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ANATOMIA PATOLOGICA I Sommario - AppuntiMed

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<strong>Sommario</strong><br />

<strong>ANATOMIA</strong> <strong>PATOLOGICA</strong> I<br />

Introduzione ........................................................................................................................................ 1<br />

Laboratorio di istopatologia........................................................................................................<br />

1<br />

Diagnostica intraoperatoria-L'esame estemporaneo..................................................................<br />

3<br />

L'esame autoptico.......................................................................................................................<br />

5<br />

Tumore mammario ............................................................................................................................. 9<br />

Epidemiologia e fattori di rischio del carcinoma mammario....................................................<br />

11<br />

Patologie della vulva .......................................................................................................................... 16<br />

Linfomi .............................................................................................................................................. 22<br />

Malattia di Hodgkin..................................................................................................................<br />

22<br />

Linfomi non Hodgkin ............................................................................................................... 27<br />

Tumori gastroenterici ........................................................................................................................ 36<br />

GIST-Gastro Intestinal Stromal Tumor....................................................................................<br />

36<br />

GI-NETs - Tumori neuroendocrini gastroenterici ................................................................... 37<br />

Cancro colon-rettale...........................................................................................................................<br />

40<br />

Glomerulonefriti ................................................................................................................................ 44<br />

Mesotelioma maligno diffuso della pleura.........................................................................................<br />

48<br />

Riassunto domande............................................................................................................................<br />

51<br />

Casi clinici...........................................................................................................................................<br />

55<br />

Prof.Zanconati<br />

Introduzione<br />

15.10.10<br />

Laboratorio di istopatologia<br />

Servizio di anatomia patologica: vi usufruiscono diversi reparti e strutture che non hanno tale struttura.<br />

A Trieste vengono gestiti 23.000 esami istologici circa all'anno;<br />

L'esame di diagnostica morfologica (citologico o istologico) è utile per confermare o orientarsi in una<br />

diagnosi: vengono prelevati frammenti più o meno grossi per essere analizzati.<br />

Fondamentale è conoscere la corretta metodica di acquisizione e trasporto dei prelievi.<br />

Se i prelievi e l'analisi sono all'interno dello stesso ospedale si deve istruire il personale che trasporta il<br />

materiale per evitare che la procedura diventi inutile.<br />

Se i prelievi vengono fatti fuori dallo stesso ospedale, si deve conoscere i tempi e i luoghi che<br />

intercorrono tra prelievo e analisi.<br />

Chi preleva il frammento di tessuto deve compilare una apposita documentazione, in cui sarà indicato:<br />

1.Nominativo del paziente-Identificazione del campione;<br />

2.Struttura inviante;<br />

3.Si deve esplicitare il tipo di materiale-sede anatomica da cui è stato prelevato il tessuto.<br />

Si deve precisare anche la metodica di prelievo, da cui dipende per es lo spessore del tessuto prelevato.<br />

E' inevitabile che la patologia spesso alteri anche notevolmente la struttura anatomica normale.<br />

Al materiale viene associato un numero di protocollo.<br />

4.Chirurgo responsabile/Medico curante, o comunque il referente, qualcuno che conosce il caso.<br />

5.Informazioni cliniche: alcuni materiali devono contenere i sospetti clinici o possibili diagnosi<br />

differenziali.<br />

In base al quadro clinico, di fronte a uno stesso quadro istologico, possono scaturire diagnosi diverse,<br />

ossia certe diagnosi sono effettuate in base al quadro clinico.<br />

E' una diagnosi qualitativa, non quantitativa.<br />

6.Eventuali informazioni pertinenti (per es se il paziente è diabetico).<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 1


Anche nel prelievo saranno indicati cognome, nome, sesso, data di nascita, data del prelievo, sede<br />

anatomica esatta. Le informazioni devono essere riportate sulla richiesta d'esame.<br />

Devono essere respinti o completati correttamente i prelievi che non hanno dei dati.<br />

Altre indicazioni:<br />

1.Rapidità di consegna al laboratorio: il tempo non è importante, non esiste un "codice rosso" in<br />

anatomia patologica. Non c'è una criticità correlata al tempo.<br />

2..Fissazione adeguata al tipo di prelievo: se non corretto, si può o non avere una diagnosi, oppure<br />

peggio, una diagnosi errata.<br />

• Errori di prelievo o fissazione sono molto gravi perchè non sempre è possibile rifare la<br />

procedura. E' IMPORTANTE conoscer BENE queste fasi.<br />

• Ogni tipo di materiale prevede delle particolari procedure che devono essere rispettate.<br />

Il materiale può essere inviato "a fresco" senza fissativo se il trasporto è rapido oppure se viene richiesta<br />

la consulenza intraoperatoria.<br />

L'invio del materiale in fissativo necessita di recipienti sufficientemente grandi da contenere sia il<br />

campione da esaminare sia l'adeguata quantità di fissativo.<br />

Questo perchè molto dipende dal FISSATIVO:<br />

La formalina<br />

(IMPORTANTE PER ESAME)<br />

Formalina neutra tamponata al 10%, a pH =7, è una soluzione acquosa di formaldeide;<br />

E' il fissativo più usato, è già pronta.<br />

Il fissativo è di tipo additivo, ossia come penetra nel tessuto si attacca ai vari gruppi, bloccando l'attività<br />

enzimatica che scatterebbe dopo il prelievo.<br />

La degradazione dipende molto dalla presenza o meno di eventuali enzimi degradativi o digestivi<br />

(stomaco per es).<br />

Se si ha poco fissativo, alla fine della procedura il tessuto non verrebbe ben protetto dalla formalina, che<br />

resterbbe solo esternamente, mentre all'interno si avrà solo soluzione acquosa: per questo motivo, in<br />

caso di grossi reperti, la soluzione deve essere cambiata più volte.<br />

Si deve mettere almeno il doppio di formalina rispetto al peso del reperto.<br />

Viene usata come prima scelta per fissazione preliminare di grossi pezzi operatori e nell'esame<br />

istologico di routine.<br />

La formalina penetra nel tessuto in 1 mm/ora:si deve sapere questo per fare un corretto calcolo dei<br />

tempi e per intervenire in tempo evitando che il tessuto si danneggi.<br />

Il processo è eseguito dal patologo e non dal medico o dal chirurgo, questo perchè si potrebbero creare<br />

delle alterazioni al reperto anatomico, tali da non permettere al patologo stesso di orientare il materiale:<br />

al microscopio non si riesce più a riorientare la struttura!<br />

Un altra proprietà della formalina è indurire compattare il materiale, per rendere più facile il taglio.<br />

Alcuni organi devono essere pesati, per es il fegato, oppure il polmone, la tiroide, gli organi<br />

parenchimatosi in genere.<br />

I pezzi di materiale vengono divisi in apposite biocassette, che si chiudono: ogni casssetta ha un numero<br />

di protocollo, a cui si può ricondurre che elemento è presente (per es areola della mammella, porzione<br />

di carcinoma...).<br />

Il materiale viene conservato per poter essere ristudiato per es in caso di ricomparsa della patologia.<br />

Campionamento: si valuta macroscopicamente il campione per determinare quali parti sono<br />

rappresentative dei problemi che sono stati sospettati: non tutto viene analizzato, solo una parte: il<br />

patologo dvo sapere cosa stanno cercando i medici che hanno inviato il tessuto al fine di fare una buona<br />

campionatura: si deve sapere quindi cosa si sta esaminando e perchè.<br />

Il prelievo viene sezionato, campionato in base a un modello preciso per ogni organo e in base ad<br />

appositi protocolli: per es per i polmoni si inietta la formalina tramite i bronchi, altrimenti la formalina<br />

non riuscirebbe mai a penetrare tutto il tessuto, compreso il centro.<br />

Con appositi tagli quindi si permette la preservazione sia del campione del tessuto sia degli antigeni<br />

molecolari (studiabili tramite tecniche immunoistochimiche).<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 2


Le varie tappe successive<br />

1.Degli appositi macchinari, gli istoprocessori automatici, disidratano tramite alcoli il prelievo di<br />

tessuto: l'acqua poi viene sostituita dalla paraffina, che, se scaldata, diventa liquida e penetra nel<br />

tessuto. Il risultato finale può non essere ottimale se il tessuto non è stato precedentemente trattato in<br />

maniera corretta.<br />

2.Tale procedura viene affrontata anche dalla centralina di inclusione-piastre fredde, con il compito di<br />

sciogliere prima, e solidificare poi la paraffina.<br />

3.Il microtomo serve per sezionare i tessuti, in base a una regolazione stabilita.<br />

4.Successivamente, tramite il bagno stendifette, si distendono le fette di tessuto tramite acqua calda, in<br />

modo tale da regolare la superficie.<br />

5.La stufa a secco serve per lo scioglimento della paraffina, che si scalda e il vetro che viene posto si<br />

attacca al tessuto, la cera sciolta viene lavata e si reidrata il campione per renderlo colorabile (altrimenti<br />

i colori, di natura polare non penetrerebbero nel tessuto).<br />

6.La colorazione avviene tramite coloratore automatico:<br />

a.Ematossilina: colora nuclei, che sono acidi--> il colorante è basico: blu<br />

b.Eosina: colora i citoplasmi, le proteine sono basiche-->eosina è acida: rosa<br />

Altrimenti cellule non sarebbero visibili. IMPORTANTE, RICORDA.<br />

7.Infine, tramite montavetrini automatici. si deve porre il coprioggetto con resine e balsami, che fanno<br />

si che si formi una immagine a fuoco nel microscopio.<br />

8.Ogni vetrino così ottenuto ha numero e codice a barre di indicazione.<br />

29.10.10<br />

Diagnostica intraoperatoria-L'esame estemporaneo<br />

Allunga il tempo dell'intervento, anche rilevante talvolta, e deve essere compatibile con i tempi<br />

dell'anestesia.<br />

Possono esserci delle problematiche di tipo logistico (tempi di recapito, localizzazione del laboratorio e<br />

della sala operatoria....): ma è un problema solitamente marginale.<br />

Ospedali piccoli non hanno sempre facilità a far eseguire tali esami: o il tempo di trasporto è breve e<br />

quindi il problema non è grave, oppure si deve garantire in giornata una equipe apposta per fare analisi<br />

durante interventi programmati.<br />

Come mandare il materiale?<br />

Il tempo di trasporto potrebbe danneggiare il tessuto, perchè non si impiega il fissativo.<br />

Quando il tempo è intorno ai 10 minuti, anche se delicato, non ci sono problemi.<br />

Se supera o potrebbe superare tale intervallo, si deve refrigerare il materiale per rallentare i processi<br />

degenerativi .<br />

Si impiega del ghiaccio che abbassa la temperatura, in modo tale che gli enzimi non siano attivi.<br />

E' importante che il personale addetto ai trasporti sia istruito e informato sull'importanza del compito<br />

che sta svolgendo.<br />

Ogni dato che facilita le operazioni dell'anatomopatologo è utile per indirizzarlo nel suo lavoro, che a<br />

sua volta aiuta e indirizza il chirurgo nelle operazioni: la risposta può modificare infatti la strategia<br />

chirurgica.<br />

Indicazioni per richiedere tale esame<br />

1.L'esame estemporaneo serve quando si deve scegliere tra due indicazioni chirurgiche diverse.<br />

L'errore del falso positivo è grave, meno correggibile del falso negativo: se per es una lesione è sospetta<br />

maligna ma non se ne ha la certezza, e l'intervento da adottare in questo caso sarebbe demolitivo, solo<br />

tramite l'esame finale si potrà confermare l'analisi (magari indirizzando verso un intervento<br />

conservativo): quindi non si asporterà per es una mammella se una massa è sospetta maligna senza<br />

esserne sicuri.<br />

Questa è una linea guida, chiaramente possono esserci delle ampie deviazioni da essa: solo ragionando<br />

caso per caso si deve prendere una decisione, in cui ricadono molti aspetti, che devono essere spesso<br />

valutati insieme al paziente.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 3


2.La durata standard di un esame anatomopatologico è abbastanza lunga, ma la qualità è notevolmente<br />

maggiore rispetto a uno studio estemporaneo.<br />

Se la risposta deve essere semplice e grossolana, allora l'esame estemporaneo potrà essere sufficiente,<br />

altrimenti no.<br />

Le procedure<br />

I tempi vanno dai 10 ai 20 minuti tra la preparazione e l'analisi: in tal modo non si creano<br />

problematiche al chirurgo o all'anestesista.<br />

L'anatomopatologo deve sapere ovviamente in che punto intervenire per l'analisi, deve essere<br />

opportunamente guidato.<br />

1.Sarà necessario un criostato: simile a un microtomo, ma posto all'interno di un freezer: congela il<br />

tessuto e lo indurisce, in tal modo può essere facilmente tagliato.<br />

Nel caso di piccoli pezzi, si esamina tutto; se invece sono più grandi, si campiona una zona, quella più<br />

rappresentativa per essere poi studiata: ovviamente non è detto che sia la zona migliore, e quindi andrà<br />

fatto l'esame completo in un secondo momento.<br />

Si deve utilizzare un fissativo fisico come le basse temperature, che bloccano l'attività enzimatica e<br />

l'acqua, che forma dei cristalli di ghiaccio; inoltre come detto indurisce il tessuto fino al taglio di 5-10<br />

micron.<br />

Si creano dei cristalli di ghiaccio più piccoli se il congelamento avviene rapidamente e a basse<br />

temperature: in tal modo questi cristalli non alterano notevolmente la morfologia delle cellule.<br />

Temperature:<br />

a.Le macchine raffreddano a -25 o – 30 gradi;<br />

b.Talvolta si usa l'azoto liquido (-200 gradi);<br />

c.Oppure si utilizza l'isopentano all'interno di un contenitore con azoto liquido, ottenendo una<br />

temperatura di -50 gradi circa;<br />

d.Infine possono essere usati degli spray congelanti, meno utili però.<br />

Si impiegano degli appositi supporti, in cui è posto un gel, e poi si congela: si ottiene un effetto simile a<br />

quello che si ha con la paraffina.<br />

2Successivamente viene tagliato tramite la lama, che può essere fissa e il pezzo si muove o viceversa.<br />

3.Poi la fetta si attacca al vetrino per via della differenza di temperatura, le sezioni vengono fissate in<br />

acetone e se necessario in alcolo-formolo;<br />

4.Infine viene colorato con ematossilina eosina: in realtà la fase completa si divide a sua volta in altre<br />

parti:idratazione, colorazione, disidratazione: di norma ci vuole un'ora solo per questa operazione,<br />

durante l'esame estemporaneo bastano 2-3 min).<br />

MOLTO IMPORTANTE PER L'ESAME<br />

Il REQUISITO FONDAMENTALE per richiedere un esame estemporaneo è che la risposta della<br />

consulenza intraoperatoria debba modificare il tipo di intervento da eseguire.<br />

Altrimenti non ha senso, l'esame estemporaneo non serve per ridurre al minimo i tempi di diagnosi, ma<br />

serve SOLO durante una operazione, e SOLO se si cambia la modalità dell'intervento.<br />

Quindi, riassumendo:<br />

Limiti oggettivi dell'esame intraoperatorio al congelatore:<br />

1.Cattivo dettaglio morfologico con numerosi artefatti da congelamento;<br />

2.Possibilità di esaminare porzioni limitate talvolta no rappresentative;<br />

3.Necessità di osservare il preparato istologico microscopico per un tempo breve.<br />

Più comuni indicazioni all'esame intraoperatorio:<br />

1.Definizione di natura di una lesione: non sempre è possibile raggiungere una soddisfacente diagnosi<br />

preoperatoria,e sarà necessario demandare all'esame definitivo prima di procedere ad interventi<br />

demolitivi;<br />

2.Documentare/escludere lesioni metastatiche: un intervento demolitivo ha senso se si raggiunge la<br />

radicalità chirurgica. Se invece l'inervento porta via solo una parte, e ci sono delle metastasi, il chirurgo<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 4


non interviene più e indirizza lil malato verso una radioterapia o comunque una cura medica;<br />

3.Valutare eventuali margini critici: ci si chiede cioè se i marigini di una lesione hanno segni di cellule<br />

carcinomatose o meno: per es: CA intestino: chiedo un esame estemporaneo se si ha un CA del retto,<br />

perchè si dovrebbe perdere lo sfintere; una asportazione del sigma o di altri porzioni non sono così<br />

problematiche;<br />

4.Conferma di lesioni che per qualche motivo presentino qualche ragionevole dubbio diagnostico<br />

(discrepanza clinico/patologica; motivazioni medico legali).<br />

L'esame autoptico<br />

05.11.10<br />

Regolamento di polizia mortuaria: decreto del presidente della repubblica, del 10 settembre 1990,<br />

n.285.<br />

Aggiornato nel tempo, ci sono normative diverse in base agli stati, a seconda della cultura di ogni paese.<br />

Capo 1: denuncia della causa di morte e accertamento dei decessi;<br />

Articolo 1:<br />

i medici debbono in caso di morte di una persona da loro assistita denunciare al Sindaco la malattia<br />

che, a loro giudizio ne sarebbe stata la causa: questo può essere anche non facile, per es se la morte<br />

sopraggiunge senza aver visitato il paziente da molto tempo, oppure può essere più facile se il paziente è<br />

stato seguito quasi giornalmente.<br />

Nel caso di decesso senza assistenza medica la denuncia di causa di morte è fatta dal medico<br />

necroscopo. L'obbligo della denuncia della causa di morte è fatta anche ai medici incaricati di<br />

eseguire autopsie disposte dall'autorità giudiziaria o per riscontro diagnostico.<br />

La denuncia della causa di morte deve essere fatta entro 24 ore dall'accertamento del decesso, ossia<br />

quando c'è una assoluta impossibilità di tornare in vita, su apposite schede di morte, stabilite dal<br />

ministero della sanità, d'intesa con l'istituto nazionale di statistica, che devono essere compilate, in<br />

più copie.<br />

Copia della scheda di morte deve esser inviata all'Unità Sanitaria Locale; quando il deceduto fosse<br />

residente nel territorio di una Unità Sanitaria Locale diversa da quella ove è avvenuto il decesso,<br />

quest'ultima deve inviare copia della scheda di morte all'USL di residenza.<br />

Ogni USL deve istituire e aggiornare un registro per ogni comune incluso nel suo territorio contenente<br />

l'elenco dei deceduti nell'anno e la relativa causa di morte.<br />

Le schede di morte hanno finalità sanitarie, epidemiologiche e statistiche.<br />

Articolo 3:<br />

ove dalla scheda di morte risulti o sia sospetto un reato, il sindaco deve darne immediata<br />

comunicazione all'autorità giudiziaria e a quella di pubblica sicurezza: si valuta se ci possono essere<br />

gli estremi per una perizia medico-legale: i quesiti che l'anatomopatologo deve rispondere sono ben<br />

diversi nei 2 casi.<br />

Negli ospedali la funzione del medico necroscopo è svolta dal direttore sanitario o da un medico da<br />

lui delegato: la delega spesso viene affidata agli anatomopatologi.<br />

IMPORTANTE:<br />

Il medico necroscopo ha il compito di accertare la morte e di redigere un documento: la visita deve<br />

essere sempre effettuata non prima di 15 ore dal decesso (assenza di attività cardiorespiratoria),<br />

salvo i casi previsti dagli articoli 8,9,10, e comunque non dopo le 30 ore.<br />

Capo 2: periodo di osservazione dei cadaveri;<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 5


Articolo 8:<br />

viene anche definito il tempo o periodo di osservazione:<br />

nessun cadavere può essere chiuso in cassa, nè essere sottoposto ad autopsia, trattamenti<br />

conservativi, cremato, tumulato...prima che siano trascorse 24 ore dal momento del decesso, salvo in<br />

casi di decapitazione, o di maciullamento e salvo quelli nei quali il medico necroscopo avrà accertato<br />

la morte anche mediante l'ausilio di un elettrocardiografo, la cui registrazione deve avere una durata<br />

non inferiore a 20 minuti: praticamente in questi casi palesi ed evidenti è possibile seppellire prima il<br />

cadavere, oppure quando il necroscopo verifica la morte tramite un ECG senza attività elettrica senza<br />

attività elettrica: tale periodo di tempo è stabilito perchè un cervello non vascolarizzato per 20 minuti è<br />

morto.<br />

Tutto questo per evitare il problema della morte apparente.<br />

Articolo 9:<br />

nei casi di morte improvvisa e in cui c'è un dubbio di morte apparente, l'osservazione può essere<br />

protratta fino a 48 ore, salvo che non si proceda come da Art.8.<br />

Prolungando il tempo in questo modo si rendono evidenti i segni mortali: rigidità, ipostasi (macchie<br />

rosso violacee in zone declivi), macchie di putrefazione, abbassamento della temperatura corporea.<br />

Durante il periodo di osservazione deve essere assicurata l'osservazione di eventuali manifestazioni di<br />

vita: per es ci sono delle telecamere e un addetto che si accerti non ci siano dei segni vitali.<br />

Articolo 35:<br />

rilascio di salme per motivi didattici:<br />

I riscontri autoptici non sono fatti per motivi didattici, ma clinici, gli studenti partecipano alle autopsie<br />

per questo motivo principalmente.<br />

E' possibile per alcuni istituti disporre di salme per le esercitazioni: succede molto raramente.<br />

Capo 3: riscontro diagnostico (autopsia);<br />

Articolo 37:<br />

sono sottoposte al riscontro diagnostico i cadaveri delle persone decedute senza assistenza medica,<br />

trasportati ad un ospedale o ad un deposito di osservazione o ad un obitorio, nonchè i cadaveri delle<br />

persone decedute negli ospedali, nelle cliniche universitarie e negli istituti di cura privati quando i<br />

direttori primari o medici curanti lo dispongano per il controllo della diagnosi o per il chiarimento di<br />

quesiti clinico scientifici.<br />

Quindi per es un soggetto arrivato cadavere in pronto soccorso deve subire autopsia.<br />

Al coordinatore sanitario compete di disporre tale riscontro diagnostico.<br />

I familiari non hanno titoli per chiedere o meno una autopsia: tale titolo viene perso anche da chi lo ha<br />

di norma quando una persona è senza assistenza medica: di conseguenza tale corpo sarà sottoposto ad<br />

accertamento.<br />

L'autopsia viene chiesta anche in caso di morte per malattie infettive e diffusive o sospetta di esserlo.<br />

Il riscontro diagnostico è eseguito alla presenza del primario o del medico curante, ove questi lo<br />

ritenga necessario, nelle cliniche universitarie o negli ospedali, dall'anatomopatologo universitario od<br />

ospedaliero ovvero da altro sanitario competente incaricato del servizio, i quali devono evitare<br />

mutilazioni e dissezioni non necessaria a raggiungere l'accertamento della causa di morte.<br />

La presenza del medico curante è utile perchè può aiutare nella comprensione dei processi patologici<br />

che vengono osservati e rilevati.<br />

Eseguito il riscontro diagnostico il cadavere deve essere ricomposto con la migliore cura.<br />

Articolo 30,32:<br />

Trasporto delle salme: in alcuni mesi dell'anno, in particolare quelli primaverili-estivi, le salme devono<br />

essere sottoposte a trattamento antiputrefattivo tramite iniezione in cavità di formalina, dopo il periodo<br />

di osservazione.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 6


Articolo 39:<br />

i risultati dei riscontri diagnostici devono essere comunicati al sindaco, per eventuale rettifica della<br />

scheda di morte di cui all'articolo 1.<br />

Capo 12: sala per autopsie;<br />

• Il costo di un rilevamento autoptico si aggira intorno ai 700 euro.<br />

• In caso di rilevamento di reato durante l'autopsia, le procedure sono modificate, si deve passare<br />

tramite delle autorità giuridiche, che possono inviare delle loro figure di riferimento: l'unica<br />

condizione necessaria è che siano laureate e abilitate alla pratica medica.<br />

• A Trieste esiste una legge asburgica per cui vengono eseguite molte autopsie, in numero ben<br />

maggiore che nel resto d'Italia.<br />

12.11.10<br />

Valore dell'autopsia<br />

Il vantaggio delle autopsie è multiplo, per es:<br />

1.Valutare la qualità di un reparto (su richiesta del clinico oppure a random);<br />

2.Per individuare e rimuovere i foci o punti di rischio ingiustificato alla pratica ospedaliera;<br />

3.Valore per le famiglie:<br />

a.Legittimamente le persone possono chiedere che il cadavere per es di un familiare non subisca tale<br />

esame: il primario non è tenuto a rispettare tale richiesta, che ovviamente viene in parte tenuta in<br />

considerazione (tranne che nei casi OBBLIGATORI PER LEGGE);<br />

b.E' possibile che i familiari richiedano viceversa l'autopsia, per es per attenutare l'eventuale senso di<br />

colpa, di dolore ("avrei potuto fare di più..."...);<br />

c.Stabilire una via per le possibili donazioni: si esaminano sempre gli organi residui, per evitare per es<br />

neoplasie occulte ma presenti nel donatore;<br />

d.Dare informazioni su malattie ereditarie e consulenza genetica nelle identificazioni di tali patologie;<br />

e.Dare informazioni in merito a risarcimenti sul piano assicurativo e sui benefici per i superstiti: per es<br />

se si individua un mesotelioma pleurico in un parente deceduto, per malattia professionale, si parenti<br />

hanno diritto a un risarcimento;<br />

f.Individuare rischi di contagio possibili per la famiglia;<br />

g.Assicurare che il deceduto abbia ricevuto una qualità di assistenza adeguata.<br />

4.Valore per la società:<br />

a.Migliorare l'accuratezza e quindi l'utilità delle statistiche sanitarie: serve per stimare correttamente<br />

l'incidenza di una patologia, che talvolta può essere sottostimata (per es cirrosi epatica che nasconde<br />

presenza di un cancro);<br />

b.Garantire la qualità dei tessuti ed organi per trapianto ed assicurare l'assenza di lesioni patologiche;<br />

c.Identificare nuovi clusters di malattie derivanti da rischi professionali e ambientali (noti in un<br />

determinato territorio);<br />

d.Identificare l'inizio delle epidemie di malattie infettive;<br />

e.Mettere a disposizione materiali ed ipotesi di ricerca;<br />

f.Assicurarsi che la professione medica tragga beneficio dalla propria esperienza, per comprendere<br />

meglio i fenomeni patologici;<br />

g.Mettere a disposizione informazioni puntuali e adeguata assistenza in campo legale e giudiziario: se<br />

c'è stato un reato, o una negligenza è necessario e doveroso per l'ospedale far eseguire tale procedura di<br />

valutazione;<br />

5.Valore per gli studenti in medicina e per lo staff sanitario:<br />

a.VAlutare e misurare le incertezze diagnostiche;<br />

b.Valutare l'importanza dell'apprendimento per esperienza personale diretta;<br />

c.Accettare la morte come possibilità ultima ed inevitabile dell'assistenza ai malati;<br />

d.Comprendere le relazioni che intercorrono tra le alterazioni funzionali e strutture anatomiche degli<br />

organi;<br />

e.Comprendere il ruolo dell'autopsia nel verificare la qualità della diagnostica clinica e della pratica<br />

medica;<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 7


f.Molto importante: sviluppare la capacità d'uso dei dati discordanti per migliorare il livello delle<br />

prestazioni cliniche: sapere e riconoscere l'errore per non ripeterlo più.<br />

6.Valore per i patologi e la loro pratica professionale:<br />

a.Partecipare al rinnovato sviluppo della scienza autoptica: un bravo anatomopatologo è anche un bravo<br />

clinico: per interpretare bene i dati autoptici è necessaria la presenza del clinico, o di conoscenze<br />

cliniche.<br />

La maggior parte del lavoro del patologo è al microscopio, soprattutto in corso di interventi chirurgici.<br />

b.Riportare la pratica autoptica nell'ambito della metodologia clinica (nella via maestra della medicina).<br />

7.Utili in corso di sperimentazioni cliniche, per valutare gli effetti delle terapie in via di test.<br />

In alcuni casi viene fatto sottoscrivere che in caso di evento sfavorevole del trattamento il cadavere<br />

subirà autopsia.<br />

Il verbale di autopsia<br />

L'autopsia è una procedura sistematica, precisa, rigorosa:<br />

1.Dati: incluso data e ora di esecuzione dell'autopsia;<br />

2.Diagnosi clinica;<br />

3.Notizie cliniche da cartella di decesso o G2 clinico (software per pc);<br />

4.Numero di verbale, di protocollo;<br />

5.Per ultima si compila la parte di diagnosi patologica: sarà il referto che viene messo in cartella clinica,<br />

nei suoi dati essenziali;<br />

6.Riconoscimento della salma: si osserva il cadavere, si deve sapere cosa si sta osservando: soprattutto<br />

in esame di medicina legale la parte dell'esame esterno è molto importante: per es se la salma non ha<br />

identità...<br />

a.Sesso: non sempre facile o banale (feti abortiti, molto tempo tra il decesso e l'esame...);<br />

b.Età apparente: stabilita guardando la salma, poi confrontata con i documenti ufficiali: si noti che è<br />

stata accertata una correlazione molto stretta tra condizione vascolare ed età;<br />

c.Segni particolari: utili soprattutto in caso di riconoscimenti, confronti... sono per es tatuaggi, nei,<br />

cicatrici...;<br />

d.Cronologia della morte: segni che si individuano dopo un po' di tempo dalla morte:<br />

in ospedale spesso è facile che venga stabilita con precisione, perchè il paziente viene esaminato più<br />

volte al giorno. Situazione diversa è per il soggetto che muore in casa, o senza osservazione: ci sono dei<br />

segni e dati che possono aiutare a stabilire il più precisamente possibile l'ora di morte.<br />

Sono osservati:<br />

1.Temperatura: ci sono aree del mondo in cui la temperatura esterna è maggiore della<br />

temperatura del corpo normale!<br />

Quindi si deve conoscere la temperatura ambiente, temperature del corpo vivo...il tutto si esegue<br />

con l'ausilio di nomogrammi;<br />

2.Rigidità: come cambia la contrattura dei muscoli: dopo il decesso c'è rilascio di ATP che porta<br />

a contrazione dei muscoli, e poi il depauperamento dell'ATP stessa fa si che il corpo poi diventa<br />

flaccido: anche qui in base alla rigidità di certi gruppi muscolari si può individuare la tempistica<br />

di morte; spesso però la malattia depaupera della massa muscolare;<br />

3.Ipostasi: risultato del fatto che il cuore non ha più attività, e quindi i liquidi si depositano in<br />

zone declivi, tutto dipende da come è morto il soggetto: le zone hanno un colorito rosso-vinoso<br />

dopo un po' di tempo.<br />

Nelle prime 3-4 ore le ipostasi si possono spostare, poi no, perchè il deposito emosiderinico si è<br />

già fissato, depositato;<br />

4.Macchie da diffusione e putrefazione: pigmenti biliari e stercobilinici colorano i tessuti<br />

intorno: addome tende a colorarsi dopo alcune ore di un colore verdastro, che poi si estende<br />

anche ad altre zone del corpo: se il pannicolo adiposo o i muscolo sono sottili, il fenomeno è<br />

rapido, e viceversa;<br />

5.Esame esterno: IMPORTANTE PER ESAME: condizione di nutrizione, cute, adipe<br />

sottocutaneo, muscolatura, linfonodi superficiali, tracce di processi morbosi, tonicità dei<br />

muscoli (muscoli flaccidi faranno capire per es che il soggetto era da molto tempo allettato o<br />

fermo, oppure alterazioni per cause ormonali...);<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 8


Tumore mammario<br />

Stadiazione dei tumori della mammella<br />

IMPORTANTE DOMANDA ESAME, STUDIA IN PARTICOLARE mammella, colon, polmone.<br />

03.12.10<br />

1 donna su 7 si ammala di tumore al seno.<br />

La stadiazione è divisa in clinica e patologica:<br />

a.Clinica, quello che si può conoscere tramite EsameObiettivo, e la parte dell'imaging radiologico, a cui<br />

si aggiunge esame istologico;<br />

b.Patologica: fatta sul pezzo chirurgico, su esame istologico e ottenuta da stadiazione clinica.<br />

Talvolta sono incidenti, coincidono, talvolta no.<br />

L'oncologo si riferisce alla stadiazione patologica.<br />

La stadiazione si basa sui criteri TNM: quello patologico permette di valutare e rivalutare, nonchè<br />

confermare il TNM clinico. TNM non si valuta per i linfomi per es, ma per le neoplasie endoteliali si.<br />

La sigla indica, rispettivamente:<br />

T:Tumore primitivo, ne determina le dimensioni;<br />

N:Linfonodi regionali;<br />

M:Assenza o resenza di metastasi : metastasi a distanza.<br />

Per ogni organo c'è 1 TNM specifico.<br />

Sono state redatte in base alla sopravvivenza, ecco perchè hanno valenza clinica.<br />

Tumore primitivo<br />

1.TX;<br />

2.T0;<br />

Le prime due definizioni sono difficili da spiegare, quindi è meglio iniziare dalle altre, anche all'esame.<br />

3.Tis: forme lobulari o duttali, CA in situ: DICS, LobularCarcinomaIS, forma di Paget: localizzato a<br />

livello del capezzolo, epidermide.<br />

Non dice quanto è esteso, dice che la neoplasia è rimasta a livello duttale e lobulare: non c'è possibilità<br />

di accesso a strutture vascolari, non c'è potenziale metastatico (tranne in alcuni casi).<br />

E' un tumore che non ha superato la membrana basale quindi.<br />

4.Tumori invasivi:<br />

T1: dimensioni fino a max 2 cm, diviso in 4 sottocategorie per essere maggiormente precisi, perchè le<br />

curve di sopravvivenza sono molto diverse in base alla dimensione:<br />

a.T1 mic: microinvasivo, fino a 1 mm di infiltrazione. Rarissimo, perchè molti sono in situ (20%)<br />

il resto sono invasivi, con dimensione minima intorno ai 5-7 mm. Sono spesso associate ad<br />

abbondante componente in situ.<br />

Si ricorda che ogni acino ha la membrana basale, che se viene perforata porta a flogosi.<br />

Se per es un tumore resta a livello della membrana basale, ma ha dimensione di 6 cm, sarà<br />

classificato come Tis. Se però in un punto sfonda la membrana basale, sarà T1 mic;<br />

b.T1b: tumore >0.5 < 1 cm;<br />

c.T1c: >1 < 2 cm: più aumenta, e meno le categorie sono accurate nel definire le misure;<br />

T2: tumore < 2 >5 cm: più la malattia è grande e più si può essere meno precisi;<br />

T3: >5 cm: ma resta comunque dentro la ghiandola;<br />

T4: articolato: è uscita dalla ghiandola, con interessamento di cute, o piano muscolare.<br />

La classificazione propone come sottocategorie:<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 9


a.T4a: estensione alla parete toracica con esclusione dei muscoli pettorali: infatti l'infiltrazione<br />

di tali muscoli viene considerata come ancora compresa nella ghiandola, il tumore deve<br />

infiltrare derma e intercostali per essere classificato come T4a;<br />

b.T4b: ulcera la cute, non la infiltra, oppure porta a noduli sottocutanei adiacenti, o ha aspetto a<br />

buccia d'arancia, per interessamento dei vasi linfatici;<br />

c.T4c:presenza contemporanea dei casi precedenti;<br />

d.T4d: carcinoma infiammatorio o mastite carcinomatosa: cute arrossata, calda, simile a mastite<br />

puerperale: l'asportazione chirurgica non è consigliata, la neoplasia viene qui trattata<br />

dall'oncologo, questo perchè i vasi linfatici sono ostruiti dalle cellule tumorali, e quindi, quando<br />

si sutura non avviene chiusura della ferita, tendono ad aprirsi. Si deve prima ripulire i vasi<br />

linfatici, e poi asportare.<br />

Nel 95% restano nella ghiandola, nel 5% o verso cute, o dentro, mentre nell'1%: quadro anomalo<br />

del carcinoma infiammatorio. Tropismo per i vasi, danno blocco linfatico.<br />

Si deve ricordare che: quando la donna avverte un nodulo, esso sarà tra 1 e 2 cm, e la classificazione sarà<br />

pT1c. Lo screening permette di anticipare la diagnosi per arrivare alla diagnosi di alcuni Tis, tramite la<br />

visione delle calcificazioni, l'individuazione di molti T1mic e T1a.<br />

La prognosi è determinata dalla massa invasiva presente, non conta quanto sia grande la massa,<br />

importa quanto è infiltrante la neoplasia.<br />

Ecco quindi i gradi minori, difficili da spiegare:<br />

1.TX: il tumore primitivo non può essere definito: i pazienti non vengono operati, perchè per es è<br />

controindicato. Non si riesce a determinare la dimensione della massa;<br />

2.T0: non segni di tumore primitivo, non è individuabile.<br />

Si può affermare che esistano neoplasie a sede primitiva occulta, per es: paziente donna, con linfonodo<br />

ascellare passato all'osservazione: viene prelevato, e si rileva un cancro con recettori ormonali, marker<br />

del tumore mammario. Si affermerà che è presente cancro mammella, nonostante agli esami non sia<br />

stato rilevato, nè alla mammografia, nè a RMN.<br />

Quindi o si sarà di fronte ad un tumore piccolo, ma aggressivo, oppure si tratta di tessuto<br />

extramammario ectopico: esiste infatti la cosiddetta linea del latte, in cui possono esserci capezzoli<br />

anche molto piccoli per es a livello del solco sottomammario, o ghiandole, fino all'altezza della vulva.<br />

Si parla in questo caso di CUP syndrome (CarcinomaUnknownPrimary): si usano quindi tali dizioni<br />

TX e T0.<br />

Linfonodi<br />

E' forse più importante del T, incide maggiormente sulle curve di sopravvivenza.<br />

Stadio clinico:<br />

N0:Linfonodi non clinicamente rilevabili;<br />

N1: metastasi in linfonodo/i ascellare/i omolaterale/i mobile/i;<br />

N2: metastasi : aderenze tra i linfonodi se viene infiltrato il grasso. Le aderenze possono esserci anche in<br />

caso di flogosi, per es nella malattia da graffio di gatto;<br />

N3: metastasi in linfonodi ipsilaterali infraclavicolari/a livello di catena mammaria interna e<br />

ascellare/sovraclaveari.<br />

Stadio patologico:<br />

Riscritto nel 2002, per reintegrare i risultati dei linfonodi sentinella:<br />

1.pNX: i linfonodi regionali non possono essere definiti (ad esempio se precedentemente asportati);<br />

2.pN0:non metastasi dimostrabili istologicamente, ossia se si studia al microscopio non si trovano<br />

cluster tumorali.<br />

Suddiviso poi in base all'esame immunoistochimico, ricercando le citocheratine:<br />

a.pN0 i+: positivo cioè all'esame immunoistochimico, non rilevabili metastasi linfonodali<br />

regionali dimostrabili istologicamente, assenza di cluster >0.2 mm (cluster di max 6 cellule). Si<br />

parla di IsolatedTumorCells. Qualche cellula era migrata quindi, ma non si sa ancora se<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 10


sarebbero state capaci di migrare e metastatizzare, non si sa cioè se la prognosi è diversa, perchè<br />

serve ancora un tempo di osservazione adatto;<br />

pN0 i-: non metastasi linfonodali regionali dimostrabili istologicamente, immunoistochimica<br />

negativa;<br />

3.pN1: micrometastasi sopra 0.2 mm: localizzazione a livello del linfonodo ascellare: fino a 3 linfonodi<br />

interessati. pN1mi quando è 0.2 e 2 mm: le linee guida indicano una radicalizzazione ascellare. Si parla<br />

di micrometastasi, mentre al di sopra dei 2 mm si parla già di metastasi;<br />

a.N1a: la metastasi interessa i linfonodi ascellari: si verifica nel 95% dei casi;<br />

b.N1b: tumori dei quadranti interni, che drenano a livello di arteria mammaria interna: sarà<br />

interessato il linfonodo della mammaria interna, molto rari;<br />

c.N1c: metastasi interessa sia il linfonodo ascellare che mammario interno, molto raro.<br />

Anche in questo caso la stadiazione è più precisa nei primo livello;<br />

4.pN2: diventano importanti il numero di linfonodi: da 4 a 9 linfonodi metastatici;<br />

5.pN3: sopra i 9.<br />

Gli stadi<br />

Tutti i dati insieme vanno a formare gli stadi, che sono una combinazione dei parametri appena<br />

analizzati:<br />

1.Stadio 0: sopravvivenza del 100%;<br />

2.Stadio I:fino a 2 cm di diametro ma no metastasi e linfonodi interessati;<br />

3.Stadio IIA: la differenza maggiore è tra I e II. A è simile allo stadio primo da T0 a T2, N1 o N2, sempre<br />

M0;<br />

4.Stadio B con tumori in T2 o T3, N0 o N1, sempre M0;<br />

5Stadio III A : da T0 a T3, sempre N2 ed M0; III B: stadio T4, N0 o N2, mq sempre M0; stadio IIIC:<br />

qualsiasi T, N3, M0;<br />

6.Stadio IV: tumori molto aggressivi: metastasi polmonari, ogni T, ogni N, M1.<br />

Molti sono T1 (70%), T2 (20%), meno del 3% sono T3+T4.<br />

DA SAPERE MOLTO BENE:<br />

1.2 cm del T1, LA SUDDIVISIONE a, b, c;<br />

2.T4 che è in 4 tipi, molto importante per la sopravvivenza;<br />

3.Parametro N: gruppo di metastasi vere, sopra i 2 mm, la categoria delle micrometastasi;<br />

4.L'aumento del numero di linfonodi interessati.<br />

Epidemiologia e fattori di rischio del carcinoma mammario<br />

07.03.11<br />

Epidemiologia<br />

27% dei nuovi casi di tumore;<br />

16% delle cause di morte per tumore, pari a 180.000 morti/anno;<br />

In Italia: 32.000 nuovi casi/anno, e 12.000 morti anno (18% dei decessi per tumore);<br />

Sopravvivenza globale: 86%: 97% se la malattia è locale (limitata alla ghiandola), 78% se regionale<br />

(coinvolge anche le stazioni linfonodali): in teoria si è guariti dopo 10 anni, ma ultimamente si sta<br />

scoprendo che il rischio non si azzera, possono esserci delle recidive anche dopo i 10 anni.<br />

Il 13% delle donne sviluppa nella sua vita un carcinoma mammario: l'età è un fattore molto importanti,<br />

le possibilità sono così distribuite:<br />

1.


Tutto ciò perchè sta cambiando la composizione della popolazione, le fasce giovani (nate dopo il 1972),<br />

sono la metà di quelle più anziane.<br />

I numeri variano proprio perchè cala il numero di soggetti stimolazione su organo bersaglio si riduce. Tanto più il numero è<br />

ridotto, tanto meno c0è stimolazione;<br />

d.Contraccettivi orali: debole rischio per la popolazione generale, ma che poi abbia una rilevanza clinica<br />

solo in donne con familiarità: il medico quindi non può prescrivere tali prodotti senza conoscere il<br />

paziente, l'anamnesi...:la letteratura porta delle evidenze che, chi ha familiarità per I grado, può<br />

aumentare il rischio: devono essere assunti con una certa prudenza, si deve informare il paziente,<br />

sottoporlo ad accertamenti come ecografie.<br />

Non ci sono delle certezze, ancora, nella popolazione generale; il rischio si riduce progressivamente con<br />

gli anni dopo la sospensione, annullandosi dopo 10 anni. Si annulla perchè non c'era un substrato<br />

patologico dietro.<br />

I casi attribuibili ai CO è di circa 0.5-5/10.000 tra le donne che ne fanno uso;<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 12


e.Alcol: parametro difficile da studiare, cioè non si riesce a ricavare dati attendibili dalle persone stesse.<br />

Tali valutazioni non sono quindi molto oggettive.<br />

Molto dipende anche dal tipo di assunzione: tannini nel vino, sostanze dei superalcolici...non si riesce<br />

sempre a capire quali sono le molecole in atto/in causa.<br />

L'aumento di rischio è più evidente nelle donne in premenopausa: RischioRelativo 12 gr di alcool/die/x<br />

35 anni di assunzione;<br />

f.Dieta: calorie metaboliche da un lato e attività fisica: elevata disponibilità di energia metabolica induce<br />

elevati valori di steroidi ovarici: estrogeni e progesterone hanno un ruolo come fattori di rischio per lo<br />

sviluppo e prognosi del CA.<br />

La concentrazione sierica di estradiolo e testosterone può prevedere il rischio di carcinoma mammario:<br />

cioè si può cercare di stabilire il rischio in base a tali fattori.<br />

Elevati livelli aumentano il rischio relativo di 3.6, è molto, idem per elevati valori basali di<br />

testosterone:RR=3.3.<br />

Quindi molto dipende sia dai valori, sia dal tipo di ormoni.<br />

Talvolta tali livelli sono dovuti a neoplasie benigne dell'ovaio;<br />

g.Menopausa: prima dei 45 anni: RR =1, tra 45-49 RR=1.3... → dopo 55 anni RR =2.<br />

La rimozione delle ovaie è un fattore protettivo;<br />

h.Fumo: recenti lavori dimostrano che il fumo è un importante fattore di rischio, nettamente elevato (3<br />

volte maggiore) per le donne che fumano da tanti anni, + di 15, e più di 20 sigarette/die;<br />

i.Anche la razza può essere una variabile, per es nella razza nera l'incidenza è minore.<br />

Quantificazione del rischio<br />

Ci si deve chiedere:<br />

1.Perchè quantificarlo;<br />

2.Se è possibile ridurlo;<br />

3.Se ci sono criteri per misurare il rischio.<br />

1-2.Ragioni per valutare il rischio<br />

09.03.11<br />

Modulando diversi fattori:<br />

1.A quale età iniziare lo screening mammografico: il rischio medio della popolazione (rischio:1), lo<br />

screening è efficace tra i 50 e i 69 anni.<br />

Il massimo di utilità è dopo i 50 anni, perchè non prima?<br />

a.Perchè si è dimostrato che la massima efficacia si ha dai 50 anni in poi, il rapporto costo beneficio è<br />

positivo in questa fascia, cioè sarebbero molto più alti senza magari avere una effettiva utilità;<br />

b.Perchè la mammografia è un esame che non è ottimale quando la mammella è prevalentemente<br />

ghiandolare, non vede le lesioni piccole che sono nascoste dalla porzione ghiandolare: nei grossi numeri<br />

si è visto che aumentando l'età aumenta la componente adiposa.<br />

Quindi possono esserci dei cancri anche se la mammografia è negativa;<br />

c.I cancri che insorgono in giovane età sono di solito aggressivi: uno screening quindi non sarebbe<br />

ottimale per prevenire la patologia;<br />

d.In tal modo sono rilevabili molte lesioni benigne, che però hanno caratteristiche sospette, che portano<br />

ad accertamenti diagnostici più invasivi, che fanno sentire malata la donna, magari anche senza<br />

giustificazione.<br />

Se si considera la familiarità, c'è una probabilità molto più alta di trovare un cancro → sarà sufficiente<br />

una banale anamnesi costituita da una sola domanda per iniziare i controlli 10 anni prima: "ci sono stati<br />

casi di CA mammario nella sua famiglia?". Chiaramente in base alla risposta, se affermativa, si dovrà<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 13


procedere con domande più precise;<br />

2.Poter scegliere se fare o meno, in menopausa, la terapia ormonale sostitutiva (HRT): il beneficio<br />

assoluto della HRT si riduce come aumenta il rischio di carcinoma mammario: in Italia si sa che è utile<br />

subito dopo la menopausa, ma che poi aumenta significativamente il rischio di CA, e quindi viene<br />

sospesa: l'aumento è del 14% (RR=1.14), ed aumenta con l'aumento della durata dell'assunzione,<br />

azzerandosi dopo 5 anni dalla sospensione.<br />

A questo si somma la possibilità di aumento di rischio di trombosi venose, stroke, ma anche riduzione<br />

di CA del colon-retto (0.63).<br />

Quindi nella valutazione finale si deve valutare una serie di variabili connesse con la persona, che dovrà<br />

essere informata di tutto ciò;<br />

3.Possibilità di prevenire il carcinoma con il tamoxifene, che di norma viene usato come trattamento:<br />

sono stati fatti trials con donne con rischio elevato:<br />

per studiare la sua utilità è stata fatta una valutazione importante, un grosso studio, che ha reclutato<br />

donne con un Gail score ossia serie di rischi combinati di 1.6, di età tra 35-65 anni-->il trials è stato<br />

strutturato in questo modo:<br />

2 gruppi di donne, 1 sotto i 50 anni, 1 sopra, in entrambi i gruppi si è visto che gli eventi (cancro), sono<br />

stati più alti (il doppio) nel gruppo con il placebo rispetto al tamoxifene: in tal modo vengono ridotti sia<br />

i CA in situ, sia quelli invasivi;<br />

4.Possibilità di mastectomia profilattica, in condizioni molto precise, per es soggetti affetti da mutazioni<br />

geniche con probabilità di contrarre un cancro con rischio dell'80%: ci si pone il problema se il test<br />

genetico è positivo (vedi sotto).<br />

Alcuni studi hanno stabilito che il rischio viene abbattuto in caso di mastectomia bilaterale prima, e<br />

entro i 40 l'ovariectomia: il problema è che non è un intervento banale, il peso psicologico è notevole: si<br />

deve selezionare le candidate con attenzione e con un supporto psicologico adeguato.<br />

E' da considerare che dopo tale intervento o si cerca di aiutare il lavoro dei chirurghi plastici per<br />

ricostruire le mammelle, o resta inevitabilmente un piccolo pezzo di ghiandola, perchè si sfrangia nel<br />

tessuto adiposo: quindi sono stati osservati dei casi di cancro insorti per tali motivi, ma la mortalità è<br />

azzerata.<br />

E' stato fatto un test in cui 139 sane, BRCA1 e 2 positive, divise 76 a mastectomia profilattica, 63 solo in<br />

osservazione: il CA mammario a 3 anni è insorto nell'8% dei casi. Questo per testimoniare l'efficacia<br />

della mastectomia preventiva.<br />

L'alternativa sono controlli più assidui come una RMN ogni anno, sommata agli esami classici come<br />

mammografia ed ecografia.<br />

Quindi, che strategie si possono adottare?<br />

1.Profilassi con tamoxifen: in Italia sono state reclutate donne isterectomizzate per patologie benigne di<br />

solito: il tamoxifen fa proliferare l'endometrio e indurre quindi una neoplasia.<br />

Altri studi avevano invece incluso donne non isterectomizzate, e quindi chiaramente erano comparsi<br />

molti dubbi su tale strategia. Il rischio si valuta con il modello di Gail;<br />

2.Storia familiare: il rischio si valuta con il modello di Claus;<br />

3.Fattori di rischio per mutazioni di BRCA: test genetico.<br />

3.Valutazione del rischio<br />

Il rischio viene valutato tramite diversi modelli, tra cui il citato Gail score: funziona bene con età >35<br />

anni, sotto non è correttissimo: diviso in 5-6 variabili, da cui si ricava un numero correlato al rischio.<br />

Il Gail score funziona meno bene in caso di:<br />

a.Età < 35 anni;<br />

b.Se la familiarità di CA è relativa a familiari di 2 grado-->viene usato il Claus score in questo caso;<br />

Il Gail score inizialmente valutava il numero di familiari di I grado con CA al seno, età al menarca, il<br />

numero di biopsie mammarie, a cui successivamente seguì la razza e la presenza di iperplasia atipica su<br />

una biopsia mammaria.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 14


Non può essere utilizzato in pazienti che hanno avuto un CA in situ → il rischio è di per se altissimo, non<br />

sarebbe utile.<br />

Infine sovrastima il rischio per le donne africane immigrate recentemente in Europa.<br />

Anche in internet è possibile calcolare facilmente il rischio, per es, il primo link di google riporta:<br />

http://www.cancer.gov/bcrisktool/<br />

2.Modello di Claus: usato come detto se la familiarità è per parenti di 2 grado;<br />

3,Test genetici: limitati a gruppi di persone particolari, il costo è elevato: per soggetti con mutazioni ad<br />

entrambi i geni BRCA1 e BRCA2, il rischio di carcinoma mammario nel corso della vita è del 60-85% dei<br />

casi, mentre il rischio di CA ovarico 30-45%.<br />

Si deve quindi considerare chi è affetto da tale mutazione, quando nella famiglia si è verificato:<br />

a.Precoce esordio di CA mammario: almeno 2 casi insorti prima dei 50 anni;<br />

b.Quando si è verificato carcinoma mammario e ovarico;<br />

c.Quando si è verificato un CA della mammella maschile: raro;<br />

d.Razza ebraica Ashkenazi.<br />

Si valuterà con il genetista la possibilità di fare un test genetico per la mutazione.<br />

Di solito si fa il test genetico nel malato → si propone alle figlie di eseguire il test.<br />

Il costo è elevato (>5000 euro) perchè la ricerca di mutazioni è impegnativa dato che sono geni grandi.<br />

Marcatori di rischio<br />

1.Tissutali: reperti casuali su materiale chirurgico per es durante operazioni. E' possibile rilevare atipie<br />

dei dotti usando la tecnica del lavaggio duttale, prelevando le cellule dopo tale operazione;<br />

2.Circolanti: valutazione dei tassi di Insuline like GrowFactor1;<br />

3.Mammografici: seno denso che è espressione di elevati o prolungati livelli di ormoni.<br />

Conclusioni<br />

Il 30% del rischio del carcinoma mammario è modificabile: intervenendo su fattori che aumentano il<br />

rischio iniziale:<br />

1.Evitare l'esposizione a radiazioni ionizzanti: per es i bambini con iperplasia timica negli anni 70 erano<br />

irradiati → anche le ghiandole mammarie ricevevano radiazioni, oppure evitare esami strumentali<br />

inutili, come TC ripetute;<br />

2.Evitare esposizione ad estrogeni: endogeni, esogeni;<br />

3.Evitare il fumo;<br />

4.Evitare il sovrappeso dopo la menopausa;<br />

5.Aumentare l'attività fisica durante l'adolescenza.<br />

Il rischio quindi può e deve essere valutato, soprattutto nei casi particolari di familiarità, oppure esposti<br />

a trattamenti ionizzanti (per es bambina trattata per linfoma mediastinico), potrà essere calcolato in<br />

modo semplice, tramite le metodiche viste precedentemente.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 15


Patologie della vulva<br />

NEOPLASIE DELLA VULVA e PATOLOGIA ENDOMETRIO DOMANDA FREQUENTE<br />

14.03.11<br />

Organo predisposto alle infezioni, in quanto costantemente esposto a secrezioni ed umidità.<br />

La vulvite è particolarmente frequente nelle discrasie ematiche, uremia, diabete mellito, malnutrizione,<br />

avitaminosi.<br />

Patologie epiteliali non neoplastiche<br />

1.Leucoplachia: si può avere nel caso di vitiligine, sermatosi infiammatorie, neoplasia intraepiteliale<br />

vulvare, malattia di paget o CA invasivo o alterazioni ad eziologia sconosciuta;<br />

2.Alterazioni infiammatorie aspecifiche sono classificate in 2 categorie:<br />

a.Lichen scleroatrofico:<br />

detto anche vulvite atrofica cronica, più frequente dopo la menopausa, che si manifesta con fibrosi<br />

sottoepiteliale e cicatrizzazione. L pelle diventa grigio palida e smile alla pergamena, le grandi labbra<br />

sono atrofizzate e l’introito vaginale è ristretto.<br />

Si rilevano 4 principali caratteristiche istologiche:<br />

1.Atrofia dell’epidermide con scomparsa degli zaffi interpapillari;<br />

2.Degenerazione idropica delle cellule basali;<br />

3.Sositutuzione del derma sottoepiteliale con tessuto fibroso collagene di consistenza densa;<br />

4.Infiltrato monocitario monoclonale a banda.<br />

La patogenesi non è chiara, ma ha molte caratteristiche di una disfunzione autoimmune.<br />

Non viene riconosciuto come una condizione precancerosa ma è stato correlato ad alterazioni genetiche<br />

e si associa a un rischio superiore di sviluppare un carcinoma.<br />

b.Lichen simplex cronico: detto anche distrofia iperplastica, caratterizzato da ispessimento epiteliale<br />

(acantosi) ed ipercheratosi.<br />

Lesione aspecifica caratterizzata da acantosi dell’epitelio squamoso vulvare, spesso con ipercheratosi.<br />

Epitelio ispessito, può avere più attività mitotica negli strati basale e spinoso.<br />

Variabile infiltrazione leucocitaria nel derma<br />

Non è considerato un significativo precursore tumorale a meno che non vi sia una coesistente atipia<br />

epiteliale (neopalsie intraepiteliale vulvare).<br />

Può essere utile una biopsia, in cui, se si rileveranno anomalie della differenziazione cellulare, atipie<br />

nucleari e crescita verruciforme, possono essere indicative per una neoplasia squamosa.<br />

Tumori benigni<br />

1.Idroadenoma papillare: vulva è caratterizzata da ghiandole sudoripare apocrine modificate, come la<br />

mammella.<br />

Come aspetto è identico al papilloma intraduttale mammario: il nodulo è ben circoscritto, di solito<br />

localizzato a livello delle grandi labbra, pieghe interlabiali.<br />

Può essere confuso con un CA, per la tendenza all'ulcerazione.<br />

A livello istologico si osservano dotti tubulari rivestiti da un singolo o doppio strato di cellule non ciliate<br />

colonnari e uno strato di cellule mioepiteliali appiattite sottostanti l’epitelio: sono caratteristiche tipiche<br />

delle ghiandole sudoripare e dei loro tumori;<br />

2.Condiloma accuminato: alterazioni vulvari simil-verrucose, si presentano in 3 forme: condiloma lato<br />

luetico, polipi mucosi, cioè proliferazioni stromali benigne rivestite da epitelio squamoso, ed infine<br />

condiloma accuminato, il più frequente, lesione squamosa indotta da HPV, detta anche verruca virale.<br />

Quest'ultimo è un tumore benigno sessualmente trasmesso, causato da HPV, soprattutto 6 ed 11.<br />

Il ciclo riproduttivo del virus è completato nelle cellule superficiali mature dell’epitelio, ecco perché si<br />

ha una caratteristica alterazione ceitologica nelle cellule mature, definita atipia coilocitica.<br />

Di norma regrediscono spontaneamente e non sono considerati lesioni precancerose: l'aspetto<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 16


macroscopico è verrucoso, spesso sono multipli e confluenti, ed interessano regione perineale, vulvare,<br />

perianale, vagina e cervice.<br />

L'aspetto istologico è caratterizzato da: proliferazione arborescente di epitelio squamoso stratificato,<br />

sorretto da storma fibroso, acantosi, ipercheratosi, paracheratosi, atipia nucleare nelle cellule<br />

superficiali con vaculizazione perinucleare.<br />

Tumori maligni<br />

Carcinoma della vulva è una neoplasia rara, 3% di tutti i tumori genitali femminili, 2/3 in età superiore<br />

a 60 anni.<br />

85% dei casi sono carcinomi a cellule squamose.<br />

Sono divisi in 2 gruppi:<br />

1.Associato con il virus e correlato a neoplasia HPV e preceduto da VIN;<br />

2.Associato con l’iperplasia delle cellule squamose e con il lichen scleroatrofico: sono alterazioni<br />

genetiche del lichen scleroatrofico o nell’iperplasia: danno luogo all’invasione stromale o sviluppano<br />

atipia nel contesto dell’iperplasia o del lichen: vin simplex o differenziata.<br />

Infine esistono carcinomi basocellulari, melanomi, adenocarcinomi.<br />

1.Lesioni VulvarIntraepitelialNeoplasia<br />

Classificazione<br />

1.<br />

Equivalente del CIN cervicale, lesione iniziale.<br />

( VIN)<br />

VIN è data da alterazione della maturazione cellulare → si trovano cellule degli strati profondi dove non<br />

dovrebbero esserci, cioè in alto, negli strati superficiali: questo avviene anche negli altri epiteli, si è di<br />

fronte a displasia, c'è un rallentamento della maturazione.<br />

Lesione intraepiteliale, non va oltre l'epitelio.<br />

Si avrà anche aumento della taglia nucleare, atipie, irregolare distribuzione cromatinica e contorni<br />

nucleari, e mitosi, che di norma stanno solo alla base.<br />

Possono essere spesso oggetto di diagnosi.<br />

Erano classificate in VIN 1,2,3, 3 differenziato, simile anche qui a CIN.<br />

Poi criticata perchè non adatta alla clinica per es: VIN1 non è precancerosa, non si evolve, ma una<br />

infezione virale, è stata eliminata.<br />

2.<br />

Si è elaborata quindi una nuova classificazione: VIN classico o indifferenziato, cioè che ricorda displasia<br />

che va verso forma neoplastica invasiva e VIN differenziato: si parla di VIN2, VIN3, che indicano una<br />

capacità di trasformazione invasiva di grado crescente, (VIN 3 displasia grave o tumore in situ) e VIN3<br />

indifferenziata, forma a parte.<br />

Tale classificazione prescinde quindi dalla classificazione virale.<br />

1.VIN usual Type<br />

Si parla di displasia di epitelio vulvare quando si ha modifica della normale maturazione dell'epitelio, si<br />

ha un ritardo maturativo:<br />

1.Rapporto nucleo/citoplasma alterato: di norma il nucleo si riduce con la maturazione, mentre qui<br />

resta grosso fino alal superficie;<br />

2.Ipercromasia, nuclei più colorati di ematossilina;<br />

3.Forme mitotiche strane, anomale;<br />

4.Cellule discheratotiche, corpi apoptotici e più raramente perle cornee;<br />

Spesso sono associate ad HPV.<br />

La classificazione in VIN2 e 3 dipende da quanto raggiungono epitelio: se solo metà più bassa di<br />

epitelio, VIN 2, altrimenti, VIN3. Focale positività per p53.<br />

Gli annessi cutanei, specie le unità pilosebacee, sono spesso interessati.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 17


2.VIN basalioide<br />

Elementi basaloidi, cioè simili a basalioma, molti nuclei, abbondante cellularità, la maturazione avviene<br />

nello strato cheratinico, si possono individuare dei nuclei, cosa anomala perchè dovrebbe esserci solo<br />

cheratina. Presenza di mitosi deve preoccupare.<br />

Stroma, ossia il derma, non deve essere interessato: la membrana basale separa il connettivo da epitelio,<br />

che matura in modo anomalo, presente papillomatosi, la giunzione non è dritta ma festonata.<br />

La maturazione avviene ma anche in zone in cui non dovrebbero esserci, negli strati più alti.<br />

All'esame clinico si vede una zona verrucosa.<br />

Lo strato cheratinico ricopre il tutto → se si prelevano solo queste cellule non si capisce cosa sta<br />

avvenendo, quindi per studiare tale epitelio non basta lo scrapping ossia il prelievo delle squame, ma si<br />

deve fare biopsia, che documenti lo strato basale e il connettivo sottostante.<br />

Varianti<br />

Ci sono delle varianti del VIN usual type: si deve stare attenti che possono esserci dei focolai di iniziale<br />

infiltrazione: sono lesioni estese che può dare infiltrazione stromale, difficile da documentare.<br />

Quando si sospetta iniziale infiltrazione? Quando la linea dermoepidermica in alcuni punti presenta un<br />

infiltrato infiammatorio, la componente bioumorale risente di alterazioni locali, e quindi il<br />

SistemaImmunitario inizia a sposarsi verso la membrana basale, soprattutto linfociti.<br />

Si deve stare anche attenti che un annesso pilifero non venga scambiato per una infiltrazione, idem per<br />

le ghiandole introflesse.<br />

Variante warty o condilomatosa<br />

Superficie verrucosa appuntita<br />

Elementi cellulari di grossa taglia con abbondante citoplasma<br />

Pleiomorfismo nucleare e multinucleazioni<br />

Ipercellularità<br />

Corpi apoptotici<br />

Papillomatosi<br />

Cellule discheratosiche<br />

Coilociti<br />

Grosse mitosi, numerose e negli strati più alti<br />

3.VIN differenziata<br />

Più subdola, si nota una epidermide ispessita, con aumento degli strati, con creste dermiche allungate e<br />

ramificate, c'è una festonatura: elementi epiteliali con citoplasma eosinofilo, nuclei vescicolosi quindi<br />

chiari, con macronucleoli, sono presenti le cellule alterate descritte prima.<br />

Il criterio di displasia è meno familiare, è una lesione che simula epitelio normale.<br />

Ci si può aiutare andando a studiare l'espressione della p53 e può aiutare a capire che ci sono dei<br />

problemi nella fase proliferativa.<br />

DiagnosiDifferenziale<br />

Cosa può simulare una VIN differenziata?<br />

1.Cheratosi seborroica;<br />

2.Condiloma accuminato tipico delle lesioni accuminate;<br />

3.Carcinoma squamoso ben differenziato;<br />

4.Malattia di Paget;<br />

5.Melanoma intraepiteliale;<br />

6.Alterazioni legate a farmaci, per esempio podofillina → utile sarà l'anamnesi.<br />

La biopsia aiuta in modo fondamentale quindi nella DiagnosiDifferenziale.<br />

Si ricorda quindi che: lesioni in situ non coinvolgono membrana basale: divise in forma classica/usual<br />

type, con alterazioni nucleo/citoplasma e numero mitosi, e forma speciale differenziata, che può<br />

rientrare in una serie di patologie in cui si dovrà fare DiagnosiDifferenziale.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 18


4.Carcinoma squamoso<br />

1.T1a: < di 2 cm in estensione, e


Forma warty (condiloma) del CA squamoso infiltrante<br />

Aspetto a condiloma, entra in DiagnosiDifferenziale con CA verrucoso. Presenti i coilociti, cellule virali<br />

infettate, cellule che si osservano nel PAP test per vedere se c'è virus: aumentate di volume, di solito<br />

binucleate, con aloni chiari perinucleari.<br />

Forma verrucosa del CA squamoso infiltrante<br />

Ben differenziato, paracheratosi e ipercheratosi superficiale, metastasi rare a livello dei linfonodi<br />

inguinali, può recidivare dopo escissione, accrescimento espansivo nella componente profonda con<br />

minime atipie nucleari.<br />

Si formano squame, che da fuori danno aspetto verrucoso.<br />

Le varianti con significato clinico devono essere ben descritte: le altre varianti sono a cellule giganti, a<br />

cellule fusate, acantolitico, ma non sono clinicamente importanti, sono dimenticabili.<br />

Si ricorda il condiloma accuminato gigante (tumore di Buschke-Lowenstein): proliferazione<br />

condilomatosa, aggressivo, supportate da infezione da HPV 6,11, accrescimento rapido, isologicamente<br />

simile a CA verrucoso.<br />

Stadiazione anatomopatologica<br />

T:<br />

Tis: CA intraepiteliale;<br />

T1.Se la lesione è limitata a vulva o cute perineale: T1, se < 2 cm di estensione;<br />

T2.Se >2 cm sarà T2;<br />

T3.Coinvolgimento delle strutture adiacenti come uretra, vagina, ano, sono T3;<br />

T4.Di qualsiasi dimensione, che risale verso uretra superiore, mucosa retto,vescica, tessuti peripubici:<br />

lesione T4;<br />

Piccole modifiche su tale inquadramento nell'edizione gennaio 2010: si è eliminato il T4, assorbito dal<br />

T3.<br />

E' stato rivalutato il T1: tumore di 1 mm (T1b).<br />

Le modifiche avvengono per adeguarsi alle curve di sopravvivenza.<br />

N:<br />

N0: no metastasi ai linfonodi inguinali;<br />

N1: linfonodi regionali da 1 sola parte;<br />

N2: linfonodi regionali da entrambe le parti;<br />

No indicazioni di numero e profondità.<br />

Ora nella versione aggiornata si specifica sia il numero dei linfonodi interessati, sia la dimensione della<br />

metastasi, con o meno superamento capsulare.<br />

Ciò è in funzione della prognosi, tali variabili sono importanti nel predire la possibilità di<br />

recidive/metastasi a distanza:<br />

N0: no metastasiM<br />

N1A: metastasi ad uno o 2 linfonodi;<br />

N2A: < 5 mm, 3 o più linfonodi;<br />

N2B: > 5 mm, 2 o più linfonodi;<br />

N2C: metastasi linfonodale con superamento casuale;<br />

N3: linfonodo metastatico, fisso, ulcerato.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 20


Margini di escissione: non sono sempre facilmente valutabili: si cerca, se possibile, di asportare meno<br />

tessuto possibile: si identifica il margine, e lo si identifica con colorante, e vedere se dove è stato reciso<br />

con il bisturi, la lesione è ancora presente → li ci sarà la recidiva se presente ancora.<br />

5.Malattia di Paget vulvare<br />

Rappresenta l'1% delle neoplasie vulvari, è rara, colpisce donne in post menopausa, lesione eczematosa<br />

o rossastra a margini irregolari, pruriginosa.<br />

Origina dalle ghiandole sudoripare nel 95% dei casi. Nel 5% invece costituisce l'interessamento vulvare<br />

da neoplasia anorettale o urinaria. Data l'origine, sarà spesso a livello delle grandi labbra.<br />

E' una malattia intraepiteliale, la lesione non supera la membrana basale; se si ricercano le citocheratine<br />

a basso peso molecolare, si trovano positive dentro lo spessore dell'epidermide, in cui ci dovrebbero<br />

essere solo quelle pesante.<br />

Simula un melanoma intraepiteliale, che non è sempre pigmentato, può essere amelanotico nel 20% dei<br />

casi: si capisce usando l'immunoistochimica, cercando le citocheratine, negative nel melanoma, positive<br />

qui. Altri marcatori saranno invece positivi per melanoma e non qui.<br />

L'istologia rileva cellule neoplastiche con ampio citoplasma, che si distribuiscono in un singolo strato o<br />

piccoli gruppi all'interno dell'epidermide e delle sue appendici. Hanno citoplasma fittamente granulare<br />

contenente mucopolisaccaridi che ci colorano con l'acido periodico di Shiff.<br />

---<br />

Quindi: malattie vulvari:<br />

1.Spesso derivano da patologia dermatologiche, come lichen;<br />

2.20% dei casi di CA: nascono da base virale: le lesioni virali sono molto frequenti → si suggerisce spesso<br />

la vaccinazione quadrivalente contro HPV x evitare anche CA Buscke;<br />

3.Malattia di Paget: deriva da annessi cutanei;<br />

4.Alcune nascono da melanociti, come melanoma della vulva.<br />

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Linfomi<br />

Malattia di Hodgkin<br />

Chiamata anche, per lo meno una volta paragranuloma, granuloma maligno o linfoma di Hodgkin.<br />

La diagnosi finale è fatta solo tramite analisi anatomopatologica.<br />

16.03.11<br />

Il linfoma si divide in 2 forme: classica e a predominanza linfocitaria nodulare, molto più importante la<br />

prima: caratteristiche molto diverse tra loro (clinica, comportamento, fenotipo, background).<br />

Nel 98% del linfomi di Hodgkin di tipo classico le cellule neoplastiche derivano dalle cellule B mature<br />

dei centri germinativi.<br />

Caratteristiche generali<br />

Insorge di norma nei linfonodi, tende a localizzarsi in quelli laterocervicali: colpisce soggetti giovani, e<br />

spesso si caratterizza per avere abbondante background infiammatorio, ed esiguo numero di cellule<br />

neoplastiche di Hodgkin e Reed Sternberg, fondamentali per fare diagnosi.<br />

Possono esserci casi anche di maggiori cellule neoplastiche e meno background infiammatorio: ecco<br />

perchè esistono diverse categorie, classificazioni.<br />

Alcuni linfomi, per es quelli non Hodgkin, possono svilupparsi anche in altre sedi (MALT, peritoneo,<br />

milza...).<br />

E' una neoplasia costituita da cellule mononucleate (di Hodgkin) o di Reed Sternberg se plurinucleate,<br />

che risiedono in un infiltrato contenente un elevato numero di cellule reattive di tipo misto (piccoli<br />

linfociti, eosinofili, neutrofili istiociti, plasmacellule, fibroblasti e collagene): il background, cioè ciò che<br />

accompagna le cellule neoplastiche, può essere molto variegato.<br />

Classificazione LH classico<br />

4 sottotipi: DA SAPERE BENE<br />

1.Predominanza linfocitaria;<br />

2.Sclerosi nodulare: sottotipo particolare;<br />

3.Cellularità mista;<br />

4.Deplezione linfocitaria: le cellule neoplastiche sono abbondanti, scarsa componente infiammatoria, è<br />

difficile fare diagnosi perchè si scambia con altre neoplasie.<br />

Stesse caratteristiche immuno-fenotipiche ma clinica diversa, ed associazione con Epstein Barr Virus.<br />

Epidemiologia LH classico<br />

• 95% della malattia di H.<br />

• Distribuzione bimodale: 2 picchi, 13-35 e nell'età avanzata. MOLTO IMPORTANTE.<br />

• Spesso pregressa mononucleosi infettiva, soprattutto in soggetti HIV+.<br />

• I linfomi non Hodgkin sono più rari dei non Hodgkin, e sono circa 5 casi ogni 100.000 persone.<br />

Sedi coinvolte<br />

1.Linfonodi cervicali nel 75%;<br />

2.Mediastino: talvolta si avverte tumefazione a livello sovraclaveare indolente: la malattia è a livello del<br />

mediastino, in cui ci sono molti linfonodi: si forma malattia neoplastica che si accresce e si localizza<br />

nelle altre stazioni tra cui sovraclaveare;<br />

3.Linfonodi ascellari, periaortici → possono dare compressione vascolare o interessare altre catene;<br />

4.Molto raro ad esordio primitivo extranodale;<br />

• Nel 55% dei casi sono in stadio I o II.<br />

• 60% dei casi di sclerosi nodulare ha coinvolgimento mediastinico → osservati in caso di RX<br />

torace sporadiche.<br />

• Coinvolgimento splenico nel 20% dei casi ed è associato con un incremento della<br />

disseminazione extranodale.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 22


• Colonizzazione del midollo osseo nel 5% dei casi, quindi relativamente rara.<br />

Nella stadiazione si ricorre sempre alla biopsia osteomidollare → prelievo da cresta iliaca per vedere se<br />

ci sono elementi patogeni a livello midollare.<br />

Si guarisce quasi sempre, è importante conoscere quindi tale malattia per curarla in modo ottimale il<br />

più precocemente possibile.<br />

Clinica ed iter diagnostico<br />

2 modalità di insorgenza:<br />

1.Forma asintomatica, con tumefazione come unico segno;<br />

2.Sintomi sistemici: febbricola, non elevata, spesso non riportata dal paziente, sudorazione notturna,<br />

perdita di peso, prurito.<br />

Quasi sempre i linfonodi sono indolenti, non danno fastidio o dolore.<br />

Prima di analizzare tramite biopsia il linfonodo, fondamentale è eseguire una ecografia: se sarà tondo:<br />

sospetto, ovalare, molto meno: da qui si considera indice di rotondità, cioè si studia quanto<br />

tondeggiante è il linfonodo.<br />

Si cerca di capire anche se ci sono delle altre cause, per es infettive, come EBV.<br />

Se sospetti ulteriori, si procede o a biopsia, o ad asportazione chirurgica.<br />

Per i LN Hodgkin la biopsia non aiuta da sola perchè rileva solo una reattività.<br />

Caratteristica macroscopica<br />

• Linfonodo aumentato di volume.<br />

• Capsulato.<br />

• Aspetto a carne di pesce, che si differenza con l'aspetto lardaceo: in questo caso è metastatico.<br />

• Talora aspetto lobulato.<br />

Caratteristica microscopica<br />

MOLTO IMPORTANTE<br />

Spesso patognomoniche, cellule di Reed Sternberg e Hodgkin: complessivamente 0.1-10% delle<br />

cellule, dipende dalle forme.<br />

Cellule di grossa taglia, caratterizzate da citoplasma basofilo, sono binucleate o bilobate, i nuclei o lobi<br />

con nucleoli prominenti, cioè grossi nucleoli, ogni lobo ha un nucleolo ben visibile, eosinofilo, rosso,<br />

di solito sono basofili, blu.<br />

Varianti mononucleate: cioè con differenze rispetto a quanto descritto, anche con caratteristiche<br />

assenti: cellule mummificate, cioè come quelle apoptotiche, cellule lacunari, che hanno come degli aloni<br />

chiari.<br />

La cellula, se binucleata: Reed Sternberg, mononucleata: Hodgkin.<br />

Immunofenotipo<br />

Hanno dei marcatori specifici:<br />

1.CD30+: molto importante, espresso quasi nel 100% dei casi. Espresso anche in linfomi anaplastici;<br />

2.CD15+: nel 75-80% dei casi;<br />

3.CD20: tipico marcatore delle cellule B, nel 40% è +, di solito debole;<br />

4.CD3: dei LT, molto raro.<br />

DiagnosiDifferenziale<br />

Il LdH si può confondere con il linfoma anaplastico a grandi cellule: fondamentali sono dei marcatori<br />

come PAX5 (B cell specific activator protein), ALCL negativo per Hodgkin, mentre anaplastico positivo<br />

per ALCL e negativo per PAX5.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 23


Stadiazione della malattia di H. Secondo Ann Arbor<br />

1.Stadio I: coinvolgimento di un'unica stazione linfonodale o di una struttura linfoide;<br />

2.Stadio II: coinvolgimento di 2 o + linfonodi sullo stesso lato del diaframma;<br />

3.Stadio III: coinvolgimento di stazioni linfonodali o orfani linfoidi su due lati del diaframma;<br />

4.Stadio IV: sedi extralinfonodali.<br />

• E' importante sottolineare nuovamente che la malattia di Hodgkin è tipica dei giovani, anche dei<br />

bambini.<br />

• Stadio e sintomi sono molto più importanti che il sottotipo istologico.<br />

• Quasi sempre è curabile, tranne che nei casi particolari o nei soggetti anziani. Il problema<br />

maggiore è il rischio di sviluppare altri tumori a causa della terapia stessa: per es radioterapia a<br />

Sottotipi<br />

livello mediastinico → fattore di rischio per CA mammella per es.<br />

In questi casi l'aspettativa di vita è molto maggiore rispetto ad altri tumori, si deve quindi<br />

preservare al massimo le altre strutture.<br />

1.Sclerosi nodulare<br />

MOLTO IMPORTANTE PER ESAME<br />

La sclerosi è una fibrosi, ossia la componente collagene prevale sui fibroblasti: nella fase iniziale è<br />

scarsa.<br />

E' il sottotipo più frequente, il 70% delle forme classiche, caratterizzato da tralci, bande di collagene che<br />

circondano almeno un nodulo, presenza di cellule lacunari, età media 28 anni, rapporto maschi<br />

femmine 1:1.<br />

L'esordio è mediastinico nell'80% dei casi, spesso è malattia bulky, cioè confluenza di più linfonodi.<br />

Coinvolge la milza nel 10% dei casi, raramente interessato il midollo.<br />

Spesso la malattia è, all'esordio, nel II stadio.<br />

Presenta sintomi sistemici nel 40% dei casi.<br />

Caratteri istologici<br />

1.Aspetto nodulare, con grossolane bande collagene, povero di fibroblasti con ispessimento della<br />

capsula del linfonodo;<br />

2.Cellule di HRS in numero variabile, con nuclei più frequentemente polilobati e nucleoli eno<br />

prominenti con aspetti lacunari che tendono anche a realizzare aspetti sinciziali.<br />

Può essere presente una componente eosinofila, anche in modo abbondante, cellule mummificate, altre<br />

cellule con aloni chiari...<br />

Prognosi<br />

E' migliore rispetto ad altre forme, come quella a cellularità mista e deplezione linfocitaria.<br />

Se c'è un notevole interessamento mediastinico, la terapia sarà maggiormente aggressiva, soprattutto<br />

perchè i segni e sintomi sono comunque tardivi.<br />

2.Cellularità mista<br />

• Sottotipo con cellule HRS sparse in un background infiammatorio solo vagamente nodulare in<br />

assenza di fibrosclerosi nodulare.<br />

• 20-25% delle forme classiche, più frequente in HIV+ e in paesi in via di sviluppo, senza<br />

distribuzione bimodale, età media 37 anni, e tipicamente maschile.<br />

• Le caratteristiche con bande collagene, cellule lacunari, eosinofili non sono ben rispettate.<br />

• Esordisce in stadio III o IV, con sintomi più frequenti, raramente a livello mediastinico, più<br />

frequentemente a livello mediastinico o midollo osseo.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Possono esserci cellule mirror, ossia con struttura speculare, ci può essere fibrosi interstiziale ma non<br />

ispessimento capsulare, HRS di aspetto tipico, cellule infiammatorie di vario tipo, spesso EBV +,<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 24


prognosi sovrapponibile a quella della sclerosi nodulare, questo perchè il sottotipo non influisce più di<br />

tanto sulla prognosi, che qui è al massimo un po' più severa per associazione con HIV+.<br />

3.LH ricco di linfociti<br />

• 5% dei linfomi H, età media 70 anni, quasi sempre a esordio a carico dei linfonodi periferici,<br />

quasi mai bulky quindi.<br />

• Quasi sempre in stadio I o II, raramente sintomatici, rari casi di ricadute, assenza della zona T<br />

posta tra i 2 follicoli, sovvertimento totale dell'architettura.<br />

• Cellule di HRS sono reperite di solito fuori dal centro germinativo, a livello della zona<br />

mantellare espansa. Rare cellule HRS sparse in un background di tipo linfocitario<br />

prevalentemente nodulare con assenza di neutrofili ed eosinofili.<br />

• Prognosi lievemente migliore.<br />

4.Deplezione linfocitaria<br />

• Forma diffusa di tipo classico ricco in cellule HRS e/o deplezione di linfociti non neoplastici.<br />

• Rara, meno del 5%, età media simile a cellularità mista.<br />

• Infezione da HIV ricorre in modo elevato, prevalentemente a carico maschile.<br />

• Una volta era compreso in tale classificazione il linfoma anaplastico o pleomorfo a grandi<br />

cellule, che viene attualmente posto in DiagnosiDifferenziale.<br />

• Insorge in organi retroperitoneali, addominali e midollo osseo, con risparmio relativo dei<br />

linfonodi periferici.<br />

• Nel 70% dei casi è in stadio avanzato, nell'80% dei casi si associa a sintomi.<br />

• Prognosi buona anche in questi casi, ma maggiore aggressività nella terapia.<br />

3 patologie che esprimono CD30: questo, il linfoma anaplastico e il carcinoma embrionale del testicolo,<br />

ma la DiagnosiDifferenziale è più facile.<br />

21.03.10<br />

5. Predominanza linfocitaria di tipo nodulare<br />

Molto meno frequente ma diversa da HD di tipo classico , è difficile riconoscerla.<br />

Neoplasia monoclonale di cellule B, caratterizzata dalla proliferazione nodulare o nodulare e diffusa di<br />

elementi neoplastici polimorfi “cellule popcorn” o “L&H Reed Stemberg variant cells” : sono<br />

caratterizzate da aspetto anomalo rispetto alle altre forme, con nucleo multilobulare, ed esprime<br />

marcatori tipici del centro germinativo come CD20 e BCL6.<br />

Queste cellule sono poste in una trama di cellule follicolari dendritiche, riempita con elementi<br />

linfocitario non neoplastici.<br />

5% dei linfomi di H, più frequentemente maschi in età tra 30 e 50 anni.<br />

Le sedi interessate sono: linfonodi cervicali, ascellari e inguinali, raramente coinvolgimento del<br />

mediastino, della milza e del midollo.<br />

Quasi sempre all’esordio è di fase I, e può evolvere in linfomi diffusi a grandi cellule B.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Completa o parziale sostituzione del linfonodo da un infiltrato di piccoli linfociti, istiociti, cellule<br />

epiteliolidi e sparse celle L&H, cioè linfocitiche e istiocitiche, caratterizzate da grossa taglia, un solo<br />

nucleo, scarso citoplasma, nuclei incisi o multilobulari (cellule popcorn).<br />

I nucleoli sono multipli e più piccoli e basofili di quelli della forma classica.<br />

Il loro immunofenotipo è:<br />

CD20 +: perché ha origine dal centro germinativo;<br />

CD79 a +: marcatore delle cell B;<br />

CD45 +;<br />

EMA + (50% dei casi): Ag epiteliale di membrana: una cellula che lo esprime potrebbe essere di origine<br />

metastatica, ma alcune neoplasie come questa possono comunque esprimerlo;<br />

CD 30 : solo positività focale debole (rara);<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 25


Prognosi<br />

1.Stadio I e II: molto buona, sopravvivenza a 10 anni > 80%;<br />

Non è ancora chiaro se una terapia immediata sia necessaria per ottenere una prognosi favorevole,<br />

tanto che in Francia la malattia non viene trattata dopo la resezione linfonodale.<br />

Evoluzione verso il linfoma B a grandi cell nel 3-5%.<br />

Da notare che è un linfoma indolente, quindi a sviluppo molto lento.<br />

---<br />

Riassumendo, i punti salienti sono:<br />

• la malattia di Hodgkin interessa i linfociti B, del centro germinativo.<br />

• Il range di età va dai 14 ai 35 anni, e nel 90% dei casi si ha guarigione.<br />

• Interessa i linfonodi, è colpita prevalentemente la sede alterocervicale, nel 60-70% dei casi, ma<br />

anche quella sovraclaveare, ascellare, inguinale, mediastinica, periaortica.<br />

• La sintomatologia o non è notevole, non è presente, oppure è aspecifica, con febbricola, calo<br />

ponderale, prurito notturno, che possono precedere anche di molto tempo l'esordio linfonodale.<br />

• Le caratteristiche del linfonodo saranno: tondo, senza ilo, in osservazione da 2-3 mesi non deve<br />

essere rilevabile una causa di malattia come infezione o un particolare assetto antigeneanticorpo<br />

(come mononucleosi)...<br />

• La diagnosi è istologica: prima della sua asportazione si effettuerà un ago aspirato: diagnostiche<br />

saranno le cellule di Reed-Sternberg, che sono binucleate, con un nucleolo eosinofilo, un<br />

background reattivo con infiltrato infiammatorio composto da linfociti, eosinofili,<br />

plasmacellule, fibroblasti e collagene.<br />

• Sarà importante per la stadiazione capire se gli elementi hanno colonizzato sedi extralinfonodali<br />

come midollo osseo → si effettuerà una biopsia a livello della cresta iliaca, studiando se ci sono<br />

cellule di Reed Sternberg, che sono positive al marcatore CD30.<br />

• Esistono 4 sottotipi differenti:<br />

a.Sclerosi nodulare: con un numero abbastanza alto di cellule di Reed Sternberg, il più<br />

frequente, con prognosi migliore, abbondante collagene, che crea dei noduli, che sepimentano<br />

porzioni di linfonodi;<br />

b.Predominanza linfocitaria o ricca in linfociti: con abbondante componente reattiva;<br />

c.Deplezione linfocitaria: ridotta componente reattiva, non facile pensare a un linfoma, si pensa<br />

a un sarcoma o altro. Spesso sono pazienti HIV;<br />

d.Cellularità mista: colpisce maschi spesso con HIV;<br />

• Stadiazione: non si applica TNM ma classificazione Ann-Harbor:si divide in vari stadi: unica<br />

stazione linfondale, più stazioni ma tutte da un alto del diaframma, sopra e sotto il diaframma,<br />

anche altri organi.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 26


Linfomi non Hodgkin<br />

Classificazione<br />

1. Rappaport 1956-66<br />

2. Lukes & Collina 1974<br />

3. Bennet 1974 1974<br />

4. Keil class 1974<br />

5. Working formulation 1982: è una classificazione clinica ma senza aggancio con la<br />

morfologia<br />

6. Lennert 1992<br />

7. REAL classification 1994: dal 1994 si è trova una classificazione che fondesse sia il mondo<br />

clinico che quello della diagnosi, è attualmente quella di riferimento<br />

8. REAL class 1996: integra quella del 1994.<br />

Classificazione clinica dei linfomi NH<br />

1.Linfomi indolenti: sopravvivenza in anni, dai 5 ai 10 senza terapia;<br />

2.Linfomi aggressivi: sopravvivenza in mesi, senza terapia;<br />

3.Linfomi ad alta aggressività:sopravvivenza in settimane, senza terapia.<br />

1.Linfomi indolenti<br />

1.Forme disseminate/sistemiche:<br />

a.Linfoma linfocitico / B-CLL;<br />

b.Linfoma linfoplasmocitico/immunocitoma;<br />

c.Linfoma della zona marginale splenico;<br />

d.Hairy cell leukemia;<br />

e.Mieloma multiplo;<br />

f.T CLL;<br />

2.Forme linfonodali:<br />

a.Linfoma follicolare;<br />

b.Linfoma a cell mantellari;<br />

3Forme extranodali:<br />

a.Linfoma MALT;<br />

b.Micosi fungoide/sindrome di Sezary;<br />

2.Linfomi aggressivi<br />

a.Linfoma diffuso a grandi cellule B;<br />

b.Linfoma anaplastico a grandi cellule;<br />

c.Linfomi a cell T periferici: angioimmunoblastico, angiocentrico, intestinale.<br />

La maggior parte dei linfomi è a cell B, circa l'80%.<br />

3.Linfomi altamente aggressivi<br />

a.Linfoma di Burkitt;<br />

b.Linfomi /leucemia linfoblastico B: tipico pediatrico;<br />

c.Linfomi/leucemia linfoblastico T: tipico pediatrico;<br />

d.Linfomi /leucemia a cellule T dell’adulto (HTLV1).<br />

Eziopatogenesi<br />

1.Benzene, benzina, formaldeide;<br />

2.Forse radiazioni ionizzanti;<br />

3.EBV: isolato nel 90% dei casi di linfoma di Burkitt africani;<br />

4.EBV insieme a HPV, HCV, HBV è un legame tra virus e tumore;<br />

5.Burkitt: endemico in Uganda, molto diffuso anche in Tanzania;<br />

6.HTLV1: retrovirus scoperto in pazienti con linfomi cutanei;<br />

7.Diserbanti, coloranti per capelli.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 27


Epidemiologia<br />

• Costituiscono il 3% delle neoplasie maligne, il 3,1% delle morti per neoplasie maligne.<br />

• in USA 37.000 nuovi casi ogni anno, 19.000 morti.<br />

• Incidenza LH/LNH => 1:4 (anche 1:6).<br />

• Mortalità: H/LNH => 1:10.<br />

• LH ha una mortalità notevolmente inferiore.<br />

La mortalità di LNH sta aumentando anche perchè l’incidenza di LNH aumenta di continuo.<br />

Si riscontra una elevata incidenza del LNH ad alto grado nei bambini sotto 15 anni, divenendo la 3 causa<br />

di morte in età pediatrica per tumore, dopo leucemie e tumori del SNC.<br />

Immunofenotipo B:T : 80:20.<br />

Incremento annuo dei LNH: 3-4%.<br />

Dal 1980 aumento LNH nei giovani HIV<br />

Elevata incidenza in immunodeficienza congenita, nei trapiantati in terapia immunosopressiva, pazienti<br />

trattati per malattia di Hodgkin.<br />

Possono sviluppare CA della mammella e LNH in età adulta, che sono spesso legati alla malattia, forse<br />

dipende da radiazioni ionizzanti.<br />

Da notare che i linfomi sono tra i tumori di cui si conoscono più dettagli, ad oggi le terapie sfruttano<br />

bersagli molecolari, anche per le forme epiteliali e sarcomi, come HER2, KRAS, EFGR, CD117, CD20.<br />

LNH a basso grado di malignità<br />

Sono rari sotto i 40 anni, età media 55-65. Spesso la malattia è avanzata già all'esordio, è già sistemica,<br />

con frequente coinvolgimento midollare, fino al 70% dei casi.<br />

Dal punto di vista della classificazione clinica sono indolenti, quindi la lesione prosegue lentamente nel<br />

tempo, con sopravvivenza media di 8 anni.<br />

C'è una buona risposta alla terapia, benchè la guarigione totale sia rara, con molte ricadute ricorrenti,<br />

ad andamento ondulatorio, cioè riemergono a distanza di 1-2 anni: si vede spesso necessaria una terapia<br />

cronica.<br />

LNH ad alto grado di malignità<br />

Sono più comuni nei bambini, ma presenti in tutte le età.<br />

Esordiscono in vari stadi, il coinvolgimento del midollo osseo è poco frequente.<br />

Hanno minor risposta alla terapia: 40% non risponde, 60% risponde e guarisce.<br />

Le terapie sfruttano la capacità replicativa delle cellule, infatti, se la neoplasia cresce poco la terapia<br />

antineoplastica è poco efficace, e viceversa se la neoplasia cresce velocemente.<br />

• Mieloma: neoplasia delle plasmacellule: se le Ig normali sono miste K e lambda, nella forma<br />

neoplastica sono monoclonali, ma morfologicamente e come sede sono uguali a quelle normali.<br />

Garantiscono sopravvivenze abbastanza lunghe.<br />

Per una corretta diagnosi è necessario effettuare una biopsia osteomidollare: in meno del 20%<br />

dei casi sono MGUS, in più del 20-30% si è di fronte a mieloma, che può arrivare al 70-80% di<br />

componente cellulare, sottraendo spazio alla parte emopoietica.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 28


Linfomi indolenti<br />

28.03<br />

1.I linfomi follicolari<br />

Rappresentano il prototipo del linfoma, sono neoplasie a cellule B che rimarcano le caratteristiche di un<br />

follicolo linfatico secondario, stimolato, sia in termini citologici che architetturali, con un centro<br />

germinativo circondato da strutture normali.<br />

Si rileveranno quindi elementi piccoli, clivati, non tondi ma incisi, sono centrociti.<br />

Grandi cellule clivate o non clivate: i centroblasti.<br />

Sono linfomi di tipo indolente nodulare, che, secondo la classificazione di Rappaport, assumeva il nome<br />

di linfoma nodulare, o, secondo quella di Kiel centrocitico.<br />

Si descrivevano 3 forme:<br />

1.Piccole cellule;<br />

2.Misto;<br />

3.A prevalenza di grandi cellule.<br />

E' molto simile ad un linfonodo reattivo.<br />

Clinica<br />

Linfonodi palpabili in più sedi, che però non danno fenomeni di impacchettamento o bulky.<br />

L'età media d'insorgenza è intorno ai 55 anni, rari casi sotto i 35 anni.<br />

Sono indolenti, i linfonodi sono ingrossati da alcuni mesi.<br />

L'esorio può essere nel 10% dei casi in sede extranodale, senza linfonodi, mentre nell'80% ha un esordio<br />

in stadio III, cioè con importante coinvolgimento midollare alla biopsia.<br />

La mattia dà fenomeni di remissione spontanea, della durata anche di più di un anno, il paziente è<br />

asintomatico.<br />

Si rileva una certa tendenza all'evoluzione in linfomi aggressivi di tipo tipo B a grandi cellule, secondari,<br />

che cioè nascono dall'evoluzione di linfomi di basso grado, più difficili da trattare rispetto a quelli<br />

primitivi.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Come anticipato può essere confuso con forme reattive, assomiglia ad un linfonodo iperplastico<br />

normale, non solo clinicamente ma anche istologicamente.<br />

Il linfonodo si presenta con diffusa nodularità, con scarsa variazione della taglia e delle forme dei<br />

follicoli: nelle forme infettive o infiammatorie, generalmente proliferano solo alcuni follicoli, non tutti.<br />

A causa della scarsa rappresentazione del mantello e della zona marginale, i bordi dei follicoli sono poco<br />

definiti: i linfociti periferici, deputati alla memoria, si collocano in periferia, e sono poco rappresentati<br />

in questo tipo di linfonodi.<br />

C'è una tendenza dei linfociti del centro germinativo di entrare nelle regioni del centro germinativo, e<br />

tendono ad andare anche nelle regioni midollari.<br />

Per campo microscopico, si rileva un elevato numero di follicoli, 7-8 (2-3 normale).<br />

Si nota una frequente separazione capsulare, con cellule linfoidi nel tessuto adiposo peri-linfonodale, di<br />

norma non presenti, e del lume dei vasi intorno al linfonodo.<br />

Quindi quello che cambia è la disposizione delle cellule all'interno del linfonodo, solo tramite i criteri<br />

architetturali è possibile definire se si tratta di una patologia neoplastica o meno.<br />

Il follicolo pere la polarità, si trovano centroblasti che maturano in centrociti, i quali si portano verso il<br />

sangue; le componenti sono frammiste tra loro.<br />

Si rileva assenza di macrofagi, che di solito vengono richiamati per arginare il processo, eliminando le<br />

cellule non utili al processo.<br />

Nella zona interfollicolare si notano elementi linfoidi neoplastici, i loro nuclei sono clivati, in tale zona,<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 29


dove di solito ci sono piccoli linfociti.<br />

Di norma, alla fine di un processo infiammatorio od infettivo, si ha attivazione dell'apoptosi che fa<br />

regredire in dimensioni il linfonodo.<br />

In tale patologia invece è probabile una dis-regolazione dell'apoptosi a livello macrofagico, infatti il<br />

linfonodo stesso non si riduce di dimensioni.<br />

Immunofenotipo<br />

1.Sono in pratica normali, sono positivi ai marcatori della linea B: CD20, CD79A, ;<br />

2.Nel 60% dei casi i linfociti del centro germinativo esprimono il CD10 o antigene CALLA: questo aiuta<br />

ad identificare tali cellule;<br />

3.Sono negativi per CD5, CD43, CD23;<br />

4.Non sono presenti Ig di membrana;<br />

5.Esprimono quasi sempre BCL2, che normalmente non viene espressa dai linfociti del centro<br />

germinativo.<br />

L'espressione di tale proteina varia: 100% linfomi a piccole cellule clivate, 85% dei linfomi follicolari<br />

misti, 75% delle forme a grandi cellule;<br />

BCL2 è una oncoproteina che inibisce l'apoptosi, fenomeno fondamentale per le cellule del centro<br />

germinativo. Di conseguenza si ha una prolungata sopravvivenza di tali cellule, il clone continua ade<br />

espandersi senza ridursi.<br />

Di norma quindi BCL-2 è bloccata, qui invece, la traslocazione 14-18 porta ad una sua iperespressione.<br />

La causa del linfoma è quindi un danno genetico di base, da cui derivano alterazioni somatiche che<br />

impediscono la morte cellulare.<br />

Viceversa le cellule mantellari, della memoria, esprimono sempre BCL2, non devono subire apoptosi,<br />

sarebbe un danno per il sistema.<br />

Quindi un linfonodo normale avrà una parte periferica positiva, e quella centrale negativa.<br />

In un linfonodo neoplastico il pattern sarà invece diffusamente positivo.<br />

Stadiazione e terapia<br />

Tali linfomi, come anche altri di basso grado, possono essere ben controllati con la chemioterapia<br />

antineoplastica, ma non si può ottenere una cura totale: nei soggetti giovani si opta per una terapia<br />

maggiormente aggressiva fino al trapianto, valutando successivamente tramite follow-up eventuali<br />

ricadute.<br />

Nel soggetto anziano invece si impiegano anticorpi monoclonali anti CD20, ove espresso.<br />

DiagnosiDifferenziale<br />

1.Linfoadenopatia reattiva;<br />

2.Forme idiopatiche;<br />

3.Artrite reumatoide;<br />

4.Toxoplasmosi: elevato numero di elementi monocitoidi nelle zone parafollicolari e presenza di<br />

elementi epitelioidi nei seni linfonodali;<br />

5.Malattia di Castelman, amartoma linfonodale, raro.<br />

Fondamentale quindi l'immunoistochimica.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 30


2.Linfoma linfocitico-Leucemia linfatica cronica<br />

Detto anche BCLL, è una forma disseminata, piuttosto comune:<br />

1.BCLL: predominanza del quadro ematico;<br />

2.LL: predominanza del quadro linfonodale.<br />

Benchè la presentazione clinica sia differente, la malattie è uguale, e col tempo si sovrappongono.<br />

Sono forme sistemiche già all'esordio.<br />

Epidemiologia e clinica<br />

• 5% dei linfomi non Hodgkin, contando anche la leucemia linfatica cronica arriva al 20%, molto<br />

raro prima dei 30 anni, si sviluppa principalmente oltre i 60.<br />

• Maschi e femmine sono colpiti in maniera uguale.<br />

• Nell’80% dei casi la diagnosi viene accertata allo stadio IV.<br />

• La clinica/diagnosi è caratterizzata da alterazioni dell’emocromo, con linfocitosi superiore a<br />

4000, leucocitosi > 11.000, adenopatia diffusa fluttuante.<br />

• Spesso tali pazienti hanno deficit granulopoiesi e il sistema immunitario quindi non risponde<br />

adeguatamente alle infezioni.<br />

• Non producono globuli rossi e divengono anemici.<br />

• Sviluppano abbastanza spesso una sindrome di Riechter: il paziente sviluppa linfoadenopatie<br />

diffuse e aggressive all'improvviso.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

1.Cellule dotate di caratteri simili a cellule follicolari dei follicoli primari/non stimolati;<br />

2.Si formano spesso degli pseudofollicoli, contenenti prolinfociti e paraimmunoblasti;<br />

3.Alla microscopia il linfonodo è carico di cellule linfocitarie, senza organizzazione, tranne eventuali<br />

pseudofollicoli;<br />

4.Lo striscio sul vetrino può causare la formazione delle cosiddette ombre di Gumprecht, ossia cellule<br />

rotte a causa della loro fragilità di membrana.<br />

Immunofenotipo<br />

Copresenza di marcatori per linee cellulari B e T come CD5 e CD20.<br />

Il CD10 è in questo caso negativo, perché non derivano dal centro germinativo.<br />

E' utile valutare Ki-67 a fini prognostici: favorevole se Ki-67 basso e CD4 elevato.<br />

Da ricordare<br />

Nel linfoma follicolare:<br />

• DiagnosiDifferenziale con linfoadeniti reattive: FONDAMENTALE è il fatto che i follicoli sono<br />

fittamente stipati e uguali tra loro nella forma neoplastica, coinvolgimento mantellare e poi<br />

cellule che superano la capsula nel grasso perilinfonodale, e, molto importante, non ci sono<br />

macrofagi. Se la diagnosi è comunque difficile, si usa BCL2 come supporto alla conferma della<br />

diagnosi di linfoma, se espresso è un linfoma, altrimenti no.<br />

• Neoplasia che nasce dagli elementi del centro germinativo stimolato.<br />

• Linfomi B con marcatori: CD20+, CD79A+, negativi per CD3 e CD5. Derivando dal centro<br />

germinativo, sono CD10+, con popolazioni centrocitiche e centroblastiche.<br />

Nella forma disseminata: per es leucemia linfatica cronica o linfoma linfocitico:<br />

• Si presenta in 2 momenti diversi: ci saranno elementi circolanti nella leucemia, mentre confinati<br />

in un tessuto in caso di linfoma: quindi o può presentarsi con il quadro leucemico ( cutoff:<br />

linfocitosi > 4000/mmc, o leucocitosi con 11.000/mmc, quindi con spostamento dei GB verso i<br />

linfociti).<br />

• Aspetto fluttuante, non dolente, non grosso.<br />

• Espressione dei marcatori sia per CD20 sia per CD5, quindi sia per LB sia per LT.<br />

• Biopsia midollare: le cellule sono simili a quelle di un follicolo primario non stimolato. Si fa la<br />

biopsia ossea si esegue per capire il volume della neoplasia, per comprendere la massa<br />

neoplastica, per capire quanto è infiltrato il midollo.<br />

• L'aggressività può essere prevista: per es Ki 67 bassa e CD4 elevata ha una prognosi favorevole.<br />

• Caratteristiche del linfoma di Riechter.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 31


04.04.11<br />

3.Linfomi indolenti-sistemiche: immunocitoma o linfoma linfoplasmocitico<br />

Neoplasia a piccoli linfociti con maturazione verso la plasmacellula senza altri tipi di linfoma di basso<br />

grado, cioè escludendo altri linfomi.<br />

Produce IgM, sia di superficie sia di citoplasma (Kappa>lambda), sono negativi per CD5, CD10, CD23, e<br />

positivi per CD19,20,79a.<br />

Spesso sono neoplasie di pazienti trapiantati, per es renali.<br />

4.Linfomi a cellule mantellari<br />

Neoplasie che si sviluppano dal mantello, zona intorno al centro germinativo, sono quelli che hanno<br />

memoria, caratterizzati da BCL2.<br />

Sono zone molto meno proliferanti rispetto al centro germinativo → minor rischio di sviluppo neoplasie.<br />

Erano chiamati centrociti, oppure diffuso a piccole cellule clivate.<br />

A cellule B, monomorfe, un po' più grandi dei piccoli linfociti, senza trasformazione blastica altrimenti<br />

sarebbero definiti a grandi cellule B secondari. LA differenza tra i secondari e i primari è a RISPOSTA<br />

ALLA TERAPIA, ottimale per i primari e molto meno per i secondari.<br />

Pattern immunofenotipico: la differenza fondamentale è l'espressione di Ciclina D1, marker tipico di<br />

questo linfoma, eventualmente diagnosi differenziale con linfoma follicolare, in più è positivo per CD19,<br />

20, 79a, CD5meno importante, CD43, e negativo per CD10, CD23.<br />

Queste sono le caratteristiche principali, da confrontare con i testi per aggiungere delle informazioni:<br />

vale per tutti i linfomi.<br />

5.Linfoma MALT<br />

Sedi interessate<br />

Neoplasie mucosa associate, di norma localizzati a livello di:<br />

1.Tenue (placche del Peyer) e mucosa gastrica, ma esistono anche a livello della tiroide, ghiandole<br />

lacrimali...Dove c'è del tessuto linfoide nativo.<br />

Sintomatologia e comparsa: occlusione meccanica, causando volvoli oppure invaginazioni → addome<br />

acuto e necessità di operare d'urgenza;<br />

2.Si forma del tessuto linfoide anche in seguito per es ad infezione da H.Pylori. Molto importante<br />

sapere che la terapia per un MALT è la cura antibiotica contro tale batterio. Se non trattato evolve verso<br />

linfoma a grandi cellule B;<br />

3.Esistono anche quelli polmonari, si ha un processo neoplastico di basso grado che nasce da<br />

agglomerati di linfociti mucosa associati;<br />

4Altre sedi: ghiandole salivari e lacrimali (S.Sjogren), tiroide (t. di Hashimoto), cute.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Follicoli reattivi circondanti da cellule tumorali costituite da elementi linfoidi di piccola e medi taglia di<br />

aspetti simil centrocita con citoplasma chiaro, monocitoide, da cui il nome, che invadono le strutture<br />

epiteliali causando le citate lesioni linfoepiteliali, dove spesso divengono plasmacellule.<br />

Può esserci colonizzazione dei centri germinativi da parte degli elementi monocitoidi.<br />

I linfociti B sono apparentemente normali e di tipo infiammatorio, reattivo, possono infiltrare e<br />

distruggere gli elementi epiteliali che sono vicini: si parla di lesione linfoepiteliale, VS cripte, ghiandole<br />

intestinali, ghiandole salivari o lacrimali, oppure tiroidite che evolve verso linfoma.<br />

Pattern immunofenotipico: IgM positivo, CD20+, CD21+, CD43 +/-, CD5, CD10, CD23 -, ciclina D1<br />

negativo.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 32


Non esiste un linfoma MALT se non c'è stata una reattività, una formazione del tessuto MALT in zone<br />

come lo stomaco: qui la causa scatenante la formazione è l'H.Pylori. >90% dei pazienti con linfoma<br />

MALT sono HLO+.<br />

Elevato tasso di l.MALT nel nordEst d'Italia, TV e BL, dove c'è una elevata prevalenza di tali infezioni.<br />

Eradicazioni di HLO induce la regressione del linfoma.<br />

Linfomi marginali: i linfomi B della zona marginale potrebbero essere una colonizzazione linfonodale<br />

da parte di un linfoma MALT extranodale occulto: i l.MALT possono evolvere in linfomi di alto grado.<br />

La terapia eradicante HLO non fa regredire un l.MALT se è già evoluto in HighGradeLymphoma.<br />

06.04.11<br />

Linfomi aggressivi<br />

1.Linfoma diffuso a grandi cellule B;<br />

2.Linfoma anaplastico a grandi cellule, punto di raccordo tra LH e LNH;<br />

3.Linfoma a cellule T periferici: divisi in non specificato, angioimmnoblastico, angiocentrico,<br />

intestinale.<br />

Si caratterizzano per il fatto che, se non trattati, portano il paziente a morte: attualmente le terapie<br />

possono garantire una guarigione totale dalla malattia.<br />

Sopravvivenza stimata in mesi, mentre per quelli altamente aggressivi è stimata in settimane.<br />

Il più diffuso è quello diffuso a grandi cellule B, che comprende altre categorie sottostanti:<br />

1.Primitivi;<br />

2.Secondari: che partono da linfomi indolenti.<br />

1.Linfoma diffuso a grandi cellule B<br />

Include linfomi chiamati in altro modo, centroblastico e immunoblastico in base alla prevalenza della<br />

forma.<br />

E' importante sottolineare la parola diffuso: i centroblasti fanno noduli, mentre qui c'è un pattern<br />

diffuso.<br />

La parola “grande” deve essere precisata: quando cioè il nucleo ha una taglia maggiore dei macrofagi.<br />

Per quanto riguarda caratteristiche citoplasmatiche, architetturali, nucleari sono molto variabili, in base<br />

al caso.<br />

Le mitosi sono ben evidenti, ed hanno ampio sconfinamento nei tessuti molli.<br />

Tale gruppo è stato creato perché immunoblasti e centroblasti hanno stessa sopravvivenza, spesso era<br />

difficile distinguerli, anche la terapia era identica, nonostante la morfologia sia diversa.<br />

Le Ig di superficie (sIg) sono peculiari, presenti nei 2/3 dei casi, hanno una traslocazione 14-18 di solito,<br />

soprattutto se sono originati da linfomi con traslocazione precedente, di basso grado per es LNH<br />

BCL2+, con prognosi peggiore.<br />

Linfoma immunoblastico<br />

E' il più comune, cellule di grandi dimensioni con abbondante citoplasma e grosso nucleolo prominente<br />

centrale, costituisce l'evoluzione della B-CLL, del linfoma plasmocitico, del linfoma cc/cb (linfocitico).<br />

Talvolta ha aspetto plasmoblastico con presenza di plasmacellule, altre volte c'è presenza di elementi<br />

multinucleati, che entrano in DiagnosiDifferenziale con LH, che può quindi dare dei problemi<br />

interpretativi.<br />

Quindi è importante collegare i linfomi indolenti con quelli di questo tipo, perché è una storia clinica<br />

che li affianca, l'evoluzione è di solito improvvisa, con comparsa di tumefazioni linfonodali che si<br />

impacchettano perché sconfinano nel grasso perilinfonodale.<br />

Le forme secondarie, come questo immunoblastico, ha una risposta peggiore alla terapia, soprattutto<br />

perché la chemioterapia ha maggiori effetti su cellule in rapida moltiplicazione, quasi zero su quelle che<br />

si replicano poco, nonché in tali forme secondarie c'è una maggior selezione, resistenza ed aggressività<br />

delle cellule.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 33


Linfoma centroblastico B<br />

I centrociti sono più piccoli e con meno citoplasma, la forma del nucleo è più ovalare con una o più<br />

incisure. Le forme centroblastiche sono più tonde.<br />

E' un linfoma di alto grado costituito da cellule simili ai centroblasti: può essere primitivo o secondario<br />

a linfoma di basso grado, di solito cb/cc.<br />

Tipico di adulti, si presenta con linfoadenopatia regionale con frequente coinvolgimento midollare, non<br />

presenta cellule circolanti, quindi no evoluzione leucemica.<br />

Sono grossi blasti con nucleo tondeggiante con 2-5 nucleoli giustapposti alla membrana nucleare.<br />

Spesso restrizione per catene leggere, cioè hanno una componente clonale.<br />

Forme specifiche: linfoma primitivo a grandi cellule (sclerosante) del mediastino<br />

Si sviluppa a livello del mediastino anteriore, ha origine timica, è caratterizzato da abbondante sclerosi,<br />

quindi con pochi fibroblasti, possibile evidenza di corpuscoli di Hassal, e non esprimono<br />

immunoglobuline.<br />

Una lesione sclerosante del mediastino deve supporre una DiagnosiDifferenziale con un LH, soprattutto<br />

perché possono interessare entrambi soggetti giovani.<br />

Sono caratterizzati da CD20+, CD79a+, tipici dei LB, no marcatori per Ig, CD5 e CD10.<br />

Non c'è CD30, che aiuta nella DiagnosiDifferenziale con LH.<br />

DD per 3 motivi: origine timica, età, sclerosi.<br />

Linfomi altamente aggressivi<br />

Linfoma di Burkitt;<br />

Linfomi/leucemie linfoblastiche B e T: nel bambino;<br />

Linfomi/leucemie a cellule T dell'adulto (HTLV-1): clusterizzati in particolari pazienti.<br />

1.Linfoma di Burkitt<br />

Endemico in Africa (Uganda, Tanzania), colpisce mandibola, retroperitoneo, e ovaie, quasi sempre<br />

extranodale: la massa può anche dislocare l'orbita oculare.<br />

Causa: virus di EB con integrazione del genoma virale nelle cellule neoplastiche, spesso per<br />

integrazione, sembrerebbe importante il ruolo di una contemporane a infezione malarica e giovane età.<br />

Si caratterizzano per una translocazione t(8-14) del gene C-MYC che si porta nel locus delle catene<br />

pesanti.<br />

Nelle zone non endemiche insorgenza sporadica, prevale l'interessamento nodale del tratto digerente e<br />

del midollo osseo.<br />

Manca spesso l'integrazione del genoma virale, e si ha guarigione nel 40% dei casi, tramite alti dosaggi<br />

di chemioterapia.<br />

Infine c'è una forma HIV correlata, importante soprattutto in queste zone, insorge per viraggio<br />

improvviso della malattia. E' la più importante nella casistica locale. Spesso tale linfoma è il primo<br />

segno di sieropositività.<br />

Quindi in tutto ci sono 3 forme: endemica, non endemica, HIV correlata.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 34


Caratteristiche istopatologiche<br />

Cellule blastiche di piccola taglia, rotondeggianti con nuclei rotondi e nucleoli adesi alla membrana<br />

nucleare, molto poco citoplasma, quasi non c'è → si vede tutto blu alla colorazione, tanto che si parla di<br />

cielo stellato:<br />

1.Cielo: abbondante citoplasma delle cellule, che hanno un grosso turnover, con elevato tasso di necrosi,<br />

e fungono da richiamo chemotattico per i macrofagi;<br />

2.Stelle: i macrofagi richiamati in sede dai blasti che muoiono, sono molto chiari, con detriti delle<br />

cellule fagocitate.<br />

Numerose mitosi, molto importante è che è a piccole cellule simili ai linfociti ma più grandi di loro:<br />

sono linfocita like ma il loro diametro è 3 volte maggiore.<br />

Pare che origino dai centroblasti follicolari, ma sono diffusi.<br />

Da ricordare:<br />

1.Sospetto nelle zone endemiche, HIV relati, chi ha crescita improvvisa di un linfonodo, molto rapida ed<br />

evidente;<br />

2.Necrosi a singole cellule che richiamano i macrofagi: il cielo stellato.<br />

2.Linfomi linfoblastici<br />

Di tipo B e T, pediatrici.<br />

Sono tumefazioni linfonodali che si accompagnano a quadro leucemico: tipici di bambini che<br />

svilupperanno una leucemia acuta linfoblastica.<br />

Solo raramente la malattia nella sua forma non leucemica è la manifestazione principale.<br />

Infiltrazione non destruente delle strutture tissutali native, cioè non avviene degradazione del tessuto<br />

circostante.<br />

Dal punto di vista linfonodale si osservano elementi più grandi dei linfociti, scarso citoplasma e grossi<br />

nuclei, simil-Burkitt quindi.<br />

Tendono a distribuirsi in fila indiana perché sfrutta la capacità infiltrativa a livello delle fibre collagene.<br />

Il TdT è il marcatore tipico di differenziazione molto precoce.<br />

Il linfoma linfoblastico rientra nei tumori a cellule blu dell'infanzia, cioè piccoli elementi con solo nucleo<br />

e poco citoplasma: tumore di Wilms, neuroblastoma (surrene), medulloblastoma (tumore cervelletto),<br />

tumori muscolari, a livello osseo (Ewing).<br />

Si diagnosticano in base al marker, per es miogenina → rabdomiosarcoma...etc.<br />

3.Linfoma anaplastico<br />

Collegamento con LH: per via del marker CD30 (+ CA embrionale del testicolo).<br />

Spesso scambiato per metastasi, perché nasce da linfociti null, cioè senza marker per T o B, addirittura<br />

esprimono marker epiteliali o melanocitari.<br />

Risponde bene alla terapia, presenta una crescita di tipo espansivo, maggiormente comune nel giovane<br />

maschio.<br />

Immunofenotipicamente: sono CD30+, come nel linfoma di Hodgkin nella forma deplezione<br />

linfocitaria: la DiagnosiDifferenziale sfrutterà quindi la positività di EMA in linfoma anaplastico.<br />

CD45-, CD20 e CD30- se derivano da linfociti null.<br />

Le cellule sono di medie dimensionil con nucleo reniforme, e dotate di una regione eosinofilica<br />

perinucleare.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 35


Tumori gastroenterici<br />

GIST-Gastro Intestinal Stromal Tumor<br />

23.03<br />

Derivano dalle cellule predecessori della cellula di Cajal, che sono associate al plesso sottomucoso di<br />

Auerbach, hanno una funzione di pacemaker nei confronti della ritmicità della peristalsi, hanno una<br />

differenziazione miogenica e neurale.<br />

In base all'origine, derivano da:<br />

1.Gruppi di cellule di Cajal vere e proprie, e sono CD34 positive;<br />

2.Gruppi di cellule staminali che poi si differenziano in cellule di Cajal o fibrocellule muscolari lisce.<br />

Le mutazioni associate allo sviluppo dei GIST sono 2:<br />

a. C-KIT marcatore tipico della cellula linfoide;<br />

b. PDGFr alfa, con funzione simile a C-KIT.<br />

Epidemiologia<br />

Rare, 1.5-2 ogni 100.000.<br />

Data la loro provenienza, possono essere ubiquitarie, ma hanno una distribuzione differente:<br />

1.Stomaco: fino al 60%;<br />

2.Tenute: 30%;<br />

3.Colon e retto nel 10%;<br />

4.Esofago, peritoneo, retroperitoneo, cavità addominale ed omento interessati molota raramente.<br />

Età media di insorgenza: 55 anni,anche se si deve considerare il fatto che si presenta spesso nel paziente<br />

pediatrico, in cui si manifesta in forma wild type, aziente pediatrico: GIST pediatrico si presenta spesso<br />

in forma wild type.<br />

Esso si manifesta secondo la cosiddetta triade di Carney, rara, caratterizzata da GIST, condroma<br />

polmonare e paraganglioma.<br />

Morfologia<br />

Macroscopica<br />

1.Tumefazione di pertinenza sottomucosa o intramuscolare, la mucosa può presentare ulcerazione o<br />

tumefazione;<br />

2.Dimensioni comprese tra 0.5 a 45 cm, sono identificati quando la dimensione è di 6 cm;<br />

3.Si presentano come: singoli o multipli, in questo secondo caso possono essere o monodistrettuali o<br />

pluridistrettuali.<br />

4.Spesso il tumore è limitato da una pseudocapsula;<br />

5.Al taglio la superficie è netta, rosea, granulare, con foci emorragici e fenomeni necrotici e<br />

calcificazioni.<br />

Microscopica<br />

1.GIST a cellule fusate: con pattern stromiforme a palizzata o spina di pesce, i nuclei sono allungati, e si<br />

presentano o a sigaro o a proiettile, oppure allungati o appuntiti.<br />

Le cellule sono dotate di citoplasma abbondante.<br />

Si notano zone intercellulari di fibre collagene ialinizzate;<br />

2.GIST a cellule epitelioidi, caratterizzato da cellule poligonali, con citoplasma con accumuli di<br />

glicogeno, e a volte il pattern di crescita è ghiandolare. E' possibile individuare nidi di cellule a pattern<br />

alveolare.<br />

E' di frequente associato a mutazioni di PDGFR;<br />

3.A pattern misto;<br />

4.A pattern pleiomorfo.<br />

Immunoistochimica<br />

1.Positività per c-KIT nel 90% dei casi;<br />

2.Positività per CD34, marker tipico di leucemia mieloide cronica.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 36


Classificazione<br />

Di Miettinen<br />

Dal nome del primo studioso che si occupò della classificazione di tali tumori. Valutò i parametri più<br />

importanti per la prognosi dei GIST:<br />

1.Indice mitotico su 10 campi ad alta risoluzione;<br />

2.Sede della patologia: a prognosi migliore per lo stomaco, peggiore per retto o a livello enterocolico, a<br />

localizzazione più rara;<br />

3.Dimensione: per gradi: < 2 cm, 2-5 cm, 5-10 cm, >10 cm.<br />

TNM<br />

Tramite parametri simili a quelli della classificazione di Miettinen, considera i classific parametri TNM<br />

+ localizzazione ed indice mitotico.<br />

Terapia<br />

Iniziale chirurgica, poi adiuvante, in base alla massa.<br />

Nel postoperatorio si effettuano analisi immunofenotipiche, per procedere eventualmente a terapia con<br />

Ab monoclonali.<br />

GI-NETs - Tumori neuroendocrini gastroenterici<br />

Ubiquitari, a causa del fatto che sono tali le cellule da cui derivano, ossia quelle che formano un<br />

complesso sistema nervoso ed endocrino.<br />

Tali cellule si individuano soprattutto a livello gastrico ed enterico. Esistono fino a 14 tipi cellulari, il cui<br />

ruolo è: paracrino, neuroendocrino, endocrino.<br />

Sono caratterizzate da granuli intracellulari a livello del versante basale.<br />

Classificazione<br />

Si dividono in:<br />

1.Carcinoidi: circa 2/3 dei NETs;<br />

2.Pancreatic Endocrine Tumors: poco meno di 1/3 del totale dei NETs, spesso vengono definiti PETs, a<br />

loro volta suddivisi in:<br />

a.Non funzionali o non secernenti;<br />

b.Funzionali e dotati di un pattern secernente variabile, si distinguono:<br />

1.Gastrinomi;<br />

2.Insulinomi;<br />

3.Glucagonomi.<br />

3.Altri tipi di NETs, diffusi a tutto l’organismo, come:<br />

a.Carcinoma midollare della tiroide;<br />

b.Cancro trabecolare o a cellule di Merkel;<br />

c.Carcinoma a piccole cellule del polmone o Small Cell Lung Cancer.<br />

Si riconoscono:<br />

1.Lesioni proliferative non cancerose, che sono indicative di evoluzione in neoplasia maligna: iperplasia<br />

semplice, lineare, micronodulare, adenomatoide e displasia.<br />

Spesso possono evolvere in forme maligne, in presenza di lesioni multiple e diffuse, si deve quindi<br />

pensare ad alterazioni genetiche sistemiche;<br />

2.Tumori endocrini ben differenziati o WDET, divisi in:<br />

a.Benigni: detti una volta carcinoidi: è una forma definite a potenziale evolutivo incerto, trattata come<br />

una neoplasia benigna, ma può presentare caratteri di malignità;<br />

b.A basso potenziale di malignità.<br />

3.Carcinomi: divisi in:<br />

a.Carcinomi endocrini ben differenziati o WDEC, definiti un tempo carcinoidi atipici o maligni;<br />

b.Carcinomi endocrini scarsamente differenziati o PDEC, con architettura a piccole o grandi cellule;<br />

c.Adenocarcinoidi: forme miste, con componenti tipiche del carcinoide e di adenoCA.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 37


Epidemiologia<br />

• Rare, ma sono in aumento, fino a 5 casi su 100.000 abitanti.<br />

• GI-NET: 54% delle neoplasie del sistema neuroendocrino.<br />

• E' importante localizzare la patologia nei tratti dell'apparato gastroenterico, in base a: intestino<br />

anteriore, medio, posteriore. Quasi il 50% dei GI-NETs sono rilevati a livello duodenale, tenue,<br />

appendice.<br />

Aspetti anatomopatologici<br />

Macroscopici<br />

Morfologia variabile:<br />

1.Massa sottomucosa o intramurale, con estroflessioni polipoidi o a placca;<br />

2.Rivestita di mucosa, di solito normale, o talvolta ulcerata;<br />

3.Possono penetrare la parete intestinale ed incadere il mesentere.<br />

A livello appendicolare possono presentarsi come appendiciti acute, il lume occluso causa distensione, e<br />

successiva sofferenza vascolare e sovrainfezione.<br />

La massa è compatta e solida, al taglio è giallastra, con abbondanti fenomeni desmoplasici, e reazione<br />

stromale tipica di forme a crescita lenta.<br />

Metastasi linfonodali o soprattutto al fegato.<br />

Microscopici<br />

5 possibili pattern:<br />

1.Solido, nodulare o insulare;<br />

2.Trabecolare, nastriforme con fenomeni di fusione ghiandolare;<br />

3.Tubulare, ghiandolare o con pattern a rosette: è possibile confondere tale pattern con adenoCA;<br />

4.Scarsamente differenziato;<br />

5.A pattern misto.<br />

Le forme ben differenziate sono caratterizzate da elementi elementi monomorfi, citoplasma granuloso a<br />

volte eosinofilo, rapporto nucleo citoplasma non fortemente alterato, aspetto cellulare a sale e pepe con<br />

granuli scuri intervallati da granuli chiari<br />

Non registrabili particolari atipie e mitosi, è difficile stabilire il rischio di progressione. Il nucleo è<br />

rotondo od ovale. Le cellule possono formare isole, trabecole o simili.<br />

Le forme indifferenziate sono invece caratterizzate da cellularità elevata, marcate atipie cellulari, nucleo<br />

rotondo od ovale, cromatina dispersa, nucleo fragile, molte mitosi.<br />

Spesso sono registrabili invasione e necrosi.<br />

Per quanto riguarda il comportamento biologico, si devono valutare alcuni parametri:<br />

per es una lesione benigna non darà metastasi od invasione della muscolare propria, sarà ben<br />

differenziato e in base al grado < 1 cm o > 2 cm, con o senza invasione vascolare, crescente in modo<br />

direttamente proporzionale al grado, e un Ki67 prima < 2%, poi >2 % per le forme di basso grado.<br />

Le forme ad alto grado daranno metastasi, invasione della muscolare e dei vasi, saranno scarsamente<br />

differenziati, e il Ki67 sarà >30%.<br />

La cosiddetta sindrome da carcinoide è tipica delle lesioni di basso grado: infatti, più aumenta il grado,<br />

e più viene persa la capacità di sintetizzare ormoni.<br />

Grading<br />

Basato su:<br />

1.Conta mitotica;<br />

2.Ki67.<br />

In tal modo è possibile identificare 3 gruppi di GI-NETs;<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 38


1.G1, caratterizzato da conta mitotica 20 e Ki67 > 20%.<br />

Immunoistochimica<br />

Si valutano:<br />

1.Cromogranina A;<br />

2.Sinaptofisina;<br />

3.NSE;<br />

4.S-100;<br />

5.CD56, che è il marker tipico dei linfociti NK, che scompare con l'indifferenziazione cellulare;<br />

6.Altri sono citocheratine come CK19 e CK20, che permettono di discriminare tra forme miste e forme<br />

neuroendocrine pure;<br />

7.TTF-1, marker negativo in forme neuroendocrine gastrointestinali, positivo in quelle polmonari.<br />

Quindi i parametri più importanti sono le dimensioni, la sede, per es le neoplasie del tenue hanno<br />

prognosi migliore di quelle del retto o dell'appendice, lo stadio, il livello di infiltrazione, soprattutto se è<br />

interessato il meso, ed infine la presenza della sindrome da carcinoide.<br />

Terapia<br />

Chirurgica, tramite escissione della neoplasia e stadiazione dello specimen, fondamentale per capire se<br />

è necessario proseguire con l'asportazione di ulteriori territori, in particolare in:<br />

1.Appendice, in cui, se è interessato il mesenteriolo, si deve asportare tutto il colon destro;<br />

2.Metastasi a livello di mesocolon o mesentere: necessaria asportazione dell'intero colon;<br />

3.Valutazione dei linfonodi vicini/invasione linfatica;<br />

4.Alto indice mitotico;<br />

5.Aspetti mucinosi: tipico di tumori da collisione o misti, che richiedono terapia più aggressiva.<br />

Pare che la somatostatina possa essere utile a fini prognostici, se la neoplasia ne esprime il recettore.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 39


Cancro colon-rettale<br />

ARGOMENTO IMPORTANTE PER ESAME<br />

23.05.11<br />

2 cancro per incidenza, 2 cancro per morte, 1 posto prostata per uomo, 1 posto mammella per la donna.<br />

In totale, maschi più femmine, è il 1 cancro per incidenza, 2 cancro per mortalità.<br />

Individui ad alto rischio di CRC:<br />

Pazienti con storia presente o passata di adenoma, con storia presente o passata di carcinoma, con<br />

anamnesi familiare positiva per CRC, con anamnesi positiva per sindromi polipose familiari, con retto<br />

colite ulcerosa e morbo di Crohn.<br />

Localizzazione<br />

Legata ad alcuni fattori: screening, fattori genetici e ambientali, differenze sessuali e razziali, età.<br />

Sigma e retto la zona più frequente.<br />

Macroscopicamente: destro: vegentante; sinistro: infiltrante, spesso ulcerato e/o stenosante, con clinica<br />

diversa (alvo alternante a destra, occlusione intestinale a sinistra, ma non è sempre così).<br />

Dilatazione a monte, e lume ristretto a valle è una caratteristica frequente.<br />

Microscopicamente: NAS, insieme al mucinoso nelle sue 2 varianti (anello con castone e varianti<br />

colloidi): 98% complessivo dei tumori + CA squamoso.<br />

1.AdenoCA NonoAltrimentiSpecificato<br />

Il grading è fondamentale, è di tipo architetturale.<br />

Forme G1: fa ghiandole per il 95% della lesione, 25% degli adenoCA, sono molto simili agli adenomi;<br />

Forme G2: ghiandole > 50% e < 95%: sono 60% di tutti gli adenoCA;<br />

Forme G3: scarsamente differenziato: mitosi abbondanti, spiccato pleomorfismo nucleare: 15% di tutti<br />

gli adenoCA;<br />

Forme G4: indifferenziato, raro, con < 5% di ghiandole. Dubbio che sia anche sarcoma, linfoma: si<br />

esclude con citocheratine.<br />

Comparsa di ricca componente infiammatoria: risposta alla neoplasia, è un segno prognostico positivo,<br />

in base alla percentuale di comparsa di flogosi nel vetrino.<br />

2.AdenoCA mucinoso<br />

• Quota variabile di mucina, si definisce mucinoso quando componente mucosa è > del 50% della<br />

componente neoplastica.<br />

• 15% dei tumori del grosso intestino, interessa parte rettale come squamoso.<br />

• Prognosi peggiore rispetto al NAS.<br />

• Forma gelatinosa e a cellule ad anello con castone.<br />

• Per definizione, il tumore mucinoso è sempre G3.<br />

• Macroscopicamente: voluminosa tumefazione mucosa, gelatinosa dissecante gli strati parietali.<br />

• Microscopica: ampi laghi mucosi nello stroma, circondati da cellule senza particolari atipie a a<br />

pattern mucinoso, isolate o a formare cluster cellulari isolati. Frequente coinvolgimento<br />

linfonodale e presenza di angioinvasione linfatica ed ematica.<br />

• Il muco protegge le cellule dal sistema immunitario e dalla chiemioterapia.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 40


3.CA a cellule ad anello con castone<br />

• Molte neoplasie sono CUP, cioè CancerUnknowPrimary: possono manifestarsi con pseudoascite<br />

per es, in cui si prelevano delle cellule sospette, per es da ovaio: si fa biopsia: cellule ad anello<br />

con castone → tumore di Krukenberg: di solito arriva da stomaco.<br />

• Se si trova nulla, si deve supporre sia intestinale. Se no, mammario. Ecco perché si deve sapere<br />

tale forma.<br />

• Pazienti giovani, 1% di tutti i CA colon-rettali.<br />

• Malattia estesa al momento della diagnosi, possono avere anche aspetto di cellule schiumose,<br />

con anello vacuolizzato.<br />

• Prognosi infausta.<br />

• Hanno un tropismo per i nervi, così come i CA di vie biliari e pancreas hanno tropiscmo per le<br />

guaine nervose, che spiega in modo intuitivo come il dolore sia caraterizzante tali neoplasie:<br />

dolore notevole, grossa assistenza per terapia antalgica, per dolore da infiltrazione diretta.<br />

4.Pseudomixoma peritoneale<br />

• Qualsiasi condizione che porta a riempimento di cavità peritoneale da parte di mucina<br />

extracellulare.<br />

• Può derivare da lesioni primitive peritoneali (metaplasia mucinosa mesoteliale) o come<br />

complicanza di neoplasie benigne o maligne di appendice o stomaco, ovaio, colon, vescica<br />

pancreas.<br />

• Benigno: accumulo intraddominale di ascite mucinosa con o senza impianti mesoteliali;<br />

Maligno: metastasi mesoteliali e impacchettamento omentale: con evoluzione in occlusione<br />

intestinale.<br />

• Mucinosi peritoneale: accumuli di mucina che ricoprono la superficie peritoneale e il contenuto<br />

addominale senza evidenza di elementi cellulari vitali.<br />

• Neoplasie mucinosa peritoneale di basso grado: accumuli di mucina con sparse cellule epiteliali<br />

con caratteristiche benigne, messe in periferia a causa degli accumuli di muco;<br />

• AdenoCA mucinoso peritoneale: depositi di mucina contenenti abbondante epitelio<br />

proliferativo con atipie citolgiche notevoli.<br />

5.CA squamoso<br />

• Si deve escludere che sia metastatico di altre sedi, non devono esserci infiltrazioni da neoplasie<br />

cutanee, no continuità tra lesione ed epitelio anale, cioè non devono esserci CA canale anale che<br />

coinvolgono retto per risalita.<br />

• Molto raro, fattori predisponenti: pregressa radioterapia, rettoclite ulcerosa, malformazioni<br />

congenite. A 5 anni prognosi del 49%.<br />

• Sono quasi sempre del retto, danno metastasi ai linfonodi regionali e al fegato se retto medioalto.<br />

Si possono comportare diversamente e andare nel sangue se sono del retto basso. Si<br />

innesca quindi il problema della DiagnosiDifferenziale di neoplasie cloacogeniche del canale<br />

anale.<br />

• Citocheratine permettono di distinguere: nella forma differenziata si può usare la<br />

citochertina, 5, 10, 13 → squamosi. 20 e 7, o 8 → CA solido. La 7 indica tumori ovarici<br />

Metastasi<br />

1. Colon metastatizza al fegato nel 75% dei casi, retto nel 62%: aspetto giallastro, introflessioni,<br />

ombelicature tipiche di tumori del colon a livello della sottoglisoniana. Aspetti di necrosi.<br />

2. Polmone: 47%: noduli parenchimali, tanti o piccoli oppure unica molto grande;<br />

3. Osso;<br />

4. Peritoneo quando sfondano la parete;<br />

5. Cerebrale: raro, ma possibile se tardivo. Rene e polmone possono esordire con metastasi<br />

cerebrale → attacco epilettico.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 41


TNM<br />

Viscere cavo: classificazione quindi in base agli strati infiltrati.<br />

2010: rispetto alle versioni precedenti: T4 viene diviso in T4a e T4b.<br />

Introdotto N1c, cioè trovare grasso del mesoretto o pericolico<br />

infiltrazioni neoplastiche senza documentare che si tratti di linfonodi.<br />

Oppure embolizzazioni che hanno infiltrato il grasso.<br />

Il resto è tutto uguale.<br />

N2a (4-6 linfonodi) ed N2b (7 o più).<br />

Stadio: cioè incrocio dei 3 parametri: 4 con M positivo, importante è<br />

lo stadio terzo, diviso in a b e c in base ad algoritmi. Stadio terzo: N è<br />

sempre positivo.<br />

Stadio 2 N0, possono essere a,b,c, in base a T4.<br />

Si ricorda che alla stadiazione conseguono le curve di Kaplan Mayer.<br />

(Si ricorda all'esame di iniziare da T1, non da T0, Tis...).<br />

Il parametro N è fondamentale per le curve di sopravvivenza,<br />

terapia... quindi si devono sempre ricercare bene i linfonodi<br />

interessati.<br />

Indicatori patologici prognostici<br />

Stadio, estensione dell'invasione locale della lesioni, metastasi<br />

linfonodali, numero totale di linfonodi reperiti al campionamento,<br />

numero di linfonodi con metastasi, metastasi a distanza, istotipo,<br />

grading, angioinvasione, neurotropismo...<br />

Terapia<br />

Combinazione di cetuximab + irinotecano migliora la sopravvivenza globale nella terapia di 2 linea (cioè<br />

con ripresa della malattia) di CRC, in pazienti con carcinoma K-RAS non mutato o wild type, e in Italia<br />

con iperespressione di EGF-R (che però forse non è molto utile, cioè se è iperespresso si dava, se no no.<br />

Il farmaco blocca la cascata molecolare intracellulare. Fondamentale è rilevare l'eventuale mutazione<br />

del K RAS, tramite PCR.<br />

Screening<br />

In FVG: iniziato nel 2009, a giugno si sta finirà il I round, cioè chiamando tutti i pazienti target, età tra<br />

50-69.<br />

Lo scopo è ridurre l'incidenza e la mortalità per CA colonrettale.<br />

Screening attivo, tramite invio di lettera a casa.<br />

I livello: invito, ritiro in farmacia del kit FOBT (FoecalOccultBloodTest), consegna del campione entro<br />

24 ore dal prelievo fecale sempre in farmacia.<br />

Analisi del campione nel laboratorio.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 42


Se sangue occulto negativo: tutto ok, tra 2 anni altro round.<br />

Se positivo: tracce di sangue. Cause: tante. Paziente richiamato dalla segreteria, deve aderire alla<br />

colonscopia: preparazione ad esame → pancolonscopia, fino a valvola ileocecale, se negativa: causa di<br />

altro tipo: emorroidi, diverticoli, Crohn: appuntamento per altro FOBT a 5 anni: sangue digerito non<br />

viene rilevato da questi test, quindi ulcera gastrica non viene rilevata.<br />

Se esito positivo, cioè lesione focale, si manda all'anatomopatologo: polipo iperplastico, adenomatoso<br />

neoplastico...<br />

In base al tipo di polipo si decide che fare: se negativo per adenomatoso: controllo a 5 anni, se esito è<br />

positivo, adenomi oppure un cancro. Se adenomatosi, displasia di basso grado, vanno ad endoscopia a 3<br />

anni, se polipi con displasia di alto grado, controllo endoscopico a 1 anno.<br />

Se cancro, messi in contatto con chirurgo per intervento, ed escono dal programma di screening.<br />

(Cancro è quando infiltra la sottomiucosa. Adenoma cancerizzato non fa incidenza per cancro. )<br />

Se MICI (IBD): tolto da screening.<br />

Test gratuito, senza impegnativa del curante.<br />

Cosa ci si aspetta? Aumento incidenza CA invasivi al primo round, ovviamente. Diminuzione dei CA<br />

invasivi nei round successivi.<br />

Si spera globale riduzione della mortalità.<br />

Diminuzione a lungo termine della spesa sanitaria o terapie adiuvanti di prima e seconda linea.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 43


Glomerulonefriti<br />

11.04.11<br />

Localizzazione degli immunocomplessi<br />

Quando gli IC sono piccoli sono filtrati, quando sono medio bassi si depositano in sede subepiteliale,<br />

quando sono più grandi si depositano in sede subendoteliale, e quando sono più grandi vengono<br />

fagocitati.<br />

La deposizione, la localizzazione dipende quindi dal loro peso molecolare.<br />

Il deposito è in funzione della carica elettrica: quando è negativa la deposizione è subepiteliale, quando<br />

è neutra mesangio, quando è positiva subendoteliale.<br />

Altri fattori in base a permeabilità capillare, forma, composizione chimica.<br />

Schema anatomico del glomerulo<br />

Il lume del capillare è fenestrato, perché deve esserci scambio di molecole: gli IC possono passare le<br />

fenestrature e depositarsi rispetto a membrana basale in sede subendoteliale o sede subepiteliali.<br />

Cellule epiteliali hanno un aspetto festonato, sono i pedicelli dei podociti.<br />

Gli spazi sono divi dalla membrana basale.<br />

Il sostegno è dato da tessuto connettivo, il mesangio, che funge da struttura di sostegno, è più o meno<br />

cellulato.<br />

Infine cellula endoteliale con o meno pedicelli e lo spazio di filtrazione, e più esternamente le cellule<br />

parietali.<br />

Quindi: capillari poggianti su membrana basale, intorno ci sono le cellule mesangiali.<br />

In base a dove avviene il danno c'è una risposta diversa, una diversa alterazione quindi.<br />

A livello di microscopia elettronica, si può affermare che è una tecnica utile in questo ambito per la<br />

diagnosi, in rari casi, nella patologia glomerulare: al microscopio ottico non si riesce a vedere i pedicelli,<br />

a quello elettronico si.<br />

Qualunque elemento che si deposita tra lume e membrana basale, quindi livello subendoteliale, oppure<br />

a livello subendoteliale, o a livello endoteliale, porta ad alterazioni della filtrazione.<br />

Patogenesi<br />

1.Meccanismi immuni:<br />

a.Anticorpi mediati: IC a livello glomerulare o deposizione di IC circolanti;<br />

b.Cellulomediati;<br />

c.Attivazione del complemento;<br />

2.Perdita dei polianioni glomerulari: passaggio di molecole anioniche come albumina;<br />

3.alterazioni emodinamiche: distruzione dei nefroni con abbattimento della filtrazione: gli altri che<br />

restano aumentano il GFR con aumento del flusso ematico e della pressione capillare, con danno<br />

endoteliale e aumento della permeabilità del glomerulo alle proteine che si accumulano nella matrice<br />

con ialinizzazione e sclerosi del glomerulo.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 44


Classificazione delle malattie glomerulari<br />

1.Danno alla cellule epiteliali:<br />

a.Glomerulonefrite a lesioni minime o nefrosi lipoidea;<br />

b.Glomerulosclerosi focale.;<br />

2.Lesioni della membrana filtrante: glomerulonefrite membranosa;<br />

3.Lesioni membrano-proliferative: glomerulonefrite membranoproliferativa;<br />

4.Lesioni proliferative: aumento del numero delle cellule:<br />

a.Glomerulonefrite poststreptococcica;<br />

b.Sindrome di Goodpasture;<br />

c.Malattia di Berger.<br />

5.Forme irreversibili croniche: glomerulonefrite cronica;<br />

6.Malattie sistemiche con interessamento glomerulare: glomerulonefrite lupica, o in corso di malattie<br />

autoimmuni, porpora di Schonlein Henoch, amiloidosi renale;<br />

7.Malattie glomerulari associate a CID: sindrome emolitico uremica, porpora trombotica<br />

trombocitopenica, nefropatia gravidica, necrosi corticale diffusa.<br />

Morfologia delle lesioni glomerulari<br />

1.Segmentaria: coinvolgimento di solo una parte del glomerulo;<br />

2.Diffusa: interessa il glomerulo nella sua totalità;<br />

3.Focale: interessa solo alcuni glomeruli;<br />

4.Generalizzata: interessa tutti i glomeruli.<br />

Di solito viene rilevata tramite una biopsia renale.<br />

1.Nefrosi lipoidea<br />

Detta malattia dei pedicelli o malattia a lesioni minime: importante sapere i nomi perché suggeriscono<br />

delle alterazioni: cioè che non si vedono al microscopio ottico (lesioni minime) si vedono le alterazioni<br />

al microscopio elettronico (malattia dei pedicelli), e con caratteristiche precise (lipoidea).<br />

I soggetti affetti da questa malattia sono di solito bambini, maschi, legata ai linfociti T, si trova una<br />

recente vaccinazione o infezione vie respiratorie alte.<br />

Patogenesi: perdita di polianioni glomerulari.<br />

Alla clinica si rileva sindrome nefrosica, proteinuria selettiva, con aumentata permabilità dei capillari<br />

glomerulari alle proteine di basso peso molecolare.<br />

La biopsia non si fa, perché si osserva prima se risponde alla terapia steroidea, si procede per criteri ex<br />

adiuvantibus. Si fa se non c'è risposta piena.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Caratteri macroscopici: aumento di peso e volume dei reni, pallidi, giallognoli.<br />

Quadro istologico: glomeruli normali, tubuli: a causa del passaggio di proteine nello spazio di<br />

filtrazione, tra le cellule endoteliali, il tubulo fa di tutto per riportare le proteine al circolo ematico: cioè<br />

avviene a livello dei tubuli contorti prossimali in cui si osservano globuli ialini e vacuoli: si osserva<br />

aspetto di nefrosi, cioè sofferenza, lipoidea, perché ha un aspetto di vacuolizzazione delle cellule del<br />

tubulo contorto prossimale. Si vede nel tubulo quindi quello che accade nel glomerulo.<br />

Alla colorazione per lipidi si vede un deposito tipico.<br />

No depositi all'immunofluorescenza, e alla microscopia elettronica si ha osservazioni di podociti rigonfi<br />

ed appiattiti con scomparsa dei pedicelli, e obliterazione degli spazi tra podociti e membrana basale.<br />

Il mesangio è assolutamente normale.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 45


2.Glomerulosclerosi folcale segmentaria<br />

Sono colpite alcune anse, alcuni glomeruli, quindi non tutto.<br />

Può rappresentare evoluzione sfavorevole di nefrosi lipoidea.<br />

Si ha perdita di polianioni, filtrazione di lipidi e proteine con reazione conseguente del mesangio: si ha<br />

sclerosi, aumento del mesangio.<br />

Può portare in 15 anni all'insufficienza renale, può essere un segno di neoplasia come sindrome<br />

paraneoplastica (CA di polmone o tubo gastroenterico).<br />

Clinica<br />

Sindrome nefrosica, proteinuria non selettiva, evoluzione verso insufficienza renale.<br />

No risposta alla terapia steroidea.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Caratteri macroscopici: aumento del peso e di volume dei reni, pallidi e giallognoli. Fase avanzata:<br />

raggrinzimento modico e fibrosi.<br />

Quadro istologico: glomeruli: ispessimento della membrana basale, quindi sclerosi, a carico dei<br />

glomeruli iuxtamidollari. Atrofia tubulare, fibrosi interstiziale, sclerosi vasale.<br />

All'immunofluorescenza depositi di IgM e C3 nelle sedi di sclerosi.<br />

Microscopia elettronica: collasso dei podociti con scomparsa dei pedicelli e sclerosi del mesangio.<br />

3.Glomerulonefrite membranosa<br />

Adulti, eziologia nell'85% idiopatica, all'anamnesi recenti infezioni come tonsilliti, epatiti B, LES,<br />

farmaci, tumori maligni, malattie metaboliche.<br />

Patogenesi: passaggio di proteine ad alto PM attraverso la membrana basale con attivazione diretta del<br />

complemento.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Macroscopicamente: reni pallidi, ingrossati, che possono anche raggrinzirsi con superficie granulare.<br />

Lesioni istologiche: diffuse, assenza di proliferazione epiteliale, cellule schiumose nel tubulo.<br />

Dalla membrana basale ispessita emergono degli spikes, grosse proteine che si accumulano, e poi<br />

vengono inglobate con ispessimento della membrana capillare a livello glomerulare, senza aumento di<br />

cellularità, con trasformazione ialina successiva.<br />

Interstizio: fibrosi, e tubuli con globuli ialini e vacuoli.<br />

Le anse saranno rigide, ispessite, e ricche di depositi. Non c'è proliferazione cellulare, non aumentano i<br />

nuclei, ma solo lo spessore.<br />

All'immunofluorescenza si vedono depositi di IgG, IgM e C3 nella fase attiva, poi ci sarà sclerosi.<br />

Alla microscopia elettronica: depositi elettrondensi sottoepiteliali, podociti rigonfi con fusione o<br />

scomparsa dei pedicelli, proliferazione reattiva mesangiale, ispessimento della MB con inglobamento<br />

dei depositi, e aspetto tarlato con buchi della membrana dopo rimozione dei depositi, in fase tardiva.<br />

Clinica<br />

Sindrome nefrosica con evoluzione in IR, nel 90%. in 10 anni. Terapia: assenza di risposta agli steroidi.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 46


4.Glomerulonefrite mesangiale<br />

Malattia di Berger o a depositi mesangiali di IgA. DA SAPERE<br />

Generalità: età 6-15 anni, evoluzione benigna, esordio in corso di episodio infiammatorio acuto.<br />

Sintomi: ematuria.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Quadro istologico: glomeruli apparentemente normali, proliferazione endoteliale e msangiale, aree<br />

segmentarie di ipercellularità.<br />

All'immunofluorescenza si hanno depositi mesangiali granulari focali o diffusi di IgA, associati ad<br />

iperplasia ed infiltrato infiammatorio.<br />

La cellula epiteliale podocitaria è risparmiata, lo spessore della membrana basale è normale, coinvolto il<br />

mesangio.<br />

5.Glomerulonefrite membrano-proliferativa<br />

O GN lobulare o mesangiocapillare.<br />

Bambini, dai 5 anni, fino ai 30, più femmine, evoluzione lentamente progressiva con IR nel 50% in 10<br />

anni.<br />

Clinica: sindrome nefrosica, proteinuria asintomatica, bassi livelli di complemento da consumo,<br />

ematuria ,eritrocituria, ipertensione.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Caratteri macroscopici: aumento peso volume renale, pallidi lisci e variegati con strie emorragiche .<br />

Quadro istologico: glomeruli: proliferazione e infiammazione intracapillare e mesangiale, capillari<br />

compressi e ristretti.<br />

Membrana basale ispessita a rotaia di tram o a binario cioè a doppio contorno.<br />

Tubuli: atrofia.<br />

Interstizio flogosi.<br />

Il diametro del lume capillari si riduce, con aumento delle cellule endoteliale: vasi compressi.<br />

Le anse non sono omogenee, ma sono a grappoli.<br />

Aumentano le cellule nello spessore di membrana, la parete epiteliale non è compromessa.<br />

Immunofluoerscenza: IgM IgG C3, e più gravemente depositi granulari di C3 e fibrinogeno con<br />

distribuzione mesangiale.<br />

6.Glomerulonefrite rapidamente progressiva<br />

Insorge in giovane età, decorso clinico rapido, alla clinica si rileva ematuria, fino all'anemia, oliguria e<br />

ipertensione arteriosa, fino a gravi crisi ipertensive.<br />

Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Istologia: matassa capillare è normale, presenza di semilune da cellule epiteliali e fibrina.<br />

Immunofluorescenza: depositi lineari di IgG e C3.<br />

Il danno è a carico delle cellule parietali, aumentano, e ci sono depositi di fibrina che causano sinechie,<br />

cioè aderenza tra cellule parietali e cellule epiteliali viscerali cioè i podociti, fino alla perdita dello spazio<br />

di filtrazione.<br />

Evoluzione rapida, da qui il nome, fino alla dialisi.<br />

---<br />

In generale, la diagnosi non può prescindere da clinica, da anamnesi, dati del paziente...<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 47


Mesotelioma maligno diffuso della pleura<br />

18.04.11<br />

Patologia relativamente frequente, soprattutto in questa zona d'Italia, a causa dell'esposizione<br />

ambientale all'amianto.<br />

Dispnea ingravescente nel giro di poche settimane che si ripresenta anche dopo rimozione del<br />

versamento.<br />

Primi studi sull'amianto: anni 60, ma la legge di bando in Italia è stata fatta solo molti anni dopo.<br />

Eziologia<br />

Fibre di asbesto ricoperte da corpi ferruginosi: tante palline di ferro che avvolgono la fibra di amianto: il<br />

fattore di esposizione ad asbesto è fondamentale nell'eziologia. Tale ferro è presente nella lavorazione di<br />

tale sostanza.<br />

Alcuni soggetti esposti al cancerogeno sviluppano il tumore, altri no.<br />

Altri agenti che si sommano: altri fattori ambientali, radiazioni, agenti virali (SV40 , papovavirus)<br />

fattori genetici.<br />

Epidemiologia<br />

A Trieste 136 casi interessavano soggetti che lavoravano nei cantieri navali, seguono marina militare,<br />

altre industrie, installazioni portuali, ferrovia...(asbesto nell'impianto frenante).<br />

Maschi colpiti 9 volte su 1 rispetto alle donne.<br />

C'è un lungo tempo di latenza: tra 40 e anche 50 anni, tra esposizione e insorgenza. Ci sono casi di<br />

latenze ben più brevi. Molto importante quindi l'anamnesi.<br />

Anni 60-2000: lavoratori della cantieristica prima della guerra/ subito post bellico.<br />

Ora si osservano molti casi (20, non pochi) per esposizione in manutenzione degli ascensori, o edilizia<br />

questo per effetto della mancata legislazione pronta e attenta.<br />

Possibile corruzione attuata dall'industria edile.<br />

Negli ultimi anni c'è stato un incremento delle osservazioni autoptiche in caso di sospetto di<br />

mesotelioma, in quanto si configura come malattia professionale → relativo reato conseguente.<br />

Diagnosi autoptica diventa sempre di più marginale, cioè ci sono strumenti accurati che permettono di<br />

fare diagnosi in vita, anche se alla fine non serve a molto perché non si riesce a intervenire in modo<br />

definitivo: ora tramite mediastinoscopia, pleuroscopia si può fare un profilo immunofenotipico della<br />

neoplasia. Una volta la diagnosi in vita era solo neoplasia polmonare, in autopsia si scopriva che era<br />

mesotelioma.<br />

Tali pazienti, quando viene fatto il riscontro all'esposizione di asbesto hanno: calcificazioni, fibrosi,<br />

placche e comparsa di versamento pleurico. Si deve prestare attenzione a chi ha quindi sia malattia<br />

restrittiva con fibrosi, sia placche.<br />

Sopravvivenza: non è cambiata, il trend attuale è uguale. Si deve porre attenzione se c'è un aumento<br />

della fascia finale cioè quella fascia che può eventualmente beneficiare di nuove terapie.<br />

Non ci sono grandi differenze, no miglioramenti.<br />

Le terapie sono palliative, per evitare la sintomatologia.<br />

Gli interventi prevedono eventualmente l'asportazione del polmone, cioè pneumonectomia, con<br />

asportazione dell'emidiaframma colpito, fascia toracica media fino al piano costale.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 48


Caratteristiche anatomopatologiche<br />

Aspetto macroscopico<br />

• Polmone atelectasico, scissura interlobare: il mesotelioma<br />

segue caratteristicamente le scissure, cosa che non avviene di<br />

solito negli altri tumori → osservabile alla radiografia o meglio<br />

alla TC.<br />

• Si forma una cotenna lardacea, che avvolge a manicotto l'intero<br />

polmone. Interessa entrambe le pleure andando a coinvolgere<br />

anche la parete toracica.<br />

• Interventi estesi, si può fare una pneumonectomia ed<br />

emidiaframma. Può essere interessato anche il piano costale.<br />

• Cotenna che può interessare anche gli organi circostanti, i<br />

foglietti si fondono tra loro.<br />

• La lesione si può estendere anche all'altro polmone.<br />

• Si possono formare noduli intraparenchimali, delle<br />

mammellonature, dei veri e propri rigonfiamenti parenchimali.<br />

Il parenchima è compresso dalla neoplasia.<br />

• Confermato che viene interessata prima la pleura parietale e poi<br />

la viscerale, non si sa ancora perché.<br />

• Ci possono essere versamenti anche ematici.<br />

• Possono esserci delle lesioni focali, che può entrare in DiagnosiDifferenziale con tumore del<br />

polmone infiltrante la pleura, soprattutto se periferico: danno colate infiltrative, delle carcinosi.<br />

E' molto diverso sia per la prognosi sia per la terapia, non è una DiagnosiDifferenziale banale.<br />

• Possono formarsi cavità ascessuali o cavità ripiene di fibrina che separano le due pleure: sono<br />

raccolte di solito saccate, talvolta libere.<br />

• Ci sono anche forme miliari, poco usuali.<br />

Metastasi<br />

• Possono esserci interessamenti pericardici. Raramente è pericardico all'inizio, tutte le sierose<br />

possono essere interessate dal mesotelioma, quindi anche il peritoneo.<br />

• Descritti casi di coinvolgimento della glissoniana con noduli all'interno del fegato.<br />

• Poco usuale: interessamento pancreatico.<br />

• Rene: lesioni ombelicate, simile a metastasi. Lesioni surrenaliche possibili.<br />

• Localizzazione cerebrale è possibile.<br />

• Può esordire con metastasi a livello linguale.<br />

Aspetto microscopico<br />

Diagnosi si fa su esame microscopico.<br />

Mesotelioma non è facilmente diagnosticabile, le classificazioni ci sono ma non sono precise:<br />

1.Epiteliale: tubulare papillare;<br />

2.Sarcomatoso;<br />

3.Misto;<br />

4.Indifferenziato.<br />

• Una delle difficoltà è riconoscere le cellule maligne, non sempre esfoliano, soprattutto di fronte<br />

alle forme sarcomatose. Il tipo istologico condiziona molto il riconoscimento della malattia.<br />

• Sono quasi sempre epiteliomorfi, nel 20% sarcomatoso, nel 13 % misto: queste ultime sono<br />

molto più frequenti di quanto si pensa, ma forse il basso numero dipende dal fatto che le biopsie<br />

vengono fatte a caso, e il tessuto che si trova di più anche nelle miste è quello epiteliale → finisce<br />

nella classificazione epiteliale. Quindi forse la forma maggiore è quella epiteliomorfa. Infatti a<br />

livello autoptico si vedono molte più forme miste.<br />

• Al microscopio si vedono delle papille, micropapille, sembra ben differenziate, sono molto<br />

maligne. Nel versamento si trovano tali strutture → neoplasia tubulopapillare, che indirizza alla<br />

diagnosi di mesotelioma.<br />

• La forma sarcomatosa assomiglia appunto a un sarcoma, un fibrosarcoma, con cellule fusate<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 49


dentro stroma collagene molto denso. Forme miste avranno zona sarcomatosa e al centro zona<br />

ghiandolare.<br />

• Nesso forma-prognosi? Le curve di sopravvivenza dicono che la forma epiteliale talvolta è<br />

diagnosticata prima perché si trovano le papille → diagnosi maggiormente precoce: quindi<br />

apparente sopravvivenza più lunga. Le altre danno diagnosi più tardiva, e quindi rendono<br />

peggiore le curve di sopravvivenza.<br />

Citologia<br />

1.Numero elevato di cellule di solito;<br />

2.Fondo fibrino-emorragico;<br />

3.Presenza di un'unica popolazione cellulare: cellule mesoteliali in diverse fasi evolutive.<br />

In versamento metastatico: cellule mesoteliali e neoplastiche.<br />

Si rilevano le tipiche morule, elementi cellulari atipici, sono le papille viste prima all'esame istologico.<br />

Immunoistochimica<br />

In alcuni casi è difficile distinguere tra iperplasia del mesotelio reattiva per es dopo pleurite e<br />

mesotelioma epiteliale: si può procedere quindi all'immunoistochimica:<br />

1.Calretinina è + in mesotelio normale, iperplastico e mesotelioma;<br />

2.Desmina è positiva in normale, iperplastico ma non mesotelioma;<br />

3.EMA (di membrana), è presente in mesotelio iperplastico, mesotelioma ma non in quello normale.<br />

Quindi la desmina è certamente la più utile.<br />

Pattern tipico del mesotelioma con EMA: espresso sulla superficie cellulare, DA RICORDARE<br />

IMMAGINE: nella metastasi o adenocarcinomi EMA è espresso nel citoplasma.<br />

Altra DiagnosiDifferenziale: mesotelioma VS adenocarcinoma: sempre tramite immunoistochimica:<br />

1.CEA:mesotelioma non esprime CEA, mentre adenoCA si.<br />

2.Calretinina, marcatore tipico delle cellule mesoteliali, è espressa da mesotelioma ma non da adenoCA,<br />

sarà espressa sia in nuclei che citoplasma, e può essere espressa anche nelle forme sarcomatose, quindi<br />

aiuta in DiagnosiDifferenziale con sarcoma;<br />

3.EMA, assume pattern detto prima, + di membrana per mesotelioma e per citoplasma nell'adenoCA;<br />

4.Citocheratina 5 non è espressa in adenoCA (in squamosi si);<br />

5.Citocheratina 7 espressa sia in uno che nell'altro: serve quando si fa DiagnosiDifferenziale con<br />

sarcoma.<br />

Quindi da ricordare : per diagnosi mesotelioma, morfologia, anche se papille sono presenti sia in CA<br />

che mesotelioma, nonché il pannel immunoistochimico: i più importanti: CEA, che deve essere<br />

negativo, positivo per citocheratina 5, EMA di membrana, calretinina.<br />

Si possono usare dei markers prognostici istopatologici: istotipo, con i dubbi espressi prima, indice di<br />

proliferazione (Ki67), p53, virus SV, EGF r.<br />

SV40: potrebbe scatenare la malattia comunque indotta dall'amianto.<br />

Descritti diversi lavori comparsi per capire se induce mesoteliomi, soprattutto negli anni 2000: no<br />

documentazioni certe. Forse pazienti SV40 + hanno prognosi peggiore.<br />

Terapia<br />

Tali interventi danno una sopravvivenza forse migliore della decorticazione semplice. Mortale in 18-20<br />

mesi dalla diagnosi. Più della metà non vengono operati, si fanno solo operazioni palliative come il<br />

talcaggio: si impedisce accumulo di versamento in modo tale che non ci sia atelectasia;<br />

Da ricordare<br />

1.Insorgenza di versamento rapido, con dispnea;<br />

2.Versamento: 50 % non significativo, 50% cellule neoplastiche. Ricomparsa versamento dopo poco<br />

tempo. NON banalizzare un versamento negativo, soprattutto con anamnesi positiva ad esposizione<br />

amianto;<br />

3.Aspetto: morule + test immunoistochimici. Forme sarcomatose non esfoliano → pleuriscopia con<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 50


asportazione di cellule fusate ed espressione di marcatori specifici (stromali ma soprattutto epiteliali).<br />

4.Importante l'anamnesi, esposizione ambientale o professionale ad amianto;<br />

5.Terapia poco utile. Ampia gamma di metastasi, anche in sedi insolite. Ci si confronterà per almeno<br />

altri 20 anni.<br />

Riassunto domande<br />

(raccolta di vecchie domande, da usare come guida per lo studio...o per lo meno provarci)<br />

1.Parte introduttiva<br />

1. Indicazioni per l'esame estemporaneo: indicazioni principali.<br />

2. Indicazioni cliniche per gli aghi aspirati; cosa si intende per ago sottile<br />

3. Esame esterno del cadavere: esterno "in senso stretto", a cosa corrisponde, cosa si osserva<br />

4. Vari tipi di biopsie: standard, estemporaneo...<br />

5. Tecniche di ago aspirato<br />

6. Esame autoptico SNC<br />

7. Chi è il medico necroscopo?<br />

8. Carcinomi mucinosi. Come differenziare quello del colon da quello ovarico (marker:<br />

citocheratina 20)<br />

9. Regolamento di polizia mortuaria<br />

10. Biopsia osteomidollare<br />

11. Esame estemporaneo: come si disidrata un tessuto<br />

12. Citologia agoaspirativa: campi di applicazione<br />

13. Linfonodo sentinella<br />

14. Tecniche di processazione del vetrino<br />

2.Neoplasie generalità<br />

1. Mucocele<br />

2. Pià comuni neoplasie mucinose; citocheratine di differenza<br />

3. Metastasi viscerali<br />

4. Carcinosi endolinfatica<br />

3.Respiratorio<br />

1. Edema polmonare<br />

2. Carcinosi endolinfatica (credo sia del polmone)<br />

3. Infarto polmonare<br />

4. Atelectasia polmonare: causa più frequente?<br />

5. Bronchite cronica<br />

6. Mesotelioma pleurico: caratteristiche morgologiche, istologiche e le forme. Con cosa si può<br />

confondere epitelioma. Markers<br />

7. Embolia polmonare<br />

8. Polmonite lobare e complicanze: "sono microascessi della parete alveolare, che formando<br />

necrosi della parete danno grandi ascessi, successivamente l'ascesso si atrofizza e va in fibrosi.<br />

Gli alveoli pieni di tappi di fibrosi vengono identificati come carneificazione, che è una<br />

organizzazione degli essudati, il polmone non funziona più"<br />

9. Neoplasie polmonari: classificazione, diffferenze tra CA bronchiolo alveolare e adenoCA<br />

(pattern di invasione tissutale)<br />

10. Evoluzione finale di una polmonite lobare. Complicanze ? (carnificazione)<br />

11. Enfisema polmonare. Con quale patologia si può associare? (bronchite cronica). Come si<br />

presenta il polmone enfisematoso ?<br />

12. Localizzazione del carcinoide nel polmone<br />

13. Tumorlets<br />

14. Differenze tra polmonite lobare e broncopolmonite sul piano istopatologico e clinico<br />

15. DD tra mesotelioma pleutico e adenoCA polmonare<br />

16. Polmonite virale<br />

17. Edema polmonare nelle neoplasie del polmone<br />

18. Lesioni riscontrate vicino a un CA squamocellulare<br />

19. Lesioni più frequenti nella bronchite cronica<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 51


20. Stadi dela polmonite<br />

21. Descrizione delle cellule del carcinoide<br />

22. Tipi di enfisema<br />

23. Cilindroma e altri tumori particolari del polmone<br />

24. Differenza tra polmonite virale e batterica<br />

25. Marcatori dei carcinoidi<br />

26. BPCO<br />

4.Gastroenterico<br />

1. Gastrite cronica classificazione<br />

2. Fattori di rischio per il CA gastrico<br />

3. Polipi<br />

4. Polipi intestinali: classificazione, differenze microscopiche tra polipi neoplastici e non neop,<br />

cosa osservare endoscopicamente. I criteri di valutazione: sessili o peduncolati<br />

5. Tumori dell'appendice: carcinoidi, mucocele, adenomi e adenoCA non secernenti e secernenti<br />

6. Pseudomixoma del peritoneo<br />

7. Istotipi del CA intestinale<br />

8. CA dell'esofago: istotipi, stadiazione, linfonodi da studiare, prognosi<br />

9. Early gastric cancer, definizione di EGC<br />

10. Elementi che a livello gastrico possono causare carcinoma<br />

11. Classificazione dei tumori del colon; istotipi CA intestinale<br />

12. Infarto intestinale<br />

13. Stadiazione colon retto<br />

14. Neoplasie dell'appendice. Quale carcinoma è simile al carinoide dell'appendice? (CA verrucosa<br />

della vulva, che non dà metastasi), Pseudomixoma peritoneale.<br />

15. Complicanze di un adenoCA?<br />

16. Polipi intestinali non neoplastici<br />

17. Gastrite più preoccupante...in ambito evolutivo...(quella atrofica)<br />

18. Condizioni precancerose del CA gastrico<br />

19. Morbo Crohn: come sono le lesioni, a cosa è legato l'assotigliamento del lume, perchè è<br />

importante la diagnosi, perchè ha lo stesso aspetto del CA infiltrante, da cosa è dato<br />

l'ingrossamento linfonodale. DD con rettocolite, aspetti macro e istologici del MdC<br />

20. Neoplasie intestinali<br />

21. Adenocarcinoma esofageo: derivazione<br />

22. Cellule ad anello con castone<br />

23. Prognosi del polipo adenomatoso a istotipo villoso<br />

24. Carcinoma del colon stadiazione TNM e Astler-Coller<br />

25. Gastrite cronica: classificazione<br />

5.Fegato e vie biliari<br />

1. Neoplasie epatiche: classificazione<br />

2. Cirrosi epatica: tutto ciò che c'è, per definizione<br />

3. Istotipi di CA epatocellulare, classificazione CA epatici<br />

4. Criteri morfologici e citologici per distinguere epatite B dalla C<br />

5. Varianti di epatocarcinoma<br />

6. Neoplasie della via biliare principale e differenze con il CA pancreatico<br />

7. Patologia epatica da abuso di acool<br />

8. Domanda ingannevole: paziente che nel 2003 aveva una cirrosi e nel 2007 ha un carcinoma<br />

senza precedente cirrosi. Come possibile? Diagnosi sbagliata o trapianto.<br />

9. CA cistifellea, CA più frequente<br />

10. Idrope della colecisti<br />

11. Iperplasia nodulare del fegato<br />

12. Neoplasie delle vie biliari extraepatiche: soprattutto sopra pancreatiche e tumore della papilla di<br />

Vater (moriforme, causa ittero intermittente, entra in DD con CA del pancreas, che invade le<br />

guaine mieliniche e casusa dolore. Quello della papilla si elimina chirurgicamente)<br />

13. Neoplasie epatiche e citocheratine. Cosa sono e come si suddividono<br />

14. Istotipi del CA del fegato<br />

15. Infiltrazione da parte del CA delle vie biliari<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 52


16. Lesioni dell'epatite cronica<br />

17. Neoplasie benigne del fegato: adenoma epatico: definizione istologica, differenziazione da un<br />

HCC.<br />

18. Neoplasia via biliare principale: si trova il dolore simil pancreatico da infiltrazione del tesuto<br />

nervoso? (si per interessamento del nervo frenico comune, pare)<br />

19. DD tra cirrosi e CA nodulare focale<br />

20. Epatiti croniche<br />

6.Pancreas<br />

1. Differenza tra pancreatite cronica e CA del pancreas: criteri istologici di distinzione (CA invade i<br />

nervi del parenchima)<br />

2. Pancreatite cronica<br />

3. Neoplasie del pancreas, tumori maligni e benigni del pancreas esocrino<br />

4. Chi dà più metastasi al fegato: testa o corpo del pancreas? Qual'è la prognosi del cA del<br />

pancreas?<br />

5. Pancreatite emorragica: descrizione istologica<br />

6. CA pancreas più frequente<br />

7. Pancreatite cronica ostruttiva: associata più frequentemente a<br />

8. Neoplasie del pancreas esocrino, benigne e maligne<br />

7.Ghiandola mammaria<br />

1. Neoplasie della mammella, classificazione; cosa si intende per CA lobulare, che cos'è specifico<br />

per il CA lobulare. Definire multifocalità e multicentralità.<br />

2. Neoplasie benigne della mammella<br />

3. Fattori di rischio del CA mammario, come si può prevenire<br />

4. CA invasivo e in situ<br />

5. Malattia fibrocistica della mammella<br />

6. CA della mammella<br />

7. Classificazione di Gail<br />

8. Ginecomastia. Come si presenta istologicamente? Differenze istopatologiche tra maschio e<br />

femmina? (nel maschio non c'è il CA lobulare)<br />

9. CA mucinoso della mammella<br />

10. Cancro lobulare e cancro duttale<br />

11. Lesioni precancerose della mammella<br />

12. Sarcoma filloide<br />

13. Istotipo di CA mammario che dà necrosi caseosa nelle secrezioni<br />

14. Cosa precede un CA intraduttale? Cosa sono epiteliosi e adenosi<br />

15. Mastopatia fibrocistica; a che altra neoplasia può assomigliare<br />

16. Neoplasie atipiche: cos'è la desmoplasia? In che CA è presente? Che comportamento hanno<br />

questi tumori?<br />

17. A cosa si fa riferimento per comparare le neoplasie e dire quale prognosi è migliore o peggiore?<br />

18. Cosa si intende per CA tubulare? E Duttale?<br />

19. Che parametri si considera in ambito prognostico?<br />

20. Differenza tra tumore multifocale e multicentrico<br />

21. Fattori di rischio neoplasia mammella<br />

22. Neoplasie stromali dell'endometrio<br />

23. Differenze tra polipo endometrio e cervice<br />

24. CA lobulare: infiltrante e in situ: come si scoprono<br />

25. Istotipi CA duttale in situ<br />

26. Fattori prognostici predittivi del CA mammario: cosa vuol dire prognostico e predittivo, i<br />

recettori per gli estrogeni , l'istotipo sono prognostici o predittivi? Quali sono i fattori sia<br />

prognostici che predittivi?<br />

27. Caratteri istologici del cA mucinoso della mammella<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 53


8.Reni e apparato urinario<br />

1. CA della vescica: istotipi, stadiazione dei vari tipi, fattori di rischio<br />

2. Papilloma della vescica; iter diagnostico; perchè i papillomi sanguinano facilmente? Possono<br />

recidivare? Prognosi del CA vescicale: grado I e II<br />

3. Infarto renale<br />

4. Glomerulonefrite a lesioni minime<br />

5. Neoplasie uroteliali, classificazione<br />

6. Tumori benigni e maligni del rene<br />

7. Nefrite acuta<br />

8. Tumore di Wilms<br />

9. CA più frequente della pelvi renale<br />

10. Neoplasie del rene: sede di metastasi, perchè tra i primi sintomi ci sono sintomi polmonari<br />

11. Neoplasia benigna più frequente<br />

12. CA del rene, parametri per la stadiazione<br />

13. Nefrite mesangiale<br />

9.Apparato genitale femminile<br />

1. Screening citologico dei tumori della cervice uterina: età di partenza, popolazione, rischio,<br />

frequenza dei controlli (3 anni )<br />

2. CA dell'endometrio; iperplasia endometriale; DD con atroifia gh.cistica; iperplasia atipica --><br />

CA endometrioide; adenoacantoma; grading<br />

3. Neoplasie dell'ovaio<br />

4. Vulva<br />

5. Malattia di Paget, sia vulvare che mammella<br />

6. Stadiazione mammella<br />

7. Endometriosi. Cos'è l'adenomiosi?<br />

8. Iperplasia endometrioide / endometriale<br />

9. Paget della vulva<br />

10. Neoplasie della vulva<br />

11. Tumori stromali dell'endometrio: nodulo stromale benigno, sarcoma stromale a basso grado,<br />

sarcoma stromale ad alto grado, misti: carcinosarcomi<br />

12. Screening collo cervice uterina<br />

13. Differenze tra polipo di endometrio e cervicale<br />

14. PAP test<br />

15. Corpi di Call Exner<br />

16. Istotipo più frequente del CA della vulva<br />

17. Riscontro istologico di infezione da HPV<br />

18. CA in situ della cervice equivale a ? (displasia grave e CIN3)<br />

19. Patologie del canale cervicale: polipi, differenza tra neoplastici e non neoplastici e da cosa si<br />

deduce potenziale neoplastico di un polipo; neoplasie maligne<br />

20. Iperplasia endometrioide<br />

21. Approccio alle masse ovariche: soggetto giocane con massa cistica: cosa può essere? E in un<br />

soggetto anziano, una massa cistica o solida, mono o bilaterale?<br />

22. Percentuale tumori maligni primitivi bilaterali dell'ovaio<br />

23. Presenza di CA endometrioide sia in ovaio che in endometrio: cosa può essere?<br />

24. Tumori a cellule della granulosa: particolarità, perchè possono causare CA endometrio, natura:<br />

benigno o maligno<br />

25. Disgerminoma: a che tipo di paziente si associa<br />

26. Massa ovarica a RX (teratoma maturo, cistoadenoCA sieroso)<br />

10.Patologia dei linfonodi e del midollo osseo<br />

1. Principali differenze tra un linfonodo reattivo e follicolare<br />

2. Linfomi malt<br />

3. Linfoma anaplastico ; suo pattern linfonodale<br />

4. Linfoma di Burkitt, cos'è l'aspetto a cielo stellato. Markers. Tipo di cellule<br />

5. Linfoma di Hodgkin: sclerosi nodulare<br />

6. Mieloma multiplo<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 54


7. Maltoma<br />

8. Linfomi Hodgkin<br />

9. Linfomi non Hodgkin: classificazione<br />

10. Linfomi indolenti<br />

11. Differenza tra linfoma follicolare e linfonodo reattivo; linfoma follicolare e quello anaplastico<br />

12. Stadiazione Ann Harbor<br />

13. Linfomi a grandi cellule<br />

14. Linfomi a basso grado<br />

02.05.11<br />

Casi clinici<br />

1.Linfoma<br />

Uomo, 68 anni, 23 marzo lamenta dolore puntorio addominale in ipocondrio sinistro → eco addome<br />

fatta il 25 marzo: tumefazione splenica di ndd, con lesione produttiva splenica di diametro di 9 cm. Il 25<br />

si presenta asintomatico, solo dolore.<br />

All'esame del sangue: PCR elevata e basta.<br />

Alla TC: notevole epatosplenomegalia.<br />

Marker tumorali sono bassi, tranne per S (sierico) CA 125, ma poco utile in questo caso perché si alza<br />

per neoplasie dell'apparato genitale femminile.<br />

Si procede con splenectomia, si notano delle strie bianche fibrotiche di natura neoplastica.<br />

Le dimensioni sono 13 x 11 x 6.<br />

Si nota una massa voluminosa, e affiora dalla capsula.<br />

La diagnosi è linfoma diffuso a grandi cellule B variane centrofollicolare: DLBCL.<br />

Quasi mai è sede di metastasi, nonostante sia molto vascolarizzato, ma può essere sede di emopatologie.<br />

E' però una sede rara per lo sviluppo dei linfomi.<br />

Si ricorda che è un linfoma aggressivo.<br />

I fattori predisponenti sono immunodeficienza T cellulare (HIV, farmacologica...) o infezioni da EBV.<br />

Per la diagnosi definitiva si procede con l'immunoistochimica per CD20, che esclude sia T, CD10, BCL-2<br />

(antiapoptotico).<br />

DBA-44 per escludere che sia a cellule capellute.<br />

Può avere anche coinvolgimento midollare in una alta percentuale di casi.<br />

DiagnosiDifferenziale<br />

1.Leucemia a cellule capellute;<br />

2.Linfoma splenico diffuso della polpa rossa a piccole cellule B: raro, meno dell'1% dei LNH. No<br />

interessamento linfonodi periferici. Massa indolente, leucopenia, trombocitopenia frequente, rara<br />

anemia.<br />

Immunofenotipo: CD20+, CD5-, CD10- che indica origine centrofollicolare;<br />

3.Linfociti villosi: raro, linfociti piccoli che sostituiscono i centri germinativi della polpa bianca. Polpa<br />

rossa sempre infiltrata.<br />

DiagnosiDifferenziale con leucemia linfocitica cronica, a cellule capellute, follicolare e a cellule del<br />

mantello.<br />

Terapia<br />

Fino a 80% dei casi si ha remissione, e circa il 50% non ha avuto ricadute.<br />

Cenni anatomofisiologici<br />

Si ricorda che la milza è un organo linfoide e vascolare, con dimensioni 13 x 8 x 3, peso trai 180-250<br />

grammi, rossa scura, molle. Sottodiaframmatico, ma quasi toracico.<br />

Contrae rapporti con 9-12 costa, è un organo posteriore: questo è importante perché si hanno spesso<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 55


traumi, che causano grossi sanguinamenti, anche in 2 momenti, quindi subdolamente.<br />

Rene sinistro, fondo e corpo dello stomaco, flessura sinistra del colon.<br />

Avvolta da peritoneo, capsula fibromuscolare che invia setti all'interno dell'organo, non definibili lobuli<br />

o lobi.<br />

Si caratterizza per polpa bianca e polpa rossa.<br />

Vascolarizzata da arteria splenica, che si diparte dal tripode celiaco, le arterie seguono i setti.<br />

Tra i vasi si sviluppano i manicotti linfatici periarteriolari, i PALS. Perifericamente ci sono i follicoli<br />

germinativi. E' un aggregato di tessuto linfoide reticolare con linfociti macrofagi cellule libere...<br />

Tutto intorno c'è la polpa rossa, con i sinusoidi, seni venosi dove confluisce la circolazione arteriosa<br />

della milza, e cordoni della polpa: formano una rete tridimensionale, come una spugna.<br />

Milza ha funzione immunologica, gli antigeni sono processati dalla polpa bianca, avviene produzione di<br />

IgM, ha il compito di degradare i GR non ben formati, ha funzione di riserva ematica, ed infine<br />

emopoietica in vita prenatale, poi persa.<br />

Metaplasia: mielofibrosi con metaplasia fibroepatica: ripristino della funzione emopoietica.<br />

Patologie della milza<br />

1.Infezioni: malattia da graffio di gatto;<br />

2.Istiocitosi;<br />

3.Anomalia delle cellule ematiche : autoimmuni, anemie, porpora trombocitopenica;<br />

4.Ipersplenismo diopatico;<br />

5.Splenomegalie congestizie: ipertensione portale, idiopatica da cirrosi, trombosi delle vene spleniche,<br />

epatiche o della vena porta;<br />

Le più frequenti sono: infarto splenico da malattia tromboembolica da endocardite, trombosi murale<br />

delle camere sn cardiache... , amiloidosi, neoplasie.<br />

Come riscontro autoptico sono frequenti infarti splenici o splenomegalie.<br />

2.GIST<br />

Caduta improvvisa da astenia agli arti inferiori.<br />

EO cardiaco normale, EO addome: globoso, trattabile.<br />

Dati di laboratorio: anemizzazione di ndd, glicemia 410 mg, diabete mellito tipo 2.<br />

04.05.11<br />

Mucosa dello stomaco: tumefazione di 3-4 cm, a superficie lisce ma ulcerata in 3 sedi: diagnosi di<br />

leiomioma? O comunque lesione sottomucosa.<br />

TC addome completo con lesione solida rotondeggiante a contorni regolari e margini netti. No<br />

tumefazioni linfonodali perigastriche. No trattamento chirurgico, in un primo momento, poi cambia<br />

idea: in laparotomia si asporta la tumefazione, 6 cm diametro, che origine tra antro e corpo gastrico in<br />

prossimità di grande curvatura.<br />

Aspetti anatomopatologici<br />

GIST: forme più comuni mesenchimali del tratto gastrointestinale.<br />

Pare origini da cellule di Cajal del plesso di Auerbach e Meissner.<br />

Età media: 55-65 anni, soprattutto uomini.<br />

Metastasi: fegato, cavità addominale, meno interessamento linfonodale, meno frequenti sedi<br />

extraddominali.<br />

Tumefazione sottomucosa o intramuscolare, mucosa può essere integra o ulcerata, lesione è delimitata<br />

da una pseudocapsula.<br />

Microscopicamente: 2 tipi cellulari a cellule fusate, epitelioidi, o miste.<br />

Immunoistochimica: c-kit: per cellule staminali nel 90% dei casi è +.<br />

Prognosi: dimensione, sede, indice mitotico. Profilo immunofenotipico: c kit è il marker più importante,<br />

presente nel 90% dei casi, recettore di fattore di crescita mutato → attivazione costitutiva e continuo<br />

stimolo alla proliferazione.<br />

CD34 viene usato anche come marcatore vascolare, oltre che per le cellule del GIST.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 56


Ki67, marker nucleare.<br />

Alfa actina muscolo liscio e proteina s-100: sono marker che aiutano nell'orientare il tipo di tessuto, se<br />

muscolare o nervoso. S-100 viene ricercata negli astrogliomi, melanomi e comunque nei casi di<br />

derivazione neuroectodermico.<br />

3.Morbo di Crohn<br />

10 anni, donna, dolori addominali, scariche diarroiche con sangue rosso vivo frammisto a feci,<br />

febbricola a 37.5 gradi, perdita di peso, addome pastoso, ragade anale.<br />

Indici di flogosi: VES e PCR elevata, all'eco addome flogosi di ileo. Coprcoltura per salmonella e<br />

shigella, diagnosi suggestiva di morbo di Crohn.<br />

Alla gastroscopia ulcera duodenale a stampo, granulosità della mucosa.<br />

Terapia:<br />

Nutrizione enterale per 2 mesi, immunsoppressione con azatioprina, ciproxin.<br />

Follow up: 1 mese: per controllo situazione generale, indici di flogosi, emocromo.<br />

A 2 mesi: endoscopia, remissione della malattia che successivamente si rimanifesta con perdita di peso<br />

e dolori addominali → breve ciclo di cortisonici e remissione durante il trattamento → ripresa subito<br />

dopo. Arresto della crescita staturale importante, e peso di 31 Kg.<br />

Effettuata durante un ricovero una colonscopia, con afte, lesioni, e tratti integri. Acciottolato romano<br />

visualizzato all'esame istologico.<br />

Terapia: basata su placebo, per ingresso in trial in confronto con talidomide che poi viene<br />

somministrata.<br />

TC: rileva uno stato subocclusivo → si cambia terapia, con talidomide e glucocorticoidi e ciprofloxacina<br />

per la flora intestinale.<br />

Marzo 2011: altro ricovero, per profondo dolore addominale → sospetto ascesso pericecale, l'ultima ansa<br />

tenue è rigida e stenotica, tumefazione mediale, tondeggiante, con bollicine aeree → sospetto tramite<br />

fistoloso. Necessità di intervento, anche per presenza di piastrone.<br />

Si procede con laparoscopia: presenza di briglie, piastrone aderenziale → resezione ileo cieco colica.<br />

Biopsia: intensa flogosi cronica interstiziale con edema e infiltrati di eosinofili e macrofagi.<br />

Emorragie confluenti e microascesso quindi presenza di PMN.<br />

Si nota una metaplasia a cellule di Paneth, cellule presenti a livello di epitelio del piccolo intestino, si<br />

riconoscono microscopicamente per la loro localizzazione, presenza di granuli eosinofili con sostanze<br />

battericide e batteriostatiche, rilasciate quando entrano in contatto con Ag batterici. Forse proteggono<br />

le cellule staminali.<br />

Pezzo operatorio: fibrosi che irrigidisce le pareti, presenza di zone sane, e a salto zone bianche. Lesione<br />

transmurale e coinvolge tutti gli strati.<br />

Aspetti anatomopatologici<br />

Microscopicamente:<br />

Flogosi linfomonocitaria, estesa ulcerazione e fissurazione che dà acciottolato romano.<br />

Presenza di cellule giganti, neoangiogenesi per sostenere la flogosi.<br />

Viene interessato anche il grasso, si osservano ampie zone di fibrosi, esito di flogosi cronica che<br />

continua a permanere.<br />

A livello linfonodale si notano cellule giganti e corpi inclusi derivanti dall'intestino in via di<br />

degradazione.<br />

---<br />

Il MdC è una malattia infiammatoria cronica, entra in DiagnosiDifferenziale con colite ulcerosa.<br />

Incidenza massima in nord America ed Europa.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 57


Eziopatogenesi: geni + fattori esogeni + legati all'ospite.<br />

Attualmente si pensa che ci sia una risposta inappropriata alla flora microbica endogena: mancata<br />

inibizione dell'infiammazione, perdita della tolleranza per Ag alimentari o della flora batterica.<br />

Macroscopicamente:<br />

Colpisce tenue e colon fino al 55%, retto viene di solito risparmiato contrariamente a rettocolite.<br />

Processo transmurale, saltatorio, se lieve ulcere, in malattia attiva si rilevano ulcere stellate, confluenti,<br />

a caratteristico acciottolato romano<br />

Clinica<br />

Dolore ricorrente in fossa iliaca dx di tipo colico, massa palpabile, febbricola, leucocitosi, calo ponderale<br />

per diarrea, restrizione alimentare. Segni e sintomi di fistolizzazione e o ostruzione.<br />

Più tardivamente interessa il tratto gastroduodenale, dispepsia.<br />

In base al tatto si avranno sintomi diversi.<br />

DiagnosiDifferenziale<br />

Con rettocolite ulcerosa:<br />

MdC: tutto il tratto intestinale, lesioni a salto, ulcere aftoidi e fissurazioni della mucosa, infiammazioni<br />

con granulomi...<br />

Rettocolite: colon, raramente ileo terminale. Lesioni continue ad estensione retrograda, infiammazione<br />

limitata a mucosa, superficiale, non si affonda oltre a tonaca muscolare propria.<br />

Ulcere non a fessura, zone desertiche da cui emergono polipi. Presenza di fenomeni rigenertaivi e atipie<br />

cellulari → predisposizione a neoplasie.<br />

09.05.11<br />

4.Appendicite acuta<br />

Paziente con addome mobile, trattabile, dolore alla palpazione in fossa iliaca destra. Tenuto in<br />

osservazione,resta il dolore nonostante antidolorifici.<br />

PCR 201.74, GB 9.63.<br />

Eseguita ecografia addome, ostacolata da meteorismo. Fegato steatosico ma non dilatazione delle vie<br />

biliari. No liquido libero o lesioni occupanti spazio.<br />

Si esegue TC addome, ispessimento ed iperemia del fondo cecale, con iperemia. Anse restano inglobati<br />

in piastrone, in un quadro con appendicite acuta complicata.<br />

Si procede a resezione ileocecocolica: si riscontra tumore infiammatorio del cieco, + svuotamento ansa<br />

da materiale ascessuale.<br />

Praticamente si ha avuto un coinvolgimento del tessuto periviscerale → ascesso ha limitato il processo<br />

infiammatorio: il paziente non presenta difesa di parete per questo motivo.<br />

Aspetti anatomopatologici<br />

All'esame macroscopico si osserva flogosi estesa: tessuto adiposo pericecale è coinvolto da flogosi.<br />

Aspetto microscopico:<br />

Appendice è prolungamento del ceco, origina 2-3 cm sotto valvola ileocecale, è in continuità con asse<br />

maggiore del ceco.<br />

Presenta normalmente tonaca mucosa, muscolaris mucosae, tonaca sottomucosa, muscolare e sierosa.<br />

Presenta in particolare follicoli linfoidi in mucosa e sottomucosa, probabilmente per secernere IgA,<br />

soprattutto nelle prime fasi di vita.<br />

L'appendice può essere posto in posizione retrocecale, paracolica, retroileale, preileale, sottocecale.<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 58


Patologie dell'appendice<br />

Appendicite acuta, cronica, tumori benigni come adenoma, leiomioma, cistoadenoma o maligni<br />

principalmente carcinoide, oppure GIST e linfomi.<br />

Appendicite acuta è la più frequente, caratterizzata da flogosi.<br />

Causata da ostruzione del lume per fecaliti, ossiuri, calcoli, tessuto linfoide iperplastico → compressione<br />

della parete ed alterazione del circolo → dilatazione del lume con ischemia periferica → ulcerazione della<br />

mucosa con rischio superinfezione batterica.<br />

Altre eziologie: infezione da coxsackie B, trauma addominale in rari casi, ed infine ipersensibilità di<br />

primo tipo con eosinofilia ed infiltrato granulocitario eosinofilo.<br />

Macroscopicamente si presenta edematosa ed iperemica, la sierosa è grigia per essudazione di fibrina, e<br />

si individuano focolai di necrosi ed emorragia.<br />

Evoluzione: perforazione con peritonite e se la sede è retrocecale: ascesso retrocecale.<br />

Microscopicamente: prima fase: appendicite catarrale con infiltrato di PMN in mucosa e sottomucosa.<br />

Nel lume essudato di PMN e fibrina. Aumento della pressione sulle pareti.<br />

Se evolve, si arriva ad appendicite flemmonosa: diffusione PMN a tutta la parete con trombosi dei<br />

piccoli vasi, ulcerazione con traslocazione batterica.<br />

Infine appendicite gangrenosa con necrosi e perforazione ed estensione della flogosi.<br />

Esistono altre classificazioni, ma questa è la più importante.<br />

Clinica: dolore addominale, febbre massimo 38-5 gradi, nausea e vomito, leucocitosi fino a 20.000 GB.<br />

Appendicite cronica: residuo sclerotico di un processo appendicolare acuto che non ha dato segni clinici<br />

evidenti. Può essere forse dovuta ad episodi reversibili di iperplasia linforeticolare.<br />

Patologie neoplastiche dell'appendice<br />

1.Adenocarcinoma: riscontrato nello 0.1% delle appendici asportate: appendice aumentata di volume,<br />

deformata, con formazioni cistiche contenenti muco: mucocele: esaminando al microscopio tale<br />

formazione, si osserva che non ci sono cellule, quindi non ha potenziale maligno. Può essere comunque<br />

neoplastico o non neoplastico, e possibile rottura → riversamento del muco, e se non neoplastico,no<br />

quandro grave, se invece è neoplastico: pseudomixoma peritoneale, spandimento della neoplasia.<br />

Solitamente è ben differenziato e secernente muco. In alcuni casi si formano veri e propri laghi di muco,<br />

in altri con cellule ad anello con castone: sono strutture ghiandolari che infiltrano la muscolaris<br />

mucosae, sottomucosa e muscolare.<br />

Si possono presentare anche a livello del seno: carcinoma mucinoso, non ha solo origine neoplastica,<br />

ma derivare anche da un processo sclerotico.<br />

Possono esserci cellule neoplastiche: dopo 10 anni sviluppo di carcinosi peritoneale diffusa che si<br />

manifesta con abbondane versamento peritoneale: si osserva tumore mucinoso: provengono o da ovaio<br />

(cistoadenoCA mucinosi di ovaio) o colon, come sigma e ceco.<br />

La terza ipotesi è appendicectomia per patologia infiammatoria → cellule neoplastiche che si sono<br />

attivate e impiantate cioè formano laghi di muco che conglutinano le anse, dando occlusioni a causa di<br />

angolature e incarceramento delle anse: pseudomixoma peritoneale;<br />

2.Carcinoide: forma più frequente: macroscopicamente si formano noduli circoscritti non capsulati, di<br />

colore giallo e con diametro inferiore al centimetro. Prognosi e sopravvivenza buone.<br />

Dato da proliferazione di cellule neuroendocrine con formazione di nidi.<br />

Delimitati da cellule di sostegno e prolungamenti che circondano le cellule neuroendocrine.<br />

Spesso la scoperta è incidentale, o per presenza di massa palpabile o per sangue occulto, oppure<br />

sindrome da carcinoide ma raramente.<br />

Altre 2 varianti: carcinoide a cellule caliciforme e adenocarcinoide.<br />

Microscopicamente: stravasi emorragici, detriti necrotici, aree edematose, presenza di noduli linfoidi.<br />

Grossi noduli linfoidi che causano ostruzione transitoria del lume: soprattutto nei primi 10 anni di vita o<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 59


comunque da giovani per notevole attività del SistemaImmunitario.<br />

NEOPLASIE APPENDICE DOMANDA FREQUENTE ALL'ESAME, SOPRATTUTTO COME DIAGNOSI<br />

DIFFERENZIALE (pat.infiammatorie, linfomi, iperplasie linfoidi...).<br />

16.05.11<br />

4.Calcolosi della colecisti<br />

Donna, 59 anni, ecografia addome superiore che evidenzia calcolosi multipla. Dopo visita chirurgica<br />

dopo 1 anno si decide di procedere ad asportazione.<br />

Macroscopicamente: calcoli neri + formazione polipoide che viene sezionata.<br />

Cenni anatomici<br />

Sacco piriforme lungo fino a 10 cm. E' presente una zona nuda non ricoperta da sierosa, la parte che<br />

poggia sul fegato, è un piano di clivaggio, è facile scollarla dal fegato.<br />

Colecisti → dotto cistico → dotto biliare comune.<br />

Le funzioni sono concentrazione di bile, accumulo e liberazione, che avviene grazie a colecistochinina.<br />

Fisiopatologia<br />

Per colelitiasi si intende presenza di calcoli in colecisti o nelle vie biliari.<br />

80% è asintomatica, colpisce soprattutto le donne per effetto di estrogeni, gravidanze...<br />

Altri fattori di rischio: ipercolesterolemia, anemie emolitiche, disturbi del metabolismo del Ca,<br />

resezione gastrca e ileale (per effetto di taglio del vago).<br />

Cause di precipitazione: sostanze litogene: colesterolo, bilirubina, sali di Ca. Lecitina e i sali biliari<br />

impediscono la percipitazione. Le cause sono alterato rapporto tra fattori pro e anti nucleazione,<br />

aumento relativo dei soluti, presenza di un centro di nucleazione, stasi. Spesso le cause sono multiple.<br />

Clinica<br />

Asintomatico, o aspecifici come dispepsia, dolore epigastrico postprandiale, nausea. Il sintomo specifico<br />

è la colica biliare.<br />

Complicanze: colecistite cronica, acuta, empiema, idrope, perforazione, fistole, litiasi, CA colecisti,<br />

trombosi vena porta.<br />

Si ricorda che la pancreatite è caratterizzata primariamente da necrosi, la flogosi e l'aumento degli indici<br />

di flogosi è secondario.<br />

Altre patologie<br />

a.Colecistite acuta<br />

Clinica<br />

Dolore addominale, addome teso, tachicardia, sudorazione, nausea e vomito, febbre settica se<br />

contaminazione. Se il paziente ha ittero si deve pensare ad ostruzione del coledoco: produzione di bile<br />

nonostante superamento della pressione del coledoco → alterazione dei complessi giunzionali tra gli<br />

epatociti → inversione del flusso biliare: aumento di fosfatasi ematica prima di bilirubina.<br />

Macroscopicamente: iperemia, edema, distensione, colore rosso bluastro per congestione, superficie<br />

esterna opaca, con mucosa arrossata, ispessita, in cavità non ci sono calcoli.<br />

Microscopicamente: mucosa erosa, con infiltrato infiammatorio, aspetti della flogosi.<br />

b.Colecistite cronica<br />

Può esserci o meno come evoluzione da colecistite acuta ripetuta.<br />

Clinica: dolore vago, riferito dal paziente, senso di tensione o peso postprandiale. Le complicanze<br />

possono essere sepsi fino alla peritonite.<br />

Macroscopicamente: rigida, di dimensioni ridotte;<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 60


Microscopicamente: mucosa irregolare, mammellonata...Può esserci fibrosi, necrosi, infiltrati<br />

infiammatori. Nei casi gravi si ha anche scollamento della tonaca muscolare.<br />

Individuabili i seni di Rokitansky Aschoff: invaginazioni di mucosa.<br />

Esistono diversi pattern, come osinofila, xantogranulomatosa...<br />

c.Neoplasie<br />

Epiteliali e non epiteliali:<br />

1.Maligni epiteliali: rari. Diagnosi tardiva, con sopravvivenza esigua, molto aggressive.<br />

Clinica subdola, con sintomi solo se c'è anche colecistite cronica.<br />

Metastasi: infiltrazione per continuità vie biliari, pancreas, peritoneo, parete addminale, colon e<br />

duodeno.<br />

Via linfatica: linfonodi di ilo.<br />

Fattori di rischio: mutageni come radon e derivato di acido desossicolico come metilcolantrene, fattori<br />

genetici...<br />

Macroscopicamente: 4 forme:<br />

a.La più frequente quella infiltrante, con parete ispessita, consistenza rilevante;<br />

b.Polipoide: sessile, invade regioni circostante.<br />

c.Ulcerativa: ulcera neoplastica a scodella;<br />

d.Gelatinosa: presente nei tumori con fenotipi secernenti: 80% adenoCA NAS.<br />

Altri...<br />

• Squamoso: raro ma molto aggressivo a causa di crescita invasiva. Deriva da epitelio squamoso<br />

metaplastico, si divide in tipo cheratinizzante e non cheratinizzante.<br />

• A piccole cellule: cellule piccole, molto raro e aggressivo, non resecabile.<br />

• Carcinoide: raro, invasivo, abbondante reazione fibrosa.<br />

2.Tumori non epiteliali : sono molto rari, da lipoma a linfoma maligno: l'unico che dà possibilità di<br />

guarigione è l'ampulloma, a livello della papilla di Vater.<br />

18.05.11<br />

6.Diverticoli<br />

Paziente maschio 44 anni, ricovero per vomito, diarrea, addome globoso, Blumberg negativo.<br />

Flogosi, leucocitosi, VES elevata.<br />

All'RX livelli idroaerei. Eco: anse distese, con versamento e liquido.<br />

Diagnosi: gastroenterite.<br />

Alla TC si osserva un linfonodo ingrossato e soffusione adiposa.<br />

Il paziente è stato ricoverato di nuovo, con sospetto diagnostico di diverticolite: alla colonscopia si<br />

osserva il diverticolo, iperemia della parete.<br />

Si è effettuata emicolectomia.<br />

Aspetti anatomopatologici<br />

Alla microscopia: reazione iperplastica, flogosi granulomatosa, cronica.<br />

Si ricorda che i diverticoli sono veri, se congeniti, e presentano tutti e 3 gli strati della parete intestinale.<br />

Il prototipo è il d.di Meckel.<br />

Falsi invece mancano della muscolare propria.<br />

La sede è frequentemente a livello del colon sinistro.<br />

Sono piccole estroflessioni sacciformi, diametro massimo 1 cm.<br />

Patogenesi: legata ad aumento della pressione endoluminale, legata a fattori di rischio, e presenza di<br />

punti deboli nella parete: multipli, massimi lungo le tenie coliche, la parete non presenta la tonaca<br />

muscolare: sono punti di minore resistenza, punto di passaggio di nervi e vasi.<br />

Possono andare incontro a stenosi, infiammazione, stasi fecale e formazione di coproliti e aumento della<br />

crescita batterica.<br />

Clinica: asintomatici, o nel 20% sono sintomatici: crampi intermittenti, nei quadranti di sinistra. Può<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 61


causare alterazione dell'alvo, distensione addominale o minime perdite ematiche. Crisi che solitamente<br />

si risolve da sola.<br />

7.Adenocarcinoma e diverticolite<br />

Donna, alvo chiuso a feci e gas da 3 giorni, nausea, vomito.<br />

Addome trattabile, dolorabile, Blumberg +, timpanico a percussione, peristalsi torbida, vomito<br />

alimentare.<br />

Richiesta da visita chirurgica una TC addome. Entra in sala in urgenza.<br />

Ipotesi diagnostiche: stipsi: occlusione ostruttiva, data da ostacoli nel lume, diverticoli, espansione della<br />

parete...<br />

All'RX: modesta distensione gassosa di alcune anse ileali, livelli idroaerei ileocolici, residui fecali<br />

abbondanti.<br />

Alla TC: ansa del sigma ispessita, liquido in scavo pelvico destro...<br />

Intervento di resezione retto colica. Presenza di aderenze da pregresso intervento.<br />

Retto: tumore stenosante che ha causato aumento di pressione tale da portare a perforazione del<br />

diverticolo, che poi ha perforato anche il meso.<br />

Quindi diagnosi: perforazione del sigma con peritonite saccata.<br />

Aspetti anatomopatologici<br />

Macroscopicamente: neoformazione ulcerata, con infiltrazione della parete a tutto spessore. A 10 cm a<br />

monte della neoplasia si trova un'area di fissurazione della parete colica.<br />

Microscopicamente: adenoCA mediamente differenziato infiltrante ulcerato, infiltra la tonaca<br />

muscolare propria. Foci di iniziale infiltrazione del grasso mesorettale.<br />

Fistola con necrosi all'interno.<br />

In questo caso la malattia diverticolare è complicata dalla perforazione. C'è stata reazione peritoneale, il<br />

peritoneo è riuscito a saccare la flogosi, non c'è stata peritonite generalizzata, ma saccata: dolore<br />

attenuato proprio grazie a ciò.<br />

Nella diagnosi essenziali anamnesi ed esame obiettivo, con ausilio di TC.<br />

8.Adenocarcinoma 2<br />

Turbe alvo di recente insorgenza, senso di gonfiore, parziale chiusura a feci e gas, riscontrata<br />

ematochezia. Qualche mese prima anemia.<br />

Alla colonscopia si è rilevata neoformazione vegetante, a 60 cm dal margine anale. Non ispezionabili le<br />

sezioni a monte. Superificie irregolare e dura, aree emorragiche.<br />

Refertata alla TC formazione solida produttiva di 50 x 46 x 46 mm a livello di colon discendente sigma.<br />

Richiesto clisma opaco, e si diagnostica anche un dolicosigma.<br />

Dopo asportazione, no altre neoformazioni alla colonscopia.<br />

Aspetti anatomopatologici<br />

Alla microscopia: massa superato membrana basale, invaso muscolaris mucosae.<br />

Come refertazione: adenoCA ben differenziato, infiltrante, il fronte di invasione è espansivo.<br />

Infiammazione moderata, linfonodi (10), liberi da metastasi. Margini indenni da neoplasia: secondo<br />

TNM: pT2 N0 M0.<br />

9.Volvolo<br />

Paziente di 73 anni, parametri vitali alterati, difficoltà respiratoria. Riferisce da 10 giorni alvo chiuso a<br />

feci e gas, dispnea ingravescente, ipertesa, dislipidemica, assume statine ed antipertensivo.<br />

Esiti di isterectomia ed appendicectomia.<br />

Vigile, ipotesa (80/40), 135 r, frequenza respiratoria 30 atti. Marezzatura diffusa.<br />

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Addome: dolorante e dolorabile.<br />

Accertamenti: consulenza chirurgica, prove emogeniche Ddimero.<br />

Infusione di soluzione fisiologica migliora i parametri vitali.<br />

Ricoverata in chirurgia generale.<br />

Addome: all'eco anse distense, sispessite. Anse distese e livelli idroaerei all'RX. No aria libera.<br />

Alla TC emerge presenza di strozzatura intestino tenue, un volvolo, coinvolgimento mesenterico con<br />

trasparenza alterata per presenza di liquido.<br />

Addome acuto in quadro di ischemia intestinale per strozzamento.<br />

Aspetti anatomopatologici<br />

Macroscopicamente: ansa scura, dura, infarto transumurale a tutto spessore.<br />

Malattia intestinale ischemica è data o da occlusione arteriosa e venosa, in questo secondo caso c'è una<br />

sfumatura tra zona necrotica e sana.<br />

Danno ischemico: iniziale ipossico, secondario da riperfusione, causa maggiore di lesioni in malattia<br />

intestinale ischemica.<br />

Conduzioni predisponenti: trombosi arteriosa, venosa (ipercoaguabilità), ischemia non occlusiva, danno<br />

da radiazioni, volvoli, stenosi...<br />

Classificazione istologica: infarti mucosi, intramurali, transmurali.<br />

Microscopicamente: zone graduali da sane a necrotiche, si nota che colpisce a tutto spessore perché<br />

parete si assottiglia, con zone più chiare di ischemia. I vasi che si vedono sono quasi trombizzati.<br />

Clinica<br />

Dolore, dolorabilità addominali marcati dopo 30 min dopo pasto. Nausea, vomito, diarrea ematica,<br />

melena, collasso cardiocircolatorio.<br />

In tali appunti sono contenuti SOLO gli argomenti trattati a lezione,<br />

e non tutti quelli elencati nel programma del corso.<br />

Non ho fatto integrazioni con libri o altro.<br />

Nota: possono esserci degli errori di battitura oppure di ortografia,<br />

chiedo scusa.<br />

Oltretutto potrebbero essercene di "contenuto", di concetto,<br />

quindi è bene non fidarsi solo di questi appunti. :)<br />

Un grande grazie, al solito, a:<br />

Bellaminutti Serena<br />

Nappi Federico<br />

Perin Giordano<br />

che mi hanno prestato-donato parte del loro lavoro<br />

per controllare, correggere ed integrare i miei<br />

appunti.<br />

Buono studio,<br />

Federico Pippo<br />

Anatomia patologica I-Pippo Federico-A.A. 2010-2011 63

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