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orbite culturali - Gagarin Magazine

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3/11 gagarin n. 3<br />

musica<br />

arte<br />

gusto<br />

teatro<br />

libri<br />

shopping<br />

bimbi<br />

cinema<br />

26<br />

STORIES FROM<br />

RIDENTE TOwN<br />

All’hobby non si comanda.<br />

Ogni donna ha il suo: c’è chi passa tutto<br />

il santo week-end boxer e mutande di<br />

marito, amante e figli, mentre fango ininterrotto<br />

scivola in cucina dalla tele; chi fa le ore piccole<br />

al Circolo con la tombola o il magione; chi dormendo<br />

quasi due giorni di filato, zappingando<br />

un poco qua e là in vestaglia tra un dormiveglia<br />

e l’altro; chi percorrendo col CAI il trekking del<br />

sentiero 105 o dello 00 sull’alto Appennino; chi<br />

tentando inutilmente di suonare uno strumento<br />

- la musica fatta in proprio: il massimo piacere<br />

psico-fisico dopo l’orgasmo concesso a un<br />

umano su queste plaghe.<br />

Giona, da parte sua, nel week-end si era guadagnata<br />

il diritto di prendere il treno. Ogni venerdì<br />

notte saliva da Ridente Town sulla Terra<br />

Mobile di Nessuno, ovvero l’espresso tenuto<br />

insieme con lo skotch Milano-Lecce, in partenza<br />

da Bologna alle 22.50: famigerato mezzo di<br />

locomozione per il trasporto di bestiame bipede,<br />

sul quale - era risaputo, e lo sapeva anche<br />

il superpagato manager di Trenitalia, colui che<br />

consigliava ai viaggiatori di portarsi appresso<br />

sciarpe, coperte, panini, bibite, perché non si<br />

sa mai - non vigeva alcuna legge e tutto, ma<br />

proprio tutto, era lecito.<br />

E Giona, seguendo il suo ostinato istinto<br />

cleptomane, anche stanotte vi è salita con<br />

quell’unica meta: rubarle!<br />

Per prima cosa, a cavallo di uno sportello semichiuso<br />

o semiaperto a seconda del punto di<br />

vista del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto,<br />

comunque bloccato coi pulsanti oscillanti,<br />

intermittenti, tra il verde e il rosso con accompagnamento<br />

di fischio pneumatico, abborda<br />

il venditore abusivo con il chiaro accento<br />

napoletano pur essendo la sua lingua madre<br />

di qualche imprecisato emirato, di bibite e<br />

panini stipati dentro due ceste di gomma da<br />

vendemmiatore o raccoglitore di pomodori nel<br />

Gargano, e con la scusa di un panino prima,<br />

e di una Sprite poi, gli si accoda e lo accompagna<br />

dentro ai corridoi addentando di tanto<br />

in tanto quel panino fatto in casa con mortadella<br />

del Conad, che comunque batte 3-0<br />

gli incellofanati di Chef-Express sulle Frecce<br />

Rosse, costandone un quinto. E così individua<br />

scompartimento dopo scompartimento le sue<br />

vittime senza farsi notare. Quindi ritorna sui<br />

suoi passi ficcando il naso dentro uno scompartimento<br />

via l’altro, bui in assenza di lampadine,<br />

ma assolutamente vivi, la conversazione<br />

scoppiettante ovunque, e con la scusa<br />

di poter appoggiare un attimo il suo zainetto,<br />

riesce a intrufolarsi giusto il tempo necessario<br />

al compimento dell’opera. Infine si congeda<br />

con un sorriso e ricomincia l’operazione nel<br />

prossimo.<br />

In certi week-end il bottino era stato particolarmente<br />

corposo, come in questo, in altri meno.<br />

Giona, comunque, nel viaggio di ritorno, che<br />

compiva subito il giorno dopo e che sfruttava<br />

per ritemprarsi dormendo per tutto il tragitto -<br />

si contavano sulle dita di una mano le volte in<br />

cui aveva dovuto sfruttare anche il ritorno su<br />

vari treni RP (regionali rapidi) per far quadrare i<br />

conti - di solito poteva dormire sonni tranquilli:<br />

aveva fatto il pieno. Tutte belle e toste e nessuna<br />

le era sfuggita, si trattava soltanto di mettere<br />

un po’ d’ordine nel raccolto ed era fatta.<br />

E anche ora, in questo week-end Giona è andata<br />

a segno.<br />

di Giovanni Nadiani<br />

NEOITALIANO:<br />

FAR wEST (NEAR EAST)<br />

Foto di Angela Anzalone<br />

In quegli scompartimenti desolati, fingendosi<br />

stanca e sonnecchiante, in realtà origliando<br />

con orecchie da microfono panoramico, aveva<br />

raccolto ben cinque storie memorabili, narrate<br />

da emeriti sconosciuti, studenti senza futuro<br />

sbraitanti al cellulare nella notte dondolante e<br />

infinita verso Levante, da una vecchia sbracata<br />

sul liso sedile in finta pelle tra extra-comunitari,<br />

scatoloni legati con lo spago, valigie scoppiate:<br />

fotogrammi fermi a 50 anni prima, all’epoca<br />

della migrazione interna verso l’Eldorado del<br />

triangolo industriale o l’emigrazione da Gastarbeiter<br />

in Crucconia! Nulla o tutto era cambiato!<br />

In quello strano paese, in quella mediocrazia<br />

in cui tutti sputavano pseudo fatti in tempo<br />

reale su tutti da tutti i canali, Giona, testarda<br />

com’era, raccattava le storie della volgar gente,<br />

che ancora sopravviveva nello sterminato,<br />

cementificato, discaricato contado romagnoltosco-maremmano-umbro-salentino.<br />

Lunedì, ripulite e salvate con nome in digitale le<br />

avrebbe vendute per pochi euri-sud (poco più<br />

delle vecchie lire di 15 anni prima, un decimo<br />

del prezzo del prossimo biglietto per la stessa<br />

tratta) all’avido magazine <strong>Gagarin</strong>.

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