Il lavoro minorile tra presente e passato - Archivio "Pace diritti umani ...
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INDICE<br />
Premessa<br />
Università degli Studi di Padova<br />
Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui <strong>diritti</strong> della persona e dei popoli<br />
XV Corso di Perfezionamento sui <strong>diritti</strong> della persona e dei popoli<br />
“Cittadinanza europea e <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong>”<br />
A.A. 2003/2004<br />
Alcuni numeri per riflettere<br />
Riflessioni storiche<br />
- Eta’ Antica<br />
-Alto Medioevo<br />
-Basso medioevo<br />
-Eta’ moderna<br />
-La rivoluzione industriale<br />
-Ottocento e Novecento<br />
IL LAVORO MINORILE TRA PRESENTE E PASSATO<br />
Flora De Boni<br />
-<strong>Il</strong> Novecento in provincia di Belluno<br />
-Le migrazioni dei bambini bellunesi in Italia e in Europa<br />
-Casistica<br />
-Un caso particolare<br />
Elenco lavori maschili svolti dagli emigranti bellunesi fin dal sec XVIII<br />
Io lavoravo – io <strong>lavoro</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> a nord e a sud<br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> in Italia<br />
Entriamo nelle leggi<br />
Percorsi operativi<br />
E …Oggi<br />
Bibliografia essenziale<br />
Allegati
PREMESSA<br />
Dal 1999 al 2004 ho progettato e coordinato, come docente di scuola elementare del Circolo<br />
Didattico di Feltre e funzione obiettivo, responsabile dei rapporti con enti ed associazioni del<br />
territorio feltrino, un percorso didattico e formativo,in collaborazione con il Comune di Feltre e l’<br />
U.N.I.C.E.F, rivolto alle classi quarte e quinte, dal titolo: Ciao Sindaco. <strong>Il</strong> Sindaco difensore ideale<br />
dell’ infanzia.<br />
Sono stati sviluppati, in questo contesto, vari <strong>tra</strong>cciati di ricerca, tutti orientati a <strong>tra</strong>ttare le principali<br />
problematiche del mondo dell’infanzia.<br />
Sono state approfondite:<br />
- le situazioni territoriali locali, nazionale ed europee<br />
- le situazioni mondiali<br />
- le realtà del “Terzo Mondo”<br />
- le condizioni, in generale, dell’infanzia “meno fortunata”<br />
<strong>Il</strong> progetto ha finora sviluppato le seguenti tematiche, inerenti il mondo dei bambini:<br />
- <strong>Il</strong> diritto all’istruzione<br />
- <strong>Il</strong> diritto al gioco, al divertimento, alla serena gestione del tempo libero<br />
- La conoscenza di persone e strutture che aiutano i bambini<br />
A livello operativo si sono intrecciati:<br />
• momenti di approfondimento in classe,<br />
• mostre e raccolte visive del <strong>lavoro</strong> svolto,<br />
• visite guidate agli uffici e ai luoghi istituzionali del comune e di altre istituzioni.<br />
Ogni percorso si è concluso con una seduta del Consiglio Comunale, dedicata proprio all’infanzia,<br />
nella quale tutte le classi, at<strong>tra</strong>verso i propri rappresentanti, hanno esposto al Sindaco e al Consiglio<br />
Comunale le conclusioni dei lavori.<br />
A fine anno scolastico 2003/04 mi è stato proposto di sviluppare il tema del “<strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>”;<br />
questo è un tema a mio avviso esteso e complesso sia per i bambini, sia per i docenti, difficile da<br />
sviluppare senza cadere nel sentimentalismo, con il pericolo di sentenziare a vuoto o percorrere<br />
sentieri scontati.<br />
Questo studio - relazione intende essere sostanzialmente la <strong>tra</strong>ccia di un <strong>lavoro</strong> che vorrei proporre,<br />
ai colleghi e agli enti con i quali collaboro, per proseguire insieme l’esame e la <strong>tra</strong>ttazione dei<br />
problemi dell’infanzia.<br />
Vista sia la cospicua letteratura e saggistica sull’argomento, sia la complessità del problema, ho<br />
cercato di <strong>tra</strong>cciare linee di <strong>lavoro</strong> chiare, semplici e molto schematiche, che possono essere seguite<br />
ed approfondite dai docenti e dagli alunni delle varie classi, secondo interessi e programmi<br />
specifici.<br />
Ho cercato di raccogliere e presentare schede di <strong>lavoro</strong> essenziali e documenti significativi, per<br />
offrire spunti, suggerimenti, input da sviluppare secondo i diversi contesti di <strong>lavoro</strong> e ricerca, anche<br />
a rischio di essere troppo sintetica.<br />
Nello strutturare il <strong>lavoro</strong> i miei obiettivi finali sono stati:<br />
• costruire, attorno al problema, una semplice mappa di indagine, efficace e aperta<br />
all’iniziativa dei docenti;<br />
2
• presentare percorsi operativi inseribili nelle attività curricolari e nei progetti<br />
interdisciplinari e/o <strong>tra</strong>sversali;<br />
• aiutare a “leggere e conoscere” realtà diverse nel tempo e nello spazio;<br />
• offrire strumenti ed idee per intervenire, cambiare e vivere ruoli propositivi nella società.<br />
Un mondo a misura di bambino è un mondo nel quale ogni essere umano ha garantite le opportunità<br />
di sviluppo e crescita adeguate, a livello fisico, psicologico, mentale, emotivo, cognitivo, sociale e<br />
culturale.<br />
Se pare ormai indubbia la necessità di tutelare i bambini nei loro <strong>diritti</strong> e garantirne la crescita a tutti<br />
i livelli, è altrettanto vero che la realtà mondiale è diversamente strutturata.<br />
Non sono garantiti all’infanzia i <strong>diritti</strong> fondamentali come:<br />
• la vita<br />
• la salute<br />
• la famiglia<br />
• la pace<br />
• l’istruzione<br />
• la protezione dagli abusi, dalla violenza, dagli sfruttamenti<br />
• ambienti e luoghi a loro misura<br />
<strong>Il</strong> problema del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> deriva dalla sovrapposizioni di questioni diverse come:<br />
• povertà<br />
• fame<br />
• sottosviluppo<br />
• carenze culturali e ambientali<br />
• razzismo<br />
• status socio-economico della famiglia<br />
• composizione della famiglia<br />
• malessere sociale<br />
• malessere territoriale<br />
• carenze politiche e dirigenziali<br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> incide sulla fascia più vulnerabile della società e tante volte quest’ultima<br />
preferisce non vedere.<br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> è spesso invisibile perché sviluppato in luoghi nascosti, domestici, privati, chiusi;<br />
gestito da persone legate ai bambini da vincoli stretti di parentela, amicizia, autorità; scarsamente<br />
controllato dalle autorità preposte.<br />
Le cause del fenomeno sono tante e complesse, come pure le conseguenze nel sociale e nel futuro<br />
generazionale, bisogna tener <strong>presente</strong> che……<br />
Bambini, adolescenti e giovani costituiscono una porzione statisticamente significativa della<br />
popolazione del pianeta.<br />
<strong>Il</strong> loro modo di crescere, pensare ed agire viene fortemente influenzato dalla società di<br />
appartenenza.<br />
<strong>Il</strong> potenziamento della loro riflessione critica, la responsabilizzazione, il riconoscimento della<br />
validità del loro contributo sono i punti di forza di un percorso educativo e formativo, per incanalare<br />
la creatività e l’impegno a favore anche dell’eliminazione del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
3
Nel mondo<br />
DATI STATISTICI<br />
ALCUNI NUMERI PER RIFLETTERE<br />
- 260 milioni di ragazzi, al di sotto dei 18 anni, ogni giorno nel mondo, sono costretti a lavorare.<br />
- 211 milioni hanno meno di 11 anni.<br />
- 180 milioni si trovano in pericolo di vita.<br />
L’Asia detiene il triste primato di continente con il maggior numero di bambini lavoratori: 61 % del<br />
totale mondiale.<br />
In Africa il 32 % dei bambini è costretto a svolgere precocemente un’attività lavorativa.<br />
In America Latina lavorano precocemente il 21 % dei bambini.<br />
Nei Paesi ad economia avanzata 2,5 milioni di bambini sono economicamente attivi.<br />
In Europa<br />
A partire dal secolo XX, con l’introduzione graduale di un sistema educativo obbligatorio e con le<br />
varie legislazioni nazionali, il <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> si è ridotto, soprattutto nell’Europa Occidentale.<br />
Nel Regno Unito<br />
Su 3 milioni e mezzo di ragazzi, da 11 a 15 anni, 1 milione e mezzo lavorano con modalità diverse,<br />
2 milioni e mezzo di ragazzi lavorano nel periodo del raggiungimento dell’età in cui si lascia la<br />
scuola.<br />
<strong>Il</strong> 50 % circa dei ragazzi, <strong>tra</strong> i 13 ei 15 anni, svolge attività lavorative varie, diverse per tipologia e<br />
durata.<br />
In Portogallo<br />
Per quanto riguarda questa nazione le cifre stimate, di minori che lavorano, variano <strong>tra</strong> le 24 mila e<br />
le 200 mila unità.<br />
In Romania<br />
In questa nazione dell’Europa Orientale,con una popolazione di circa 23 milioni di abitanti, la<br />
percentuale di popolazione compresa <strong>tra</strong> i 5 e i 17 anni è di 17,4 %.<br />
È il primo paese dell’ Europa Cen<strong>tra</strong>le e Orientale ad aver partecipato al programma per<br />
l’eliminazione del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> (MOU)<br />
All’inizio degli anni 90 la percentuale di ragazzi economicamente attivi era del 23 %, nel 1993 era<br />
scesa al 16 %, nel 1998 era risalita al 23 %.<br />
Ora la percentuale sta lentamente scendendo.<br />
In Italia<br />
Nella nos<strong>tra</strong> nazione le stime sul numero dei minori, che lavorano illegalmente, oscillano <strong>tra</strong> le 200<br />
mila e le 500 unità.<br />
Questi dati sono stati ricavati da Bambini e adolescenti che lavorano, Quaderni del Centro<br />
nazionale di documentazione ed analisi per l’infanzia e l’adolescenza, Istituto degli Innocenti,<br />
Firenze, Maggio 2004.<br />
4
Considerazioni<br />
I numeri come sempre possono dire tutto o nulla.<br />
Parlando di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> nel mondo le cifre possono sbalordire, far riflettere, stimolare l’azione,<br />
ma devono essere fil<strong>tra</strong>te da altre considerazioni.<br />
Le condizioni, le motivazioni, le storie lavorative variano molto da continente a continente, da<br />
nazione a nazione.<br />
Indubbiamente è profondamente diverso il <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> in Africa, Asia, America Latina da<br />
quelle che possono essere le attività lavorative dei ragazzini europei.<br />
All’interno della stessa Europa le storie nazionali determinano diverse tipologie di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
Nei Continenti sopra citati i bambini lavorano in condizioni estreme, nelle discariche, sulla s<strong>tra</strong>da,<br />
ovunque vi sia la possibilità di guadagnare qualche cosa per la propria sopravvivenza e quella della<br />
famiglia.<br />
La maggior parte di essi non ha mai messo piede in una aula scolastica ed è probabile che non lo<br />
farà mai.<br />
Per quei bambini è più corretto parlare di schiavitù e sfruttamento, piuttosto che di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
In Europa Centro-Orientale la situazione è ancora diversa, i processi di <strong>tra</strong>sformazione sociale e<br />
politica, le <strong>tra</strong>nsizioni verso un’economia di mercato e una società democratica generano situazioni<br />
instabili, nelle quali i bambini sono come sempre i soggetti più deboli e dipendenti.<br />
In queste nazioni le tipologie di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> oscillano <strong>tra</strong> situazioni estreme di sfruttamento e<br />
degrado, legate alle percentuali di persone classificate “povere” e forme di attività economiche più<br />
vicine alle caratteristiche dell’Europa Occidentale.<br />
Qui in Italia, fino alla Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato dopoguerra, i ragazzini<br />
lavoravano, sia a causa dell’inadeguatezza del reddito della famiglia, sia per fronteggiare bisogni<br />
primari, sia per specifiche situazioni socio-economiche.<br />
Ora i legami <strong>tra</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> e povertà sono più rari e spesso legati alle nuove forme di<br />
migrazione.<br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> nella sua forma “peggiore” si è ridotto lentamente e gradualmente, anche se non è<br />
scomparso.<br />
È diffusa inoltre l’idea di “valore educativo del <strong>lavoro</strong>”, sia nella forma di part- time, sia in altre<br />
forme, come l’aiuto in casa o in aziende familiari e piccoli lavori saltuari, fuori dall’orario<br />
scolastico o durante le vacanze.<br />
Nelle aree rurali e <strong>tra</strong> gli artigiani, gli adulti sottolineano il valore socializzante e formativo del<br />
<strong>lavoro</strong>, per acquisire capacità ed esperienze, <strong>tra</strong>smesse <strong>tra</strong>dizionalmente con l’esercizio e<br />
l’apprendistato.<br />
La variabile educativa emerge anche nei casi di insuccesso scolastico, l’attività operativa è usata<br />
come strumento di formazione per crescere ed acquisire senso di responsabilità.<br />
In fase di approfondimento, almeno per quanto riguarda l’Italia, è il rapporto “Scuola – Lavoro”.<br />
L’occupazione saltuaria e/o stagistica dei ragazzi è volta a fornire loro un’ esperienza e un<br />
inserimento professionale, non garantiti dalla formazione scolastica o dal possesso di un titolo di<br />
studio, oppure può essere un tentativo di saggiare in anticipo le offerte del mercato.<br />
La scuola è direttamente interpellata sotto questo aspetto in quanto, per troppo tempo, ha escluso<br />
dai suoi programmi la formazione legata al <strong>lavoro</strong>.<br />
5
Ciò che vale per tutti i bambini è: vedersi soggetti , con attribuzione di valore, in un ambiente<br />
sociale in cui sia assicurato il riconoscimento, favorita l’autostima e promosso l’intervento attivo in<br />
qualsiasi contesto e forma.<br />
I dati sopra citati possono essere approfonditi consultando soprattutto i seguenti testi:<br />
1. B.Bianchi e A. Lotto “Lavoro <strong>minorile</strong> ed emigrazione <strong>minorile</strong> dall’Unità alla Grande<br />
Guerra” ed. Ateneo Veneto;<br />
2. G.Paone e A.Tessili “Lavoro e <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>” – inchiesta CGIL in Italia.<br />
RIFLESSIONI STORICHE<br />
<strong>Il</strong> “<strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>” è nato con l’uomo, ha seguito la storia, l’evolversi della società, le modifiche<br />
del nucleo familiare.<br />
La consapevolezza della negatività del fenomeno si è sviluppata con il tempo, quando il sentimento<br />
dell’infanzia non si è più legato solo all’affetto per questa, ma alla coscienza delle caratteristiche<br />
specifiche del bambino, diverse da quelle del giovane, dell’adulto e soprattutto si è considerata la<br />
sua identità di persona in sé, completa, con i suoi <strong>diritti</strong>.<br />
Per molti secoli la storia è stata storia di poteri e conquiste, solo da pochi decenni sono en<strong>tra</strong>ti nella<br />
lettura storica aspetti minori, che hanno contribuito, in maniera determinante, ad allargare gli<br />
orizzonti interpretativi e concettuali.<br />
Nella storia “grande” non c’era tanto posto per “i piccoli”, gli umili, i poveri, le persone fuori<br />
dall’elite gestionale e decisionale.<br />
Le guerre, le conquiste, i giochi di potere erano i principali centri di indagine e <strong>lavoro</strong>.<br />
Una vera conoscenza storica deve andare oltre, guardare al tempo storico nella sua complessità,<br />
divagare sulle società, indagare sulle persone, valutare tutti i fattori, andare oltre i dati, leggere<br />
l’<strong>umani</strong>tà.<br />
I bambini sono sempre “vissuti” nella storia, poche volte come protagonisti, spesso sono stati<br />
“vittime” di situazioni economiche, politiche e culturali, non sono stati quasi mai considerati<br />
“soggetti” e tanto meno “soggetti attivi e partecipativi”.<br />
<strong>Il</strong> precoce avviamento al <strong>lavoro</strong> dei minori, soprattutto bambini, nel <strong>passato</strong> era una “piaga”sociale,<br />
giustificata solo dalla prassi, dalla necessità di sopravvivenza, dalla quotidianità del fenomeno, che<br />
rien<strong>tra</strong>va nella “natura delle cose”.<br />
Oggi questa piaga esiste ancora, ma non è più giustificabile, in quanto c’è visibilità,<br />
documentazione, coscienza della dignità umana, di tutti gli esseri <strong>umani</strong>, indistintamente.<br />
(Tutte le riflessioni precedenti sono di carattere generale, <strong>tra</strong>tte dalla quotidianità della cronaca e<br />
dalle linee storiche generali, eventuali approfondimenti particolari possono sviluppare aspetti<br />
nazionali, regionali o locali della tematica, a seconda dell’interesse specifico, degli obiettivi del<br />
<strong>lavoro</strong>, nelle ottiche temporali e spaziali programmate.)<br />
6
Ricostruire la storia del “<strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>” presenta delle difficoltà, legate all’estensione del<br />
problema, agli aspetti più evidenti, alle diverse realtà spazio-temporali, all’ottica sotto cui si<br />
esamina il problema, alle priorità da evidenziare…<br />
Le seguenti schede, delineate con l’aiuto dei manuali generali di storia,vogliono offrire una breve<br />
panoramica dell’aspetto storico del problema.<br />
Ho cercato di <strong>tra</strong>cciare, per ogni significativa epoca storica, alcune note sulla presenza del “<strong>lavoro</strong><br />
<strong>minorile</strong>” e soprattutto sulla relativa “considerazione dell’infanzia”.<br />
Sono cosciente che ogni generalizzazione è difficile e lacunosa, sono però certa che ogni dubbio e<br />
ogni incertezza possono offrire stimoli adeguati, per sviluppare un percorso di approfondimento.<br />
Aspetti generali<br />
Tutte le civiltà e quasi tutti i periodi storici hanno mos<strong>tra</strong>to i seguenti aspetti comuni:<br />
• la vita e la considerazione per i bambini erano legate al “censo”, al gradino occupato dalla<br />
famiglia nella piramide sociale (figli di nobili, del popolo, figli di artigiani, di schiavi);<br />
• il numero elevato delle nascite e l’alta mortalità infantile, bloccavano gli “investimenti<br />
sull’infante”, si aspettava il raggiungimento di “determinate età” per considerare superato il<br />
pericolo e arrivato il momento di “investire sul ragazzo”;<br />
• ad ogni epoca corrisponde un’età privilegiata ed una certa periodizzazione della vita umana,<br />
che dipendono dai rapporti demografici, dall’allungamento della vita, dalla concezione di<br />
inferiorità di alcune età rispetto ad altre, dalla storia stessa.<br />
(Ho approfondito l’aspetto culturale e sociale del problema consultando il testo Padri e Figli di<br />
Philippe Ariès, edizioni Laterza)<br />
ETA’ ANTICA<br />
La vita dei bambini, nell’Età Antica, seguiva i percorsi della civiltà di appartenenza, le usanze<br />
dei gruppi familiari, parentali e/o tribali.<br />
Le filosofie di vita, di potere, di mercato determinavano anche la concezione dell’infanzia e quindi:<br />
• la vita quotidiana dei bambini,<br />
• il tipo di istruzione e formazione,<br />
• i soggetti che ne avevano diritto,<br />
• tempi, modi e luoghi di attuazione della preparazione dei futuri adulti (es. Sparta e<br />
Atene).<br />
Scuola, <strong>lavoro</strong> e atteggiamenti nei confronti dei bambini erano una diretta conseguenza degli usi e<br />
costumi sociali, economici, culturali della società di appartenenza.<br />
I riti di iniziazione, presenti anche in epoche precedenti, sottolineavano il passaggio del bambino<br />
all’epoca successiva, alla maturità.<br />
Non era data importanza alla divisione <strong>tra</strong> infanzia e adolescenza.<br />
L’importanza delle varie età dipendeva, quasi in assoluto, dalla durata media della vita.<br />
Le persone erano legate a quadri comportamentali molto rigidi, che obbedivano alle esigenze del<br />
tempo e del luogo.<br />
7
ALTO MEDIOEVO<br />
Nell’ambito della vita vissuta (e anche in quella estetica) medievale non c’era posto per i<br />
bambini, l’infanzia era un periodo di <strong>tra</strong>nsizione, che passava in fretta e di cui si perdeva<br />
presto anche il ricordo.<br />
Gli uomini del Medioevo non si soffermavano sull’immagine e sul significato dell’infanzia, che<br />
era per loro priva di interesse e persino di realtà.<br />
<strong>Il</strong> bambino non era valutato per se stesso, ma per quanto poteva valere in età matura, per la famiglia<br />
o per il gruppo sociale.<br />
Un gran numero di bambini e di animali erano segni di ricchezza di forza <strong>lavoro</strong>.<br />
Resistevano le distinzioni di censo, posizione sociale e di potere.<br />
Perduravano le differenze sociali, familiari e culturali <strong>tra</strong> vita di città e di campagna.<br />
BASSO MEDIOEVO<br />
Continuò, anche nel Basso Medioevo, il senso di precarietà dell’infanzia legato all’alta mortalità.<br />
La società in oggetto considerava poco i bambini, che erano “esseri esposti”, troppo vulnerabili;<br />
non si pensava che nel bambino c’era già tutta una persona, in formazione, volta al futuro.<br />
Anche le sepolture di bambini, morti senza battesimo, in casa , in giardino (Paesi Baschi) o fuori dal<br />
recinto cimiteriale, erano riti che potevano sottolineare questa “indifferenza” per i bambini.<br />
I piccoli erano così “poca cosa”, erano così poco inseriti nella vita, che non si temeva nemmeno il<br />
loro ritorno, dopo la morte, ad importunare i vivi.<br />
Accanto ai segni del perdurare del vecchio senso dell’infanzia avanzavano lentamente segnali<br />
diversi come:<br />
• il sentimento della grazia infantile,<br />
• la rilevazione dell’amenità dei primi anni di vita,<br />
• l’interesse per il loro linguaggio e per i loro comportamenti.<br />
Nelle rappresentazioni pittoriche e plastiche, dal 1200 circa, possiamo rilevare:<br />
• la ricomparsa dell’infanzia,<br />
• immagini più realistiche dell’infanzia (non più adulti in formato ridotto per rappresentare i<br />
bambini).<br />
• bambini inseriti nei gruppi familiari in atteggiamenti teneri ed affettuosi,<br />
• bambini in scene di vita comune, nelle folle sacre e profane,<br />
• bambini nudi,<br />
• la ricomparsa dei ri<strong>tra</strong>tti,<br />
• i putti,<br />
Erano comunque sempre presenti le differenze sociali e economiche, accanto alle diversità di base: i<br />
luoghi di nascita e di vita.<br />
Era diffusa, fin dall’alto Medioevo, soprattutto nel Regno Unito, l’abitudine di collocare i propri<br />
figli, dopo i 7 – 8 anni, in casa d’altri “perché imparassero le buone maniere”, impegnandoli spesso<br />
8
in lavori grossolani e/o domestici, per sette - otto anni. Si segnalano rari casi di obbligo di istruzione<br />
o apprendistato, compreso nell’affidamento, chiamato anche “affitto” del bambino.<br />
L’educazione era quindi frutto di apprendistato, in senso molto esteso, in quanto i compiti affidati ai<br />
piccoli erano molto vari: domestico, accompagnatore, segretario….<br />
Dalle antiche incisioni, per esempio, si rileva che il bambino era <strong>presente</strong>, nei laboratori artigianali,<br />
insieme ai compagni più anziani.<br />
Lo stesso accadeva nell’esercito.<br />
Dovunque si lavorava, si viveva e ci si divertiva il bambino era <strong>presente</strong> insieme all’adulto.<br />
Una generazione ereditava dall’al<strong>tra</strong> at<strong>tra</strong>verso la partecipazione e il contatto quotidiano.<br />
ETA’ MODERNA<br />
Dal 1500 si rilevano le prime significative modificazioni del “sentimento per l’infanzia”, anche se<br />
permangono le differenziazioni precedentemente sottolineate: censo, posizione sociale, ambiente di<br />
vita.<br />
La diffusione dei ri<strong>tra</strong>tti, anche di bambini morti, segnala che:<br />
• i bambini uscivano dall’anonimato in cui li teneva la loro esile possibilità di sopravvivenza,<br />
• il bambino morto non era più considerato “un normale incidente di percorso, senza<br />
importanza”.<br />
<strong>Il</strong> bambino comparve nei quadri, nelle scritte, nelle pietre tombali, nelle incisioni, negli ex-voto,<br />
come facente parte del gruppo famigliare, figurandovi anche se morto.<br />
<strong>Il</strong> bambino venne normalmente inserito nei quadri , <strong>tra</strong> la folla, ai martiri, in chiesa, in primo e<br />
secondo piano.<br />
La nudità dei piccoli divenne un motivo convenzionale.<br />
Nelle raffigurazioni classiche il gruppo “Madonna e Bambino”si <strong>tra</strong>sformò e diventò sempre più<br />
profano, vicino all’immagine di una scena quotidiana.<br />
Le scene del “nuovo sentimento dell’infanzia” apparvero anche nella letteratura, come descrizioni<br />
di compiacimento nei confronti delle caratteristiche dei propri pargoli.<br />
<strong>Il</strong> sentimento della precarietà dell’infanzia e quindi la relativa sottolineatura resistettero più a lungo<br />
nelle campagne.<br />
Iniziò un vasto e crescente movimento di interesse per l’infanzia<br />
La scolarità, come per le epoche precedenti, rimase però un privilegio per i bambini ricchi e fu<br />
riservata ai soli maschi, almeno fino al 700.<br />
Si registrò però la nascita progressiva di collegi e scuole, scomparve l’affido ad altri (che rimase<br />
come prassi nelle zone più povere e in campagna ).<br />
Le ragazze continuarono ad essere educate in casa, nelle case altrui, in casa di parenti, raramente in<br />
scuole o in conventi.<br />
9
Si faceva s<strong>tra</strong>da il concetto che il bambino non era maturo per la vita e doveva essere aiutato e<br />
sottoposto ad un “regime speciale” per diventare uomo.<br />
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE<br />
<strong>Il</strong> Settecento è il secolo delle rivoluzioni, in questo <strong>lavoro</strong>, interessa quella industriale, anche se non<br />
può essere disgiunta dal contesto in cui si è sviluppata.<br />
Se prima si parlava di: apprendistato, servizi in casa, in campagna, dal ‘700 si parlò apertamente di<br />
<strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong><br />
I ragazzini furono utilizzati nelle fabbriche inglesi fin dalla prima comparsa del fenomeno.<br />
<strong>Il</strong> loro deprecato sfruttamento venne gradualmente ridotto negli anni 1870 – 1920, con<br />
l’introduzione dell’istruzione obbligatoria, di una legislazione nazionale sulle industrie volte a<br />
controllare l’occupazione dei bambini e a campagne condotte dai sindacati, dai deputati laburisti,<br />
dai filantropi e dalle organizzazioni benefiche.<br />
<strong>Il</strong> ciclo continuo di produzione reclamava la turnazione, che rompeva il secolare ritmo di <strong>lavoro</strong><br />
giornaliero degli operai, che erano stati fino ad allora contadini o salariati agricoli.<br />
<strong>Il</strong> ritmo di <strong>lavoro</strong> era dettato dalla macchina, fosse questo superiore o no alle forze dell’operaio.<br />
Bambini e donne erano impiegati perché costavano meno, erano più docili e spesso assolvevano le<br />
stesse funzioni degli uomini.<br />
Nelle miniere poi i bambini, più piccoli e magri degli adulti, erano adatti ad inserirsi nei cunicoli e a<br />
svolgervi mansioni particolari.<br />
I ragazzini continuarono, non solo nel Regno Unito, ad essere impiegati nelle industrie, nelle<br />
miniere, nell’artigianato, in campagna, fino al ventesimo secolo.<br />
L’esplosione industriale interessò gradualmente tutta Europa:<br />
in Francia attorno al 1830,<br />
in Germania attorno al 1840,<br />
in Italia verso la fine del 1800<br />
Nel mondo:<br />
negli Stati Uniti attorno al 1840<br />
in Giappone dalla fine del 1800<br />
in Cina dopo la Seconda Guerra Mondiale<br />
Nell’800 un solo salario non bastava per mantenere la famiglia, nonostante la giornata lavorativa<br />
fosse di 12 - 16 ore, inoltre l’attività di donne e bambini era continuamente richiesta, soprattutto<br />
perché sottopagata.<br />
Nel 1841 il governo inglese ordinò la prima inchiesta sul <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
10
Nel 1850 in Inghilterra, lo stato più industrializzato, furono fondati i sindacati e furono attuati i<br />
primi scioperi, seguirono l’esempio tutti gli operai degli altri stati e i governi reagirono con dure<br />
repressioni armate.<br />
In Inghilterra, fino al 1850, il quadro socio economico era il seguente:<br />
• la giornata lavorativa era di 10/ 12 ore,<br />
• i salari erano bassi ed insufficienti per vivere,<br />
• non vi era nessun diritto a ferie, a pensione, ad assistenza in caso di malattia,<br />
• potevano essere assunti anche i ragazzi di 10 anni,<br />
• si poteva venire licenziati in tronco,<br />
• i ritmi di <strong>lavoro</strong> erano pesanti,<br />
• gli ambienti erano rumorosi e malsani,<br />
• le condizioni abitative disumane,<br />
• molti non avevano la casa,<br />
Nella seconda parte del 1800 si svilupparono: l’ideologia socialista e il movimento operaio, furono<br />
altresì organizzati i primi scioperi.<br />
Gli imprenditori risposero con azioni di “serrate”, interventi di carabinieri e forze dell’esercito.<br />
In parallelo la vita nelle campagne divenne per tutti sempre più misera, non c’era attenzione e cura<br />
per le famiglie dei salariati e dei contadini, quindi nemmeno per i piccoli, la cui prospettiva di vita<br />
rimaneva sempre fragile ed incerta.<br />
In Italia la problematica del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> e dei problemi dell’infanzia in genere era aggravata<br />
dalla particolare situazione legata alla realizzazione dell’unità nazionale, al profondo divario<br />
economico e culturale <strong>tra</strong> il Nord e il Sud del Paese e all’arre<strong>tra</strong>tezza economica.<br />
Questi problemi, uniti all’emergenza demografica e all’impellente urgenza monetaria, produssero<br />
dal XVII secolo il “fenomeno migratorio” , la cui componente <strong>minorile</strong> fu sempre rilevante.<br />
Si situa nel 700, accanto ai fenomeni sopra citati, la grande rivalutazione dell’infanzia e della sua<br />
educazione con<br />
L’EMILIO di ROUSSEAU<br />
L’opera segnò l’inizio della filosofia dell’educazione, secondo la percezione moderna del valore<br />
dell’infanzia, sottolineando i seguenti punti:<br />
• eguaglianza naturale di tutti gli uomini,<br />
• l’educazione come fattore fondamentale per realizzare uno stato che protegga la libertà<br />
dell’individuo,<br />
• l’importanza del con<strong>tra</strong>tto sociale, con il quale l’uomo aliena se stesso agli altri, ma in<br />
condizioni di reciprocità e libertà.<br />
L’educazione doveva quindi favorire il libero e spontaneo sviluppo della natura umana<br />
11
OTTOCENTO e NOVECENTO<br />
La piaga del <strong>lavoro</strong> infantile nelle aziende e nelle fabbriche italiane era già un problema agli inizi<br />
del 1840 quando in Europa furono adottate le prime leggi a protezione del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
(Denunce di Antera Bianchi e Giuseppe Sacchi sulle pagine degli “Annali universali di statistica”)<br />
Nessun provvedimento legislativo fu adottato dalle fabbriche interessate al fenomeno<br />
Solo nel Lombardo –Veneto una circolare vicereale introdusse il divieto di assumere fanciulli<br />
minori di anni 9 nelle aziende con più di 20 operai, divieto esteso ai minori di anni 14 nelle<br />
produzioni “pericolose per la vita e la salute.<br />
Nel 1983 il parlamento riaffrontò la questione, ma non concluse il percorso legislativo.<br />
<strong>Il</strong> primo provvedimento di legge, a tutela del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>, fu approvato solo nel 1886, con<br />
disposizioni in arre<strong>tra</strong>to rispetto alle norme vigenti in altri paesi (R. D. n. 3657 - 11 febbraio 1886allegato<br />
n. 3)<br />
Tra discussioni e provvedimenti inadatti, l’impiego dei minori nell’industria italiana aumentò<br />
rapidamente, in particolare nel settore tessile.<br />
Tra il 1881 e il 1901 i fanciulli, dai 9 ai 15 anni, passarono dal 8,6% al 18% della mano d’opera<br />
industriale complessiva.<br />
Ancora più rilevante l’aumento delle fanciulle che nello stesso periodo passarono dall’8,8% al 27%<br />
(Lavoro ed emigrazione <strong>minorile</strong> dall’Unità alla Grande Guerra – <strong>Il</strong> dibattito parlamentare sul<br />
<strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> negli anni ’70 di Bruna Bianchi - Ed. Ateneo Veneto)<br />
I progetti di riforma e le ipotesi di limitazione dell’impiego dei minori furono ostacolate dagli<br />
imprenditori, a parte rari casi.<br />
(Si consulti a tal proposito il sito http://www.didanet.it/ecomuseo/arissi/operaio/ question.htm, dove<br />
sono riportati i punti del programma politico del senatore A. Rossi, i dati relativi ai provvedimenti<br />
in materia adottati dallo stesso nell’omonimo lanificio)<br />
A sostegno dell’impiego <strong>minorile</strong> furono avanzate giustificazioni di origine sociale e morale:<br />
l’attività precoce era vista come unica alternativa al vagabondaggio e all’abbandono dei minori da<br />
parte delle famiglie.(vedere le pubblicazioni dell’Ass. Bellunesi nel mondo citatate in bibliografia)<br />
Tra i tanti tipi di emigrazione e occupazione <strong>minorile</strong> rileviamo la singolare presenza di ragazzi<br />
ambulanti (suonatori, strilloni, lus<strong>tra</strong>scarpe, venditori, musicanti vari e artisti di s<strong>tra</strong>da) in America,<br />
in Inghilterra, in Europa, la cui attività sconfinava talvolta nella piccola criminalità.<br />
Tra Ottocento e Novecento il ricorso al <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> era “normale” e diffuso in tutta l’Italia.<br />
L’industrializzazione, l’ emigrazione, la notevole offerta di manodopera, la pressione demografica e<br />
la miseria sono state le principali caratteristiche del periodo.<br />
Lo Stato Italiano inoltre prestava poca assistenza sia ai minori in Italia, sia a quelli emigrati:<br />
Solo in data 19 giugno 1902 (legge n. 242) il Parlamento Italiano emanò un altro provvedimento per<br />
i minori, nel quale si elevava il limite di assunzione a 12 anni, 13 e 14 per i lavori in miniera, a 15 i<br />
minori potevano fare tutti i lavori:<br />
12
Nel 1904 l’obbligo scolastico italiano terminava a 9 – 10 anni (il corso durava 3 anni);<br />
successivamente fu esteso fino alla sesta elementare, nei soli comuni che avessero provveduto alla<br />
istituzione del corso superiore(quarta, quinta e sesta elementare).<br />
Durante il 900, il rapporto con il <strong>lavoro</strong> dei minori si andò differenziando secondo due filoni:<br />
- i bambini venivano sempre più allontanati dal <strong>lavoro</strong> (fabbriche, miniere, laboratori) a<br />
causa dell’obbligo scolastico e del diverso atteggiamento delle famiglie nei confronti<br />
dell’istruzione;<br />
- gli adolescenti e i giovani erano sempre più votati all’attività lavorativa.<br />
I <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> continuò comunque <strong>tra</strong>: crisi economica, conquiste coloniali, guerre, migrazioni e<br />
nuove frontiere economiche, culturali, generazionali.<br />
La divisione della società in “caste”, così “normalmente” accettata nel <strong>passato</strong>, divenne nel 900<br />
origine di malessere: imbarazzava i ricchi e non umiliava più gli altri.<br />
La giustapposizione di condizioni diverse, un tempo considerata naturale, divenne pian piano<br />
intollerabile.<br />
Altro fattore di cambiamento fu lo sviluppo demografico, seguito dal lento calo della mortalità<br />
infantile.<br />
Si andò poi rafforzando il sentimento dell’intimità della vita privata, a spese delle relazioni di<br />
vicinato, di amicizia e di <strong>tra</strong>dizione.<br />
Venne via via organizzata una diffusa scolarizzazione di base (l’Europa ha consolidato nel tempo<br />
un sistema formativo che assegna una forte cen<strong>tra</strong>lità all’istituzione scolastica, nonostante le diverse<br />
modalità organizzative nazionali).<br />
L’infanzia e la fanciullezza furono sempre più viste come “una parte specifica della vita, con<br />
caratteristiche proprie, esclusive, rispetto a quelle adulte, durante la quale è importante dedicare<br />
tempo al gioco e allo studio”.<br />
Durante il XX secolo si è andata modificando anche la struttura della famiglia (patriarcale, nucleare,<br />
allargata)<br />
Dal dopoguerra la storia d’ Italia è stata caratterizzata da importanti fenomeni: l’industrializzazione,<br />
il boom economico, la migrazione interna dal sud al nord, la scolarizzazione di massa, con<br />
conseguenti grandi mutamenti culturali.<br />
In tempi recenti i bambini hanno “subito” altri cambiamenti epocali, non ancora quantificabili e<br />
giudicabili:<br />
• la rottura dell’indissolubilità della famiglia,<br />
• il declino dei matrimoni e l’aumento dei divorzi,<br />
• la diffusa pratica delle tecniche anticoncezionali,<br />
• la maternità e la paternità programmate.<br />
In tempi ancora in evoluzione i bambini vivono:<br />
• la dimensione multiculturale della famiglia e della società,<br />
• la globalizzazione,<br />
13
• il cambiamento, rapidissimo e non maturato culturalmente, di valori e modi di vita,<br />
• la valutazione della ricchezza limitatamente ai beni materiali,<br />
• i conflitti etnici e religiosi, della famiglia, della società e delle istituzioni.<br />
<strong>Il</strong> mondo occidentale ha visto affievolirsi e sbiadire i fenomeni legati alle divisioni economiche e<br />
sociali.<br />
È esploso il divario <strong>tra</strong> nord e sud del mondo.<br />
Si regis<strong>tra</strong> un notevole incremento di minori s<strong>tra</strong>nieri, provenienti da tutti i continenti.<br />
Come sempre, in condizioni di crisi economica e sociale, l’infanzia è una categoria ad alto<br />
rischio e il bambino è il primo a pagare, essendo dipendente dalla volontà e dall’autorità<br />
altrui.<br />
Emergono poi, non solo nei paesi in via di sviluppo, problemi legati all’impiego lavorativo<br />
coatto di bambini, anche in situazioni di:<br />
- sfruttamento<br />
- schiavitù<br />
- abusi sessuali<br />
- abusi psicologici<br />
IL NOVECENTO IN PROVINCIA DI BELLUNO<br />
La condizione dell’infanzia è sempre stata un indicatore per valutare una società, la sua cultura, le<br />
sue vicende e le aspettative.<br />
<strong>Il</strong> 900 è stato un periodo sofferto e <strong>tra</strong>vagliato per l’Italia.<br />
La situazione nel Bellunese e nel Feltrino è stata ancora più <strong>tra</strong>vagliata, soprattutto durante la<br />
Grande Guerra, quando tutta la zona era in “prima linea”. L’anno <strong>tra</strong> il novembre del ’17 e il<br />
novembre del ’18 fu chiamato “l’an de la fan”.<br />
La popolazione locale viveva a livelli di mera sopravvivenza, non solo durante la guerra.<br />
La principale attività era quella agricola non sufficiente, in ambiente montano, a garantire i minimi<br />
vitali ai numerosi componenti dei nuclei familiari.<br />
I primi a patire erano i bambini per:<br />
• le improbe condizioni igieniche,<br />
• le malattie(gastrointestinali, l’epatite, il tifo, il paratifo,la salmonellosi, le febbri, le malattie<br />
<strong>tra</strong>dizionali infantili, la tubercolosi, la poliomielite, il vaiolo, la rabbia, la pellagra, i vermi,<br />
gli infortuni nello svolgere i lavori,<br />
• la scarsa alimentazione,<br />
14
• la scolarizzazione limitata,<br />
• il precoce avviamento alle attività lavorative<br />
• la migrazione di uno o di en<strong>tra</strong>mbi i genitori (balie, serve, minatori, operai ..), con<br />
conseguente profonda spaccatura del nucleo familiare<br />
• la migrazione degli stessi fanciulli.<br />
Durante il periodo baliatico (da 7 a 18 mesi circa) i neonati venivano lasciati a nonne e zie.<br />
Parecchie balie facevano più periodi di servizio.<br />
I bambini soffrivano quindi, sia per la rottura del nucleo familiare, sia per la diversa assistenza loro<br />
prestata.<br />
Ragazzi e ragazze, a partire dagli 8 – 10 anni si proponevano come domestiche e servitori (ciode e<br />
ciodeti) nei paesi più ricchi del Trentino, in famiglie più o meno benestanti vicine o lontane.<br />
I bambini che restavano a casa erano comunque impegnati nei lavori domestici e agricoli.<br />
La famiglia contadina bellunese esercitava un certo “diritto di proprietà” sui ragazzini, che si<br />
<strong>tra</strong>duceva nella “vendita o nell’affitto” dei servigi del minore ad una terza persona.<br />
Tutti dovevano affrontare una vita cruda ed ingiusta, dove il <strong>lavoro</strong> e le privazioni erano tutto<br />
quello che si poteva avere dalla provvidenza, dal nonno al nipote tutti erano impegnati a far<br />
“andare avanti la famiglia”.<br />
Le testimonianze fotografiche, dei bambini bellunesi del <strong>passato</strong>, ci mos<strong>tra</strong>no ragazzini quasi<br />
sempre seri, non per la sola soggezione del fotografo o la tensione della posa.<br />
Sono sguardi che testimoniano un’infanzia difficile, dura, senza affetto,con pochi giochi e pochi<br />
sorrisi<br />
<strong>Il</strong> periodo fascista portò dei cambiamenti per i ragazzi:<br />
• attività fisica programmata,<br />
• cameratismo,<br />
• emancipazione femminile,<br />
• controlli sanitari:<br />
L’emigrazione continuò e spopolò la provincia, anche dopo l’emanazione delle leggi del 1925,<br />
relative all’emigrazione.<br />
La gioventù dai 6 ai 21 anni fu “inquadrata “in un ordinamento di ispirazione paramilitare,<br />
dipendente dal segretario del Partito.<br />
<strong>Il</strong> dopoguerra “regalò” altri grandi cambiamenti alle famiglie e alla società bellunese:<br />
• l’industrializzazione, soprattutto dopo la <strong>tra</strong>gedia del “Vajont”,<br />
• l’abbandono dell’economia agricola montana <strong>tra</strong>dizionale,<br />
• la nascita dell’agricoltura moderna,<br />
• la fine dell’emigrazione di massa,<br />
• lo sviluppo di un’emigrazione più selezionata,<br />
• l’assorbimento progressivo di comportamenti lontani dai valori del <strong>passato</strong>, anche recente.<br />
15
Gli anni novanta hanno invece portato, anche se in misura contenuta, le problematiche legata alla<br />
nuova società multietnica e globalizzata.<br />
<strong>Il</strong> fenomeno del “<strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>” sembra comunque “essere svanito”, in provincia di Belluno.<br />
Gli enti competenti, preposti al controllo della situazione e cioè:<br />
• Questura<br />
• Amminis<strong>tra</strong>zione provinciale<br />
• Uffici di collocamento<br />
negano la presenza di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> in zona.<br />
I minori impiegati sono assunti nel rispetto della legge, dell’età, del completamento dell’obbligo<br />
scolastico attuale e secondo le indicazioni dell’USL.<br />
Nemmeno la sempre più rilevante presenza di ex<strong>tra</strong>comunitari ha avuto ripercussioni in questo<br />
settore.<br />
In provincia non circolano mendicanti, lavavetri, piccoli venditori, raramente compaiono “famiglie<br />
room” (donne e bambini) in cerca di “occasioni di guadagno”, o chiedendo “offerte”<br />
.<br />
In particolare gli agenti dell’Ufficio Minori della Questura di Belluno sostengono che, da almeno 5<br />
anni, non si sono in<strong>tra</strong>prese iniziative di indagine o di controllo, in seguito a denunce di impiego<br />
illecito di minori.<br />
(Notizie comunicate oralmente nell’autunno 2004)<br />
LE MIGRAZIONI DEI BAMBINI BELLUNESI IN ITALIA E IN EUROPA<br />
L’emigrazione di fanciulli e ragazzi, in Italia risale al seicento.<br />
La condizione dei fanciulli peggiorò negli anni successivi all’Unità d’Italia.<br />
La storia dell’emigrazione bellunese inizia nei secoli XVI e XVII.<br />
Nel sec. XVIII , soprattutto nelle zone di montagna della provincia di Belluno, iniziò un lento<br />
spopolamento, durato fino a pochi decenni fa.<br />
Nel 1887, il prefetto Bernardo Soldo lamenta “che molti sono i fanciulli al di sotto dei 14 anni che<br />
espatriano , per poi venire espulsi, soprattutto dall’Austria , per vagabondaggio e questua “((ACS,<br />
Ministero dell’interno – Gabinetto,Rapporto dei Prefetti, b. 4,relazione per il 1887).<br />
Non sono es<strong>tra</strong>nei al fenomeno migratorio nemmeno i meno giovani (a metà del secolo XVIII un<br />
quarto dei ragazzi <strong>tra</strong> i 14 e i 19 anni era emigrato)<br />
I ragazzi (non i bambini) consideravano la “partenza” come “un normale orizzonte di vita”,<br />
una possibilità di sot<strong>tra</strong>rsi al pesante e poco remunerativo <strong>lavoro</strong> agricolo, “un’esperienza da<br />
adulti”.<br />
Gli imprenditori vedevano nelle “partenze” interventi educativi e regolativi per adolescenti<br />
vivaci, sfaccendati e pericolosi per la vita della comunità di appartenenza.<br />
16
I possidenti agricoli giudicavano “le partenze” come i segni delle irrequietezze del tempo, di<br />
atteggiamenti volti ad allontanarsi dai sistemi patriarcali e secolari di vita.<br />
La migrazione delle giovani era oggetto di riserve e critiche, legate all’idea della donna –<br />
mamma, custode del focolare, pia, onesta e devota al suo ruolo casalingo.<br />
Le istituzioni lamentavano le spese dei rimpatri dei giovani “discoli”, mentre i comuni<br />
favorivano l’emigrazione dei ragazzi fornendo certificati “non completamente esatti”.<br />
Solo verso la fine dell’ottocento le ideologie cattolica e socialista, con motivazioni diverse, si<br />
occuparono del <strong>lavoro</strong> di donne e minori.<br />
I reclutamento dei minori avveniva: per opera degli stessi genitori (che si facevano accompagnare<br />
all’estero o in altre regioni dai figli), di intermediari con pochi scrupoli, appoggiati talvolta dai<br />
sacerdoti locali e dai capimastri interessati.<br />
I comuni contribuivano all’esodo con certificazioni non sempre precise sull’età dei giovani.<br />
Le condizioni di <strong>lavoro</strong> del minore, soprattutto quello impiegato nelle “fabbriche”, alla fine<br />
dell’ottocento, erano disagevoli sia in Italia, sia all’estero.<br />
In Italia il ministro Cairoli tentò ,nel 1879, di avviare un progetto di legge specifico, in difesa dei<br />
minori.<br />
<strong>Il</strong> progetto di legge trovò scarso riscontro e i minori continuarono a lavorare ovunque, come fossero<br />
adulti, fino all’approvazione dello stesso, l’undici febbraio 1986.<br />
Nel ‘900 registriamo<br />
<strong>Il</strong> ‘900<br />
Migrazioni clandestine dal 1910 al 1914, favorite da agenti italiani senza scrupoli.<br />
Nel 1914 troviamo bambini bellunesi in Austria per lavori di fienagione.<br />
Le ultime migrazioni, prima del periodo fascista, si regis<strong>tra</strong>no durante la Grande Guerra.<br />
<strong>Il</strong> 13 giugno 1915 fu emanato un decreto legge che sospendeva per i ragazzi dai 12 ai 15 anni”<br />
l’obbligo di possedere un determinato grado di istruzione per essere ammessi al <strong>lavoro</strong>”<br />
Per molti giovanissimi bellunesi ciò significò un immediato utilizzo nelle retrovie del fronte , ma<br />
per tanti il tutto si <strong>tra</strong>dusse in una nuova emigrazione, sulla base di accordi stipulati direttamente dal<br />
nostro Paese con altri stati s<strong>tra</strong>nieri.<br />
Durante la Grande Guerra i minori e le donne furono particolarmente richiesti, in quanti gli uomini<br />
erano in guerra e all’estero mancava la mano d’opera.<br />
Nel primo dopoguerra l’emigrazione si svolse verso il Nord Europa, e continuò anche verso “le<br />
Americhe”, oltre ai lavori già noti, si aggiunsero gli impieghi nelle nuove opere di ricostruzione<br />
post-bellica.<br />
17
Continuò l’emigrazione stagionale interna, troviamo per esempio nel 1917 i bambini bellunesi in<br />
Piemonte, impiegati in lavori agricoli, le bambine “serve” lungo tutta la penisola e anche all’estero.<br />
Dal secondo dopoguerra si regis<strong>tra</strong>rono migrazioni più complesse, dato il nuovo asseto mondiale e<br />
le opere di ristrutturazione e ricostruzione, necessarie al nuovo mondo.<br />
.<br />
Per il lavoratore emigrante e il minore c’erano ancora pericoli legati: alla scarsa protezione della<br />
salute e all’impiego in luoghi “poco sicuri”.<br />
Cantieri vari, lavori di pavimentazione, opere di scavo, lavori in galleria, in miniera, in cave,<br />
lavorazioni di metalli, di pietre, fornaci vedevano impiegati garzoni di tutte le età, con orari e turni<br />
sempre intensi e regalarono, nel ‘900, ai Bellunesi: <strong>tra</strong>gedie, morti, invalidi e tanta silicosi.<br />
Non bisogna dimenticare che comunque, nella famiglia rurale, il minore continuò a svolgere<br />
<strong>tra</strong>nquillamente mansioni lavorative pesanti, sicuramente fino agli anni settanta.<br />
L’uso dei minori fu senz’altro, per più di metà secolo, un vero e proprio sfruttamento umano,<br />
favorito e indotto dalle famiglie, da adulti faccendieri, dalla miseria diffusa, dallo stato che aveva<br />
bisogno di una valvola di sfogo per i problemi demografici e la disoccupazione interna.<br />
Per migliaia e migliaia di bambini l’emigrazione fu soprattutto una dura e autentica scuola di<br />
vita, che il pensiero moderno legge con atteggiamento negativo, alla luce delle più moderne e<br />
sentite idee sul “minore”.<br />
Per molti bellunesi fu una “scelta naturale”, anche se forzata dalla povertà, che spinse per il<br />
mondo, all’avventura e senza protezione, giovani vite indifese.<br />
Per tanti giovani locali, fortunati e robusti, fu un’esperienza anche costruttiva, che li temprò<br />
dando loro autonomia e professionalità, a casa avrebbero avuto solo e comunque fame e<br />
miseria.<br />
L’emigrazione portò donne e uomini (difficile non chiamare così anche i minori, più adulti<br />
loro degli adulti veri) a contatto con realtà, culture ed idee diverse, generò la nascita di nuove<br />
coscienze sociali e politiche, avviò la formazione della coscienza sindacale, la consapevolezza<br />
di non essere solo” animali da soma”.<br />
L’emigrazione:<br />
ha spostato persone, famiglie, paesi, cose, idee, abitudini;<br />
ha costituito, direttamente o indirettamente, il “filo conduttore” della vita di tutti i bellunesi;<br />
è en<strong>tra</strong>ta in tutti i percorsi di crescita, di sopravvivenza della popolazione;<br />
ha lasciato dolori, fatiche, <strong>tra</strong>gedie, scoperte, malattie, incontri, drammi, storie, gioie, ferite…<br />
Per <strong>tra</strong>cciare queste riassuntive e schematiche schede di riflessione ho consultato:<br />
• B Bianchi e A Lotto, Lavoro ed emigrazione <strong>minorile</strong> dall’Unità d’Italia alla Grande<br />
Guerra, ed. Ateneo Veneto.<br />
• AA.VV., Per le s<strong>tra</strong>de del mondo, ed. Associazioni Bellunesi nel Mondo.<br />
18
• F. Vendramini, Tutela e autotutela degli emigranti <strong>tra</strong> Otto e Novecento, ed.Associazione<br />
Bellunesi nel Mondo.<br />
• AA.VV., Capire il nostro tempo, Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo.<br />
CASISTICA<br />
Migrazione a Venezia<br />
I ragazzi/e venivano collocati presso capimastri, artigiani e commercianti.<br />
Pagavano un “piegio” quale garanzia e imparavano l’arte<br />
Richiamavano poi parenti e compaesani nel capoluogo veneto, fondando così piccole colonie.<br />
In Piemonte<br />
Per lavori agricoli<br />
Ambulanti<br />
Venditori di : nocciole, noci, castagne…<br />
Commerci ambulanti vari a seguito dei genitori.<br />
Seggiolai, ragazzi di 10-11 anni, che erano assunti come garzoni stagionali per svolgere l’attività in<br />
tutta Italia e all’estero (Belgio, Francia, Lussemburgo, Austria e Svizzera) durante l’inverno.<br />
Strilloni, lus<strong>tra</strong>scarpe, artisti da s<strong>tra</strong>da….<br />
Migrazioni all’estero<br />
In Svizzera e in Germania come garzoni muratori, fornaciai, minatori, tessitori.<br />
In Svizzera le ragazze erano impegnate nelle fabbriche tessili, nella lavorazione del tabacco, come<br />
cuoche, nei lavori stagionale di stiratrici e sarte.<br />
Nel Sud e Nord Tirolo le ragazze venivano impiegate nelle cernita di minerali di ferro ed altro.<br />
A Salisburgo i garzoni furono impiegati nelle miniere di sale.<br />
In Austria come spalatori di neve e lavori agricoli.<br />
In Trentino<br />
Furono assunte ragazzine per la fabbricazione di mattoni e tegole.<br />
L’impiego maggiore fu quello in agricoltura: bambine e bambini erano abituati a casa a fare i<br />
contadini; dagli otto ai quattordici anni andavano a fare i contadini e gli allevatori in pianura per<br />
salari irrisori e con orari massacranti.<br />
In Italia<br />
In tutta Italia le ragazzine, fin dagli 8/9 anni, venivano assunte come “servette”, adatte a tutti i lavori<br />
domestici.<br />
Condizioni<br />
Tutti lavoravano, quasi sempre, più di 11 ore al giorno, in luoghi umidi e malsani, con turni<br />
snervanti e cibo non adeguato.<br />
I rapporti dell’epoca parlano di “giovani abbruttite , macilente, anemiche per insufficienza di cibo e<br />
riposo.<br />
19
UN CASO PARTICOLARE<br />
Ciodeti e ciode<br />
Bambini e bambine, dagli otto anni in su, venivano reclutati, a Belluno, da imprenditori e famiglie<br />
trentine e portati a Trento<br />
L’ingaggio da parte delle famiglie trentine, fino al 1904, si svolgeva in piazza Duomo a Trento.<br />
Tutti lavoravano per otto mesi, facendo lavori pesanti, con un salario medio di 50 corone, vitto<br />
pessimo, mal<strong>tra</strong>ttamenti, sevizie d’obbligo e molestie sessuali frequenti. Tornavano a casa in<br />
condizioni pessime e spesso erano ammalati.<br />
I ragazzi svolgevano lavori domestici, raccoglievano erba in campagna, accompagnavano le bestie<br />
al pascolo<br />
Le ragazzine dai “14 anni in su” rincalzavano il granoturco, zappavano i filari di viti, le irroravano<br />
con il solfato di rame con le pompe a spalla, tagliavano il grano, rastrellavano e caricavano il fieno<br />
sui carri, vendemmiavano…<br />
Le più giovani erano impegnate in lavori casalinghi.<br />
I primi viaggi avvenivano a piedi, successivamente ciode e ciodeti vennero reclutati stagionalmente<br />
da uomini e donne, che li <strong>tra</strong>sportavano su carri fino a Primolano, poi li facevano proseguire in<br />
treno per Trento.<br />
I procacciatori erano favoriti dal consenso delle famiglie e spesso delle autorità religiose e laiche.<br />
I dati sono stati <strong>tra</strong>tti dal testo di D.Todesco, D.Berloffa, P.De Benedet, L.Fontana Ciode e Ciodeti<br />
– un’emigrazione stagionale di donne e ragazzi dal Bellunese al Trentino, ed. Pilotto, Feltre.<br />
ELENCO LAVORI MASCHILI SVOLTI DAGLI EMIGRANTI BELLUNESI<br />
FIN DAL SEC.XVIII<br />
LAVORI PERMANENTI LAVORI STAGIONALI<br />
manovali generici / edili gelatai<br />
Muratori seggiolai<br />
Scalpellini fines<strong>tra</strong>i<br />
Carpentieri ambulanti<br />
Sterratori braccianti<br />
Gessatori scoti (caldarrostai)<br />
Carradori ombrellai<br />
Contadini<br />
Boscaioli<br />
Segatori<br />
Falegnami<br />
Minatori<br />
Fornai<br />
Salsiccieri<br />
Braccianti<br />
Scoti<br />
Chiodai<br />
Bottai<br />
lavoratori in opere s<strong>tra</strong>dali – ferroviarie –<br />
portuali ecc<br />
20
LAVORI FEMMINILI<br />
LAVORI PERMANENTI<br />
LAVORI STAGIONALI<br />
operaie venditrici ambulanti<br />
portatrici d’acqua portatrici d’acqua<br />
Balie balie<br />
Domestiche venditrici ambulanti<br />
Contadine lavori vari legati al luogo e alle stagioni<br />
Serve<br />
Stiratrici<br />
Sarte<br />
<strong>Il</strong> saltimbanco<br />
L’equilibrista<br />
<strong>Il</strong> burattinaio<br />
<strong>Il</strong> caregheta<br />
Lo strillone<br />
<strong>Il</strong> lus<strong>tra</strong>scarpe<br />
IO LAVORAVO - IO LAVORO<br />
IERI FACEVO OGGI FACCIO<br />
<strong>Il</strong> fattorino <strong>Il</strong> fattorino<br />
<strong>Il</strong> ve<strong>tra</strong>io<br />
L’operaio (servo di tutti) L’operaio<br />
Lo sterratore<br />
<strong>Il</strong> garzone <strong>Il</strong> garzone<br />
<strong>Il</strong> cameriere <strong>Il</strong> cameriere<br />
<strong>Il</strong> servo – la serva<br />
La bambinaia e la serva insieme<br />
L’addetto ai forni<br />
<strong>Il</strong> manovale (servo di tutti) <strong>Il</strong> manovale<br />
<strong>Il</strong> gelataio<br />
<strong>Il</strong> minatore<br />
<strong>Il</strong> contadino/a (servo di tutti) <strong>Il</strong> contadino<br />
Attività illegali Attività illegali<br />
<strong>Il</strong> tuttofare <strong>Il</strong> tuttofare<br />
Lavori stagionali Lavori stagionali<br />
21
Lavori in famiglia Lavori in famiglia<br />
L’emigrante L’emigrante<br />
Gli stage<br />
Lavori pesanti per la famiglia Lavoretti vari per avere soldi miei<br />
<strong>Il</strong> barista<br />
<strong>Il</strong> commesso<br />
L’aiuto cuoco L’aiuto cuoco<br />
<strong>Il</strong> magazziniere <strong>Il</strong> magazziniere<br />
Lo sfruttato Lo sfruttato<br />
IL LAVORO A NORD E A SUD<br />
Ogni paese presenta forme di impiego lavorativo dei minori.<br />
Nei paesi industrializzati si regis<strong>tra</strong> una progressiva scarsità demografica delle classi minorili, che<br />
genera un forte investimento sui bambini, come fossero un bene prezioso.<br />
Al con<strong>tra</strong>rio, nei paesi in via di sviluppo, i bambini sono sempre troppi.<br />
Nei primi si è attuata un’ estesa scolarizzazione di base, obbligatoria per tutti i minori residenti,<br />
quindi anche per gli s<strong>tra</strong>nieri.<br />
Sotto l’altro cielo mancano anche le scuole, oltre a leggi e istituzioni specifiche.<br />
Al nord del mondo il <strong>lavoro</strong> se c’è, è svolto in connessione con la frequenza scolastica.<br />
Al sud del mondo si lavora e non si va quasi mai a scuola.<br />
I bambini dei paesi fortunati godono di una estesa iperorganizzazione della vita quotidiana<br />
(scuola, sport, musica).<br />
Gli altri non hanno nessuna organizzazione.<br />
Al nord il <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> rien<strong>tra</strong>, quasi sempre, nei percorsi di crescita dei ragazzi.<br />
Al sud il <strong>lavoro</strong> è un percorso per sopravvivere.<br />
I paesi “ricchi” regis<strong>tra</strong>no un numero contenuto di minori impiegati nel <strong>lavoro</strong>.<br />
I paesi “poveri” regis<strong>tra</strong>no il “tutto esaurito” in questo settore.<br />
Nei paesi industrializzati sono ridotti i casi di “sfruttamento lavorativo”.<br />
Nei paesi in crescita abbondano i casi di sfruttamento, riduzione in schiavitù e <strong>lavoro</strong> forzato.<br />
Nei primi il <strong>lavoro</strong> è comunque retribuito.<br />
Negli altri la retribuzione può anche non essere prevista quando si regis<strong>tra</strong>no condizioni di<br />
asservimento che non riconoscono il diritto a percepire un’adeguato salario per il <strong>lavoro</strong> svolto.<br />
22
Sia nei paesi industrializzati, sia altrove la miseria e la povertà culturale sono le cause prime<br />
dell’impiego illegale dei minori.<br />
Sia a Nord, sia a Sud il minore è uno strumento per le organizzazioni criminali.<br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> è comunque un’esperienza, sappiamo però che ci sono esperienze positive ed<br />
esperienze negative.<br />
Dati <strong>tra</strong>tti da: CGIL, Inchiesta su Lavoro e lavori minorili; e dai Quaderni del Centro di<br />
documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, Istituto degli Innocenti, Firenze Bambini e<br />
Adolescenti che lavorano.<br />
IL LAVORO MINORILE IN ITALIA<br />
In Italia per <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> si intende quello svolto da minori di età inferiore ai 15 anni.<br />
Si <strong>tra</strong>tta di un fenomeno poco rilevante sul piano quantitativo ma fortemente diversificato per la<br />
varietà di situazioni e di occupazioni nelle quali i minori vengono impiegati.<br />
Si stima che il fenomeno possa interessare circa 140/150 mila soggetti).<br />
Sono considerati economicamente attivi i minori che:<br />
• sono impiegati nella produzione per il mercato (<strong>lavoro</strong> retribuito),<br />
• sono impiegati in produzioni non orientate al mercato (<strong>lavoro</strong> non retribuito).<br />
Rien<strong>tra</strong>no quindi tutte le attività economiche, più o meno leggere, svolte dai minori di 15 anni,<br />
soprattutto quelle nocive alla salute, all’educazione e allo sviluppo del bambino.<br />
Esulano dalla questione tutte le attività illegali, che non possono essere definite <strong>lavoro</strong>.<br />
<strong>Il</strong> fenomeno dello sfruttamento del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> talvolta fatica ad emergere nelle situazioni in cui<br />
la famiglia o altri soggetti adulti coinvolti giocano un ruolo di mascheramento nei confronti<br />
dell’attività lavorativa svolta dal minore.<br />
È importante distinguere <strong>tra</strong> lavori e lavoretti<br />
Lavoro = esperienza che proietta in un mondo adulto, in condizione di sfruttamento.<br />
Lavoretti = attività che rispettano i tempi, gli spazi, le necessità lo sviluppo fisico e della<br />
personalità del minore.<br />
Tra i lavoretti si regis<strong>tra</strong>no: aiuti familiari, impieghi saltuari, durante la vacanze.<br />
<strong>Il</strong> rischio di svolgere attività lavorative è maggiore <strong>tra</strong> i maschi.<br />
Molte volte i minori scelgono il <strong>lavoro</strong> al posto della scuola.<br />
Le prime esperienze lavorative (leggere) possono risalire agli undici anni.<br />
<strong>Il</strong> Nord-est è l’area italiana che regis<strong>tra</strong> il maggior numero di minori occupati.<br />
Non tutte le esperirne lavorative sono incompatibili con gli studi.<br />
23
<strong>Il</strong> livello culturale della famiglia e l’attività del capofamiglia incidono sull’avviamento al <strong>lavoro</strong> del<br />
minore.<br />
Una situazione particolare è costituita dai minori s<strong>tra</strong>nieri, che provengono da diverse etnie e<br />
formano quindi comunità differenti, più o meno chiuse, con ideologie e prassi diversi nei confronti<br />
del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
Dati <strong>tra</strong>tti dal testo di G. Paone e A.Tesselli, Lavoro e lavori minorili, Edizioni CGIL.<br />
Normativa<br />
ENTRIAMO NELLE LEGGI<br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> è una delle più orrende violazioni dei <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong>:<br />
- priva i bambini di un’infanzia serena e spensierata;<br />
- nega loro la possibilità di spezzare il circolo vizioso di povertà, disperazione e malessere nel<br />
quale sono nati;<br />
- è fonte di dolore, sofferenze fisiche e psicologiche;<br />
- colpisce i più deboli che non hanno strumenti di difesa;<br />
- costituisce una grave minaccia per il futuro dell’<strong>umani</strong>tà.<br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> non è un fenomeno <strong>presente</strong> esclusivamente nelle realtà del Sud del mondo, è<br />
accertato anche nei paesi industrializzati e non solo in relazione a situazioni di povertà,<br />
emarginazione e migrazione.<br />
È importante ricordare che il termine “<strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>” abbraccia attività eterogenee, diverse, che<br />
vanno dal <strong>lavoro</strong> esterno normale, a quello forzato per finire in attività illecite o di sfruttamento.<br />
Per approfondire il tema è necessario esaminare i percorsi, nazionali, europei e internazionali di<br />
tutela legislativa dell’impiego lavorativo dei minori.<br />
Lo studio di questo aspetto del problema è vasto e complesso, può essere spezzato in due sostanziali<br />
tronconi di indagine: il primo riguarda l’ azione legislativa nata in seguito alla “rivoluzione<br />
industriale” (soprattutto la seconda); il secondo si rivolge invece agli atti legislativi e di tutela<br />
susseguitesi durante il Novecento.<br />
Ho lasciato volutamente da parte nel mio elaborato l’esame del primo aspetto, perché lo considero<br />
un percorso operativo collaterale, strettamente legato alla storia del periodo.<br />
Penso inoltre che il “pensiero” politico e culturale dell’epoca sopra citata, in materia di <strong>lavoro</strong><br />
<strong>minorile</strong>, è lontano dall’attuale considerazione dell’infanzia.<br />
Nel sviluppare il mio <strong>lavoro</strong> ho esaminato soprattutto il secondo percorso e in particolare:<br />
• le iniziative delle organizzazioni internazionali;<br />
• la dimensione europea del problema;<br />
• la situazione nazionale;<br />
• la realtà regionale;<br />
• i riferimenti alla normativa di carattere internazionale, regionale e nazionale, nonchè le<br />
iniziative di carattere politico più rilevanti per con<strong>tra</strong>stare lo sfruttamento del <strong>lavoro</strong><br />
<strong>minorile</strong>.<br />
24
Ho tenuto presenti alcuni orientamenti:<br />
• la legge nasce in un contesto sociale e culturale specifico;<br />
• il percorso legislativo si sviluppa spesso insieme o successivamente ad iniziative<br />
dell’ambiente e delle associazioni;<br />
• le relazioni ufficiali, i documenti di carattere sociale, sindacale e religioso<br />
accompagnano e stimolano l’iter legislativo e nel contempo ne spiegano lo sviluppo.<br />
Interventi internazionali<br />
Nel 1919 nasce, in seguito al Trattato di Versailles, l’OIL (Organizzazione Internazionale del<br />
Lavoro), punto di riferimento per la <strong>tra</strong>ttazione del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> e per la promozione di azioni<br />
internazionali, per il controllo e la soluzione del problema.<br />
Nella sua Costituzione è affermato l’impegno a proteggere l’infanzia, come obiettivo essenziale, per<br />
il perseguimento della giustizia sociale e della pace universale.<br />
Gli obiettivi e le finalità dell’Organizzazione vengono confermati nel 1944, quando la Costituzione<br />
originaria venne affiancata dalla “Dichiarazione di Philadelfia”, concernente gli obiettivi e gli scopi<br />
dell’OIL stesso.<br />
Dal 1919 l’organizzazione ha lavorato:<br />
• predisponendo convenzioni e raccomandazione presentati ai governi per la ratifica,<br />
• sensibilizzando l’opinione pubblica e i governi,<br />
• cen<strong>tra</strong>lizzando il tema a livello di discussioni.<br />
Nel 1973 si concretizza la prima parte del percorso in<strong>tra</strong>preso dall’OIL con l’adozione della<br />
Convenzione n. 138 sull’età minima lavorativa e della Raccomandazione n. 146, che impegnano gli<br />
Stati aderenti ad elevare progressivamente l’età minima di ammissione al <strong>lavoro</strong>, che non può<br />
essere inferiore all’età prevista per il completamento della scuola dell’obbligo e in ogni caso non<br />
inferiore ai 15 anni, soglia di discriminazione <strong>tra</strong> fanciulli ed adolescenti.<br />
La Convenzione n. 138 e la Raccomandazione n.146 hanno sostituito le convenzioni precedenti e<br />
sono ancora oggi il riferimento principale in materia.<br />
Nel 1992 l’OIL crea il “Programma internazionale per l’eliminazione del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>” (IPEC)<br />
Vi hanno aderito 20 paesi <strong>tra</strong> cui l’Italia.<br />
Scopo del progetto è l’eliminazione graduale del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> at<strong>tra</strong>verso il potenziamento delle<br />
capacità degli stati di occuparsi del problema, la promozione di un movimento mondiale contro il<br />
fenomeno, l’eliminazione delle forme più odiose di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>, il potenziamento delle strutture<br />
istituzionali, la protezione e il miglioramento delle legislazioni protettive.<br />
La s<strong>tra</strong>tegia adottata dal programma è nuova per l’OIL, punta su:<br />
• gradualità<br />
• plurisettorialità<br />
• diversificazione del <strong>lavoro</strong> in fasi – tappe<br />
• cooperazione tecnica<br />
• coordinazione dei programmi nazionali<br />
• assistenza alle parti interessate<br />
• ripetizione di progetti validi<br />
25
Nel 1996 la Risoluzione, adottata alla 83° Sessione della Conferenza internazionale del <strong>lavoro</strong> il 18<br />
giugno 1996 relativa all’eliminazione del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>, ha posto l’attenzione sull’esistenza del<br />
fenomeno del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> anche nei paesi ad economia avanzata e si è incen<strong>tra</strong>ta sulle forme più<br />
intollerabili dello stesso, sollecitando i governi a sottoscrivere dei <strong>tra</strong>ttati internazionali e a mettere<br />
in pratica gli impegni assunti, nonché suggerendo politiche educative ed azioni pratiche contro lo<br />
sfruttamento.<br />
Nel 1998 la Conferenza Internazionale del <strong>lavoro</strong>, riunitasi al Amsterdam, ha stilato un rapporto<br />
sulle forme più intollerabili di sfruttamento del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> in Asia, Africa e America.<br />
Nel 1999 ci sono stati i lavori della 83° Sessione della Conferenza internazionale sul <strong>lavoro</strong> che ha<br />
adottato la Convenzione n. 182 per l’eliminazione delle peggiori forme di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong><br />
(schiavitù, prostituzione, illegalità).<br />
Essa si rivolge a tutti coloro che non hanno compiuto 18 anni, senza distinzione <strong>tra</strong> fanciulli ed<br />
adolescenti, come è d’uso nella legislazione internazionale e comunitaria che adotta il termine<br />
inglese child.<br />
All’art. n.3 la Convenzione elenca le peggiori forme di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>:<br />
Ai fini della <strong>presente</strong> Convenzione, l’espressione « forme peggiori di <strong>lavoro</strong><br />
<strong>minorile</strong> » include :<br />
a. tutte le forme di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, quali la vendita<br />
o la <strong>tra</strong>tta di minori, la servitù per debiti e l’asservimento, il <strong>lavoro</strong> forzato o<br />
obbligatorio, compreso il reclutamento forzato o obbligatorio di minori ai<br />
fini di un loro impiego nei conflitti armati ;<br />
b. l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore a fini di prostituzione, di<br />
produzione di materiale pornografico o di spettacoli pornografici;<br />
c. l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore ai fini di attività illecite, quali, in<br />
particolare, quelle per la produzione e per il <strong>tra</strong>ffico di stupefacenti, così<br />
come sono definiti dai <strong>tra</strong>ttati internazionali pertinenti;<br />
d. qualsiasi altro tipo di <strong>lavoro</strong> che, per sua natura o per le circostanze in cui<br />
viene svolto, rischi di compromettere la salute, la sicurezza o la moralità del<br />
minore.<br />
La Convenzione è integrata dalla Raccomandazione n.190, la quale sollecita i governi verso la<br />
definizione e l’appilcazione di strumenti di intervento nazionali per affrontare le forme estreme di<br />
sfruttamento del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
La Raccomandazione n.190 permette agli stati nazionali di anticipare a 16 anni l’assunzione dei<br />
minori per i lavori pericolosi, previa adeguata e specifica formazione.<br />
Viene ribadito il metodo della concertazione trilaterale (istituzioni governative, associazioni<br />
datoriali e organizzazioni sindacali) per progettare ed attuare programmi d’azione, diretti ad<br />
eliminare le forme di sfruttamento.<br />
Agli stati parti si chiede:<br />
• l’impegno a stabilire sanzioni in una ottica preventiva e riabilitativa,<br />
• di prevenire l’impiego di minori nelle forme intollerabili,<br />
26
• di assistere i bambini coinvolti e promuoverne l’integrazione sociale.<br />
Si sottolinea:<br />
• l’indispensabilità dell’assistenza e della collaborazione <strong>tra</strong> Stati,<br />
• la necessità della collaborazione internazionale,<br />
• la promozione dell’istruzione.<br />
La Convenzione auspica che i programmi d’azione siano definiti e attuati anche consultandosi con<br />
le organizzazioni dei lavoratori interessati, se esistono.<br />
La Convenzione è stata ratificata da 32 stati, di cui solo pochi sono paesi industrializzati.<br />
L’Italia ha aderito il 7 giugno 2000.<br />
Sempre dal 1999 sono state affiancate le “clausole sociali”, pattuizioni da inserire nei <strong>tra</strong>ttati<br />
commerciali, per favorire il rispetto dei <strong>diritti</strong> sociali fondamentali (soprattutto il divieto di<br />
sfruttamento della manodopera infantile)<br />
<strong>Il</strong> problema si presenta molto complesso, non raccoglie un diffuso consenso (soprattutto <strong>tra</strong> le<br />
nazioni del sud del mondo, dove il <strong>lavoro</strong> infantile è comunque garanzia di vita) ed ha aperto un<br />
importante dibattito sulla dimensione sociale del commercio internazionale, sulle responsabilità di<br />
tutti i soggetti (non solo gli stati, ma anche le imprese, i consumatori e soprattutto le multinazionali)<br />
(I dati possono essere verificati sul sito OIL, citato in allegato e sul testo della CGIL Lavoro e<br />
lavori minorili, già citato)<br />
1989 – Convenzione ONU sui <strong>diritti</strong> del fanciullo<br />
Convenzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con risoluzione 44/25 del 20<br />
novembre 1989. En<strong>tra</strong>ta in vigore il 2 settembre 1990.<br />
Con tale Convenzione i <strong>diritti</strong> del fanciullo assumono una nuova veste, sono studiati sotto un<br />
aspetto più ampio, at<strong>tra</strong>verso il riconoscimento della soggettività del minore del principio del<br />
miglior interesse del fanciullo e della cen<strong>tra</strong>lità del diritto del minore di partecipare.<br />
Al fanciullo è riconosciuto il diritto di:<br />
• beneficiare della sicurezza sociale,<br />
• essere protetto contro lo sfruttamento economico o la costrizione a svolgere attività<br />
pericolose per la sua integrità fisica, mentale e spirituale, morale e sociale.<br />
Per la prima volta le Nazioni Unite si soffermano sul minorenne, non solo come soggetto passivo di<br />
una protezione riconosciutagli a livello internazionale , ma come un soggetto attivo che agisce<br />
all’interno della società.<br />
Non c’è più distinzione <strong>tra</strong> fanciulli ed adolescenti, ma tutti sono minori fino a 18 anni.<br />
La Convenzione stabilisce:<br />
misure legislative - amminis<strong>tra</strong>tive – sociali ed educative<br />
sinergie di interventi<br />
politiche globali<br />
strumenti minimi di tutela (età minima per lavorare- orari e condizioni di <strong>lavoro</strong> –<br />
sanzioni)<br />
è uno strumento completo in materia.<br />
27
La piena attuazione della Convenzione è difficile, dati i diversi contesti nazionali, il controllo è<br />
basata sul sistema dei rapporti che gli Stati aderenti hanno l’obbligo di <strong>tra</strong>smettere periodicamente<br />
al Comitato per i <strong>diritti</strong> dell’infanzia istituito e regolato dalla stessa Convenzione.<br />
Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo del minore, sono rilevanti nella Convenzione<br />
gli articoli 31, 32 e 34.<br />
Articolo 31<br />
1. Gli stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo ed al tempo libero, di dedicarsi al<br />
gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e di partecipare liberamente alla vita<br />
culturale ed artistica.<br />
2. Gli stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla<br />
vita culturale ed artistica ed incoraggiano l’organizzazione, in condizione di uguaglianza, di<br />
mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.<br />
Articolo 32<br />
1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento<br />
economico e di non essere costretto ad alcun <strong>lavoro</strong> che comporti rischi o sia suscettibile di<br />
porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico,<br />
mentale ,spirituale, morale e sociale.<br />
2. Gli Stati parti adottano misure legislative, amminis<strong>tra</strong>tive, sociali ed educative per garantire<br />
l’applicazione del <strong>presente</strong> articolo. A tal fine, ed in considerazione delle disposizioni<br />
pertinenti degli strumenti internazionali, gli Stati parti , in particolare:<br />
a) stabiliscono un’età minima oppure età minime di ammissione all’impiego;<br />
b) prevedono un’adeguata regolamentazione degli orari di <strong>lavoro</strong> e delle condizioni di<br />
impiego;<br />
c) prevedono pene o altre sanzioni appropriate per garantire l’attuazione effettiva del<br />
<strong>presente</strong> articolo.<br />
Articolo 34<br />
Gli Stati parti si impegnano a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale<br />
e di violenza sessuale. A tal fine, gli Stati adottano in particolare ogni adeguata misura a livello<br />
nazionale, bilaterale e multilaterale per impedire:<br />
a) che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi ad una attività sessuale illegale;<br />
b) che dei fanciulli siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali;<br />
c) che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli o di materiale a carattere<br />
pornografico.<br />
Nel dicembre 2000 è nato un progetto congiunto Unicef– Organizzazione Internazionale del <strong>lavoro</strong><br />
– World Bank, che ha sede presso l’Istituto degli Innocenti di Firenze. (www.ucw. –project.org)<br />
La Carta Sociale Europea<br />
La Carta Sociale Europea è stata adottata dal Consiglio d’Europa a Torino, il 18 ottobre 1961 ed è<br />
en<strong>tra</strong>ta in vigore il 26 febbraio 1965. I contenuti della Carta Sociale del 1961 sono successivamente<br />
28
stati riprodotti e integrati con altri <strong>diritti</strong> (<strong>tra</strong> cui quelli introdotti da un Protocollo addizionale del 5<br />
maggio 1988, en<strong>tra</strong>to in vigore il 4 settembre 1992 ) in una versione riveduta della Carta, adottata e<br />
il 3 maggio 1996. La nuova Carta è en<strong>tra</strong>ta in vigore il 1° settembre 1999.<br />
<strong>Il</strong> sistema di controllo sulla Carta sociale europea riveduta è quello stesso previsto dalla Carta del<br />
1961, eventualmente integrato, per gli Stati che hanno ratificato il Protocollo addizionale del 19<br />
novembre 1995, da un meccanismo di ricorsi collettivi.<br />
La Carta Sociale Europea è stata adottata dal Consiglio d’Europa il 18 ottobre 1961:<br />
Successivamente è stata adottata, ed è già en<strong>tra</strong>ta in vigore, la Carta Sociale Europea, rivista nel<br />
1996 ed en<strong>tra</strong>ta in vigore nel 1999.<br />
Per i minori è rilevante l’art .7, all’interno del primo gruppo, dedicato ai minori di 18 anni.<br />
Articolo 7 - Diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela<br />
Per garantire l’effettivo esercizio del diritto dei bambini e degli adolescenti ad una<br />
tutela, le Parti s’impegnano:<br />
1 - a fissare a 15 anni l’età minima di ammissione al <strong>lavoro</strong>; sono tuttavia ammesse<br />
deroghe per i bambini impiegati in determinati lavori leggeri che non mettono a<br />
repentaglio la loro salute, moralità o istruzione;<br />
2 - a fissare a 18 anni l’età minima di ammissione al <strong>lavoro</strong> per alcune occupazioni<br />
considerate come pericolose o insalubri;<br />
3 - a vietare che i bambini ancora in età d’istruzione obbligatoria siano utilizzati per<br />
lavori che li privano del pieno beneficio di tale istruzione;<br />
4 - a limitare la durata dell’attività lavorativa dei lavoratori di età inferiore a 18 anni in<br />
modo che corrisponda alle loro esigenze di sviluppo ed in particolare ai fabbisogni della<br />
loro formazione professionale;<br />
5 - a riconoscere il diritto dei giovani lavoratori e degli apprendisti ad un’equa<br />
retribuzione o ad un adeguata indennità;<br />
6 - a prevedere che le ore che gli adolescenti destinano alla formazione professionale<br />
durante il normale orario di <strong>lavoro</strong>, con l’autorizzazione del datore di <strong>lavoro</strong>, siano<br />
considerate incluse nella giornata lavorativa;<br />
7 - a fissare in un minimo di quattro settimane la durata delle ferie annuali retribuite dei<br />
lavoratori di età inferiore a 18 anni;<br />
8 - a vietare l’impiego di lavoratori di età inferiore a 18 anni in lavori notturni, salvo<br />
per alcuni lavori stabiliti dalla legislazione o dalla regolamentazione nazionale;<br />
9 - a prevedere che i lavoratori di età inferiore a 18 anni occupati in taluni lavori<br />
stabiliti dalla legislazione o dalla regolamentazione nazionale siano sottoposti ad un<br />
regolare controllo medico;<br />
10 - ad assicurare una speciale protezione contro i pericoli fisici e morali cui i bambini<br />
e gli adolescenti sono esposti ed in particolare contro quelli che risultano direttamente o<br />
indirettamente dal loro <strong>lavoro</strong>.<br />
29
L’articolo parla di :<br />
• età minima (15 anni, 18 per lavori pericolosi),<br />
• protezione dell’adolescenza,<br />
• limiti orari,<br />
• giusta remunerazione,<br />
• visite mediche di controllo,<br />
• ferie retribuite (almeno 4 settimane),<br />
• divieto di <strong>lavoro</strong> notturno,<br />
• protezione dai pericoli,<br />
Mos<strong>tra</strong> una nuova considerazione dei <strong>diritti</strong> dei lavoratori minori e delinea adeguate<br />
protezioni.<br />
I Paesi firmatari si impegnano a:<br />
• curare l’assistenza, l’educazione e la formazione,<br />
• combattere la negligenza, la violenza, lo sfruttamento,<br />
• mettere l’educazione in primo piano,<br />
• a offrire la gratuità della scuola primaria e secondaria,<br />
• incoraggiare la frequenza.<br />
Si riconosce ancora però la possibilità di lavorare anche sotto i 15 anni e si vincola la formazione<br />
professionale all’ autorizzazione del datore di <strong>lavoro</strong>.<br />
<strong>Il</strong> sistema di controllo dell’applicazione della Carta è affidato, dal 1991, ad una Commissione di<br />
esperti, una Commissione Governativa e il Comitato dei Ministri.<br />
A partire dal 1992 il Parlamento usufruisce delle relazioni della Commissione di esperti per<br />
dibattiti che hanno luogo periodicamente.<br />
È prevista la possibilità di reclami collettivi.<br />
Sono legittimate a presentare reclami le ONG, le organizzazioni internazionali di datori di <strong>lavoro</strong> e<br />
sindacati e i rappresentanti nazionali di sindacati, se in possesso dell’autorità conferita loro dal<br />
governo contro cui propongono il ricorso.<br />
L’Italia ha sottoscritto la Carta Sociale europea riveduta con legge n. 30 del 9 febbraio 1999<br />
(In allegato sono contenuti i documenti attualmente più rilevanti dell’Unione Europea, il testo della<br />
direttiva del Consiglio dell’UE in materia e un riassunto della tutela del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong><br />
nell’evoluzione legislativa, <strong>tra</strong>tto dalla rivista giuridica ON line “Diritto eDiritti).<br />
Diritto comunitario e <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong><br />
16 giugno 1987<br />
Risoluzione sul <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> del Parlamento Europeo, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della<br />
Comunità Europea il 20 luglio 1987.<br />
Tale documento chiede alla Commissione di presentare una proposta per:<br />
- promuovere un armonizzazione delle legislazioni internazionali,<br />
30
- fissare un’età minima di ammissione al <strong>lavoro</strong>, dopo aver osservato l’obbligo scolastico,<br />
- abolire i lavori notturni, sotterranei, oltre il normale orario di <strong>lavoro</strong>, i lavori molesti e pericolosi e<br />
tutte quelle attività che possono compromettere la salute fisica e psichica, la sicurezza e la moralità.<br />
<strong>Il</strong> Parlamento chiede agli Stati membri di:<br />
• rafforzare le competenze e gli interventi dell’ispettorato del <strong>lavoro</strong>,<br />
• curare il sistema delle sanzioni.<br />
Viene evidenziato il rapporto diretto <strong>tra</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> e formazione.<br />
1994<br />
Direttiva del Consiglio dell’Unione Europea relativa alla protezione dei giovani sul <strong>lavoro</strong><br />
(94/33 del 22 – 06 – 1994):<br />
• età minima per lavorare 18 anni (esclusi i lavori occasionali e quelli legati all’ambito<br />
familiare),<br />
• 18 anni conclusione del percorso scolastico,<br />
• adozione di misure adeguate di protezione e prevenzione sul <strong>lavoro</strong>,<br />
• condizioni e mansioni adeguate all’età,<br />
• divieto di esporre i minori a sostanze nocive, sottoporli a sforzi fisici e psicologici<br />
eccessivi.<br />
L’Italia si adegua alle <strong>tra</strong>ttative con il Decreto Legge n. 345 del 1999.<br />
In Italia<br />
L’articolo 37 della Costituzione, menziona ancora, insieme, la donna lavoratrice e il minore.<br />
Articolo 37<br />
“La donna lavoratrice ha gli stessi <strong>diritti</strong> e, a parità di <strong>lavoro</strong>, le stesse retribuzioni che spettano<br />
al lavoratore.<br />
Le condizioni di <strong>lavoro</strong> devono consentire l’adempimento delle sue essenziali funzioni familiari<br />
e assicurare alla madre e al bambino adeguata protezione.<br />
La legge stabilisce il limite minimo di età per il <strong>lavoro</strong> salariato.<br />
La repubblica tutela il <strong>lavoro</strong> dei minori con speciali norme e garantire ad esse, a parità di<br />
<strong>lavoro</strong>, il diritto alla parità di retribuzione.”<br />
La legge n.977 del 17 ottobre 1967, sul “<strong>lavoro</strong> dei bambini e degli adolescenti”, prende<br />
finalmente in considerazione il <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> separato da quello delle donne, e detta norme su:<br />
• condizioni di <strong>lavoro</strong>,<br />
• età lavorativa,<br />
• idoneità fisica e psichica,<br />
• orari,<br />
• riposi,<br />
• ferie,<br />
• formazione professionale,<br />
• sanzioni.<br />
31
L’assetto istituzionale italiano a favore dell’infanzia ha subito, negli ultimi anni, profondi<br />
cambiamenti, l’interdipendenza <strong>tra</strong> rapporti internazionali e politiche nazionali ha velocizzato il<br />
processo di sensibilizzazione degli organi istituzionali e governativi.<br />
In Italia il <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> riguarda tutti coloro che non hanno raggiunto il diciottesimo anno di<br />
età:<br />
• fino a 15 anni sono vietate tutte le attività,<br />
• per gli altri sono stati predisposti limiti e strumenti di protezione in caso di relazioni con<br />
il <strong>lavoro</strong>.<br />
1998<br />
In risposta al programma IPEC è stato sviluppata dal governo “La Carta di impegni”, per<br />
promuovere i <strong>diritti</strong> dell’infanzia, contro lo sfruttamento <strong>minorile</strong> “conseguenza e causa della<br />
povertà, perché l’utilizzo dei fanciulli rallenta la crescita economica e lo sviluppo sociale e<br />
costituisce una violazione grave dei <strong>diritti</strong> elementari delle persone umane”<br />
Obiettivi nazionali:<br />
• interventi sul territorio, basati su sinergie politiche, leggi e risorse,<br />
• coinvolgimento della scuola” centro di promozione sociale e culturale del territorio”,<br />
• scoraggiare la fuga dalla scuola verso il <strong>lavoro</strong>,<br />
• introduzione nella scuola di attività aggiuntive interessanti e motivanti,<br />
• formazione degli insegnanti,<br />
• innalzamento dell’età dell’obbligo scolastico (ora 15 anni).<br />
Obiettivi internazionali:<br />
• promozione di nuove sinergie,<br />
• adozione di programmi coerenti con le Convenzioni OIL,<br />
• certificazione di conformità sociale dei prodotti.<br />
La legge 28 agosto1997, n. 285 “Disposizioni per la promozione di <strong>diritti</strong> e di opportunità per<br />
l’infanzia e l’adolescenza”, ha predisposto un fondo nazionale per interventi sui minori<br />
La legge n. 451 del 23 dicembre 1997 “Istituzione della Commissione parlamentare per l’infanzia e<br />
dell’Osservatorio nazionale per l’Infanzia”, che istituisce la Commissione Parlamentare per<br />
l’infanzia e l’Osservatorio.<br />
- la Commissione Parlamentare per l’infanzia, con compiti di verificare l’attuazione degli<br />
accordi internazionali e controllare lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, fa rapporti<br />
annuali alle camere;<br />
- l’Osservatorio nazionale per l’infanzia, ha il compito di predisporre il piano nazionale di<br />
interventi per la tutela dei <strong>diritti</strong> e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, di rafforzare la<br />
cooperazione per lo sviluppo dell’infanzia nel mondo.<br />
<strong>Il</strong> decreto legislativo n. 345 del 4 agosto 1999 “Attuazione della Direttiva 94/33 relativa alla<br />
protezione dei giovani sul <strong>lavoro</strong>, modifica la legge precedente n. 997:<br />
Mette in atto gli impegni assunti dal governo con la Carta del 1998.<br />
Recepisce i più importanti orientamenti comunitari.<br />
32
Prescrive, come requisito ai fini dell’ingresso nel mondo del <strong>lavoro</strong> l’adempimento dell’obbligo<br />
scolastico.<br />
Si riferisce ai minori ai minori di 18 anni che hanno un con<strong>tra</strong>tto o un rapporto di <strong>lavoro</strong>.<br />
Età minima per l’ammissione al <strong>lavoro</strong>:<br />
15 anni , 18 per i lavori pericolosi, faticosi ed insalubri.<br />
Abolisce ogni deroga all’età professionale e la possibilità di svolgere lavori leggeri.<br />
L’adempimento dell’obbligo scolastico:<br />
la protezione del minore lavoratore poggia sulla necessità di assicurargli l’istruzione scolastica e la<br />
formazione professionale.<br />
Definisce lo stretto legame <strong>tra</strong> adempimento dell’obbligo scolastico e compimento dell’età<br />
professionale 15 anni.<br />
Le condizioni di <strong>lavoro</strong><br />
La legge obbliga il datore di <strong>lavoro</strong> ad effettuare una valutazione preventiva, prima<br />
dell’assunzione,dei rischi derivanti dallo svolgimento di una attività lavorativa.<br />
Valuterà quindi le condizioni di sviluppo del minore, l’esperienza, la formazione del minore in<br />
relazione al luogo di <strong>lavoro</strong>, le attrezzature, gli agenti nocivi, la movimentazione manuale dei<br />
carichi, informerà i genitori degli eventuali rischi.<br />
Sono previste sanzioni per gli inadempienti, non sono segnalate le azioni successive alla valutazione<br />
preventiva dei rischi.<br />
Strumenti per attuare la legge: i servizi ispettivi e la giurisprudenza<br />
I servizi individuano il fenomeno.<br />
La giurisprudenza accerta la violazione e commina le sanzioni.<br />
Le sanzioni<br />
<strong>Il</strong> sistema delle sanzioni prevede sanzioni penali e sanzioni amminis<strong>tra</strong>tive.<br />
(gli allegati n. 4 - 5 – 6 contengono le principali norme citate: Oil – norme europee e italiane)<br />
L .R. 18/88, Promozione di una cultura di pace<br />
L. R. 28/88, Istituzione di un difensore civico<br />
L. R. 29/88, Misure a favore dei giovani<br />
Regione Veneto<br />
L. R. 42/88, Istituzione del pubblico tutore dei minori<br />
Funzioni:<br />
- promozione culturale (informazione e sensibilizzazione per una cultura dei <strong>diritti</strong><br />
dell’infanzia e dell’adolescenza;<br />
- formazione tutori,<br />
- vigilanza e segnalazione (ascolto per la segnalazione, accoglimento di istanze, rimos<strong>tra</strong>nze,<br />
denunce - vigilanza per la segnalazione).<br />
33
La nuova figura nasce per:<br />
- aggiornare le linee guida per la tutela dei minori, tenendo conto di novità normative e prassi,<br />
- affrontare le nuove emergenze legate anche ai minori s<strong>tra</strong>nieri non accompagnati,<br />
- estendere l’ assistenza ai minori tutelati o in affidamento,<br />
- responsabilizzare i soggetti istituzionali e non coinvolti nella tutela dei minori.<br />
Parte prima<br />
Costituzione Europea<br />
Articolo 2<br />
“L’unione si fonda sui valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza ,<br />
dello stato di diritto e del rispetto dei <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong>…”<br />
Articolo 4<br />
“Nelle relazioni con il resto del mondo l’Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi.<br />
Contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della terra, alla solidarietà e al<br />
rispetto reciproco <strong>tra</strong> i popoli, al commercio libero e equo, all’eliminazione della povertà e alla<br />
tutela dei <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong>, in particolare dei <strong>diritti</strong> dei minori, e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo<br />
del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite.<br />
Titolo III UGUAGLIANZA<br />
Articolo II – 24<br />
“I bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Essi possono<br />
esprimere liberamente la propria opinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che<br />
li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità.<br />
Titolo IV SOLIDARIETA’<br />
Articolo II – 32<br />
DIVIETO DEL LAVORO MINORILE E PROTEZIONE DEI GIOVANI SUL LUOGO DI<br />
LAVORO<br />
“<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> è vietato. L’età minima per l’ammissione al <strong>lavoro</strong> non può essere inferiore<br />
all’età in cui termina la scuola dell’obbligo , fatte salve le norme più favorevoli ai giovani ed<br />
eccettuate deroghe limitate.<br />
I giovani ammessi al <strong>lavoro</strong> devono beneficiare di condizioni di <strong>lavoro</strong> appropriate alla loro età ed<br />
essere protetti contro lo sfruttamento economico ed ogni forma di <strong>lavoro</strong> che possa minarne la<br />
sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, mentale, morale o sociale o che possa mettere a rischio la<br />
loro istruzione<br />
34
PERCORSI OPERATIVI<br />
Considerato che questo <strong>lavoro</strong> vuole essere sostanzialmente:<br />
• un percorso di indagine ed approfondimento di un tema legato alla storia di ieri e di oggi,<br />
• un viaggio nelle realtà meno fortunate,<br />
• una raccolta di valutazioni e considerazioni di carattere sociale e civile,<br />
• una lettura giuridica, storica, economica e culturale del mondo dell’infanzia e<br />
dell’adolescenza;<br />
visto che:<br />
• è diretto a più classi, dislocate nel territorio comunale,<br />
• coinvolge più discipline,<br />
• prevede momenti di approfondimento di plesso,<br />
• si concretizza in uno o più momenti finali di condivisione, visualizzazione e partecipazione<br />
del percorso;<br />
vengono presentate diverse <strong>tra</strong>cce di <strong>lavoro</strong> per rispondere, sia alle esigenze dei docenti, sia alla<br />
curiosità e all’interesse dei ragazzini.<br />
Come già accennato i campi di indagine sono vasti e spaziano dalle realtà più vicine a quelle più<br />
lontane, intrecciando discipline, interessi e aspetti diversi.<br />
Nulla vieta di percorrere altri sentieri, secondo linee di ricerca e <strong>lavoro</strong> <strong>tra</strong>sversali<br />
<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> nella storia..<br />
Direttamente dai protagonisti…<br />
Sentieri di approfondimento<br />
Lettura di resti narrativi sul <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> (tempi e spazi diversi)<br />
Interrogo le immagini….<br />
Regole..regole…regole…<br />
E …oggi<br />
IL LAVORO NELLA STORIA<br />
n. 1 Ricostruzione, ambientazione e approfondimento della posizione “<strong>minorile</strong>” nei periodi<br />
storici<br />
(es. nelle civiltà preistoriche, nell’ antica Grecia, presso gli Etruschi, nelle tribù Aborigene …)<br />
• ruolo del bambino,<br />
• famiglia e società,<br />
• compiti e abitudini familiari e sociali,<br />
• educazione,<br />
• iniziazione all’età adulta.<br />
35
n. 2 Indagine nel mondo della rivoluzione industriale:<br />
• caratteristiche storiche,<br />
• tipi di <strong>lavoro</strong>,<br />
• mansioni dei bambini,<br />
• ricostruzione di una giornata del minore in fabbrica al tempo di…<br />
• leggi, persone, enti che sono intervenuti,<br />
• raccolta di documenti letterari e grafici,<br />
• rielaborazioni grafiche, specchietti riassuntivi.<br />
n. 3 Guardiamo in Provincia o vicino a noi:<br />
• rilevazione delle aziende produttive nel territorio, alla fine dell’ottocento e nel primo<br />
novecento,<br />
• collocazione delle stesse nello spazio geografico rappresentato,<br />
• raccolta di dati, documenti, foto delle più rappresentative o di una di esse,<br />
• ricostruzione del <strong>lavoro</strong> svolto, delle sue fasi, della giornata dell’operaio, della collocazione<br />
del prodotto, dell’area interessata all’utilizzo del prodotto,<br />
• rilevazione dello stato attuale della struttura e della sua utilizzazione,<br />
• individuazione degli aspetti più vicini al tema del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>,<br />
• sistemazione dei dati,<br />
• ampliamento delle rilevazioni,<br />
• costruzione di un percorso di raccolta (fascicolo, C. D,cartellone, filmato).<br />
(Per questo percorso si suggerisce il testo del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio,<br />
Direzione Generale di Statistica “Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Belluno”,<br />
edito dalla Tipografia Nazionale di G. Bertero Roma 1891).<br />
n. 4 <strong>Il</strong> Lavoro Minorile nel XXI secolo:<br />
• piccolo quadro riassuntivo della situazione economica attuale della provincia di Belluno,<br />
• sistemazione schematica, per aree, delle varie attività produttive,<br />
• determinazione dei campi di indagine (almeno un’azienda per settore),<br />
• ricostruzione delle caratteristiche inerenti: strumenti, prodotti, lavori,orari, regole ..<br />
• se l’azienda è datata, ricostruire fotograficamente la sua evoluzione nel tempo,<br />
• intervistare chi ci lavora, chiedendo a quale età è stato assunto,<br />
• intervistare chi ci ha lavorato nel <strong>passato</strong>,<br />
• raccogliere in un prodotto finale il <strong>lavoro</strong> fatto,<br />
Per l’approfondimento della parte storica riguardante la provincia di Belluno, sia a livello di<br />
documentazione sull’emigrazione, sia a livello di quadro economico generale e aziendale è sempre<br />
indispensabile il saggio della dottoressa A.Lotto, già citato.<br />
36
DIRETTAMENTE DAI PROTAGONISTI<br />
<strong>Il</strong> Bellunese è, per storia e vocazione, un territorio di lavoratori ed emigranti di tutte le età, non<br />
sarà quindi difficile trovare testimonianze orali di nonni e parenti, in grado di raccontare ai ragazzi<br />
la “loro infanzia con pochi giochi e tanti impegni”.<br />
Proposta di <strong>lavoro</strong>:<br />
• lettura e commento dei brani narrativi autobiografici di Faustini Vittorio, De Cet Elmer,<br />
Dell’Olivo Giovanni e Pierobon Antonia, contenuti nel libro: MIGRANTI - Venti storie<br />
Bellunesi, edito dall’ Auser di Belluno;<br />
• discussione in classe e raccolta di nominativi di parenti degli alunni, in grado di raccontare<br />
storie simili;<br />
• raccolta, in schema o in tabella, di tutti i nomi dei testimoni ascoltati, con indicazione di:<br />
nome, luogo e data di nascita, tipi di lavori svolti nelle diverse età, mansione relative, luoghi<br />
di <strong>lavoro</strong> e, se emigrato, il paese di accoglienza, si può utilizzare, come esempio, l’elenco<br />
iniziale del testo MIGRANTI, sopra citato;<br />
• valutazione dei dati, approfondimento di alcune storie in classe, con interviste preparate a<br />
gruppi o insieme;<br />
• regis<strong>tra</strong>zioni e/o raccolta di appunti;<br />
• rilevazione di caratteristiche comuni nei vari percorsi esistenziali;<br />
• revisione dello schema iniziale arricchito con i nuovi dati raccolti;<br />
• elaborazione di considerazioni parallele e <strong>tra</strong>sversali <strong>tra</strong> le storie;<br />
• inserimento dei percorsi di vita nella storia generale;<br />
• completamento dello schema iniziale con i dati di famiglie ex<strong>tra</strong>comunitarie, per evidenziare<br />
analogie, motivazioni comuni o comunque la ripetitività storica in spazi e tempi diversi.<br />
Un percorso a parte potrebbe essere realizzato con il brano “La malga” <strong>tra</strong>tto dal libro “<strong>Il</strong> volo della<br />
martora” dell’autore locale Mauro Corona, edito da Mondatori, collana I Miti.<br />
Questo brano <strong>tra</strong>ccia un’esperienza di vita, a cavallo <strong>tra</strong> gli anni cinquanta e sessanta, recente quindi<br />
rispetto alle altre. Presenta un quadro di sfondo legato alla <strong>tra</strong>gedia del “Vajont”, che ha cambiato<br />
l’aspetto fisico della Provincia, segnando un confine profondo <strong>tra</strong> <strong>passato</strong> e presenta della storia<br />
locale.<br />
Nel brano possono essere rilevati:<br />
• i lavori minorili delle zone montane dell’epoca,<br />
• le caratteristiche e i confini dei rapporti familiari,<br />
• gli aspetti <strong>tra</strong>dizionali della vita di paese,<br />
• i termini del rapporto dei bambini con la natura e le cose.<br />
Tutto il libro di M.Corona costituisce “un quadro fedele, profondo, nostalgico, amaro e molto<br />
interessante della vita di paese, attorno alla metà del XX secolo.<br />
Traccia d’intervista<br />
• Nome<br />
• Data e luogo di nascita<br />
• Titolo di studio<br />
• Attività di oggi<br />
• Attività principale di ieri<br />
• Famiglia attuale (vive solo/a – in famiglia - in casa di riposo..)<br />
37
• Famiglia di nascita: componenti, abitudini, particolari<br />
• Infanzia dove e come<br />
• Lavori svolti,mansioni quotidiane, attività domestiche e non della loro infanzia<br />
• Prime attività retribuite<br />
• Dove e come<br />
• Particolari<br />
• Vita e <strong>lavoro</strong> da adolescente e poi da giovane<br />
• Rapporti con i datori di <strong>lavoro</strong><br />
• Descrizione dei luoghi di <strong>lavoro</strong><br />
• Rapporti con i compagni di <strong>lavoro</strong> – adulti<br />
• Rapporti con la famiglia prima, durante e dopo il periodo di <strong>lavoro</strong><br />
• Rapporti con la nazione estera se emigrante<br />
• Cause e modalità del ritorno<br />
• Reinserimento nel paese di origine – matrimonio o altro<br />
• Permanenza nel paese di <strong>lavoro</strong> e rapporti con le persone<br />
• Attività svolte nell’ambito sociale o nel volontariato<br />
• Considerazioni sull’infanzia e l’adolescenza di oggi<br />
• Esperienze significative di ieri e di oggi<br />
• Altro<br />
HO LETTO<br />
<strong>Il</strong> campo delle letture autobiografiche, dei romanzi storici, dei racconti –verità sull’argomento è<br />
molto vasto.<br />
Per la tematica <strong>tra</strong>ttata sarebbe utile leggere pochi racconti, scelti <strong>tra</strong> vicende narrate in diversi<br />
periodi storici, per lo meno dal sette – ottocento in poi, <strong>tra</strong>tte da brani autobiografici, romanzi (es.<br />
Davide Cooperfield), articoli di giornale, testimonianze varie.<br />
L’importante è che le storie di bambini, lontani fra loro nel tempo e nello spazio, siano legate da<br />
fatti di <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>, sfruttamento, violenza, miseria e povertà, presenti in maniera isolata, ma<br />
molto spesso strettamente intrecciati <strong>tra</strong> loro.<br />
La lettura dei testi dovrebbe essere seguita da:<br />
• lettura e comprensione del brano,<br />
• inquadramento storico e geografico dei fatti,<br />
• se si <strong>tra</strong>tta di emigrato è auspicbile la visualizzzazione geografica del “viaggio”,<br />
• sottolineatura dell’età di inizio del <strong>lavoro</strong>, delle mansioni svolte,delle condizioni di <strong>lavoro</strong>,<br />
dei compensi,<br />
• rilevazione dei rapporti con la famiglia, la società e l’ambiente,<br />
• individuazione delle persone positive e negative vicine al bambino,<br />
• ricerca della realtà scolastica,<br />
• rilevazioni di parole, allusioni e cenni che indirettamente offrono dati e fatti sulla realtà<br />
lavorativa,<br />
• comparazioni e collegamenti <strong>tra</strong> i fatti esaminati,<br />
• comparazioni e confronti con la propria realtà di vita,<br />
• riflessioni e considerazioni finali.<br />
38
Breve presentazione dei brani proposti<br />
1° gruppo<br />
- I bambini nelle fabbriche<br />
- La giornata di <strong>lavoro</strong><br />
- <strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> in miniera<br />
Questi brani <strong>tra</strong>tti da antologie e manuali di storia aprono squarci di luce nell’Inghilterra della<br />
rivoluzione industriale, <strong>tra</strong> il settecento e l’ottocento<br />
Offrono una panoramica essenziale e coinvolgente, costituiscono un efficace motivo di “input” per<br />
l’approfondimento della tematica<br />
2° gruppo<br />
- La grande acqua del Danubio non è come quella del Piave (Amico del Popolo del 18 –<br />
09 - 04<br />
- Traversando il Phusterthal…(L’alpigiano del 14 -08 – 1889)<br />
- Le giovani del contado (<strong>Il</strong> Tomitano del 24 – 02 -1888)<br />
- Zia Gianna (esperienza inedita)<br />
- El bocia (esperienza inedita)<br />
- La montanara (esperienza inedita)<br />
Le storie di questo gruppo presentano esperienze di <strong>lavoro</strong> ed emigrazione <strong>tra</strong> ottocento e<br />
novecento, i protagonisti sono sempre minori.<br />
Interessante anche i brani riguardanti “le giovani”, settore un po’ particolare del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
3° gruppo<br />
- La malga (dal testo “<strong>Il</strong> volo della martora”, già citato)<br />
- L’ultima estate (dal testo “<strong>Il</strong> volo della martora”)<br />
- Io piccolo servitore (esperienza inedita)<br />
Anche questi brani parlano di minori e di <strong>lavoro</strong>, ma siamo nella seconda parte del ventesimo<br />
secolo, l’altro ieri insomma, eppure un tempo così lontano dalla realtà attuale.<br />
4° gruppo<br />
- Costa D’Avorio, i piccoli schiavi del cacao (M.G.Cutoli, da “Corriere della Sera” 29 – 05<br />
– 01)<br />
- Bangladesh, a tre anni nelle cave di pie<strong>tra</strong> (D,Jmenez, da “Corriere della Sera” 30 – 05 –<br />
01)<br />
Siamo ai giorno nostri, in Europa ed in altre parti del mondo, si ripetono le stesse esperienze:<br />
bambini sfruttati, che lavorano per sopravvivere fin dalla tenera età, per molte ore , per pochi soldi,<br />
per la famiglia.<br />
In alcune storie sono evidenti i diversi aspetti della situazione e le tante concause storiche, culturali<br />
e sociali del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>.<br />
5° gruppo<br />
Alla fine del percorso dovrebbero essere inseriti in questo gruppo alcuni brani, scelti da ogni<br />
alunno, in linea con le lettura svolte e in sintonia con le considerazioni e le riflessioni fatte insieme<br />
in aula<br />
39
GUARDO E INTERROGO LE IMMAGINI<br />
Questo campo operativo è molto vasto, spazia dalle prime raffigurazioni preistoriche alle attuali<br />
elaborazioni al computer, at<strong>tra</strong>versando la storia, la cultura, la scienza, la religione, l’arte e la<br />
tecnica.<br />
Proposte<br />
n. 1 ”<strong>Il</strong> bambino nell’arte raffigurativa”<br />
Per questo percorso si dovrebbero considerare alcune immagini “chiave” dell’infanzia, in quadri più<br />
o meno famosi di diverse epoche, come per i percorsi storico e letterario.<br />
Nelle rappresentazioni dell’alto medioevo si raffiguravano, in genere, i bambini come adulti<br />
rimpiccioliti.<br />
Erano visti solo come “futuri uomini”, il loro valore era posticipato nel tempo, l’infanzia non<br />
contava, anzi era sconosciuta (vedere il “Bimbo” nelle icone, la Bibbia moralizzata di San Luigi)<br />
Si possono poi via considerare quadri delle epoche successive, sia di bambini normali, sia delle<br />
rappresentazioni sacre (il Bambino Gesù , soprattutto nelle raffigurazione con la Madonna e poi gli<br />
angioletti ).<br />
Le prime rappresentazioni sacre gotiche del Bimbo nudo.<br />
Le rappresentazioni dell’infanzia di Gesù, della Vergine (quadri di vita quotidiana).<br />
La nascita dell’iconografia laica (sec. XV e XVI), con il bambino inserito in scene familiari.<br />
I ri<strong>tra</strong>tti, i putti.<br />
L’analisi dei “soggetti infantili” deve mirare a rilevare:<br />
• la tipologia della rappresentazione: paesaggio, ambiente pubblico aperto, chiuso, ambiente<br />
familiare, gruppo ristretto, gruppo numeroso……<br />
• la composizione del quadro: posizioni, colori, personaggi, oggetti, edifici…<br />
• il posto riservato al bambino (cen<strong>tra</strong>le, periferico)<br />
• l’aspetto fisico<br />
• l’espressività del viso e del corpo<br />
• gli atteggiamenti dei bambini: da grande, composto, allegro, infantile, vezzoso, partecipe,<br />
isolato…<br />
• il tipo di contatto e di rapporto con gli adulti e con gli altri bambini,<br />
• il tipo di abbigliamento,<br />
• l’aderenza al reale.<br />
n. 2 “Le foto di ieri e di oggi”<br />
Questa parte operativa presenta difficoltà minime, per i ragazzi e sarà facile e divertente:<br />
• raccogliere le foto dei nonni, dei genitori,<br />
• confrontarle con le proprie,<br />
• cogliere analogie e differenze,<br />
• valutare le diverse tecniche,<br />
• dedurre la diversa disponibilità sia finanziaria, sia operativa nel fare le foto,<br />
• leggere le informazioni nascoste,<br />
• interpretare gli sfondi, gli oggetti, le presenze.<br />
40
n. 3 “Le immagini dell’altro mondo”<br />
I ragazzi, che hanno approfondito la tematica, conoscono le diverse realtà mondiali del pianeta<br />
“infanzia e adolescenza” .<br />
Sarà quasi un gioco raccogliere testimonianze fotografiche delle realtà meno fortunate, incollarle<br />
sul planisfero, in corrispondenza della nazione da cui provengono e confrontarle con i percorsi e le<br />
riflessioni storiche compiute.<br />
n. 4 Le cartoline<br />
Questa parte operativa confina con la lettura artistica, di costume, religiosa e culturale della società.<br />
Sarà un po’ difficile reperire le antiche cartoline, sia nel formato tipo fotografico, sia in quello<br />
propriamente grafico.<br />
Una volta raccolto il materiale la lettura presenta caratteristiche simili sia alla lettura fotografica, sia<br />
a quella artistica.<br />
n. 5 “Gli ex-voto”<br />
Questo campo operativo è legato molto strettamente alla realtà religiosa del territorio.<br />
La presenza di santuari e luoghi taumaturgici favorirà la ricerca e l’analisi di questa fonte.<br />
Gli oggetti in questione, soprattutto i più antichi, presentano scene anche molto elementari<br />
tecnicamente, che illus<strong>tra</strong>no “le grazie ottenute” per intercessione del Santo.<br />
Spesso in questi quadri innocenti e semplici si vedono soggetti infantili inseriti in realtà quotidiane,<br />
ciò permette di ricavare notizie di vita e “leggere” la figura e il ruolo del monore.<br />
n. 6 “Un’immagine per parlare “<br />
Alla fine di questi percorsi di lettura gli studenti dovrebbero realizzare:<br />
• un logo<br />
• un poster<br />
• una combinazione di immagini<br />
che parlino del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>, del percorso fatto, evidenziando quanto si ritiene necessario per<br />
divulgare il problema e coinvolgere tutti nella sua risoluzione.<br />
n. 7 il C.D.<br />
La raccolta del <strong>lavoro</strong> in un C.D. può essere un’attività stimolante per i ragazzi.<br />
<strong>Il</strong> C.D. costituirà un ottimo strumento per condividere, con le altre classi, il viaggio nel mondo del<br />
“Lavoro Minorile”.<br />
41
REGOLE … REGOLE … E ANCORA REGOLE<br />
N. 1 Lettura ragionata e discussa delle norme italiane che regolano il <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> (d. lgs. 345 del<br />
4 agosto 1999).<br />
N. 2 Lettura ragionata,discussa e comparata di due o più legislazioni europee in materia (es.<br />
Employment Act , Regno Unito, del 1989).<br />
N. 3 Ricerca delle tappe, date e dei fini dei percorsi educativi obbligatori, vigenti negli stati della<br />
UE e/o in alcuni di essi, verificando omogeneità e disomogeneità, in relazione anche con le direttive<br />
comunitarie.<br />
N. 4 Analisi delle normative di un determinato periodo storico, in Italia o all’estero, con successiva<br />
deduzione, dai singoli articoli dei legge , delle condizioni preesistenti .<br />
(Per L’Italia può essere considerato il regio Decreto 11 – 02—1886 allegato n.3)<br />
N. 5 Interessante sarebbe anche un’indagine nel mondo religioso, per esempio una lettura a tema<br />
della “Rerum Novarum”.<br />
N. 6 L’indagine delle “regole” può essere indirizzata in campo locale, ricavando da regolamenti,<br />
statuti o altro, delle aziende attive <strong>tra</strong> ottocento e novecento, in provincia, indizi di sensibilità nei<br />
confronti dell’impiego lavorativo dei minori (si può esaminare l’operato del Senatore del Regno A.<br />
Rossi e quanto attuato, dallo Stesso, a Schio nel Lanificio Rossi).<br />
N. 7 Comparazioni <strong>tra</strong> statuti e regolamenti di aziende, anche con lavorazioni diverse.<br />
N. 9 Superando idealmente la legislatura vigente provare a costruire, con i ragazzi, un regolamento<br />
dal basso, <strong>tra</strong>cciando con loro nuove norme guida sul “<strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong>”.<br />
E … OGGI<br />
L’analisi della situazione attuale è difficoltosa perché non è facile indagare nella quotidianità di:<br />
persone, famiglie, aziende piccole e grandi<br />
Lo sviluppo dei precedenti percorsi inerenti: le testimonianze orali, l’analisi del <strong>passato</strong>, la lettura di<br />
foto e immagini e lo studio di leggi dell’ottocento ha senz’altro favorito, nei bambini la “coscienza<br />
del problema” ed aiutato la lettura dei dati aggiornati “qui e in altri paesi del mondo”<br />
Per approfondire il problema nell’attualità de sec.XXI si suggeriscono quindi due percorsi<br />
1° percorso:<br />
indagini negli ambienti familiari, nel quartiere, <strong>tra</strong> i parenti e gli amici per raccogliere dati sulle<br />
“occupazioni lavorative” attuali dei ragazzi ed elaborare riflessioni e considerazioni at<strong>tra</strong>verso:<br />
- ricostruzioni delle mansioni attuali dei ragazzi in casa (quando, quanto, come, paghetta..)<br />
- piccole indagini <strong>tra</strong> altri ragazzi della scuola (magari una classe superiore)<br />
- ampliamento del percorso con testimonianze raccolte <strong>tra</strong> amici propri e dei fratelli maggiori<br />
- individuazione della disponibilità a “parlare di sé” di un “minore” che lavora nel terziario,<br />
per conoscerlo nella sua dimensione di stipendiato (piccola intervista, raccolta degli<br />
elementi essenziali della sua testimonianza)<br />
L’importante è rilevare:<br />
- il rapporto scuola – <strong>lavoro</strong>(il minore che lavora, studia nello stesso tempo o non studia più)<br />
42
- se studia: lavora nel pomeriggio – durante il fine settimana – nel periodo estivo<br />
- se lavora solamente appurare:quando ha terminato la scuola – perché – se voleva continuare<br />
- approfondire la sua situazione attuale: pentimenti – ripensamenti – progetti<br />
Raccogliere il tutto in un riassunto visivo cartellonistico o altro<br />
2° percorso<br />
Avviare un’indagine presso una famiglia, un soggetto o più soggetti di provenienza<br />
ex<strong>tra</strong>comunitaria<br />
Seguire il percorso n. 1 ed estendere la raccolta dati a più soggetti, di diverse età<br />
Sottolineare l’età di arrivo in Italia, il titolo di studio conseguito, le modalità e gli orari del loro<br />
<strong>lavoro</strong>, le aspettative passate e presenti<br />
Avviare una “tavola rotonda” a scuola, <strong>tra</strong> ragazzi, con esperti scelti dagli stessi studenti all’interno<br />
delle persone e dei rappresentanti di associazioni incon<strong>tra</strong>te durante il percorso operativo<br />
3° percorso: programmazione di un percorso di cineforum<br />
Gli studenti possono valutare le schede di diversi films, scegliere i più vicini al loro <strong>lavoro</strong>,<br />
programmare il calendario di visione ed invitare alle proiezioni: classi interessate, persone o<br />
rappresentanti di associazioni, per presentare, approfondire e concludere la visione del film in<br />
oggetto.<br />
Elenco allegati<br />
n. 1 - La Convenzione ONU sui <strong>diritti</strong> del fanciullo <strong>tra</strong>scritta per i bambini e le bambine, a cura del<br />
coordinamento minori della Sezione italiana di Amnesty International<br />
n. 2 - Tabella riassuntiva emigranti bellunesi dal 1880 al 1890, <strong>tra</strong>tta come esempio dal testo Le<br />
condizioni industriali della Provincia di Belluno, a cura dell’<strong>Archivio</strong> storico dell’industria italiana,<br />
Li Causi Editore.<br />
n. 3 – Es<strong>tra</strong>tto del Regolamento sul Lavoro dei fanciulli e Testo della Legge sul <strong>lavoro</strong> dei fanciulli,<br />
n.3657 del 11 febbraio 1886, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del Regno il 18 febbraio 1886 n 40.<br />
n. 4 – M. Gurrado, La tutela del <strong>lavoro</strong> <strong>minorile</strong> nell’evoluzione legislativa, dalla Rivista giuridica<br />
on line “Diritto e Diritti”, ottobre 2003. http://www.diritto.it/articoli/<strong>lavoro</strong>/gurrado.html<br />
n. 5 - “Documenti ed attività delle istituzioni europee e internazionali”, <strong>tra</strong>tto da Bambini ed<br />
adolescenti che lavorano (un panorama dall’Italia e dall’Europa), Quaderni del Centro nazionale di<br />
documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, a cura dell’Istituto degli Innocenti, Firenze,<br />
maggio 2004.<br />
n.6 - D. Stanzani e V. Stendardo, L’infanzia nel terzo millennio: le con<strong>tra</strong>ddizioni della società<br />
moderna, dalla Rivista giuridica on line “Diritto e Diritti”, marzo 2002.<br />
http://www.diritto.it/articoli/<strong>lavoro</strong>/gurrado.html<br />
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Zia Gianna<br />
Mia zia Gianna ora è un po’”fuori”, ha il morbo di Alzeimer, ma tempo fa era ancora “giusta” e<br />
raccontava tante cose: la sua vita , la sua famiglia e i suoi lavori.<br />
È la sorella di mia nonna, in casa erano cinque fratelli: tre femmine e due maschi<br />
Sono andati tutti a lavorare da piccoli, la famiglia era numerosa e povera, bisognava darsi da fare<br />
I primi lavori fatti dai maschi sono stati svolti “su in Tirol” “provincia di Bolzano” (precisa la<br />
nonna), dove hanno fatto i pastorelli.<br />
Le femmine sono andate tutte a servizio presso ricche famiglie in Italia.<br />
Zia Gianna è partita a 12 anni (povera lei) ed è andata a servizio presso una famiglia di Bari.<br />
Per tre anni non ha potuto far ritorno a casa…così era nel con<strong>tra</strong>tto.<br />
Non aveva notizie dirette dai suoi genitori, credo che non le fosse permesso né ricevere, né scrivere<br />
lettere.<br />
I soldi venivano mandati direttamente alla famiglia , a Feltre, con vaglia postale.<br />
A lei non davano niente, pensava e provvedeva a tutto la famiglia di Bari.<br />
Non le era permesso uscire di casa, solo alla domenica andava a messa, in compagnia del resto del<br />
personale domestico.<br />
Lei era impegnata in cucina, dove faceva di tutto.<br />
Zia Gianna li chiamava “tempi duri” poiché bisognava sempre “laorar, taser e scoltar”.<br />
Dopo questo <strong>lavoro</strong> ne sono seguiti altri, sempre a servizio presso le famiglie.<br />
Si è fermata a Feltre solo una volta sposata, verso i trent’anni.<br />
(Testimonianza della nipote Luisa)<br />
Io piccolo servitore<br />
Ho sessantacinque anni, vivo a Milano da tanto tempo, ma sono nato a Feltre, in una piccola<br />
frazione del comune, posta a nord verso le Vette.<br />
La mia famiglia era abbastanza numerosa, avevo e ho ancora due sorelle, ma non eravamo ricchi, il<br />
<strong>lavoro</strong> era scarso e io , il maschio di casa, futuro “om” sono andato a fare il “servitore” in casa di<br />
altri compaesani.<br />
Avevo poco più di dieci anni, tanta voglia di giocare e stare a casa mia.<br />
Sono stato in diverse famiglia.<br />
Dai De Bastiani (coloni della contessa XY ) sono stato <strong>tra</strong>ttato bene.<br />
C’era molto da fare, coltivavano tanti terreni lontani <strong>tra</strong> loro, si partiva al mattino e si tornava a casa<br />
alla sera, anche tardi e comunque stanchi.<br />
Loro erano in sei : tre fratelli e tre sorelle, tutti simpatici, alcuni quasi miei coetanei, comunque tutti<br />
impegnati nel <strong>lavoro</strong> dei campi, nelle attività domestiche e nella stalla.<br />
Io ero <strong>tra</strong>ttato come “uno di famiglia”, vivevo e mangiavo con loro e come loro, se era possibile ci<br />
divertivamo anche insieme.<br />
Alla fine del mio periodo stagionale di <strong>lavoro</strong> mi mandavano a casa con la mia “paga”: patate,<br />
granoturco, fagioli, mele, zucche, uva, fichi ….<br />
Tornavo a casa felice guidando il carretto con la “paga”, <strong>tra</strong>inato da una splendida coppia di buoi,<br />
facevo un “figurone” passando per il paese..<br />
Non andava sempre così, in un’al<strong>tra</strong> famiglia del paese sono stato <strong>tra</strong>ttato male, proprio come un<br />
piccolo schiavo, mangiavo dopo di loro, meno di loro e comunque cibo “guasto”.<br />
Ancora adesso quando li incontro non riesco a salutarli; vedere gli altri mangiare e patire la fame è<br />
una cosa tremenda.<br />
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Adesso sto bene, ho fatto con successo l’artigiano, ho una bella casa, una famiglia “giusta”, torno<br />
spesso al paese, dove ho ristrutturato la vecchia casa dei miei e considero i De Bastiani come una<br />
parte della mia famiglia.<br />
El bocia<br />
Adesso ho quasi ottanta anni, 50 “rubati” al destino, con operazioni, lunghe degenze e tanta tanta<br />
sofferenza.<br />
Sono figlio di contadini, mia mamma andava spesso “via balia”, dopo la morte dei miei fratelli, io<br />
restavo con il papà… dovevo aiutarlo a fare tutto…..in casa .. nei campi …nella stalla.<br />
A 5 – 6 anni mi ricordo che facevo la polenta, salendo su una sedia…..<br />
Ho sofferto per la mancanza della mamma, venivo sballottato di qua e di là.<br />
Una volta, a dodici anni, sono scappato di casa, con una bici costruita da me con pezzi vari, sono<br />
andato da solo fino a Padova, a Conselve, in cerca della mia mamma.<br />
Quando sono arrivato in città non l’ho riconosciuta, era troppo bella, troppo ben vestita.<br />
Sono tornato a Feltre in bici, mi avevano dato i soldi per il treno, ma io me li volevo tenere.<br />
Tornato a Feltre ho detto al nonno materno, il più buono dei miei parenti, “o mi tieni tu o mi<br />
ammazzo”.. . mi ha tenuto lui.<br />
Tra i 14 e i 15 anni “ho accompagnato” mio papà a lavorare in miniera, in Caoria, e lì ho<br />
guadagnato due cose, che mi hanno accompagnato per tutta la vita: la silicosi e il mio soprannome<br />
“bocia”.<br />
Lì, in cantiere ero “el bocia”, tutti mi chiamavano così “bocia prendi…bocia portami… bocia<br />
corri…”, facevo i lavori più umili, più secondari e scendevo in galleria…<br />
Per tutti io sono ancora “el bocia”, mia mamma mi ha chiamato così fino al giorno della sua morte.<br />
Nessuno conosceva il pericolo della “polvere”, della “fusiera”, nessuno immaginava che giorno<br />
dopo giorno respiravo la morte…<br />
Dopo ho fatto altri lavori, ero diventato un bravo autista, ero ricercato, mi sono sposato, ho avuto la<br />
prima figlia….<br />
Poi la silicosi, si è fatta sentire, i miei polmoni erano diventati come sassi, non respiravo bene…non<br />
ero più un uomo sano e non lo sarei stato più.<br />
I primi medici mi avevano raccomandato di “sistemare le mie cose….mettere apposto moglie e<br />
figlia…perché il mio destino era segnato…. Non sarei diventato vecchio…….<br />
Ho lottato, insieme alla mia famiglia, ho subito tante operazioni, mi hanno tolto un polmone, sono<br />
stato tante volte sul punto di morire, ma sono ancora qui a ricordare con amarezza il dolore mio e<br />
dei miei familiari, causato dalla “maledetta pusiera”, dall’ignoranza, dallo sfruttamento dei “bocia”,<br />
dalla povertà….<br />
La montanara<br />
Anch’io sono figlia di contadini, anzi di mezzadri.<br />
I miei genitori, lavoravano la terra dei nobili “i paroi”, sgobbavano dalla mattina alla sera, nei<br />
campi, sotto il sole, con l’unica compagnia dei buoi.<br />
Io, la maggiore dei figli e per di più femmina ho fatto la mamma, la serva, la contadina…. e la<br />
montanara…<br />
Questo ultimo era il <strong>lavoro</strong> che preferivo.<br />
All’inizio dell’estate andavo nei pascoli di montagna, con le mucche, tante volte da sola.<br />
Lì, sotto le Vette c’era il mio regno, fatto di rocce, erba, fiori, animali e tanto cielo..<br />
Ho amato le mie estati lassù, ero libera…e …sola.<br />
Le mucche erano le mie placide amiche.<br />
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(Ho allevato mucche fino a che ho potuto, fino alla fine della mia vita,con loro sono sempre stata<br />
bene… non mi hanno mai <strong>tra</strong>dito.)<br />
Al pascolo, in montagna, non soffrivo di solitudine, anzi era un piacere non sentire più i miei fratelli<br />
strillare, mia mamma chiamarmi continuamente….<br />
Lassù i lavori erano ridotti, il più gravoso era mungere, il più piacevole era lavorare il latte, fare la<br />
ricotta, il burro, il formaggio…<br />
Quanto formaggio ho fatto e mangiato lassù……<br />
Ho sempre amato la musica, il canto, ma solo in montagna riuscivo a cantare … perchè mi sentivo<br />
libera…<br />
È stato il più bel periodo della mia vita.<br />
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