30.05.2013 Views

La somministrazione di Lactobacillus paracasei subsp paracasei ...

La somministrazione di Lactobacillus paracasei subsp paracasei ...

La somministrazione di Lactobacillus paracasei subsp paracasei ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>ctobacillus <strong>paracasei</strong> ssp. ceppo <strong>paracasei</strong> F19<br />

ai neonati durante lo svezzamento<br />

Effetti sull’Immunità Adattativa e sulla Funzione della Flora Batterica Intestinale<br />

Christina West<br />

1


TAVOLA DEI CONTENUTI<br />

ABSTRACT………………………………………………………………………………………….7<br />

ARTICOLI ORIGINALI…………………………………………………………………………….9<br />

ABBREVIAZIONI NELLA SELEZIONE…………………………………………………………10<br />

PREFAZIONE………………………………………………………………………………………11<br />

PREMESSE........……………………………………………………………………………………12<br />

FORMAZIONE DELLA FLORA BATTERICA INTESTINALE ……….............……………………………………12<br />

Effetti dei fattori esogeni……………………………………………………………12<br />

Gli aci<strong>di</strong> grassi a catena corta………………………………………………..…….14<br />

LA FLORA BATTERICA INTESTINALE ED IL SISTEMA IMMUNITARIO…………………………….15<br />

Il sistema immunitario intestinale…………………………………………………..15<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>fesa immunitaria……………..……………..………………………………………….15<br />

<strong>La</strong> tollerabilità orale…..…….……..………………………………………………………..16<br />

L’influenza dell’immunità sulla colonizzazione intestinale..………....………………17<br />

LA MALATTIA ALLERGICA……………………………………….………………………….18<br />

Nomenclatura…………………………………………….………………………….18<br />

Il concetto Th1/Th2, cellule T regolatorie ed attivazione delle cellule T……..…….19<br />

<strong>La</strong> reazione <strong>di</strong> ipersensibilità IgE-me<strong>di</strong>ata………….……………………………....22<br />

<strong>La</strong> manifestazione atopica…………………………………………………………..22<br />

<strong>La</strong> permeabilità intestinale nei soggetti allergici…………………………………...24<br />

ALTERAZIONI DELLA FLORA BATTERICA INTESTINALE E MALATTIE…………………………...24<br />

L’ipotesi delle con<strong>di</strong>zioni igieniche…………………………………………………24<br />

<strong>La</strong> flora batterica intestinale e l’allergia………………………………………...….24<br />

I PROBIOTICI…………………………………………………………………………...…….25<br />

Cenni storici e definizione…………………………………………………………..25<br />

Sicurezza e linee guida………………………………………………………………26<br />

Meccanismi d’azione proposti dei probiotici………………………………….……27<br />

I probiotici nel trattamento delle malattie infettive……………………………...….28<br />

I probiotici nel trattamento e nella prevenzione della malattia allergica…………..29<br />

<strong>La</strong>ctobacillus F19.......................................................................................................29<br />

Isolamento, colonizzazione e sicurezza.....................................................................29<br />

Effetti immunologici in vitro e nei modelli animali....................................................30<br />

OBIETTIVI........................................................................................................................................31<br />

PAZIENTI E METODI......................................................................................................................32<br />

DISEGNO DELLO STUDIO.........................................................................................................32<br />

RISULTATI.......................................................................................................................................33<br />

CARATTERISTICHE DEI PARTECIPANTI...................................................................................33<br />

EFFETTI DELL’ASSUNZIONE DEI PROBIOTICI DURANTE LO SVEZZAMENTO SULLO STATO<br />

FUNZIONALE DELLA FLORA BATTERICA INTESTINALE NEI NEONATI (PROTOCOLLO I)..........34<br />

2


ABSTRACT<br />

Introduzione: <strong>La</strong> composizione della flora batterica intestinale è stata associata a patologie<br />

immuno-me<strong>di</strong>ate. Il latte materno contiene una flora ricca <strong>di</strong> bifidobatteri e promuove la<br />

colonizzazione da parte dei lattobacilli. I bifidobatteri ed i lattobacilli sono considerati salutari e<br />

vengono utilizzati come probiotici, ossia integratori alimentari contenenti batteri vivi che, quando<br />

ingeriti in quantità adeguate, esercitano sull’ospite benefici effetti. Nel corso dello svezzamento, il<br />

sistema immunitario intestinale in via <strong>di</strong> sviluppo è esposto ad una varietà crescente <strong>di</strong> antigeni sia<br />

<strong>di</strong> origine alimentare sia derivanti dalla flora batterica intestinale.<br />

Scopi: Il nostro scopo era <strong>di</strong> valutare se l’assunzione giornaliera <strong>di</strong> 1x10 8 UFC del probiotico<br />

<strong>La</strong>ctobacillus <strong>paracasei</strong> ssp. ceppo <strong>paracasei</strong> F19 (LF19) da parte <strong>di</strong> neonati definiti in buone<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute dall’età <strong>di</strong> 4 mesi fino ai 13 mesi <strong>di</strong> età fosse in grado <strong>di</strong> mantenere alcuni dei<br />

benefici effetti esercitati dall’allattamento materno sulla composizione della flora batterica<br />

intestinale, con possibili effetti sulla funzione della flora intestinale, sull’attività’ delle cellule T,<br />

sull’equilibrio immunitario tra risposta <strong>di</strong> tipo Th1 e <strong>di</strong> tipo Th2, e sull’incidenza <strong>di</strong> eczema.<br />

Disegno dello stu<strong>di</strong>o: I neonati sono stati randomizzati all’assunzione giornaliera <strong>di</strong> cereali con<br />

(n=89) o senza l’aggiunta <strong>di</strong> LF19 (n=90) dall’età <strong>di</strong> 4 mesi fino ai 13 mesi <strong>di</strong> età. <strong>La</strong> valutazione<br />

dei risultati clinici è stata monitorizzata me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>arie ed un questionario. Campioni fecali ed<br />

ematici sono stati prelevati a 4, 6½, 9, 13 mesi ed a 5½, 6½, 12 e 13 mesi, rispettivamente. I<br />

campioni fecali sono stati analizzati al fine <strong>di</strong> quantificare la presenza dei lattobacilli me<strong>di</strong>ante<br />

convenzionali meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> coltura, mentre la presenza <strong>di</strong> LF19 è stata verificata me<strong>di</strong>ante l’utilizzo<br />

random della polymerase chain reaction (RAPD-PCR). <strong>La</strong> composizione degli aci<strong>di</strong> grassi a catena<br />

corta (SCFA) fecali, che rappresenta un in<strong>di</strong>ce della funzionalità della flora batterica intestinale, è<br />

stata determinata me<strong>di</strong>ante cromatografia gas-liquido. In seguito all’attivazione policlonale o<br />

specifica delle cellule T, i livelli <strong>di</strong> espressione dell’mRNA delle citochine [interleuchina 2 (IL2),<br />

IFN-γ, IL4 ed IL10] sono stati valutati su mRNA isolato me<strong>di</strong>ante real time reverse transcriptase-<br />

PCR. Le concentrazioni sieriche degli anticorpi IgE totali e specifici, degli anticorpi specifici IgG<br />

verso Haemophilus influenzae tipo b, la tossina <strong>di</strong>fterica e quella tetanica sono state analizzate<br />

me<strong>di</strong>ante immunofissazione enzimatica.<br />

Risultati: L’assunzione <strong>di</strong> LF19 ha mantenuto elevate conte fecali <strong>di</strong> lattobacilli durante lo<br />

svezzamento. <strong>La</strong> persistente colonizzazione <strong>di</strong> LF19 ha determinato <strong>di</strong>fferenze nella composizione<br />

degli SCFA fecali. L’incidenza cumulativa <strong>di</strong> eczema è risultata inferiore nel gruppo dei probiotici,<br />

in associazione con un rapporto più elevato <strong>di</strong> mRNA per IFN-γ/IL4 nelle cellule T attivate in<br />

maniera policlonale. Anche se è stato riscontrato un effetto da parte dell’LF19 sull’equilibrio<br />

immunitario Th1/Th2, non è stato osservato alcun effetto sulla sensibilizzazione IgE. I neonati <strong>di</strong><br />

entrambi i gruppi hanno presentato un incremento della loro capacità <strong>di</strong> esprimere sia citochine <strong>di</strong><br />

tipo Th1 che Th2 nella seconda fase dell’infanzia, ma l’espressione risultava essere comunque<br />

inferiore rispetto a quella degli adulti. I neonati appartenenti al gruppo dei probiotici hanno<br />

mostrato a 13 mesi livelli <strong>di</strong> IL2 inferiori dopo l’attivazione policlonale delle cellule T rispetto ai<br />

neonati appartenenti al gruppo placebo. I neonati che avevano assunto LF19 non hanno mostrato un<br />

minor numero <strong>di</strong> infezioni, ma la durata del trattamento antibiotico e’ risultata inferiore rispetto a<br />

quella nei neonati nel gruppo placebo. Inoltre, rispetto al gruppo placebo, la persistente<br />

colonizzazione <strong>di</strong> LF19 migliorava la risposta vaccino-specifica verso gli antigeni proteici nel corso<br />

delle vaccinazioni.<br />

Conclusioni: L’assunzione <strong>di</strong> LF19 e’ risultata sicura, sulla base della mancata osservazione <strong>di</strong><br />

effetti avversi nel corso dello stu<strong>di</strong>o. I neonati <strong>di</strong> entrambi i gruppi hanno sviluppato una<br />

maturazione della risposta immunitaria adattativa nel corso dello svezzamento. Integrare<br />

l’alimentazione con i probiotici nel corso dello svezzamento riduce il rischio <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> eczema<br />

<strong>di</strong> circa il 50% con un concomitante incremento del rapporto Th1/Th2. <strong>La</strong> riduzione dell’eczema<br />

potrebbe essere spiegata dagli effetti dei probiotici sulla risposta immunitaria T cellulo-me<strong>di</strong>ata e da<br />

una rafforzata funzione della flora batterica intestinale.<br />

3


PREMESSE<br />

Formazione della flora batterica intestinale<br />

<strong>La</strong> colonizzazione dell’intestino, in principio sterile, avviene imme<strong>di</strong>atamente dopo la nascita e<br />

<strong>di</strong>pende dai microrganismi che derivano dall’intestino della madre, dai microrganismi vaginali e<br />

cutanei in associazione con alcune specie ambientali. E’ un processo complesso e multifattoriale<br />

che si basa sulle interazioni tra l’ambiente, la <strong>di</strong>eta, fattori associati ai batteri ed all’ospite.<br />

L’intestino <strong>di</strong> un neonato non è un ambiente anaerobio (assolutamente privo <strong>di</strong> ossigeno) e <strong>di</strong><br />

conseguenza la quota <strong>di</strong> batteri aerobi è superiore rispetto al resto della vita. I batteri aerobi<br />

rappresentano una parte della normale flora batterica intestinale ma possono essere causa <strong>di</strong><br />

infezioni se traslocano in altre parti dell’organismo. <strong>La</strong> colonizzazione dell’intestino nelle prime<br />

settimane <strong>di</strong> vita è dominata da batteri aerobi e da batteri anaerobi facoltativi. Nel momento in cui<br />

l’ossigeno viene consumato, possono stabilirsi i batteri anaerobi. Molti batteri anaerobi sono<br />

innocui e lottano per lo spazio ed i nutrienti contenendo il numero dei batteri aerobi ed anaerobi<br />

facoltativi. Escherichia coli (E. coli) si ritrova tipicamente nelle feci ed è uno dei più frequenti<br />

batteri anaerobi facoltativi presenti nell’intestino. Decenni fa, si riteneva che i batteri intestinali,<br />

ossia E. coli, e gli enterococchi fossero i colonizzatori iniziali dell’intestino, seguiti dai batteri<br />

anaerobi ossia i bifidobatteri, i Bacteroides e gli streptococchi (1). Dati recenti forniti da uno stu<strong>di</strong>o<br />

prospettivo multicentrico europeo su una coorte <strong>di</strong> neonati, lo stu<strong>di</strong>o AllergyFlora, hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato che tra i batteri anaerobi facoltativi, gli stafilococchi coagulasi-negativi sono i primi<br />

colonizzatori, seguiti dagli enterococchi. E. coli ed altri batteri intestinali, tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

considerati colonizzatori precoci, compaiono tar<strong>di</strong>vamente, e la maggior parte dei neonati vengono<br />

colonizzati da E. coli non prima dei 6 mesi <strong>di</strong> vita. Infatti, lo Staphylococcus aureus (S. aureus) è<br />

spesso <strong>di</strong> più frequente riscontro nei campioni fecali rispetto a E. coli durante i primi 2 mesi <strong>di</strong> vita.<br />

Tra i batteri anaerobi, i bifidobatteri compaiono prima, seguiti dai clostri<strong>di</strong> e dai Bacteroides.<br />

Questo in<strong>di</strong>ca che la colonizzazione da parte dei batteri fecali tipici, ossia E. coli, avviene<br />

lentamente nelle società sviluppate, suggerendo una <strong>di</strong>ffusione molto limitata dei batteri. In loro<br />

assenza, i batteri che colonizzano la cute come gli stafilococchi e altri batteri che normalmente non<br />

risultano essere dominanti nella flora batterica intestinale <strong>di</strong>ventano i primi colonizzatori, in<strong>di</strong>cando<br />

una minor competizione da parte degli altri batteri intestinali (2, 3).<br />

Effetti dei fattori esogeni<br />

I fattori esogeni, ossia i fattori ambientali, le misure igieniche, il parto prematuro, il tipo <strong>di</strong> parto, le<br />

terapie antibiotiche somministrate alla madre prima del parto o al neonato e la <strong>di</strong>eta, modulano le<br />

<strong>di</strong>namiche e l’esito della colonizzazione (4). Nei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo, la colonizzazione<br />

intestinale avviene precocemente e la flora batterica intestinale comprende un’ampia variabilità <strong>di</strong><br />

batteri con un più rapido ricambio dei ceppi batterici rispetto a quello che avviene nelle aree<br />

industrializzate (5). <strong>La</strong> colonizzazione ad opera <strong>di</strong> E. coli, bifidobatteri e Bacteroides avviene<br />

tar<strong>di</strong>vamente nei bambini nati da parto cesareo, con un incremento della colonizzazione da parte dei<br />

clostri<strong>di</strong>, della Klebsiella e dei batteri intestinali <strong>di</strong>versi da E. coli (2, 6). <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong><br />

antibiotici alla madre in corso <strong>di</strong> gravidanza o al neonato nei primi 6 mesi <strong>di</strong> vita è legata ad un<br />

ridotto rapporto dei batteri obbligati anaerobi rispetto ai batteri facoltativi (2).<br />

Gli effetti della <strong>di</strong>eta sulla composizione della flora batterica intestinale iniziale sono stati stu<strong>di</strong>ati in<br />

maniera approfon<strong>di</strong>ta. Sebbene non sia stato chiaramente <strong>di</strong>mostrato, si pensa che i neonati allattati<br />

al seno abbiano una flora batterica dominata da bifidobatteri, la cui composizione <strong>di</strong>fferisce poco da<br />

quella dei neonati svezzati con il latte in polvere (1, 4, 7). I bifidobatteri sono considerati salutari e<br />

possono inibire la crescita <strong>di</strong> batteri patogeni in vitro (8). Il latte materno ha uno scarso potere<br />

tampone rispetto al latte in polvere, è ricco <strong>di</strong> oligosaccari<strong>di</strong> e può favorire la crescita dei<br />

bifidobatteri (9). E’ stato suggerito che il latte materno possa anche fornire bifidobatteri e<br />

lattobacilli (10, 11). I neonati svezzati con il latte in polvere sembrano sviluppare una flora batterica<br />

intestinale più complessa, sebbene questo <strong>di</strong>penda dalla composizione del latte in polvere. Nei<br />

4


neonati svezzati con latte in polvere anaerobi facoltativi, Bacteroides e clostri<strong>di</strong> sono stati osservati<br />

in maggiore quantità e con una frequenza più elevata rispetto ai neonati allattati al seno materno (1,<br />

7, 12). I lattobacilli compaiono e scompaiono dalla nascita fino allo svezzamento, suggerendo un<br />

fenomeno <strong>di</strong> colonizzazione transitoria (1, 2). Molti neonati sono nutriti in maniera mista (latte<br />

materno + latte in polvere), ma si sa poco circa l’influenza <strong>di</strong> un’alimentazione mista sulla<br />

composizione della flora batterica intestinale (13). Un piccolo stu<strong>di</strong>o longitu<strong>di</strong>nale che includeva 11<br />

neonati inizialmente allattati e poi svezzati con latte in polvere ha <strong>di</strong>mostrato un’elevata variabilità<br />

inter-in<strong>di</strong>viduale della composizione della flora batterica intestinale, il mantenimento <strong>di</strong> elevati<br />

livelli <strong>di</strong> bifidobatteri durante lo svezzamento e la maturazione della flora batterica intestinale fecale<br />

(14). Al momento dell’introduzione <strong>di</strong> alimenti complementari, ossia alimenti soli<strong>di</strong>, la<br />

composizione della flora batterica intestinale si mo<strong>di</strong>fica, con cambiamenti più pronunciati nei<br />

neonati allattati al seno. Successivamente, la flora batterica intestinale si mo<strong>di</strong>fica ancora, fino ad<br />

assomigliare a quella degli adulti all’età <strong>di</strong> due anni (Fig. 1) (12, 15). Tuttavia, si sa<br />

sorprendentemente poco circa lo sviluppo della flora batterica intestinale durante il periodo<br />

compreso tra la fine dell’allattamento e l’introduzione degli alimenti complementari, e degli effetti<br />

esercitati da singoli alimenti in un determinato periodo (16).<br />

Didascalia alla Figura 1. Illustrazione schematica dello sviluppo della flora batterica intestinale<br />

durante i primi due anni <strong>di</strong> vita. Adattata da S Salminen et al, 2005 (15), e stampata con il permesso<br />

dell’e<strong>di</strong>tore.<br />

Breastfee<strong>di</strong>ng= allattamento al seno<br />

Weaning= svezzamento<br />

Complementary food= alimenti complementari<br />

Established gut microbiota= flora batterica intestinale definitiva<br />

Increase in microbial <strong>di</strong>versity= aumento della variabilità dei ceppi microbici<br />

Unculturable bacteria= batteri non coltivabili<br />

Bifidobatteri<br />

Anaerobi<br />

Aerobi ed anaerobi facoltativi<br />

Age (years)= età (anni)<br />

Gli aci<strong>di</strong> grassi a catena corta<br />

Lo stu<strong>di</strong>o della flora batterica intestinale richiede una metodologia composta. Un metodo prevede lo<br />

stu<strong>di</strong>o dei prodotti metabolici dell’ecosistema microbico. L’attività metabolica della flora intestinale<br />

è complessa e le sue attività biochimiche possono risultare più importanti per l’organismo<br />

dell’ospite rispetto al numero dei singoli microrganismi a livello <strong>di</strong> un particolare compartimento<br />

dell’intestino. I batteri metabolizzano i carboidrati non assorbibili in aci<strong>di</strong> grassi a catena corta<br />

(SCFA), CO2 e H2 nel colon. Gli SCFA sono il prodotto interme<strong>di</strong>o o finale della fermentazione dei<br />

carboidrati da parte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> batteri nel colon. Sono aci<strong>di</strong> monocarbossilici con una catena<br />

costituita da almeno 6 atomi <strong>di</strong> carbonio ossia acido acetico, propionico, butirrico, iso-valerico,<br />

valerico, iso-caproico e caproico. <strong>La</strong> composizione fecale degli SCFA riflette lo stato funzionale<br />

della flora batterica intestinale. Così, l’analisi degli SCFA rappresenta un metodo complementare ad<br />

altri meto<strong>di</strong> consolidati per lo stu<strong>di</strong>o della composizione della flora intestinale (17). Evidentemente,<br />

i due prerequisiti chiave per la formazione degli SCFA sono la presenza dei substrati e <strong>di</strong> una flora<br />

batterica intestinale in grado <strong>di</strong> fermentarli. <strong>La</strong> fermentazione dei polisaccari<strong>di</strong> produce acido<br />

acetico, propionico e butirrico, mentre gli aci<strong>di</strong> a catena ramificata, (gli iso-aci<strong>di</strong>), e ed altri aci<strong>di</strong><br />

minori sono probabilmente prodotti dalla <strong>di</strong>gestione delle proteine e dei lipi<strong>di</strong>. Gli SCFA prodotti<br />

dalla flora batterica rappresentano un carburante importante per i colonociti, e possono inoltre<br />

contribuire al bilancio energetico complessivo. I tre principali SCFA, acetico, propionico e<br />

butirrico, sono importanti per la proliferazione e la <strong>di</strong>fferenziazione delle cellule epiteliali (18).<br />

Inoltre, gli SCFA possono risultare importanti nello stabilire un ecosistema bilanciato nell’intestino.<br />

5


Come accennato, l’intestino è sterile alla nascita e <strong>di</strong> conseguenza non avviene la produzione <strong>di</strong><br />

SCFA. Nella prima infanzia la produzione <strong>di</strong> acido acetico risulta predominante, seguita dalla<br />

produzione <strong>di</strong> acido propionico e butirrico. Con l’età, la percentuale <strong>di</strong> acido acetico <strong>di</strong>minuisce<br />

mentre quella <strong>di</strong> altri SCFA aumenta, riflettendo lo sviluppo <strong>di</strong> una flora batterica intestinale più<br />

complessa. I neonati allattati al seno hanno una composizione <strong>di</strong> SCFA in cui sono prevalenti<br />

l’acido lattico e l’acido acetico, con una minor quota <strong>di</strong> acido butirrico, mentre nei neonati svezzati<br />

con latte in polvere sono predominanti l’acido acetico e l’acido propionico, con una scarsa quantità<br />

<strong>di</strong> acido butirrico (19). Durante il periodo <strong>di</strong> introduzione degli alimenti complementari, molti<br />

carboidrati complessi non <strong>di</strong>geribili vengono introdotti nella <strong>di</strong>eta del neonato ed il profilo fecale<br />

degli SCFA cambia. <strong>La</strong> capacità <strong>di</strong> fermentare questi carboidrati complessi può risultare lenta<br />

soprattutto nei neonati allattati al seno. Il cambiamento nel profilo degli SCFA <strong>di</strong>fferisce tra neonati<br />

che vengono solamente allattati al seno e quelli invece nutriti con latte in polvere. All’inizio, l’acido<br />

propionico tende ad aumentare quando si inizia lo svezzamento, e le concentrazioni dell’acido<br />

butirrico aumentano più lentamente. <strong>La</strong> percentuale <strong>di</strong> acido lattico <strong>di</strong>minuisce nel primo anno <strong>di</strong><br />

vita. Nei neonati nutriti con latte in polvere il cambiamento del profilo degli SCFA risulta meno<br />

marcato, poiché sono più rapi<strong>di</strong> nello sviluppare la loro capacità <strong>di</strong> fermentare i carboidrati<br />

complessi, per la <strong>di</strong>versa flora batterica intestinale dalla nascita. Nei neonati nutriti con latte in<br />

polvere vi è un lento e graduale aumento dell’acido butirrico durante il periodo <strong>di</strong> introduzione<br />

degli alimenti complementari (13, 16) (Fig. 2).<br />

Didascalia alla Figura 2: Descrizione schematica dello sviluppo della flora batterica intestinale e<br />

della produzione degli SCFA sulla base del tipo <strong>di</strong> alimentazione. Adattata da C Edwards, 2006<br />

(16) e stampata con il permesso dell’e<strong>di</strong>tore.<br />

<strong>La</strong> flora batterica intestinale ed il sistema immunitario<br />

I batteri intestinali sono in<strong>di</strong>spensabili per l’attivazione del sistema immunitario dell’ospite, e si<br />

ritiene possano contribuire ad un appropriato bilancio delle risposte immunitarie nel corso della<br />

vita. Modelli animali gnotobiotici (ossia, privi <strong>di</strong> germi) hanno <strong>di</strong>mostrato che i batteri intestinali<br />

sono in<strong>di</strong>spensabili per lo sviluppo delle risposte immunitarie intestinali e sistemiche (20-22). <strong>La</strong><br />

costituzione della flora batterica intestinale è considerata il prerequisito per la formazione<br />

dell’equilibrio immunitario anche negli esseri umani (23, 24).<br />

Il Sistema Immunitario Intestinale<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>fesa immunitaria<br />

Il sistema immunitario intestinale riveste un doppio ruolo sia nell’innescare le risposte immunitarie<br />

verso i patogeni sia nel non reagire verso i batteri innocui e gli allergeni alimentari. Poiché<br />

numerose infezioni patogene penetrano nell’organismo attraverso le mucose, è necessario poter<br />

instaurare delle risposte immunitarie efficienti. Tuttavia, risposte immunitarie attive verso allergeni<br />

alimentari innocui possono risultare dannose, come nel caso delle reazioni <strong>di</strong> ipersensibilità<br />

responsabili <strong>di</strong> allergie alimentari e come avviene nella malattia celiaca (25, 26). <strong>La</strong> risposta<br />

immunitaria intestinale agisce primariamente con il fine <strong>di</strong> prevenire l’adesione e l’invasione dei<br />

patogeni attraverso la peristalsi e rivestendo l’epitelio della mucosa del tratto gastrointestinale con<br />

uno strato <strong>di</strong> muco. Inoltre uno strato superficiale <strong>di</strong> componenti secretori non specifici, ossia<br />

mucine e defensine, e specifici ossia IgA secretorie (sIgA), proteggono dall’adesione e<br />

dall’invasione da parte <strong>di</strong> patogeni. L’aci<strong>di</strong>tà e gli enzimi proteolitici scindono le proteine ingerite<br />

in pepti<strong>di</strong>, <strong>di</strong>struggendo quin<strong>di</strong> epitopi immunogenici, ossia la regione immunologicamente reattiva<br />

<strong>di</strong> un antigene complesso. Tuttavia, se gli antigeni entrano in contatto con l’epitelio, incontrano il<br />

tessuto linfoide intestinale (GALT). Negli esseri umani il GALT costituisce 2/3 del sistema<br />

6


immunitario del corpo riflettendo l’enorme sfida immunologica esercitata dal contenuto luminale<br />

intestinale. I linfociti sono presenti lungo tutto l’intestino, sia in aggregati organizzati, ossia in<br />

follicoli singoli (solitari) nella mucosa, più numerosi nel colon, nell’appen<strong>di</strong>ce e negli aggregati <strong>di</strong><br />

follicoli linfoi<strong>di</strong> presenti a livello del piccolo intestino chiamati placche <strong>di</strong> Peyer (PP). I linfociti<br />

sono inoltre <strong>di</strong>stribuiti all’interno dell’epitelio (IEL) e nel tessuto connettivo sottostante (LPL). Gli<br />

IEL sono costituiti prevalentemente da linfociti T (cellule T) mentre gli LPL sono costituiti sia da<br />

cellule B che da cellule T. Nell’intestino sono presenti numerose plasmacellule in grado <strong>di</strong> produrre<br />

anticorpi.<br />

Gli antigeni possono penetrare all’interno dei follicoli attraverso cellule epiteliali specializzate, le<br />

cellule dei microvilli (cellule M) ed interagiscono con le cellule presentanti l’antigene (APC), le<br />

cellule B e le cellule T. Le cellule dendritiche (DC) sono cellule APC mature localizzate nelle PP e<br />

nella lamina propria. Le cellule APC mature sono specializzate nel catturare, processare e<br />

presentare gli antigeni alle cellule T. Si pensa che le cellule DC presenti nella lamina propria<br />

possano venire in contatto con gli antigeni alimentari presentandoli poi alle cellule T. Gli IEL ( i<br />

linfociti intraepiteliali) intestinali e le cellule T dell’LPL (tessuto connettivo sottostante) in<br />

con<strong>di</strong>zioni fisiologiche sono attivati e producono citochine con attività inibitoria ed antiinfiammatorie,<br />

contribuendo ad uno stato che può essere considerato <strong>di</strong> infiammazione controllata.<br />

Anche le cellule T citotossiche (CTL) sono presenti nel piccolo intestino, e sono in grado <strong>di</strong><br />

eliminare i patogeni penetrati me<strong>di</strong>ante un meccanismo <strong>di</strong> citotossicità (27). Quando i linfociti<br />

incontrano l’antigene a livello del tessuto linfatico, si attivano. Quin<strong>di</strong> lasciano gli organi linfoi<strong>di</strong><br />

come cellule effettrici ed entrano nel circolo sanguigno migrando verso il sito dove è avvenuto<br />

l’incontro con l’antigene iniziale. I vasi linfatici afferenti drenano la linfa dalla lamina propria dei<br />

villi e dalle PP verso i linfono<strong>di</strong> mesenterici (MLN). L’espressione delle molecole <strong>di</strong> adesione Lselectine<br />

sulla superficie dei linfociti è necessaria per permettere loro <strong>di</strong> penetrare nei tessuti<br />

periferici mentre l’espressione delle integrine α4β7 è necessaria affinché i linfociti possano penetrare<br />

nei tessuti mucosali, rispettivamente, (25, 28-30). Tuttavia, l’ingresso dei linfociti nei MLN richiede<br />

anche l’espressione <strong>di</strong> molecole <strong>di</strong> adesione (31). Così, i MLN rappresentano un punto <strong>di</strong> incontro<br />

per le vie <strong>di</strong> ricircolo periferiche e mucosali.<br />

<strong>La</strong> tollerabilità orale<br />

L’introduzione con la <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> proteine solubili spinge la risposta immunitaria verso uno stato <strong>di</strong><br />

specifica ed attiva non risposta, chiamato tollerabilità orale. I dati sull’induzione della tollerabilità<br />

orale provengono principalmente da modelli <strong>di</strong> ro<strong>di</strong>tori, ed i meccanismi alla base della tollerabilità<br />

orale rimangono incerti. Sembra trattarsi <strong>di</strong> un’interazione molto complessa tra genetica, età, dose e<br />

tempi dell’alimentazione postnatale, così come sembra <strong>di</strong>pendere dalla struttura e dalla<br />

composizione antigenica delle proteine alimentari, dai meccanismi <strong>di</strong> barriera mucosa e dalla<br />

risposta locale immunitaria. Si tratta <strong>di</strong> un processo antigene-me<strong>di</strong>ato e le forze trainanti sono<br />

rappresentate sia dai batteri intestinali che dagli antigeni alimentari. Sebbene manchino dati a<br />

supporto, si pensa che la tollerabilità orale sia presente anche negli esseri umani. Schematicamente,<br />

l’iper-responsività verso antigeni innocui penetrati nel GALT attraverso le cellule-M o attraverso<br />

l’epitelio <strong>di</strong> superficie intestinale può essere me<strong>di</strong>ata da 1) anergia delle cellule T, questo significa<br />

che quando le cellule T incontrano l’antigene in assenza <strong>di</strong> segnali co-stimolatori, <strong>di</strong>ventano<br />

refrattarie ad un’ulteriore stimolazione da parte dell’antigene 2) delezione clonale <strong>di</strong> cellule T<br />

antigene-specifiche attraverso il processo <strong>di</strong> apoptosi e 3) soppressione attiva citochina-me<strong>di</strong>ata<br />

attraverso l’interleuchina 10 (IL10) ed il fattore <strong>di</strong> crescita-β trasformante (TGF-β) prodotti dalle<br />

cellule T regolatorie. E’ stato considerato che un’alta dose <strong>di</strong> antigeni induce anergia e delezione<br />

clonale mentre multiple somministrazioni <strong>di</strong> piccole dosi <strong>di</strong> alimenti sembrano in grado <strong>di</strong> indurre<br />

una soppressione attiva citochina-me<strong>di</strong>ata. Tuttavia, questa <strong>di</strong>cotomia viene contestata poiché si<br />

pensa che l’anergia e la regolazione attiva non siano aspetti separati della funzione delle cellule T,<br />

(28-30, 32).<br />

7


L’influenza dell’immunità sulla colonizzazione intestinale<br />

Come precedentemente detto, la stimolazione batterica durante l’infanzia sembra essere un<br />

prerequisito per lo sviluppo del sistema immunitario della mucosa intestinale. Ciò si fonda su stu<strong>di</strong><br />

in modelli animali. E’ stato <strong>di</strong>mostrato che la stimolazione con batteri intestinali nello sta<strong>di</strong>o<br />

neonatale è necessaria per l’induzione della tollerabilità orale in topi privi <strong>di</strong> germi. Tuttavia, se la<br />

colonizzazione batterica avviene più tar<strong>di</strong>vamente può non essere in grado <strong>di</strong> instaurare la<br />

tollerabilità orale (20). In un altro modello murino, una flora intestinale complessa è stata in grado<br />

<strong>di</strong> instaurare la tollerabilità orale, al contrario della monocolonizzazione (22). Per un periodo <strong>di</strong><br />

tempo variabile dopo la nascita, la funzione <strong>di</strong> barriera intestinale, fornita in parte dagli anticorpi<br />

secretori e dalle funzioni immunoregolatorie, non risulta pienamente sviluppata. Imme<strong>di</strong>atamente<br />

dopo la nascita, la superficie delle mucose viene colonizzata da un’ampia variabilità <strong>di</strong><br />

microrganismi ed esposta a vari antigeni proteici, questi ultimi maggiormente espressi nei neonati<br />

nutriti con latte in polvere rispetto ai neonati nutriti con latte materno. Durante lo svezzamento,<br />

l’esposizione agli antigeni alimentari aumenta e la flora batterica intestinale subisce dei<br />

cambiamenti, stimolando il sistema immunitario in via <strong>di</strong> sviluppo nell’intestino. In un modello<br />

murino è stata osservato un progressivo cambiamento della flora batterica intestinale nelle fasi<br />

precoci dello svezzamento, dovuto probabilmente ad una <strong>di</strong>minuzione della quota delle<br />

immunoglobuline secretorie materne <strong>di</strong> classe A (sIgA) assunte attraverso il latte. Gli anticorpi<br />

sIgA presenti nel latte materno sono <strong>di</strong>retti verso i microrganismi presenti nell’ambiente materno e<br />

forniscono protezione verso questi microrganismi anche alla prole. <strong>La</strong> funzione principale delle<br />

sIgA è quella <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re ai batteri ed ai virus già presenti sulla superficie delle mucose <strong>di</strong> legarsi<br />

alle cellule epiteliali e <strong>di</strong> penetrare nel tessuto. Per <strong>di</strong>versi giorni, i livelli <strong>di</strong> sIgA risultano essere<br />

bassi fino a quando non si sviluppa la secrezione endogena <strong>di</strong> sIgA. <strong>La</strong> produzione <strong>di</strong> sIgA da parte<br />

dei neonati viene quin<strong>di</strong> seguita da una mo<strong>di</strong>fica della composizione della flora batterica intestinale,<br />

suggerendo che il sistema immunitario sviluppato a livello intestinale è in grado <strong>di</strong> regolare il<br />

processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione della flora batterica intestinale (33). Inoltre questo dato suggerisce che<br />

durante il periodo in cui le scorte <strong>di</strong> sIgA materne <strong>di</strong>minuiscono e la produzione endogena <strong>di</strong> sIgA<br />

non è ancora pienamente sviluppata, avviene un periodo <strong>di</strong> aumentata vulnerabilità della superficie<br />

della mucosa intestinale da parte <strong>di</strong> antigeni derivanti dai cibi e dai batteri intestinali. I dati circa<br />

questo processo negli esseri umani sono scarsi. Tuttavia in un trial clinico controllato condotto per<br />

valutare gli effetti dell’aggiunta <strong>di</strong> <strong>La</strong>ctobacillus acidophilus LAVRI-A1 (LAVRI-A1) sui livelli <strong>di</strong><br />

sIgA nei neonati è stato <strong>di</strong>mostrato che il fattore pre<strong>di</strong>ttore ambientale più forte in grado <strong>di</strong> indurre<br />

la produzione <strong>di</strong> sIgA è l’introduzione <strong>di</strong> alimenti complementari prima dei 6 mesi <strong>di</strong> età. In questo<br />

stu<strong>di</strong>o, la colonizzazione da parte <strong>di</strong> bifidobatteri è risultata associata ad un aumento dei livelli<br />

sierici <strong>di</strong> TGF-β (34).<br />

<strong>La</strong> maturazione del sistema immunitario della mucosa intestinale e l’induzione della tollerabilità<br />

orale sono influenzati dalla composizione della flora batterica intestinale, dalla natura degli<br />

antigeni alimentari e dal periodo <strong>di</strong> esposizione ad essi, da fattori propri dell’ospite e<br />

dall’allattamento al seno materno.<br />

<strong>La</strong> malattia allergica<br />

<strong>La</strong> prevalenza dell’allergia e dell’asma ha subito un incremento negli ultimi 50 anni e circa il 20%<br />

della popolazione mon<strong>di</strong>ale soffre <strong>di</strong> malattie allergiche IgE-me<strong>di</strong>ate. In Svezia, circa un terzo dei<br />

bambini nell’età prescolare presentano eczema, asma e/o rinocongiuntiviti allergiche (35). Sebbene<br />

sembra esserci una forte componente ere<strong>di</strong>taria, il ruolo dei fattori genetici e gli altri meccanismi <strong>di</strong><br />

malattia rimangono sconosciuti. Gli in<strong>di</strong>vidui con una storia familiare <strong>di</strong> atopia presentano un<br />

aumentato rischio <strong>di</strong> sviluppare una sensibilizzazione IgE e sviluppano sintomi tipici <strong>di</strong> eczema,<br />

asma allergico, riniti allergiche e/o congiuntiviti allergiche. Tuttavia, si tratta <strong>di</strong> una malattia<br />

poligenica e ad oggi non esistono sicuri markers genetici ed immunologici in grado <strong>di</strong> identificare<br />

8


un neonato a rischio rendendo così complicata la prevenzione primaria della sensibilizzazione delle<br />

IgE. Non<strong>di</strong>meno, un’anamnesi positiva familiare rappresenta il più sicuro pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> allergia nei<br />

bambini (36).<br />

Nomenclatura<br />

<strong>La</strong> terminologia nelle reazioni allergiche ed allergia-simili risulta essere ambigua. <strong>La</strong> nomenclatura<br />

è stata revisionata da una Task Force dell’Accademia Europea <strong>di</strong> Allergologia ed Immunologia<br />

Clinica (EAACI) nel 2001, e successivamente revisionata dalla Commissione per la recensione<br />

della Nomenclatura dell’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale dell’Allergia (WAO) nel 2004 (37, 38). Così,<br />

l’ipersensibilità viene definita come “sintomi oggettivabili riproducibili o segni insorti in seguito<br />

all’esposizione ad uno stimolo definito ad una dose tollerata da persone normali”. L’allergia è<br />

definita come “una reazione <strong>di</strong> ipersensibilità indotta da meccanismi immunologici specifici”.<br />

L’allergia può essere sia anticorpo-me<strong>di</strong>ata che cellulo-me<strong>di</strong>ata. L’allergia viene quin<strong>di</strong><br />

ulteriormente sud<strong>di</strong>visa in IgE-me<strong>di</strong>ata e non IgE-me<strong>di</strong>ata. Nella maggior parte dei pazienti con<br />

sintomi allergici a carico delle membrane delle mucose del tratto gastrointestinale e delle vie<br />

respiratorie, gli anticorpi responsabili appartengono alla famiglia delle IgE. Nel caso delle allergie<br />

non IgE-me<strong>di</strong>ate i me<strong>di</strong>atori possono essere linfociti allergene-specifici o anticorpi IgG. L’atopia è<br />

“una tendenza personale e/o familiare, dell’infanzia o dell’adolescenza, ad essere sensibilizzati ed a<br />

produrre anticorpi IgE in risposta ad esposizioni or<strong>di</strong>narie ad allergeni, generalmente proteine.<br />

Come conseguenza, queste persone possono sviluppare sintomi tipici <strong>di</strong> asma, rino-congiuntiviti, o<br />

eczema”. Il termine atopia non dovrebbe essere utilizzato a meno che non risulti una documentata<br />

sensibilizzazione IgE, ossia me<strong>di</strong>ante un incremento documentato degli anticorpi specifici IgE od<br />

un prick test cutaneo positivo (SPT). Infine, un allergene è definito come “un antigene in grado <strong>di</strong><br />

causare una malattia allergica”.<br />

Il termine completo per definire l’infiammazione locale della cute è dermatite. <strong>La</strong> dermatite viene<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>visa in eczema, dermatite da contatto e in altre forme <strong>di</strong> dermatite. Il termine eczema<br />

comprende la vecchia <strong>di</strong>citura <strong>di</strong> dermatiti atopiche e <strong>di</strong> sindrome eczematosa/dermatitica atopica.<br />

L’eczema può essere meglio definito come atopico o non-atopico, vecchio termine con cui prima ci<br />

si riferiva a pazienti con una costituzione atopica (Fig.3). Un altro modo per <strong>di</strong>stinguere tra tipi <strong>di</strong><br />

eczema è quello <strong>di</strong> usare i termini eczema IgE-associato e non-IgE-associato. Di seguito, il termine<br />

eczema IgE-associato viene utilizzato quando è confermata la sensibilizzazione.<br />

Didascalia alla Figura 3. Nomenclatura dei sintomi cutanei secondo la classificazione della WAO<br />

(38).<br />

L’asma viene sud<strong>di</strong>viso in asma allergico e non allergico. L’asma allergico è prevalentemente<br />

scatenato dagli anticorpi IgE, ma si pensa che possano esistere altri meccanismi immunologici in<br />

grado <strong>di</strong> promuovere l’infiammazione nell’asma allergico. I meccanismi alla base<br />

dell’infiammazione nella forma <strong>di</strong> asma non-allergico non sono stati completamente definiti.<br />

Il concettoTh1/Th2, cellule T regolatorie ed attivazione delle cellule T<br />

I linfociti rappresentano gli elementi cellulari centrali dell’immunità adattativa. Vengono <strong>di</strong>visi in<br />

linfociti B e linfociti T (cellule B e cellule T). Entrambi possiedono sulla superficie cellulare i<br />

recettori per gli antigeni, cosiddetti recettori delle cellule B e recettori delle cellule T (BCR e TCR,<br />

rispettivamente). Le cellule B sono fondamentali per l’immunità umorale mentre le cellule T sono<br />

responsabili dell’immunità cellulo-me<strong>di</strong>ata e della regolazione immunitaria. L’immunità umorale è<br />

me<strong>di</strong>ata dagli anticorpi che si legano agli epitopi. Nell’immunità cellulo-me<strong>di</strong>ata, le cellule T<br />

citotossiche e le cellule T produttrici <strong>di</strong> citochine risultano essere gli effettori. Le citochine sono<br />

polipepti<strong>di</strong> bioattivi secreti che regolano l’attività della cellula che le produce o <strong>di</strong> un’altra cellula.<br />

9


Quin<strong>di</strong>, le citochine prodotte da specifici tipi cellulari in corso <strong>di</strong> attivazione sono in grado <strong>di</strong><br />

influenzare e regolare la conseguente risposta immunitaria. Le cellule T vengono inoltre sud<strong>di</strong>vise<br />

in 2 sottogruppi maggiori; cellule T helper (Th) CD4+ e cellule T citotossiche CD8+ (CTL). Le<br />

cellule Th vengono chiamate cellule T helper poiché in grado <strong>di</strong> attivare altre cellule immunitarie<br />

ossia cellule B, CTL e macrofagi, e sono essenziali per la produzione <strong>di</strong> anticorpi verso proteine e<br />

glicoproteine. Le <strong>di</strong>fferenze nella tipologia delle citochine prodotte dalle cellule Th attivate sono<br />

responsabili dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> risposta immunitaria.<br />

Le cellule Th naïve (cellule Th0) producono interleuchina 2 (IL2), IL4 e interferon-γ (IFN-γ). Sulla<br />

base della complessa interazione fra le cellule APC che presentano l’antigene alla cellula Th naïve,<br />

questa può essere polarizzata in <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>rezioni sulla base della genetica, del tipo e della carica<br />

<strong>di</strong> antigene, della presenza o assenza <strong>di</strong> molecole specifiche co-stimolatorie ed altri fattori<br />

ambientali ossia l’ambiente della citochina predominante (Fig. 4).<br />

Si possono ottenere due tipi <strong>di</strong> risposte immunitarie polarizzate sostenute dalle cellule Th che<br />

vengono chiamate risposta Th1 e risposta Th2, rispettivamente (Fig. 4). Questi due tipi <strong>di</strong> risposte<br />

sono stati prima <strong>di</strong>mostrati in modelli murini, e successivamente in modelli umani, anche se il<br />

processo <strong>di</strong> polarizzazione negli umani non segue una così netta sud<strong>di</strong>visione come nei topi. Inoltre,<br />

il concetto Th1 e Th2 serve come un modello <strong>di</strong> lavoro, benché ultra-semplificato. <strong>La</strong> produzione<br />

iniziale <strong>di</strong> IL4 determina la polarizzazione verso Th2 mentre la produzione <strong>di</strong> IL2 e IFN-γ in<br />

assenza <strong>di</strong> IL4 supporta la polarizzazione verso Th1. Le cellule del sistema immunitario innato,<br />

ossia le cellule dendritiche (DC) e le cellule Natural Killer (NK), producono sia IL2 che IFN-γ<br />

determinando la risposta <strong>di</strong> tipo Th1. Essa è caratterizzata da elevati livelli <strong>di</strong> citochine proinfiammatorie<br />

interferon-gamma (IFN-γ), tumor necrosis factor beta (TNF-β) ed IL2 senza la<br />

produzione <strong>di</strong> IL4, IL5, IL9 e IL13. Il rilascio <strong>di</strong> citochine pro-infiammatorie avrà effetti sulla<br />

produzione <strong>di</strong> anticorpi opsonizzanti ed in grado <strong>di</strong> fissare il complemento da parte delle cellule B,<br />

l’attivazione <strong>di</strong> macrofagi e la citotossicità cellulare. Le cellule Th1 aiutano i precursori delle<br />

cellule T citotossiche a <strong>di</strong>ventare CTL causando l’infiammazione locale. <strong>La</strong> risposta <strong>di</strong> tipo Th1 è<br />

tipiche delle malattie autoimmunitarie ossia il <strong>di</strong>abete e la malattia celiaca. <strong>La</strong> risposta <strong>di</strong> tipo Th2,<br />

o risposta umorale, è caratterizzata dalla produzione <strong>di</strong> IL4, IL5, IL9 ed IL13, senza la produzione<br />

<strong>di</strong> IFN-γ e TNF-β. <strong>La</strong> risposta <strong>di</strong> tipo Th2 induce le cellule B a trasformarsi in plasmacellule,<br />

secernere immunoglobuline, favorire la <strong>di</strong>fferenziazione e l’attivazione degli eosinofili ma inibisce<br />

la funzione delle cellule fagocitarie. Questa è la tipica risposta nelle reazioni allergiche<br />

caratterizzate dalla reattività delle IgE. IL4 e IL13 spingono le cellule B alla produzione <strong>di</strong> IgE<br />

mentre IL5 attiva gli eosinofili (39-41).<br />

Fino a poco tempo fa, i sottogruppi Th1 e Th2 venivano considerati le uniche risposte effettrici<br />

CD4. Tuttavia, è stata scoperta una terza via chiamata Th17 (Fig.4). Le cellule Th17 producono<br />

IL17, IL17F, IL22, IL6 e TNF-α ed è stato suggerito possano prendere parte sia al processo <strong>di</strong><br />

infiammazione tissutale che all’attivazione dei neutrofili. <strong>La</strong> risposta <strong>di</strong> tipo Th17 viene <strong>di</strong>stinta ed<br />

antagonizzata dalle risposte <strong>di</strong> tipo Th1 e Th2 (41,42).<br />

Le cellule T in grado <strong>di</strong> sopprimere la risposta immunitaria, sia me<strong>di</strong>ante il contatto cellula/cellula<br />

che/o me<strong>di</strong>ante la produzione <strong>di</strong> citochine inibitorie, vengono dette cellule T regolatorie. Le cellule<br />

T regolatorie governano l’equilibrio immunitario (Fig.4). Esistono <strong>di</strong>verse famiglie <strong>di</strong> cellule T<br />

regolatorie che includono le cellule T regolatorie CD4+ CD25+ (Treg), in grado <strong>di</strong> avere effetti <strong>di</strong><br />

repressione me<strong>di</strong>ante il contatto cellulare e le cellule T regolatorie <strong>di</strong> tipo 1 (Tr1) e le cellule Th3<br />

che esercitano i loro effetti attraverso citochine, ossia IL10 e TGF-β. Le cellule Treg derivano dal<br />

timo e si caratterizzano per l’espressione <strong>di</strong> CD25 (recettore per IL2) e la trascrizione del fattore<br />

Foxp3. <strong>La</strong> produzione delle cellule Treg è indotta dall’espressione timica <strong>di</strong> auto-antigeni e si pensa<br />

che le cellule Treg abbiano un ruolo nella prevenzione dell’autoimmunità. <strong>La</strong> funzione soppressiva<br />

delle cellule Treg sembra <strong>di</strong>pendere in parte dal TGF-β, ed in misura minore dall’IL10. Le cellule<br />

10


Th3 derivano dall’intestino e si caratterizzano per la produzione <strong>di</strong> TGF-β (±IL10), svolgono il loro<br />

ruolo me<strong>di</strong>ando la tollerabilità a livello della mucosa e producendo IgA antigene-specifiche. Le<br />

cellule Tr1 derivano dalla periferia e producono IL10 (±TGF-β). Tuttavia, la loro origine non è<br />

chiara, e tuttora non è noto se rappresentino una <strong>di</strong>stinta via <strong>di</strong> sviluppo o se derivino dalle cellule<br />

Th o Treg. Dati suggeriscono che la produzione <strong>di</strong> IL10 da parte <strong>di</strong> cellule CD4+ possa indurre<br />

risposte <strong>di</strong> tolleranza immunitaria (32, 43).<br />

Didascalia alla Figura 4. Le cellule Th0 naïve possono <strong>di</strong>fferenziarsi in cellule Th1, Th2 o Th17. Le<br />

cellule T regolatorie (Treg, Tr1 e cellule Th3) sono in grado <strong>di</strong> sopprimere la risposta immunitaria.<br />

Durante la gravidanza le risposte me<strong>di</strong>ate da cellule T potenzialmente dannose vengono inibite al<br />

fine <strong>di</strong> proteggere il feto. Di recente, il concetto prevalente <strong>di</strong> una forte risposta immunitaria <strong>di</strong> tipo<br />

Th2 in corso <strong>di</strong> gravidanza è stato messo in dubbio, ed è stato suggerito che una risposta<br />

immunitaria bilanciata <strong>di</strong> tipo Th1/Th2 sia necessaria per portare a termine la gravidanza con<br />

successo (44). Tuttavia, esistono dati che suggeriscono la mancanza <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />

immunitaria cellulo-me<strong>di</strong>ata durante il periodo neonatale responsabili <strong>di</strong> una risposta <strong>di</strong> tipo Th1<br />

attenuata. Molti gruppi hanno <strong>di</strong>mostrato che le risposte IFN-γ nel neonato sono minori rispetto agli<br />

adulti (45, 46) ed i livelli fetali <strong>di</strong> IL13 sono risultati maggiori mentre quelli <strong>di</strong> IL4, IL10 e IFN-γ<br />

risultano inferiori rispetto ai livelli riscontrati negli adulti, a supporto <strong>di</strong> un’inclinazione Th2 (47).<br />

Si pensa che la sensibilizzazione avvenga nell’utero, e allergeni degli acari della polvere domestica<br />

sono stati riscontrati nel liquido amniotico e nel sangue del cordone ombelicale (48, 49). Il<br />

significato <strong>di</strong> questi reperti per la futura sensibilizzazione e per l’espressione <strong>di</strong> allergie non è noto<br />

(46). Recentemente è stato suggerito che IgE allergene-specifiche presenti nel sangue cordonale<br />

siano il risultato <strong>di</strong> un passaggio <strong>di</strong> IgE materne al feto piuttosto che espressione della<br />

sensibilizzazione fetale (50). Sembra che il sistema immunitario viri verso una forma <strong>di</strong> risposta<br />

immunitaria bilanciata nel corso della prima infanzia. Nei bambini allergici questo non avviene,<br />

piuttosto vi è un’aumentata reattività <strong>di</strong> tipo Th2 (46, 51).<br />

L’elemento centrale alla base sia della risposta immunitaria <strong>di</strong> tipo umorale che <strong>di</strong> quella cellulome<strong>di</strong>ata<br />

è l’attivazione e l’espansione clonale delle cellule Th. Le cellule Th riconoscono gli<br />

antigeni solamente quando questi sono legati alle molecole del complesso maggiore <strong>di</strong><br />

istocompatibilità (MHC) <strong>di</strong> classe II presente sulle cellule APC mature, ossia DC, cellule B e<br />

macrofagi. In breve, l’interazione del complesso TCR-CD3 con un peptide antigenico processato<br />

legato alle molecole MHC <strong>di</strong> classe II presenti sulla superficie delle cellule APC induce una serie <strong>di</strong><br />

eventi biochimici che porta le cellule ferme Th a proliferare e a <strong>di</strong>fferenziarsi in cellule <strong>di</strong> memoria<br />

o cellule effettrici. Per una completa attivazione delle cellule T sono richiesti segnali co-stimolatori.<br />

Questo segnale deriva dall’interazione tra CD28, una glicoproteina espressa sulla membrana delle<br />

cellule T, e la molecola B7/CD80 presente sulle cellule APC. In questa tesi, le cellule T venivano<br />

attivate in maniera policlonale dall’anticorpo monoclonale anti-CD3 (mAb) e dall’anticorpo anti-<br />

CD28 e la conseguente risposta citochinica veniva valutata quale in<strong>di</strong>ce dell’attività delle cellule T.<br />

Le <strong>di</strong>fferenze nei modelli delle citochine prodotte dalle cellule Th1 attivate determinano <strong>di</strong>fferenti<br />

tipi <strong>di</strong> risposte immunitarie. Abbiamo stu<strong>di</strong>ato l’IL2 quale marker generico <strong>di</strong> attivazione delle<br />

cellule T, l’IL4 quale marker <strong>di</strong> attivazione delle cellule Th2, l’IFN-γ quale marker <strong>di</strong> attivazione<br />

delle cellule Th1 e l’IL10 quale marker dell’attività delle cellule T regolatorie.<br />

<strong>La</strong> reazione <strong>di</strong> ipersensibilità IgE-me<strong>di</strong>ata<br />

<strong>La</strong> reazione <strong>di</strong> ipersensibilità IgE-me<strong>di</strong>ata inizia in seguito all’esposizione ad un allergene in grado<br />

<strong>di</strong> attivare le cellule B trasformandole in plasmacellule secernenti IgE. Le molecole <strong>di</strong> IgE secrete si<br />

legano ai recettori Fc IgE-specifici, ossia glicoproteine <strong>di</strong> membrana con affinità per l’entità Fc<br />

delle molecole <strong>di</strong> anticorpo (la parte terminale dell’anticorpo), presenti sulla superficie delle mast<br />

11


cellule tissutali e dei basofili presenti nel sangue. Le cellule che vengono in contatto con le IgE<br />

vengono sensibilizzate. <strong>La</strong> successiva esposizione allo stesso allergene determina il legame <strong>di</strong><br />

questo con le IgE presenti sulla superficie cellulare delle cellule sensibilizzate determinandone la<br />

degranulazione. <strong>La</strong> degranulazione consiste nel rilascio <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori attivi, ossia istamina, citochine<br />

e proteasi che determinano la contrazione della muscolatura liscia, l’incremento della permeabilità<br />

vascolare e la vaso<strong>di</strong>latazione. L’avvenuta sensibilizzazione può essere confermata me<strong>di</strong>ante la<br />

valutazione degli anticorpi IgE specifici circolanti o attraverso il prick test cutaneo (SPT). Nel<br />

momento in cui l’allergene viene inoculato sottocute in un in<strong>di</strong>viduo precedentemente<br />

sensibilizzato, va ad incrociare le molecole <strong>di</strong> IgE presenti sulla superficie cellulare delle mast<br />

cellule ed avviene la degranulazione <strong>di</strong> queste ultime. I granuli pre-costituiti contenenti istamina<br />

vengono rilasciati con successiva infiltrazione progressiva del derma da parte <strong>di</strong> eosinofili e<br />

neutrofili e conseguente formazione reattiva <strong>di</strong> un pomfo iperemico della cute che può essere<br />

misurato (52).<br />

<strong>La</strong> manifestazione atopica<br />

Con il termine <strong>di</strong> manifestazione atopica si descrive un insieme <strong>di</strong> manifestazioni cliniche <strong>di</strong><br />

allergia, che insorgono come eczema ed allergia alimentare, fino a progre<strong>di</strong>re verso un quadro <strong>di</strong><br />

allergie respiratorie (Fig. 5), (53, 54), anche se questa concezione è contestata (55). L’allergia<br />

alimentare insorge prevalentemente nei primi 2 anni <strong>di</strong> vita con un processo <strong>di</strong> sensibilizzazione,<br />

ossia il sistema immunitario risponde al contatto con proteine alimentari specifiche con la<br />

produzione <strong>di</strong> IgE allergene-specifiche. In seguito alla sensibilizzazione, l’esposizione a quel cibo<br />

può scatenare reazioni avverse. Tuttavia, mentre le allergie alimentari negli adolescenti sono<br />

prevalentemente IgE-me<strong>di</strong>ate, in bambini <strong>di</strong> età inferiore si riconoscono meccanismi non IgEme<strong>di</strong>ati,<br />

sebbene non siano pienamente compresi. Molte allergie verso gli alimenti vengono perse<br />

durante l’infanzia. Per esempio, nei paesi industrializzati l’allergia verso le proteine del latte <strong>di</strong><br />

mucca (CMA) colpisce il 2-3% dei bambini al <strong>di</strong> sotto dei 2 anni ma scompare in circa il 50% dei<br />

bambini <strong>di</strong> un anno e nel 90% dei bambini in età pre-scolare. I sintomi clinici della CMA sono vari,<br />

potendo variare dalle reazioni anafilattiche all’eczema, alla <strong>di</strong>spnea correlata ai cibi, la colica<br />

infantile, il reflusso gastro-esofageo, la <strong>di</strong>arrea e la stipsi (56). L’SPT e la valutazione degli<br />

anticorpi specifici <strong>di</strong> classe IgE risultano essere utili ai fini dell’approccio <strong>di</strong>agnostico ma un test <strong>di</strong><br />

provocazione controllato con gli alimenti rappresenta il gold standard (57).<br />

L’eczema è una manifestazione comune nei bambini piccoli. In un grande stu<strong>di</strong>o prospettivo <strong>di</strong><br />

coorte, svolto su neonati svedesi, lo stu<strong>di</strong>o BAMSE, l’incidenza cumulativa <strong>di</strong> eczema tra 0-4 anni<br />

era del 33%. Il 21% dei pazienti presentava un eczema non-IgE me<strong>di</strong>ato, ed il 12% dei pazienti un<br />

eczema IgE-me<strong>di</strong>ato. Il 27% dei bambini senza una storia familiare positiva (da parte della madre o<br />

del padre) per allergie aveva manifestato la comparsa <strong>di</strong> eczema prima dei 4 anni. Il corrispettivo tra<br />

i bambini con storia <strong>di</strong> familiarità in uno o due casi era del 38% e 50%, rispettivamente (35).<br />

L’eczema è caratterizzato da lesioni cutanee croniche eritematose con decorso ricorrente, intensa<br />

<strong>di</strong>sidratazione della cute e prurito. Nella prima infanzia le lesioni eczematose colpiscono<br />

prevalentemente il volto (specialmente le guance ed il mento), il cuoio capelluto, il tronco e la<br />

superficie esterna delle estremità. L’area a contatto con il pannolino viene generalmente<br />

risparmiata. Durante l’infanzia l’eczema assume un andamento più cronico con lichenificazione,<br />

formazione <strong>di</strong> papule ed escoriazioni che colpiscono il collo, i polsi, le caviglie e le pieghe delle<br />

articolazioni (54, 58). <strong>La</strong> funzione della barriera cutanea viene pregiu<strong>di</strong>cata nell’eczema, soprattutto<br />

nell’eczema atopico (59).<br />

Nello stu<strong>di</strong>o BAMSE, il 9% dei bambini ed il 4% delle bambine presentavano asma all’età <strong>di</strong> 4 anni<br />

(60). <strong>La</strong> fase I dello stu<strong>di</strong>o ISAAC ha messo in risalto <strong>di</strong>fferenze universali nella prevalenza <strong>di</strong><br />

sintomi <strong>di</strong> asma con una prevalenza a 12 mesi dell’8% nei bambini svedesi <strong>di</strong> 6-7 anni (61). Nello<br />

stu<strong>di</strong>o OLIN, la prevalenza della <strong>di</strong>agnosi me<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> asma nei bambini del nord della Svezia<br />

12


aumentava con l’età, dal 6% a 7-8 anni all’8% a 11-12 anni (62). Nella fase III dello stu<strong>di</strong>o ISAAC,<br />

il centro svedese ha riportato una prevalenza a 12 mesi <strong>di</strong> rino-congiuntiviti del 7% nei bambini <strong>di</strong><br />

13-14 anni (63).<br />

Didascalia alla Figura 5. Descrizione schematica della manifestazione atopica. Adattata da JM<br />

Spergel et al (54) e stampata con il permesso dell’e<strong>di</strong>tore.<br />

Food allergy = allergia alimentare<br />

Eczema<br />

Rino-congiuntivite<br />

Asma<br />

Nel bambino atopico la manifestazione atopica progre<strong>di</strong>sce. Una recente meta-analisi ha <strong>di</strong>mostrato<br />

che 1 bambino su 3 con eczema sviluppa asma durante le fasi tar<strong>di</strong>ve dell’infanzia, un dato che è<br />

inferiore rispetto ai precedenti riportati (64). Tuttavia, una precoce sensibilizzazione con IgE ed una<br />

forma severa <strong>di</strong> eczema risultano associati ad un rischio aumentato <strong>di</strong> sviluppare asma (54).<br />

<strong>La</strong> permeabilità intestinale nei soggetti allergici<br />

Il tasso <strong>di</strong> incidenza piuttosto elevato delle allergie alimentari nell’infanzia e nella prima<br />

adolescenza potrebbe essere spiegato dalla presenza <strong>di</strong> una barriera mucosa incompleta, da<br />

un’aumentata permeabilità intestinale verso gran<strong>di</strong> molecole e da una risposta immunitaria<br />

mucosale e sistemica immatura. <strong>La</strong> sensibilizzazione verso allergeni alimentari può essere<br />

considerata come il fallimento del normale processo <strong>di</strong> induzione <strong>di</strong> tollerabilità o come<br />

l’annullamento <strong>di</strong> una tollerabilità stabilita, ed è più frequente durante l’infanzia quando i<br />

meccanismi <strong>di</strong> tollerabilità non sono completamente sviluppati.<br />

L’aumento della permeabilità intestinale con l’aumentato assorbimento <strong>di</strong> macro-molecole è stato<br />

riscontrato in bambini e giovani adulti con eczema e/o allergia alimentare, (65) ed in bambini con<br />

asma (66). Quin<strong>di</strong>, l’intero sistema immunitario della mucosa può essere coinvolto nella malattia<br />

allergica. Tuttavia, se questo aumento della permeabilità intestinale sia un tratto primitivo ere<strong>di</strong>tario<br />

o rifletta un danno della barriera mucosa intestinale guidato dall’infiammazione non è noto e<br />

necessita <strong>di</strong> ulteriori stu<strong>di</strong> (66).<br />

Alterazione della flora batterica intestinale e malattia<br />

L’ipotesi delle con<strong>di</strong>zioni igieniche<br />

Nel 1989, Strachan ha <strong>di</strong>mostrato in uno stu<strong>di</strong>o epidemiologico la relazione inversa tra la grandezza<br />

del nucleo familiare ed il rischio <strong>di</strong> riniti allergiche. Egli ipotizzava che nei bambini, le infezioni<br />

trasmesse dai familiari più anziani potessero proteggere dalla malattia allergica e che <strong>di</strong>etro<br />

l’aumento delle allergie nel mondo Occidentale potesse nascondersi una minore esposizione agli<br />

allergeni nel corso dell’infanzia (67). A sorpresa, è stata <strong>di</strong>mostrata una forte associazione nella<br />

popolazione tra l’insorgenza del <strong>di</strong>abete <strong>di</strong> tipo 1, una patologia Th1-me<strong>di</strong>ata, ed i sintomi <strong>di</strong> asma,<br />

quale esempio <strong>di</strong> malattia Th2-me<strong>di</strong>ata (68). In seguito, una versione mo<strong>di</strong>ficata dell’ipotesi delle<br />

con<strong>di</strong>zioni igieniche proponeva che l’incontro <strong>di</strong> microbi generici potesse stimolare il sistema<br />

immunitario verso una risposta immunitaria <strong>di</strong> tipo Th1, e che la flora batterica intestinale,<br />

formatasi nel corso dell’infanzia, potesse avere un impatto maggiore nel guidare tali risposte (23).<br />

Inoltre, è stato proposto che un carico <strong>di</strong> microrganismi potrebbe incrementare l’attività delle cellule<br />

T regolatorie con un’inibizione delle malattie Th1- e Th2-me<strong>di</strong>ate (69).<br />

Quin<strong>di</strong>, è stato ipotizzato che una ridotta esposizione ai microrganismi nelle prime fasi della vita<br />

possa essere responsabile della formazione <strong>di</strong> modelli aberranti della risposta immunitaria.<br />

13


<strong>La</strong> flora batterica intestinale e l’allergia<br />

<strong>La</strong> ridotta esposizione microbica durante le prime fasi dell’infanzia rappresenta uno dei più<br />

probabili motivi dell’aumentata incidenza delle malattie allergiche nel mondo occidentale. Come<br />

accennato, sia gli stu<strong>di</strong> epidemiologici che i modelli animali gnotobiotici hanno supportato questa<br />

ipotesi. Alla fine degli anni 90, Sepp e colleghi hanno <strong>di</strong>mostrato le <strong>di</strong>fferenze circa la<br />

composizione della flora batterica intestinale tra bambini <strong>di</strong> un anno in buona salute svedesi ed<br />

estoni. I lattobacilli e gli eubatteri erano molto più comuni nella flora batterica intestinale dei<br />

bambini estoni, mentre i bambini svedesi presentavano una maggiore quota <strong>di</strong> clostri<strong>di</strong>,<br />

specialmente il Clostri<strong>di</strong>um <strong>di</strong>fficile (C. <strong>di</strong>fficile), rispetto ai bambini estoni (70). <strong>La</strong> flora microbica<br />

dei bambini estoni, infatti, era simile a quella dei bambini svedesi negli anni 60. Lo stesso gruppo<br />

ha poi stu<strong>di</strong>ato la composizione della flora batterica intestinale nei bambini sani e nei soggetti<br />

allergici <strong>di</strong> entrambi i paesi. Inoltre, la conta dei germi facoltativi aerobi risultava essere maggiore<br />

nei soggetti allergici, con un aumento della conta <strong>di</strong> S. aureus nei bambini svedesi e <strong>di</strong> coliformi nei<br />

bambini estoni (71). In uno stu<strong>di</strong>o successivo, lo stesso gruppo ha seguito prospettivamente la<br />

composizione della flora batterica intestinale e lo sviluppo delle allergie nei bambini svedesi ed<br />

estoni. Quello stu<strong>di</strong>o ha <strong>di</strong>mostrato una minor colonizzazione da parte dei bifidobatteri durante il<br />

primo anno <strong>di</strong> vita dei bambini che successivamente hanno sviluppato allergie (72). Da un altro<br />

gruppo è stata riportata una minor conta <strong>di</strong> bifidobatteri nei bambini piccoli con eczema rispetto ai<br />

controlli sani (73). Anche un altro gruppo ha <strong>di</strong>mostrato un rapporto ridotto <strong>di</strong> bifidobatteri rispetto<br />

ai clostri<strong>di</strong> in bambini che successivamente sono <strong>di</strong>ventati allergici (74). In neonati allergici e sani<br />

allattati al seno è stato stu<strong>di</strong>ato se alcuni ceppi <strong>di</strong> bifidobatteri possano essere correlati oppure no<br />

allo sviluppo <strong>di</strong> allergie. <strong>La</strong> frequenza della colonizzazione da parte del Bifidobacterium bifi<strong>di</strong>s (B.<br />

bifi<strong>di</strong>s) è risultata maggiore nei neonati sani mentre i neonati allergici venivano più spesso<br />

colonizzati dal B. adolescentis (75). Successivamente, due recenti ampi stu<strong>di</strong> prospettivi <strong>di</strong> coorte,<br />

condotti su neonati e che hanno impiegato tecniche <strong>di</strong> biologia molecolare, non sono riusciti a<br />

<strong>di</strong>mostrare un effetto protettivo da parte <strong>di</strong> una precoce colonizzazione con bifidobatteri verso lo<br />

sviluppo successivo <strong>di</strong> allergie (2, 76). Altri gruppi hanno stu<strong>di</strong>ato gli effetti del parto cesareo, che<br />

risulta essere associato ad una ritardata ed alterata formazione della flora batterica intestinale<br />

rispetto al parto naturale (2, 6), sulla successiva manifestazione dell’allergia. E’ stato osservato che<br />

i neonati nati da parto cesareo presentano un aumentato rischio <strong>di</strong> sviluppare successivamente asma<br />

e riniti allergiche (77, 78).<br />

Quin<strong>di</strong>, esistono in<strong>di</strong>cazioni circa un’associazione tra un’alterata composizione della flora<br />

batterica intestinale e lo sviluppo <strong>di</strong> allergia, con <strong>di</strong>fferenze nella composizione della flora<br />

batterica anche prima che insorgano i sintomi della malattia. Tuttavia, sono necessari ulteriori<br />

stu<strong>di</strong> al fine <strong>di</strong> chiarire questo problema.<br />

I probiotici<br />

Cenni storici e definizione<br />

Il concetto <strong>di</strong> modulare la composizione della flora batterica intestinale per scopi terapeutici è senza<br />

dubbio un concetto nuovo. <strong>La</strong> modulazione può essere effettuata rimuovendo microrganismi<br />

me<strong>di</strong>ante l’uso <strong>di</strong> antibiotici o aggiungendo nuovi organismi, ossia i probiotici. Inoltre,<br />

l’introduzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori nutrizionali, ossia fibre alimentari o ami<strong>di</strong> in<strong>di</strong>geribili, può<br />

influenzare la flora batterica. L’uso <strong>di</strong> latte fermentato risale a <strong>di</strong>versi secoli prima dell’era prebiblica.<br />

Tuttavia, è stato non più <strong>di</strong> un secolo fa che gli stu<strong>di</strong> sugli effetti salutari del consumo del<br />

latte acido sono stati promossi dal lavoro pionieristico del vincitore del premio Nobel Elie<br />

Metchnikoff. Egli proponeva che il latte acido potesse antagonizzare i batteri nocivi nel colon e la<br />

regolare ingestione <strong>di</strong> latte acido poteva avere un impatto sulla longevità della popolazione bulgara<br />

(79). Nello stesso periodo, Henri Tissier aveva <strong>di</strong>mostrato che i bifidobatteri rappresentavano la<br />

classe predominante della flora batterica intestinale nei neonati allattati al seno. Egli quin<strong>di</strong><br />

14


proponeva che la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> questi bifidobatteri potesse ristabilire l’equilibrio nella flora<br />

batterica intestinale e risolvere patologie <strong>di</strong>arroiche. Così, è nato il concetto dei probiotici.<br />

Il termine probiotici sta per “in favore della vita”. Fuller li aveva definiti come “integratori<br />

alimentari contenenti batteri vivi che influiscono in maniera vantaggiosa sull’animale ospite<br />

migliorando l’equilibrio della sua flora microbica” (80). Questa definizione è stata poi<br />

successivamente mo<strong>di</strong>ficata dalla FAO/WHO che li ha denominati “microrganismi vivi che quando<br />

ingeriti in adeguate quantità conferiscono effetti benefici all’ospite” (81). Le specie più<br />

comunemente usate sono i lattobacilli ed i bifidobatteri, ma altri ceppi batterici sono stati usati come<br />

probiotici e anche il lievito Saccharomyces boular<strong>di</strong>. I prebiotici sono “ingre<strong>di</strong>enti alimentari non<strong>di</strong>geribili<br />

che influiscono in maniera vantaggiosa sull’ospite stimolando in maniera specifica la<br />

crescita e/o l’attività <strong>di</strong> uno o <strong>di</strong> un numero limitato <strong>di</strong> batteri nel colon, migliorando così la salute<br />

dell’ospite” (82). Questi ingre<strong>di</strong>enti alimentari sono oligosaccari<strong>di</strong> non-<strong>di</strong>geribili ossia il galattooligosaccaride<br />

(GOS) ed il frutto-oligosaccaride (FOS). Il latte materno è ricco <strong>di</strong> oligosaccari<strong>di</strong>.<br />

Con il termine simbiotici si fa riferimento ai prebiotici in combinazione con i probiotici (83).<br />

Sicurezza e linee guida<br />

I probiotici sono un gruppo <strong>di</strong> batteri che vengono Generalmente Riconosciuti Sicuri (Generally<br />

Recognized As Safe, GRAS) (84). I bifidobatteri ed i lattobacilli sono comuni commensali della<br />

flora batterica dei mammiferi e sono stati usati in vari tipi <strong>di</strong> alimenti per un lungo periodo.<br />

Raramente sono responsabili <strong>di</strong> infezioni negli esseri umani. Tuttavia, teoricamente i probiotici<br />

possono causare infezioni sistemiche, attività metaboliche potenzialmente dannose, un’eccessiva<br />

stimolazione immunitaria ed il trasferimento <strong>di</strong> geni (85). Stu<strong>di</strong> epidemiologici condotti in<br />

Finlan<strong>di</strong>a dopo l’introduzione nei mercati finlandesi del probiotico L. rhamnosus GG (LGG), hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato che non vi è incremento della batteriemia indotta dai lattobacilli dopo un aumentato<br />

consumo <strong>di</strong> LGG (86). In uno stu<strong>di</strong>o svedese è stata valutata per cinque anni l’incidenza della<br />

batteriemia indotta dai lattobacilli e la presenza nelle colture ematiche <strong>di</strong> tre tipi <strong>di</strong> probiotici<br />

<strong>di</strong>sponibili in commercio, incluso il L. <strong>paracasei</strong> ssp. ceppo <strong>paracasei</strong> F19. L’incidenza della<br />

batteriemia causata dai lattobacilli costituiva


- Valutazione degli effetti avversi negli stu<strong>di</strong> condotti su esseri umani<br />

- Sorveglianza degli effetti avversi nei consumatori durante la fase post-ven<strong>di</strong>ta<br />

Meccanismi d’azione proposti dei probiotici<br />

<strong>La</strong> caratteristica comune ai probiotici è quella <strong>di</strong> essere microrganismi non-patogeni. Tuttavia,<br />

esiste un’enorme <strong>di</strong>versità nei meccanismi <strong>di</strong> azione dei singoli ceppi <strong>di</strong> probiotici. Così, sembrano<br />

esistere <strong>di</strong>versi meccanismi coinvolti nella me<strong>di</strong>azione degli effetti dei probiotici. I probiotici posso<br />

avere effetti <strong>di</strong>retti sul chimo, sulla flora batterica ed effetti correlati ai cambiamenti dell’ecosistema<br />

della flora batterica. Inoltre, possono esercitare effetti sugli enterociti e sulle cellule<br />

immunocompetenti presenti nella mucosa intestinale (90).<br />

I batteri colonizzanti interagiscono con la mucosa gastrointestinale e comunicano con i costituenti<br />

linfocitari del sottostante strato epiteliale e mucosale, stimolando la <strong>di</strong>fesa da parte dell’ospite a<br />

livello intestinale. Questa comunicazione viene chiamata ”comunicazione-crociata” batteri-epitelio<br />

(91). Con la scoperta della famiglia dei recettori Tool-like (TLR), questa comunicazione è stata<br />

compresa meglio. I TLR sono prevalentemente espressi sulle cellule APC ed interagiscono con gli<br />

assetti molecolari presenti sia sui batteri patogeni che sui batteri commensali, includendo quin<strong>di</strong> i<br />

batteri probiotici. Negli esseri umani, sono noti 11 TRL che riconoscono le strutture molecolari<br />

presenti sui microrganismi, i cosiddetti pattern molecolari associati ai patogeni (PAMP). I TRL<br />

avviano l’espressione dei geni antimicrobici e dei geni che co<strong>di</strong>ficano per le citochine<br />

infiammatorie attraverso <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> cellule, mentre attivano le cellule DC, cellule APC mature,<br />

ad innescare le risposte dell’immunità adattativa. Le cellule DC hanno come unica capacità quella<br />

<strong>di</strong> attivare le cellule T näive in stato <strong>di</strong> fermo ed hanno un ruolo interme<strong>di</strong>o tra l’immunità innata e<br />

quella adattativa al fine <strong>di</strong> aiutare la formazione della risposta immunitaria in via <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Nei mammiferi, la via dei Toll determina l’attivazione del fattore <strong>di</strong> trascrizione chiamato fattore<br />

Nucleare kβ (NFkβ). I costituenti dei batteri ossia il lipopolisaccaride (LPS) presenti nella parete<br />

cellulare dei batteri Gram-negativi possono attivare l’NFkβ presente nei linfociti attraverso questo<br />

percorso <strong>di</strong> segnali. NFkβ attiva geni che contribuiscono alla risposta immunitaria adattativa ed alla<br />

secrezione <strong>di</strong> citochine pro-infiammatorie. L’LPS comunica per mezzo del TRL4 in associazione<br />

con un altro recettore per l’LPS, chiamato CD14. Un altro esempio è il TRL2 che si lega all’acido<br />

lipoteico (LTA) presente nella parete cellulare dei batteri Gram-positivi. Il TRL9 riconosce il DNA<br />

genomico dei batteri. NFkβ attiva i geni che contribuiscono all’immunità adattativa ed alla<br />

secrezione delle citochine pro-infiammatorie (92).<br />

Le cellule DC potrebbero essere bersagli potenziali dei batteri probiotici. Si pensa che le cellule DC<br />

immature presenti nella lamina propria possano estendere i dendriti tra gli enterociti nel lume<br />

intestinale. Attraverso la via <strong>di</strong> segnale-TRL le cellule DC si attivano, rilasciando citochine che<br />

spingono le cellule Th näive a maturare in sottogruppi bilanciati <strong>di</strong> cellule Th1, Th2 e cellule T<br />

regolatorie (93) (Fig. 6)<br />

Didascalia alla Figura 6. I batteri probiotici possono me<strong>di</strong>are i loro effetti attraverso la via <strong>di</strong><br />

segnale-TRL, rilasciando IL10 ed IL12 che possono indurre le cellule Th näive a maturare in<br />

sottogruppi equilibrati <strong>di</strong> cellule Th1, Th2 e cellule T regolatorie.<br />

I probiotici nel trattamento della malattia infettiva<br />

I probiotici sono stati usati nel trattamento della <strong>di</strong>arrea acuta infettiva sulla base del presupposto<br />

che agiscano contro i patogeni presenti nell’intestino. Numerosi trial clinici hanno valutato<br />

l’efficacia dei probiotici nel trattamento della <strong>di</strong>arrea infettiva. Una meta-analisi su trial<br />

randomizzati controllati condotti per valutare l’ utilizzo dei probiotici nella <strong>di</strong>arrea acuta infettiva<br />

(definita come > 3 evacuazioni liquide o acquose nelle 24 ore) nei neonati e nei bambini ha<br />

16


<strong>di</strong>mostrato che i probiotici sono efficaci, soprattutto nelle gastroenteriti da rotavirus (94). Una<br />

review Cochrane del 2004 ha identificato 23 trial controllati randomizzati per un totale <strong>di</strong> 1927<br />

pazienti, valutando il trattamento con probiotici della <strong>di</strong>arrea infettiva. I probiotici hanno ridotto il<br />

rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>arrea al 3° giorno e la durata me<strong>di</strong>a della <strong>di</strong>arrea <strong>di</strong> circa 1 giorno. Gli autori<br />

concludevano che i probiotici sembravano essere un utile supporto alla terapia reidratante orale nel<br />

trattamento della <strong>di</strong>arrea acuta infettiva nei bambini e negli adulti. Tuttavia, vi è ancora carenza <strong>di</strong><br />

trial condotti nei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo dove ci si aspetta che gli effetti siano maggiori (95).<br />

I probiotici nel trattamento e nella prevenzione della malattia allergica<br />

Come <strong>di</strong>scusso, sia i modelli epidemiologici che i modelli animali gnotobiotici suggeriscono che la<br />

flora batterica intestinale rappresenti il maggiore stimolo alla maturazione del sistema immunitario.<br />

Da qui l’idea <strong>di</strong> usare i probiotici, soprattutto bifidobatteri e lattobacilli, per il trattamento e la<br />

prevenzione delle malattie allergiche. I meccanismi dei probiotici proposti sono l’omeostasi della<br />

flora batterica intestinale, la stabilizzazione della barriera intestinale ed il controllo<br />

dell’infiammazione (96). Esistono numerosi stu<strong>di</strong> che hanno valutato l’efficacia dei probiotici nel<br />

trattamento dell’eczema. Il primo stu<strong>di</strong>o si è occupato <strong>di</strong> neonati con eczema ed allergia al latte <strong>di</strong><br />

mucca (CMA). In quello stu<strong>di</strong>o l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Punteggio della Dermatite Atopica (Scoring Atopic<br />

Dermatitis Index SCORAD) si riduceva del 50% quando i neonati venivano nutriti con il siero<br />

idrolizzato del latte in polvere arricchito con LGG rispetto allo stesso latte in polvere senza<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> LGG (97). In un altro piccolo stu<strong>di</strong>o, l’aggiunta <strong>di</strong> LGG o del B. lactis determinava<br />

una più rapida risoluzione dell’eczema rispetto al placebo (98).<br />

Inoltre, uno stu<strong>di</strong>o con un <strong>di</strong>segno simile a quello <strong>di</strong> Isolauri e colleghi (98), ha <strong>di</strong>mostrato la<br />

mancata efficacia della <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LGG sull’eczema (99), ed in altri 2 stu<strong>di</strong> non risultava<br />

alcun effetto dell’LGG nei neonati con eczema lieve o moderato rispetto al placebo (100, 101).<br />

Tuttavia, in uno stu<strong>di</strong>o più ampio, l’LGG ha ridotto l’in<strong>di</strong>ce SCORAD nei neonati con eczema IgEassociato<br />

mentre ciò non è avvenuto utilizzando un MIX <strong>di</strong> 4 ceppi probiotici (102).<br />

In uno stu<strong>di</strong>o condotto per valutare gli effetti dei probiotici sull’eczema da moderato a severo, il L.<br />

fermentum ha determinato un significativa riduzione dell’in<strong>di</strong>ce SCORAD rispetto al placebo (103).<br />

Effetti moderati della <strong>somministrazione</strong> dei probiotici sono stati anche osservati in uno stu<strong>di</strong>o<br />

condotto su bambini più gran<strong>di</strong>. Questo stu<strong>di</strong>o prevedeva un <strong>di</strong>segno crociato (crossover), ed una<br />

combinazione <strong>di</strong> L. reuteri e L. rhamnosus ha migliorato i sintomi soggettivi nei bambini con<br />

eczema ma non è stata in grado <strong>di</strong> ridurre l’in<strong>di</strong>ce SCORAD (104).<br />

Tre stu<strong>di</strong> randomizzati controllati hanno <strong>di</strong>mostrato gli effetti preventivi della <strong>somministrazione</strong><br />

perinatale <strong>di</strong> probiotici sull’eczema, che includeva anche o solo l’eczema IgE-associato (105-107),<br />

mentre due stu<strong>di</strong> non hanno <strong>di</strong>mostrato alcun effetto protettivo (108,109).<br />

<strong>La</strong>ctobacillus F19<br />

Isolamento, colonizzazione e sicurezza<br />

Il <strong>La</strong>ctobacillus <strong>paracasei</strong> ssp. ceppo <strong>paracasei</strong> F19 (LF19) è stato originariamente isolato dallo<br />

strato profondo della mucosa colica in pazienti che non presentavano una malattia gastrointestinale.<br />

E’ stato <strong>di</strong>mostrato che il ceppo si legava alla mucina ed era in grado <strong>di</strong> sopravvivere<br />

all’esposizione al pH acido ed alla bile.<br />

Quin<strong>di</strong>, si è pensato che il ceppo avesse una buona possibilità <strong>di</strong> sopravvivere al transito attraverso<br />

il tratto gastrointestinale (GI) stabilendosi nella mucina GI (110).<br />

<strong>La</strong> sopravvivenza, l’ecologia e la sicurezza dell’LF19 nei soggetti umani è stata inoltre valutata in<br />

un progetto <strong>di</strong> ricerca multicentrico europeo, il progetto PROBDEMO. Il probiotico veniva<br />

introdotto attraverso capsule e latte contenenti LF19 congelato-essiccato o nello yoghurt. Le dosi <strong>di</strong><br />

LF19 variavano tra 10 8 -10 10 UFC. L’LF19 colonizzava in maniera transitoria il lume colico e la<br />

mucosa (111). <strong>La</strong> valutazione della flora batterica fecale dopo il termine dell’assunzione <strong>di</strong> LF19 ha<br />

17


<strong>di</strong>mostrato che alcuni bambini piccoli erano stati colonizzati 2 settimane dopo il termine, e 2<br />

soggetti anziani erano ancora colonizzati da LF19 dopo 8 settimane. Il trials ha mostrato inoltre che<br />

ceppi in<strong>di</strong>stinguibili dall’LF19 venivano identificati me<strong>di</strong>ante la meto<strong>di</strong>ca della polymerase chain<br />

reaction ad amplificazione randomizzata (RAPD-PCR) nei campioni fecali <strong>di</strong> alcuni soggetti prima<br />

della <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LF19. Al momento del trials l’LF19 non era ancora stato prodotto per<br />

essere commercializzato e quin<strong>di</strong> i soggetti non potevano essere stati esposti a questo ceppo con i<br />

cibi (112, 113).<br />

Riassumendo, questi trials condotti sull’alimentazione negli esseri umani hanno <strong>di</strong>mostrato che<br />

LF19 era ben tollerato dai bambini piccoli, dagli adulti e dagli anziani senza effetti avversi<br />

osservati. Inoltre, i trials hanno <strong>di</strong>mostrato che LF19 o ceppi strettamente correlati, fanno parte della<br />

flora batterica in<strong>di</strong>gena in alcune persone dei paesi nor<strong>di</strong>ci (111).<br />

Il profilo <strong>di</strong> antibiotico-resistenza dell’LF19 assomiglia a quello del gruppo del L. casei, inclusa la<br />

resistenza alla Vancomicina. I lattobacilli sono intrinsecamente resistenti alla Vancomicina, e<br />

questo tratto è considerato non-trasmissibile (89). Non si conosce alcuna resistenza antibiotica<br />

dell’LF19 derivata da plasmi<strong>di</strong> (114). L’LF19 produce acido L-lattico, ma non acido D-lattico e non<br />

è in grado <strong>di</strong> deconiugare i sali biliari (R Fondèn, comunicazione personale 2003).<br />

Effetti immunologici in vitro e nei modelli animali<br />

<strong>La</strong> stimolazione delle cellule mononucleate del sangue umano periferico (PBMC) con <strong>di</strong>versi ceppi<br />

<strong>di</strong> lattobacilli vivi (incluso l’LF19) determina la produzione <strong>di</strong> TNF-α, IL6 ed IL10 in vitro (115).<br />

L’incubazione <strong>di</strong> una sospensione contenente LF19 su una linea cellulare monocitaria determina la<br />

trascrizione <strong>di</strong> NFkβ e causa la produzione <strong>di</strong> IL1β, IL8 ed IL10 (110). In un modello murino<br />

creato per stu<strong>di</strong>are l’espressione genica globale nell’ileo <strong>di</strong>stale dopo l’ingestione <strong>di</strong> LF19, alcuni<br />

componenti del recettore <strong>di</strong> segnale presente sulle cellule B venivano maggiormente espressi nei<br />

topi monocolonizzati (116).<br />

Quin<strong>di</strong>, LF19 risponde ai criteri del probiotico, ed è stato <strong>di</strong>mostrato avere effetti immunostimolatori<br />

in vitro.<br />

OBIETTIVI<br />

L’obiettivo generale <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> valutare se l’assunzione del probiotico LF19 durante<br />

lo svezzamento fosse in grado <strong>di</strong> mantenere alcuni dei benefici effetti conferiti dal latte materno<br />

sulla composizione della flora batterica intestinale, con possibili effetti sull’attività della flora<br />

intestinale, sull’immunità adattativa, sull’equilibrio tra risposta immunitaria Th1/Th2 e sullo<br />

sviluppo dell’allergia.<br />

Gli obiettivi specifici da valutare sono stati i seguenti:<br />

- Gli effetti dell’assunzione <strong>di</strong> LF19 sui livelli fecali <strong>di</strong> lattobacilli e sulla composizione degli<br />

SCFA come in<strong>di</strong>ce dell’attività della flora batterica intestinale<br />

- Gli effetti dell’ingestione <strong>di</strong> LF19 sulle infezioni e le risposte <strong>di</strong> anticorpi IgG specifici ai<br />

vaccini coniugati contro <strong>di</strong>fterite, tetano ed Haemofilus influenzae tipo b<br />

- <strong>La</strong> maturazione dell’attività delle cellule T in base all’età e gli effetti su <strong>di</strong> essa<br />

dell’ingestione <strong>di</strong> LF19<br />

- Gli effetti dell’ingestione <strong>di</strong> LF19 sull’incidenza cumulativa <strong>di</strong> eczema a 13 mesi <strong>di</strong> età,<br />

l’equilibrio immunitario ed livelli <strong>di</strong> IgE allergene-specifiche.<br />

18


PAZIENTI E METODI<br />

Disegno dello stu<strong>di</strong>o<br />

Arruolamento allo stu<strong>di</strong>o<br />

Vaccinazione<br />

Prelievo <strong>di</strong> sangue<br />

Ingestione <strong>di</strong> LF19<br />

Diario<br />

Questionario<br />

Campionamento fecale<br />

Didascalia alla Figura 7. Diagramma per l’arruolamento, le vaccinazioni, l’ingestione dei cereali, la<br />

registrazione della morbi<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>ari e questionari, campioni <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> feci. I meto<strong>di</strong><br />

usati vengono descritti nella rispettiva sezione Pazienti e Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> ogni protocollo.<br />

RISULTATI<br />

Caratteristiche dei partecipanti<br />

Abbiamo arruolato 180 neonati dell’età <strong>di</strong> 4 mesi. Dopo aver escluso un neonato per via dei criteri<br />

<strong>di</strong> esclusione, (nato da parto cesareo), 89 neonati sono stati randomizzati a ricevere cereali con<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> LF19 e 90 a ricevere cereali senza aggiunta <strong>di</strong> LF19 (placebo). Il tasso <strong>di</strong> pazienti persi<br />

(drop-out) è risultato minimo. Il 94% (n=84) ed il 97% (n=90) dei neonati hanno completato lo<br />

stu<strong>di</strong>o nel gruppo probiotico e nel gruppo placebo, rispettivamente. Quin<strong>di</strong>, 171 neonati hanno<br />

completato lo stu<strong>di</strong>o. Non si sono osservate <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative tra i gruppi per<br />

quanto riguarda il sesso, l’età gestazionale, il peso alla nascita, il numero dei fratelli maggiori, i<br />

giorni <strong>di</strong> ospedalizzazione, l’esposizione ad animali domestici con il pelo o l’esposizione domestica<br />

al fumo. Non si sono osservate <strong>di</strong>fferenze tra i due gruppi per quanto riguarda l’ere<strong>di</strong>tarietà<br />

dell’atopia; il 66% ed il 61% dei neonati nel gruppo probiotico e nel gruppo placebo avevano<br />

almeno un parente <strong>di</strong> primo grado con allergia ed erano stati classificati come soggetti ad alto<br />

rischio per lo sviluppo <strong>di</strong> allergia, rispettivamente, (p=0.5).<br />

Non sono state osservate <strong>di</strong>fferenze tra i gruppi rispetto al numero <strong>di</strong> evacuazioni ed alla<br />

consistenza delle feci o nella frequenza <strong>di</strong> rigurgito (dati non pubblicati). <strong>La</strong> CMA è stata<br />

<strong>di</strong>agnosticata me<strong>di</strong>ante un test provocativo alimentare in 6 ed in 3 neonati nel gruppo del probiotico<br />

e nel gruppo placebo, rispettivamente (p=0.3). Tutti i neonati con CMA hanno reagito con sintomi<br />

da interessamento cutaneo o del tratto gastrointestinale subito dopo aver introdotto il cereale, che ha<br />

rappresentato il primo alimento per lo svezzamento basato sulle proteine del latte introdotto<br />

nell’alimentazione del bambino, e tutti i bambini sono migliorati dopo aver eliminato le proteine del<br />

latte. Non si sono osservate <strong>di</strong>fferenze tra i due gruppi per quanto riguarda la crescita (dati non<br />

pubblicati). Quin<strong>di</strong>, i cereali sono stati ben accettati, determinando una normale crescita senza<br />

effetti avversi <strong>di</strong>mostrati.<br />

Figura 8. <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> cereali ad uno dei bambini dello stu<strong>di</strong>o.<br />

Effetti dell’assunzione <strong>di</strong> probiotici durante lo svezzamento sullo stato<br />

funzionale della flora microbica intestinale (Protocollo 1)<br />

Nel primo protocollo, abbiamo voluto determinare se l’assunzione <strong>di</strong> probiotici durante lo<br />

svezzamento potesse far aumentare la conta dei lattobacilli fecali e fosse in grado <strong>di</strong> prolungare gli<br />

effetti benefici conferiti dal latte materno sulla composizione della flora batterica intestinale con<br />

conseguenti effetti sulla composizione degli SCFA.<br />

19


<strong>La</strong> conta totale dei lattobacilli risultava maggiore durante l’integrazione nel gruppo probiotico<br />

rispetto al gruppo placebo (p


Le analisi statistiche sono state quin<strong>di</strong> aggiustate per la colonizzazione persistente da parte<br />

dell’LF19 durante l’integrazione e sud<strong>di</strong>vise in persistentemente colonizzato, (isolato in tutti e tre i<br />

campioni fecali nel corso dell’integrazione) o non colonizzato (isolato in


pubblicati). I neonati del gruppo probiotico hanno assunto antibiotici per un numero <strong>di</strong> giorni<br />

lievemente inferiore a quello nel gruppo placebo (p=0.044).<br />

Come ci si aspettava, la risposta anticorpale verso tutti e tre gli antigeni e’ stata marcatamente più<br />

elevata dopo la terza dose rispetto alla seconda. Nell’insieme, non sono stati riscontrati effetti da<br />

parte <strong>di</strong> LF19 sulla risposta anticorpale specifica verso nessuno degli antigeni. Tuttavia, LF19 ha<br />

aumentato le concentrazioni della tossina <strong>di</strong>fterica durante il corso della vaccinazione dopo<br />

correzione in rapporto alla durata dell’allattamento al seno e colonizzazione <strong>di</strong> LF19 (p=0.024).<br />

C’era un’interazione tra l’integrazione e la colonizzazione persistente <strong>di</strong> LF19 sulle concentrazioni<br />

della tossina antitetanica durante il corso della vaccinazione (p=0.035). Tuttavia, le analisi <strong>di</strong><br />

follow-up non hanno raggiunto una significatività statistica in nessuno periodo. Al contrario, le<br />

concentrazioni <strong>di</strong> anti-HibPS risultavano essere maggiori dopo la prima e la seconda dose del<br />

vaccino Hib nei neonati allattati al seno < 6 mesi rispetto ai neonati allattati ≥6 mesi, (p=0.05), in<br />

assenza <strong>di</strong> effetti da parte <strong>di</strong>’LF19.<br />

Quin<strong>di</strong>, gli effetti dell’LF19 sulle risposte ai vaccini potrebbero essere stati me<strong>di</strong>ati dai cambiamenti<br />

indotti sulla flora batterica intestinale con successivi effetti <strong>di</strong> immuno-stimolazione. Tuttavia, gli<br />

effetti dell’LF19 sono stati influenzati dalla durata dell’allattamento al seno e dalla colonizzazione<br />

persistente da parte dell’LF19, (Fig.11).<br />

Dopo la terza dose non vi era influenza da parte dell’assunzione <strong>di</strong> probiotici o della durata<br />

dell’allattamento al seno sulle concentrazioni degli anticorpi specifici IgG verso alcuno degli<br />

antigeni. Tutti i neonati hanno raggiunto concentrazioni <strong>di</strong> anticorpi specifici IgG verso la tossina<br />

<strong>di</strong>fterica e tetanica superiori a 1.0 UI, considerato in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> protezione a lungo termine verso la<br />

<strong>di</strong>fterite ed il tetano. Tutti i neonati hanno raggiunto concentrazioni <strong>di</strong> anticorpi anti-HibPS al <strong>di</strong><br />

sopra dei livelli <strong>di</strong> protezione 0.15 μg/ml quando l’immunizzazione risultava completata, e tutti i<br />

neonati hanno raggiunto concentrazioni superiori a 1.0 μg/ml, considerato il valore soglia per una<br />

protezione a lungo termine, eccetto uno nel gruppo probiotico e due nel gruppo placebo<br />

rispettivamente.<br />

Figura 11. Gli effetti dell’LF19 sulla risposta <strong>di</strong> anticorpi specifici IgG veniva modulata dalla durata<br />

dell’allattamento al seno e dalla persistente colonizzazione da parte dell’LF19 durante<br />

l’integrazione.<br />

Riassumendo, i neonati che hanno ricevuto LF19 non hanno presentato un minor numero <strong>di</strong><br />

infezioni. <strong>La</strong> durata della terapia antibiotica risultava lievemente inferiore in termini <strong>di</strong> giorni nel<br />

gruppo probiotico. Tuttavia, la colonizzazione persistente da parte <strong>di</strong> LF19 ha aumentato la capacità<br />

<strong>di</strong> innescare le risposte immunitarie verso antigeni proteici durante il periodo delle vaccinazioni con<br />

effetti più marcati nei neonati allattati al seno per un periodo inferiore ai 6 mesi. Al contrario, le<br />

concentrazioni degli anticorpi anti-HibPS sono state fortemente influenzate dalla durata<br />

dell’allattamento al seno , senza alcun effetto da parte dell’LF19.<br />

Maturazione della funzione delle cellule T nei neonati e gli effetti su <strong>di</strong> essa<br />

dell’assunzione <strong>di</strong> probiotici durante lo svezzamento (Protocollo III)<br />

Abbiamo stu<strong>di</strong>ato il processo <strong>di</strong> maturazione dell’attività delle cellule T in base all’età ed abbiamo<br />

valutato se l’assunzione <strong>di</strong> LF19 durante lo svezzamento potesse avere alcun impatto su <strong>di</strong> essa.<br />

Abbiamo valutato i livelli <strong>di</strong> espressione dell’mRNA <strong>di</strong> IL2, IL10, IL4 ed IFN-γ sulle PBMC<br />

22


soggette all’attivazione policlonale o specifica delle cellule T. <strong>La</strong> funzione delle cellule T è stata<br />

valutata come la capacità delle PBMC <strong>di</strong> rispondere agli attivatori policlonali delle cellule T mAb<br />

anti-CD3 associati all’mAb anti-CD28 in vitro, usando l’IL2 come marcatore dell’attivazione<br />

generale delle cellule T, IL4 come marcatore Th2, IFN-γ come marcatore Th1 e l’IL10 come<br />

marcatore per l’attività delle cellule T regolatorie. L’analisi è stata eseguita a 5½ e 13 mesi <strong>di</strong> vita,<br />

ossia dopo 1½ e 9 mesi <strong>di</strong> assunzione del probiotico. <strong>La</strong> funzione delle cellule T nell’immunità<br />

adattativa è stata monitorizzata seguendo l’espressione <strong>di</strong> IL2, IL4, IL10 e IFN-γ dopo l’esposizione<br />

in vitro delle PBMC con l’antigene T-<strong>di</strong>pendente della tossina tetanica (TT), che risulta anche<br />

essere un componente della combinazione <strong>di</strong> vaccini pentavalente (vaccini per la tossina <strong>di</strong>fterica e<br />

tetanica, la pertosse acellulare, la polio e l’Hib-coniugato) che veniva somministrata ai neonati a 3,<br />

5½ e 12 mesi <strong>di</strong> vita.<br />

In seguito all’attivazione policlonale delle cellule T, i neonati <strong>di</strong> entrambi i gruppi esprimevano<br />

livelli <strong>di</strong> IL2 maggiori rispetto alle altre citochine, sia a 5½ che a 13 mesi <strong>di</strong> vita, seguiti dall’ IFNγ,<br />

mentre l’espressione <strong>di</strong> IL4 ed IL10 risultava bassa (Tabella 2 e dati non mostrati). L’espressione<br />

<strong>di</strong> IL2 nel gruppo placebo risultava aumentata a 13 mesi rispetto a 5½ mesi (p=0.005), mentre nel<br />

gruppo probiotico i livelli risultavano paragonabili (dati non mostrati). I neonati in entrambi i<br />

gruppi presentavano una maggiore capacità <strong>di</strong> esprimere sia l’mRNA dell’IFN-γ che dell’IL4 dai<br />

5½ ai 13 mesi, (p


contrario, i livelli <strong>di</strong> mRNA dell’ IL10 rimanevano bassi, senza alcuna <strong>di</strong>fferenza tra i due<br />

campionamenti (dati non mostrati).<br />

A 13 mesi <strong>di</strong> età, dopo 9 mesi <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong> probiotico, abbiamo osservato <strong>di</strong>fferenze tra i gruppi<br />

nella risposta all’attivazione policlonale. L’espressione <strong>di</strong> IL2 e’ risultata maggiore nel gruppo<br />

placebo, con una me<strong>di</strong>ana (25-75 mo percentile) <strong>di</strong> 175 (94-290) copie <strong>di</strong> mRNA/18S rRNA U<br />

rispetto a 117 (57-242) nel gruppo probiotico, (p=0.02). A quella età, l’espressione me<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> IFNγ<br />

risultava maggiore nel gruppo probiotico, 40 (12-85) copie <strong>di</strong> mRNA/18S rRNA U rispetto a 26<br />

(12-104) copie <strong>di</strong> mRNA/18S rRNA U, sebbene la <strong>di</strong>fferenza non risultasse statisticamente<br />

significativa.<br />

Non esistevano <strong>di</strong>fferenze tra i gruppi in risposta all’esposizione in vitro <strong>di</strong> TT. Poiché la<br />

<strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LF19 in questa popolazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ha determinato un incremento della<br />

capacità <strong>di</strong> generare risposte immunitarie IgG specifiche verso la tossina <strong>di</strong>fterica nel corso delle<br />

vaccinazioni, con un’analoga tendenza per la TT, abbiano analizzato la correlazione tra le<br />

concentrazioni sieriche delle IgG specifiche per la TT e la risposta all’esposizione in vitro alla TT.<br />

A 13 mesi <strong>di</strong> età, ossia 4 settimane dopo la terza dose, le concentrazioni degli anticorpi specifici per<br />

TT correlavano con l’espressione <strong>di</strong> IL2 e IFN-γ dopo l’aggiunta <strong>di</strong> TT in vitro, (rs=0.31 e 0.26,<br />

p


Nei neonati ad alto rischio, ossia neonati con almeno un parente <strong>di</strong> primo grado allergico,<br />

l’incidenza cumulativa <strong>di</strong> eczema era pari a 6/55 [(11%) (2-19%, 95% CI)] nel gruppo probiotico,<br />

rispetto a 14/53 [(26%) (14-39%, 95% CI)] nel gruppo placebo (p=0.038). L’asma è stato<br />

<strong>di</strong>agnosticato da un me<strong>di</strong>co in 2/84 neonati, (2%) ed in 5/87 neonati, (6%) nel gruppo probiotico e<br />

nel gruppo placebo, rispettivamente (p=0.4). Le cifre corrispondenti nei neonati ad alto rischio<br />

erano 2/55, 4% e 5/53, 9%, rispettivamente, (p=0.3). Tutti i neonati in cui è stato <strong>di</strong>agnosticato<br />

l’asma avevano una storia familiare <strong>di</strong> allergie, (Fig. 12). In un neonato nel gruppo probiotico e’<br />

stata <strong>di</strong>agnosticata una rino-congiuntivite allergica da un me<strong>di</strong>co.<br />

A 13 mesi <strong>di</strong> età il rapporto tra l’mRNA IFN-γ/IL4 risultava maggiore nel gruppo probiotico con<br />

una me<strong>di</strong>ana (25-75 mo percentile) <strong>di</strong> 26 (12-71) rispetto a 16 (6-48) nel gruppo placebo (p=0.040).<br />

Anche nei neonati ad alto rischio, questo rapporto risultava maggiore a 13 mesi nel gruppo LF19<br />

anche se questa <strong>di</strong>fferenza non raggiungeva una significatività statistica, (dati non mostrati). A 13<br />

mesi <strong>di</strong> età, sono stati analizzati i livelli <strong>di</strong> IgE totali e <strong>di</strong> IgE specifiche verso il latte <strong>di</strong> mucca, la<br />

chiara dell’uovo, il pelo del gatto e del cane. Anche se persisteva un effetto <strong>di</strong> LF19 sull’equilibrio<br />

immunitario Th1/Th2, non vi era alcun effetto <strong>di</strong> LF19 sulla frequenza della sensibilizzazione.<br />

Riassumendo, l’assunzione <strong>di</strong> LF19 durante lo svezzamento ha ridotto l’incidenza cumulativa <strong>di</strong><br />

eczema durante l’infanzia, e noi suggeriamo che il meccanismo potrebbe essere me<strong>di</strong>ato, almeno in<br />

parte, da un più elevato rapporto Th1/Th2 nei neonati che ricevono LF19.<br />

DISCUSSIONE GENERALE<br />

<strong>La</strong> composizione iniziale della flora batterica intestinale, associata ai perio<strong>di</strong> critici per la sua<br />

formazione, rappresentati dal periodo postnatale e dallo svezzamento, sembra avere un ruolo sullo<br />

sviluppo del sistema immunitario, sia a livello intestinale che a livello sistemico. Nel presente<br />

stu<strong>di</strong>o, abbiamo cercato <strong>di</strong> mantenere alcuni dei benefici esercitati dall’allattamento al seno sulla<br />

composizione della flora batterica intestinale, con possibili effetti sulla funzione della flora batterica<br />

intestinale, sull’immunità adattativa, sull’equilibrio immunitario Th1/Th2 e sullo sviluppo <strong>di</strong><br />

allergia.<br />

Gli effetti dei probiotici sull’omeostasi della flora batterica intestinale<br />

Dose, compliance e tempo<br />

Durante lo svezzamento, cessano gli effetti immunologici <strong>di</strong>retti esercitati dall’allattamento al seno,<br />

ossia l’apporto <strong>di</strong> sIgA, e gli effetti stimolanti del latte materno sulla colonizzazione da parte <strong>di</strong><br />

bifidobatteri e lattobacilli. Il razionale della <strong>somministrazione</strong> dell’LF19 durante il periodo <strong>di</strong><br />

introduzione <strong>di</strong> alimenti complementari rappresentava un tentativo per mantenere la presenza dei<br />

lattobacilli durante un periodo <strong>di</strong> cambiamenti in cui vi è un’aumentata esposizione ad antigeni<br />

provenienti sia da una flora batterica più varia e sia da sostanze alimentari, con possibili effetti sulla<br />

funzione della flora batterica intestinale e forse sulla formazione delle risposte immunitarie.<br />

Abbiamo ipotizzato che l’assunzione del probiotico LF19 durante questo periodo potesse favorire la<br />

stimolazione dell’attività della flora batterica intestinale e del sistema immunitario in via <strong>di</strong><br />

maturazione.<br />

E’ stato scelto l’LF19 perché rispondeva a tutti i criteri del probiotico, ed in precedenti trials dosi<br />

comprese tra 10 8 -10 10 UFC/giorno erano già state somministrate nell’alimentazione <strong>di</strong> soggetti<br />

umani senza effetti collaterali (111, 113). All’inizio dello stu<strong>di</strong>o, non si conosceva la dose minima<br />

necessaria per assicurare la colonizzazione da parte dei batteri probiotici, incluso l’LF19. Il presente<br />

stu<strong>di</strong>o è stato condotto su neonati dai 4 mesi <strong>di</strong> età, mentre precedentemente erano stati stu<strong>di</strong>ati<br />

25


ambini <strong>di</strong> almeno un anno; questo ci ha spinto a scegliere una dose minima giornaliera <strong>di</strong> 10 8 UFC<br />

per motivi <strong>di</strong> sicurezza. Più recentemente, uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>segnato per valutare la correlazione doserisposta<br />

sulla colonizzazione dell’intestino in neonati alimentati con latte in polvere contenente<br />

LGG alla dose <strong>di</strong> 10 8 , 10 9 , o 10 10 UFC/giorno, ha riportato una valida colonizzazione temporanea a<br />

tutti i dosaggi (117). Diversi ceppi <strong>di</strong> probiotici <strong>di</strong>fferiscono per la capacità <strong>di</strong> colonizzare in<br />

maniera temporanea l’intestino, motivo per cui questi risultati non possono essere estesi anche<br />

all’LF19. Tuttavia, e’ stato <strong>di</strong>mostrato che la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> capsule <strong>di</strong> gelatina contenenti<br />

LF19 alla dose <strong>di</strong> 10 10 UFC/giorno a soggetti sani, completamente svezzati dell’età <strong>di</strong> 1 anno e’<br />

seguita dal ritrovamento fecale <strong>di</strong> LF19 alla dose me<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> circa log10 6 UFC/grammi <strong>di</strong> feci dopo<br />

3 settimane <strong>di</strong> assunzione (113). Questo valore equivale a quello a 6½ e a 9 mesi nel gruppo<br />

probiotico del seguente stu<strong>di</strong>o, utilizzando la dose minima giornaliera <strong>di</strong> 10 8 UFC. Tuttavia, a 13<br />

mesi <strong>di</strong> età, la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LF19, alla dose <strong>di</strong> 10 8 UFC/giorno, e’ stata seguita dal<br />

ritrovamento fecale <strong>di</strong> LF19 <strong>di</strong> un log10 più basso rispetto alla dose <strong>di</strong> 10 10 UFC/giorno in bambini<br />

<strong>di</strong> età simile nello stu<strong>di</strong>o condotto da Sullivan e colleghi (113). <strong>La</strong> minor presenza <strong>di</strong> LF19 a 13<br />

mesi <strong>di</strong> età coincide con una ridotta frequenza <strong>di</strong> colonizzazione da parte dell’LF19, riflettendo<br />

forse la formazione <strong>di</strong> una più <strong>di</strong>versificata flora batterica o lo sviluppo <strong>di</strong> resistenza alla<br />

colonizzazione da parte dell’ospite. In questo stu<strong>di</strong>o non è stata valutata alcuna relazione doserisposta.<br />

Quin<strong>di</strong>, non vi è la certezza che una maggiore dose <strong>di</strong> LF19 possa esercitare effetti<br />

maggiori sulla funzione della flora batterica intestinale e sui markers immunologici ma è un dato<br />

che non può essere escluso.<br />

<strong>La</strong> compliance è risultata alta. L’assunzione raccomandata era <strong>di</strong> almeno una porzione <strong>di</strong> cereali al<br />

giorno, e l’assunzione me<strong>di</strong>ana è stata pari a 0.7 porzioni al giorno, senza <strong>di</strong>fferenze tra i gruppi.<br />

Tuttavia, c’è stata una variazione circa l’assunzione <strong>di</strong> cereali tra i neonati durante il periodo <strong>di</strong><br />

integrazione durato nove mesi. Ovviamente, questa variazione è stata influenzata dalle <strong>di</strong>fferenze<br />

riguardo l’assunzione giornaliera, ma anche dai perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> ridotta assunzione <strong>di</strong> cereali da parte <strong>di</strong><br />

alcuni neonati per la mancanza <strong>di</strong> appetito, l’insorgenza <strong>di</strong> infezioni ecc. Inoltre, 9 neonati, 6 nel<br />

gruppo probiotico e 3 nel gruppo placebo, rispettivamente, hanno avuto una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> CMA ed<br />

hanno dovuto interrompere l’assunzione <strong>di</strong> cereali che contenevano proteine derivate dal latte <strong>di</strong><br />

mucca. Questo ha determinato una variazione della dose <strong>di</strong> LF19 assunto tra i neonati. Il consumo<br />

me<strong>di</strong>o quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> cereali nel gruppo probiotico correlava moderatamente con l’isolamento<br />

dell’LF19 in tutti i campionamenti, ed abbiamo deciso <strong>di</strong> aggiustare le analisi statistiche per la<br />

colonizzazione persistente <strong>di</strong> LF19 durante lo stu<strong>di</strong>o come misura per colmare, almeno in parte, le<br />

<strong>di</strong>fferenze circa la dose <strong>di</strong> LF19 assunta. Riconosciamo che i fattori propri dell’ospite in grado <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficare la colonizzazione (12, 118) e la possibilità <strong>di</strong> ottenere colture falsamente negative, sono<br />

aspetti che uniti all’assunzione <strong>di</strong> cereali (dose e regolarità), potrebbero avere influenzato la<br />

colonizzazione persistente da parte dell’LF19 durante lo stu<strong>di</strong>o.<br />

Colonizzazione con i lattobacilli<br />

L’integrazione ha avuto successo in termini <strong>di</strong> mantenimento <strong>di</strong> un’alta conta fecale <strong>di</strong> lattobacilli<br />

nel gruppo probiotico durante lo stu<strong>di</strong>o. Abbiamo osservato che l’intervallo tra i due gruppi si<br />

ampliava sia in termini <strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> lattobacilli coltivabili sia in termini <strong>di</strong> frequenza <strong>di</strong> campioni<br />

fecali contenenti lattobacilli coltivabili. L’LF19 è stato isolato nel 71% dei neonati nel gruppo<br />

probiotico a 13 mesi. I lattobacilli sono stati isolati nelle feci nell’87% dei neonati nel gruppo<br />

probiotico rispetto al 46% nel gruppo placebo alla stessa età. A confronto, i lattobacilli erano stati<br />

isolati nelle feci del 17% dei casi a 12 mesi <strong>di</strong> età nello stu<strong>di</strong>o AllergyFlora (119). Questo ultimo<br />

stu<strong>di</strong>o aveva <strong>di</strong>mostrato una scarsa frequenza <strong>di</strong> lattobacilli nelle feci durante il primo anno <strong>di</strong> vita,<br />

che raggiungeva i valori minimi a 12 mesi <strong>di</strong> età, con un ulteriore rialzo a 18 mesi <strong>di</strong> vita<br />

presumibilmente per via dell’aumentato consumo <strong>di</strong> alimenti fermentati. In accordo con i risultati<br />

dello stu<strong>di</strong>o AllergyFlora, nel nostro stu<strong>di</strong>o la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> allattamento al seno al momento del<br />

26


campionamento fecale a 6½ mesi nel gruppo placebo era associata ad un aumentata frequenza <strong>di</strong><br />

riscontro fecale <strong>di</strong> lattobacilli coltivabili, suggerendo un effetto stimolatore da parte del latte<br />

materno. <strong>La</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> allattamento al seno oltre i 6 mesi era inoltre associata ad una maggiore<br />

frequenza <strong>di</strong> colonizzazione da parte dei lattobacilli e dei bifidobatteri in un altro stu<strong>di</strong>o (34). E’<br />

stato suggerito che il latte materno potesse anche fornire questi batteri (10, 11). Tuttavia, l’aggiunta<br />

del probiotico LF19 nell’alimentazione in corso <strong>di</strong> svezzamento manteneva la presenza dei<br />

lattobacilli nelle feci sia nei neonati allattati al seno che nei neonati svezzati.<br />

Scarseggiano dati recenti riguardo i cambiamenti dei microrganismi predominanti nell’intestino<br />

durante il periodo <strong>di</strong> introduzione degli alimenti complementari negli esseri umani. Amarri e<br />

colleghi hanno stu<strong>di</strong>ato gli effetti dell’assunzione degli alimenti complementari sulla composizione<br />

della flora batterica intestinale dai 4 ai 9 mesi <strong>di</strong> vita nei neonati sani. Veniva raccomandata<br />

un’alimentazione basata esclusivamente sul latte materno fino all’età <strong>di</strong> 4 mesi mentre<br />

l’alimentazione complementare veniva iniziata a giu<strong>di</strong>zio proprio dei genitori. <strong>La</strong> frequenza dei<br />

neonati che venivano esclusivamente allattati con latte materno risultava alta, 73%, fino al 7° mese,<br />

per poi ridursi al 36% alla fine dei 9 mesi. Gli autori hanno riscontrato una predominanza da parte<br />

dei bifidobatteri in questi neonati che venivano esclusivamente allattati al seno prima che<br />

iniziassero l’assunzione <strong>di</strong> alimenti complementari, ed i neonati allattati mantenevano un’alta conta<br />

<strong>di</strong> bifidobatteri. Il numero degli enterobatteri e degli enterococchi aumentava con l’età.<br />

I lattobacilli aumentavano e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>minuivano nel corso dello stu<strong>di</strong>o (120), dato che correla con<br />

altri stu<strong>di</strong> che hanno riportato forme <strong>di</strong> colonizzazione transitorie da parte dei lattobacilli dalla<br />

nascita fino allo svezzamento (1, 2). Anche se i lattobacilli vengono considerati colonizzatori<br />

transitori, è stato proposto che la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> probiotici nella prima infanzia possa indurre<br />

una colonizzazione permanente dell’intestino. Tuttavia, 6 mesi dopo la cessazione dell’assunzione<br />

perinatale <strong>di</strong> LGG, non si è osservato alcuna colonizzazione permanente da parte del ceppo nelle<br />

feci del neonato (121). In accordo con questi dati, assumere latte in polvere con aggiunti LGG e B.<br />

longum non determina una colonizzazione permanente, da parte <strong>di</strong> nessuno dei due ceppi (122). Nel<br />

presente stu<strong>di</strong>o, non abbiamo monitorizzato la presenza <strong>di</strong> LF19 nelle feci dopo il termine<br />

dell’assunzione.<br />

Trials clinici hanno <strong>di</strong>mostrato gli effetti dell’assunzione <strong>di</strong> probiotici sulla composizione della flora<br />

batterica intestinale. <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> latte in polvere arricchito con B. lactis a neonati<br />

prematuri determinava un aumento del numero dei bifidobatteri e riduceva il numero degli<br />

enterobatteri e dei clostri<strong>di</strong> rispetto al placebo (123). I neonati sensibilizzati svezzati con latte in<br />

polvere molto idrolizzato arricchito con B. lactis presentavano un numero <strong>di</strong> E. coli e Bacteroides<br />

inferiore rispetto ai neonati svezzati con lo stesso latte in polvere privo <strong>di</strong> ogni aggiunta (124). <strong>La</strong><br />

<strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LGG o placebo alle madri prima del parto e poi ai neonati fino ai 6 mesi <strong>di</strong> età<br />

ha <strong>di</strong>mostrato la presenza <strong>di</strong> una minore quantità <strong>di</strong> clostri<strong>di</strong> nel gruppo placebo a 6 mesi, ma a 2<br />

anni <strong>di</strong> età vi era un minor numero <strong>di</strong> lattobacilli/enterococchi e clostri<strong>di</strong> nel gruppo probiotico<br />

rispetto al gruppo placebo (125). <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LAVRI-A1 ai neonati per 6 mesi<br />

determinava un maggior tasso <strong>di</strong> colonizzazione da parte dei lattobacilli, con la tendenza ad una<br />

minor frequenza <strong>di</strong> colonizzazione da parte dei coliformi ed una maggior frequenza <strong>di</strong><br />

colonizzazione da parte dei bifidobatteri (108). Al contrario, somministrare latte in polvere<br />

arricchito con LGG e B. longum a neonati per 6 mesi dopo la nascita non alterava la composizione<br />

generale della flora batterica intestinale (122). Anche se in maniera non inequivocabile, esistono<br />

dati che supportano gli affetti dell’integrazione con probiotici durante l’infanzia non solo attraverso<br />

l’aumento della carica e della frequenza del batterio probiotico ingerito, ma anche sulla<br />

composizione generale della flora batterica intestinale.<br />

27


Nel presente stu<strong>di</strong>o, la colonizzazione persistente da parte dell’LF19 ha indotto cambiamenti nella<br />

composizione fecale degli SCFA, ossia <strong>di</strong>fferenze funzionali della flora intestinale. In accordo con i<br />

nostri risultati, i bambini antroposofici molto giovani hanno mostrato dei cambiamenti nella<br />

composizione <strong>di</strong> numerosi SCFA, con una maggiore proporzione <strong>di</strong> acido acetico ed una minore<br />

proporzione <strong>di</strong> acido propionico, iso-butirrico, iso-valerico e valerico nelle feci rispetto ai bambini<br />

che conducevano uno stile <strong>di</strong> vita tra<strong>di</strong>zionale (126). I cambiamenti che abbiamo osservato nel<br />

gruppo probiotico sono simili ai cambiamenti osservati nei bambini antroposofici giovani. Le<br />

persone con uno stile <strong>di</strong> vita antroposofico presentano un’assunzione elevata e regolare <strong>di</strong> alimenti<br />

prodotti organicamente e fermentati, e fanno un uso limitato <strong>di</strong> antibiotici e <strong>di</strong> vaccini. Nel presente<br />

stu<strong>di</strong>o, non sono state osservate <strong>di</strong>fferenze tra i fattori riguardanti lo stile <strong>di</strong> vita ossia la presenza <strong>di</strong><br />

fratelli maggiori, l’esposizione ad animali domestici con il pelo, la durata dell’allattamento al seno e<br />

le vaccinazioni. Tutti i neonati che hanno partecipato a questo stu<strong>di</strong>o sono stati vaccinati secondo il<br />

protocollo nazionale <strong>di</strong> vaccinazione. I neonati del gruppo probiotico avevano fatto un uso<br />

lievemente ridotto <strong>di</strong> antibiotici rispetto ai neonati del gruppo placebo, fattore che potrebbe aver<br />

influito sulla composizione della flora batterica intestinale e, quin<strong>di</strong>, sulla sua funzione. Tuttavia, le<br />

<strong>di</strong>fferenze circa la composizione fecale degli SCFA persistevano dopo aver aggiustato per l’uso <strong>di</strong><br />

antibiotici. <strong>La</strong> maggior parte dei neonati erano stati trattati con penicillina V, che non dovrebbe<br />

influenzare la composizione della flora batterica intestinale come altri antibiotici a largo spettro.<br />

Quin<strong>di</strong>, i cambiamenti osservati nella composizione fecale degli SCFA nel gruppo probiotico<br />

sembrano essere stati indotti dalla <strong>somministrazione</strong> del probiotico. Attualmente, i bambini<br />

secolarizzati che seguono uno stile <strong>di</strong> vita antroposofico presentano un numero inferiore <strong>di</strong><br />

manifestazioni allergiche e pochi risultano essere sensibilizzati rispetto ai bambini che conducono<br />

uno stile <strong>di</strong> vita tra<strong>di</strong>zionale (127). Non è chiaro se i cambiamenti indotti sull’attività della flora<br />

batterica intestinale nel gruppo probiotico possano avere effetti sullo sviluppo successivo <strong>di</strong> allergie<br />

e sulla sensibilizzazione.<br />

Il prodotto finale principale del processo <strong>di</strong> fermentazione del glucosio da parte dei lattobacilli è<br />

l’acido lattico, e riteniamo che l’aumento della quota <strong>di</strong> acido acetico nel gruppo probiotico sia<br />

dovuta ad un incremento del numero <strong>di</strong> bifidobatteri che tra le altre specie sono in grado <strong>di</strong><br />

metabolizzare i carboidrati in acido acetico (12). L’ingestione <strong>di</strong> altri ceppi probiotici determina un<br />

aumento del numero dei bifidobatteri (108). Quin<strong>di</strong>, ipotizziamo che la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LF19<br />

possa aver creato un ambiente intestinale in grado <strong>di</strong> favorire la permanenza dei bifidobatteri. Ci si<br />

potrebbe aspettare che l’aggiunta <strong>di</strong> batteri probiotici ossia ceppi specifici <strong>di</strong> lattobacilli possano<br />

competere per lo spazio ed i nutrienti con altri lattobacilli presenti nella loro nicchia ecologica.<br />

Tuttavia, la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LF19 negli anziani determina un aumento transitorio <strong>di</strong> lattobacilli<br />

<strong>di</strong>versi dall’LF19 (113). Inoltre, la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> un probiotico, ossia LF19, potrebbe aver<br />

creato un ambiente intestinale in grado <strong>di</strong> favorire la crescita <strong>di</strong> altri lattobacilli.<br />

<strong>La</strong> produzione <strong>di</strong> SCFA è una caratteristica <strong>di</strong> numerosi batteri. Tuttavia, l’acido iso-caproico si<br />

pensa in<strong>di</strong>chi specificamente la presenza del C. <strong>di</strong>fficile (128). Il C. <strong>di</strong>fficile è stato associato in<br />

passato allo sviluppo <strong>di</strong> allergia. Anche se precedentemente è stato <strong>di</strong>mostrato che l’LF19 riduce il<br />

numero dei clostri<strong>di</strong> in un Simulatore dell’Ecosistema Microbico dell’Intestino Umano (SHIME) in<br />

un modello in vitro (129), non abbiamo osservato effetti sulle concentrazioni o sulle proporzioni<br />

dell’acido iso-caproico da parte dell’LF19. Tuttavia, i neonati con livelli valutabili <strong>di</strong> acido isocaproico<br />

in tutti i campionamenti che potessero essere inclusi per un confronto statistico erano<br />

pochi. Quin<strong>di</strong>, il potere <strong>di</strong> valutare le <strong>di</strong>fferenze tra i gruppi risultava scarso.<br />

Il numero dei clostri<strong>di</strong> è risultato maggiore nei bambini con IgE specifiche per allergeni alimentari<br />

o inalanti (130). Nel presente stu<strong>di</strong>o, si è osservato una tendenza verso una maggiore prevalenza <strong>di</strong><br />

acido iso-caproico nelle feci <strong>di</strong> neonati che avevano manifestato eczema durante l’integrazione,<br />

suggerendo una relazione tra la presenza iniziale del C. <strong>di</strong>fficile e lo sviluppo <strong>di</strong> eczema. Questi<br />

28


isultati sono in accordo con i dati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coorte prospettivo condotto su neonati, secondo<br />

il quale i neonati allergici hanno un’alterata composizione <strong>di</strong> SCFA con maggiori concentrazioni <strong>di</strong><br />

acido iso-caproico rispetto ai neonati non allergici (131). Inoltre, due gran<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> prospettivi <strong>di</strong><br />

coorte condotti sui neonati sono giunti a <strong>di</strong>fferenti conclusioni circa l’associazione tra i clostri<strong>di</strong> e lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> allergia. <strong>La</strong> colonizzazione da parte del C. <strong>di</strong>fficile ad 1 mese <strong>di</strong> età è risultata essere<br />

associata allo sviluppo <strong>di</strong> allergia a 2 anni in uno degli stu<strong>di</strong> (76), mentre non è stata riscontrata<br />

alcuna associazione nell’altro (2).<br />

E’ stato suggerito che la <strong>di</strong>versità della flora sia importante ai fini della maturazione dei meccanismi<br />

<strong>di</strong> regolazione immunitaria. I neonati che vivono nei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo ove vi è una bassa<br />

prevalenza <strong>di</strong> allergie hanno un ricambio più rapido dei ceppi batterici rispetto ai neonati che<br />

vivono nei paesi industrializzati (5). I bambini che conducono uno stile <strong>di</strong> vita antroposofico hanno<br />

una maggiore <strong>di</strong>versità della flora batterica intestinale (132), e nello stu<strong>di</strong>o AllergyFlora era stata<br />

riscontrata una ridotta <strong>di</strong>versità nella flora fecale ad 1 settimana <strong>di</strong> vita nei neonati che<br />

successivamente hanno sviluppato un eczema IgE-associato (133). Per tale motivo, è necessaria una<br />

conoscenza più approfon<strong>di</strong>ta circa i cambiamenti indotti dai prebiotici e dai probiotici sulla<br />

composizione della flora batterica intestinale.<br />

Effetti dei probiotici sull’immunità adattativa<br />

Effetti sulle infezioni<br />

Non si è verificato alcun effetto da parte <strong>di</strong> LF19 sul numero <strong>di</strong> infezioni contratte, forse per via<br />

della lunga durata dell’allattamento al seno e dello scarso numero <strong>di</strong> infezioni contratte durante il<br />

primo anno <strong>di</strong> vita in questi neonati sani svedesi. In un trial randomizzato condotto in Israele, il L.<br />

reuteri ed il B. lactis hanno ridotto la durata in termini <strong>di</strong> giorni ed il numero degli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>arrea<br />

in neonati con un’età simile a quella del presente trial (134). In quello stu<strong>di</strong>o, il L. reuteri ha inoltre<br />

ridotto i giorni <strong>di</strong> assenza per ospedalizzazione e la durata della terapia antibiotica. Nessun<br />

probiotico agisce sulle malattie respiratorie. Tuttavia, tutti i neonati sono stati svezzati dal latte<br />

materno all’ingresso al trial che è stato condotto in un ambiente ospedaliero, al contrario del<br />

presente trial dove la maggior parte dei neonati venivano allattati al seno e curati a casa. A<br />

<strong>di</strong>fferenza dei risultati dello stu<strong>di</strong>o in Israele, Abrahamsson e colleghi non hanno osservato alcun<br />

effetto preventivo sulle infezioni dopo <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> L. reuteri ai neonati sani svedesi<br />

rispetto al placebo (107). Inoltre, in un trial randomizzato finlandese condotto su larga scala su<br />

bambini in attesa <strong>di</strong> ricovero, l’assunzione <strong>di</strong> LGG riduceva l’incidenza delle infezioni respiratorie e<br />

la durata della terapia antibiotica rispetto al placebo, sebbene aggiustando per l’età non sussistevano<br />

più le <strong>di</strong>fferenze (135). <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LF19 lentamente riduceva la durata della terapia<br />

antibiotica in termini <strong>di</strong> giorni,, fattore che poteva suggerire un effetto preventivo da parte<br />

dell’LF19 sulle infezioni batteriche. Contrariamente ai risultati osservati nel nostro stu<strong>di</strong>o e negli<br />

stu<strong>di</strong> condotti in Finlan<strong>di</strong>a ed in Israele riguardo gli effetti preventivi da parte dei probiotici sulla<br />

durata della terapia antibiotica, Abrahamsson e colleghi quasi inaspettatamente hanno osservato un<br />

lento incremento nella durata della durata della terapia antibiotica nel gruppo sottoposto ad<br />

integrazione con L. reuteri (107). In molti neonati <strong>di</strong> quello stu<strong>di</strong>o gli antibiotici erano stati<br />

prescritti a causa <strong>di</strong> un’otite me<strong>di</strong>a. E’ stato <strong>di</strong>mostrato che l’allattamento al seno ha un effetto<br />

protettivo verso l’otite me<strong>di</strong>a (136). Di conseguenza, l’elevata percentuale <strong>di</strong> allattamento al seno<br />

presente in entrambi i gruppi <strong>di</strong> quello stu<strong>di</strong>o potrebbe aver protetto i neonati in entrambi i gruppi.<br />

Infatti, vi era la tendenza a prolungare la durata dell’allattamento materno nel gruppo placebo<br />

rispetto al gruppo probiotico (107). E’ da sottolineare che la <strong>di</strong>fferenza circa la durata in termini <strong>di</strong><br />

giorni della terapia antibiotica tra i due gruppi nel presente stu<strong>di</strong>o è piuttosto piccola, e che nello<br />

stu<strong>di</strong>o finlandese l’aggiustamento per età aveva annullato la <strong>di</strong>fferenza circa la durata della terapia<br />

antibiotica tra i gruppi. Quin<strong>di</strong>, l’effetto più evidente sulla prevenzione dell’infezione batterica da<br />

parte dei probiotici (L. reuteri) è stata osservata nei neonati non allattati al seno in Israele.<br />

29


Anche se le meta-analisi <strong>di</strong>mostrano un effetto moderato dei probiotici sulla riduzione della durata<br />

delle gastroenteriti virali (94, 95), esistono stu<strong>di</strong> condotti su neonati e bambini che mostrano che<br />

non vi è alcun effetto preventivo svolto dall’assunzione dei probiotici sulle gastroenteriti virali. In<br />

uno <strong>di</strong> questi, l’LGG non è stato in grado <strong>di</strong> prevenire l’infezione nosocomiale da rotavirus, mentre<br />

il latte materno si è <strong>di</strong>mostrato protettivo (137). In uno stu<strong>di</strong>o svolto per valutare gli effetti<br />

dell’LGG nei bambini peruviani malnutriti, l’incidenza della <strong>di</strong>arrea veniva ridotta nel gruppo<br />

probiotico rispetto al gruppo placebo, ma solamente nei neonati non allattati al seno e nei bambini.<br />

Gli autori suggeriscono che anche se i probiotici stimolano alcuni degli effetti del latte materno,<br />

l’effetto del latte materno sulla flora batterica intestinale è superiore rispetto a quello dei probiotici<br />

(138). Riassumendo, i probiotici potrebbero prevenire in qualche misura le infezioni ma gli effetti<br />

appaiono più pronunciati nelle aree con un alto tasso <strong>di</strong> esposizione alle infezioni, nei neonati non<br />

allattati al seno e nei bambini. I nostri dati supportano questa idea. Tuttavia, tutti gli stu<strong>di</strong><br />

sopramenzionati sono relativamente piccoli, eccetto uno. Sono pertanto necessari ulteriori trials<br />

controllati randomizzati su larga scala sia nei paesi industrializzati che in quelli in via <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Effetti sulle risposte degli anticorpi specifici vero i comuni vaccini<br />

Sono stati stu<strong>di</strong>ati gli effetti dei probiotici sulle risposte antigene specifiche ai vaccini orali.<br />

L’assunzione <strong>di</strong> LGG determina, nei neonati, l’aumento della secrezione <strong>di</strong> IgA in seguito alla<br />

vaccinazione orale verso i rotavirus (139), e tende ad aumentare la secrezione <strong>di</strong> IgA specifiche<br />

negli adulti sani in seguito al vaccino orale per la Salmonella typhii (140).<br />

Le risposte degli anticorpi specifici IgG <strong>di</strong>pendono dall’interazione funzionale tra le cellule<br />

presentanti l’antigene, le cellule T helper specifiche per l’antigene, la comunicazione intercellulare<br />

me<strong>di</strong>ata dalle citochine e la <strong>di</strong>fferenziazione delle cellule B antigene-specifiche in plasma-cellule in<br />

grado <strong>di</strong> produrre anticorpi. Quin<strong>di</strong>, la valutazione della risposta anticorpale IgG specifica è un utile<br />

in<strong>di</strong>ce per valutare le risposte dell’immunità adattativa. Abbiamo <strong>di</strong>mostrato che l’assunzione <strong>di</strong><br />

LF19 determina un aumento della risposta degli anticorpi specifici IgG verso la tossina <strong>di</strong>fterica<br />

durante il periodo della vaccinazione con un effetto maggiore nei neonati allattati al seno per meno<br />

<strong>di</strong> 6 mesi, e ha un simile comportamento in risposta alla TT. Abbiamo osservato una correlazione<br />

tra le concentrazioni degli anticorpi IgG specifici per TT e l’espressione <strong>di</strong> IL4 ed IFN-γ dopo<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> TT in vitro nel gruppo probiotico, mentre non vi è alcuna correlazione tra le<br />

concentrazioni <strong>di</strong> anticorpi specifici per TT e IL4 ed esiste una debole correlazione con IFN-γ nel<br />

gruppo placebo. Le carenze funzionali delle cellule T durante l’infanzia si manifestano con una<br />

ridotta capacità <strong>di</strong> produrre <strong>di</strong>verse citochine, in particolare IFN-γ (141), con conseguente riduzione<br />

delle funzioni CTL e della capacità <strong>di</strong> offrire un adeguato aiuto da parte delle cellule B per una<br />

produzione efficace <strong>di</strong> anticorpi (142). Inoltre, è stato <strong>di</strong>mostrato che i monociti neonatali hanno<br />

una risposta notevolmente inferiore verso i ligan<strong>di</strong> <strong>di</strong> numerosi TRL, inclusi i lipopepti<strong>di</strong> batterici e<br />

l’LPS, con un minor rilascio <strong>di</strong> TNF-α (143). Esistono dei dati che <strong>di</strong>mostrano che l’immaturità<br />

delle cellule DC durante l’infanzia limita la capacità <strong>di</strong> esprimere cellule T <strong>di</strong> memoria vaccinospecifiche<br />

dal momento che l’integrazione delle DC aumenta la reattività TT-specifica nei neonati<br />

<strong>di</strong> 12 mesi (144). E’ stato <strong>di</strong>mostrato che i probiotici svolgono un ruolo sulle funzioni delle cellule<br />

APC. I probiotici potenziano la funzione delle cellule DC nell’intestino umano <strong>di</strong> un adulto (145), e<br />

la maturazione dei monociti nei cuccioli <strong>di</strong> animale (146). Quin<strong>di</strong>, riteniamo che l’LF19 possa aver<br />

guidato il processo <strong>di</strong> maturazione delle cellule APC, con conseguenti effetti sulle cellule Th che si<br />

riflettono su una maggiore capacità <strong>di</strong> innescare risposte immunitarie verso antigeni proteici durante<br />

il corso delle vaccinazioni associata ad un rafforzamento delle correlazioni tra le risposte delle<br />

cellule B e T TT-specifiche al termine dell’immunizzazione primaria. A confronto, uno stu<strong>di</strong>o ha<br />

valutato gli effetti dell’integrazione con i probiotici sulle risposte delle cellule T TT-specifiche nei<br />

30


neonati. Si è riscontrata una più scarsa risposta <strong>di</strong> IL10 verso TT nel gruppo probiotico, ma non vi<br />

era alcuna <strong>di</strong>fferenza circa le risposte <strong>di</strong> IL4 ed IFN-γ tra i gruppi (147).<br />

L’LF19 non ha avuto alcun effetto sulle concentrazioni degli anti-HibPS o sul numero <strong>di</strong> neonati<br />

che raggiungevano le concentrazioni protettive <strong>di</strong> anti-HibPS. Questo dato è in contrasto con i<br />

risultati <strong>di</strong> Kukkonen e colleghi, che hanno <strong>di</strong>mostrato che la <strong>somministrazione</strong> perinatale <strong>di</strong> un mix<br />

<strong>di</strong> 4 ceppi probiotici e prebiotici GOS determinava un aumento della frequenza dei neonati che<br />

raggiungevano le concentrazioni protettive <strong>di</strong> anti-HibPS dopo l’immunizzazione primaria rispetto<br />

al placebo. In questo stu<strong>di</strong>o abbastanza piccolo, gli autori non hanno riportato alcuna <strong>di</strong>fferenza tra i<br />

gruppi circa le concentrazioni <strong>di</strong> IgG specifiche verso HibPS o verso la tossina <strong>di</strong>fterica o la tossina<br />

tetanica (148). L’inconsistenza dei risultati potrebbe essere dovuta all’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti ceppi<br />

probiotici aventi una <strong>di</strong>versa capacità immuno-stimolatoria, oppure potrebbe essere attribuita alle<br />

<strong>di</strong>fferenze presenti in natura ed alla dose <strong>di</strong> antigeni, all’età del neonato ed ai livelli <strong>di</strong> anticorpi<br />

materni (149).<br />

Gli effetti dei probiotici nella prevenzione dell’ allergia<br />

<strong>La</strong> prevenzione dell’eczema e delle allergie respiratorie<br />

Abbiamo osservato una riduzione dell’incidenza cumulativa <strong>di</strong> eczema a 13 mesi nel gruppo<br />

probiotico. In confronto, 3 trials randomizzati controllati con placebo hanno <strong>di</strong>mostrato effetti<br />

preventivi della <strong>somministrazione</strong> perinatale <strong>di</strong> probiotici sull’eczema, che includeva anche o solo<br />

l’eczema IgE-associato (105-107). Nel primo stu<strong>di</strong>o LGG è stato somministrato alle madri prima<br />

del parto e successivamente alle madri o ai loro neonati fino ai 6 mesi <strong>di</strong> vita (106). L’incidenza<br />

cumulativa <strong>di</strong> eczema è stata ridotta del 50% nel gruppo probiotico e l’effetto preventivo dell’LGG<br />

sull’eczema si estendeva dai 4 ed ai 7 anni <strong>di</strong> vita (150, 151). Tuttavia, non vi era alcun effetto<br />

dell’LGG sulla sensibilizzazione, ed è stato suggerito un meccanismo IgE-in<strong>di</strong>pendente. In un altro<br />

stu<strong>di</strong>o, la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> L. reuteri alle madri prima del parto ed ai neonati fino ai 12 mesi <strong>di</strong><br />

vita è risultato in grado <strong>di</strong> prevenire l’eczema IgE-associato, ma non l’eczema (107). Ancora, in uno<br />

stu<strong>di</strong>o con un ampio campione, la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> quattro ceppi probiotici alle madri prima del<br />

parto, e la <strong>somministrazione</strong> dello stesso mix <strong>di</strong> probiotici uniti al GOS ai loro neonati fino ai 6<br />

mesi <strong>di</strong> vita era in grado <strong>di</strong> prevenire sia l’eczema che l’eczema IgE-associato (105). Al contrario,<br />

l’assunzione <strong>di</strong> LAVRI-A1 dalla nascita fino ai 6 mesi non riduceva il rischio <strong>di</strong> sviluppare eczema<br />

(108). Recentemente, uno stu<strong>di</strong>o con un <strong>di</strong>segno simile a quello <strong>di</strong> Kalliomäki e colleghi ha<br />

<strong>di</strong>mostrato che non vi è alcun effetto preventivo dell’LGG sull’eczema o sulla sensibilizzazione<br />

(109) (Tabella 3). Nessuno degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> prevenzione sopra-menzionati ha <strong>di</strong>mostrato un effetto<br />

preventivo sulle allergie respiratorie.<br />

Ad oggi, esistono solo pochi stu<strong>di</strong> pubblicati sull’uso dei probiotici nella prevenzione dell’allergia,<br />

e due meta-analisi giungono a <strong>di</strong>verse conclusioni riguardo le raccomandazioni sull’uso dei<br />

probiotici nel trattamento e nella prevenzione dell’allergia (152, 153).<br />

31


Tabella 3. Effetti dell’integrazione con i probiotici nella prevenzione dell’eczema nei trials<br />

randomizzati controllati contro placebo<br />

Popolazione Integrazione Risultato/outcome Primo autore<br />

/anno<br />

≥1 Parente <strong>di</strong> L. rhamnosus Eczema a 2 anni <strong>di</strong> età Kalliomäki et al,<br />

primo grado allergico GG1x10 10 UFC/<strong>di</strong>e nel 23% dei pazienti nel 2001<br />

(77 madri) e placebo gruppo probiotico vs il 46%<br />

(82 madri) 2-4 settimane dei pazienti nel gruppo<br />

prima del parto e poi ai loro placebo*<br />

neonati (o alle madri se<br />

allattavano) fino al 6° mese<br />

≥1 Parente <strong>di</strong> L. rhamnosus Eczema a 2 anni <strong>di</strong> età Kopp et al,<br />

primo grado allergico GG5x10 9 UFC/<strong>di</strong>e nel 28% dei pazienti nel 2008<br />

due volte al giorno gruppo probiotico vs il 27%<br />

(54 madri) e placebo dei pazienti nel gruppo<br />

(51 madri) 4-6 settimane placebo, (ns)<br />

prima del parto e poi ai loro<br />

neonati fino al 6° mese<br />

≥1 Parente <strong>di</strong> L. reuteri Eczema a 2 anni <strong>di</strong> età Abrahamsson<br />

primo grado allergico 1x10 8 UFC/<strong>di</strong>e nel 36% dei pazienti nel et al, 2007<br />

(117 madri) e placebo gruppo probiotico vs il 34%<br />

(115 madri) 4 settimane dei pazienti nel gruppo<br />

prima del parto e poi ai loro placebo, (ns)<br />

neonati fino al 12° mese Eczema IgE-associato<br />

a 2 anni nell’8% dei pazienti<br />

del gruppo probiotico vs<br />

il 20% del gruppo placebo*<br />

≥1 Parente MIX <strong>di</strong> probiotici Eczema a 2 anni <strong>di</strong> età Kukkonem<br />

allergico (610 madri) nel 26% dei pazienti nel et al, 2007<br />

e placebo (613 madri) gruppo probiotico vs il 32%<br />

2-4 settimane prima dei pazienti nel gruppo<br />

del parto e MIX+GOS o placebo*<br />

placebo ai neonati fino Eczema IgE-associato<br />

al 6° mese a 2 anni nel 12% dei pazienti<br />

del gruppo probiotico vs<br />

il 18% del gruppo placebo*<br />

Madre allergica L. acidophilus (LAVRI-A1) Eczema a 1anno <strong>di</strong> età Taylor et al,<br />

3x10 8 UFC/<strong>di</strong>e (n=115) nel 26% dei pazienti nel 2007<br />

e placebo (n=111) gruppo probiotico vs il 23%<br />

dalla nascita fino al 6° mese dei pazienti nel gruppo<br />

placebo, (ns)<br />

Neonati sani L. <strong>paracasei</strong> ssp. ceppo Eczema a 13 mesi <strong>di</strong> vita Questo stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>paracasei</strong> F19 1x10 8 nell’11% dei pazienti nel<br />

UFC/<strong>di</strong>e (n=89) gruppo probiotico vs il 22%<br />

e placebo (n=90) dei pazienti nel gruppo<br />

dal 4° fino al 13° mese placebo*<br />

<strong>di</strong> vita<br />

* <strong>La</strong> <strong>di</strong>fferenza è statisticamente significativa<br />

32


<strong>La</strong> sensibilizzazione e l’allergia verso il latte <strong>di</strong> mucca<br />

<strong>La</strong> programmazione immunitaria inizia nelle prime fasi della vita e nel corso degli anni sono stati<br />

tentati numerosi approcci al fine <strong>di</strong> prevenire lo sviluppo dell’allergia e della sensibilizzazione delle<br />

IgE. Le misure <strong>di</strong>etetiche utilizzate nella prevenzione dell’allergia hanno incluso l’eliminazione <strong>di</strong><br />

antigeni alimentari nel corso della gravidanza e dell’allattamento al seno senza alcuna evidenza <strong>di</strong><br />

una prevenzione a lungo termine dell’allergia (154). Stu<strong>di</strong> condotti per valutare gli effetti<br />

dell’allattamento al seno sulla prevenzione dell’allergia sono giunti a conclusioni <strong>di</strong>scordanti, ed un<br />

apparente aspetto negativo è rappresentato dalla mancanza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> randomizzati per ragioni etiche<br />

(155, 156). Una spiegazione dei risultati contrastanti circa il ruolo dell’allattamento al seno nella<br />

prevenzione dell’allergia potrebbe essere dovuto al fatto che la composizione del latte materno varia<br />

tra le donne (157). Ad oggi, l’opinione riguardo la prevenzione dell’allergia è passata<br />

dall’allontanamento dell’allergene all’induzione della tollerabilità (158).<br />

E’ stato osservato come alcuni ceppi batterici probiotici inducano la produzione <strong>di</strong> citochine Th1 o<br />

regolatorie in vitro. In un modello murino, la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> L. casei ceppo Shirota determina<br />

un aumento della produzione <strong>di</strong> citochine Th1 ed una riduzione delle citochine Th2, con<br />

conseguente riduzione dei livelli <strong>di</strong> IgE (159). Stu<strong>di</strong> condotti in vitro su esseri umani hanno<br />

identificato batteri produttori <strong>di</strong> acido lattico in grado <strong>di</strong> indurre la produzione <strong>di</strong> IL10, che inibisce<br />

le citochine Th2 (160).<br />

Non abbiamo osservato alcun effetto sulla sensibilizzazione dopo assunzione <strong>di</strong> LF19. In<br />

particolare, in entrambi i gruppi vi sono stati pochi neonati sensibilizzati poiché il potere statistico<br />

per valutare le <strong>di</strong>fferenze risultava basso. Tuttavia, nessuno degli stu<strong>di</strong> che aveva <strong>di</strong>mostrato gli<br />

effetti preventivi dei probiotici sull’eczema e sull’eczema IgE-associato aveva riscontrato effetti<br />

sulla sensibilizzazione (105-107), eccetto nelle analisi <strong>di</strong> un sottogruppo, (105, 107). A questa età, i<br />

livelli degli anticorpi IgE totali e specifici si sovrappongono tra i bambini atopici e non atopici (161,<br />

162), questo è il motivo per cui il follow-up in età successiva può mettere in luce gli effetti dei<br />

probiotici sulla sensibilizzazione per se. Sono <strong>di</strong>sponibili i dati provenienti da uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> follow<br />

up sull’assunzione <strong>di</strong> LGG nella prevenzione dell’allergia. All’età <strong>di</strong> 4 e 7 anni, sono stati riportati<br />

effetti sostanziosi da parte dell’assunzione <strong>di</strong> LGG sull’incidenza dell’eczema ma non è stato notato<br />

alcun effetto sulla sensibilizzazione o sulle allergie respiratorie. Piuttosto, vi era la tendenza verso il<br />

maggior tasso <strong>di</strong> sensibilizzazione ed allergie respiratorie nel gruppo probiotico rispetto al gruppo<br />

placebo a queste età (150, 151). Uno degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> prevenzione ha ad<strong>di</strong>rittura riportato un tasso <strong>di</strong><br />

sensibilizzazione maggiore a 12 mesi nei neonati che ricevevano LAVRI-A1 rispetto al placebo<br />

(108), sottolineando ulteriormente la necessità <strong>di</strong> un follow-up per i bambini più gran<strong>di</strong>. Nel<br />

presente stu<strong>di</strong>o, l’incidenza <strong>di</strong> allergia al latte <strong>di</strong> mucca è stata in un certo senso superiore alle<br />

aspettative, 5% verso i valori riportati del 2-3%. Una correlazione IgE (SPT positivo al momento<br />

della <strong>di</strong>agnosi) è stata <strong>di</strong>mostrata in 5 neonati su 9. Di questi, 4 neonati erano stati nutriti con<br />

probiotici ed 1 neonato con placebo. Tutti i neonati con CMA avevano sviluppato sintomi cutanei o<br />

gastrointestinali subito dopo l’introduzione del cereale, che rappresentava il primo alimento dello<br />

svezzamento a base <strong>di</strong> proteine del latte introdotto nella <strong>di</strong>eta del neonato, e tutti i neonati hanno<br />

mostrato un miglioramento dopo l’eliminazione delle proteine derivate dal latte <strong>di</strong> mucca. Non<br />

sembra possibile che la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> una così esigua dose <strong>di</strong> LF19 possa aver scatenato una<br />

tale reazione verso le proteine derivate dal latte <strong>di</strong> mucca. In uno stu<strong>di</strong>o condotto per valutare gli<br />

effetti dei probiotici sul trattamento del CMA e dell’eczema, l’eliminazione delle proteine derivate<br />

dal latte <strong>di</strong> mucca in aggiunta all’assunzione <strong>di</strong> LGG aveva migliorato la severità dell’eczema e<br />

dell’infiammazione intestinale (97). In uno stu<strong>di</strong>o più ampio, la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LGG a<br />

bambini molto piccoli con eczema IgE-associato e sospetta CMA aveva alleviato la severità<br />

dell’eczema. In quello stu<strong>di</strong>o un mix <strong>di</strong> ceppi probiotici non aveva avuto alcun effetto sulla CMA al<br />

contrario degli effetti benefici dell’LGG, ma il mix <strong>di</strong> probiotici non aveva neanche procurato alcun<br />

effetto indesiderato dannoso (102).<br />

33


<strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> barriera intestinale<br />

Abbiamo osservato una correlazione più forte tra gli aci<strong>di</strong> iso-butirrico ed iso-valerico nel gruppo<br />

placebo rispetto al gruppo probiotico a 13 mesi <strong>di</strong> età. Inoltre, la concentrazione degli aci<strong>di</strong> isobutirrico<br />

ed iso-valerico nei neonati con una colonizzazione persistente da parte <strong>di</strong> LF19 risultava<br />

inferiore rispetto al gruppo placebo. Gli SCFA a catena ramificata, ossia le iso-forme, sono prodotti<br />

metabolici che si ottengono dalla <strong>di</strong>gestione parziale delle proteine e dei lipi<strong>di</strong>. Il follow-up <strong>di</strong> uno<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coorte condotto sui neonati ha <strong>di</strong>mostrato che la correlazione tra gli aci<strong>di</strong> iso-butirrico ed<br />

iso-valerico era più forte nei bambini <strong>di</strong> 4 anni sensibilizzati rispetto ai bambini non sensibilizzati,<br />

forse per via della maggiore desquamazione dell’epitelio intestinale nei bambini sensibilizzati (E<br />

Norin, comunicazione personale). Nei bambini con la malattia celiaca, le concentrazioni degli aci<strong>di</strong><br />

iso-butirrico ed iso-valerico nelle feci erano maggiori rispetto ai bambini sani, suggerendo<br />

un’alterata composizione della flora batterica intestinale nel piccolo intestino, un rapido passaggio<br />

intestinale e/o una minore attività metabolica dovuta all’enteropatia del piccolo intestino, che fa sì<br />

che un eccesso <strong>di</strong> nutrienti parzialmente <strong>di</strong>geriti raggiunga il colon (163).<br />

Uno dei meccanismi proposto dei probiotici è rappresentato dalla stabilizzazione della barriera<br />

intestinale. <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LGG in ratti che allattavano aveva migliorato l’integrità della<br />

mucosa intestinale (164). Gli in<strong>di</strong>vidui allergici presentano un’aumentata permeabilità intestinale<br />

(65, 66). In un piccolo stu<strong>di</strong>o l’eliminazione delle proteine derivate dal latte <strong>di</strong> mucca in aggiunta<br />

all’assunzione <strong>di</strong> LGG aveva migliorato sia la severità dell’eczema che l’infiammazione intestinale,<br />

che si rifletteva nei ridotti livelli <strong>di</strong> α1-antitripsina fecale e negli aumentati livelli <strong>di</strong> TGF-β (97). <strong>La</strong><br />

combinazione <strong>di</strong> L. reuteri e L. rhamnosus migliorava i sintomi gastrointestinali invertendo il<br />

processo <strong>di</strong> incremento della permeabilità intestinale nei bambini con eczema (165).<br />

Quin<strong>di</strong>, suggeriamo che la minore concentrazione degli aci<strong>di</strong> iso-butirrico ed iso-valerico, e la<br />

minore correlazione tra questi iso-aci<strong>di</strong> nei neonati con colonizzazione persistente da parte<br />

dell’LF19 durante l’integrazione rispetto al placebo, possa riflettere la presenza <strong>di</strong> una barriera<br />

mucosa più integra ed una più completa <strong>di</strong>gestione. Inoltre, proponiamo che l’effetto preventivo<br />

dell’LF19 sull’eczema sia, in fondo, in parte dovuto ad un aumento dell’integrità della mucosa<br />

intestinale. Se così fosse, i cambiamenti indotti nella composizione degli SCFA potrebbero influire<br />

sulla successiva sensibilizzazione e è quin<strong>di</strong> necessario un approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Effetti immuno-stimolatori<br />

Le risposte immunitarie materne e fetali<br />

E’ stato suggerito che la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> probiotici alla madre prima del parto possa<br />

rappresentare il prerequisito per ottenere gli effetti preventivi sullo sviluppo <strong>di</strong> allergia e gli effetti<br />

immuno-stimolatori (107, 166, 167). Questo dato lo si è evince dai risultati <strong>di</strong> tre stu<strong>di</strong> che hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato come, la <strong>somministrazione</strong> dei probiotici prima del parto, potesse avere effetti preventivi<br />

sull’eczema, che includeva anche o solo l’eczema IgE-associato (105-107), ed è in contrapposizione<br />

con i risultati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o in cui, somministrando i probiotici 48 ore dopo il parto, non è stato<br />

osservato alcun effetto preventivo (108). In effetti, è stato <strong>di</strong>mostrato che l’assunzione <strong>di</strong> LGG da<br />

parte delle madri in stato <strong>di</strong> gravidanza può influire sulla composizione delle specie <strong>di</strong> bifidobatteri<br />

nei loro neonati, ma non sono stati riportati altri effetti in questo stu<strong>di</strong>o piuttosto piccolo (168). In<br />

un altro stu<strong>di</strong>o, è stato <strong>di</strong>mostrato come l’LGG aumenti la produzione <strong>di</strong> IL10 ed IFN-γ in vitro, ma<br />

non in vivo nelle PBMC delle madri sottoposte ad integrazione o nelle cellule mononucleate del<br />

cordone ombelicale (CBMC) dei loro neonati (169). L’assunzione <strong>di</strong> prebiotici (GOS/FOS) da parte<br />

delle madri in stato <strong>di</strong> gravidanza aumentava la carica dei bifidobatteri nell’intestino materno ma<br />

34


non aveva alcun effetto <strong>di</strong>retto sul trasferimento <strong>di</strong> batteri tra la madre ed il neonato. Non vi era<br />

un’in<strong>di</strong>cazione sull’effetto dell’assunzione <strong>di</strong> prebiotici da parte della madre sui parametri<br />

immunitari del neonato, valutati me<strong>di</strong>ante la fenotipizzazione dei sottogruppi linfocitari e della<br />

<strong>di</strong>stribuzione delle citochine nelle CBMC (170). Marshan e colleghi hanno stu<strong>di</strong>ato gli effetti della<br />

<strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> un MIX <strong>di</strong> ceppi probiotici alle madri prima del parto e quin<strong>di</strong> ai loro neonati<br />

in combinazione con prebiotici fino al 6° mese <strong>di</strong> vita sulle risposte immunitarie fetali. In accordo<br />

con i risultati <strong>di</strong> Kopp e colleghi, l’assunzione <strong>di</strong> probiotici da parte delle madri durante la<br />

gravidanza non influenzava le risposte immunitarie delle CBMC (169, 171).<br />

Il sistema immunitario del neonato è influenzato dall’immunità della madre, sia durante la<br />

gestazione che durante il periodo <strong>di</strong> allattamento al seno. E’ stato <strong>di</strong>mostrato che i livelli delle IgE e<br />

le risposte citochiniche correlano tra i neonati e le loro madri (172). In particolare, nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Abrahamsson e colleghi, la reattività ai prick test cutanei era meno frequente nei neonati <strong>di</strong> madri<br />

allergiche nel gruppo probiotico (107). Sono stati anche stu<strong>di</strong>ati gli effetti dell’ingestione <strong>di</strong><br />

probiotici da parte delle madri in stato <strong>di</strong> gravidanza sulla composizione del latte materno. <strong>La</strong><br />

<strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LGG alle madri durante l’allattamento determinava l’aumento dei livelli <strong>di</strong><br />

TGF-β2 nel latte maturo, anche se non vi era alcuna associazione con lo sviluppo <strong>di</strong> allergia o<br />

sensibilizzazione da parte dei loro neonati (173). L’assunzione <strong>di</strong> L. reuteri da parte delle madri<br />

prima del parto riduceva i livelli <strong>di</strong> TGF-β2 nel colostro, e questa riduzione era associata ad una<br />

minore sensibilizzazione delle IgE nella prima infanzia (167). Questo potrebbe in parte essere<br />

spiegato dagli effetti preventivi <strong>di</strong> L. reuteri nella prevenzione dell’eczema IgE-associato (107). E’<br />

da notare, tuttavia, che i livelli <strong>di</strong> TGF-β2 nel latte materno maturo non erano associati alla<br />

successiva sensibilizzazione. In quel caso, la <strong>somministrazione</strong> prenatale alle madri potrebbe essere<br />

stata cruciale per la modulazione della composizione del latte colostro, con possibili effetti sulla<br />

futura sensibilizzazione. Tuttavia, i dati a <strong>di</strong>sposizione provengono da un numero limitato <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e<br />

sono necessari ulteriori stu<strong>di</strong> per valutare gli effetti dell’assunzione prenatale <strong>di</strong> probiotici sulle<br />

risposte immunitarie materne e fetali.<br />

Le risposte immunitarie dei neonati<br />

In contrapposizione alla carenza <strong>di</strong> dati circa gli effetti sulle risposte immunitarie fetali da parte<br />

dell’integrazione con probiotici nel periodo prenatale, il presente stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>mostra che i probiotici<br />

somministrati durante lo svezzamento sono in grado <strong>di</strong> modulare la funzione delle cellule T. Ad<br />

oggi, non è ben chiaro quale sia il momento ideale in cui somministrare un supplemento <strong>di</strong><br />

probiotici nei neonati del genere umano. Tuttavia, è stato stu<strong>di</strong>ato il periodo in cui iniziare<br />

l’assunzione dei probiotici in un modello murino. Sono stati stu<strong>di</strong>ati gli effetti sulla produzione<br />

delle sIgA da parte dei cuccioli in seguito alla <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> L. johnsooni NCC533 (<strong>La</strong>1) nei<br />

topi durante la fase iniziale, interme<strong>di</strong>a e tar<strong>di</strong>va dello svezzamento. <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>1<br />

durante la fase interme<strong>di</strong>a dello svezzamento determinava un aumento della produzione delle sIgA<br />

da parte dei cuccioli, mentre la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>1 durante la fase iniziale dello svezzamento<br />

aveva effetti negativi sulla produzione delle sIgA. <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>1 durante la fase<br />

tar<strong>di</strong>va dello svezzamento non aveva effetti sulla produzione delle sIgA. Gli autori suggeriscono<br />

che durante la fase iniziale dello svezzamento, l’intestino dei cuccioli è ancora protetto dalle sIgA<br />

materne, mentre durante la fase tar<strong>di</strong>va dello svezzamento è già stata indotta la produzione<br />

endogena delle sIgA, proteggendo l’intestino del cucciolo dal contatto con <strong>La</strong>1. Quin<strong>di</strong>, la fase<br />

interme<strong>di</strong>a dello svezzamento rappresentava un periodo cruciale per il contatto tra il probiotico e la<br />

mucosa intestinale con conseguenti effetti immuno-stimolatori. Gli autori hanno quin<strong>di</strong> valutato la<br />

<strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>1 durante la fase interme<strong>di</strong>a dello svezzamento in un modello murino <strong>di</strong><br />

eczema, riscontrando effetti preventivi sullo sviluppo <strong>di</strong> lesioni eczematose associati ad un aumento<br />

dei livelli fecali delle sIgA (174).<br />

35


Nel presente stu<strong>di</strong>o, l’attività delle cellule T aumentava in seguito all’attivazione policlonale in<br />

entrambi i gruppi durante la seconda metà dell’infanzia, sebbene i livelli fossero ancora inferiori<br />

rispetto ai livelli presenti negli adulti. I nostri dati supportano lo sviluppo <strong>di</strong> entrambe i tipi <strong>di</strong><br />

risposta immunitaria, Th1 e Th2, durante questo periodo. Gli effetti dell’LF19 sulla funzione delle<br />

cellule T risultavano modesti ma misurabili. A 13 mesi <strong>di</strong> età l’espressione <strong>di</strong> IL2 risultava inferiore<br />

nel gruppo probiotico rispetto al gruppo placebo, mentre l’espressione <strong>di</strong> IFN-γ risultava maggiore<br />

nel gruppo probiotico. Le cellule Th näive producono IL2 in seguito all’attivazione, mentre la<br />

risposta da parte delle cellule Th1 determina la produzione <strong>di</strong> IFN-γ (175). Riteniamo che<br />

l’assunzione <strong>di</strong> LF19 abbia guidato le cellule T verso una risposta immunitaria <strong>di</strong> tipo Th1 in<br />

seguito all’attivazione policlonale mentre i neonati nel gruppo placebo esprimono una risposta <strong>di</strong><br />

tipo Th0. IL4 ed IFN-γ sono dei regolatori (176), e quando si è analizzato il rapporto dell’mRNA<br />

IFN-γ /IL4 per avere un’in<strong>di</strong>cazione sul tipo <strong>di</strong> risposta immunitaria verso cui si propende, questo<br />

rapporto è risultato maggiore nel gruppo probiotico dopo 9 mesi <strong>di</strong> assunzione dell’LF19. Anche se<br />

la risposta delle cellule PBMC all’attivazione policlonale può riflettere il grado <strong>di</strong> maturità del<br />

sistema immunitario indotta nella mucosa attraverso le vie <strong>di</strong> ricircolo mucosali e sistemiche, questa<br />

risposta potrebbe risultare inferiore rispetto a quella che avremmo trovato se avessimo stu<strong>di</strong>ato la<br />

risposta nelle biopsie mucosali. Tuttavia, per ragioni etiche non è stata presa in considerazione<br />

questa opzione in questi neonati sani.<br />

Ne deduciamo che l’incremento del rapporto Th1/Th2 spieghi solo in parte la ridotta incidenza <strong>di</strong><br />

eczema nel gruppo probiotico. In tal caso, questo effetto concorda con gli effetti dati<br />

dall’assunzione dei probiotici osservati nel trattamento dell’eczema. <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LGG a<br />

neonati ed a bambini molto piccoli affetti da CMA ed eczema IgE-associato migliora le loro<br />

risposte IFN-γ all’attivazione policlonale <strong>di</strong> cellule T rispetto al placebo, mentre ciò non avviene<br />

con un mix <strong>di</strong> quattro ceppi probiotici, incluso l’LGG (177). <strong>La</strong> <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> <strong>La</strong>ctobacillus<br />

fermentum PCC TM a neonati con eczema IgE-associato ha ridotto la severità della malattia e ha<br />

aumentato le risposte policlonali IFN-γ da parte delle cellule T rispetto al placebo (178).<br />

Ad ulteriore supporto degli effetti immuno-stimolatori da parte dei probiotici sulle risposte<br />

immunitarie dei neonati, è stato osservato che la <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> un mix <strong>di</strong> ceppi probiotici alle<br />

madri prima del parto e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> simbiotici ai loro neonati per 6 mesi non altera i parametri<br />

immunitari fetali, ma influenza i parametri immunitari del neonato (179). E’ stato osservato un<br />

profilo coerente a quello <strong>di</strong> un’infiammazione <strong>di</strong> basso grado dopo 6 mesi <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong><br />

probiotici in neonati sottoposti a terapia con probiotici. I livelli plasmatici <strong>di</strong> IL10, PCR, IgA totali<br />

ed IgE sono risultati aumentati nel gruppo probiotico rispetto al gruppo placebo. Gli autori hanno<br />

inoltre osservato che aumentati livelli plasmatici <strong>di</strong> PCR a 6 mesi <strong>di</strong> età risultavano associati ad un<br />

rischio ridotto <strong>di</strong> sviluppare eczema e malattie allergiche a 2 anni. L’aumento delle IgE totali nel<br />

gruppo probiotico potrebbe risultare paradossale, ma gli autori hanno <strong>di</strong>mostrato che questo<br />

aumento non era correlato ai livelli <strong>di</strong> IgE allergene-specifiche. Gli autori propongono che i<br />

probiotici possano indurre un’infiammazione cronica <strong>di</strong> basso grado durante l’assunzione, mimando<br />

la risposta immunologica ad un’infezione elmintica con un aumento dei livelli <strong>di</strong> IL10 ed IgE totali.<br />

Nonostante induca una risposta <strong>di</strong> tipo Th2, l’infezione elmintica è in grado <strong>di</strong> proteggere verso<br />

l’espressione <strong>di</strong> allergia, forse per via dell’induzione <strong>di</strong> meccanismi regolatori nell’intestino (180).<br />

Marschan e colleghi hanno inoltre proposto che l’induzione dell’infiammazione possa rappresentare<br />

l’anello <strong>di</strong> congiungimento tra gli effetti immuno-stimolatori indotti dai probiotici e l’induzione<br />

della tollerabilità (179).<br />

E’ possibile che l’aumento del rapporto IFN-γ/IL4 nel gruppo probiotico possa essere stato indotto<br />

dalle popolazioni <strong>di</strong> cellule regolatorie. E’ stato <strong>di</strong>mostrato che i batteri probiotici sono in grado <strong>di</strong><br />

36


indurre popolazioni <strong>di</strong> cellule T regolatorie. In un modello animale, i probiotici inducono le cellule<br />

Treg nell’intestino (181) e, come accennato, stu<strong>di</strong> in vitro condotti sugli esseri umani hanno<br />

identificato batteri produttori <strong>di</strong> acido lattico in grado <strong>di</strong> indurre la produzione dell’IL10, che<br />

inibiscono le citochine Th2 (160). Le cellule Trl vengono stimolate in presenza dell’IL10 ed<br />

esercitano la loro attività inibitoria attraverso la produzione <strong>di</strong> IL10 (182). In precedenza, l’LF19<br />

aveva indotto la produzione <strong>di</strong> IL10 da parte delle cellule PBMC umane in vitro, così come in una<br />

linea cellulare monocitaria (110, 115). Non abbiamo osservato effetti da parte dell’LF19 sui livelli<br />

<strong>di</strong> mRNA dell’IL10 in seguito all’attivazione policlonale delle PBMC. Tuttavia, in vitro ed in vivo<br />

la risposta immunitaria può <strong>di</strong>fferire. Malgrado ciò, probabilmente un periodo <strong>di</strong> 6 ore dall’<br />

attivazione policlonale non rappresenta il periodo ottimale per questa particolare citochina dal<br />

momento che i livelli risultavano bassi anche negli adulti in seguito all’attivazione policlonale.<br />

Un’altra citochina chiave immuno-regolatoria nell’induzione della tollerabilità orale è il TGF-β.<br />

Sarebbe stato interessante stu<strong>di</strong>are gli effetti dell’LF19 sull’espressione del TGF-β, ma durante gli<br />

esperimenti tempo-curva precedenti, i livelli del TGF-β non erano cambiati in seguito<br />

all’attivazione policlonale delle cellule PBMC, ecco perché questa opzione non è stata considerata<br />

nel nostro stu<strong>di</strong>o.<br />

In uno stu<strong>di</strong>o sono stati valutati gli effetti del LAVRI-A1 sulla frequenza delle cellule Treg e<br />

sull’espressione della trascrizione del fattore Foxp3 nei neonati. E’ stata notata un’aumentata<br />

espressione dell’mRNA del Foxp3 nelle cellule PBMC dopo l’attivazione con allergeni in neonati<br />

con eczema rispetto ai neonati senza eczema. Tuttavia la <strong>somministrazione</strong> per 6 mesi nei neonati <strong>di</strong><br />

LAVRI-A1 non determinava effetti sull’espressione <strong>di</strong> cellule T CD4+CD25+ o sull’espressione<br />

dell’mRNA <strong>di</strong> Foxp3 (183). Inoltre, sono stati usati ligan<strong>di</strong> specifici per valutare le funzioni <strong>di</strong><br />

TRL2 e 4, ed anche se non vi erano <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative tra i gruppi, vi era la<br />

tendenza verso una maggiore produzione <strong>di</strong> TNF-α ed IFN-γ in seguito all’attivazione del TRL2 nel<br />

gruppo probiotico (184). Inoltre, come precedentemente <strong>di</strong>scusso, in quello stu<strong>di</strong>o non vi erano<br />

effetti da parte <strong>di</strong> LAVRI-A1 sull’incidenza <strong>di</strong> eczema, e nel gruppo probiotico vi era un numero<br />

maggiore <strong>di</strong> neonati <strong>di</strong> 12 mesi sensibilizzati rispetto al gruppo placebo (184).<br />

I ceppi probiotici dovrebbero essere considerati per i loro meriti in<strong>di</strong>viduali. L’inconsistenza dei<br />

risultati sugli effetti immuno-stimolatori dei probiotici nella prevenzione primaria dell’allergia<br />

potrebbe essere spiegata dall’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti ceppi <strong>di</strong> probiotici ma anche dalle <strong>di</strong>fferenze tra i<br />

fattori propri dell’ospite ed i fattori ambientali (166), (Tabella 4).<br />

Tabella 4. Fattori propri dei probiotici, dell’ospite e fattori ambientali che potrebbero avere un ruolo<br />

sulle conseguenze cliniche nel neonato<br />

Probiotico Madre Neonato<br />

Ceppo Background genetico Background genetico<br />

Dose Ambiente Ambiente<br />

Viabilità Status allergico Modalità <strong>di</strong> parto<br />

Tempo Composizione del latte materno Modalità <strong>di</strong> assunzione<br />

Durata<br />

Punti <strong>di</strong> forza e debolezze dello stu<strong>di</strong>o<br />

Questo stu<strong>di</strong>o ha valutato gli effetti della <strong>somministrazione</strong> <strong>di</strong> LF19 in relazione ai risultati clinici<br />

così come lo sviluppo della composizione della flora batterica intestinale ed il processo <strong>di</strong><br />

maturazione del sistema immunitario. Un punto <strong>di</strong> forza del <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è<br />

37


appresentato dal fatto che abbiamo seguito i neonati in modo prospettivo durante il periodo dello<br />

svezzamento. <strong>La</strong> forza dei risultati è rappresentata dall’esigua percentuale <strong>di</strong> pazienti persi e<br />

dall’elevato numero <strong>di</strong> campioni ematici e fecali <strong>di</strong>sponibili per le analisi.<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> eczema è stata basata su questionari e <strong>di</strong>ari. Abbiamo utilizzato una definizione <strong>di</strong><br />

eczema precedentemente validata che ha <strong>di</strong>mostrato un’elevata sensibilità (92%) e specificità<br />

(100%) rispetto alla <strong>di</strong>agnosi clinica posta da un dermatologo (185). Un punto debole dello stu<strong>di</strong>o è<br />

rappresentato dalla mancanza <strong>di</strong> dati circa la severità dell’eczema. In alternativa, si poteva utilizzare<br />

una valutazione clinica ed una classificazione della severità dell’eczema basata sull’in<strong>di</strong>ce<br />

SCORAD. D’altro canto, l’aver valutato l’incidenza cumulativa come abbiamo fatto invece <strong>di</strong><br />

puntare sulla prevalenza potrebbe persino rappresentare un punto <strong>di</strong> forza. Se i bambini vengono<br />

valutati solo una volta, l’eczema può non essere <strong>di</strong>agnosticato per via del decorso tipicamente<br />

ricorrente della malattia e per via del fatto che in alcuni bambini può scomparire con il tempo.<br />

Infine, sono state effettuate ripetute visite cliniche con la valutazione della severità dell’eczema e la<br />

raccolta dei dati estrapolati dai <strong>di</strong>ari e dai questionari.<br />

In caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> CMA i neonati venivano sottoposti ad un regime alimentare che prevedeva<br />

l’eliminazione delle proteine derivate dal latte <strong>di</strong> mucca e quin<strong>di</strong> l’introduzione del nuovo regime<br />

alimentare risultava in aperto. In generale, i neonati raramente riportavano sintomi soggettivi, ma il<br />

fatto che il cambiamento fosse in aperto e non in cieco potrebbe aver portato ad un incremento delle<br />

<strong>di</strong>agnosi (57).<br />

Un altro punto debole è rappresentato dal potere statistico relativamente scarso per le variabili<br />

dell’outcome clinico. Un campione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o maggiore avrebbe permesso <strong>di</strong> valutare gli effetti<br />

dell’LF19 sull’insieme delle infezioni, delle allergie respiratorie, della sensibilizzazione delle IgE e<br />

<strong>di</strong> eseguire un sottogruppo <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong>stinguendo tra l’eczema IgE e non-IgE me<strong>di</strong>ato. Inoltre, con<br />

un più ampio campione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, l’andamento degli effetti dei probiotici sulla funzione delle cellule<br />

T sarebbe stato più evidente.<br />

Riguardo le considerazioni etiche, il protocollo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o può essere risultato impegnativo per alcune<br />

famiglie. Nella maggior parte dei casi, le infermiere dello stu<strong>di</strong>o inviavano i cereali ed effettuavano<br />

delle visite domiciliari per raccogliere i <strong>di</strong>ari, completare i questionari, rilevare delle misure<br />

antropometriche ed eseguire i prelievi venosi. Questi ultimi, potenzialmente stressanti per il<br />

neonato, venivano eseguiti in un ambiente familiare, riducendo quin<strong>di</strong> la tensione sia nei neonati<br />

che nei genitori. Prima del prelievo venoso veniva applicata una crema anestetica. Anche se<br />

abbiamo preso tutte le precauzioni sopra elencate, non può essere escluso completamente che<br />

alcune <strong>di</strong> quelle procedure siano risultate stressanti per alcuni neonati ed i loro genitori. Tuttavia,<br />

alcuni genitori hanno apprezzato il supporto ed il rapporto <strong>di</strong>retto con le esperte infermiere dello<br />

stu<strong>di</strong>o, e la possibilità <strong>di</strong> poter fissare un appuntamento con i me<strong>di</strong>ci dello stu<strong>di</strong>o in caso <strong>di</strong> malattia<br />

del bimbo.<br />

Aspetti futuri<br />

Abbiamo acquisito alcune conoscenze e sono sorte molte altre domande. Le indagini circa gli<br />

aspetti dell’ecosistema nell’intestino e l’intricato scambio con il sistema immunitario si scontrano<br />

con la loro enorme complessità. Tuttavia, in un prossimo futuro proveremo ad aggiungere qualche<br />

altro tassello a questo puzzle.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto, è in corso un’analisi più approfon<strong>di</strong>ta della composizione della flora batterica<br />

intestinale e degli effetti dell’LF19 al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o.<br />

38


Stu<strong>di</strong>eremo ulteriormente l’impatto dell’LF19 sulla funzione delle cellule T regolatorie in questo<br />

ambito, così come i markers dell’infiammazione.<br />

Inoltre, la principale necessità è seguire questi bambini e valutare se gli effetti preventivi<br />

sull’eczema si estendono all’età scolare con effetti sullo sviluppo dell’immunità e sulle allergie<br />

respiratorie.<br />

Conclusioni<br />

<strong>La</strong> composizione della flora batterica iniziale sembra avere un ruolo sullo sviluppo del sistema<br />

immunitario, sia a livello dell’intestino che a livello sistemico. Durante lo svezzamento, avviene la<br />

maggiore esposizione agli antigeni alimentari con una flora batterica intestinale che va<br />

<strong>di</strong>versificandosi, sfidando il sistema immunitario in via <strong>di</strong> sviluppo. Nel presente stu<strong>di</strong>o abbiamo<br />

cercato <strong>di</strong> mantenere alcuni degli effetti benefici conferiti dal latte materno sulla composizione della<br />

flora batterica intestinale valutandone i possibili effetti sullo sviluppo del sistema immunitario,<br />

me<strong>di</strong>ante l’aggiunta del batterio probiotico LF19 ai cerali dello svezzamento.<br />

L’integrazione ha ottenuto risultati positivi ed ha mantenuto alti i livelli dei lattobacilli nelle feci<br />

durante lo svezzamento nel gruppo probiotico. L’assunzione <strong>di</strong> LF19 è risultata sicura senza<br />

evidenza <strong>di</strong> effetti avversi. Nei neonati <strong>di</strong> entrambi i gruppi è stata osservata una maturazione del<br />

sistema immunitario specifico e globale ed un aumento della capacità <strong>di</strong> esprimere citochine sia <strong>di</strong><br />

tipo Th1 che Th2. Tuttavia, non abbiamo osservato effetti preventivi sulle infezioni, ma solo una<br />

lieve riduzione della durata della terapia antibiotica.<br />

Inoltre, l’assunzione <strong>di</strong> LF19 ha ridotto il rischio <strong>di</strong> eczema associato ad un miglioramento del<br />

rapporto Th1/Th2 in seguito all’attivazione policlonale delle cellule T. Abbiamo inoltre osservato<br />

come l’LF19 induca <strong>di</strong>fferenze funzionali nella flora batterica intestinale, con possibili effetti sulla<br />

funzione <strong>di</strong> barriera intestinale. Quin<strong>di</strong>, suggeriamo che la riduzione del rischio <strong>di</strong> eczema nel<br />

gruppo probiotico in parte <strong>di</strong>penda dagli effetti dell’LF19 sulla funzione delle cellule T ed in parte<br />

dall’aumentata integrità della mucosa intestinale.<br />

In ultimo, è stato ipotizzato che la flora batterica intestinale ed il sistema immunitario in via <strong>di</strong><br />

sviluppo possano essere modulati dalla <strong>somministrazione</strong> dei batteri probiotici nei neonati. I<br />

risultati del presente lavoro supportano questa ipotesi, e <strong>di</strong>mostrano che l’assunzione dei probiotici,<br />

se iniziata durante lo svezzamento, può influenzare la funzione della flora batterica intestinale, la<br />

funzione delle cellule T nell’immunità adattativa e possa ridurre il rischio <strong>di</strong> eczema.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Prima <strong>di</strong> tutto, vorrei ricordare tutti i neonati e le loro famiglie che hanno partecipato a questo<br />

stu<strong>di</strong>o, rendendo possibile questo progetto. Grazie!<br />

Questo lavoro ed il progetto alle spalle rappresentano lo sforzo comune <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong>namico <strong>di</strong><br />

persone de<strong>di</strong>cate alle quali vorrei esprimere tutta la mia più profonda gratitu<strong>di</strong>ne.<br />

Olle Hernell- il mio principale superiore per avermi invitato ad occuparmi <strong>di</strong> questa parte così<br />

appassionante della ricerca e per le sue idee, l’impegno, le gran<strong>di</strong> abilità scientifiche ed il supporto<br />

resomi quando necessario.<br />

39


Marie-Louise Hammarstöm- il mio superiore per la sua vasta esperienza in campo scientifico, le<br />

idee innovative, le fruttuose <strong>di</strong>scussioni ed il supporto.<br />

Leif Gothefors- il mio superiore per il suo entusiasmo contagioso e per essere stato mentore sia in<br />

campo clinico che scientifico.<br />

Sten Hammarstöm- per i preziosi consigli e per le <strong>di</strong>scussioni avute nel corso <strong>di</strong> questo progetto.<br />

Hans Stenlund- sempre pronto a <strong>di</strong>spensare preziosi consigli nel campo della Statistica, con<br />

pazienza e gran<strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> insegnamento.<br />

Gisela Dahlquist- per aver con<strong>di</strong>viso i consigli lungo il percorso.<br />

Margareta Henriksson and RuthGerd <strong>La</strong>rsson- per il contatto estremamente prezioso con i neonati<br />

e le loro famiglie, per essersi prese cura dei neonati durante lo stu<strong>di</strong>o e per essere riuscite ad<br />

ottenere con successo campioni ematici prelevati da vasi invisibilmente sottili. Margareta<br />

Bäckman per il suo aiuto riguardo gli aspetti pratici quando le altre infermiere dello stu<strong>di</strong>o avevano<br />

bisogno <strong>di</strong> una mano e per l’amicizia e l’ottima collaborazione in altri progetti.<br />

Yvonne Andersson- per il tuo contributo estremamente prezioso a questo progetto sotto numerosi<br />

aspetti, inclusa la tua abilità ed esperienza nel laboratorio, i consigli e l’amicizia con<strong>di</strong>visa in questi<br />

anni.<br />

Marianne Sjöstedt- per il lavoro de<strong>di</strong>cato alle analisi del qRT-PCR.<br />

Anne Israelsson per aver elaborato i primers e le sonde per le analisi del qRT-PCR.<br />

Helèn Fält, Elisabeth Granström, Carina <strong>La</strong>gerqvist, e Lotta Westman per il vostro impegno,<br />

l’abile assistenza con le analisi <strong>di</strong> laboratorio e le utili osservazioni.<br />

Helena Brännström, Helena Har<strong>di</strong>ng, Karin Moström, Anna Nordström e Ulla Norman per<br />

l’eccellente assistenza per quanto riguarda l’aspetto amministrativo.<br />

Marta Granström per aver con<strong>di</strong>viso la tua vasta esperienza sulle risposte dei neonati ai vaccini, la<br />

loro metodologia e per aver stimolato il <strong>di</strong>battito. Ingrid Yones per l’abile assistenza con le analisi<br />

<strong>di</strong> laboratorio.<br />

Helena Käyhty per avermi accolto ad Helsinki e per aver con<strong>di</strong>viso la tua competenza nel campo<br />

delle valutazioni sierologiche dei vaccini. Leena Saarinen per l’eccellente assistenza con le analisi<br />

<strong>di</strong> laboratorio e Anu Nurkka per l’utile confronto.<br />

Elisabeth Norin per aver con<strong>di</strong>viso la tua conoscenza nel campo della microbiologia e per gli utili<br />

<strong>di</strong>battiti. Anna-Karin Persson per l’abile assistenza con le analisi <strong>di</strong> laboratorio.<br />

Catharina Tennefors e <strong>La</strong>rs-Börje Sjöberg del Semper AB per il prezioso contributo<br />

all’organizzazione ed allo svolgimento <strong>di</strong> questo progetto, incluso lo sviluppo del prodotto dello<br />

stu<strong>di</strong>o e per il supporto in tutti questi anni.<br />

Ragne Fondèn e Ulla Svensson dell’Arla Foods AB per il supporto nel corso <strong>di</strong> questo progetto e<br />

per gli interessanti <strong>di</strong>battiti sull’LF19. Janet Håkansson e Astrid Walles-Granberg per le<br />

stimolanti <strong>di</strong>scussioni e l’eccellente assistenza con le analisi <strong>di</strong> laboratorio.<br />

40


Åsa Sullivan e Ann-Chatrin Palmgren per l’eccellente assistenza con le analisi <strong>di</strong> laboratorio.<br />

Aamir Mukhdoomi- per il meticoloso lavoro <strong>di</strong> inserimento dei dati.<br />

Anna Möllsten, Luis Cobian e Michael Haney per gli utili consigli riguardo l’impaginazione e la<br />

revisione del corpo del testo.<br />

I colleghi passati e presenti del Dipartimento <strong>di</strong> Pe<strong>di</strong>atria per aver con<strong>di</strong>viso i pensieri ed i consigli<br />

in tutti questi anni, ed in special modo, Anneli Ivarsson, Berit Kriström, Torbjörn Lind, Sussie<br />

Lindquist, Christian Möller, Solveig Petersen, Auste Pundziute-Luckå, Olof Sandström, Sven-<br />

Arne Silfverdal e Inger Öhlund.Magnus Domellöf, Göte Forsberg, Leif Gothefors, Ulrika Norèn<br />

Nyström, Annida Rydberg, Svante Sjöstedt e Anna Winberg, che oltre ai buoni consigli hanno<br />

con<strong>di</strong>viso con me l’amicizia, le canzoni e le risate.<br />

I miei amici più stretti, in particolare Ulrika NN, per essere stata un’eccellente compagna <strong>di</strong> viaggio<br />

in questo percorso e Mia Malby per avermi ricordato <strong>di</strong> godermi il viaggio.<br />

I miei genitori Benita e Stig, per l’amore ed il supporto, e mio fratello Ulf e la sua famiglia per<br />

esserci stati e per il loro sostegno durante le ultime frenetiche settimane <strong>di</strong> scrittura della tesi.<br />

Il mio compagno <strong>di</strong> vita Björn, per essere stato sempre al mio fianco nei momenti belli ed in quelli<br />

brutti e quello che ho <strong>di</strong> più caro, i miei figli David e Lukas per ricordarmi ogni giorno “il fine <strong>di</strong><br />

tutto questo”.<br />

41

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!