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Foto: AP/LaPresse<br />
ropa nel contesto irriducib<strong>il</strong>mente politico,<br />
quello internazionale.<br />
La vera questione è se <strong>il</strong> dramma europeo,<br />
piuttosto che <strong>il</strong> “populismo”, non sia<br />
la perdita progressiva dell’attaccamento<br />
alla democrazia. A ben vedere, è proprio<br />
la terminologia a mostrarlo. Qui<br />
tutto si gioca nell’alternativa tra “populismo”<br />
e “vertici europei”. Sarebbe invece<br />
più appropriato ricorrere a due categorie<br />
ben più chiare e precise: demagogia<br />
e democrazia. Sono noti i difetti della<br />
democrazia, tanto da far dire a Church<strong>il</strong>l<br />
che trattasi della «peggior forma di governo»,<br />
salvo però «tutte quelle sperimentate<br />
finora». A chi non è venuto una volta un<br />
senso di fastidio pensando che un idiota,<br />
un inciv<strong>il</strong>e o un mascalzone abbia lo stes-<br />
L’Europa è divenuta una sorta di protettorato<br />
germanico, con un futuro subordinato alle<br />
decisioni del Bundestag e dipartimenti<br />
affidati a tecnici di provata fedeltà. Con quale<br />
coraggio e legittimità lanciare una campagna<br />
contro coloro che criticano questo stato di<br />
cose etichettandoli col termine di “populisti”?<br />
so diritto di voto? È un sentimento non<br />
privo di fondamento ma che viene subito<br />
represso dalla considerazione che <strong>il</strong> diritto<br />
universale di rappresentanza è la condizione<br />
che legittima un’organizzazione<br />
sociale che garantisce poi ai migliori<br />
di eccellere e di conquistare condizioni<br />
preminenti nei vari ambiti di lavoro.<br />
La democrazia è tale se, garantendo a tutti<br />
pari diritti e pari posizioni di partenza,<br />
premia <strong>il</strong> merito. Premiare <strong>il</strong> merito<br />
non è “meritocrazia”, che vorrebbe dire <strong>il</strong><br />
“governo dei meritevoli”, <strong>il</strong> “governo dei<br />
saggi” (<strong>il</strong> “governo dei tecnici”), e anche la<br />
fortuna di questo termine è un sintomo<br />
della confusione mentale in cui viviamo.<br />
L’anticamera della tirannia<br />
Questo è stato sempre un punto diffic<strong>il</strong>e<br />
e controverso: <strong>il</strong> grande pensatore <strong>il</strong>luminista<br />
Condorcet diceva che «una società<br />
che non è governata dai sapienti sarà<br />
governata dai ciarlatani», e in parte aveva<br />
ragione perché un governo senza competenza<br />
non può che portare alla rovina.<br />
Ma aveva anche torto perché sapienza al<br />
governo non può voler dire “governo dei<br />
sapienti”. Come gli fu obbiettato, <strong>il</strong> diritto<br />
dei sapienti al potere non può essere<br />
stab<strong>il</strong>ito o legittimato in alcun modo, se<br />
non in base all’onniscienza, che però non<br />
è di questo mondo. Il governo dei sapienti<br />
è una vecchia idea aristocratica che è l’anticamera<br />
della tirannia.<br />
Pertanto, la democrazia ha due nemici<br />
principali: l’idea che alla fin fine <strong>il</strong><br />
governo deve restare in mano a chi “ne<br />
sa”, agli “ottimati”, a un’“aristocrazia”<br />
del merito; e d’altra parte la demagogia,<br />
che è un’altra forma di disprezzo aristocratico<br />
per <strong>il</strong> popolo. Il demagogo è colui<br />
che, per attuare i propri fini, solletica i<br />
sentimenti più ottusi e bestiali in modo<br />
da rovesciare coloro che considera suoi<br />
nemici e prendere <strong>il</strong> potere.<br />
Basta guardarsi attorno per rendersi<br />
conto che <strong>il</strong> vero pericolo oggi in Europa,<br />
e in particolare in Italia, è dato soprattutto<br />
dalla demagogia. Essa include certamente<br />
alcuni di quei movimenti che si<br />
battono semplicemente contro la “politica”<br />
e contro <strong>il</strong> “sistema”, quelli che vengono<br />
definiti “populisti”, ma anche altri<br />
movimenti e personaggi che si proclamano<br />
campioni della democrazia e addirittura<br />
nemici del “populismo”. È legittimo<br />
chiedersi chi sia più demagogo: <strong>il</strong> “populista”<br />
che ha la colpa di criticare, anche<br />
aspramente, <strong>il</strong> modo con cui la gestione<br />
tutta economica dell’Unione porta a gravi<br />
conseguenze sociali e politiche tagliando<br />
fuori qualsiasi passaggio di legittimazione<br />
democratica; oppure chi incita la<br />
gente a smantellare le attuali strutture<br />
della politica perché soltanto così sarebbe<br />
possib<strong>il</strong>e combattere la mafia? Lascio<br />
la risposta al lettore. Per me è evidente.<br />
Abbiamo davanti un’Unione Europea<br />
che, mentre arranca sul piano economico<br />
come un organismo asmatico, è un<br />
mostro politico: sempre più una sorta di<br />
protettorato germanico, che attende le<br />
decisioni della corte costituzionale e del<br />
parlamento tedesco per indovinare qualcosa<br />
del proprio futuro, e i cui dipartimenti<br />
sono progressivamente affidati a<br />
tecnici di provata fedeltà. Con quale coraggio<br />
e con quale legittimità si può lanciare<br />
una campagna contro coloro che criticano<br />
questo stato di cose etichettandoli col termine<br />
di “populisti”? Non è proprio questa<br />
una forma plateale di demagogia?<br />
| | 26 settembre 2012 | 19