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fluttuante. [...] Intendiamoci una volta per tutte:<br />
l’abitazione è la pietra angolare della vita umana.<br />
Ammettiamolo come un assioma: senza un’abitazione<br />
l’uomo non può vivere. adesso, in aggiunta a questo,<br />
rendo noto a tutti coloro che vivono a Berlino, Parigi,<br />
Londra e in altri luoghi, a Mosca non ci sono appartamenti.<br />
E come vive la gente? Vive e basta. Senza<br />
casa. Ma non é tutto: gli ultimi tre anni a Mosca mi hanno<br />
convinto, e in modo del tutto definitivo, che i moscoviti<br />
hanno perso la nozione stessa di “appartamento” e con<br />
questa parola designano ingenuamente qualsiasi cosa.<br />
[...] Qual è il motivo di una vita così strana e spiacevole?<br />
Uno solo: manca lo spazio. È un fatto: a Mosca manca<br />
spazio. 4<br />
Da questo quadro emergono chiari elementi e<br />
segnali che portano a sostenere che questi erano<br />
gli anni in cui a Mosca si lottava per ottenere<br />
una stanza; erano gli anni in cui centinaia di<br />
persone migravano quotidianamente dalle<br />
campagne e dalle province, cercando una<br />
speranza, con il desiderio di un futuro che<br />
potesse garantire maggior stabilità nella<br />
capitale, in cui anche le strade erano piene di<br />
buchi, le tubature dell’acqua erano saltate e gli<br />
operai cercavano di sgorgare e di ripristinare<br />
le fognature intasate. 5 Tale condizione si<br />
estendeva, naturalmente, oltre i confini di<br />
Mosca a tutti i principali centri industrializzati<br />
sovietici, dove solo una minima parte delle<br />
abitazioni era dotata di acqua corrente, non vi<br />
erano canalizzazioni sotterranee, gran parte<br />
delle strade viabili erano sterrate e la rete di<br />
trasporto era assolutamente inadeguata. 6<br />
Alla vigilia della rivoluzione, malgrado<br />
la situazione di disaccordo politico interno al<br />
Paese fosse palpabile e nonostante le flessioni<br />
provocate dal conflitto al sistema produttivo<br />
intero, il Paese manteneva ancora un discreto<br />
potenziale economico. Ma, a seguito della<br />
complessa e non facile situazione venutasi a<br />
creare a partire dal 1918 con la guerra civile e<br />
il blocco delle potenze occidentali, si determinò<br />
un declino rapido e progressivo in ogni campo<br />
della produzione, declino che investì sia la<br />
situazione degli alloggi, sia la progettata<br />
politica di ricostruzione abitativa. L’idea che<br />
emerge, al fine della ricostruzione, dato che si<br />
www.larici.it<br />
Daniele L. Viganò - L’invisibile visione del <strong>Palazzo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Soviet</strong><br />
8<br />
stimò che ben venti-trentamila abitazioni<br />
fossero andate distrutte nel corso del conflitto<br />
e della guerra civile, portò inizialmente a<br />
pensare in maniera parallela, ossia inseguendo<br />
un ipotetico modo nuovo di far coincidere forze<br />
produttive e strutture insediative e di conciliare,<br />
per quanto possibile, mondo contadino e<br />
proletariato, posti in stretto e progressivo<br />
contatto dalle continue e consistenti migrazioni<br />
dalle campagne verso le città.<br />
Come vedremo, questa ulteriore sfumatura<br />
continuerà a generare per tutto il corso degli anni<br />
Venti, nonostante il lento e progressivo aumento<br />
dell’importanza conferita alla dimensione<br />
abitativa, 7 problemi di sovraffollamento e di<br />
organizzazione dello spazio residenziale stesso.<br />
Una prima soluzione fu offerta dal<br />
modello di città-giardino che sembra voler<br />
superare il dilemma tra città e campagna in<br />
quanto espressione del nuovo modo di vita che<br />
si sta istituendo, lasciando affiorare una certa<br />
continuità con la tradizione e mostrando una<br />
reale contiguità con il passato agricolo<br />
dell’Unione <strong>Soviet</strong>ica, ma facendo sì che, allo<br />
stesso tempo, questi insediamenti potessero<br />
svilupparsi e costituirsi optando per il concetto<br />
di decentrabilità, parte del più ampio progetto<br />
di pianificazione urbana e territoriale voluto<br />
dallo stesso Lenin, che voleva questi quartieri<br />
immersi nel verde, ordinati, quasi «costruzioni<br />
ideali» sui modelli di tanto romantici quanto<br />
utopistici falansteri che riproducessero un<br />
microcosmo di vita idilliaca e gioiosa ai margini<br />
delle grandi città. 8<br />
Ad esempio, secondo i progetti e gli<br />
intenti urbanistici di questa fase dell’edilizia<br />
sovietica, tutta la città di Mosca doveva essere<br />
circondata da una cintura verde della larghezza<br />
di circa due chilometri, dalla quale, nella<br />
direzione del centro cittadino, si sarebbero<br />
diramate cunei e intere zone destinate a parco<br />
pubblico, per migliorare le condizioni del<br />
territorio; in questo modo, ogni abitante<br />
avrebbe avuto a disposizione ben ventisei metri<br />
quadrati di verde. Questa tipologia urbana,<br />
espressione tipica della casa individuale, aveva