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Palazzo dei Soviet 1 - Larici

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concezione “verticale” dell’edificio, che<br />

esprime non tanto un’esigenza del proletariato,<br />

in senso stretto, quanto un servigio alle manie<br />

di grandezza e maestosità del potere centrale.<br />

Soprattutto Mosca, città e capitale, cuore e<br />

ragione del socialismo, subisce la ricostruzione,<br />

pressoché totale, del suo landscape, anche se<br />

realizzato per lo più solo su carta, ma,<br />

nonostante ciò, già trasceso e assolutamente<br />

spacciato come reale.<br />

È in questo contesto che si sviluppa la<br />

progettazione del <strong>Palazzo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Soviet</strong>, mastodontico<br />

edificio simbolo della futura<br />

incontrastata e incontrastabile potenza sovietica<br />

su scala mondiale. Il <strong>Palazzo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Soviet</strong>, oggetto<br />

di due concorsi, rimane irrealizzato, se non<br />

nelle provvisorie fondamenta, smantellate, per<br />

gran parte, allo scoppio della Seconda guerra<br />

mondiale.<br />

Sotto l’aspetto culturale, il fervore degli<br />

anni Trenta costituisce un territorio privilegiato<br />

e dà fiato alla mutazione del concetto di “bello”:<br />

ora i canoni estetici devono richiamare la<br />

classicità e la monumentalità, affinché gli<br />

apparati architettonici maestosi risultino sobri<br />

ma di grande effetto.<br />

Dal punto di vista filosofico, nel “dietro<br />

le quinte” di questa esperienza si possono<br />

rielaborare quei concetti e quelle categorie<br />

appartenuti al periodo staliniano e apportare<br />

una distinzione efficace e probante sulla<br />

possibile visione che si pone automaticamente<br />

in essere tra luogo e non-luogo. Infatti,<br />

entrambe le espressioni, cariche di significato<br />

e di rimandi ulteriori, ci permettono di<br />

dimostrare come Stalin in persona si sia<br />

costruito un ruolo ad hoc e, di ciò, ne abbia<br />

avuto piena facoltà, mettendo in scena la vita<br />

sovietica e persuadendo il popolo che il<br />

«fulgido domani» aveva davvero un significato<br />

totale e sarebbe stato più reale della realtà<br />

stessa. Tuttavia, proprio uno di questi nonluoghi<br />

per eccellenza è rappresentato dal<br />

progetto del <strong>Palazzo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Soviet</strong>, che ha<br />

mantenuto a lungo un indiscusso primato nella<br />

coscienza proletaria, in quanto lo scopo e<br />

www.larici.it<br />

Daniele L. Viganò - L’invisibile visione del <strong>Palazzo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Soviet</strong><br />

4<br />

l’immaginario collettivo, riversati intorno a<br />

questo luogo d’elezione, hanno comportato un<br />

coinvolgimento visibile di carattere emotivo e<br />

di convinta adesione. Attraverso una forte e<br />

scaltra propaganda, mediante i manifesti e il<br />

continuo parlarne, l’area destinata alla edificazione<br />

ha assunto un’aura di sacralità<br />

sfociata, poi, nell’identificazione del palazzo<br />

in un vero e proprio simulacro.<br />

È qui che subentrano quei tratti significativi<br />

e quelle proprietà appartenenti alla sfera<br />

del mondo dell’immagine, nella sua primaria<br />

distinzione tra eidòs e eìdolon di antica<br />

memoria platonica, che mostra come sia sempre<br />

valsa fin dall’antichità e come si sia trascinata<br />

lungo i secoli attraverso quell’ambiguità tra<br />

idolo e Idea, tra rappresentazione di una<br />

immagine e ciò che riguarda, invece, il suo<br />

statuto ontologico e le sue modalità.<br />

Per questo è utile tornare a indagare il<br />

concetto di icona, paradigma dell’immagine per<br />

antonomasia, per quel suo significato e<br />

significare profondo di cui si rende incarnazione<br />

e che tende, per sua stessa natura, a<br />

rimandare in un “al di là” dell’immagine verso<br />

il mondo dell’invisibile. Proprio il continuo<br />

apparire e scomparire, nel lungo percorso della<br />

storia, di queste caratteristiche dell’icona<br />

nell’immaginario collettivo diventa il leit motiv<br />

di ogni trattazione sul rapporto tra reale e<br />

virtuale. Quando nel Rinascimento nasce<br />

l’illusione prospettica, le raffigurazioni<br />

pittoriche diventano sempre più una pura e<br />

semplice descrizione della realtà, senza<br />

complicazioni e significati ulteriori, cioè<br />

l’immagine è visibile nella sua stessa realtà,<br />

così come appare, priva di ulteriori significati.<br />

Dimostreremo che quest’ambiguità<br />

dell’immagine si innesta nel linguaggio e nel<br />

testo scritto della vicenda del <strong>Palazzo</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>Soviet</strong>, perché fa capire il valore e il significato<br />

che, al di là della sua qualità, l’opera architettonica<br />

ha immediatamente assunto<br />

nell’immaginario collettivo. Seguire le tracce<br />

di un progetto mai realizzato fa anche cogliere,<br />

proprio per il lungo perpetuarsi della sua

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