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10 anni di [r]esistenza - Teatro Vascello

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9 – 21 <strong>di</strong>cembre<br />

[ La Fabbrica dell’Attore ]<br />

Pace<br />

da Aristofane<br />

regia Giancarlo N<strong>anni</strong><br />

scene | Giancarlo N<strong>anni</strong><br />

drammaturgia | Nicola Fano<br />

con<br />

Fabio Grossi Trigeo, Giov<strong>anni</strong> Argante Fracassa,<br />

Corifeo, Mercante, Stefano Corsi Elena, Ermete,<br />

Nicola D’Eramo Polemo, Ierocle, Pace,<br />

Gianluigi Pizzetti Fulmine, Opora, Armaiolo<br />

costumi | Rita Corra<strong>di</strong>ni<br />

[ ]<br />

[ La Fabbrica dell’Attore ]<br />

Tutti hanno un buon motivo per fare la guerra. I mercanti usano la<br />

guerra per vendere la loro merce, per arricchirsi alle spalle dell’armata.<br />

Gli ufficiali usano la guerra per conquistare donne, onori, titoli,<br />

compiacenze. Le donne usano la guerra per trovare mariti e ricchezze.<br />

«Esclamano contro la guerra coloro che vedono desolare le loro<br />

campagne… Piangono per la guerra quelle famiglie che perdono per<br />

<strong>di</strong>sgrazia il padre, il figlio, il parente», <strong>di</strong>ce Goldoni: gli altri hanno mille<br />

vali<strong>di</strong>ssime motivazioni per affidare i propri destini all’armata. Che poi<br />

vadano davvero al fronte, che si espongano realmente alle cannonate,<br />

questo è un altro <strong>di</strong>scorso. Gli ufficiali <strong>di</strong> Goldoni, del resto, non vanno<br />

mai in battaglia: sanno solo parlare degli scontri cruenti. Non riescono<br />

nemmeno a fare quei duelli che si promettono continuamente. Nelle sue<br />

innumerevoli comme<strong>di</strong>e Goldoni affronta solo <strong>di</strong> rado il tema della<br />

guerra. Questa naturale ritrosia è dovuta al fatto che Goldoni conosce<br />

poco l’argomento e, per quel poco che sa, giu<strong>di</strong>ca negativamente il<br />

mestiere della guerra. Inoltre, la questione politica che sta a cuore a<br />

Goldoni non passa attraverso le armate ma è ra<strong>di</strong>cata nelle società e<br />

riguarda lo scontro fra le classi. In Guerra, questo scontro appare solo<br />

marginalmente. Ma un altro scontro non meno violento, prende corpo<br />

via via: è quello fra generazioni <strong>di</strong>verse. I giovani ufficiali, così come le<br />

loro giovani donne, sono solo delle pe<strong>di</strong>ne nel grande meccanismo della<br />

guerra manovrato da generali e commissari. Così, la violenza cieca <strong>di</strong><br />

questi militari, proprio in quanto in<strong>di</strong>rizzata lontano dalle battaglie, è<br />

quella tipica <strong>di</strong> una generazione fallita che ha pochi strumenti per<br />

ribellarsi all’or<strong>di</strong>ne delle cose.<br />

Nicola Fano<br />

Guerra<br />

<strong>di</strong> Carlo Goldoni<br />

regia Giancarlo N<strong>anni</strong><br />

15 – 27 gennaio<br />

drammaturgia | Nicola Fano<br />

scene e costumi | Luigi Perego<br />

musiche | Germano Mazzocchetti<br />

con<br />

Gianluigi Pizzetti Don Egi<strong>di</strong>o, Comandante della fortezza asse<strong>di</strong>ata,<br />

Giorgina Cantalini Florida sua figliola, Fabio Grossi Don Sigismondo,<br />

Generale degli asse<strong>di</strong>ati, Sebastiano Nardone Conte Clau<strong>di</strong>o, tenente,<br />

Giov<strong>anni</strong> Argante Don Faustino, alfiere, Nicola d’Eramo Don Cirillo,<br />

Tenente stroppiato Loris Zanchi Don Polidoro, commissario dell’armata,<br />

Susanna Forsell Donna Aspasia, sua figliola, Manuela Kustermann Orsolina,<br />

ven<strong>di</strong>trice <strong>di</strong> varie cose all’armata, che si traveste da conta<strong>di</strong>na<br />

assistente alle scene e ai costumi | Marina Luxardo<br />

luci | Juray Saleri<br />

Guerra, la protagonista violenta <strong>di</strong> questo spettacolo. I sentimenti, le<br />

passioni, le angosce, le sicurezze, i sistemi, tutto viene cancellato, reso<br />

ambiguo, <strong>di</strong>storto dallo Stato <strong>di</strong> Guerra.<br />

Gli esseri umani sfidano il destino affidandosi al GIOCO, all’AMORE<br />

prima della morte e risentono delle imponderabilità del loro stato.<br />

Esistere in attesa <strong>di</strong> morire. L’attesa, questa situazione <strong>di</strong> impossibilità,<br />

<strong>di</strong> frustrazione, <strong>di</strong> nullità. Tutto è affidato alla casualità <strong>di</strong> un colpo <strong>di</strong><br />

fucile. E allora in cosa credere? Solo il denaro, lo sfruttamento delle<br />

debolezze e dei bisogni degli altri sopravviverà e trionferà.<br />

Si può fare commercio delle vite umane, dei morti e dei vivi.<br />

IL DENARO è l’unica certezza, resterà in eterno ma per esistere ci deve<br />

essere uno STATO DI GUERRA, caotico, inutile, indegno, immorale,<br />

cinico, dove solo il linguaggio si infila compiacente per creare degli alibi<br />

a questa viltà della vita. E una GUERRA, oggi, assume connotazioni al<br />

<strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ogni legge sociale o morale, è inconcepibile, eppure la guerra<br />

si crea e riproduce continuamente… A chi serve? A cosa serve? Non è<br />

forse tempo per l’umanità <strong>di</strong> cambiare? Non è terminata l’ETÀ DELLA<br />

PIETRA e DEL FERRO? L’Umanità e il pensiero sono ancora così<br />

«antichi»?<br />

Giancarlo N<strong>anni</strong><br />

Stagione 89/90

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