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1. Galateo in sala operatoria
ne, al minimo possibile movimento, alla minima
gesticolazione, alla contenuta interlocuzione.
Florimonte parlava dell’eleganza del comportamento:
“...non si dée adunque l’uomo contentare
di fare le cose buone, ma dée studiare di farle
anco leggiadre e non è altra leggiadria che una
cotale quasi luce che risplende della convenevolezza
delle cose che sono ben composte e ben
divisate l’una con l’altra e tutte insieme, senza
la quale misura etiandio il bene non è bello e la
bellezza non è piacevole”. Certo, nulla come il
gesto contenuto, limitato e appropriato conferisce
eleganza ed efficienza al chirurgo e agli
astanti in sala operatoria.
Si sa, però, che nel gesto sono racchiuse implicazioni
culturali notevoli e che la gestualità
usata per comunicare nell’ambito di culture
diverse può allontanare anziché avvicinare e
può comunque creare incomprensioni.
Ricordo quanto mi raccontò, tra il divertito e il
compiaciuto il mio Maestro, Prof. Provenzale,
che, poco dopo essersi trasferito da Cagliari a
Catania, ebbe a operare un alto magistrato,
molto stimato e apprezzato in città e, dunque,
pluri-raccomandato.
Il giorno dell’intervento i corridoi dell’Istituto
pullulavano di insigni avvocati che s’accalcavano
per avere e quindi diffondere notizie; durante
le varie fasi dell’operazione un anestesista
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