATTAN IN CALZAMAGLIA<br />
A New York, in tutina,<br />
senza sentirvi ridicoli:<br />
ma quando vi capita di<br />
nuovo?<br />
Hanno ucciso l’uomo ragno,<br />
ma evidentemente lui non se<br />
n’è accorto. Anzi. Dopo i grandi<br />
successi al box office e la buona<br />
tiratura del fumetto, sembra<br />
continuare a godere di ottima<br />
salute. Ultimate Spider Man è<br />
l’ultima avventura che vede il<br />
nostro eroe in tutina rossoblu<br />
come protagonista. L’incontro tra<br />
la casa di produzione di e-game<br />
Activision e la mitica Marvel è sicuramente<br />
riuscito. Il gioco è un<br />
action-adventure nel quale si vestono<br />
i panni del supereroe, ma<br />
ottobre, infatti, il mondo degli egame<br />
è scosso dall’uscita di Pro<br />
evolution soccer della Konami<br />
giunto alla quinta edizione e la<br />
versione 2006 di Fifa della Ea.<br />
Una sfida puntuale che va avanti<br />
da anni a colpi di testa, scivolate<br />
ed entrate fallose.<br />
Fifa vanta un pedigree di alto<br />
livello, tutti i marchi, tutti i nomi<br />
dei giocatori, le magliette originali<br />
e pure i tifosi sembrano<br />
per la prima volta sarà possibile<br />
anche fare i cattivi – e che cattivi!<br />
– con il personaggio Venom,<br />
una vera e propria nemesi del<br />
supereroe.<br />
Esattamente come il fumetto, il<br />
gioco è ambientato a New York,<br />
per essere precisi a Manhattan<br />
quelli veri. Pro evolution è storicamente<br />
il più apprezzato da chi<br />
cerca una vera e propria simulazione<br />
calcistica. Così, non è un<br />
caso che l’edizione 2006 di Fifa<br />
sia stata creata esclusivamente<br />
da appassionati di calcio, escludendo<br />
quei realizzatori canadesi<br />
e statunitensi che fino a oggi si<br />
occupavano del titolo.<br />
I risultati sono evidenti: rallentata<br />
un po’ la frenesia del gioco ne<br />
e a Queens, applicando quello<br />
che in gergo tecnico viene definito<br />
free roaming, che di fatto è<br />
un’enorme libertà di movimento.<br />
Lo sviluppo della trama non è<br />
lineare, permettendo così al giocatore<br />
un ampio raggio di azioni.<br />
Un altro elemento caratteriz-<br />
guadagna il realismo, la palla<br />
sembra finalmente scorrere su<br />
un manto erboso e l’intelligenza<br />
artificiale degli avversari è divenuta<br />
degna di questo nome.<br />
Come sempre gli stadi sono stati<br />
realizzati con estrema cura e la<br />
parte manageriale del gioco è<br />
sicuramente la più riuscita.<br />
In Pro evolution 5, realizzato da<br />
Shingo ‘Seabass’ Takatsuka, il<br />
gioco si è fatto ancora più difficile<br />
e di simulazione. Controllare la<br />
palla è già un’impresa e scordatevi<br />
di superare la difesa avversaria<br />
zizzagando in velocità, per<br />
fare gol ci vuole soprattutto una<br />
buona tecnica. Oltre ad alcuni<br />
miglioramenti grafici, la celebre<br />
“Master league” è stata rimodernata,<br />
ma la parte di gioco su cui i<br />
realizzatori si sono concentrati è<br />
soprattutto quella on-line, tanto<br />
che proprio nel gioco in rete si<br />
stanno ridisegnando i confini<br />
e le sfide tra i giochi di calcio. I<br />
tornei globali, le partite in wireless<br />
stanno diventando, infatti,<br />
il vero centro di sviluppo degli<br />
e-game calcistici e sportivi più in<br />
generale.<br />
PRO EVOLUTION SOCCER 5<br />
Ps2/Xbox/Psp/Pc<br />
EA FIFA 2006<br />
Ps2/Xbox/Pc/Nintendo<br />
GameCube/Nintendo DS/Psp<br />
zante è la grafica, una sorta di<br />
fusione tra un videogioco, un<br />
film e un fumetto piuttosto spettacolare,<br />
dietro cui c’è una nuova<br />
tecnologia definita 3D Comic<br />
Inking Technology.<br />
In più, a differenza di molti egame<br />
usciti in questi ultimi anni,<br />
che si reggevano sulla propria<br />
fama e il proprio brand ma che<br />
avevano smarrito il concetto<br />
fondamentale di un buon videogame,<br />
ovvero la giocabilità, i<br />
realizzatori hanno puntato molto<br />
su questo aspetto: con Ultimate<br />
Spider Man la sfida è davvero<br />
aperta.<br />
ULTIMATE SPIDER MAN<br />
Ps2/Xbox/Nintendo GameCube/<br />
Game Boy Advance/Nintendo DS/Pc<br />
E-NEWS<br />
E anche i blog alla<br />
fine hanno messo il<br />
motore<br />
Non è certo una novità che<br />
i weblog, meglio conosciuti<br />
come blog e nati come<br />
semplici “diari” online, siano<br />
ormai diventati una preziosa<br />
fonte di informazione in<br />
tutto il mondo. Gli esempi<br />
si sprecano: ormai ne hanno<br />
regolarmente uno giornalisti,<br />
scrittori o personaggi dello<br />
spettacolo, ma anche molti<br />
soldati americani in Iraq; da<br />
Londra, il 7 luglio, le informazioni<br />
filtravano soprattutto<br />
dai blog.<br />
La novità è che i grandi motori<br />
di ricerca si stanno adeguando<br />
creando delle sezioni<br />
espressamente dedicate ai<br />
blog. Il primo ad annunciarlo<br />
è stato Google, ma molti sostengono<br />
che gli altri big si<br />
adegueranno in breve tempo.<br />
Alla pagina http://google.<br />
com/blogsearch potete trovare<br />
la versione beta (test) di<br />
questo nuovo progetto della<br />
casa di Mountain View: basta<br />
digitare i propri argomenti<br />
d’interesse per avere un elenco<br />
più che esaustivo dei relativi<br />
blog in circolazione. Ma<br />
come reagiranno i motori di<br />
ricerca di blog “storici”? Il più<br />
noto è Technorati.com, che ne<br />
traccia quasi 18 milioni nella<br />
blogsfera, ma ci sono anche<br />
Daypop, Feedster, Bloogz e<br />
Clusty, che è un motore multiplo.<br />
Il rischio, come sempre,<br />
è che tutto finisca nelle mani<br />
di un unico gruppo perdendo<br />
quella molteplicità di proposte<br />
che per la qualità delle<br />
ricerche è fondamentale.<br />
C’è però un dato in controtendenza:<br />
secondo una<br />
ricerca del Pew Internet, il<br />
62% degli utenti internet<br />
non sa neppure che cosa sia<br />
un blog.<br />
URBAN 73
HOT HIT<br />
Le più scaricate a fine<br />
settembre da I Tunes<br />
Music Store - Italia<br />
1 .<br />
2 .<br />
3 .<br />
4 .<br />
5 .<br />
6 .<br />
7 .<br />
8 .<br />
9 .<br />
ROBBIE WILLIAMS<br />
Make me pure (Acoustic)<br />
JUANES<br />
La camisa negra<br />
JOVANOTTI<br />
Mi fido di te<br />
EROS RAMAZZOTTI<br />
La nostra vita<br />
<strong>THE</strong> PUSSYCAT DOLLS<br />
Don’t cha<br />
JAMEAS BLUNT<br />
You’re beautiful<br />
GREEN DAY<br />
Wake me up when September ends<br />
DANIEL POWTER<br />
Bad day<br />
DEPECHE MODE<br />
Precious<br />
B<strong>LA</strong>CK EYED PEAS<br />
10 . Don’t lie<br />
ZOOM<br />
Qual è il genere musicale più<br />
amato in Europa? Quanto tira<br />
la musica italiana nel panorama<br />
internazionale? E quanto<br />
si è disposti a spendere ogni<br />
anno per acquistare album o<br />
dvd? Per il quarto anno prova<br />
a rispondere Music Census, il<br />
censimento in rete di gusti e<br />
opinioni degli appassionati di<br />
tutta Europa promosso dal canale<br />
digitale di musica non stop<br />
Music Choice. Si può dar voce<br />
alle proprie opinioni in materia<br />
semplicemente cliccando su<br />
www.musiccensus.com. Chissà,<br />
magari si è anche fortunati e,<br />
oltre a levarsi la soddisfazione<br />
di votare la suoneria telefonica<br />
più odiata, si può vincere un<br />
bel weekend lungo per due a<br />
Miami. Per registrarsi c’è tempo<br />
fino al 31 ottobre.<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MONESI<br />
ARRIVA CHRIS CORNELL<br />
ED <strong>È</strong> SUBITO CUBA LIBRE<br />
LIVE IN CUBA<br />
Audioslave<br />
Universal<br />
Chris Cornell trasudava emozione<br />
da tutti i pori quando<br />
ha aperto il primo concerto di<br />
una band americana nel pieno<br />
centro de L’Avana, a Cuba, lo<br />
scorso 6 maggio. Il tutto avveniva<br />
mentre Fidel Castro lanciava<br />
strali sulla politica americana<br />
dalla tv, ma questo non<br />
interessava a nessuno. C’era la<br />
rock band americana da vedere!<br />
La prima band a esibirsi a<br />
Cuba dopo l’embargo. A nessuno<br />
in realtà importava che<br />
fosse statunitense, ma solo<br />
che fosse in grado di far divertire!<br />
Erano in 60mila in piazza:<br />
ironia della sorte, proprio in<br />
quella piazza anti-imperialista<br />
costruita cinque anni fa da<br />
Castro per fornire al popolo<br />
un luogo in cui ritrovarsi a<br />
protestare contro gli Usa.<br />
Nel Conservatorio più importante<br />
di Cuba, che è anche<br />
una scuola d’arte, gli studenti<br />
non hanno le bacchette per<br />
la batteria e neppure le corde<br />
per la chitarra e tutto ciò che<br />
suonano resta insieme con<br />
massicce dosi di nastro adesivo,<br />
che scarseggia anch’esso.<br />
<strong>È</strong> grazie a questa scuola che<br />
A Milano qualcuno ha già lanciato<br />
il grido di apprezzamento<br />
del momento: “Preeegioooo”.<br />
Nuovo modo di dire, nuovo genere:<br />
ritorna lo ska mescolato alla<br />
disco. <strong>È</strong> la diska! Se the Dead 60s<br />
and The Ordinary Boys fotocopiano<br />
il beat ska, aggiungendoci<br />
ben poco di nuovo, gli Hard-Fi<br />
sono qualcosa di assolutamente<br />
inedito: mescolano con sapienza<br />
la disco, il punk, il dub finché non<br />
riescono a ottenere un suono<br />
fine Seventies con sonorità più<br />
moderne.<br />
I ragazzi inglesi li definiscono<br />
“diska-guru”, protagonisti assoluti<br />
di un nuovo movimento, un<br />
genere musicale all’avanguardia<br />
che non si può affrontare senza<br />
aver prima assorbito buone dosi<br />
di ska. Un genere di tutto rispetto<br />
gli Audioslave hanno potuto<br />
esibirsi a Cuba! In cambio un<br />
gruppo di allievi ha potuto<br />
suonare sul palco lasciando<br />
che affonda le proprie radici nel<br />
Mento giamaicano, la musica rurale<br />
preferita ai matrimoni e in altre<br />
cerimonie dell’isola, trasformatasi<br />
poi in Jamaican mobile disco negli<br />
anni ’50 con Clement Dodd (colui<br />
che lanciò il re del reggae Bob<br />
Marley) e mescolata alla r&b in<br />
ska subito dopo. Nel 1978 accadde<br />
un fatto strano in Inghilterra: in<br />
poche settimane riuscì a invadere<br />
le classifiche di vendita.<br />
The Specials sfornarono con la<br />
loro etichetta un successo dietro<br />
l’altro e poi i Madness, i Selecter,<br />
The (English) Beat, i Bad Manners<br />
e i BodySnatchers. Persino i Police<br />
non disdegnarono di fare qualche<br />
pezzo ska. Elvis Costello pubblicò<br />
il singolo Can’t stand up for falling<br />
down e produsse il primo album<br />
degli Specials… sembrava un bel<br />
tutti a bocca aperta per il talento<br />
mostruoso.<br />
Il cofanetto è una confezione<br />
speciale che contiene 18 can-<br />
sogno, ma durò solo tre anni. Nel<br />
’78, prima dello ska, nei locali tutti<br />
i ragazzi pogavano e lottavano<br />
contro ogni omologazione. Senza<br />
un’apparente ragione in pochi<br />
mesi si ritrovarono divisi in due<br />
fazioni: quelli con la grana vestivano<br />
abiti fighissimi a quadrettoni<br />
bianchi e neri con scarpe di<br />
vernice, mentre i più squattrinati<br />
indossavano scarponi larghi, jeans<br />
logori e magliette rigorosamente<br />
bianche. Quando in un club dietro<br />
l’altro si verificarono tafferugli<br />
sempre più seri, i locali smisero<br />
di ospitare band ska e il genere<br />
morì.<br />
Una morte violenta nel 1981. Una<br />
resurrezione anche in Italia subito<br />
dopo con piccoli movimenti e<br />
band ottime quanto sconosciute,<br />
e una vera nuova vita con il nuo-<br />
zoni su cd e dvd. Nel dvd, un<br />
bellissimo documentario di<br />
mezz’ora, spezzoni del concerto<br />
live e uno speciale tv<br />
sull’evento. Nel bonus live cd<br />
è possibile ascoltare la recente<br />
esibizione degli Audioslave<br />
A sessions@aol, live per internet<br />
per il colosso americano<br />
Aol Time Warner.<br />
Chris Cornell (ex<br />
Soundgarden) e Tom Morello,<br />
insieme a Tim Commerford e<br />
Brad Wilk (ex Rage Against<br />
The Machine) hanno aperto<br />
il concerto con due brani dal<br />
loro fortunatissimo album del<br />
2003: Cochise e Like a stone,<br />
seguiti da Your time has come,<br />
Doesn’t remind me, tratti dall’ultimo<br />
album Out of exile che<br />
ha debuttato al primo posto<br />
nella top 100 americana. Poi<br />
hanno suonato alcuni brani di<br />
Soundgarden e Rage Against<br />
the Machine, per due ore e<br />
mezza.<br />
Organizzato dal dipartimento<br />
del tesoro americano e<br />
dall’Instituto Cubano de la<br />
Musica, il concerto si è trasformato<br />
in un evento senza<br />
precedenti e questo dvd ne è<br />
il monumento per futura memoria<br />
di chi l’aveva giudicata<br />
una missione impossibile.<br />
SOTTOFONDO<br />
LO SKA NON PORTA MAI SKADENZA<br />
Dagli Eighties con furore torna lo ska che, mescolandosi con la disco, crea un nuovo genere: è la diska!<br />
vo disco uscito un mese fa dei<br />
Madness, i meno puri, ma proprio<br />
per questo più avanti di tutti nel<br />
genere.<br />
1. Madness, One step beyond,<br />
1979<br />
2. Specials, Singles collection<br />
3. Madness, Seven, 1981<br />
4. Selecter Bbc Session, Live At<br />
The Paris Theatre ’79<br />
5. Bad Manners, Greatest Hits<br />
Live<br />
6. Madness, The dangermen sessions,<br />
volume one, 2005<br />
7. Specials, Bbc Session<br />
8. Madness, Absolutely, 1980<br />
9. Bad Manners, Magnetism<br />
– The very best of<br />
10. Madness, The dangermen<br />
sessions, volume one<br />
11. Hard-Fi, Stars of Cctv<br />
FABBRICANTE DI CANZONI<br />
Simone Cristicchi<br />
Ariola<br />
“Se la montagna viene da te e<br />
non sei Maometto... Scappa! <strong>È</strong><br />
una frana!”. Questa frase riassume<br />
il Cristicchi-pensiero meglio<br />
di qualsiasi altra definizione.<br />
Chitarrista dall’età di 16 anni, nel<br />
suo album mostra tutta la “sagacia”<br />
del geniaccio romano che<br />
ha portato al successo il singolo<br />
dell’estate. Fa morire A Samba,<br />
la canzone intrisa di saudade in<br />
cui Simone rimpiange le trattorie<br />
romane che hanno capitolato di<br />
fronte all’invasione dei ristoranti<br />
cinesi. Se volete sapere tutto su<br />
questo disco non leggete qui,<br />
andate su: www.cristicchiblog.net.<br />
Un blog (senza censure) pieno di<br />
suoi amici e sostenitori. Sembra<br />
quasi li abbia pagati per le cose<br />
carine che gli scrivono! Una gavetta<br />
tormentata, poi grazie all’incontro<br />
con Francesco Migliacci le<br />
prime programmazioni in radio<br />
e nel novembre 2002 l’apparizione<br />
più importante tra i 24<br />
artisti partecipanti a Destinazione<br />
Sanremo. In aprile sale sul palco<br />
a Roma durante il concerto di<br />
Biagio Antonacci e canta davanti<br />
a 10mila persone. Proprio come<br />
Biagio Antonacci. Per forza: il<br />
concerto era il suo!<br />
NOVEMBRE A ROMA <strong>È</strong> RESFEST<br />
Partito da New York, il festival più cool del momento approda in Italia. <strong>Urban</strong> non poteva non esserci!<br />
Se c’è un difetto nelle manifestazioni<br />
che promuovono le arti<br />
visive è che spesso si vanno a<br />
imboscare in luoghi introvabili e<br />
finiscono con l’avere una visibilità<br />
ridicola. Succede in un paese<br />
come il nostro in cui, talvolta, c’è<br />
troppo da vedere. Per il ResFest<br />
è ben diverso: il festival internazionale<br />
itinerante, alla sua nona<br />
edizione, è partito a settembre<br />
dal Tribeca Performing Arts<br />
Center di New York e presenta,<br />
per la prima volta in Italia, il<br />
meglio dell’innovazione e dell’avanguardia<br />
nel campo delle<br />
arti visive con un cartellone da<br />
paura! Cortometraggi, video<br />
e programmi musicali, eventi<br />
speciali, feste e concerti da non<br />
perdere. A Torino dal 27 al 30<br />
ottobre al Museo nazionale del<br />
cinema e a Roma dal 18 al 20<br />
novembre al Teatro Palladium<br />
con le sue quattro sezioni Shorts,<br />
Retrospectives, Video Music,<br />
Feature Films, presenterà i migliori<br />
lavori dell’edizione newyorchese<br />
del festival, e nell’Italian<br />
Window, le fatiche nostrane di<br />
Fabrica, Frame by Frame, Flyer e<br />
Inguine. Promotore del festival,<br />
Fox International Channels Italia,<br />
con la partecipazione di partner<br />
come Benetton-Fabrica, Dams<br />
dell’Università Roma3, Istituto<br />
Europeo di Design. Media partner<br />
dell’iniziativa anche noi di<br />
<strong>Urban</strong>.<br />
Apre il festival lo Studio Trip, un<br />
viaggio all’interno di alcuni dei<br />
più interessanti studi di montaggio<br />
e post produzione audio-video<br />
di Roma, che apriranno, per<br />
la prima volta e in esclusiva per il<br />
festival, le loro sedi al pubblico.<br />
E in più una grande occasione<br />
per i giovani filmaker: Portfolio<br />
View, ovvero la possibilità di<br />
far visionare i propri lavori e di<br />
trovare interlocutori tra alcuni<br />
esperti del settore che terranno<br />
workshop e tavole rotonde sulle<br />
tecniche digitali e altri temi legati<br />
all’audiovisivo. In programma<br />
ben due video retrospettive:<br />
una dedicata a Beck e l’altra un<br />
vero doveroso omaggio al pluripremiato<br />
collettivo scandinavo<br />
Traktor, autore di spot per Nike<br />
e Fox Sports e di video musicali<br />
per Basement Jaxx, Fatboy Slim<br />
e Prodigy. E poi le produzioni<br />
di alcuni registi emergenti come<br />
Nagi Noda, Jonnie Ross e<br />
Francois Vogel. In programma<br />
anche i lavori dei big Jared Hess,<br />
Gaelle Dennis, Miguel Arteta,<br />
Johan Kramer, Edouard Salier,<br />
Chris Cunningham, Nakd Design<br />
e Stylewar.<br />
Nelle sezioni Cinema Electronica<br />
e Videos That Rock! i nuovi video<br />
di Chemical Brothers, Dizzee<br />
Rascal, Aesop Rock, RJD2, Four<br />
Tet, Bloc Party, Lcd Soundsystem,<br />
Quasimoto, Arcade Fire, Lemon<br />
Jelly e Flaming Lips.<br />
La sezione By Design presenterà,<br />
invece, uno showcase delle proposte<br />
più innovative nei campi<br />
della grafica on air e dell’animazione.<br />
Il ResFest non capita<br />
tutti i giorni e dopo le tappe in<br />
Italia continua il suo tour. Se lo<br />
perdete vi tocca rincorrerlo in<br />
Australia… Vedete voi…<br />
Info: www.resfestroma.com<br />
CONCERTI<br />
SPOON<br />
6 ottobre<br />
Milano – Transilvania Live<br />
8 ottobre<br />
Bologna – Covo<br />
MORCHEEBA<br />
6 ottobre<br />
Milano – Alcatraz<br />
7 ottobre<br />
Padova – Palasport<br />
8 ottobre<br />
Modena – Vox<br />
TURIN BRAKES<br />
7 ottobre<br />
Milano – Rainbow Club<br />
8 ottobre<br />
Rimini – Velvet<br />
LINEA 77<br />
8 ottobre<br />
Milano – Rolling Stone<br />
14 ottobre<br />
Torino – Hiroshima mon<br />
amour<br />
23 ottobre<br />
Bari – Teatro Kismet<br />
28 ottobre<br />
Napoli – Tba<br />
JOVANOTTI<br />
22 ottobre<br />
Padova – Palasport<br />
24 ottobre<br />
Firenze – Mandela Forum<br />
25 ottobre<br />
Bologna – Palamalaguti<br />
27 ottobre<br />
Verona – Palasport<br />
<strong>THE</strong> WHITE STRIPES<br />
21 ottobre<br />
Bologna – Paladozza<br />
DREAM <strong>THE</strong>ATER<br />
29 ottobre<br />
Milano – Forum<br />
30 ottobre<br />
Bologna – Palamalaguti<br />
31 ottobre<br />
Roma – Palalottomatica<br />
OASIS<br />
29 ottobre<br />
Treviso – Palaverde<br />
30 ottobre<br />
Milano – Forum<br />
74 URBAN URBAN 75<br />
RUSH<br />
Jay Jay Johanson<br />
Virgin<br />
Se credete che la musica da ballare<br />
implichi un minimo di violenza,<br />
ricredetevi con Jay Jay!<br />
Il suo ultimo lavoro contiene atmosfere<br />
altrettanto dolci ma con<br />
suoni che sembrano usciti dai<br />
vecchi album dei Ten CC, degli<br />
Art of Noise dei Pet Shop Boys.<br />
La voce di questo svedese<br />
già al quinto album è sottile e<br />
delicata e nonostante faccia il<br />
dj dagli anni ’80 esprime una<br />
personalità dolcissima. Anche<br />
scimmiottando i miti dell’electro<br />
disco targata Eighties avvolge di<br />
una forma di eleganza insolita i<br />
propri brani. Una caratteristica<br />
che lo ha reso popolarissimo nel<br />
Nord Europa, regno dell’electro<br />
pop.<br />
I più giovani esponenti della<br />
dance elettronica francese potrebbero<br />
considerarlo un fratellone<br />
del Nord.<br />
Tante le citazioni nell’album: dai<br />
Daft Punk agli Air a Brian Eno.<br />
Il parigino Jean Pierre Ensuque,<br />
convocato per Rush, ha contribuito<br />
a dare all’album quel<br />
suono dance raffinato che piace<br />
tanto ai francesi. Ma che non dispiacerà<br />
a chi ama il ritmo sì, ma<br />
con gentilezza.<br />
<strong>LA</strong>TE REGISTRATION<br />
Kanye West<br />
Roc-A-Fella<br />
Kanye è il personaggio del momento,<br />
sono tutti d’accordo nel<br />
music biz. Pungente e ironico,<br />
modaiolo e black, ma ben oltre<br />
il popolino delle Suv nere con<br />
vetri neri, e ospiti neri devastati<br />
dai subwoofer. Nomi come Adam<br />
Levine dei Maroon 5, Jamie Foxx,<br />
Jay-Z, Common e tanti altri contribuiscono<br />
a fare del suo ultimo<br />
lavoro un disco da collezione.<br />
Alcune chicche in ordine sparso:<br />
Heard ‘em say, in duetto con<br />
Adam Levine, il campionamento<br />
di Move on up di Curtis Mayfield,<br />
perfetto per Touch the sky, Jamie<br />
Foxx che canta I’ve got a woman<br />
di Ray Charles in Gold digger.<br />
Magistrale anche Jay-Z sul campione<br />
di Diamonds are forever di<br />
Shirley Bassey, in un’improbabile<br />
situazione alla 007.<br />
Il suo è il disco più vero degli<br />
ultimi mesi. Un album in cui il rap<br />
torna a essere quello che era:<br />
un genere di denuncia, con testi<br />
crudi e senza facili riferimenti ai<br />
genitali di uomini e donne. Late<br />
Registration non sembra neppure<br />
l’evoluzione del precedente<br />
College Dropout, ma un salto<br />
nell’iperspazio, o meglio, nell’hyper-soul.<br />
P<strong>LA</strong>YING <strong>THE</strong> ANGEL<br />
Depeche Mode<br />
Virgin<br />
L’attesa è finita: dopo due milioni<br />
di copie vendute nel 2001 col<br />
loro decimo album in studio,<br />
Exciter, ecco l’undicesima meraviglia.<br />
Fresco come se fosse di una<br />
band emergente, maturo come<br />
da copione, gradevole dall’inizio<br />
alla fine, l’album ha preso forma<br />
tra Santa Barbara, New York e<br />
Londra. Precious è il primo brano:<br />
davvero “made in Depeche”<br />
con sonorità tipiche del gruppo e<br />
poderosi cori.<br />
I want it all è struggente quanto<br />
metropolitana e i più attenti<br />
potranno intuirvi gli ingredienti<br />
apportati da Andy Fletcher, Dave<br />
Gahan per la prima volta compositore<br />
di questa e di altri due brani,<br />
o Martin Gore, che ha firmato<br />
le altre canzoni. Sono insieme da<br />
un quarto di secolo, ma hanno<br />
conservato profonde differenze<br />
di personalità. Se hanno superato<br />
le defezioni, i guai di Dave, la paranoia<br />
di invecchiare e il trauma<br />
del successo globale, un motivo<br />
ci sarà! Basta ascoltare l’album<br />
per scoprirlo: pur non brillando<br />
per allegria, l’energia non manca<br />
e lo stesso Dave, che ha sfiorato<br />
la morte, si è prodigato a sottolineare<br />
il suo entusiasmo.
TEATRO<br />
DI IGOR PRINCIPE<br />
<strong>È</strong> DI SCENA IL FILOSOFO<br />
Mai rappresentato prima,<br />
un dialogo di Giordano<br />
Bruno su un tema per lui<br />
vitale<br />
NAPOLI<br />
La cena delle ceneri<br />
Un atto di coraggio. <strong>È</strong> quel che<br />
ci vuole per portare sulla scena<br />
un’opera quale La cena delle<br />
ceneri. Per diverse ragioni. Una è<br />
che nessuno mai l’ha fatto prima<br />
d’ora, cosa che, senz’appello, fa<br />
di questo spettacolo un debutto<br />
mondiale. L’altra è che l’italiano<br />
di Giordano Bruno, che la scrisse<br />
nel 1584, non è più quello con<br />
cui siamo soliti rivolgerci al prossimo<br />
(e chissà se anche allora lo<br />
era davvero per tutti). La terza,<br />
la più importante, è che questo<br />
testo parla di libertà.<br />
Primo di sei dialoghi che il filosofo<br />
scrisse durante la sua<br />
permanenza in Inghilterra e nei<br />
quali condensò la summa del<br />
suo pensiero, La cena delle ce-<br />
La guerra di Troia<br />
recitata da giapponesi<br />
BOLOGNA<br />
Troilo e Cressida<br />
Sciocca e inutile. Così è la<br />
guerra secondo Shakespeare.<br />
Pietra miliare della sua produzione,<br />
Troilo e Cressida torna<br />
ROMA<br />
L’alba di un torturatore<br />
Inserito nell’ambito del<br />
Romaeuropa Festival, lo spettacolo<br />
di Teatro Clandestino si ispira<br />
al lavoro di Stanley Milgram, psicologo<br />
sociale, sul rapporto tra<br />
autorità e obbedienza. Paradigma<br />
dei suoi studi è Adolf Eichmann,<br />
la mente dell’Olocausto, osservato<br />
durante il processo intentatogli<br />
da Israele. In quegli scritti la compagnia<br />
bolognese ritrova similitudini<br />
con la disciplina teatrale,<br />
dalle quali nasce una drammaturgia<br />
che indaga il rapporto tra i<br />
“mostri” e la società.<br />
Teatro Palladium<br />
Dal 20 al 23 ottobre<br />
neri unisce quattro personalità<br />
profondamente diverse tra loro.<br />
Smitho, il gentiluomo inglese attratto,<br />
come i suoi connazionali,<br />
al “padre di tutti i conflitti” – la<br />
guerra di Troia – per raccontare<br />
di un amore tormentato intessuto<br />
sulla trama del dramma<br />
bellico. Nella storia del teatro,<br />
la formula è tra quelle cui più<br />
si è ricorsi. Ma le cose cambiano<br />
quando a cimentarvisi è<br />
una compagnia giapponese (a<br />
dispetto del nome), Théâtre du<br />
Sygne. Fondata dieci anni fa a<br />
MI<strong>LA</strong>NO<br />
Trilogica<br />
Antonio Rezza e Flavia<br />
Mastrella tornano sulla scena<br />
milanese con tre spettacoli emblematici<br />
della loro felice unione<br />
artistica, in cui la comicità<br />
surreale di lui interagisce con<br />
le scene e gli spazi pensati da<br />
lei. La faccia da mimica estrema<br />
di Rezza spunta da tendoni<br />
strappati o ci si avvolge per<br />
raccontare tre storie: Pitecus,<br />
Io, Fotofinish. Quest’ultima è<br />
l’assurda vicenda di un uomo<br />
che si fotografa da sé per non<br />
sentirsi solo.<br />
Teatro Out-Off<br />
Dal 4 al 30 ottobre<br />
dal pensiero dell’autore. Teofilo,<br />
alter ego di Bruno. Prudenzio,<br />
l’ottuso classicista osteggiato<br />
da Teofilo. Frulla, servitore in-<br />
Tokyo da Seiya Tamura in onore<br />
del drammaturgo irlandese<br />
John Sygne, l’ensemble lavora<br />
sul filo rosso dell’incontro artistico<br />
tra Oriente e Occidente. In<br />
questo spettacolo, che fa parte<br />
di Nipponica 2005 (festival<br />
bolognese sulla cultura del sol<br />
levante), il registro tragico del<br />
testo shakespeariano si unisce<br />
a una concezione dello spazio<br />
VERONA<br />
Donne nella storia<br />
Voci di donne emergono dal passato,<br />
come spiriti che non vogliono<br />
tacere. Da Matilde di Canossa<br />
a Ilaria Alpi, il regista e autore<br />
Luca Caserta ricostruisce la vicenda<br />
di donne che hanno segnato<br />
il corso delle cose. Bandita ogni<br />
sequenza cronologica, le interpreti<br />
– Jana Balkan, Elisa Bertato,<br />
Isabella Caserta – appaiono sul<br />
palco come tessere sparse di un<br />
puzzle che, alla fine, si comporrà<br />
mostrando quel filo rosso – il coraggio<br />
– che lega l’una all’altra le<br />
protagoniste.<br />
Teatro Scientifico<br />
Fino al 9 ottobre<br />
colto. Quattro punti cardinali<br />
intorno ai quali ruota l’azione,<br />
frutto di un libero adattamento<br />
realizzato da Federico Bellini e<br />
diretto da Antonio Latella. Ma,<br />
soprattutto, intorno cui si dipana<br />
il pensiero di uno dei più grandi<br />
eretici della storia, arso vivo nel<br />
1600 a Roma, per aver sfidato<br />
la communis opinio del tempo in<br />
nome della libertà del pensiero.<br />
Quelle che oggi ci paiono come<br />
verità oggettive o come stimolo<br />
per l’esplorazione astronomica<br />
(la terra che ruota intorno al sole,<br />
l’infinitezza dell’universo e la<br />
possibile esistenza di altri mondi)<br />
furono per Bruno momenti di<br />
una lotta durissima, nella quale è<br />
espresso tutto il difficile cammino<br />
dell’uomo verso la conoscenza.<br />
Un viaggio disseminato di<br />
ostacoli con un unico nome: conformismo.<br />
E che ci dice che tra<br />
allora e oggi a cambiare è stata<br />
(forse) solo la lingua italiana.<br />
Nuovo Teatro Nuovo<br />
dal 7 al 16 ottobre<br />
NIPPOSHAKESPEARE AL<strong>LA</strong> RIBALTA<br />
tipicamente orientale. E a uno<br />
stile recitativo che, ostentando<br />
caratteri quasi da fumetto manga,<br />
lascia emergere un’inedita<br />
vena satirica e comica. Come a<br />
voler ricordare che fare la guerra<br />
è, in ultima analisi, una cosa<br />
profondamente ridicola.<br />
Teatri di Vita<br />
19 e 20 ottobre<br />
AGUZZINI, RITRATTI E SUPERDONNE<br />
ROMA<br />
Migliore<br />
In seguito a un incidente,<br />
Alfredo commette un reato. Il<br />
giudice lo assolve, ma lui non<br />
riesce a liberarsi da un soffocante<br />
senso di responsabilità. Che<br />
gli cambia la vita: da uomo mite<br />
e gentile si trasforma in una<br />
persona semplicemente cattiva.<br />
E comincia a farsi strada nel<br />
lavoro e in società. Monologo<br />
scritto e diretto da Mattia Torre,<br />
ha come protagonista Valerio<br />
Mastandrea, volto dolce ma<br />
capace di rasoiate di gelida<br />
rabbia.<br />
Teatro Ambra Jovinelli<br />
Dall’11 al 30 ottobre<br />
MI<strong>LA</strong>NO<br />
DANZA<br />
Livingston<br />
Il quarto spettacolo realizzato<br />
da Kataklò si pone come ideale<br />
continuazione del precedente,<br />
Up. Il processo descrittivo è il<br />
medesimo, fatto di 13 quadri<br />
narrativi e di un epilogo, lungo<br />
i quali agiscono i danzatori<br />
della compagnia. Diversamente<br />
dai precedenti, non tutto lo<br />
show è nato in casa: se le coreografie<br />
sono come sempre, di<br />
Giulia Staccioli, musica e drammaturgia<br />
sono state invece<br />
affidate ad Andrea Pozzoli.<br />
Teatro Smeraldo<br />
Dal 19 ottobre<br />
TORINO<br />
A me occorrono precipizi /<br />
il valico<br />
Nato come progetto speciale in<br />
vista delle Olimpiadi invernali<br />
del 2006, porta in forma di<br />
teatro-danza il rapporto tra uomo<br />
e montagna. Giocato sul binomio<br />
precipizio-valico, lo spettacolo<br />
racconta i due elementi<br />
come metafore delle vicende<br />
umane, dove il primo non è<br />
solo il terrore degli scalatori<br />
ma il sentimento di minoranze<br />
o soldati alla prese con i valichi<br />
da solcare per stare al mondo.<br />
Diretto da Bobo Nigrone, con<br />
coreografie di Rossi, Murgi e<br />
Cocconi, nasce dalla collaborazione<br />
tra la compagnia torinese<br />
Onda Teatro e i friulani della<br />
fondazione Luigi Bon.<br />
Teatro Gobetti<br />
8 ottobre<br />
FIRENZE<br />
In una parte del cielo<br />
Dio e Adamo, il Giudizio<br />
Universale. Basta la Cappella<br />
Sistina per capire quanta importanza<br />
abbia il cielo nell’arte<br />
di Michelangelo. Al quale è<br />
dedicata questa coreografia,<br />
che inaugura la stagione della<br />
danza del Maggio Musicale<br />
Fiorentino. Musiche di Riz<br />
Ortolani e Stefano Luca, compagnia<br />
del MaggioDanza.<br />
Teatro Goldoni<br />
Dal 6 al 14 ottobre<br />
URBAN 77
ARTE<br />
Lo sradicamento e la<br />
memoria al centro<br />
delle opere di<br />
Moshekwa Langa<br />
ROMA<br />
Moshekwa Langa<br />
Giovane, di colore e privo di<br />
un percorso tradizionale. In<br />
questi pochi tratti Moshekwa<br />
Langa, trentenne artista sudafricano<br />
trapiantato dal 1996 ad<br />
Amsterdam – il cui nome potrebbe<br />
ancora (per un po’) sembrare<br />
oscuro ai non addetti – sembra<br />
fissare gli ingredienti del suo<br />
successo. La frase suona quantomeno<br />
sibillina: certo ne sapremo<br />
di più dopo che le sue opere<br />
resteranno esposte per tre mesi<br />
al Maxxi nell’ambito dell’ampia<br />
antologica con cui il museo di<br />
via Guido Reni apre la sua nuova<br />
stagione di mostre.<br />
Alla prima personale in Italia,<br />
Langa è un artista poliedrico difficilmente<br />
incasellabile. Stratifica<br />
Easter<br />
DI FLORIANA CAVALLO<br />
IRONIE DA FORESTIERO<br />
testi e immagini in un dipinto<br />
o si affida a più sterili riprese<br />
video quando invece non assembla<br />
confusamente (almeno<br />
all’apparenza) materiali usa e<br />
getta tipo borse di plastica, carta<br />
strappata, vecchie schede telefoniche,<br />
con un processo creativo<br />
che ha un po’ il sapore degli<br />
automatismi surrealisti. Opere da<br />
cui spesso trapela un’urgenza:<br />
interrogarsi su un sentimento di<br />
alienazione e sradicamento legato<br />
alle sue vicende biografiche<br />
e, più in generale, su un senso<br />
diffuso della fragilità umana. Per<br />
quanto possibile, in chiave auto<br />
ironica.<br />
Se dunque il Maxxi riparte con<br />
un artista tutto da scoprire come<br />
Moshekwa Langa, il Macro<br />
risponde in contemporanea con<br />
le delicate eco-installazioni del<br />
maestro tedesco Wolfgang Laib.<br />
La sfida a suon di taglie forti per<br />
conquistarsi la scena artistica<br />
della capitale continua.<br />
dall’8 ottobre all’8 gennaio<br />
info: www.maxximuseo.org<br />
PERCORSI D'ARTE IMPREVEDIBILI<br />
MI<strong>LA</strong>NO<br />
Mark Wallinger<br />
Due cattedrali, una gotica (il Duomo), l’altra post-industriale (l’Hangar<br />
Bicocca) sono lo sfondo delle variazioni sul sacro di Mark Wallinger.<br />
Via Dolorosa, video che rilegge in 18 minuti le ultime ore della vita<br />
di Cristo, si è meritato la collocazione permanente nella cripta del<br />
Duomo, a fianco alle reliquie di San Carlo. Costo dell’operazione:<br />
180mila euro, tutti sborsati dalla Provincia di Milano.<br />
In piena trance mistica, da qui si levita fino alle profonde navate delle<br />
strutture già Breda, oggi Pirelli, di viale Sarca 336, accolti dalle celestiali<br />
note della musica di Händel: è tempo di fermarsi sui sofferti contrasti<br />
religiosi del Regno Unito (Easter), sulla predestinazione (Angel),<br />
sui temi della redenzione e della dannazione (The Underworld), fino a<br />
trovarsi faccia a faccia con l’opera più nota dell’artista inglese: quell’Ecce<br />
Homo in resina bianca marmorizzata esposto in mezzo alla folla<br />
di Trafalgar Square dal luglio 1999 al febbraio 2000 e già sbarcato<br />
alla Biennale di Venezia del 2001 (info: 335-7978214).<br />
Fino al 27 novembre<br />
MODENA<br />
Going Public<br />
Vengono per lo più da paesi dell’Europa<br />
centro-orientale come<br />
Romania, Polonia e Moldavia – ma<br />
ci sono anche Atelier van Lieshout<br />
e gli italiani Vaccari e Runfola – e si<br />
interrogano sulle migrazioni, i flussi<br />
della gente e gli scambi culturali ed<br />
economici tra Est e Ovest. Sono gli<br />
artisti di Communities and territories.<br />
From Balkans to Baltic, la nuova tappa del progetto Going Public,<br />
che attraverso interventi urbani, workshop, film e dibattiti prova a<br />
fare il punto sull’Europa che cambia (info: www.amaze.it).<br />
Dal 15 ottobre al 30 novembre<br />
NAPOLI<br />
Post-Photography<br />
David Hilliard,<br />
John Sparagna,<br />
Alex Lee, Miguel-<br />
Angel Gaüeca,<br />
Jacopo Benassi,<br />
Federico Pepe, Nick<br />
Waplington, Miguel<br />
Calderon. Cosa li lega?<br />
Sono tutti maestri<br />
nel manipolare<br />
le immagini, di cui<br />
molto spesso ribaltano il senso iniziale. Così, ordinari scenari americani<br />
si coprono di atmosfere dense di mistero, foto di moda patinate e sensuali<br />
diventano le prove più inesorabili della caducità del bello, scorci<br />
di parchi cittadini nascondono viziosi mondi paralleli. Da Changing<br />
Role, main gallery (via Chiatamone 26, info: 081-19575958).<br />
Fino al 4 novembre<br />
Moshekwa Langa, index-periodic table of elements, 2004 / Courtesy dell’artista<br />
Atelier van Lieshout Nick Waplington&Miguel Calderon, Episode 13, 2004<br />
PRIMA&DOPO ART TOUR<br />
Storie d’artista, premi<br />
e nuove gallerie<br />
NAPOLI<br />
Artecinema<br />
Oltre che di scatti, forme e<br />
tele, l’arte contemporanea è<br />
fatta anche di storie. Quelle dei<br />
maggiori nomi degli ultimi 50<br />
anni, per esempio, raccontate<br />
dai film della decima edizione<br />
di Artecinema. Proiettati in versione<br />
originale con traduzione<br />
simultanea in cuffia, quest’anno<br />
vedremo, tra gli altri, documentari<br />
su Buren, Ontani, Newton e<br />
sull’architettura africana e giapponese<br />
(www.artecinema.com).<br />
Teatro Augusteo<br />
Dal 13 al 16 ottobre<br />
MI<strong>LA</strong>NO<br />
Premio Cairo<br />
Torna il premio dedicato ai talenti<br />
under 40 dell’arte italiana.<br />
Dopo una prima selezione a<br />
opera di dieci maestri senior, e<br />
dopo l’irreversibile giudizio dei<br />
lettori di Arte, restano in lizza<br />
per la vittoria Michelangelo<br />
Galliani, Stefania Ricci, Carlo<br />
Pasini, Giuseppe Armenia,<br />
Gabriele Arruzzo, Valentina<br />
D’Amaro, Manuel Ehrenfeld,<br />
Laboratorio Saccardi, Luca<br />
Piovaccari e Alberto Zamboni.<br />
“And the winner is…”: lo scopriremo<br />
il 19 ottobre.<br />
Palazzo della Permanente<br />
Dal 12 al 23 ottobre<br />
VERONA<br />
Byblos Art Gallery<br />
Seicento metri quadri, su due<br />
livelli: tutti dedicati a mostre,<br />
letture e incontri, con tanto di<br />
bookshop e bar. Dove siamo?<br />
In una nuova galleria iper<br />
chic nel cuore di Verona, la<br />
Byblos Art Gallery (info: 045-<br />
8030985). In occasione della<br />
mostra inaugurale sono state<br />
coinvolte 11 star del “neo-barocco”:<br />
per raccontare attraverso<br />
video, foto, dipinti e installazioni<br />
l’esuberanza e l’eccesso<br />
di inizio terzo millennio.<br />
Corso Cavour, 25/27<br />
Dal 13 ottobre al 14 gennaio<br />
URBAN 79
NIGHTLIFE<br />
DI VENERDÌ AL QUBE<br />
NESSUNO <strong>È</strong> NORMALE<br />
La mucca perde il pelo<br />
ma non il vizio<br />
ROMA<br />
Muccassassina<br />
Ci sono poche serate che hanno<br />
dato un’impronta così forte<br />
alla vita notturna capitolina.<br />
Lo sa chi ci è stato e anche<br />
chi non c’è stato: “La festa<br />
Muccassassina del venerdì sera<br />
è un classico!”. Ma da una serata<br />
per pochi, sconvolti, eccentrici<br />
e gay, Muccassassina si era con<br />
il tempo un po’ ammansita, perdendo<br />
la vis trasgressiva e beffarda<br />
che la connotava all’inizio,<br />
richiamando sempre più gente,<br />
non solo tra il pubblico gay.<br />
Così, i buoni propositi per la<br />
stagione di quest’anno, che si<br />
inaugurerà con un party il 14<br />
ottobre, sono quelli di riportare<br />
Muccassassina ai suoi antichi<br />
istinti assasini contro la normalità.<br />
Istinti glem, trans, gay, da sfogare<br />
nei 3mila metri quadri del<br />
Qube, in via di Portonaccio 212,<br />
ora completamente rinnovato,<br />
con un arredo molto hightech,<br />
tanto acciaio e un nuovo impianto<br />
audio, pronto a dar sfoggio<br />
dei suoi 35mila mega watt. Che<br />
non si sa se basteranno al dj<br />
australiano Brent Nicholls, ospite<br />
alla serata dell’inaugurazione.<br />
La direzione artistica è ora<br />
affidata a Diego Longobardi,<br />
attore e produttore teatrale, che<br />
un po’ per passione, un po’ per<br />
deformazione professionale, si<br />
immagina Muccassassina come<br />
Nuovo look, vecchia<br />
formula: al Kinki la<br />
musica è per intenditori<br />
BOLOGNA<br />
Kinki<br />
Proprio quest’anno compie<br />
30 anni di attività e per l’occasione<br />
pareti e pilastri sono<br />
stati ridipinti dal talentuoso<br />
writer Dado. Si tratta del Kinki,<br />
uno storico club situato a 20<br />
metri dalle due torri, negli<br />
Dj Brent Nicholls<br />
uno spettacolo a teatro. Con<br />
tanto di cartellone all’ingresso<br />
che illustra gli show, le star, le<br />
performance che ogni venerdì<br />
sera prenderanno forma nei<br />
vari piani del Qube, iniziando<br />
dal pian terreno che ospiterà la<br />
musica commerciale. Gli “effetti<br />
speciali” sono affidati a un’intera<br />
compagnia di drag queen, tra<br />
cui Fuxia, La Berta e Cara Mella,<br />
spazi che furono del Whisky a<br />
go-go, locale nato nel 1958<br />
e caratterizzato da un’intensa<br />
programmazione live: su tutti,<br />
ci ha suonato tale Jimi Hendrix.<br />
Da quest’anno ogni venerdì al<br />
Kinki si balla proprio sui ritmi<br />
che meglio si sposano con l’arte<br />
di Dado: hip hop, ma anche<br />
soul, reggaeton e r&b con i dj<br />
dell’etichetta locale Portafoglio<br />
Lainz, già nota per aver licenziato<br />
album di culto come quello<br />
di Joe Cassano, dei Camelz<br />
CE e l’ultimo di Dj Gruff, Uno.<br />
La serata si chiama Show Time<br />
che ve ne faranno vedere di<br />
tutti i colori prima di entrare nel<br />
Labirinth del primo piano, un<br />
percorso sensoriale che si perde<br />
nel buio e nei bassi della house,<br />
con una sezione “hot” per soli<br />
uomini e una pista dedicata alla<br />
musica black. Se poi ce la fate<br />
ad arrivare al terzo piano, è qui<br />
che si consuma il vero elemento<br />
di rottura rispetto al passato.<br />
e ai piatti si alternano oltre ai<br />
felsinei Dj Yared Delirious Pit<br />
Dog, Dj Galante e Dj Tune, i milanesi<br />
Dj Chief e Dj Zak, che gli<br />
habitué di locali di Milano come<br />
Cafè Nubia, Cafè Atlantique o<br />
G-lounge avranno già sentito<br />
suonare. Ma la faccenda non si<br />
chiude con i suoni della grande<br />
famiglia hip hop: ogni sabato<br />
tocca all’elettronica di qualità;<br />
il nome della serata in questo<br />
caso è lo stesso del locale e i<br />
due dj residenti, Gas e Roger,<br />
sono spesso affiancati da ospiti<br />
nazionali e internazionali very<br />
Ogni mese allestimenti diversi e<br />
collaborazioni con club e dj internazionali.<br />
Ma l’intento rimane<br />
sempre quello: stupire, emozionare<br />
e dare spettacolo. E allora<br />
perché essere normali?<br />
ANDREA BAFFIGO<br />
QUBE<br />
via di Portonaccio, 212<br />
www.muccassassina.com<br />
30 ANNI DA HENDRIX ALL'HIP HOP<br />
cool. Naturalmente spesso e<br />
volentieri non mancano i visual,<br />
ormai un classico dei set elettronici<br />
con più risorse. Spazio<br />
dunque a tutti i ritmi contemporanei<br />
tra le mura di un locale<br />
sotterraneo che ha un passato<br />
lungo e importante; per più di<br />
un bolognese infatti è un’istituzione.<br />
E non guasta, poi,<br />
l’impegno attivo del Kinki nella<br />
lotta all’Aids.<br />
L. G.<br />
via Zamboni, 1<br />
tel. 051-5875178<br />
MI-NEWS<br />
MI<strong>LA</strong>NO<br />
Pulp Club<br />
Si definisce come il nuovo<br />
punto di riferimento della vita<br />
notturna milanese. E le premesse<br />
potrebbero esserci. Il Pulp<br />
Club apre ufficialmente le porte<br />
a ottobre nel quartiere Isola,<br />
nel fulcro della futura città della<br />
moda, e proprio al mondo del<br />
fashion si rivolge: oltre alle serate<br />
di discodance, si può affittare<br />
per eventi privati. Si tratta<br />
di un ristorante-discoteca con<br />
tre aree privé in stile tech-chic<br />
dalle proporzioni gigantesche:<br />
un Palace capace di contenere<br />
1200 corpi e anime.<br />
Via Alserio, 5<br />
Info: tel. 199-443467<br />
MI<strong>LA</strong>NO<br />
Gaia<br />
E se al Pulp vi coglie un raptus<br />
di omosessualità, potete sgattaiolare<br />
nel portone a fianco.<br />
Lì c’è il Cantiere Delirio, che ha<br />
inaugurato una nuova serata<br />
gay dedicata alle donne: il<br />
Compleanno di Gaia, che scatta<br />
puntuale ogni 30 giorni. Ambiente<br />
su due piani e musica<br />
“dura”: wave, elettro-clash, indie<br />
e rock. L’idea, dell’associazione<br />
Gaia 360, è di dare un’alternativa<br />
creativa a chi sembra<br />
essere annoiato della “solita<br />
serata” con le “solite facce”.<br />
Via Alserio, 3<br />
Tel. 02-69311587<br />
MI<strong>LA</strong>NO<br />
Rocket<br />
Anche quest’anno quelli del<br />
Rocket continuano la loro<br />
crociata contro il “digeismo”<br />
all’italiana con Lobby, la serata<br />
di musica elettronica del giovedì.<br />
Si riparte il 13 ottobre con<br />
una serata Hobby (cioè senza<br />
ospiti) con Dj Kramer e Lobby<br />
Sound System (una dj), che<br />
suonano vintage funk e terrordisco.<br />
Giovedì 20 serata Lobby<br />
con The Italians do it better e<br />
aux platines Gianluca Pandullo<br />
e Lobby Sound System.<br />
Via Pezzotti, 52<br />
Tel. 02-89503509<br />
URBAN 81
PRIMA&DOPO<br />
PIXEL<br />
02-6599648<br />
Ormai spuntano come funghi<br />
nel sottobosco localoso ai<br />
piedi dell’Hollywood. Questo<br />
bar è minimal, anche nello<br />
spazio: un bancone e qualche<br />
tavolino. Aperitivo happy dalle<br />
18 alle 21: 5 euro per un predinner<br />
classico (Americano,<br />
Negroni, Manhattan) o uno allo<br />
sparkling-prosecco (Bellini,<br />
Mimosa, Rossini), che diventano<br />
8 se bevete champagne,<br />
con cui potete concedervi<br />
l’ostrica (1,5 euro l’una). A<br />
pranzo e cena piatti e insalate.<br />
Corso Como, 12<br />
Chiuso lunedì<br />
P<strong>LA</strong>NET 50<br />
02-89421320<br />
New-look e new-concept per il<br />
locale sul canale. Vi segnaliamo<br />
la domenica sera, dalle 20,<br />
quando l’aperitivo si trasforma<br />
in cena-buffet: per la modica cifra<br />
di 7 euro si beve un cocktail<br />
(specialità della casa il Planet<br />
50, con frutta e spumante) e<br />
si banchetta con pasta, paella,<br />
spiedini, salsicce e chi più ne<br />
ha più ne metta. Poi, con la<br />
panza piena, si smaltisce: arrivano<br />
deejay e strumentisti assortiti<br />
per proseguire la serata.<br />
Alzaia Naviglio Pavese, 52<br />
Chiuso lunedì<br />
LUCCA 35<br />
02-29533350<br />
Non c’è due senza il tre. E<br />
così il ristorante Lucca, piccola<br />
isola chic nei meandri<br />
della casbah di Porta Venezia,<br />
dopo il bistrot salva-tempo e<br />
denaro, ha aperto la terza vetrina<br />
consacrata ad aperitivo e<br />
dopoteatro. Si pagano 8 euro<br />
per gli shakerati di Charl, ma<br />
dalla cucina vi arrivano insieme<br />
i golosi piattini/spiedini/frittini/<br />
salamini/pinzimonini che prepara<br />
Sol Kawage, giovane chef<br />
messicana, appena laureata in<br />
Bocconi. Anvedi però!<br />
Via Panfilo Castaldi, 35<br />
Chiuso lunedì<br />
82 URBAN<br />
MANGIARE & BERE | MI<strong>LA</strong>NO<br />
DI MIRTA OREGNA<br />
LO ZEN E L'ARTE DEL<strong>LA</strong><br />
MOZZAREL<strong>LA</strong> DI BUFA<strong>LA</strong><br />
Brera conquista il primo<br />
Mozzarella bar della<br />
città, con piatti allestiti<br />
come giardini zen<br />
Per molti la mozzarella di bufala<br />
è un vero e proprio credo,<br />
per altri un escamotage psicologico<br />
(ma attenzione, falsissimo)<br />
per restare leggeri, per alcuni è<br />
l’ultima moda, una di quelle da<br />
scoprire e seguire per poter dire<br />
“mai più senza”. E proprio costoro<br />
sono accorsi come mandrie<br />
affamate di cibo e novità all’inaugurazione<br />
milanese dell’Obikà,<br />
Allo Skipintro: caffè +<br />
shop, e barba la<br />
domenica<br />
Tutto ha inizio con due soci<br />
(Mauro, giacca e cravatta consulenziali,<br />
e Mirko, occhiali e<br />
maglietta, mago dell’aerografo)<br />
che in 180 giorni decidono di<br />
costruire uno spazio in cui realizzare<br />
idee. Poi, a metà luglio,<br />
questo luogo prende corpo in<br />
via Donatello (zona Loreto) e si<br />
riempie di un rebelot di merci<br />
primo Mozzarella bar della città<br />
e secondo del Belpaese, visto<br />
che Roma, in via dei Prefetti, può<br />
vantare ormai da un po’ la matrice<br />
originale.<br />
“Obikà!!!”, “eccolo qua!!!” come<br />
direbbe in puro dialetto partenopeo<br />
un napoletano doc.<br />
Per chi ancora non lo sapesse<br />
l’idea è quella di un bar aperto<br />
alldaylong, che sostanzialmente<br />
scopiazza pari-pari i sushi bar del<br />
Sol Levante: c’è il bancone con<br />
gli sgabelli, c’è l’“acquario-teca”<br />
in vetro dove vengono esposti in<br />
bella mostra mozzarelle e affini,<br />
c’è la possibilità di fare take away<br />
che spaziano dalla cuccia per<br />
cani alla shopper di Fabrica, dai<br />
modellini della BBurago al frigo<br />
aerografato e al botteghino dei<br />
viaggi Lastminute.com. Infine, a<br />
settembre, accanto allo spazioshop<br />
nasce anche il bar (perché<br />
no?), con tanto di porta comunicante<br />
a tutte le ore del giorno e<br />
della notte. A comandare dietro<br />
il bancone Sauro (vecchia conoscenza<br />
del Bar Basso) che vi farà<br />
il leggendario “Sbagliato” o un<br />
nostalgico-tropicale, il “vodka<br />
sour maracuja”: tra le 19 e le 21<br />
o di mangiare in loco sui tavolini<br />
appollaiati sul soppalco, ci sono<br />
arredi e materiali minimal (ferro,<br />
acciaio inox, cristallo, resine e<br />
legno di quercia) e ci sono i piatti<br />
tutti rigorosamente allestiti con<br />
display-design da giardino Zen.<br />
Primadonna del locale è ovviamente<br />
la mozzarella (di bufala<br />
certo, ma per chi non lo sapesse<br />
la mozzarella con la emme<br />
maiuscola è solo quella di latte<br />
di bufala, le altre si dovrebbero<br />
chiamare solamente “Fior di<br />
latte”…), che viene fatta arrivare<br />
dalla Campania giornalmente<br />
(dopo 24 ore, si sa anche que-<br />
costa 6 euro con contorno di olive<br />
ascolane, nachos, pinzimonio<br />
di verdure o altre spizzicherie del<br />
genere. Se invece è mercoledì,<br />
le cibarie seguono un fil rouge<br />
alimentare scelto di settimana in<br />
settimana, spaziando da specialità<br />
calabresi a ostriche e fois gras.<br />
Nei giorni feriali colazioni classiche,<br />
panini farciti (che portano<br />
i nomi dei marchi del negozio,<br />
3 euro, ma attenzione: 6 euro<br />
dopocena) e lunch veloci (con<br />
piatti caldi a 5-7 euro fatti da un<br />
catering e indicati alla lavagna),<br />
sto, la bufala perde gusto…) da<br />
caseifici della zona di Paestum<br />
e della Piana del Volturno, dove<br />
viene fatta con tutti i crismi, con<br />
tanto di mozzatura a mano della<br />
pasta filata. Tra i piatti proposti,<br />
oltre alla mozzarella per puristi<br />
(nuda e cruda, senza neanche un<br />
filo d’olio perché già sa di suo), ci<br />
trovate quella affumicata, quella<br />
peperoncinata e così via. Poi ci<br />
sono i piatti del giorno come il<br />
tortino di riso e melanzane con<br />
bufala affumicata o il cous cous<br />
di verdure con pesto di agrumi,<br />
sempre però nel più tradizionale<br />
mediterranean-style. Seconda<br />
donna è invece Maite, solare<br />
ragazza spagnola che fa da padrona<br />
di casa.<br />
Ci potete venire al mattino per<br />
fare colazione (ma la tazzulella di<br />
caffè sarà all’altezza della bufala?<br />
Questo ce lo direte voi), a pranzo<br />
per sfruttare la formula menulunch<br />
da 10 euro, all’aperitivo<br />
che qui si veste di micro-mozzarelline<br />
accompagnate da vino<br />
al bicchiere (privilegiati quelli<br />
campani, a partire da 3 euro), a<br />
cena ma anche nella fascia aftercinema-teatro.<br />
Dopo Roma e Milano, quelli dell’Obikà<br />
stanno già preparando<br />
l’invasione di Londra, dove le<br />
mozzarelle di bufala sono ambite<br />
più di ostriche e caviale. Ma a noi<br />
che ci importa… godiamoci le<br />
nostre. Olé...<br />
OBIKÀ<br />
via Mercato 28 ang. via Fiori<br />
Chiari<br />
tel. 02-86450568<br />
sempre aperto<br />
L'APERITIVO VIEN COMPRANDO<br />
mentre la domenica mattina tutto<br />
rallenta e la colazione diventa<br />
quella di casa, con torte della<br />
nonna, pane e marmellata e la<br />
possibilità di farsi fare la barba a<br />
pennello, come già hanno voluto<br />
Dolce e Gabbana nel loro cortile<br />
di corso Venezia. Non sarà<br />
un’idea supernuova ma senza<br />
dubbio piace.<br />
SKIPINTRO<br />
via Donatello, 2<br />
tel. 02-29516814<br />
chiuso lunedì<br />
MADE IN ITALY AL<strong>LA</strong> RISCOSSA!<br />
A tavola come in cucina il territorio ha il suo peso: su questo piano il rivale del Belpaese deve ancora nascere<br />
LE MURGE<br />
02-5460002<br />
Tradizional-pugliese. I due<br />
Matera, padre e figlio, dopo il<br />
risto di mare (La Baia del Sole)<br />
nella stessa via, lo scorso 1°<br />
settembre hanno inaugurato il<br />
locale di terra, Le Murge, battezzato<br />
da papà Giuseppe per<br />
celebrare la sua patria natale.<br />
Classico ambiente da ristorante<br />
del profondo sud: tovaglie a<br />
quadrottoni e sedie impagliate,<br />
ceramiche a grottaglie alle pareti,<br />
attrezzi in ferro battuto sparsi<br />
qua e là e qualche candela per<br />
rendere più romantica l’atmosfera<br />
da masseria rustica. La cucina è<br />
tipicissima, con ricette e prodotti<br />
del Tavoliere, a partire dai primi<br />
a base di orecchiette o strascinati<br />
lavorati a mano, penne del<br />
Pastore con ricotta, pomodoro,<br />
basilico e menta (6-10 euro); per<br />
proseguire con carni di cavallo e<br />
agnello, spiedini alla brace e (per<br />
chi regge) torcinelli d’interiora all’uso<br />
dei pastori (10-20 euro).<br />
Da non perdere il mix dei formaggi<br />
con bufale, burrate e scamorze.<br />
Via Adige, 23<br />
Chiuso sabato a pranzo e<br />
domenica<br />
Nuova ondata di indirizzi<br />
per chi ha la dipendenza<br />
da sushi e sashimi<br />
Non ce n’è. La sushimania non<br />
si arresta e, peggio di uno tsunami,<br />
i locali giappo invadono e<br />
inghiottono i marciapiedi della<br />
città: oggi è più facile cenare<br />
inginocchiati sul tatami brandendo<br />
bacchette che avvolgere<br />
uno spaghetto sui rebbi di una<br />
forchetta. A voi la nuova ondata.<br />
Il 2005 si è aperto con il<br />
Kandoo (viale Corsica 38, tel.<br />
02-70126079) di Melissa e<br />
Cheng Hu, fratelli cino-milanesi:<br />
l’arredo glielo ha fatto Nisi<br />
Magnoni (quello di Hama) e, se<br />
il tempo regge, potete ancora<br />
cenare nella veranda circondata<br />
da bamboo freschi. Vantano<br />
30/35 tipi di roll e una novità,<br />
i kroke, polpette di patate e<br />
pesce bianco o di melanzane e<br />
gamberi. Con il caldo estivo, che<br />
inflaziona la sushi-voglia, hanno<br />
poi aperto Shun e Hanabi. Il<br />
primo, lo Shun (viale Tunisia 6,<br />
tel. 02-29403096) si trova di<br />
fronte al cinema Arcobaleno ed<br />
è stato progettato dagli archi-<br />
L’IMPRESSIONE<br />
02-36534864<br />
Tosco-siculo-milanese. Ieri tubi<br />
e rubinetti di un laboratorio di<br />
Porta Romana, oggi tovaglie<br />
bianche, ninfee, copie da Monet<br />
fatte da un impressionista di<br />
Foligno, musica swing e buona<br />
cucina italiana. Luisella, pierre<br />
con la mano felice nei dolci, ha<br />
aperto insieme a Pippo, palermitano,<br />
un ristorante elegantoso ma<br />
né snob né chic, che da poco ha<br />
riaperto i battenti con un nuovo<br />
cuoco toscano, Marco Giorgetti,<br />
arrivato fresco fresco da Collodi<br />
portandosi dietro farina di farro,<br />
finocchiona e fagioli di Sorana. In<br />
menu carne e pesce fifty-fifty, con<br />
un antipasto di crudité mediterranee<br />
di mare che va per la maggiore<br />
(20 euro), pasta e pane fatti<br />
in casa, estrosi risotti “a rotazione”<br />
come Taleggio e pinot nero<br />
o Pere, noci e gorgonzola (10-12<br />
euro), ravioli freschi di pesce e<br />
una curiosa fiorentina di vitello alla<br />
milanese (ovvero… impanata).<br />
Serate a tema il giovedì (Paella e<br />
sangria) e il venerdì (Baccalà alla<br />
livornese).<br />
Via Orti, 31<br />
Solo la sera. Chiuso domenica<br />
tetti della Well Made Factory<br />
(due giovani che con i locali<br />
se la cavano discretamente):<br />
bancone, area tatami rialzata,<br />
soppalco per coppie e zona vip<br />
con comune denominatore il<br />
colore nero fanno da contorno<br />
alle specialità della casa che<br />
sono di mano nippo-brasiliana<br />
(prezzo medio 35 euro). Hanabi<br />
(via Sforza 14, tel. 02-782610)<br />
invece è spuntato nella zona li-<br />
UNCONVENTIONAL<br />
02-58108230<br />
Regional-innovativo. Maurizio<br />
Besozzi, consulente con la passione<br />
del cibo, va in vacanza a<br />
Barcellona e invece di gazpacho<br />
e paella si porta a casa il giovane<br />
Paco Guzman (chef della cricca<br />
di Ferran Adrià) e con il suo aiuto<br />
apre sui Navigli un ristorante<br />
non-convenzionale. Due anni<br />
dopo Maurizio è ancora lì a divertire<br />
gli avventori, con un menu<br />
destrutturato fatto di piccoli<br />
piatti-bonsai da grazing dinner<br />
(leggi “da brucare”) e presenta le<br />
sue ultime invenzioni di stagione.<br />
Come insalata d’autunno con foglie<br />
di quercia, quartirolo e muesli;<br />
banane e cozze insaporite<br />
con confit di cipolle, o Posillipo,<br />
la pizza nel chupito con mousse<br />
di pomodoro, olio al basilico<br />
e spuma di parmigiano, che è<br />
ormai un classico. Per finire macedonia<br />
al pepe rosso o Dracula,<br />
con spuma alla cola e finale a<br />
sorpresa. Il menu “Io Degusto” di<br />
11 portate viene 35 euro, sazia e<br />
diverte, ma non chi non sopporta<br />
la cucina creativa.<br />
Via Pavia, 8<br />
Solo la sera. Chiuso domenica<br />
mitrofa del Tribunale per allietare<br />
al suo bancone designed by<br />
Masanori Mori la pausa pranzo<br />
di giudici e avvocati con sushi,<br />
sashimi, tempura o i curiosi<br />
gamberetti in salsa di prugna<br />
(menu fissi 20-22 euro). Infine,<br />
a metà settembre, quelli del<br />
Parco hanno piantato l’ennesima<br />
bandierina su Milano, aprendo<br />
un locale con dehor in zona<br />
Buenos Aires (via Spallanzani<br />
CICA<strong>LA</strong> 02<br />
02-55182406<br />
Ligurchic. C’era una volta una<br />
broker di successo che fa il colpo<br />
di testa, lascia la carriera e apre<br />
un locale. Quel locale, in quel di<br />
Genova va strabene, talmente<br />
bene che viene seguito da un<br />
albergo chiccoso e poi, qualche<br />
mese fa, da un nuovo ristorante<br />
della stessa risma. Cicala 02 sta<br />
in quella porzione esterna di<br />
Porta Romana colonizzata da<br />
stilisti & co. ed è in pieno stile<br />
urban-contemporary, con firma<br />
d’architetto fissato con i colori<br />
e persino di una paesaggista.<br />
Contemporaneità a parte, qui si<br />
mangia genovese pulito pulito:<br />
dai mandilli di pasta al pesto, al<br />
capponmagro, al polpo alla ligure<br />
e così via. La sera si spende sui<br />
28/30 euro (ma occhio al vino: le<br />
bottiglie partono da un minimo di<br />
15), a pranzo invece un piatto dal<br />
buffet, acqua e caffè scendono<br />
a 9,50 euro. E poi, se arrivate in<br />
anticipo e vi punge vaghezza alcolica,<br />
qui trovate pure il mohito<br />
alla Ligure, belin... con basilico.<br />
Via Andrea Maffei, 12<br />
Chiuso sabato a pranzo<br />
e domenica<br />
GIAPPOMANIA RECIDIVA<br />
ang. viale Regina Giovanna), ma<br />
di loro ormai si sa già tutto. Si<br />
sa un po’ meno, ma merita la<br />
segnalazione Zakuro, aperto<br />
già da un po’ da Fausto e dalla<br />
signora Yamamoto (via Monti<br />
16, tel. 02-48195468): pochi<br />
tavoli su marciapiede, un servizio<br />
impeccabile e un mitico<br />
Zakuro (35 euro per due), misto<br />
di sushi con barca che sfama<br />
anche tre bocche.<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Per Bacco fa capolinea<br />
a Cadorna!<br />
Chissà quante volte, seduti<br />
sulla 94 diretta alla stazione,<br />
vi sarete chiesti chi aveva<br />
preso il posto della storica<br />
bottiglieria Casati… ve lo diciamo<br />
noi. Si tratta di tre baldi<br />
giovani, appassionati di vino e<br />
già attivi nel mondo dei locali,<br />
di cui uno solo, Giovanni, ha<br />
scelto di rimanere in trincea<br />
a tempo pieno. Per Bacco<br />
(un nome, una garanzia) è su<br />
due piani: sottoterra il vino si<br />
acquista e si studia, Giovanni<br />
lo va a scegliere da produttori<br />
noti e meno noti grazie ai<br />
consigli di un esperto angelo<br />
custode che lui chiama con<br />
riconoscenza tutor. Infatti, non<br />
chiedetegli al volo un abbinamento<br />
complicato perché prima<br />
di rispondervi consulterà<br />
chi di dovere. Durante l’anno,<br />
poi, qui si tengono vari ed<br />
eventuali corsi sul vino abbinato<br />
a prodotti goduriosi come<br />
formaggi muffati o fegato<br />
d’oca. Al piano terra invece il<br />
vino finalmente si beve, senza<br />
cifre esose: i bicchieri partono<br />
da 4 euro. La lista include una<br />
quindicina di bianchi, altrettanti<br />
rossi, qualche spumante<br />
e degli champagne (qui il<br />
costo del calice raddoppia,<br />
ovvio). Si spazia tra le regioni<br />
italiane (un Roero Arneis<br />
piemontese Sylla Sebaste vi<br />
costerà 4 euro, un Vermentino<br />
Capichera in barrique però sale<br />
a 7) con qualche excursus<br />
nella vicina Francia, ma niente<br />
etichette internazionali (per<br />
carità). Se è l’ora dell’aperitivo,<br />
trovate il bancone carico<br />
di piadine farcite, focaccine,<br />
pizzette e annessi, ma se volete<br />
qualcosa di più ordinate i<br />
taglieri con salumi, formaggi o<br />
con speck d’anatra (7-9 euro).<br />
Pochi tavolini, poca mondanità,<br />
ma buona qualità.<br />
PER BACCO<br />
via Carducci, 9<br />
tel. 02-86452009<br />
chiuso domenica<br />
URBAN 83
PRIMA&DOPO<br />
<strong>LA</strong> COPEL<strong>LA</strong><br />
339-2205589<br />
Aperto da appena qualche mese,<br />
nel cuore di Borgo, sotto il<br />
cupolone, quartiere che la sera<br />
cambia anima e si scopre un’isola<br />
di pace: stradine e piazzette,<br />
qualche localino, non troppi.<br />
La copella era la botticella che<br />
veniva regalata ai “corrieri” che<br />
portavano il vino dai castelli per<br />
rifornire le osterie della zona<br />
nell’Ottocento. Nel locale che ha<br />
scelto un nome antico e un look<br />
modernissimo, argento e rossi,<br />
linee squadrate, legno e acciaio,<br />
con 6 euro si prende l’aperitivo<br />
al bancone, of course, e si<br />
sorseggiano drink fino a tarda<br />
notte. Tanti i tipi di cocktail: su<br />
tutti vince il mojito in tre versioni,<br />
insolita quella con aggiunta<br />
di cannella.<br />
Via Borgo Pio, 194<br />
Chiuso domenica<br />
IL BARETTO<br />
Localino storico a gestione familiare<br />
– generazioni della famiglia<br />
Pantellini si sono succedute<br />
al bancone – look rinnovato<br />
di recente per valorizzare un<br />
ambiente con muri antichi e<br />
archi. Dalla colazione al primo<br />
cappuccino di un’alba anticipata,<br />
questo è proprio il posto da<br />
“prima” e “dopo”. Aperitivi e<br />
cocktail della notte. Con shottini,<br />
tante birre e molta simpatia<br />
dei proprietari si tira tardi.<br />
Piazza della Pollarola, 37<br />
Chiuso domenica<br />
CAMBRIDGE CAFF<strong>È</strong><br />
06-8540367<br />
Cuore del locale è il bancone<br />
che ogni giorno cambia pelle<br />
e dalle 18 alle 21 stravolge<br />
l’offerta: dalla tartina al timballo,<br />
dai mini tramezzini alle torte<br />
rustiche, dai quadrotti di pizza<br />
farcita alla pasta. Se si riempie<br />
un piatto e ci si abbina un drink,<br />
un calice di vino o un cocktail in<br />
lista si spendono 5 euro. Mentre<br />
si spilucca va buttato un occhio<br />
alle pareti dove sono in mostra<br />
piccole prove d’arte.<br />
Viale Regina Margherita, 67<br />
Chiuso domenica<br />
84 URBAN<br />
MANGIARE & BERE | ROMA<br />
DI <strong>LA</strong>URA RUGGIERI<br />
ANCHE IL KEBAB SI <strong>È</strong><br />
FATTO MINIMAL-CHIC<br />
Cucina mediorientale doc<br />
in versione superfighetta<br />
Tra vetro e acciaio il medioriente<br />
che non ti aspetti. Niente icone<br />
kitsch bensì un ambiente<br />
distillato, essenziale e denso<br />
di riferimenti. Appena entri, tra<br />
profumi speziati ti accoglie la<br />
zona del kebab con una parete<br />
L’audacia dei sapori<br />
calabresi nelle “serene”<br />
ricette dello chef<br />
Dalla Calabria con furore.<br />
Dopo alcune prove, peraltro<br />
anche ben riuscite e in parte<br />
ancora in corso, di una cucina<br />
leggera e curata, la Locanda del<br />
Pellegrino, proprio a due passi<br />
da Campo de’ Fiori, ha deciso<br />
di azzardare coi sapori spinti di<br />
una Calabria felix. Sono infatti<br />
qui le origini di Bernando, tanto<br />
a vetri sempre aperta dietro<br />
ai tre spiedi che arrivano da<br />
Alessandria d’Egitto. Bello e<br />
modernissimo il bancone in<br />
acciaio a contrasto con una lunga<br />
sequenza di teiere in argento.<br />
Tutt’intorno alcuni oggetti, pochi,<br />
scelti, citano un mondo: un fez<br />
appeso, un sebaha (una specie<br />
di rosario) di legno, un narghilè<br />
simpatico quanto “bel figliolo”<br />
(capello corvino, pizzetto e occhi<br />
intriganti). Ventotto anni e la<br />
prima esperienza in un locale gli<br />
regalano un entusiasmo contagioso<br />
quando ti racconta la soppressata,<br />
i sott’oli e il capocollo,<br />
i formaggi silani e qualche piatto<br />
di tradizione come faceva la<br />
nonna. Però in cucina coi sapori<br />
audaci sanno anche “scherzare”,<br />
merito di Pasqualino Policella<br />
chef genuino eppure avvezzo<br />
alle elaborazioni. E allora ecco<br />
il flan di ‘nduia con aceto bal-<br />
in vetro e argento, una lanterna.<br />
Ma soprattutto grandi, bellissime<br />
foto montate a giorno che ti<br />
portano via, lontano: in Iran,<br />
Tunisia, Egitto, Marocco. Un uomo<br />
tira i dadi, bambini dagli occhi<br />
nerissimi giocano tra strade e<br />
case di terra, brilla il colore denso<br />
dei mercati delle spezie. Grandi<br />
lavagne a parete recitano invece<br />
samico, sfoglia di parmigiano<br />
e veli di pancetta croccante:<br />
se non fosse per quel piccante<br />
inconfondibile lo definiresti<br />
una nuvola di leggerezza. Non<br />
mancate nemmeno il fagottino<br />
del Pellegrino: paccheri farciti<br />
di ricotta e olive taggiasche<br />
con pomodorini. Sui fritti si<br />
potrebbe fare meglio, senza<br />
sottovalutare il fatto che si tratta<br />
sempre di una bella prova per<br />
tutti. Lasciatevi spazio per i dolci<br />
dove forse si può azzardare<br />
anche un pochino perché già le<br />
il ricco menu del giorno. Piatti<br />
molto ben rodati, esecuzione<br />
ineccepibile grazie a chef siriani<br />
ed egiziani, Mohamed e Numer,<br />
risultato certo ed eccellente:<br />
a nostro avviso tra i migliori<br />
locali di cucina mediorientale<br />
della capitale. Forse appena un<br />
po’ addomesticata, magari non<br />
sempre rigorosamente ortodossa<br />
ma piacevolissima, intrigante,<br />
leggera, dai sapori distinti, puliti,<br />
gli ingredienti di ottima qualità. E<br />
allora sorseggiando tè alla menta<br />
si comincia con un piatto di sette<br />
antipasti (a 7 euro), tra cui un<br />
ottimo hummus, il mutabbal e<br />
falafel super da accompagnare<br />
con tante salse colorate: piccante,<br />
di verdure con spezie arabe, di<br />
cipolle rosse tritate, yogurt e<br />
sesamo, di patate e rughetta, di<br />
fave. Dagli spiedi arrivano le carni<br />
tagliate al momento: agnello,<br />
manzo e pollo servite nel pane<br />
o nella focaccia araba, la pita<br />
accompagnata con verdure o<br />
insalata e pomodori. Tanti tipi<br />
di cous cous e di tajine (tutti a<br />
10 o 11 euro) che cambiano a<br />
seconda di quello che si trova<br />
la mattina al mercato etnico per<br />
eccellenza a Roma e cioè quello<br />
dell’Esquilino. Oppure il ghormeh,<br />
stufato di carne, verdure, lime e<br />
riso basmati al vapore. Tra i dolci,<br />
che costano 4 euro, piacciono<br />
molto la baklava e il konafa,<br />
capelli d’angelo, formaggio e<br />
miele.<br />
KEBAB<br />
via Augusto Valenziani, 14<br />
tel. 06-4745296<br />
chiuso domenica<br />
<strong>LA</strong> CA<strong>LA</strong>BRIA <strong>È</strong> SERVITA A COLORI<br />
premesse ci sono… E alla fine<br />
se avrete mangiato un verde, un<br />
arancione, un giallino e un amaranto<br />
(non stiamo impazzendo:<br />
sono i colori dei piatti in ceramica<br />
che cambiano a seconda della<br />
portata) starete sui 30 euro al<br />
massimo.<br />
LOCANDA DEL PELLEGRINO<br />
via del Pellegrino, 107<br />
tel. 06-6872776<br />
chiuso lunedì<br />
aperto a pranzo solo sabato<br />
e domenica<br />
illustrazione: Elena Maricone<br />
PER I VIRTUOSI DEL<strong>LA</strong> ROSETTA<br />
Non riuscite proprio a trovare pane per i vostri denti? Provate da quattro fornai di indubbia maestria<br />
IL FORNO DI CAMPO DE’ FIORI<br />
06-68806662<br />
Un’istituzione: attrae non solo il<br />
vero appassionato ma anche chi<br />
ama sbizzarrirsi tra torte salate,<br />
piccoli flan, rustici e così via.<br />
Senza dimenticare però il pane<br />
campagnolo, quello ai multicereali<br />
o quello di grano duro. E<br />
poi c’è la sterminata produzione<br />
di biscotteria da forno venduta<br />
nell’altro piccolo negozio accanto<br />
su via Gallo: da ciambelline<br />
e tozzetti a pinolate e torte di<br />
mele. Buonissimi i piccoli budini<br />
di riso e poi la specialità della<br />
casa: da 35 anni, cioè fin dalle<br />
origini della famiglia Bartocci<br />
fornaia, il ciambellone, proprio<br />
come quello che neanche la<br />
nonna fa più. Qui si viene dalle<br />
10 di mattina in poi anche per<br />
la pizza bianca farcita in ben 20<br />
modi diversi.<br />
Campo de’ Fiori, 22<br />
Chiuso sabato pomeriggio<br />
e domenica<br />
In sala come in cucina<br />
la parola d’ordine è<br />
passione<br />
Della serie: come trasformare<br />
una delle tante trattorie di semiperiferia,<br />
di quelle che avevano<br />
perso un po’ di smalto e vivacità,<br />
in un locale modaiolo e un po’<br />
ruffiano. Appena ci si arriva si ha<br />
più di una riserva, si direbbe l’ennesimo<br />
che recita sul biglietto da<br />
visita “ristorante, pizzeria, cocktail<br />
bar, aperitivo dalle 18 alle<br />
FORNO MOSCA<br />
06-39742134<br />
L’aria del rinnovato da poco non<br />
gli ha tolto quel bell’imprinting<br />
da forno di quartiere, e parliamo<br />
del quartiere Trionfale. Tant’è che<br />
dai Mosca, ormai alla terza generazione<br />
da quando hanno iniziato<br />
nel 1916, si trova la mitica<br />
ciriola, pane romano per eccellenza<br />
nonché il meno costoso. E<br />
non solo, una pizza bianca scrocchiarella<br />
e ben oliata, sempre<br />
calda, peraltro, da leccarsi i baffi,<br />
la rossa bassa bassa, forse ancora<br />
più buona, invece, quando è<br />
fredda e molto altro. E pure qualche<br />
novità politicamente corretta<br />
e meno vernacolare tipo il pane<br />
azzimo o i pani con farine biologiche<br />
e quelli di farro. Specialità<br />
della casa è il tartufano, un pane<br />
casereccio a cottura prolungata.<br />
Buonissimi i dolci da forno come<br />
la crostata alla ricotta e visciole.<br />
Via Candia, 16<br />
Chiuso domenica<br />
20, happy hour” e così via senza<br />
voler perdere niente dell’offerta<br />
godereccia della ristorazione. In<br />
più ci si aggiunge l’arredamento<br />
ammiccante, con tante candele,<br />
design minimale e citazioni etniche<br />
sparse ad arte e il gioco è<br />
fatto: niente di nuovo. Eppure no,<br />
quando ti siedi scopri una grande<br />
passione per la cucina, insomma<br />
qualcosa di più dell’ultimo nato<br />
per fare tendenza. Dietro, infatti,<br />
ci sono loro, le sorelle, raffinate<br />
cuoche per diletto e passione,<br />
magrolina Ivana, cicciottella<br />
ANTICO FORNO ROSCIOLI<br />
06-6864045<br />
Da sempre da Roscioli si va<br />
per la pizza, forse il primo a<br />
farla alla pala, bassissima, croccante,<br />
superoliata, sfornata in<br />
continuazione e a tutte le ore.<br />
Bianca, rossa, con la mozzarella<br />
e con le patate. Oltre alla pizza<br />
all’ora di pranzo troverete in<br />
vaschette da gustare sul posto<br />
appoggiandosi a tavolacci di<br />
legno o a botti rivoltate sempre<br />
affollate di estimatori, porzioni<br />
di gnocchi, mozzarella in carrozza,<br />
supplì, amatriciana. Poi,<br />
tanti tipi di pane tra fantasia e<br />
tradizione come i diavoletti di<br />
grano duro con olive, peperoncino<br />
e anice, il pane ai cinque<br />
cereali o il pane di Lariano<br />
(dall’omonimo paese della campagna<br />
romana) a lievitazione<br />
naturale rivisitato con le noci e<br />
le olive.<br />
Via dei Chiavari, 34<br />
Chiuso domenica<br />
Raffaella, come mostra il logo.<br />
Sempre lì a sperimentare piatti e<br />
ricette, abbinamenti, ingredienti<br />
nuovi come accade già da un po’<br />
di anni col primo ristorante in<br />
centro dalle proposte raffinate ed<br />
estrose. Qui invece, nel cuore di<br />
San Giovanni, i prezzi si abbassano<br />
ma il gusto di prenderti per la<br />
gola non passa. Assaggiate per<br />
esempio il tortino di zucchine e<br />
gamberi in salsa allo zafferano<br />
(7 euro) o tra i primi il risotto al<br />
grana e radicchio con ristretto di<br />
vino rosso (11 euro). Tra i secon-<br />
ANTICO FORNO DEL GHETTO<br />
06-68803012<br />
Da sempre il forno storico del<br />
quartiere ebraico, vi si trova il<br />
pane fatto secondo le regole<br />
kasher. Ma anche i famosi “ossi”<br />
di tradizione fatti con lo stesso<br />
impasto della pizza. A proposito,<br />
anche qui la bianca e la rossa<br />
sono da lode. Non dimenticate,<br />
però, il dirimpettaio, il mitico<br />
Boccione, la pasticceria ebraica<br />
di Roma: un negozio che è un<br />
buchetto sull’angolo, ma entrate<br />
e capirete! Torta alla ricotta<br />
e visciole da urlo, mostaccioli<br />
ebraici con pinoli, canditi, uva<br />
passa e sale da portarsi a casa<br />
in quantità, pasta di mandorle<br />
e tozzetti lo stesso. Da mettere<br />
in agenda che alle 16 in grandi<br />
teglie si sfornano i bruscolini<br />
(semi di zucca tostati e salati) da<br />
mangiare caldi.<br />
Piazza Costaguti, 30<br />
Chiuso sabato pomeriggio<br />
e domenica<br />
FORNELLI CON SORELLE<br />
di la proposta si semplifica: buone<br />
le carni alla griglia e qualche<br />
piatto di mare. Insalate, tante, e<br />
fritti sfiziosi. Senza dimenticare<br />
la pizza, che qui promettono più<br />
leggera e fragrante con lievito<br />
naturale e, pur se non cotta nel<br />
forno a legna, altrettanto buona:<br />
qualche riserva, ma ha passato<br />
la prova.<br />
LE SORELLE<br />
via Gallia, 190<br />
tel. 06-77203730<br />
chiuso martedì sera<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Trinacria sotto<br />
sughero<br />
Lungo una delle più belle<br />
strade tra Gianicolo e<br />
Trastevere, Sicilia al Tappo<br />
s’è ricavata l’angolo più<br />
ameno. Sembra una taverna<br />
dipinta, all’interno tanti colori,<br />
ceramiche di Caltagirone,<br />
luci diffuse, bottiglie. A parete<br />
immagini di un fotografo<br />
tedesco arrivato a Taormina,<br />
dove anche Vito, il patron, è<br />
nato. Anche Nuccia, la cuoca,<br />
rivela origini veraci con la<br />
pasta n’caciata o le sarde<br />
a beccafico. Tra i tavoli o<br />
dietro il bancone wine bar,<br />
Robert. A disposizione in<br />
cantina circa 250 etichette,<br />
in carta un centinaio<br />
e in mescita almeno 50:<br />
tutte sicule. Molte le chicche<br />
come i vini di Hubner,<br />
produttore tedesco che da<br />
20 anni vive e produce a<br />
Salina. Oppure una cantina<br />
emergente del palermitano,<br />
Calatrasi, di straordinaria<br />
qualità. Il miglior rapporto<br />
prezzo/qualità se lo aggiudica<br />
la cantina Firriato con<br />
l’Altavilla della Corte, nero<br />
d’Avola, a 13 euro. Tra i più<br />
cari invece Edelmio della<br />
cantina Benanti a 50 euro.<br />
In abbinamento, molti sfizi<br />
tipici della rosticceria siciliana:<br />
panelle, cartocciata,<br />
sfincione, arancini (da non<br />
perdere!), pitone. Chi vuole<br />
approfondire il concetto trova<br />
la caponata di melanzane<br />
e tanti antipasti. E poi primi,<br />
come le linguine a’ghiotta<br />
alla messinese, o i secondi,<br />
per esempio le alicette al<br />
forno sfiziose e leggere. Per<br />
chiudere con una sontuosa<br />
carta dei dolci da abbinare<br />
a un grande passito come il<br />
Bukkuram di De Bartoli.<br />
SICILIA AL TAPPO<br />
via Garibaldi, 68<br />
tel. 06-58335490<br />
chiuso lunedì<br />
URBAN 85
MANGIARE & BERE | TORINO<br />
DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />
RIAPRE L'OSTERIA ED <strong>È</strong><br />
SEMPRE <strong>LA</strong> NUMERO UNO<br />
Creativo o tradizionale:<br />
un doppio menu in cui<br />
qualità e prezzo non<br />
cambiano e sono sempre<br />
quelli giusti<br />
<strong>È</strong> un doppio ritorno quello<br />
dell’Osteria Numero Uno. Da<br />
una parte il locale, che ha avuto<br />
momenti di gloria, ma era fermo<br />
da un paio d’anni. Dall’altra il<br />
cuoco/patron, Sergio Oddovero,<br />
già stella in costante crescita all’Hosteria<br />
la Vallée qualche anno<br />
fa, allontanatosi sul più bello<br />
per rintanarsi ad Alba, tornato<br />
ora qui, a riprendere il filo di un<br />
discorso lasciato in sospeso.<br />
AU <strong>LA</strong>PIN AGILE<br />
011-7496124<br />
Ci si andava già per la pizza,<br />
buona, fresca e verace, poi si<br />
scoprì che il meglio era la cucina<br />
di pesce e da allora quest’indirizzo<br />
è diventato una meta<br />
sicura, di quelle che gli amici<br />
si passano in gran segreto. E<br />
di fatto le guide lo ignorano.<br />
Pesce di tutti i generi, ben cucinato<br />
dall’antipasto in là (ottima<br />
l’orata al cartoccio); quello da<br />
non mancare assolutamente è il<br />
fritto, fresco, leggero, gustoso.<br />
Buona scelta di vini, soprattutto<br />
bianchi. Interessante rapporto<br />
qualità/prezzo.<br />
Via Ghemme, 1 bis<br />
Chiuso lunedì<br />
Lunghi lavori di ristrutturazione<br />
hanno reso il locale, già bello, ancora<br />
più piacevole, con una ben<br />
riuscita amalgama di modernità<br />
(lo stile degli arredi, tra funzionale<br />
e minimalista, le grandi sedie<br />
arancioni e l’originale tovagliato)<br />
e tradizione (le calde volte coi<br />
mattoni in bella vista).<br />
La struttura su tre piani rispecchia<br />
le tre anime del locale: al<br />
piano terra spazio bar per colazioni<br />
e aperitivi, al primo piano<br />
il ristorante, nello scantinato<br />
(davvero bellissimo) l’osteria. A<br />
far da filo conduttore è sempre e<br />
comunque la cucina, che produce<br />
giornalmente tutto quanto viene<br />
proposto, dagli stuzzichini per<br />
l’aperitivo, ai piatti per il lunch, ai<br />
menu per la cena. E qui sta l’idea<br />
brillante e la scommessa vincente<br />
di Sergio Oddovero, applicare la<br />
sua abilità in cucina, che tutti ben<br />
ricordiamo, a una proposta che<br />
riesca a coniugare qualità con<br />
prezzi indubbiamente interessanti<br />
e insoliti per gli orizzonti cittadini.<br />
Questo vuol dire spendere,<br />
a pranzo, per piatti preparati al<br />
momento dalla cucina, quanto si<br />
spende per precotti riscaldati al<br />
microonde nei vari bar. Avere, alla<br />
sera, un menu della tradizione<br />
e uno creativo, entrambi fatti da<br />
due antipasti, primo, secondo e<br />
dessert, rispettivamente a 23 e<br />
30 euro, ovviamente vini esclusi,<br />
e comunque anche questi proposti<br />
a prezzi assolutamente “civili”.<br />
Se il menu creativo dipende dalla<br />
fantasia e dall’estro immediato<br />
del cuoco, nel menu tradizionale<br />
potrete trovare un ottimo vitello<br />
tonnato alla moda veja, il filetto<br />
di trota in carpione con verdure<br />
croccanti, splendidi raviolini del<br />
plin al ristretto di arrosto o tagliolini<br />
al ragù di salsiccia di Bra, un<br />
tenerissimo capretto al rosmarino<br />
e aglio e per finire gelato alla crema<br />
con composta di fichi. Piatti e<br />
bicchieri da alta ristorazione, come<br />
la cucina. Bentornato Sergio!<br />
OSTERIA NUMERO UNO<br />
via Garibaldi, 59<br />
tel. 011-5612757<br />
chiuso domenica e lunedì<br />
a pranzo<br />
UN GRANDE ZOO FATTO DI INSEGNE<br />
Tra randagi, domestici e selvatici, la città è piena di animali. Ma i più furbi hanno la loro tana nei nomi dei locali<br />
DELFINO BLU<br />
011-3115080<br />
Attalla Beriss Nasri è stato forse<br />
il primo egiziano ad aprire<br />
un locale a Torino, negli anni<br />
Settanta, e, da allora, è conosciuto<br />
come “Peter l’egiziano”.<br />
Dopo aver aperto il Maxime di<br />
via Verzuolo si sposta nell’attuale<br />
locale in cui convivono due<br />
anime: la tradizionale pizzeria e<br />
un ristorante di pesce specializzato<br />
in “coquillages”, secondo i<br />
dettami parigini. Prezzi normali<br />
se si opta per la pizza mentre,<br />
evidentemente, il conto sale a<br />
50 euro e oltre con i frutti di<br />
mare.<br />
Corso Orbassano, 277<br />
Chiuso lunedì<br />
L’OCA FO<strong>LA</strong><br />
011-4337422<br />
La trattoria dell’oca matta (fola),<br />
pur essendo in centro, si rifà<br />
ai classici locali di provincia<br />
e si ispira nell’arredamento al<br />
tema del palmipede. La formula<br />
è quella del menu fisso guidato,<br />
con cinque antipasti, seguiti<br />
dagli assaggi di tre primi,<br />
e poi secondo piatto e dessert,<br />
tutto nel solco della tradizione<br />
piemontese e restando intorno<br />
ai 30 euro. La carta dei vini<br />
supera le 100 etichette ed è<br />
decisamente migliorata negli<br />
ultimi anni. Aperto solo alla<br />
sera.<br />
Via Drovetti, 6g<br />
Chiuso domenica<br />
GATTO NERO<br />
011-590414<br />
La famiglia Vannelli ha precorso<br />
i tempi a Torino. Già negli anni<br />
Sessanta proponeva cucina toscana<br />
con materie prime d’alto<br />
livello: dalla bistecca chianina, il<br />
baccalà, l’insalata di cannellini<br />
con i gamberi. Qui, per la prima<br />
volta, si è sperimentato il menu<br />
di “assaggini”. La stella Michelin<br />
oggi non c’è più, ma resta la<br />
qualità della cucina e del servizio.<br />
Andrea Vannelli è sommelier di<br />
gran classe e l’imponente carta<br />
dei vini lo testimonia. Il menu fisso<br />
è a 42 euro, mentre si valicano<br />
i 50 scegliendo alla carta.<br />
Corso Turati, 14<br />
Chiuso domenica<br />
PRIMA&DOPO<br />
BRASSERIE SOCIÉTÉ LUT<strong>È</strong>CE<br />
011-887644<br />
Bel locale alla moda,<br />
young&chic. Qui si viene non<br />
tanto, o non solo, per la qualità<br />
(che pure c’è) di birre, vini (con<br />
alcune delizie d’oltralpe) e aperitivi<br />
o per la varietà e quantità<br />
degli stuzzichini sul banco; qui<br />
si viene soprattutto per esserci,<br />
per guardare ed essere guardati.<br />
E così alla sera, Mercedes<br />
e Bmw in terza fila sulla piazza,<br />
grande struscio tra i tavolini e<br />
il bancone. Se poi siete fortunati,<br />
magari vi capita pure di<br />
vedere la Herzigova…<br />
Piazza Carlo Emanuele II<br />
Chiuso domenica<br />
EGO<br />
011-19707275<br />
Ego: classica formula aperitivo<br />
a buffet seguita da dopocena<br />
con dj oppure musica jazz<br />
dal vivo (al martedì), ma ambiente<br />
originale assai. Divani<br />
di velluto rosso, sgabelloni,<br />
troni e pareti colme di quadri<br />
e quadretti caratterizzano tutti<br />
e tre i piani; a quello inferiore<br />
campeggia un ritratto del Re<br />
Sole, nel bagno un lavabo di<br />
pietra grezza. Tutto piuttosto<br />
kitsch, insomma, ma accogliente<br />
e divertente. Buoni i cocktail<br />
e gli aperitivi (ma un po’ meno<br />
ghiaccio non guasterebbe…).<br />
Aperto dalle 18.30 in poi.<br />
Via San Domenico, 23/b<br />
Chiuso lunedì<br />
GRAN BAR<br />
011-836515<br />
Uno dei “classicissimi” di<br />
Torino, con un importante<br />
restyling ha modificato da<br />
poco l’impostazione storica<br />
ricreando una ambientazione<br />
da vineria moderna. Si poteva<br />
correre il rischio di sconcertare<br />
gli habitué, ma, visto l’affollamento<br />
nel bel dehor sulla piazza,<br />
fortunatamente così non è<br />
stato. Buffet non sterminato,<br />
ma di buona qualità. Da segnalare<br />
le serate di degustazione<br />
con produttori di vino.<br />
Piazza Gran Madre di Dio, 2<br />
Sempre aperto<br />
URBAN 87
MANGIARE & BERE | VENETO<br />
DI FRANCESCA ROVEDA<br />
IN CUCINA SI CANTA MA<br />
IN TOILETTE SI DECANTA<br />
Gnocchetti di rape rosse<br />
e baccalà, mentre nei<br />
bagni risuonano Carmelo<br />
Bene e Alda Merini<br />
VICENZA<br />
Dai Nodari<br />
Non si tratta di un agriturismo<br />
né di un famigerato “locale di<br />
tendenza”, ma il ristorante in<br />
questione, aperto da poco e<br />
strategicamente ubicato proprio<br />
dietro alla piazza dei Signori di<br />
Vicenza, dell’agriturismo qualcosa<br />
ricorda: forse per il bancone<br />
di legno scuro o per i vari oggetti<br />
da lavoro sparsi alle pareti o<br />
semplicemente per la gestione<br />
alternativa, che ammicca a una<br />
sorta di comune in cui regnano<br />
armonia e complicità. Tre sono<br />
le sale ad accogliervi, dando la<br />
possibilità di scegliere tra un<br />
ambiente luminoso e spazioso,<br />
adatto per compagnie rumorose,<br />
uno più appartato, magari per<br />
colazioni di lavoro o per serate<br />
particolari e un terzo al piano<br />
superiore dolcemente illuminato,<br />
destinato a cenette a lume di<br />
candela. Ma sono le toilette a<br />
lasciare a bocca aperta: in quella<br />
per gli uomini si ode Carmelo<br />
Bene recitare l’Inferno di Dante,<br />
PADOVA<br />
LO SPACCONE.NET<br />
049-7808589<br />
Il menu dello studente l’hanno<br />
inventato proprio qui, allo<br />
Spaccone.net, un circolo culturale<br />
con tanto di tessera associativa:<br />
per un panino, una bibita<br />
e un caffè si viaggia sui 5 euro<br />
(dalle 12 alle 14.30). Aperto<br />
tutti i giorni, dalla mattina a<br />
notte fonda, il locale offre: sala<br />
biliardi, pub con musica dal vivo<br />
tutti i giovedì, maxi schermo,<br />
tornei di calciobalilla, ping pong,<br />
feste a tema e collettive d’arte.<br />
Il paradiso degli studenti o per<br />
dirla con loro, “quello che ci<br />
voleva”...<br />
Vicolo Portello, 12<br />
Sempre aperto<br />
illustrazione: Elena Maricone<br />
in quella per le donne risuona la<br />
voce di Alda Merini, mentre nel<br />
bagno riservato ai disabili trionfano<br />
i suoni della natura.<br />
Originale dunque il contorno, ma<br />
come si mangia? Saltando gli<br />
aperitivi, che si possono comunque<br />
degustare in abbondanza<br />
al banco bar, il consiglio è di<br />
iniziare con un’insalata Do Rode<br />
(insalata verde, pere, branzi d’alpeggio<br />
e mandorle, 4 euro) per<br />
aprire lo stomaco e prepararlo<br />
alle pietanze successive. Prima<br />
di proseguire con i primi piatti, è<br />
bene puntualizzare che il menu è<br />
soggetto a frequenti cambiamenti,<br />
dunque andateci con lo spirito<br />
di chi si fa volentieri indirizzare<br />
sui piatti del giorno. Nel nostro<br />
caso abbiamo assaggiato saporiti<br />
gnocchetti di rape rosse, padellati<br />
al tarassaco e vezzena (4,70<br />
euro) e delicati tagliolini alle<br />
triglie (6,50 euro). Per i secondi<br />
la scelta è andata su una tenera<br />
piccatina di maiale, peperoni,<br />
olive e aceto balsamico (7 euro)<br />
e su un classico baccalà alla<br />
vicentina con polenta (12 euro),<br />
d’obbligo. Essendo le portate misurate<br />
in fatto di quantità, potete<br />
continuare a deliziarvi con un<br />
dolce della casa, un sorbetto alla<br />
menta con granella di pistacchi<br />
o con una selezione di formaggi<br />
(5 euro circa): da provare in particolare<br />
il montasio con le pere,<br />
l’ubriaco con le noci, il morlacco<br />
stagionato nel fieno o fresco con<br />
sedano. Vasta la scelta dei vini<br />
e, se proprio non volete ancora<br />
alzarvi da tavola, ovviamente anche<br />
de graspe (grappe)!<br />
Contrà Do Rode, 20<br />
tel. 0444-544085<br />
sempre aperto<br />
AFFAMATI NON DI SO<strong>LA</strong> CULTURA<br />
Giornate intere trascorse sui libri e la fame si fa sentire: per ricaricare le batterie ci vuole il menu dello studente<br />
PADOVA<br />
ALL’ANFORA<br />
049-656629<br />
L’accoglienza è quella tipica delle<br />
osterie venete tutte in legno, di<br />
tradizione culinaria padovana e<br />
veneziana. Il menu varia a seconda<br />
delle proposte del mercato: spaghetti<br />
con le vongole, sfilacci di<br />
cavallo oppure piatti leggermente<br />
più raffinati come le tagliatelle con<br />
bocconcini di tonno fresco e fiori<br />
di zucca. Le pareti sono tappezzate<br />
di riviste e libri in sintonia con<br />
le passioni del proprietario: vela,<br />
rugby e “vin”. Il menu dello studente<br />
qui consiste in un primo, un<br />
secondo, mezzo litro di acqua e<br />
un quarto di vino per 15 euro.<br />
Via dei Soncin, 13<br />
Chiuso domenica<br />
VERONA<br />
AL<strong>LA</strong> COLONNA<br />
045-596718<br />
Almeno una volta nella vita un<br />
veronese doc non può esimersi<br />
dall’assaggiare le proverbiali cotolette<br />
della Colonna (da un’antica<br />
colonna di marmo rosso Verona<br />
collocata al centro del locale), di<br />
ben tre diverse misure, piccole,<br />
medie ed extra large, farcite con<br />
ogni ben di Dio: rucola e pomodorini,<br />
cotto e fontina, porcini e<br />
grana, tanto per citare i classici.<br />
Vanno forte anche piatti tipici come<br />
i bigoli al torchio, lo stracotto<br />
d’asino o il filetto all’amarone. E<br />
per gli studenti, cotoletta, patate<br />
fritte e bibita a soli 10 euro.<br />
Largo Pescheria Vecchia, 4<br />
Chiuso domenica<br />
VERONA<br />
AL CARRO ARMATO<br />
045-8030175<br />
Vecchia e accogliente osteria<br />
veronese dove non solo gli studenti,<br />
ma chiunque può pranzare<br />
o cenare a un prezzo più che<br />
dignitoso, certo, a meno che non<br />
si scelga di bere vino d’annata…<br />
Per un panino con la soppressa,<br />
un uovo sodo e un biciér de vin<br />
ce la si può cavare con 2 o 3<br />
euro oppure si possono degustare<br />
la zuppa di ceci e porcini<br />
o l’ormai nota pasta e fasoi (5<br />
euro), una tagliata con rucola e<br />
pomodorini o la pastissada de<br />
caval (7,50 euro) e un contorno<br />
di verdure grigliate (3,50 euro).<br />
Via San Pietro Martire, 2/A<br />
Chiuso lunedì<br />
PRIMA&DOPO<br />
VERONA<br />
OSTERIA SOTTORIVA<br />
045-8014323<br />
Fino a qualche anno fa il suono<br />
di un campanello faceva capire<br />
ai graditi ospiti seduti ai tavoli<br />
di legno che era ora di levare<br />
le tende… Adesso che il locale<br />
è stato rinnovato l’orario di<br />
chiusura è slittato di almeno un<br />
paio d’ore e, al posto del “vin da<br />
vasel” (bianco o rosso della casa)<br />
accompagnato da uova sode<br />
o panetti col salame, si trovano<br />
vini importanti rigorosamente<br />
in bottiglia da degustare con<br />
polpette di manzo, di cavallo<br />
o alette di pollo piccanti. Ma il<br />
fascino dell’osteria Sottoriva<br />
rimane inalterato!<br />
Via Sottoriva, 9/A<br />
Chiuso mercoledì<br />
VERONA<br />
A <strong>LA</strong> CAREGA<br />
045-8069248<br />
Se lo storico oste ti accoglieva<br />
con del Clinton d’annata, “riccioli”<br />
di formaggio, pane e soppressa<br />
o la pasta e fasoi fatta in casa<br />
dalla mamma, i nuovi giovani gestori<br />
non sono da meno: appassionati<br />
dell’arte della mescita,<br />
cultori degli sfizi gastronomici<br />
(all’ora dell’aperitivo non mancano<br />
mai olive ascolane, mozzarelle<br />
in carrozza, bruschette<br />
all’aglio, gustosi panini mignon),<br />
esperti barman nel preparare i<br />
più disparati long drink, cocktail<br />
o aperitivi vigorosi.<br />
Via Cadrega, 8<br />
Sempre aperto<br />
VERONA<br />
OSTERIA DEL BUGIARDO<br />
045-591869<br />
In questa cicchetteria e winebar,<br />
si sceglie tra vini rossi, bianchi<br />
e champagne, tutti dell’azienda<br />
agricola Buglioni, da consumarsi<br />
alla mescita o in bottiglia e da<br />
accompagnare con svariate proposte<br />
eno-gastronomiche come<br />
i crostini con lardo, salame,<br />
pancetta o peperonata, i grissini<br />
con prosciutto crudo e altri piatti<br />
caldi del giorno.<br />
Corso Portoni Corsari, 17<br />
Chiuso lunedì<br />
URBAN 89
MANGIARE & BERE | BOLOGNA<br />
DI CINZIA NEGHERBON<br />
ATTENZIONE! SCHERZI<br />
INCLUSI NEL PREZZO<br />
Qui l’improvvisazione<br />
è all’ordine del giorno.<br />
Ma non in cucina<br />
Titto, pappa, bumba: ovvero<br />
latte, cibo e beveraggi. Sotto la<br />
guida illuminata di Davide Dari<br />
debutta a Bologna un ristorante<br />
all’insegna della burla, dove<br />
i quattro soci, dichiaratamente<br />
ispirati ad Amici Miei di Mario<br />
Monicelli, “tra supercazzole<br />
prematurate con scappellamenti<br />
a destra” promettono di<br />
soddisfare le esigenze di chi<br />
ha voglia di mangiare bene, far<br />
casino e magari tornare un po’<br />
bambino.<br />
Il locale ha visto un primo esordio<br />
open-air a fine luglio, ma<br />
è in ottobre (la data ufficiale,<br />
neanche a dirlo, è a sorpresa)<br />
che è in programma l’apertura<br />
dello spazio interno, dove tra<br />
la sala da pranzo e angoli relax<br />
dedicati alle chiacchiere (soppalcati<br />
e non) si potrà godere<br />
full time di musica dal vivo.<br />
La giornata del Tipabu parte<br />
con la colazione, di pasticceria<br />
ma anche continentale a base<br />
di uova e pancetta, per continuare<br />
con il pranzo, il tè del<br />
pomeriggio, l’aperitivo con buffet,<br />
la cena vera e propria da<br />
prolungare a piacimento fino<br />
a notte fonda perché, provare<br />
per credere, chi si siede a questa<br />
tavola fa davvero fatica a<br />
OSTERIA DAL MINESTRAIO<br />
051-742017<br />
A Bologna la “minestra” è il primo<br />
piatto e il Minestraio ne è un<br />
esperto: tanto che la carta offre<br />
l’opzione dieci assaggi (a rotazione<br />
mensile) con possibilità di<br />
interrompere quando la panza è<br />
piena. E allora passatine di fagioli<br />
al rosmarino, maccheroncelli con<br />
ragù d’anatra, triangoli ripieni,<br />
orecchiette, lasagnette e passatelli<br />
asciutti su crema di peperoni…<br />
Cucinati ad arte dal superoste<br />
Arnaldo. Meglio prenotare.<br />
Via A. Costa, 7<br />
Rastignano<br />
Chiuso lunedì<br />
illustrazione: Elena Maricone<br />
lasciarla e preferisce rimandare<br />
il pensiero del cuscino. Si parte<br />
rigorosamente con un pinzimonio<br />
offerto dalla casa, per<br />
terminare con il “piatto degli<br />
zuccheri”, con tutte le cosine di<br />
quando si era bambini, come<br />
meringhe, cioccolato Kinder e<br />
cantuccini alle mandorle, gentilmente<br />
propostici al momento<br />
del caffè. Tra le portate di punta,<br />
lo chef cita “un riassunto<br />
di ciò che ci è piaciuto di più<br />
in 25 anni di mangiate fuori”,<br />
ma leggendo il menu spiccano<br />
i primi variamente conditi agli<br />
asparagi o ai porcini e il filetto<br />
rigorosamente irlandese con<br />
contorno di patate al forno e<br />
verdure alla griglia. La cucina<br />
è poi specializzata nella preparazione<br />
delle crêpe, dolci e<br />
salate, rispettivamente in 14<br />
varianti, mentre il vino viene<br />
dalla Cantina Villa Spadoni<br />
di Imola, buono anche nella<br />
versione “della casa”. Inebriati<br />
dai fumi dell’alcool, forse<br />
non crederete ai vostri occhi<br />
di fronte all’intero personale<br />
che si rende protagonista di<br />
“esibizioni” spudoratamente<br />
teatrali, dai camerieri che al caso<br />
si sfogano in rumorosi litigi<br />
ai cuochi che si avvicinano ai<br />
tavoli facendo un gran casino<br />
con tegami e trombe!<br />
TITTO, PAPPA, BUMBA<br />
via Clavature, 17/c<br />
tel. 051-225784<br />
sempre aperto<br />
SPEGNI <strong>LA</strong> TV: C'<strong>È</strong> PASTA PER TE<br />
Dalle trattorie doc alle scuole di sfoglia: tutto quello che i patiti di tortellini, tagliatelle & co non devono farsi sfuggire<br />
VALERIA NALDI<br />
051-523288<br />
Tortellini, tagliatelle e tortelloni<br />
proprio d’ogni tipo, con<br />
pasta fresca fatta a mano rigorosamente<br />
trafilata al bronzo.<br />
Valeria Naldi, la sfoglina, opera<br />
in un negozietto che esiste<br />
da 45 anni, avvolta in un’aura<br />
di sapori di una volta. Per<br />
una degustazione al volo in<br />
loco o da portare a casa nelle<br />
occasioni speciali. E se volete<br />
provare una specialità ordinate<br />
le tagliatelle all’africana (al<br />
cacao).<br />
Via del Pratello, 71/a<br />
Chiuso lunedì<br />
<strong>LA</strong> VECCHIA SCUO<strong>LA</strong><br />
BOLOGNESE<br />
051-6491576<br />
A scuola di sfoglia, per imparare<br />
ad armeggiare con mattarello<br />
e tagliere e poi degustare all’istante<br />
i piatti succulenti che<br />
avete realizzato. La Vecchia<br />
scuola offre corsi professionali,<br />
amatoriali e lezioni dimostrative,<br />
ma si può anche visitare, su<br />
prenotazione, all’unico scopo<br />
di mangiare prodotti tipici della<br />
cucina emiliana, lanciando un<br />
occhio alle sfogline esperte all’opera<br />
nella cucina a vista.<br />
Via Malvasia, 49<br />
Sempre aperto<br />
TRATTORIA ZIA PINA<br />
051-705446<br />
Zia Pina era una sfoglina che<br />
lavorava in questa trattoria quando<br />
aprì negli anni ’80, oggi sostituita<br />
dalle mani d’oro di un’altra<br />
bolognese doc. Cavallo di battaglia<br />
della casa i primi piatti, con<br />
proposte come le stelle filanti<br />
(tris di tagliatelle), il cappello del<br />
cardinale (ravioloni con crema di<br />
formaggio e tartufi) e i tortellini<br />
in brodo. E per il digestivo fate<br />
un salto al Bar di Corticella, proprio<br />
annesso al ristorante.<br />
Via Bentini, 20<br />
Chiuso sabato a pranzo e<br />
domenica<br />
PRIMA&DOPO<br />
<strong>FESTA</strong> DEL BORGO<br />
051-6543641<br />
Scascoli, in suggestiva posizione<br />
che domina la valle del<br />
Savena, ospita annualmente<br />
una festa tutta dedicata ai<br />
marroni. Tra stand gastronomici,<br />
musica e balli a non<br />
finire e dimostrazioni di mestieri<br />
antichi, si può scegliere<br />
tra menu completi a base di<br />
castagne o assaggi assortiti<br />
dolci e salati. E per smaltire,<br />
meritano una visita le maestose<br />
Gole di Scascoli.<br />
Scascoli<br />
9 ottobre<br />
13° SAGRA DELLO<br />
GNOCCO FRITTO<br />
051-6710711<br />
Torna la sagra del piatto<br />
emiliano prediletto, tutto al<br />
naturale e fritto nello strutto,<br />
con tanto di scuola di Gnocco<br />
Fritto con una vera “zdora” e<br />
rilascio di diploma onorario.<br />
Da non perdere il tentativo di<br />
superare il record mondiale<br />
nella preparazione di uno<br />
gnocco di 40,5 metri!<br />
Castello di Serravalle<br />
2-9-16 ottobre<br />
42° SAGRA DELLE<br />
CASTAGNE<br />
055-8045170<br />
Sarà come fare un passo<br />
indietro nel tempo viaggiare<br />
in treno a vapore attraverso<br />
l’Appennino per raggiungere<br />
la Sagra delle castagne di<br />
Marradi... Si può scegliere di<br />
partire da Firenze, Bologna o<br />
Rimini: all’arrivo, vi attendono<br />
le leccornie del “marrone di<br />
Marradi”, come torta o tortelli<br />
di marroni, castagnaccio,<br />
marmellate, marron glacé e le<br />
immancabili caldarroste…<br />
Marradi<br />
9-16-23-30 ottobre<br />
URBAN 91
MANGIARE & BERE | NAPOLI<br />
DI CIRO CACCIO<strong>LA</strong><br />
SE IL CACAO UNISCE, IL<br />
GE<strong>LA</strong>TO <strong>È</strong> PER SEMPRE<br />
Il cioccolataio sposò<br />
la gelataia e i golosi<br />
vissero felici e<br />
contenti...<br />
Come in un racconto zeppo<br />
di cacao che potrebbe ispirare<br />
più sequel al classico Chocolat<br />
o al modernissimo Charlie e la<br />
fabbrica di cioccolato di Tim<br />
Burton, la signora Marisa ci aveva<br />
pensato più volte. In fondo<br />
è lei la più creativa del gruppo,<br />
quella che fa, potremmo scrivere,<br />
brainstorming. Né suo marito<br />
Giuseppe, però, né i figli Davide,<br />
Sveva e Dimitri eran riusciti ad<br />
accontentarla. E così mai, in<br />
cento anni e più di squisitissima,<br />
pluripremiata, meravigliosa cioccoattività,<br />
la famiglia Maglietta<br />
aveva osato trasformare in<br />
soffice gelato nemmeno una di<br />
quelle ipercaloriche, fondenti,<br />
irresistibili specialità che, da<br />
Chiaia a Toledo, profumano di<br />
cacao l’intera città. Toccava proprio<br />
al nascere di una moderna<br />
love story, discendente da una<br />
storia d’amore del tipo internazionale<br />
– quella che unì nel<br />
profano vincolo del matrimonio<br />
e nella sacra bontà del cioccolato<br />
il pasticciere svizzero Isidoro<br />
Odin con la signorina Onorina<br />
Gay (donde il nome) – far sì<br />
che le vivaci idee della signora<br />
Marisa potessero magicamente<br />
concretizzarsi. Sfatando ogni mitologia<br />
a sproposito di suocere<br />
e di generi, in barba persino ai<br />
CIRO<br />
081-7646006<br />
‘cciderba, ma quanti “Ciro” ci<br />
saranno a Napoli? Fruttivendoli,<br />
pescivendoli, salumieri, macellai,<br />
pizzaioli. Che confusione!<br />
Sarà perché ti amo? Questo<br />
ristorante qui esiste da sempre,<br />
veranda sotto Castel dell’Ovo,<br />
dirimpettaio dei 5 Stelle, uguale<br />
nel tempo e nel menu. Tipic for<br />
tourist. Della serie: no mandolini,<br />
no mangi.<br />
Via Luculliana, 29/30<br />
Borgo Marinari<br />
Chiuso mercoledì<br />
più classici traditur eduardiani, la<br />
traduzione in gelato dei classici<br />
più classicissimi che ci possan<br />
essere a Napoli in fatto di cioccolato<br />
è finalmente avvenuta.<br />
Lentamente, pian piano, senza<br />
annunci ufficiali, un po’ a sorpresa,<br />
per oculata intraprendenza di<br />
Massimo Schisa, marito di Sveva,<br />
genero di Lady Marisa, golosissimo<br />
dichiarato e aspirante<br />
gelataio, nell’ultimo nato dei<br />
numerosi punti vendita Gay Odin<br />
in città, quello a Spaccanapoli,<br />
all’ombra del campanile di Santa<br />
Chiara, finalmente il sogno di<br />
molti si è avverato: veder trasformati<br />
in gelati, tortegelato<br />
e semifreddi le mitiche foreste<br />
di cacao Gay Odin. E non solo!<br />
Nelle vasche della vetrina multicolore<br />
i gusti assortiti sono ben<br />
ventiquattro: fondente (alle fave<br />
di cacao), al rhum, alla cannella,<br />
al peperoncino, con scorzette<br />
d’arancia, nocciola, gianduia,<br />
cioccolato bianco, stracciatella<br />
con pezzetti di fondente quasi<br />
amaro, pistacchio, caffè, cocco,<br />
cremino... persino pasta di man-<br />
dorle. Slurp. Con l’aiuto di una<br />
sapiente artigiana di lungo cono,<br />
le cialde sono freschissime e<br />
fatte a mano e i numerosi golosi<br />
della zona (turisti, studenti e<br />
prof del vicino Conservatorio e,<br />
naturalmente, tutti i fortunatissimi<br />
resident!) vivono ormai più<br />
felici e contenti. Come dire: Gay<br />
Odin Power?<br />
GAY ODIN<br />
via Benedetto Croce, 61<br />
tel. 081-5510764<br />
chiuso domenica pomeriggio<br />
CIROOOOO, CIROOOOO0, CIROOOO0!<br />
Un “omaggio” a Sandra Milo? Una narcisistica autocitazione dell’autore? Forse, ma “da Ciro” si deve proprio andare<br />
CIRO A SANTA BRIGIDA<br />
081-5524072<br />
Onore al merito. Vanta il marchio<br />
della pizza doc e uno<br />
chef tra i migliori in Campania.<br />
Sui fornelli tantissime specialità,<br />
tutte tipiche. Consigliati il<br />
sartù di riso, la zuppa di pesce<br />
e quella di fagioli con castagne.<br />
Ottima cantina. Vicino<br />
al Teatro San Carlo, a ridosso<br />
della Galleria Umberto, dal<br />
1932. Buon rapporto qualità/<br />
prezzo.<br />
Via Santa Brigida, 71/73<br />
Chiuso domenica<br />
CIRO A MERGELLINA<br />
081-681780<br />
Più facile parcheggiare che trovare<br />
posto ai tavoli di questo<br />
Ciro qui: meglio prenotare. Di<br />
padre in figlio dal 1890, ai piedi<br />
di Santa Maria del Parto, di<br />
fronte al porticciolo vip zeppo<br />
di yacht provenienti dal mondo.<br />
Vivace e superilluminato, è<br />
un’ottima vetrina per chi non<br />
ama passare... inosservato.<br />
Buoni gli antipasti e la pizza. Un<br />
must.<br />
Via Mergellina, 18/21<br />
Chiuso lunedì<br />
CIRO A MEDINA<br />
081-4206028<br />
Ultimo nato (ma non si sa mai:<br />
potrebbe esserci un “Ciro al<br />
Vomero” già in agguato), nuovo<br />
di zecca ma superclassico<br />
nelle sue proposte gastronomiche,<br />
due livelli di buon gusto<br />
e servizio giovane e gentile.<br />
A metà tra la City e il porto,<br />
ristorante e pizzeria con tanti<br />
dessert e piatti del giorno<br />
(anche) a base di pesce. Prezzi<br />
contenuti.<br />
Via Medina, 19<br />
Sempre aperto<br />
PRIMA&DOPO<br />
RODINO’ 28<br />
081-426610<br />
Nella nuova zona pedonale<br />
del quartiere cittadino più elegante,<br />
Chiaia of course, bella<br />
new entry per i fan dell’aperitivo<br />
alla napoletana con tantissime<br />
cose da mangiare dalle<br />
19 in poi, tavoli all’aperto,<br />
drink per tutti i gusti e proposte<br />
per uno snack veloce<br />
all’ora di pranzo: papaccelle,<br />
friarielli, freselle, insalatelle...<br />
Tra i dessert, babà di Agerola.<br />
Buona la scelta dei vini.<br />
Piazzetta Rodinò, 28<br />
Chiuso domenica<br />
CAFFETTERIA COLONNA<br />
081-404735<br />
Il cliente abituale è quello in<br />
giacca e cravatta, o in tailleur.<br />
D’altro canto siamo dalle parti<br />
di via dei Mille e i professionisti,<br />
qui, sono tutti glam. Dolci<br />
da colazione e sfogliatelle anche<br />
per il tè delle 5. Creativa<br />
invece la caffetteria, per talk<br />
show improvvisati ma veloci,<br />
aperitivi del genere standing<br />
ovation (niente posti a sedere)<br />
e molti standard nel settore<br />
snack.<br />
Via Vittoria Colonna, 13<br />
Chiuso domenica<br />
NAPOLI CAF<strong>È</strong><br />
081-662906<br />
Sul lungomare, appena<br />
di fronte agli aliscafi che<br />
vanno&vengono da Capri,<br />
Ischia e Procida, aperto da<br />
pochi mesi, è già tappa internazionale<br />
e inevitabile<br />
per un caffè, una piccola<br />
attesa, un passaggio veloce<br />
e dissetante, ma anche per<br />
un appuntamento informale,<br />
per due chiacchiere all’aperto<br />
o un tramezzino, un panino<br />
oppure un aperitivo, ma<br />
senza troppe aspettative.<br />
Funzionale, ecco.<br />
Via F. Caracciolo, 12/a<br />
Sempre aperto<br />
URBAN 93
© Rainer Drexel/Bilderberg/Grazia Neri<br />
UNURBAN<br />
l'altrove che avete sempre inseguito<br />
su per la narice del diavolo<br />
A separare il porto di Guayaquil, sull’oceano Pacifico,<br />
dalla città dell’entroterra ecuadoregno di Ambato c’è<br />
l’imperiosa Cordigliera delle Ande. Come accade nelle<br />
migliori e talvolta nelle peggiori occasioni un intervento<br />
umano tenta di ribaltare quello che la Natura avrebbe<br />
disposto. In questo caso a stabilire un collegamento tra<br />
le due città è una spettacolare ferrovia percorsa da uno<br />
scalcagnatissimo trenino che per arrivare a destinazione<br />
si deve inerpicare dal livello del mare su per le Ande fino<br />
a oltre 2800 metri. Tanto è angusta e ripida la salita<br />
nella parte più estrema del percorso che i campesinos<br />
l’hanno soprannominata Nariz del Diablo. Il treno che<br />
trasporta merci e persone è sempre affollatissimo e, non<br />
prima di aver noleggiato un cuscino per ammorbidire la<br />
seduta, è consigliabile prendere posto sul tetto. Da lì il<br />
panorama è davvero mozzafiato.<br />
URBAN 95