cencinforma 50aprile 2012 - Mce
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<strong>cencinforma</strong> 50 aprile <strong>2012</strong><br />
bollettino informativo di Cenci casa-laboratorio (Amelia, Umbria)<br />
www.cencicasalab.it/cenci t.3395736449 (Franco) 3384696119 (Roberta) 3383295467 (Lucio)<br />
la nostra e-mail è cambiata, ora è: cencicasalab@gmail.com<br />
Care amiche e cari amici<br />
vi mandiamo le proposte di Cenci per il <strong>2012</strong>.<br />
Vi informiamo che stiamo organizzando per metà giugno, dal 15 al 17, un incontro dal titolo<br />
SORGENTI E TORRENTI<br />
30 anni dopo il passaggio di Jerzi Grotowski e del Teatro delle sorgenti a Cenci invitiamo alcuni<br />
protagonisti e ospiti di quella esperienza ed altri artisti ed educatori a confrontarsi sui<br />
percorsi seguiti e a presentare alcune loro ricerche e lavori.<br />
Hanno finora aderito e interverranno con spettacoli, proposte e comunicazioni: Rena Mireka, Abani<br />
Biswas e gli artisti indiani del gruppo Milon Mela, Jairo Cuesta, Ewa Benesz, Franco Lorenzoni,<br />
Carla Pollastrelli, Renata Molinari, Rita Montinaro del MCE, Sista Bramini di O Thiasos-<br />
TeatroNatura, Chiara Guidi della Raffello Sanzio Socìetas, Dariusz Kosinski del Grotowski Institute di<br />
Wroclaw, Leszek Kolankiewicz e Piergiorgio Giacchè, antropologi teatrali.<br />
Si prega chiunque è interessato a partecipare all’incontro di prenotarsi con una mail perché il numero<br />
dei posti è limitato.<br />
Tutti coloro che sono stati a Cenci negli ultimi 10 anni sanno quanto la presenza di Lorenzo abbia<br />
influenzato e arricchito la casa-laboratorio. Per questo Roberta, in una lettera qui di seguito, invita<br />
coloro che lo desiderano a devolvere il 5x1000 all’Associazione Aladino c.f. 00744520552<br />
Le difficoltà economiche coinvolgono naturalmente anche le nostre iniziative e, venendo a mancare il<br />
sostegno della Provincia di Trento, è a rischio APERTURE, l’appuntamento di fine agosto che propone<br />
un’esperienza di condivisione tra disabili, operatori e insegnanti. Poiché è una ricerca a cui teniamo<br />
molto, invitiamo tutti coloro che sono interessati a partecipare e a diffondere l’informazione.<br />
Pubblichiamo gli altri appuntamenti dell’anno e la proposta dei campi scuola rivolti a classi di ogni<br />
età, per gli insegnanti che fossero interessati.<br />
Ricordiamo qui 3 riviste, di cui una è nata da poco e merita sostegno, che sono anche luoghi di incontro<br />
e resistenza a tempi che non ci piacciono, con cui abbiamo stretti rapporti e con cui collaboriamo:<br />
COOPERAZIONE EDUCATIVA (www.mce-fimem.it/home.html)<br />
LO STRANIERO (www.lostraniero.net) e GLI ASINI (www.gliasini.it)<br />
Cenci collabora inoltre al progetto “Globo local”(www.globolocal.net) e c’è un video<br />
http://www.youtube.com/ watch?v=dDNX9FDM06I in cui i bambini della 3° elementare di Giove<br />
spiegano come si può lavorare con il “mappamondo parallelo”.<br />
Per preparare l’incontro di giugno, in questo <strong>cencinforma</strong> pubblichiamo tre frammenti sul teatro e le<br />
maschere che indossiamo nella vita di Nicola Chiaromonte, Jerzy Grotowski e Wisława Szymborska,<br />
e riproponiamo una intervista ad Abani Biswas di dieci anni fa sulla sua esperienza di lavoro e di<br />
ricerca tra l’Europa e l’India, i cui risultati condividerà con noi a giugno e ad agosto.<br />
Un abbraccio a tutte e a tutti e buona primavera Franco e Roberta
Un sostegno per l’autonomia di Lorenzo e di un gruppo di ragazzi disabili<br />
Da due anni mio figlio Lorenzo, che ha 19 anni ed è un ragazzo Down, frequenta a Terni<br />
il Club di Aladino e vorrei riuscire a spiegare cosa questo significa per lui e per me genitore. Il<br />
Club è una opportunità pensata, progettata e realizzata dalla Associazione Aladino, che è una<br />
associazione di genitori di ragazzi disabili. Nasce parallelamente alla Casa di Aladino, che è<br />
una casa famiglia che promuove l’autonomia di persone con disabilità psichiche.<br />
L’associazione ha avuto in gestione dal Comune di Terni due appartamenti che vengono<br />
utilizzati per i fine settimana dai ragazzi più grandi e ogni martedì dai ragazzi del club, che<br />
hanno dai 15 ai 20 anni. I ragazzi sono sei e sono seguiti da due operatori, giovani come loro.<br />
Tutto avviene con la supervisione di un operatore dell’Associazione persone down di Roma,<br />
che da anni porta avanti progetti sulla conquista dell’autonomia dei ragazzi down.<br />
Per Lorenzo e per gli altri ragazzi avere un appartamento tutto loro dove incontrarsi e<br />
stare insieme è molto importante. Così come sono importanti le attività che svolgono tutti i<br />
martedì pomeriggio. Si tratta di aiutare i ragazzi a muoversi da soli nella città, di insegnare<br />
loro a prendere l’autobus per arrivare al club, di imparare il valore e l’uso del denaro, di<br />
andare a fare la spesa e, prima ancora, di preparare una lista per organizzare una cena tutti<br />
insieme. Il tutto viene fatto cercando di seguire gli interessi di ognuno di loro. Ogni ragazzo ha<br />
un suo programma con degli obiettivi precisi da raggiungere che sono alla sua portata e che<br />
partono dalle cose che ad ognuno di loro piace fare. Chi ama la musica cerca nella<br />
programmazione dei concerti di Terni quello a cui invitare gli altri ragazzi, chi ama il cinema<br />
va da Blok baster e affitta un film per tutto il gruppo… Ogni ragazzo esce con il proprio<br />
marsupio e al suo interno ha il telefonino (che con gli operatori ha imparato ad usare), il<br />
portafoglio con la tessera del Club in cui c’è scritto il proprio nome, cognome e il recapito<br />
telefonico suo e dei genitori. E’ stato insegnato ai ragazzi che se si perdono per la città devono<br />
mostrare la tessera. In estate e in particolari periodi dell’anno tutti insieme fanno delle brevi<br />
ma significative vacanze, nelle quali nulla è lasciato al caso e i ragazzi vengono<br />
responsabilizzati anche rispetto la preparazione delle valigie. Periodicamente noi genitori<br />
abbiamo degli incontri con gli operatori, che ci tengono aggiornati del percorso che sta<br />
compiendo nostro figlio. Altrimenti il club è una cosa tutta loro e noi cerchiamo di essere il più<br />
possibile discreti.<br />
Per Lorenzo, oltre alle cose che grazie al club è riuscito ad imparare, l’esperienza gli ha<br />
offerto l’opportunità di crearsi delle amicizie che stanno diventando sempre più importanti.<br />
Lo ha reso più sicuro di sé, più aperto e più consapevole delle sue capacità. A me madre ha<br />
offerto l’opportunità dell’incontro con degli operatori che guardavano mio figlio pieni di<br />
fiducia, che non si fermavano all’apparenza, per esempio riguardo alla sua difficoltà di<br />
linguaggio. Hanno visto tante cose che anche io vedo, ma che a volte ho paura di essere la sola<br />
che riesce a notarle. Mi hanno dato fiducia, mi hanno aiutata a controllare le mie paure, mi<br />
hanno sostenuta quando sentivo di poter lasciare che Lorenzo facesse da solo. Mi hanno detto<br />
che posso lasciarlo solo in casa perché anche loro pensano che è in grado di farlo, che può<br />
cucinare, che posso fargli usare il coltello senza paura. Sembrano piccole cose ma per noi, per<br />
me e Lorenzo, sono vere conquiste. Mi stanno aiutando a far crescere in Lorenzo la<br />
consapevolezza di essere un ragazzo Down, anche quando questo vuol dire fargli<br />
comprendere che si deve confrontare con i propri limiti.<br />
Tutto ciò rischia purtroppo di sparire. Molti fondi dai quali ha attinto finora<br />
l’Associazione Aladino, come la Asl e il Comune, vanno scomparendo e noi genitori da soli non<br />
riusciamo a mantenere le spese degli appartamenti e il costo degli operatori. Stiamo cercando<br />
di organizzare varie iniziative per raccogliere fondi e, tra queste, una delle più significative è<br />
la raccolta del 5 per mille.<br />
Se siete d’accordo e ci potete dare una mano, vi chiedo quindi di ricordarvi, al momento<br />
della dichiarazione dei redditi, di destinare il cinque per mille all’associazione Aladino<br />
indicando il codice fiscale 00744520552 Grazie Roberta Passoni
LABORATORI PER ADULTI<br />
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8 - 14 giugno <strong>2012</strong><br />
Alla ricerca di uno spazio autentico<br />
Laboratorio di ecologia teatrale proposto da Jairo Cuesta<br />
L’attore come architetto del proprio tempo e del proprio spazio attraverso l’azione<br />
7 giorni di pratiche attoriali di performance ecology<br />
€. 390 (chi partecipa al laboratorio potrà restare nei 3 giorni successivi pagando €.50)<br />
L’attore colombiano Jairo Cuesta assistenti di Jerzy Grotowski nel periodo del Teatro delle Sorgenti, da oltre 20 anni<br />
conduce insieme a Jim Slowiak una ricerca sul teatro che parte dal corpo e dalla voce nel New World Performance Lab<br />
Informazioni Franco Lorenzoni: cencicasalab@gmail.com franco 339.5736449.<br />
15, 16, 17 giugno <strong>2012</strong><br />
SORGENTI E TORRENTI<br />
30 anni dopo il passaggio di Jerzi Grotowski e del Teatro delle sorgenti a<br />
Cenci, protagonisti e ospiti di quella esperienza si confrontano con altri artisti<br />
ed educatori sui percorsi seguiti e presentano alcune loro ricerche e lavori.<br />
€. 150 (studenti e disoccupati €.120) comprendono vitto, alloggio e partecipazione a tutti gli spettacoli<br />
All’incontro, che stiamo organizzando, hanno finora aderito e interverranno: Rena Mireka, Abani<br />
Biswas e gli artisti indiani del gruppo Milon Mela, Jairo Cuesta, Ewa Benesz, Sista Bramini di O<br />
Thiasos-TeatroNatura, Chiara Guidi della Raffaello Sanzio Socìetas, Franco Lorenzoni, Rita<br />
Montinaro, Dariusz Kosinski, Leszek Kolankiewicz, Piergiorgio Giacché.<br />
Si prega chiunque è interessato a partecipare di prenotarsi con una mail perché il numero dei posti è limitato.<br />
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6 - 16 agosto <strong>2012</strong><br />
Incontro con l'India Milòn Mèla La ricerca delle sorgenti<br />
€ 600 (€.500 sconto per studenti e professionisti del teatro)<br />
2 musicisti BAUL, 4 danzatori CHHAU, 2 danzatori Gotipua, 2 maestri d'arti marziali KALARI PAYATTU, 1 maestro di<br />
Hatha Yoga, 1 attore musicista. 12 artisti propongono le loro pratiche in un seminario diretto da Abani Biswas,<br />
collaboratore di Jerzy Grotowski nel Teatro delle Sorgenti.<br />
Informazioni Chiara Tabaroni 349.2826958 milonmelaindia@gmail.com<br />
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26 - 30 agosto <strong>2012</strong><br />
Aperture. Il cielo è di tutti<br />
Disabilità e integrazione nei contesti educativi<br />
€. 260<br />
Laboratori ed esperienze nella natura aperte a ragazzi disabili, insegnanti, operatori e adulti interessati per sperimentare<br />
e cercare di aprirci un poco di più. Una proposta di Roberta Passoni e Franco Lorenzoni<br />
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24 - 28 luglio <strong>2012</strong><br />
Campo di lavoro per Cenci<br />
5 giorni di lavoro in comune per la manutenzione della casa e dei luoghi che la circondano.<br />
Cenci offre ospitalità in cambio di lavoro da svolgere insieme con tranquillità. E’ necessario prenotare.<br />
Ai ragazzi di età inferiore ai 18 anni chiediamo un contributo per il cibo di €. 50<br />
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7 - 9 settembre <strong>2012</strong><br />
L'officina matematica di Emma Castelnuovo<br />
€ 130<br />
Laboratori operativi per la costruzione di strumenti didattici.<br />
Sabato 8 ci sarà una conferenza del fisico Carlo Rovelli<br />
Lo stage è rivolto ad insegnanti di ogni ordine di scuola (è previsto l’esonero ministeriale per gli insegnanti).<br />
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3 - 7 gennaio 2013<br />
Nell’atto del creare. Le pratiche originarie dell’attore<br />
Una proposta di Ewa Benesz<br />
€ 330
L’atto del creare avvicina alla ‘realtà mitica’ della vita. Svela un’altra dimensione dell’ ‘io’ ed un’altra<br />
dimensione del ‘tu’. Nell’attenzione risvegliata e nella contemplazione nulla è indifferente.<br />
Sono in unione. La mente dimentica se stessa.<br />
Informazioni Ewa Benesz 368.684180 – 339.2273126<br />
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14 - 17 febbraio 2013<br />
Le sorgenti del narrare<br />
€ 230<br />
Imparare a raccontare e a raccontarsi. Laboratorio di narrazione orale proposto da Franco Lorenzoni, Roberta Passoni e<br />
Lucio Mattioli<br />
Informazioni Franco Lorenzoni: 339.5736449 cencincasalab@gmail.com<br />
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proposte educative estive<br />
1 - 8 luglio <strong>2012</strong><br />
Il villaggio educativo<br />
7 giorni e 7 notti tra cielo e terra<br />
per partecipanti dai 7 ai 70 anni<br />
€ 390<br />
All'origine di questa proposta c'è l'ipotesi che adulti, adolescenti, bambini ed anziani possano incontrarsi, intrecciando memorie, esperienze,<br />
competenze e linguaggi differenti. Che tutto ciò costituisca una ricchezza. La comunicazione e la condivisione di esperienze tra partecipanti di diverse<br />
età ha evocato in qualcuno l'idea del villaggio. Un villaggio educativo dove forse qualcuno imparerà dalla notte, dal vento, dal bosco o dalle stelle.<br />
Qualcuno da un bambino o da un anziano, qualcuno da se stesso, ritrovando la libertà di ascoltare nel silenzio il grande mondo degli esseri in cui noi<br />
viviamo.<br />
Informazioni Franco 339.5736449 Roberta 338.4696119 cencicasalab@gmail.com<br />
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9 - 15 luglio <strong>2012</strong><br />
Campo estivo nella natura<br />
Albe d’oro, lune d’argento<br />
per bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni<br />
proposto da Cenci e dalla cooperativa sociale Cipss<br />
€ 390<br />
Noi giochiamo da quando ci svegliamo fino al cadere del giorno. Noi giochiamo con le albe d’oro,<br />
noi giochiamo con la luna d’argento. (R.Tagore)<br />
Comunicare, esplorare, costruire, sperimentare, conoscere, partecipare. Bambini e ragazzi condividono con gli animatori regole e modalità dello stare<br />
insieme. Attraverso il gruppo la nostra offerta di espressione e di gioco diventa patrimonio vivo, esperienza, conoscenza e memoria di un’estate.<br />
Saranno proposti laboratori manuali ed espressivi (pittura, ceramica, fotografia…), attività ludico-motorie, giochi, escursioni, osservazioni notturne<br />
del cielo e narrazioni di miti.<br />
Informazioni Franco 339.5736449 Roberta 338.4696119 cencicasalab@gmail.com<br />
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15 - 22 luglio <strong>2012</strong><br />
Passare leggeri sulla terra<br />
Campi estivi di educazione ambientale per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni<br />
proposti da Cenci e dalla Cooperativa EDIT<br />
€. 390<br />
Incontrare la natura attraverso giochi ed esplorazioni.<br />
Per una settimana i partecipanti vivranno l'esperienza di un contatto con la natura, incominceranno a sperimentare la propria autonomia con le sue<br />
bellezze e responsabilità. Il gruppo sarà guidato a gestire la giornata, rispettando i tempi comuni e i tempi liberi, la preparazione dei pasti, la<br />
sistemazione e la convivenza nelle stanze. Gli educatori proporranno ogni giorno attività legate all'educazione ambientale (escursioni, trekking,<br />
laboratori), giochi di movimento ed altre attività di gruppo.<br />
Informazioni Antonio 3395871798, Lucio 3383295467<br />
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LABORATORI PER BAMBINI E RAGAZZI<br />
primavera e autunno <strong>2012</strong><br />
campi scuola<br />
Tra cielo e terra<br />
campi scuola per classi di ogni età<br />
€ 49 a testa per ogni giornata
I campi scuola residenziali di 2, 3, 4 o 5 giorni, che la Casa-laboratorio di Cenci propone<br />
alle scuole di ogni grado, offrono dei percorsi di apertura delle nostre sensibilità, nella<br />
ricerca di un rapporto diretto con gli elementi del nostro pianeta.<br />
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15-16-17 giugno <strong>2012</strong><br />
Sorgenti e torrenti<br />
tre giorni di teatro, narrazioni, esperienze, presentazioni e incontri<br />
“Quello che ci commuove grandemente nel bambino è il fatto che vive nel principio. Se entra una volta in un<br />
giardino è la prima volta, e il secondo giorno, quando entra nel giardino e il giardino è differente, per lui è di<br />
nuovo la prima volta. Noi adulti siamo portati a vedere ogni giardino come se fosse la stessa cosa, nonostante<br />
che ogni giardino è una cosa diversa, ogni giorno. Essere nel principio è lasciarsi realmente essere in ciò che si<br />
fa, che si scopre, che si percepisce. Ogni volta che facciamo qualcosa noi pensiamo sia a ciò che è successo, sia a<br />
certi progetti per l’avvenire. Essere nel principio è rinunciare a questa assenza” Jerzy Grotowski<br />
Jerzy Grotowski e il Teatro delle sorgenti sono stati ospiti in Umbria, a Cenci, nella primavera del 1982 nel<br />
corso di tre mesi. Per la Casa-laboratorio quell’incontro è stato decisivo perché ha contribuito ad orientare molte<br />
nostre proposte e sperimentazioni educative, che in quegli anni cominciavamo ad elaborare.<br />
L’orizzonte delle ricerche educative che sperimentiamo a Cenci dal 1980 affonda infatti le sue radici<br />
nell’intreccio tra la pedagogia dell’ascolto del Movimento di Cooperazione Educativa, una forte propensione ad<br />
immergerci nella natura e ad osservare il cielo, ed alcune tecniche volte all’apertura delle porte della percezione.<br />
In seguito a quell’incontro Jairo Cuesta, assistente di Grotowski nel Teatro delle sorgenti, ha partecipato<br />
attivamente a molti nostri momenti educativi con proposte, che si sono via via arricchite negli anni, e ha poi portato<br />
a Cenci i suoi seminari di ecologia teatrale insieme a Jim Slowiak. La casa-laboratorio ha poi ospitato, per oltre<br />
dieci anni, le ricerche dirette da Rena Mireka in collaborazione con Ewa Benesz, che tiene ancora qui i suoi<br />
seminari. Abani Biaswas e il suo gruppo di artisti indiani Milon Mela dal 1994 sono nostri ospiti in agosto, ogni<br />
estate.<br />
A partire da quella spinta iniziale, Sista Bramini insieme ad altre ha dato vita al gruppo O-Thiasos<br />
TeatroNatura. E poiché questo gruppo compie venti anni di vita, è anche la loro ricerca che vogliamo festeggiare,<br />
per la coerenza e la caparbietà di un progetto che si muove fuori dai luoghi abituali del teatro. La particolarità della<br />
ricerca di TeatroNatura sta infatti nell’avere ideato e proposto esperienze e creazioni teatrali in cui attrici e attori si<br />
confrontano, in ogni fase del lavoro artistico, con la natura ed il paesaggio.<br />
Per tutti questi motivi, a 30 anni dall’incontro con il Teatro delle sorgenti, desideriamo rendere omaggio ad<br />
alcuni protagonisti di quella ricerca, invitando a presentare le loro esperienze e a confrontarsi con diverse pratiche<br />
portate avanti nel campo dell’arte e dell’educazione. Accanto alle sorgenti, evocate da Grotowski, chiamiamo<br />
torrenti questi percorsi, perché desideriamo che nel confronto emergano non solo le scoperte e i sentieri intrapresi,<br />
ma anche le difficoltà, gli ostacoli, i tempi di siccità e gli inabissamenti.<br />
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venerdì 15 giugno<br />
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accoglienza ospiti<br />
10.00 Avant l’Exile Emmanuel Gerard-Cuesta<br />
presenta il suo documentario sul Teatro delle sorgenti, in cui<br />
Francois Kahn, Jairo Cuesta e Dominique Gerard raccontano la loro<br />
esperienza vissuta durante il lavoro con Jerzy Grotowski in Polonia<br />
Haiti e Messico.<br />
16.00 presentazione de “La sacra canoa”<br />
con Rena Mirecka insieme a Pier Pietro Brunelli<br />
e Luisa Tinti (Università la Sapienza di Roma)<br />
coordina Marina Fabbri<br />
18.30 Film<br />
21.30 L’accoglienza dei luoghi (a cura della casa-laboratorio di Cenci)<br />
Il bosco di notte e le origini del suono.<br />
Una camminata silenziosa e un racconto di Franco Lorenzoni.<br />
22.30 Milon Mela La festa dell’incontro.<br />
Danze e musiche indiane con musicisti Baul, danzatori Chhau<br />
e Gotipua, maestri d’arti marzali Kalari payattu
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sabato 16 giugno<br />
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7.00 canti Baul all’alba<br />
9.00 film Con Jerzy Grotowski Nienadòwka, 1980<br />
Prodotto e ideato da Mercedes Gregory<br />
10.00 SEMINARIO L’esperienza del principio<br />
Jerzy Grotowski, l’infanzia e la rinuncia all’assenza<br />
Una discussione aperta tra artisti, educatori, ricercatori e insegnanti<br />
sull’origine dell’atto creativo e la sua relazione con l’infanzia e, insieme,<br />
intorno all’infanzia vera e propria, con le privazioni di esperienza cui<br />
sono costretti bambine e bambini oggi.<br />
Darius Kosinski (Grotowski Institute, Wroclaw)<br />
Carla Pollastrelli (Pontedera Teatro)<br />
Renata Molinari<br />
Abani Biswas (Milon Mela, Calcutta, Bengala)<br />
Ewa Benesz (Sardegna-Polonia)<br />
Jairo Cuesta (New Word Performance Lab)<br />
15.30<br />
Leszek Kolankiewicz (Università di Varsavia)<br />
Franco Lorenzoni (Cenci)<br />
Piergiorgio Giacchè (Università di Perugia)<br />
Sista Bramini (O-Thiasos-TeatroNatura)<br />
Rita Montinaro (MCE Matera)<br />
Chiara Guidi (Raffaello Sanzio Socìetas)<br />
19.00 La leggenda di S. Giuliano Ospitaliere racconto teatrale con musica dal vivo<br />
dal racconto di Gustave Flaubert scritto e narrato da Sista Bramini<br />
musica vocale e strumentale interpretata da Camilla Dell’Agnola e Carla Taglietti<br />
regia musicale di Camilla Dell’Agnola, costumi di F. Benvignati<br />
22.00 Azione nella notte di Jairo Cuesta con i partecipanti al seminario<br />
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Domenica 17 giugno<br />
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9 - 13 La voce è lo spazio sonoro<br />
nel quale la favola ritrova la propria origine.<br />
Esercizi pratici proposti da Chiara Guidi, Raffaello Sanzio Socìetas<br />
La rassegna dei film è a cura di Marina Fabbri<br />
Per partecipare è necessario scrivere a cencicasalab@gmail.com 3395736449.<br />
Il costo per le 3 giornate intere (ospitalità, cibo e partecipazione a tutte le proposte)<br />
è di €.150 (€.120 per studenti e disoccupati).<br />
Chi può stare meno o vuole partecipare solo ad alcuni momenti deve chiamare.<br />
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20 - 25 settembre <strong>2012</strong><br />
Karawanasun uno stage con Rena Mirecka a Pedrusiligu in Sardegna<br />
Sono aperte le iscrizioni al Laboratorio di Parateatro<br />
Centro di Cultura Attiva ’Campi Elisi’ - www.campielisi.com Info: cell. 3476099356 – 3391472230<br />
A cura dell’Associazione Culturale Albedo per l’Immaginazione Attiva di Milano<br />
www.albedoimagination.com con la collaborazione di Associazione Culturale Origamundi di Cagliari<br />
www.origamundi.it e Associazione Culturale Le vele di Bologna www.levelecentrodiricerca.it<br />
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Tre frammenti sul teatro e le maschere che<br />
indossiamo nella vita<br />
Il teatro è celebrazione rituale del gioco delle sorti umane. Esso comincia dunque dalla bravura con cui<br />
ognuno incarna la sua propria persona di fronte agli altri nelle vicende ordinarie e straordinarie<br />
dell’esistenza. Altrimenti, sulla scena, che cosa si può celebrare? “Sul teatro del mondo, ammascherate –<br />
Van l’alme umane con gli affetti loro”. Nulla è più triste dell’uomo quando non porta maschera, e crede così<br />
di essere nel vero, mentre porta la più brutta e inespressiva delle maschere: quella dell’amore esclusivo di sé.<br />
Crede egli allora di non recitare, di vivere la sua parte. E invece non fa che recitar male. Come se la<br />
maschera d’atti, di gesti, di parole che noi portiamo non fosse inevitabile; come se non rivelasse<br />
inevitabilmente la verità; come se, fingendo o dicendo il vero, tacendo o parlando ad arte, noi non<br />
annunciassimo sempre agli altri, e sempre in modo irrevocabile, quello che siamo e quello che il mondo è per<br />
noi. Conviene dunque portar bene la nostra maschera, recitare con impegno, incitare gli altri a fare lo stesso,<br />
e criticare in tutta libertà le commedie e i drammi che attorno a noi accadono. Solo allora il teatro sarà quel<br />
che deve essere: un luogo dove si dibatte al cospetto di tutti il diritto che hanno gli uomini di agire come<br />
agiscono. Un luogo di verità.<br />
Nicola Chiaromonte (1959)<br />
(…) fondamentale, fu la scoperta che quel che importava per noi, non era di recitare, ma al contrario di<br />
rinunciare a recitare. A lungo abbiamo studiato come recitare. Abbiamo esplorato allora i segni, le maschere<br />
facciali, la coscienza dell’espressione e tutte queste cose. Ma è arrivato il momento in rapporto a una ricerca<br />
umana più che estetica, in cui ci siamo resi conto che si recitava molto più nella vita che a teatro, perché a<br />
teatro abitualmente l’attore recita una parte, un ruolo solo. Nella vita invece, noi recitiamo molte parti<br />
passando attraverso delle rotture e anche mescolando le parti. Io recito una parte quando sono a casa mia,<br />
un’altra quando sono con i miei amici, un’altra se mi trovo tra nemici, un’altra ancora in circostanze ufficiali,<br />
ecc. ecc. Immaginiamoci una situazione in cui ci troviamo in presenza di nostro padre, nostra moglie, i nostri<br />
amici, i nostri nemici, del lavoro, magari una circostanza ufficiale. Arriva allora una specie di nevrosi per<br />
l’impossibilità di recitare tutte le parti contemporaneamente.<br />
Se intendete fare teatro dovreste porvi questa domanda: il teatro vi è indispensabile per vivere?<br />
Una vita all’istante<br />
Una vita all’istante.<br />
Spettacolo senza prove.<br />
Corpo senza modifiche.<br />
Testa senza riflessione.<br />
Non conosco la parte che recito.<br />
So solo che è la mia, non mutabile.<br />
Il soggetto della pièce<br />
va indovinato direttamente in scena.<br />
Mal preparata all’onore di vivere,<br />
reggo a fatica il ritmo imposto dell’azione.<br />
Improvviso, benché detesti improvvisare.<br />
Inciampo ad ogni passo nella mia ignoranza.<br />
Il mio modo di fare sa di provinciale.<br />
I miei istinti hanno del dilettante.<br />
L’agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.<br />
Sento come crudeli le attenuanti.<br />
Jerzy Grotowski (1980)
Parole e impulsi non revocabili,<br />
stelle non calcolate,<br />
il carattere come un cappotto abbottonato in corsa –<br />
ecco gli esiti penosi di tale fulmineità.<br />
Potere provare prima, almeno un mercoledì,<br />
o replicare ancora una volta, almeno un giovedì!<br />
Ma qui già sopraggiunge il venerdì<br />
con un copione che non conosco.<br />
Mi chiedo se sia giusto<br />
(con voce rauca,<br />
perché neanche l’ho potuta schiarire tra le quinte).<br />
Illusorio pensare che sia solo un esame superficiale,<br />
fatto in un locale provvisorio. No.<br />
Sto sulla scena e vedo quant’è solida.<br />
Mi colpisce la precisione di ogni attrezzo.<br />
Il girevole è già in funzione da tempo.<br />
Anche le nebulose più lontane sono state accese.<br />
Oh, non ho dubbi che questa sia la prima.<br />
E qualunque cosa io faccia,<br />
si muterà per sempre in ciò che ho fatto.<br />
Wisława Szymborska<br />
Tra due continenti<br />
di Abani Biwas<br />
Sono quasi venti anni che vivo metà tempo in Europa e metà tempo in India. Questi viaggi di<br />
andata e ritorno per me sono molto buoni. Ogni volta che arrivo nell’altro paese inizio di nuovo,<br />
inizio un’altra volta, e questo mi dà tante possibilità, tanta energia. Non sono stanco, non divento<br />
stanco per questa vita che faccio. Non mi manca la stabilità perché in tutti e due i paesi lavoriamo<br />
tanto e lavoriamo sempre con tanta gente in un rapporto diretto con l’uomo, con l’umano. Diversi<br />
paesi, diversi uomini. Noi siamo di un diverso paese e anche questo è buono.<br />
Certo mi manca, adesso che sto partendo, tutta la gente che ha lavorato con noi in questa<br />
parte del mondo. Ma è proprio il nostro lavoro che è così: c’è un po’ solitudine, silenzio. Però una<br />
cosa molto positiva è sentire ogni volta che iniziamo, e questo è buono. Da quando ho iniziato<br />
questo tipo di lavoro con Grotowski, all’epoca del Teatro delle sorgenti, ho cominciato a lavorare in<br />
Europa. Quando è terminata quell’esperienza ho portato in India questo lavoro.<br />
Grotowski lavorava con persone di culture diverse ma il suo lavoro era molto individuale.<br />
Solo dopo c’era un rapporto con il gruppo, con l’insieme del gruppo, quando lavoravamo sullo<br />
spazio. Lui lavorava a volte con una sola persona e per me la relazione è sempre come lo spazio.<br />
C’è gente e c’è una reazione a tutto. Una reazione che cambia con ogni persona, con tutti. Ma<br />
come lavorare con me? Io sono indiano, ma non sono indiano quando vengo a lavorare. Noi siamo<br />
sempre attenti a come vanno le reazioni, a cosa provocano gli incontri.<br />
La reazione è sempre una reazione di spazio. Cenci è uno spazio. Noi lavoriamo a Cenci. A<br />
Cenci c’è una reazione del nostro lavoro con questo spazio, con il tipo di gente che arriva. A tutto<br />
c’è reazione. Questa reazione è la tensione tra uomo e uomo. Questo è importante per noi.<br />
Quando lavoravo con Grotowski che reazione ho avuto? Questa è una domanda importante.<br />
Perché un indiano ha avuto questa reazione? Osservare questo è stato sempre molto importante.
Ho lavorato con Grotowski tre anni e dopo ho avuto il desiderio di tornare in India, di ritrovare<br />
lì tutte queste cose. Dopo che ho lavorato con lui ho capito di più la mia cultura, il mio paese.<br />
Questa è una possibilità che ho avuto lavorando con lui.<br />
Quando ho lavorato con Grotowski ho sempre sentito tantissima reazione. Ho cercato anche<br />
qualcosa. Per esempio lui diceva sempre che nell’azione chi vuole trovare, chi cerca, è come un<br />
fiume. Sopra il fiume c’è una barca che corre, che non sta ferma. C’è la corrente e sopra la barca<br />
corre. Così è anche il nostro paese. In India la vita scorre come un fiume e il corpo è come una<br />
barca. Essere è come guidare dentro questo fiume.<br />
C’é sempre una corrente, una direzione, una sorgente, una strada dove andare come corpo, e tu<br />
sei la barca, il timone della barca. Il timone che ti fa attraversare: questo c’è dentro il canto dei<br />
Baul, quello che loro chiamano con una parola che vuol dire gioia. Se sai passare, questo dà alla<br />
vita tantissime occasioni, tantissimo tempo, e può aiutare. Nella loro filosofia c’è saggezza e ci<br />
sono conoscenze antichissime. Adesso tutto è cambiato, ma qualcosa è rimasto nelle loro canzoni,<br />
nella musica che suonano. Non c’è più questo tipo di conoscenza di come guidare barca in un<br />
fiume. Forse ogni tanto viene un tifone, viene un’onda, una grandissima onda, ma mai avere<br />
paura. Solo andare nella direzione giusta. Ci sono state e ci sono ancora in loro tantissime<br />
ricchezze. Queste ricchezze si conservano nel canto. Per loro il mondo com’è oggi è molto difficile,<br />
ma quando loro cantano, danzano, fanno musica, questo li aiuta a trovare un significato di vita. Noi<br />
ora viviamo in un periodo molto moderno ed è difficile vivere come quando la loro tradizione è<br />
iniziata. La loro è una pratica antica che porta sempre a una reazione con vita, a come far<br />
maturare le cose positive, a dare significato. Dare significato è importante per la vita.<br />
I Baul esistono dal Medioevo. In quel periodo erano monaci, dopo, nel loro andare di piazza<br />
in piazza, hanno accentuato l’aspetto di performance delle loro azioni. Poi c’è la tradizione tantrica<br />
e ci sono coloro che sono andati in un’altra direzione, lasciando l’aspetto spettacolare e coltivando<br />
la parte più mistica. Però si può dire che i Baul lavorano tutti questi aspetti insieme. Dei Baul mi<br />
piace anche il fatto che la loro arte è una ribellione. A loro non piace tanto andare al tempio, alla<br />
moschea, ma in altri luoghi dove c’è umanità. I loro spettacoli, le loro danze, sono sempre nelle<br />
strade, nelle piazze. Loro cantano perché pensano che in ogni uomo c’é un cuore e che dentro<br />
ogni cuore c’è un altro uomo. A loro piace comunicare con quest’altro uomo che è nel cuore di<br />
ciascuno di noi. Quest’altro uomo forse è superiore a noi, forse ha trovato una direzione, e loro<br />
cantano per questo uomo. Ma questo uomo interno a noi non è quella che voi chiamate coscienza,<br />
è proprio un altro uomo.<br />
I Baul non riconoscono le caste e questo, in India, indica un gran senso di ribellione. Loro<br />
possono entrare qualsiasi posto, possono stare con uomo importante o con l’ultimo dei paria, ma<br />
sempre cantano e ballano per amore, con grande amore.<br />
I Chhau sono contadini delle montagne interne dello stato del Bengala che danzano e fanno<br />
teatro con delle enormi maschere. Mi sono sempre piaciuti perché sono contadini, ma anche<br />
artisti, e anche nella loro arte c’è molta ribellione. Loro sono contro perché la loro regione è<br />
durissima. Non è possibile coltivare se non con enorme fatica, e loro credono, ballano con le loro<br />
pesantissime maschere.<br />
C’é la maschera di Dio e la maschera del demone. Ballano insieme, fanno dei combattimenti<br />
e forse così arriva una buona pioggia. La pioggia è una cosa pratica, necessaria per il raccolto.<br />
Lavorare per loro è molto duro, e così la loro arte è un tipo di rivolta contro la terra. Per questo loro<br />
pensano che nel paradiso dove abita dio c’è anche un demone. Loro pensano dei e demoni tutti<br />
insieme, perché vivono insieme. C’è un posto per loro, ma sempre insieme.<br />
Prima di mettersi la maschera, prima di cominciare a danzare, ognuno fa una piccola cosa,<br />
ognuno dice qualcosa che accompagna l’entrata. Possono accendere una candela, un incenso, ed<br />
è diverso se uno deve entrare nella maschera del demone o nella maschera del Dio.<br />
Le loro rappresentazioni sono tutte legate ai miti del Mahabharatta o del Ramaiana e si<br />
svolgono in date che sono legate ai cicli stagionali, alle piogge, al raccolto. Si svolgono sempre<br />
prima che arrivi il monsone, solo una volta l’anno.
Con noi, negli spettacoli, c’è anche il gruppo Kalari Payattu, che fa arti marziali. Sono<br />
importanti per il corpo le arti marziali, perché non riguardano solo il corpo. C’è un tipo di<br />
conoscenza che si acquista attraverso la loro pratica di combattimento che non riguarda solo il<br />
combattere o l’ammazzare o il distruggere, ma lo stare attenti, lo stare qui. Sono gli elementi che ti<br />
aiutano a tenerti sveglio. Tu combatti non tanto contro gli altri ma contro gli ostacoli che sono<br />
dentro di te.<br />
Questi tre gruppi, che sono assai diversi tra loro e io ho voluto unirli per gli spettacoli e i<br />
laboratori che facciamo a Cenci e qui in Europa.<br />
In India non è usuale mescolare tradizioni diverse. E’ stata una mia scelta. All’inizio per loro<br />
non era facile intrecciare le loro azioni. A queste pratiche, tra l’altro, io ho aggiunto alcune azioni<br />
che facevo con Grotowski: il lavoro sul silenzio e sull’osservazione. L’osservazione, il vedere con<br />
uno sguardo aperto, fa nascere delle possibilità. Se c’è solo il silenzio certe volte diventa un po’<br />
pesante, e allora c’è la musica dei Baul, che per me è molto importante. E anche i combattimenti<br />
Kalari Payattu sono importanti per il nostro corpo. Così tutti abbiamo capito di più, siamo cresciuti:<br />
il nostro lavoro è cresciuto.<br />
Noi ci troviamo a lavorare in situazioni diversissime: con venti persone per più di una<br />
settimana o con cinquemila per poche ore in una piazza. Ma in ogni situazione ogni tanto succede<br />
qualcosa e posso dire che qualcuno sente.<br />
Certo, quando c’è più tempo è diverso. Le persone hanno la possibilità di capire e, se<br />
accettano, possiamo lavorare a fondo con loro come facciamo l’estate a Cenci o da noi in Bengala.<br />
Ciascuno può allora pensare: questo è mio posto. Perché se sento che questo non è il mio posto<br />
vado a cercare un’altra cosa…<br />
Per me comunicare con tante persone vuol dire andare su e, quando è possibile, portare su<br />
un po’ di gente, insieme. Farli salire è un po’ aprire, un po’ vedere ciò che generalmente non<br />
vediamo. Attenzione, però, non sto parlando di visioni esoteriche ma, più semplicemente, di<br />
vedere come noi siamo.<br />
C’è musica, ci sono combattimenti, ci sono le maschere giganti dei Chhau accompagnate dal<br />
tamburo, che è molto antico e suona molto forte, perché serviva a far comunicare tra loro gente<br />
che viveva nelle montagne. Alle persone piace lavorare con questi tre gruppi perché sentono la<br />
forza di queste arti tradizionali. Anche per me questo è importante. E’ come un viaggio nel tempo.<br />
E’ come tornare al tempo in cui tutte queste arti sono nate e hanno trovato una forma, una<br />
struttura. La parola Chhau vuol dire proprio questo: struttura.<br />
Attraverso il suono del tamburo e il canto pubblico tu puoi fare un viaggio e andare molto<br />
lontano nel tempo, qui in Europa come in India.<br />
Milonmela è il titolo del nostro spettacolo e vuol dire incontro con umanità, spazio, ma anche<br />
qualcosa come relazione con gli astri nel cielo. L’uomo è nello spazio. C’è una cosa che gira e noi<br />
siamo dentro. Noi, girando dentro una cosa che c’è intorno a noi e che gira, ci accorgiamo che non<br />
si gira solo dentro ai nostri problemi: c’è altro fuori!<br />
Molti vengono dall’Europa nella nostra casa-laboratorio che abbiamo costruito in Bengala.<br />
Ognuno cerca cose diverse, cose profonde. Ma è molto difficile capire davvero cosa si cerca. Ci<br />
sono un sacco di errori che è possibile fare. Ad alcuni piace semplicemente cambiare posto,<br />
vedere un’altra tradizione, un altro paese, ma altri pensano di potere cambiare la loro vita. Questo<br />
è un errore, perché non è possibile cambiare vita con un viaggio di tre o quattro mesi. Cambiare<br />
vita è una cosa lunga, una cosa lunga che deve funzionare per te.<br />
Cambiare religione, per esempio, per me è una cosa impossibile. Mi sembra quasi sempre<br />
una cosa superficiale. Io capisco che si voglia cambiare, che si vogliano risolvere problemi,<br />
sofferenze, non cadere nella noia di vivere, ma bisogna capire cosa cambiare, in quale direzione.<br />
Cambiare tutto è impossibile, e diventa una cosa superficiale.<br />
Riguardo al rapporto tra spiritualità e arte performativa Grotowski diceva una cosa<br />
importante: serve uno spirito buono in cui credere, serve credere a tutta l’umanità, a tutto l’amore
che ci può essere con il mondo e tutto questo cercando l’unità, come fa l’uomo a cui piace<br />
presentare suo figlio, la sua infanzia. Questo io lo faccio non solo in una mia prospettiva, ma come<br />
un’occasione, come un fiore che si apre la mattina. Con l’arte è possibile aiutare, purificare. Noi<br />
siamo tanto preoccupati, c’è angoscia, competizione, ci sono tantissimi problemi… con l’arte è<br />
possibile purificare, unire...<br />
Quando i Baul cantano, ballano, fanno musica, diventano così gioiosi che si arriva quasi a<br />
un’unità. Noi siamo sempre due cose, talvolta in contraddizione, spesso in confusione. C’è tanta<br />
confusione in giro. Però praticando l’arte è possibile cambiare posizione, andare in un altro spazio,<br />
trovare un altro spirito con buone qualità.<br />
Mio figlio, che ha una madre italiana, vive da sempre tra due mondi. In India frequenta la<br />
scuola costruita da Tagore, una scuola che è immersa in un parco, dove si può studiare sotto gli<br />
alberi, vicino alla natura. Ma anche qui in Italia ci sono un sacco di cose e persone buone, ci sono<br />
possibilità. Lui è ancora piccolo e per ora sta bene sia in India che in Italia. In futuro forse gli<br />
piacerà cercare altre strade, forse verrà a studiare in Italia, chissà? Con noi ora gira e incontra un<br />
sacco di persone.<br />
Il passaggio da un continente all’altro, due volte l’anno, certe volte crea qualche difficoltà,<br />
però è necessario imparare a confrontarsi con le difficoltà. C’è la difficoltà di lasciare gli amici,<br />
quelli che conosci, i parenti… Lasciare tutto e andare… anche se nell’altro paese lui conosce tutto,<br />
ha anche amici, ci sono i parenti dell’altra famiglia, sua cugina... E’ possibile che quando crescerà<br />
sceglierà dov’è la sua casa, quando capirà dove vuole stare.<br />
Comunque io penso che se tu cambi sempre posto c’è sempre un’altra possibilità. Tu puoi<br />
iniziare un’altra volta, e questo per me è molto importante. Io adesso sto partendo per l’India e so<br />
che quando arrivo devo iniziare tutto di nuovo. Devo ricostruire gli spazi, scegliere dove coltivare il<br />
riso per il prossimo anno, organizzare il lavoro con la gente del villaggio che lavora nel nostro<br />
centro.<br />
La nostra casa-laboratorio, che ci è venuto in mente di costruire anche grazie a Cenci, è<br />
ormai una presenza nella mia vita. Lavorare qui un poco cambia. Non è possibile lavorare così<br />
anche in India. In India c’é un altro ritmo, un’altra visione delle cose e della terra. Tutto gira intorno<br />
ad altre cose. Cenci è un posto che non è possibile fare in un altro paese. In ogni luogo sempre ci<br />
sono possibilità. Bisogna sapere cosa ci piace fare, capire lo spirito. Fare qualcosa che si fa con il<br />
cuore, questo è importante per noi.