[ ] Stagione 95»96 Alice | Manuela Kustermann
[ La Fabbrica dell’Attore giugno ] AcomeAlice da Lewis Carroll Che regia Giancarlo N<strong>anni</strong> adattamento | Giancarlo N<strong>anni</strong> con Manuela Kustermann Alice, Massimo Fedele Dronte, Duchessa, La Voce, Cappellaio Matto, Alessandro Vagoni Lorichetto, Cuoca, Regina <strong>di</strong> Cuori, Foca, Cavaliere Bianco, Paolo Lorimer Rana, Humpty Dumpty, Regina Nera, Ghiro, Bevimi, Anatra, Uomo Carta, Bianconiglio, Maurizio Palla<strong>di</strong>no Cavaliere Rosso, Lepre Marzolina, Re, Bruco, Topo, Matteo Chioatto Fante, Regina Rossa, Mangiami, Pesce, Caprone, Gatto del Cheshire scene e costumi | Andrea Taddei scandalo! Il tempo non esiste Di Alice si potrebbe forse <strong>di</strong>re che è il testo che non è. È sempre spostato un po’ più avanti o un po’ più in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> dove pensiamo <strong>di</strong> averlo acchiappato. È un testo da inseguire, secondo una propria immagine del gioco, il proprio ritmo, il proprio desiderio <strong>di</strong> inutilità. Perché questo è il testo per nessuno. Un viaggio da fare non certo in tempo reale, espressione arcaica perché secondo la scienza moderna il tempo non è reale e oggettivo. Grazie alla teoria della relatività, alla meccanica quantistica e all’immagine <strong>di</strong> quelle particolari particelle chiamate “tachioni” il tempo potrebbe ad<strong>di</strong>rittura annullarsi e ad<strong>di</strong>rittura “viaggiare nel tempo” sarebbe possibile. EINSTEIN: per noi fisici convinti, la <strong>di</strong>stinzione tra passato, presente e futuro è solo un’illusione, anche se tenace. Un’e<strong>di</strong>zione teatrale <strong>di</strong> Alice è sempre un viaggio sorprendente, noi che ci immergiamo nel suo molle ventre dopo averlo fatto dal 1970, con attori <strong>di</strong> allora (Fedele, Vagoni e Kustermann) e bravi attori <strong>di</strong> oggi (Lorimer, Palla<strong>di</strong>no e Chiatto) a chi ci chiede: perché? Rispon<strong>di</strong>amo come Carroll: non ne abbiamo la più pallida idea. È stato un moto del cuore. Come Alice è inspiegabile o è anche troppo enormemente spiegabile. Il testo teatrale <strong>di</strong> Alice è satira, romanzo, allegoria, dramma e comme<strong>di</strong>a, è un opera piena <strong>di</strong> significati precisi ed è anche priva <strong>di</strong> senso. Non sense, parole in valigia, oggetti trovati, ready made, objects trouvés, domande, linguaggi, forme che si gonfiano e si annullano, che esplodono e si rarefanno. Un materiale così mi seduce, il testo è animato da creature anarchiche in un paesaggio anarchico. Ha un gran da fare questa Alice speleologa immersa nei ricor<strong>di</strong>, nella memoria, nel presente, tra costumi e scene che appaiono e scompaiono, tra luci, musiche e oggetti, sopra una pagina bianca che viene continuamente riempita <strong>di</strong> segni. Il nostro è un racconto critico per immagini, non è un cimiterino <strong>di</strong> reperti documentali, è un lampeggiante labirinto <strong>di</strong> assonanze e <strong>di</strong>ssonanze visive che cercano <strong>di</strong> aprirsi un varco attraverso quell’oscura apertura ferrosa “della mia povera vita turbata” io, dagli abissi superficiali mi immergo nella seduzione, non conosco regole, rispondo alla sollecitazione del “gioco”, non mi piego alla degradazione della funzione lu<strong>di</strong>ca, impongo la ritualità arbitraria, che non mi corrisponde e che non vi corrisponde. E lì è la frattura, il simulacro del gioco <strong>di</strong> Alice nel teatro della Vertigine. In questa Alice c’è il fascino <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione in meno che mi strega. Come nello specchio, nella pittura. È lo spazio della seduzione, incosciente mio malgrado. Giancarlo N<strong>anni</strong> Stagione 95/96