l'interculturalità a scuola - Archivio "Pace diritti umani"
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Progetto Pilota Europeo<br />
Identità e appartenenza: l’interculturalità a <strong>scuola</strong><br />
Maria Notarfrancesco e Arcide Peron<br />
Sommario<br />
Introduzione<br />
Progetto Educazione all’interculturalità<br />
Progetto star bene a <strong>scuola</strong><br />
Progetto lettura<br />
Progetto baule interculturale<br />
Progetto dal dire al fare<br />
Progetto teatro<br />
Conclusione: la nuova sfida della <strong>scuola</strong><br />
Bibliografia<br />
Introduzione<br />
Il prefisso della parola inter- rimanda all’interazione, allo scambio, all’apertura, alla<br />
reciprocità, alla solidarietà, alla fecondazione reciproca delle culture; mentre la parola<br />
cultura va vista come insieme di modi di vita, tradizioni, valori di persone e gruppi.<br />
L’interculturalità, pertanto, è la risposta educativa necessaria da sviluppare in una situazione<br />
sociale caratterizzata dalla multiculturalità. Secondo Otto Filtzinger è il<br />
principio educativo di una società multiculturale. L’educazione all’interculturalità<br />
tocca in primis alla <strong>scuola</strong> e ai suoi curricula. Essa dovrebbe presentare orientamenti e<br />
potenzialità per abbattere pregiudizi e fare approdare i giovani in una società di integrazione<br />
e partecipazione.<br />
Per fare ciò occorre un generoso slancio ideale: una progettualità educativa basata sul<br />
superamento di una formazione incentrata sul nesso leggere-assimilare nozioni e su<br />
discipline intese come universi chiusi.
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 81<br />
Viceversa l’innovazione tecnologica e la logica formativa per problemi dovrebbero<br />
rappresentare per la <strong>scuola</strong> un salto di qualità e un contributo all’educazione e alla<br />
interculturalità.<br />
L’educazione interculturale chiama in causa l’aggiornamento dei docenti e degli educatori<br />
in genere per facilitare i momenti di accoglienza, di revisione dei propri modelli<br />
etnocentrici, per affinare le proprie capacità di esplorazione e le tecniche facilitative<br />
per far fronte alla multiculturalità della classe.<br />
Un aggiornamento è necessario soprattutto per superare atteggiamenti assimilazionistici<br />
e arrivare invece a momenti di autentica interazione per la valorizzazione della<br />
cultura altrui, sviluppare un’educazione alla convivenza democratica e all’altro come<br />
risorsa.<br />
L’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura,<br />
sottolinea la necessità di una formazione incentrata sulle lingue straniere, sulla<br />
conoscenza della storia mondiale contemporanea, sulle questioni sociali di attualità.<br />
Per l’Unesco quattro dovranno essere per il futuro i pilastri base dell’educazione:<br />
a) imparare a conoscere (cultura generale);<br />
b) imparare a fare (competenza professionale);<br />
c) imparare a vivere con gli altri (rispetto delle differenze, tolleranza, capacità di<br />
cooperare);<br />
d) imparare ad essere (responsabilità, autonomia di giudizio).<br />
Secondo l’Unesco questi quattro pilastri dell’istruzione devono essere oggetto di uguale<br />
attenzione in tutti i percorsi strutturati, in modo che l’educazione si configuri<br />
come un’esperienza globale, teorica e pratica, per il soggetto, al tempo stesso individuo<br />
e membro della società.<br />
Gli educatori devono promuovere un’educazione all’accoglienza, all’ospitalità,<br />
all’ascolto di sé e degli altri e favorire la capacità di concentrazione e autostima.<br />
L’educazione deve essere al servizio del soggetto umano che impara ad essere “se stesso”<br />
e per conseguire tali obiettivi offre strumenti e opportunità che rendono possibile<br />
la ricostruzione della memoria storica, la comprensione della propria identità culturale,<br />
l’elaborazione personale di un progetto di vita.<br />
L’educazione vista in quest’ottica aiuta il soggetto a raccordare coerentemente in se<br />
stesso questi tre elementi costitutivi:
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Memoria, identità, progetto<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Il progetto educativo interculturale va visto come uno strumento per esercitare<br />
un’azione formativa. Esso è finalizzato all’incontro delle diversità culturali per costruire<br />
una solida convivenza nel rispetto delle diverse identità.<br />
Il progetto vuole essere un contributo intellettuale per invitare gli educatori a compiere<br />
atti intenzionali di integrazione, attraverso l’educazione ai <strong>diritti</strong> umani, alla<br />
democrazia e alla legalità per rifondare una cultura del bene comune e per portare i<br />
giovani ad un ‘Io’ cooperativo in sostituzione del dilagante ‘Io’ competitivo.<br />
Chi promuove e tutela l’identità e le appartenenze plurime<br />
A livello internazionale, europeo e nazionale, numerose sono le norme che invitano le<br />
agenzie educative a promuovere progetti interculturali per la salvaguardia del “sé universale”,<br />
del “sé di gruppo” e del “sé personale”.<br />
Dichiarazione universale dei <strong>diritti</strong> umani<br />
(adottata dall’Assemblea generale dell’ONU il 10.12.1948) in particolare:<br />
art. 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e <strong>diritti</strong> […]”<br />
art. 26: “[…] L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità<br />
umana e al rafforzamento del rispetto dei <strong>diritti</strong> dell’uomo e delle libertà fondamentali.<br />
Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni,<br />
i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle nazioni unite per il<br />
mantenimento della pace […]”.<br />
Dichiarazione dei <strong>diritti</strong> del fanciullo (ONU, 20.11 1959)<br />
Principio settimo: “[…] Egli ha diritto a godere di un’educazione che contribuisca<br />
alla sua cultura generale e gli consenta, in una situazione di uguaglianza di possibilità,<br />
di sviluppare le sue facoltà, il suo giudizio personale e il suo senso di responsabilità<br />
morale e sociale, e di divenire un membro utile alla società”<br />
Principio decimo: “Il fanciullo deve essere protetto contro le pratiche che possano<br />
portare alla discriminazione razziale, alla discriminazione religiosa e ad ogni altra<br />
forma di discriminazione. Deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza,<br />
di amicizia tra popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevo-
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 83<br />
lezza che deve consacrare le sue energie e la sua intelligenza al servizio dei propri simili.<br />
Convenzione internazionale sui <strong>diritti</strong> dell’infanzia (ONU, 20.11.1989, ratificata dallo<br />
stato italiano con legge 27.05.1991, n.176).<br />
In particolare:<br />
art. 29: “Gli stati convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità:<br />
di favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà<br />
e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità;<br />
[…]<br />
di inculcare al fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua<br />
e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale<br />
vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua; di preparare<br />
il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito<br />
di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti<br />
i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi, con le persone di origine autoctona[…]”<br />
Trattato che istituisce la Comunità Europea<br />
Art. 13 : “[…] il Parlamento Europeo può prendere i provvedimenti opportuni per<br />
combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza, l’origine etnica, la religione,<br />
le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali”.<br />
Carta dei <strong>diritti</strong> fondamentali dell’Unione Europea<br />
Art. 21:” È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore<br />
della pelle o l’origine etnica o sociale […]”.<br />
Programma d’azione per il periodo 2001/2006 (Consiglio dell’Unione 2000/750/CE)<br />
Il programma rientra in un insieme di iniziative destinate ad instaurare principi comuni<br />
in materia di lotta contro la discriminazione.
84<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Conferenza sul dialogo interculturale della Commissione Europea (Bruxelles 20-21 marzo<br />
2002)<br />
La politica del dialogo interculturale da parte dell’Unione Europea dovrebbe focalizzarsi<br />
sui giovani, l’educazione e la comunicazione. In particolare l’educazione dei giovani<br />
nello spirito di tolleranza, comprensione e rispetto dell’altro è un campo<br />
d’azione prioritario.<br />
Dovrebbe essere promossa pertanto una politica precisa a favore degli scambi tra giovani<br />
di differenti culture.<br />
Raccomandazioni del Comitato scientifico<br />
Il Comitato Scientifico assegna un ruolo chiave all’educazione a sostegno del dialogo<br />
interculturale con le seguenti proposte:<br />
- incoraggiare iniziative per promuovere la conoscenza e la comprensione della varietà<br />
delle culture collocando le tradizioni religiose nel contesto più ampio delle tradizioni<br />
culturali possano avere un ruolo attivo nell’impegno educativo;<br />
- promuovere e sostenere iniziative congiunte per sviluppare programmi di educazione<br />
permanente ai <strong>diritti</strong> umani alla democrazia e alla pace;<br />
- una particolare attenzione deve essere prestata alla formazione degli insegnanti, alla<br />
revisione dei curricula e dei libri di testo in ambedue le sponde del Mediterraneo…..;<br />
- promuovere incontri e dibattiti pubblici nelle scuole tra studenti, genitori, insegnanti,<br />
amministratori locali, in materia di differenza culturale, con la partecipazione<br />
di artisti, giornalisti e rappresentanti delle diverse comunità culturali.<br />
Carta europea dei <strong>diritti</strong> umani nella città<br />
Parte 1^. Art. 2, comma 2: tali <strong>diritti</strong> sono garantiti dalle autorità comunali senza<br />
nessuna discriminazione legata all’origine, al colore, all’età, al sesso o alle scelte sessuali,<br />
alla lingua, alla religione, all’opinione politica, all’origine etnica, nazionale o<br />
sociale o al reddito.<br />
Art. 3, comma 1: tutti i cittadini delle città hanno il diritto di esercitare la loro libertà<br />
culturale, linguistica e religiosa. Le autorità comunali, in collaborazione con le altre<br />
amministrazioni, fanno sì che i bambini e le bambine appartenenti a dei gruppi linguistici<br />
minoritari possano studiare la loro lingua materna.<br />
Art. 6, comma 1: le città incoraggiano la conoscenza reciproca dei popoli e delle rispettive<br />
culture.
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 85<br />
Comma 3: le città esortano in modo particolare gli attori economici a partecipare a<br />
dei programmi di cooperazione e tutta la popolazione ad associarsi con essi, allo scopo<br />
di sviluppare un senso di solidarietà e di completa uguaglianza tra i popoli che superi<br />
le frontiere urbane e nazionali.<br />
Parte 3^. Art. 13: i cittadini della città godono del diritto all’istruzione: Le autorità<br />
comunali facilitano l’accesso all’istruzione elementare dei bambini e delle bambine e<br />
dei giovani in età scolare. Incoraggiano la formazione per gli adulti, in un quadro di<br />
prossimità e di rispetto dei valori democratici.<br />
Le città contribuiscono a mettere a disposizione di tutti degli spazi e dei centri scolastici,<br />
educativi e culturali, in un contesto multiculturale e di coesione sociale.<br />
Le autorità comunali contribuiscono ad innalzare il livello della cittadinanza mediante<br />
delle pedagogie educative, segnatamente per quanto riguarda la lotta al sessismo, al<br />
razzismo, alla xenofobia e alla discriminazione.<br />
Legge 6 marzo 1998, n. 40, "Disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello<br />
straniero." (Italia)<br />
Art. 36 […]<br />
3. La comunità scolastica accoglie le differenze linguistiche e culturali come valore da<br />
porre a fondamento del rispetto reciproco, dello scambio tra le culture e della tolleranza;<br />
a tal fine promuove e favorisce iniziative volte all’accoglienza, alla tutela della<br />
cultura e della lingua d’origine e alla realizzazione di attività interculturali comuni.<br />
1) Progetto “Educazione all’interculturalità”<br />
Finalità<br />
Formare i docenti di <strong>scuola</strong> primaria e secondaria di primo grado su una nuova pedagogia,<br />
attuando percorsi educativi attenti ai bisogni dei singoli in un’ottica interculturale.<br />
Obiettivi<br />
prestare attenzione al clima di classe, rimuovere gli ostacoli interpersonali, gestire i<br />
conflitti;<br />
elaborare e realizzare strategie di conoscenza, apertura, accettazione ed accoglienza<br />
dell’altro;<br />
conoscere e usare i linguaggi, i saperi e i riferimenti culturali altrui;<br />
stimolare la capacità di ascolto e la narrazione autobiografica;
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elaborare varie forme di comunicazione.<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Destinatari<br />
Docenti ed alunni della <strong>scuola</strong> primaria e secondaria di primo grado (6-14 anni)<br />
Persone coinvolte<br />
Dirigenti, alunni, famiglie, enti, associazioni, esperti, bibliotecario, ecc.<br />
Discipline coinvolte<br />
Tutte le discipline curriculari e l’extra-<strong>scuola</strong><br />
Prerequisiti<br />
Conoscenza dei fondamentali <strong>diritti</strong> in termini di educazione e interculturalità;<br />
testi specifici sulla didattica interculturale;<br />
conoscenza del “Cooperative Learning “;<br />
conoscenza delle tecniche di gestione dei conflitti (vedi Daniele Novara);<br />
conoscenza elementare di culture altre;<br />
istituzione della commissione accoglienza e interculturalità;<br />
Percorso operativo<br />
Fase 1.<br />
- Istituzione di una Commissione sull’accoglienza ed interculturalità;<br />
- formazione docenti prima dell’inizio del progetto ed in itinere;<br />
- ricerca e studio delle problematiche inerenti l’identità e le appartenenze plurime.<br />
Fase 2.<br />
- Stesura o adattamento di un progetto interculturale che coinvolga singole classi o<br />
interi istituti;<br />
- inventario di risorse e materiali occorrenti.<br />
Fase 3.<br />
- Realizzazione del progetto o dei sotto-progetti;<br />
- consulenza con esperti in itinere.<br />
Attività<br />
Lavoro sul “clima di classe”;<br />
Progetto lettura;<br />
Baule interculturale;<br />
Laboratori di manualità;<br />
Mostra;<br />
Ricerche;<br />
Laboratori teatrali e di animazione;<br />
Altro….
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 87<br />
Metodologia<br />
Didattica interculturale a classi aperte in verticale o orizzontale;<br />
Giochi di simulazione;<br />
“Cooperative learning”;<br />
“Expectancy grammar (grammatica d’attesa);<br />
Drammatizzazioni;<br />
“Circle time”;<br />
Brain storming;<br />
Danze popolari, di animazione e del mondo;<br />
Didattica laboratoriale;<br />
Ascolto attivo;<br />
Strumenti materiali<br />
Norme e raccomandazioni ONU, UNESCO, UE a tutela dell’infanzia e<br />
dell’adolescenza;<br />
Aula multiculturale;<br />
Scaffale interculturale;<br />
Centro di documentazione;<br />
Internet ed audiovisivi;<br />
Baule / valigia;<br />
Materiale di facile consumo (forbici, carta, colori…);<br />
Materiali di recupero (scatole, bottiglie, bottoni…);<br />
Oggetti della “nostalgia” (ricordi personali, fotografie, oggetti caratteristici…);<br />
Testi narrativi e informativi;<br />
Altro….<br />
Tempi<br />
Un intero anno scolastico o a scansione periodica.<br />
Verifiche-valutazione<br />
“Circle time” per raccogliere impressioni personali e clima di classe;<br />
Questionario per l’autovalutazione ( insegnanti ed alunni);<br />
Osservazione delle attività e registrazione dei dati;<br />
Valutazione finale dell’efficacia del progetto, attraverso la verifica delle competenze<br />
raggiunte dagli alunni.<br />
2) Progetto “Star bene a <strong>scuola</strong>”<br />
Il successo scolastico e formativo dipende innanzitutto dalle capacità della <strong>scuola</strong> di<br />
realizzare un clima sociale positivo sviluppando l’autostima e rafforzando la personalità<br />
di ciascun alunno pur nelle diversità individuali.
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Progetto Pilota Europeo<br />
Il benessere della classe è un prerequisito indispensabile per il lavoro scolastico e<br />
l’apprendimento delle competenze sociali: obiettivo a cui la <strong>scuola</strong> non può sottrarsi<br />
in quanto è, per l’alunno, il primo luogo sociale dopo la famiglia.<br />
In un tempo di complessità sociale elevata e in una <strong>scuola</strong> sempre più articolata si avverte<br />
la necessità di considerare le abilità sociali come il sovrascopo di ogni apprendimento<br />
e di ogni insegnamento.<br />
Le abilità sociali inserite nei piani di studio o in un’ esplicita programmazione di percorsi<br />
didattici per fasce di età, devono diventare competenze spendibili nel saper fare<br />
in situazione.<br />
La <strong>scuola</strong> deve individuare, nella pratica quotidiana, le strategie e le opportunità per<br />
esercitare quelle abilità volte all’acquisizione di competenze sociali sia in momenti<br />
strutturati che in circostanze informali.<br />
Anche le emozioni giocano un ruolo importante nel processo formativo.<br />
In ogni alunno non c’è esperienza o evento che non sia segnato da uno stato emotivo.<br />
Le emozioni accompagnano quotidianamente il vivere; esse sono evidenti o nascoste,<br />
gradevoli o indisponenti, condivise o private. Spesso esse non hanno un nome e talvolta<br />
ci sfuggono, ma per il ruolo che rivestono nelle relazioni interpersonali sono<br />
una competenza sociale da sviluppare irrinunciabile.<br />
La conoscenza dell’apparato emozionale è il fulcro per costruire l’identità personale.<br />
La <strong>scuola</strong>, pertanto, si colloca come spazio simbolico di confine tra la famiglia e la<br />
società, tra la banchina di un porto e il mare aperto.<br />
È vero che il bambino cerca sicurezza, ma nel contempo è ansioso di crescere, vuole<br />
smettere di essere piccolo e desidera sentirsi e diventare grande.<br />
La <strong>scuola</strong> è il traguardo di questo percorso, ma dove inizia questo viaggio?<br />
Il viaggio inizia proprio nel progetto accoglienza rivolto ai neo-arrivati., ma anche a<br />
tutti gli altri stranieri e non, sia della <strong>scuola</strong> primaria che della <strong>scuola</strong> secondaria di 1°<br />
grado.<br />
Lo star bene a <strong>scuola</strong> passa attraverso comportamenti sociali positivi quali<br />
l’autodisciplina, la responsabilità, la capacità critica, la socievolezza.<br />
L’autodisciplina consiste nel rispettare se stessi, analizzare i propri sentimenti ed esprimerli<br />
in modo appropriato.
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 89<br />
La responsabilità vuol dire prendere e assumere impegni, difendere le proprie idee e<br />
valori nei quali si crede. Quando si fanno degli errori si deve avere la forza di accettarne<br />
le conseguenze senza biasimare gli atri.<br />
La capacità critica è saper chiedere consigli, arrivare a studiare le alternative e le conseguenze,<br />
saper dire no ai comportamenti negativi ed autodistruttivi,saper prendere<br />
decisioni ragionate e costruttive.<br />
La socievolezza deve riguardare tutti quei comportamenti positivi che portano alla<br />
condivisione, all’ascolto, alla comunicazione, alla cooperazione e alla risoluzione dei<br />
conflitti.<br />
Lo sviluppo dei comportamenti sociali positivi avviene specialmente mediante le relazioni<br />
umane, la comunicazione e la capacità di fronteggiare conflitti.<br />
Le relazioni umane sono volte soprattutto a mantenere l’amicizia e a comprendere ed<br />
accettare le differenze individuali per apprezzare e valorizzare gli altri.<br />
La comunicazione vista come necessità di esprimere i propri sentimenti, i bisogni, i<br />
saperi e come capacità di mostrare agli altri il proprio apprezzamento.<br />
La capacità di fronteggiare i conflitti per gestire il disagio, lo stress e imparare a risolvere<br />
i problemi.<br />
Lo star bene a <strong>scuola</strong> è quindi condivisione di valori quali:<br />
- il rispetto degli altri, dei loro sentimenti, delle loro idee e convinzioni;<br />
la generosità: dare senza avere;<br />
- la solidarietà: instaurare rapporti tra persone per la condivisione di pareri, idee,<br />
ansie, paure;<br />
- l’aiuto reciproco: scambiarsi strategie per migliorare e facilitare il proprio apprendimento;<br />
- la cooperazione: fare in modo che ognuno possa dimostrare le proprie potenzialità<br />
mettendole a disposizione degli altri.<br />
Obiettivi<br />
Creare un clima di accettazione e promozione dell’individualità di ognuno in cui<br />
l’alunno possa:<br />
acquisire la capacità di relazionarsi in modo positivo con i coetanei e gli adulti;<br />
superare serenamente l’adattamento e l’integrazione nell’ambiente scolastico;
90<br />
modificare ed arricchire il proprio vissuto;<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
scoprire la capacità di crescita sociale e culturale;<br />
riconoscere e gestire i diversi aspetti della propria esperienza motoria, emotiva e razionale;<br />
acquisire consapevolezza dei disagi, delle diversità e delle emarginazioni nell’ambiente<br />
prossimo e lontano;<br />
accettare e rispettare l’altro, dialogare, partecipare in maniera costruttiva alla realizzazione<br />
di obiettivi comuni (convivenza civile).<br />
L’insegnante si propone di:<br />
strutturare momenti, ambienti e materiali che possano favorire la libera espressione<br />
degli alunni a livello verbale, grafico- pittorico, mimico gestuale;<br />
potenziare e rendere utilizzabili e piacevoli i canali dell’espressione e della creatività<br />
per permettere il superamento dell’impaccio, del disagio, della ritrosia;<br />
progettare unità apprenditive cooperative;<br />
aiutare l’alunno a vivere le proprie emozioni in modo consapevole;<br />
mettere la classe in condizione di essere una “comunità che apprende”, ossia far progredire<br />
l’intero gruppo attraverso l’impegno di tutti<br />
studiare e sperimentare strategie di intervento volte a facilitare la creazione di un clima<br />
educativo positivo adatto alla personalità e ai bisogni degli alunni;<br />
cogliere l’alunno nella sua totalità, fornendogli tranquillità ed infondendo il desiderio<br />
di comunicare i propri interessi, inclinazioni e desideri.<br />
Ruolo dell’insegnante “animatore”<br />
L’insegnante lavora su stesso per:<br />
avere la convinzione che gli allievi hanno delle idee che meritano di essere ascoltate e<br />
che esse generalmente sono degne di fiducia;<br />
praticare l’ascolto attivo, cioè ascoltare anche in silenzio l’alunno per incoraggiarlo ad<br />
esprimere i propri problemi senza emettere valutazioni o giudizi;<br />
entrare in empatia con gli alunni, cioè immedesimarsi in loro per capire ciò che provano<br />
senza giudicare o valutare le loro emozioni e i loro sentimenti;
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 91<br />
testimoniare e mettere in atto gli atteggiamenti positivi attraverso la coerenza e la pratica<br />
quotidiana;<br />
sentirsi parte integrante del gruppo classe ed essere colui che mette a disposizione la<br />
propria esperienza e le proprie conoscenze, riconoscendo anche i limiti.<br />
3) Progetto lettura<br />
Il piacere della lettura nasce e si sviluppa attraverso un percorso gioioso e manipolativo<br />
che porta a un consapevole incontro tra il libro e il bambino –ragazzo.<br />
La conoscenza di storie, favole e fiabe delle altre culture permette ai ragazzi di confrontarsi,<br />
di superare l’etnocentrismo per scoprire altre “verità”, e conoscere meglio la<br />
propria cultura.<br />
La lettura attraverso l’apprendimento animato deve cercare di promuovere una mentalità<br />
tesa alla comunicazione, alla comprensione e alla solidarietà tra persone e gruppi<br />
di culture diverse. L’informazione di ogni genere può essere un supporto per aiutare<br />
i ragazzi a cogliere differenze ed uguaglianze, per scoprire che le diversità sono fonte<br />
di arricchimento sempre e per tutti.<br />
Ai ragazzi piace ascoltare le storie. Utilizzare le storie nell’insegnamento può stimolare<br />
il coinvolgimento emotivo degli allievi, può aiutare a sviluppare un atteggiamento<br />
positivo verso la conoscenza di altre culture e verso l’apprendimento di una lingua<br />
straniera. L’ascolto delle storie non implica soltanto una buona competenza linguistica<br />
delle parole e delle frasi, ma anche un insieme di processi cognitivi, e una conoscenza<br />
del mondo intesa come comprensione di dati situazionali e culturali che permettono<br />
di integrare e facilitare la comprensione di un testo.<br />
Utilizzare storie, fiabe, favole non significa solo divertire i ragazzi, ma presuppone la<br />
conoscenza e l’applicazione di metodologie specifiche basate su: stili cognitivi, “expectancy<br />
grammar”, o grammatica d’attesa, l’ascolto attivo, la ritualizzazione,<br />
l’animazione, la manipolazione, la drammatizzazione.<br />
Obiettivi generali<br />
Approfondire le problematiche legate all’istruzione e all’alfabetizzazione nei diversi<br />
paesi del mondo.<br />
Superare l’etnocentrismo per scoprire la verità delle culture altre.
92<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Permettere ai ragazzi di confrontarsi con diverse realtà per superare gli stereotipi e i<br />
riferimenti puramente folcloristici.<br />
Scoprire che ogni popolo è portatore di valori: “In ogni fiaba si nasconde un Uomo.”<br />
(Italo Calvino)<br />
Modello di percorso sulla fiaba<br />
La fiaba come spunto per conoscere una cultura diversa; i bambini conoscono le fiabe<br />
fin dalla prima infanzia, le amano, amano ascoltarle, raccontarle, manipolarle.<br />
Fiabe a confronto:<br />
a) fiaba tradizionale italiana “La rana principessa”<br />
b) fiaba tradizionale maghrebina “La gatta”<br />
Durata: da 4 a 6 ore<br />
Destinatari: alunni di 3^ e 4^ <strong>scuola</strong> primaria<br />
Fiaba italiana<br />
Metodologia<br />
È importante ambientare la fiaba.<br />
La fiaba italiana può essere ambientata intorno ad un camino (dipinto su un pannello)<br />
e la “nonna” animatore la racconta.<br />
La fiaba viene introdotta con le tecniche della “grammatica di attesa” (expectancy<br />
grammar). Prima di iniziare il racconto, ad ogni alunno viene assegnato un biglietto<br />
con una parola della fiaba, ogni qualvolta sente dire la parola deve alzarsi e mostrarla<br />
(tecnica per un ascolto attivo).<br />
L’incontro termina con l’attività di “circle time”, in cui ogni alunno, tenendo in mano<br />
un testimone, possa esprimere le sue emozioni sull’esperienza vissuta.<br />
Testo<br />
C’era una volta, in una terra lontana lontana, di là dal mare, un regno che stava tutto sul cocuzzolo<br />
di una montagna. In cima si trovava il palazzo reale e giù per le pendici le case e i campi. Non<br />
c’era una strada che non fosse in discesa o in salita.<br />
Il re era il migliore dei sovrani e aveva un solo dispiacere. Era già vecchio e aveva tre figli. Avrebbe<br />
desiderato che si sposassero garantendogli una discendenza, ma i figli non si sposavano perché non<br />
c’erano principesse. Il re un giorno chiamò i suoi tre figli e disse loro: - Prendete queste tre palle
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 93<br />
d’oro, andate nel punto più alto del regno e ognuno tiri la propria nella direzione che vuole: dove<br />
la palla si fermerà, troverete la vostra sposa!<br />
I figli presero ciascuno la propria palla e fecero quanto aveva detto il padre.<br />
Le palle d’oro ruzzolarono a lungo. Quella del figlio maggiore si fermò davanti la cascina di un<br />
contadino, quella del figlio mezzano davanti alla bottega di un fornaio e quella del minore andò a<br />
finire in uno stagno.<br />
I due fratelli maggiori entrarono rispettivamente all’interno della cascina e della bottega e trovarono<br />
due belle ragazze da marito. Con il consiglio delle famiglie, le portarono al palazzo per presentarle<br />
al re loro padre.<br />
Federico, il figlio minore, se ne stava invece ancora in ginocchio davanti alla pozza melmosa per<br />
cercare la palla, ma non riuscì a trovarla.<br />
Vedendo una rana che guazzava nel fango, la chiamò: - Rana, ranocchia, siccome la palla che ho<br />
tirato è caduta in questo stagno, tu dovresti essere la mia sposa.<br />
- Oh, come sono contenta, vienimi a prendere la mattina delle nozze! – gli rispose la Rana.<br />
Federico amareggiato se ne tornò al palazzo, dove trovò i fratelli tutti presi dai preparativi per le<br />
nozze e che sogghignavano per la sua sfortuna.<br />
Qualche giorno dopo il re chiamò i suoi tre figli e disse loro: - Ora che ognuno di voi ha trovato<br />
una sposa, dobbiamo decidere quale coppia salirà al trono dopo di me. Prendete: queste, sono due<br />
libbre di lino per ciascuno. Portatele alle vostre promesse spose e fategliele filare. Chi otterrà la filatura<br />
migliore sarà regina e il suo sposo sarà re.<br />
Ciascuno dei figli prese la sua parte di lino e la portò alla fidanzata.<br />
Federico andò alla pozza e disse: - Rana, ranocchia sono venuto a portarti il lino da filare: chi delle<br />
nostre promesse spose lo filerà più fino sarà regina.<br />
- Consegnalo al mio servo e torna a prenderlo tra una settimana! – rispose la Rana.<br />
In quel momento emerse dalla pozza un grosso pesce che prese in bocca le cocche del panno in cui<br />
era avvolto il lino e sparì nell’acqua.<br />
Passò una settimana e già i fratelli avevano portato al re le loro matasse di lino filato.<br />
Federico tornò allo stagno e chiamò: - Rana, ranocchia sono venuto a prendere il lino che hai filato!<br />
- Prendilo, te lo mando per il mio servo – rispose la Rana.<br />
Dall’acqua uscì il grosso pesce e in bocca portava le cocche del telo in cui era avvolto il lino, che<br />
era così fine che non pareva possibile l’avessero filato mani di donna.<br />
Infatti, quando il re li ebbe esaminati tutti sentenziò: - Il lino filato dalla contadina è fatto bene,<br />
meglio ancora quello filato dalla fornaia. Ma il lino lavorato dalla Rana non ha paragone!<br />
- Come è possibile! – esclamarono allora i due figli maggiori.<br />
Anche voi avete ragione, - rispose il re – dobbiamo fare un’altra prova. Date alle vostre fidanzate<br />
questo lino e quella che lo tesserà meglio sarà regina e il suo sposo re!<br />
Federico tornò allo stagno, riferì alla Rana quanto il re aveva deciso e lei gli mandò il solito pesce<br />
che si portò sott’acqua il lino.<br />
In quella settimana le due fidanzate dei figli maggiori tessero notte e giorno, nel tentativo di vincere<br />
l’una sull’altra, ma soprattutto per non farsi superare da una rana, fatto per loro insopportabile.<br />
E finalmente, fai e disfa, tessi e ritessi, venne il giorno stabilito per la consegna delle tele e Federico
94<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
tornò allo stagno. I l grosso pesce uscì con un fagotto in bocca e gli con segnò la tela tessuta dalla<br />
Rana.<br />
Osservando le tele di lino il re dovette ammettere che quella della Rana non aveva paragoni in<br />
quanto a finezza e perfezione.<br />
- Noi non ci rassegniamo ad avere per regina una rana! – ribatterono i due figli maggiori.<br />
- Bene! – rispose il re. – Richiedo un’ulteriore ultima prova e chi otterrà il risultato migliore sarà<br />
la regina, rana o non rana, parola di re! Prendete queste tele e portatele a cucire alle vostre promesse<br />
spose; quella di loro che confezionerà il vestito più bello sarà regina.<br />
Federico si recò allo stagno e consegnò la tela al pesce.<br />
La figlia del contadino e la figlia del fornaio si misero subito a tagliare e a cucire: le mamme le aiutavano,<br />
le zie le assistevano, le nonne pregavano notte e giorno, giorno e notte e in quelle case parevano<br />
tutti impazziti. Poi venne il giorno in cui i loro vestiti, stirati e infiocchettati, furono pronti.<br />
Federico ritirò dal pesce un fagotto enorme, che fu aperto assieme agli altri nella stanza del trono<br />
alla presenza di tutti i dignitari del regno.<br />
- Bello il vestito della contadina, più bello ancora quello della fornaia, ma quello della Rana non<br />
ha paragoni. Andate a prendere le vostre spose, che si celebrino le nozze – sentenziò il re.<br />
Ciascuno dei figli salì sulla sua carrozza per andare a prendere la propria promessa sposa. Federico,<br />
felice di essere re, si recò alla stagno pieno di riconoscenza verso quella ranocchia che l’aveva aiutato<br />
a salire sul trono.<br />
- Rana, ranocchia, esci dallo stagno che è giunto il momento di sposarci.<br />
Dall’acqua non uscì però una rana ma una meravigliosa fanciulla con un velo fatto di raggi di sole<br />
e con un vestito del colore della luna. Mai si era vista una ragazza più bella. Federico rimase sbalordito.<br />
- Ecco la tua sposa. Sono una principessa, figlia di un re. Per invidia condannata nella pelle di una<br />
ranocchia, fino a quando un principe non mi avesse voluto come sposa!<br />
Il figlio del re condusse subito a palazzo la Principessa: le donne la guardavano ammirate, gli uomini<br />
se ne innamorarono, i preti la benedissero, il re l’abbracciò, il popolo batté le mani<br />
e….Federico la sposò.<br />
Fiaba africana<br />
Metodologia<br />
Ambientare la fiaba in un’oasi: costruire con stoffe riciclate una grande tenda da “beduini<br />
del deserto”; sotto la tenda porre un grande tappeto e al centro un “fuoco”<br />
(ramoscelli legati e carta crespa) in una stanza semibuia.<br />
Gli alunni raggiungono la tenda indossando un copricapo per “proteggersi” dalla<br />
sabbia; si siedono intorno al fuoco e il narratore inizia a raccontare oralmente. Durante<br />
il racconto gli alunni “entrano” nella fiaba attraverso la ripetizione delle parti<br />
ridondanti.
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 95<br />
Alla fine si offrono 3 mini-bicchieri di the in segno di accoglienza. La seduta termina<br />
con il “circle time” in cui ognuno esprime le emozioni vissute.<br />
Testo<br />
Kan iama kan…C’era e chissà poi se c’era, e se non c’era fa lo stesso, un sultano, noto per la sua<br />
saggezza, che aveva tre figli e desiderava vederli sposati.<br />
Siccome nessuno dei tre aveva ancora preso moglie, volle che fosse la fortuna a decidere per loro.<br />
Così li fece chiamare, li fece accomodare nella sala più bella in cui c’erano preziosi tappeti e tanti<br />
comodi cuscini, fece servire un gustoso tè aromatizzato e diede a ciascun figlio un cocomero d’oro<br />
dicendo: - Lanciate il frutto d’oro a caso, e quando cominceranno a rotolare seguiteli. Se si fermeranno<br />
davanti all’abitazione di una ragazza da marito, voi la chiederete in sposa.<br />
Marek, che significa “colui che ha”, il maggiore dei tre fratelli, lanciò il cocomero verso nord, ed<br />
esso rotolò a lungo, rallentò davanti ad una bottega di caffè, ma questo è il luogo preferito dagli<br />
uomini, dove l’aroma del caffè profuma l’ambiente, e intanto si parla, si legge e si gioca a dadi, bevendo<br />
da minuscoli bicchieri.<br />
Il cocomero rotolò e rotolò attraverso il suq fino alla soglia di una casa dove viveva Jasmin, una<br />
fanciulla bellissima e ricchissima.<br />
Adil, che significa “il giusto”, il fratello mezzano, lanciò il cocomero d’oro verso sud, e lo seguì nel<br />
deserto, dove la grande distesa di sabbia sembra morta ed inospitale, finché raggiunse un’oasi ricca<br />
di palme e di acqua. Qui si fermò davanti all’ingresso della tenda di un beduino. Dalla tenda fatta<br />
di strisce di stoffa tessute con lana di capra e pelo di cammello cucite insieme, uscì Eptisam, una<br />
ragazza graziosa e buona, che lui chiese in moglie.<br />
Karìm, che significa “il generoso”, il fratello più giovane, lanciò il cocomero in aria, e quello rotolò<br />
a lungo, andando a fermarsi ai piedi di una collina.<br />
Karìm tornò, allora, da suo padre e disse tristemente:<br />
- O signore dei credenti, il mio cocomero si è fermato davanti ad una collina.<br />
E il sultano rispose:<br />
- Vuol dire che là troverai la tua sposa, perciò bussa tre volte sul fianco della collina e aspetta.<br />
Il giovane principe obbedì, e dopo che ebbe bussato tre volte il fianco della collina si spalancò e ne<br />
uscì una vecchia che disse:<br />
- Cosa vuole il bel Karìm da questa povera vecchia?<br />
- Vorrei sposare tua figlia, se ne hai una – rispose Karìm.<br />
La vecchia si mise a ridere:<br />
- Sentì un po’, ma lo sai che Nura, mia figlia, è una ginn? Quindi, come tutti i folletti, può rendersi<br />
invisibile o cambiare aspetto, e lei assumere l’aspetto di una gatta.<br />
Il principe non si lasciò scoraggiare e disse:<br />
- Così vogliono il destino e mio padre, e io obbedirò.<br />
Pochi giorni dopo i due figli maggiori del sultano si sposarono, i festeggiamenti durarono parecchi<br />
giorni, mangiando cuscus e tajin, altri piatti ricchi di spezie e legumi, infine dolci con mandorle,<br />
datteri e miele tra cui spiccavano le cornes de gazelle.
96<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Il figlio minore, invece, si sposò in gran segreto, e sua moglie arrivò alla cerimonia accompagnata<br />
da un corteo di gatti miagolanti.<br />
Il povero Karìm era molto triste, ma appena lui e la sua sposa furono soli, lei si trasformò in una<br />
bellissima ragazza.<br />
Al mattino, però, la sposa ridiventò gatta,e nessuno tranne il marito poteva vederla in forma umana.<br />
Da quel giorno in poi, se qualcuno chiedeva come mai avesse l’aria così felice, il principe rispondeva:<br />
- Ci vuole una buona moglie per fare contento un uomo, e a me è toccata la migliore!<br />
Il regno intero rideva di lui, perché tutti sapevano che per moglie aveva una gatta, di quelle che<br />
acchiappano i topi e fanno “miao” nelle notti di luna piena.<br />
Solo la vecchia e astuta balia del principe Karìm sapeva la verità, perché lui le aveva raccontato tutto<br />
e, stanca di sentir prendere in giro il suo prediletto, decise di risolvere la faccenda una volta per<br />
sempre. La balia chiese consiglio ad un kahim e lui dopo aver osservato il volo di alcuni uccelli, le<br />
disse come agire.<br />
Andò dalla sposa-gatta e la invitò a recarsi all’hammam delle donne, dove si va per fare il bagno e<br />
per farsi massaggiare.<br />
La vecchia promise alla gatta che avrebbe potuto immergersi nell’acqua lontano da occhi indiscreti<br />
perché lei avrebbe vigilato.<br />
Quando la principessa, prima di immergersi nella grande vasca, si tolse la pelle di gatto, la vecchia<br />
la afferrò e la bruciò. Così la giovane sposa fu costretta a restare donna per sempre con grande<br />
gioia del marito.<br />
Intanto il sultano, che sulla moglie del figlio minore ne aveva sentito raccontare fin troppe, ordinò<br />
di portarla a palazzo per conoscerla e presentarla alla corte.<br />
I fratelli, le cognate e i cortigiani se la ridevano, pensando che il principe sarebbe arrivato insieme<br />
a una gattina, quando una preziosa portantina si fermò davanti al portone del palazzo reale, e ne<br />
scese la più bella ragazza che si fosse mai vista, vestita con abiti regali.<br />
Tutti ammirarono la bellissima Nura ed il felice Karìm la presentò al sultano e a tutta la corte.<br />
Segno questo che Allah fa del bene ai buoni, e che la sua sapienza è infinita.<br />
Confronto<br />
Gli alunni lavorano in piccolo gruppo e su una scheda guida individuano i punti comuni<br />
e le differenze presenti nelle due fiabe.<br />
Il lavoro dei gruppi è finalizzato alla costruzione di una terza fiaba contenente elementi<br />
di ambedue i racconti. La conclusione del percorso dovrà portare la classe al<br />
raggiungimento dell’obiettivo n°4.<br />
A conclusione dell’intero percorso si dispongono gli alunni in cerchio e l’animatore,<br />
ad occhi bendati, va al centro e racconta come si è sentito durante tutta l’esperienza;<br />
ad un certo punto uno degli alunni può accompagnare a sedere l’animatore e prenderne<br />
il suo posto. Il gioco prosegue finché qualcuno abbia voglia di raccontare.
4) Progetto “Il baule interculturale”<br />
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 97<br />
Il baule è l’oggetto simbolo per antonomasia del viaggio, del cambiamento, dei ricordi<br />
e della nostalgia. Esso girerà per la <strong>scuola</strong> per raccogliere oggetti a testimonianza<br />
del proprio vissuto. L’oggetto permetterà di entrare, attraverso la suggestione e la magia<br />
della narrazione, nella vita quotidiana di un villaggio, di una terra e di un popolo.<br />
L’oggetto potrà creare un contesto capace di ascolto per conoscersi, scambiarsi esperienze,<br />
sogni, miti e usanze. La sfida è quella di passare dalla diffidenza alla contaminazione<br />
reciproca.<br />
Obiettivi<br />
Aiutare a creare rapporti improntati a una buona familiarità al fine di promuovere un<br />
clima positivo di classe;<br />
Integrare l’insegnamento tradizionale con argomenti e lezioni riguardanti altre culture;<br />
Garantire e promuovere anche le culture degli allievi immigrati, in modo tale che essi<br />
non debbano recidere in maniera repentina i legami con le loro culture di provenienza.<br />
Fasi delle attività<br />
1) Ogni classe, informata dell’arrivo del baule, prepara due o tre oggetti significativi<br />
rappresentanti la multiculturalità della classe (ricordi di un viaggio lontano, un oggetto<br />
della propria terra d’origine, strumenti musicali particolari, libri e pubblicazioni in<br />
diverse lingue, fotografie, carte geografiche, ecc..). L’oggetto da mettere nel baule deve<br />
essere accompagnato da un’etichetta con i dati essenziali: nome, provenienza, eventuale<br />
uso o altre caratteristiche.<br />
2) Il baule viaggia per le classi, accompagnato da un “rito” di consegna, per raccogliere<br />
gli oggetti multiculturali (es.: la classe sorteggiata a far viaggiare il baule declama la<br />
seguente frase: “Io sono il baule interculturale. Ho il piacere di sostare nella vostra<br />
classe per raccogliere le vostre “ricchezze”).<br />
3) Esaurito il giro di raccolta, il baule inizia un secondo viaggio fermandosi una settimana<br />
per ogni classe. La classe sceglie un oggetto e sviluppa le attività che scaturiscono<br />
da una discussione. Terminato il lavoro l’oggetto deve essere rimesso nel baule.<br />
Proposte di attività <strong>scuola</strong> primaria e <strong>scuola</strong> secondaria:<br />
“entro” nell’oggetto e disegno il suo contesto;<br />
salgo sopra una nuvola e…
98<br />
cronaca del viaggio dell’oggetto;<br />
libro tascabile con istruzioni di viaggio;<br />
giornalino con diverse tipologie testuali;<br />
diario di bordo;<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
“Giocamondo”: giochi che hanno viaggiato attraverso i continenti per rendere un po’<br />
tutti più allegri e sorridenti;<br />
l’oggetto mi racconta;<br />
manuale del cittadino cosmopolita;<br />
storie vere: ogni oggetto nasconde una storia di viaggio di emigrazione;<br />
ricerca: in ogni famiglia c’è stato un emigrante;<br />
narrazione e identità;<br />
4) Il baule prosegue il suo viaggio fino ad esaurimento delle visite nelle classi.<br />
5) Proposta di un questionario per la verifica finale: “C’è stata reciproca contaminazione?”<br />
A questo punto il progetto è terminato: può essere organizzata una festa con una presentazione<br />
animata degli oggetti più significativi e con la mostra degli elaborati prodotti<br />
dalle varie classi.<br />
“Il vero viaggio di scoperta, non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi<br />
occhi” (Michel Proust)<br />
5) Progetto “Dal dire al fare” (Creare per conoscere)<br />
L’attività laboratoriale è principalmente rappresentata dall’offrire, uno spazio fisico e<br />
mentale, nel quale poter esprimere e rappresentare esperienze emotive attraverso<br />
l’utilizzo di vari canali comunicativi, che contribuiscono a favorire lo sviluppo e<br />
l’espressione di sé, oltre a stimolare immaginazione e creatività. Il percorso è finalizzato<br />
alla realizzazione di semplici e divertenti manufatti e ha l’obiettivo fondamentale<br />
di porre l’allievo in una situazione di coinvolgimento attivo. I laboratori inoltre si<br />
propongono di far riscoprire agli allievi l’importanza di coniugare i propri sforzi con<br />
quelli degli altri per arrivare a un prodotto comune più bello e grande, unico ed irripetibile.
Obiettivi<br />
Stimolare le diverse intelligenze<br />
Valorizzare abilità ed interessi<br />
Favorire lo scambio interpersonale<br />
Cooperare per fare meglio<br />
Laboratori multietnici<br />
cucina<br />
origami<br />
costruzione di strumenti musicali<br />
calendari bilingui<br />
patchwork<br />
decori etnici<br />
lavorazione dell’argilla<br />
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 99<br />
genti del mondo (creazione di bambole con costumi tradizionali)<br />
greche dell’amicizia<br />
fiabe in collage<br />
realizzazione di costumi tradizionali<br />
Esempio di laboratorio “Genti del mondo”<br />
Destinatari: ragazzi di 11/14 anni (quinto anno sc. Primaria/sc. Superiore di 1° grado)<br />
Partecipanti: gruppo 10/15 allievi<br />
Durata: 10 ore<br />
Obiettivi:<br />
1) conoscere i costumi tradizionali di alcuni popoli, individuandone l’origine e la<br />
motivazione d’uso<br />
2) elaborare un prodotto con materiali riciclati.<br />
Materiali: foto, immagini, cartoline, manufatti, come modello di riferimento.
100<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Materiale riciclato: barattolo cilindrico per il corpo (contenitore di patatine), palline<br />
di polistirolo per la testa, lane di diversi colori per capelli, calze di nylon per il viso,<br />
ritagli di stoffe per i vestiti, bigiotteria, bottoni, spilli per gli ornamenti.<br />
Metodologia: prendere una pallina di polistirolo e ricoprirla con la calza di nylon,<br />
con gli spilli infilare dei fili di lana per fare i capelli, due bottoni per gli occhi,un bottone<br />
per il naso, ritagli di stoffa per bocca e sopracciglia; preparare il costume e rivestire<br />
il barattolo cilindrico; incollare i vari accessori.<br />
alcuni momenti del laboratorio “genti del mondo”<br />
Esempio di laboratorio “Bandiere a greche”<br />
Destinatari: ragazzi di 11/14 anni (quinto anno sc. Primaria/sc. Superiore di 1° grado)<br />
Partecipanti: gruppo di 8/10 allievi<br />
Durata: 12 ore<br />
Obiettivi: 1) Decorare un corridoio o l’atrio con le bandiere del mondo per una <strong>scuola</strong><br />
visivamente multiculturale.<br />
Usare la tecnica dei murales.<br />
Materiali: - colori a tempera, pennelli stretti e larghi cartone per modelli, spugnette,<br />
vasetti e ciotole, righe e squadre, nastro adesivo da pittore, giornali vecchi, spray fissante<br />
trasparente
alcune immagini del laboratorio “Bandiere greche”<br />
Metodologia<br />
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 101<br />
Tracciare il contorno con la matita utilizzando le sagome già predisposte e appoggiandole<br />
alla fascia ruvida della parete.<br />
Lasciare un intervallo di 5 cm. tra una bandiera e l'altra alternando bandiere a bande<br />
verticali con quelle a bande orizzontali.<br />
Predisporre con il nastro adesivo largo un foglio di giornale alla base per non imbrattare<br />
la parete.<br />
Decidere la bandiera da eseguire e con la riga calcolare gli spazi per i vari colori segnandoli<br />
brevemente con la matita.<br />
Applicare il nastro stretto sulle vie di fuga già segnate al punto 4 in modo da delimitare<br />
gli spazi assegnati ai vari colori.<br />
Controllare che i nastri siano <strong>diritti</strong> e ben tesi, indi pressarli con le dita affinché risultino<br />
ben aderenti.<br />
Usare un colore e un pennello per ogni ciotola senza mai mischiarli.<br />
Non lasciare pennelli in giro ma riporli sempre negli appositi vasetti d'acqua, uno per<br />
ogni colore.<br />
Diluire le tempere con poca acqua e prima di dipingere mescolare bene il colore con<br />
il pennello.<br />
Intingere solo la punta del pennello per non gocciolare!
102<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Applicare la tempera sulla parete con movimenti lenti dal basso verso l'alto e raccogliere<br />
con lo stesso pennello eventuali gocce prima che escano dai bordi delimitati dai<br />
nastri.<br />
Stendere il colore in modo uniforme in modo da riempire bene gli spazi assegnati.<br />
Nel caso di macchie o sbavature impreviste, pulire subito con una pezzuola umida e<br />
pulita.<br />
Prima di staccare i nastri, assicurarsi che il colore sia ben asciutto: non bisogna avere<br />
mai fretta.<br />
Alla fine lavare bene i pennelli sotto l'acqua corrente e lasciare tutto pulito.<br />
(Testo regolativo da consegnare agli alunni)<br />
6) Progetto Teatro<br />
Perché il teatro a <strong>scuola</strong>?<br />
Fare teatro a <strong>scuola</strong> è un pretesto o un'occasione in più per comunicare.<br />
Fare teatro a <strong>scuola</strong> vuol dire ridare alla parola la centralità meritata per far risaltare le<br />
cariche comunicative, motivazionali ed emozionali, che la connotano.<br />
Nel teatro la protagonista è la parola affabulativa che crea emozioni e transfert che<br />
spingono altri linguaggi ad interagire con essa.<br />
Fare teatro significa comunicare emozioni, sentimenti, pensieri con il corpo nella sua<br />
interezza.<br />
Il teatro pone dei riti ed il rito dà sicurezza perché i bambini vi trovano facile identificazione<br />
e conferma della propria sicurezza.<br />
Il teatro è finzione, quindi anche trasgressione (intesa come serie di atteggiamenti inconsueti)<br />
che spinge il pensiero a prestazioni inusuali e porta alla libera creatività e<br />
alla piena disponibilità alla finzione.<br />
Il fare teatro è un atto che si compie insieme, collettivamente e che gratifica per il fatto<br />
di porre l'individuo entro situazioni di gruppo, quindi integra e soddisfa il bisogno<br />
di appartenenza.<br />
Il teatro lascia spazio all'iniziativa e all'inventiva di ognuno.<br />
Nel teatro tutto è possibile nel rispetto delle regole prestabilite.
Le funzioni terapeutiche del teatro<br />
Rispettare gli altri e le<br />
regole basilari per una<br />
convivenza finalizzata a<br />
un progetto<br />
Leggere, comprendere e<br />
comunicare attraverso immagini<br />
di diverso tipo<br />
Percorso A<br />
Progetto “Conosco me stesso”<br />
Obiettivi<br />
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 103<br />
Appropriarsi della parola per costruire<br />
narrazioni, inventare filastrocche<br />
entrare nel gioco dell'immaginario<br />
Superare gli stereotipi attraverso<br />
la finzione e la trasgressione<br />
Migliorare la socializzazione affrontando situazioni ad alta intensità emotiva.<br />
Scoprire abilità proprie e di altri e aumentare l'autostima.<br />
Cogliere l'aspetto comunicativo del suono e interpretare il linguaggio musicale.<br />
Esprimersi con la danza, la mimica, il canto.<br />
IL TEATRO<br />
AIUTA A<br />
Rappresentare poesie e filastrocche alla presenza del pubblico.<br />
Superare le proprie<br />
insicurezze attraverso i<br />
rituali e l'identificazione<br />
nel gruppo<br />
Padroneggiare abilità<br />
motorie in situazioni<br />
diverse<br />
Ascoltare, discriminare,<br />
analizzare, rappresentare<br />
fenomeni sonori
104<br />
Attività<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Giochi con la voce: intonazione (alto, medio, basso), pause (lunghe, corte), lessico,<br />
dialoghi, poesie, filastrocche, domande, risposte, saluti, presentazioni.<br />
Giochi di mimica: gestualità, espressività corporea, movimenti nello spazio, andature,<br />
linguaggio delle mani, stati d'animo, espressioni del viso.<br />
Giochi di ritmica: esercizi di educazione al ritmo, la danza come espressione figurativa<br />
che si esprime con strutture ritmiche e musicali, movimento e ascolto.<br />
Percorso B<br />
Progetto “Salgo sul palco”<br />
Obiettivi<br />
Ascoltare e comprendere le comunicazioni linguistiche di adulti e coetanei.<br />
Riferire le comunicazioni linguistiche ricevute.<br />
Individuare in una storia le sequenze, i luoghi, i tempi.<br />
Effettuare esercizi imitativi.<br />
Rappresentare con il movimento e la musica parti della fiaba o l'intera fiaba.<br />
Esprimersi attraverso la mimica per richiamare situazioni simboliche e astratte.<br />
Esprimersi attraverso la danza effettuando collegamenti tra musica e movimento.<br />
Trasformare un testo narrativo in una sceneggiatura.<br />
Allestire uno spettacolo teatrale.<br />
Attività<br />
Giochi verbali: parole magiche, associazioni linguistiche insolite, storie, rime, filastrocche.<br />
Giochi di trasformazione e imitazione: carattere dei personaggi, recupero dei vissuti,<br />
fantasia e immaginazione, manipolazione di oggetti, trasformazione di cose.<br />
Giochi di collaborazione: rapporti con gli altri, percezione degli spazi e dei tempi di<br />
scena, aiuto reciproco, giochi sulla fiducia, giochi e soluzioni cooperativi.<br />
Role-play<br />
Circle-time
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 105<br />
Esempio di elaborazione di testo teatrale con rappresentazione<br />
Fiaba a teatro: “In ognuno di noi c’è un brutto anatroccolo”<br />
Prologo<br />
O pubblico attenzione!<br />
Non presentiamo una commedia d’eccezione<br />
Ma una vecchia fiaba mai dimenticata<br />
Più divertente perché da noi sceneggiata<br />
Il brutto anatroccolo deriso per un bernoccolo<br />
Diventa il re della storia e noi intorno gli facciam baldoria.<br />
Siam contenti trallallero; siam felici trallalà<br />
Viva viva il nostro mondo. Su facciamo il girotondo<br />
Allora raccontiamo una fiaba?<br />
Si, raccontiamo una fiaba che le nonne hanno raccontato alle mamme; le mamme hanno raccontato<br />
alle maestre; le maestre hanno raccontato a noi.<br />
Che bello! Raccontiamo la fiaba che le nonne hanno raccontato alle mamme; le mamme hanno<br />
raccontato alle maestre; le maestre hanno raccontato a noi e noi raccontiamo a voi.<br />
Buon divertimento con la visione della fiaba!<br />
1^ scena – classe III B<br />
Musica di fondo “La primavera” di A. Vivaldi<br />
Lettura: Il risveglio tratto da “Bandiera” di M. Lodi<br />
Alberi:<br />
Massimo : Oh, comincio a sentire la linfa salire dalle mie radici.<br />
Andrea: Che emozione! Sentirò gli uccelli che mi faranno il solletico, giocheranno a nascondino<br />
tra le mie foglie.<br />
Simone: Ah sentirò il cra cra delle rane, il qua qua delle papere, vedrò i fiori sbocciare e i bambini<br />
cantare e giocare intorno a noi.<br />
Uccelli (entrano saltellando)<br />
Simone: Amici usciamo con questo tiepido sole.<br />
Davide: Andiamo a cinguettare sopra i rami.<br />
Matteo: “La natura s’è svegliata”<br />
Anatre (entrano camminando)<br />
Giulia: Che bello stare nello stagno con il sole che ci riscalda con i suoi raggi.<br />
Sofia: Riascoltare le voci dei bimbi mi dà allegria.<br />
Gloria: Il profumo intenso dei fiori ci fa rinascere di gioia.<br />
Tutte: - Qua qua qua che bello ascoltare i suoni della natura.<br />
Fiori (entrano per mano e si pongono in centro con la testa bassa poi, si aprono allargando le<br />
braccia)
106<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Marta: Apriamo le nostre corolle al tiepido sole!<br />
Giada: Le api torneranno a posarsi sui nostri petali.<br />
Sofia: Le farfalle ci rallegreranno con i loro colori stupendi..<br />
Ilaria S.: Evviva le rane ci saltelleranno attorno gioiose!<br />
Tutte: - Che bella la primavera!<br />
Bambini (Entrano uno alla volta correndo)<br />
Chiara: - Laura, Camilla, Gaia, uscite che è primavera, andiamo a giocare nel prato, sentite che<br />
tepore!<br />
Camilla: - Giochiamo a nascondino?-<br />
Gaia: - Sì, giochiamo, conto io!<br />
Chiara: - Io mi nasconderò in mezzo a quei fiori luccicanti e potrò specchiarmi nello stagno!<br />
Camilla: - Io, mi nascondo dietro a quell’albero con le fronde verdi!-<br />
Laura: - Invece io mi nasconderò dietro quella quercia antica e maestosa.-<br />
Gaia: (correndo a cercare) - 1, 2, 3 … Camilla !<br />
Poesia: “Specchio” (tutti in piedi dritti)<br />
Ed ecco…(1) sul tronco<br />
Si rompono gemme: (1)<br />
un verde più nuovo dell’erba<br />
che il cuore riposa: (1)<br />
il tronco pareva già morto,<br />
piegato sul botro.(1)<br />
E tutto mi sa di miracolo;(1)<br />
e sono quell’acqua di nube<br />
che ora rispecchia nei fossi<br />
più azzurro il suo pezzo di cielo,(1)<br />
quel verde che spacca la scorza<br />
che pure stanotte non c’era.<br />
Salvatore Quasimodo<br />
(1): i bambini pensano 1 ed è la pausa nella recitazione “Rane” (Sono disposte davanti ai lati)<br />
Arianna :- Arabella dove ti sei nascosta? Sei ancora in mezzo al fango? Esci dallo stagno! È finito<br />
l’inverno!<br />
Bolzon: - Sono uscita da un bel pezzo, sto giocando con le altre rane, Ranapa, raggiungimi anche<br />
tu!<br />
Arianna: - Ma no vieni tu, ho ritrovato il vecchio stagno con i nostri amici.<br />
Ilaria B. : -Allora vengo io e vi insegnerò la danza delle rane.<br />
Musica: Il ballo delle rane (foresta in ballo) e danza delle rane.<br />
-I bambini si dispongono in fila piegati con la testa bassa.<br />
-Inizia la musica strumentale : i bambini fanno dei piegamenti.<br />
-Con l’inizio del canto i bambini si alzano e fanno dei piegamenti fino alle parole: Lassù
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 107<br />
-Hop Hop : salto sul posto<br />
-Cra cra: giro con saltelli.<br />
-disposti come sono i bambini fanno dei passi prima a destra 3 poi a sx 3 poi 2 e 2.<br />
-hop hop<br />
-cra cra<br />
3 -Ora i bambini sono uno di fronte all’altro e con le braccia incrociate fanno dei saltelli.<br />
-Hop hop<br />
-Cra cra<br />
4 -Disposti in file parallele i bambini alternano aprendo e incrociando mani e gambe.<br />
Finale: solo mani.<br />
1° albero: La primavera è davvero una stagione felice.<br />
2° albero: È vero, la primavera porta gioia e allegria. Ma non tutte le primavere sono state felici.<br />
Mi ricordo quella storia triste del brutto anatroccolo. Un fatto successo dalle nostre parti che spesso<br />
rivedo nei miei sogni. (Si spengono le luci per 2/3 secondi).<br />
2 ^ scena: classe III A<br />
Mamma anatra: - È già primavera e le mie uova non sono ancora schiuse.<br />
- Sono veramente stanca di covarle, speriamo che si aprano presto!-<br />
Hugo - Qua …qua, sono nato!-<br />
Anatra: - Finalmente!-<br />
Andrea: - Qua…..qua, mamma ho fame!-<br />
Anatra: - Sono fortunata, mi chiama già mamma:-<br />
Vasile: - Mamma, qua qua….-<br />
Anatra: - Che vocina sottile che hai!<br />
Mattia G. -Qua ………qua……-<br />
Anatra : - Che meraviglioso anatrino ho.-<br />
Matteo G.: Qua, qua, qua,-<br />
Anatra: - È nato il 5° anatrino. Senti che voce, diventerà il Pavarotti del cortile.-<br />
Antony ed Emmanuel: - Qua, qua qua, mamma abbiamo sonno.-<br />
Anatra : - Che dormiglioni questi anatrini, sveglia, cari! Avete già dormito abbastanza.<br />
Dario e Alberto: - Qua, qua …….mamma ho tanto freddo!<br />
Anatra:- Vieni piccolino, che ti riscaldo un po’. Hai freddo perché sei un po’ più piccolo. Ma crescerai<br />
anche tu.<br />
Mauto: - Qua, qua,qua. Oh, che bello qua fuori. Mi divertirò un mondo.<br />
Anatra: - Chissà quante ne combinerà!- Le uova sono quasi tutte schiuse. Ne manca solo uno:<br />
proprio il più grosso.-<br />
Anatra: - Sono fortunata ad avere tanti begli anatrini.-<br />
Tutti: - Qua, qua, qua…………-
108<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Anatra: - Mamma mia che magnifica covata! Ne manca solo uno!-<br />
Brutto anatroccolo: - Qua,qua,qua……..-<br />
Anatra:- Che voce strana hai! Che piume grigie! (Rivolta al pubblico) Beh, lo accetterò lo stesso è<br />
sempre un mio caro figliolo. (Rivolta agli anatrini) Siete stati rinchiusi fino adesso nel guscio: su,<br />
via…….. a sgranchirvi un po’ le alucce e le zampette!<br />
Danziamo insieme la danza del mattino.<br />
Balletto del mattino (musica Wassouma del Suriname)<br />
Vecchia anatra: - Buondì signora anatra, sono io la più vecchia del cortile. Tocca a me insegnare ai<br />
suoi anatrini a volare.(Si guarda in giro): Signora anatra, che strano anatrino ha!<br />
Anatra (scocciata): - È solo diverso dagli altri.-<br />
Vecchia anatra: - Su, vieni da me, fammi vedere se sai volare.<br />
Ballo del qua qua (musica del ballo del qua, qua):<br />
1- su e giù con ali aperte e chiuse.<br />
2- movimento di fianco a coppie con apertura e chiusura delle ali.<br />
3- su e giù con mani aperte e chiuse.<br />
4- In piedi, mani aperte e chiuse con movimento della coda.<br />
Anatra: Sciò, sciò piccolini! È ora di visitare il cortile.<br />
3^ Scena: l’anatra incontra la tacchina<br />
Tacchina: Buondì, signora anatra, stan bene i suoi anitrini?<br />
Anatra: Sì grazie, stanno bene, ma sono birichini,<br />
Taccina: Davvero? Non parrebbe: son tanto graziosini!<br />
Anatra: Eh sì, ma se sapeste come son litighini! Non stanno in pace mai quei dieci fratellini! I più<br />
piccini rincorrono e spaventano il più grandicello<br />
Tacchina: Però mi lasci dire, cara anitra mia, sono i più begli anatrini di questo nostro luogo, ma<br />
quello grandicello è proprio bruttino.<br />
Mamma anatra, seguita dagli anatrini, esce sdegnata.<br />
Il brutto anatroccolo se ne resta in disparte e pensa: Devo essere proprio brutto se nessuno mi vuole<br />
bene! Forse devo andare via da questo luogo.<br />
4^ scena classe III C: i pettegolezzi<br />
Entrano le galline nell’aia del cortile per razzolare i chicchi di grano. Ad un tratto arrivano i cani<br />
abbaiando.<br />
Massimiliano: Miao, miao. Nella fattoria è nato un anatroccolo brutto, brutto e nero.<br />
Giacomo: Bau, bau. Bravo, l’hai scoperto anche tu? Bau,bau.<br />
Enrico: Miao,miao. Pensate, da quanto è brutto, non lo mangerei mai. Miao, miao.<br />
Andrea: Bau, bau. Io lo sbranerei, lo ucciderei con i miei canini affilati. Bau, bau.<br />
Massimiliano: Voglio scappare da questa fattoria perché mi sento offeso da tanta bruttura.
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 109<br />
Tutti: Anch’io, anch’io, anch’io.<br />
La gallina<br />
Valentina: Venite, venite amiche! Ho sentito che è nato un brutto anatroccolo, è così brutto che<br />
con il mio becco appuntito lo beccherei e lo sterminerei in cinque secondi. Via!<br />
Alessia: Oh, l’ho saputo anch’io. È proprio orrendo che gli schiaccerei le zampe! Via…!<br />
Silvia F.: Non lo vogliamo assolutamente, è un’offesa per il nostro cortile. Via…!<br />
Elisa: Con i miei occhi lo spaventerei, lo caccerei e vorrei che non ritornasse mai più qui!<br />
Beatrice: Le sue piume sono orribili. In questa fattoria non c’è proprio posto per lui!<br />
Elisa B.: Con le mie zampe lo scaccerei, dovrebbe andarsene in un altro paese, così non possiamo<br />
più rivederlo.<br />
Tutte: Via, via, via ….. (le galline escono).<br />
I cavalli<br />
Pierluigi: Lo sapete che nel nostro cortile è nato un brutto anatroccolo?<br />
Carlo: Sì, l’ho saputo anch’io; è grande, grosso e grigio.<br />
Daniele: Però ho sentito dire che è un bravo nuotatore.<br />
Matteo: Ma lascia perdere! Non è importante come nuota; la sua presenza è un’offesa!<br />
Carlo: Più lo guardo e più mi fa ribrezzo… Puah!.<br />
Tutti: Scappiamo, scappiamo, scappiamo…<br />
Le anatre<br />
Silvia T.: Che pessime piume ha il nuovo anatroccolo!<br />
Giulia: E che colore orribile!<br />
Melissa: Le zampe sono storte e pelose!<br />
Miriam: Non parliamo poi del becco: è giallognolo e appuntito! Chissà a chi assomiglierà?<br />
Maddalena: Avete visto che coda: è corta e tutta spelacchiata! Le sue piume poi non sono né soffici<br />
né morbide!<br />
Silvia: È una vera vergogna quell’anatroccolo, poi è così brutto da far paura! È tutta colpa di<br />
mamma Anatra.<br />
Giulia: La prossima stagione se sarà ancora qui, cambieremo residenza.<br />
Melissa: Le nostre amiche ci prenderanno in giro e ci derideranno per colpa sua!<br />
Maddalena e Giulia: Sì, è proprio brutto!<br />
Silvia: Brutto è poco!<br />
Giulia: Bruttissimo!<br />
Melissa: Più brutto di così non si può.<br />
Miriam: Brutto da non credere<br />
Maddalena: Brutto in tutti i sensi !<br />
Insieme: Bruttooo!<br />
In coro: Brutto, brutto, brutto!<br />
Escono tutti di scena.
110<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
Carlo: Galline, venite! Anatre, venite anche voi! Forza cavalli, cani e gatti. Ho una bella idea: per<br />
non pensare a questo brutto avvenimento divertiamoci con una danza. E allora balliamo tutti insieme<br />
la danza del “Pulcino ballerino”.<br />
Danza del pulcino ballerino (dallo Zecchino d’oro)<br />
1- Inizio a cerchio 2- Tallone destro fuori e dentro 3- In cerchio sui talloni per 16 passi (zoppicava<br />
un po’) 4- Da fermi tallone dentro e fuori alternati dx-sx (galli gli insegnò) 5- Battute delle mani<br />
dx con dx, sx con sx ecc.(pulcino ballerino) 6- Girati verso il pubblico: apertura e chiusura delle<br />
dita 7- Ripetere figura 3 (facevano così) 8- Ripetere figura 2 9- ripetere figura 5 10- Ripetere figura<br />
6 11- ripetere figura 4 12- Finale apertura e chiusura dita in alto.<br />
Valentina: Grazie, amici!<br />
Tutti: Grazie!<br />
Valentina: È stata un’idea brillante. Questo gioco ci ha fatto dimenticare il brutto anatroccolo.<br />
Ora però ritorniamo nella nostra dimora, abbiamo le nostre faccende da svolgere. Voi cani tornerete<br />
a fare la guardia e voi galline andate a fare un bell’ovetto.<br />
5^ scena: la tristezza<br />
Brutto anatroccolo: Oh povero me, tutti mi deridono e mi prendono in giro. Sono così orribile da<br />
essere scacciato dagli abitanti del mio cortile? Eppure io mi trovo bene qui, potrei avere tanti amici,<br />
ho solo le piume diverse dagli altri. Ma se nessuno mi vuole non mi resta altro che scappare.<br />
Musica: ti tirano le pietre di Antoine<br />
Danza: la quadriglia con mimica delle pietre.<br />
(Il brutto anatroccolo si muove tra i ballerini).<br />
6^ scena: il sogno<br />
Brutto anatroccolo: Ho paura, voglio la mia mamma. Mi sento triste e solo. Oh, se potessi trovare<br />
un luogo accogliente e almeno un amico che mi volesse bene. Vorrei addormentarmi e sognare.<br />
Musica: i sogni son pensieri (da Cenerentola)<br />
Balletto: I nuovi pensieri<br />
7^ scena: i cigni bianchi<br />
Brutto anatroccolo: Chissà chi sono quei meravigliosi animali? Mi scacceranno anche loro? Si<br />
prenderanno gioco di me come tutti gli animali che ho incontrato fino adesso?<br />
Musica: il lago dei cigni di Tchaikovskj.<br />
Balletto: il volo dei cigni bianchi.<br />
Brutto anatroccolo: Che meraviglia! Ma sono proprio io quello che vedo riflesso nell’acqua? Mi<br />
sento confuso ed emozionato.<br />
*Mentre il brutto anatroccolo si specchia nell’acqua e scopre la sua vera immagine, viene invitato<br />
dai cigni ad andare con loro.
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 111<br />
Finale<br />
Poesia: Io non vorrei di G. Colli<br />
Io non vorrei \ udire mai \ piangere \ nessuno \ perché \ ogni dolore \ mi fa male \ al cuore \ aperto<br />
\ per consolare \ ogni fratello \ triste.<br />
Io vorrei \ su tutte le bocche \ scorgere il sorriso \ in tutte le pupille \ la sincerità \ sentire \ in tutti<br />
i cuori \ la speranza \ e in ogni mano \ la fraternità.<br />
Io vorrei avere \ ogni fratello amico \ compagno \ nella gioia \ e nel dolore \ e amare \ con lo stesso<br />
cuore \ la vita \ dura \ eppure così bella.<br />
Lettura di alcune riflessioni degli alunni.<br />
Canto: il più grande motore di Cheope – G.Magoni<br />
Sfilata conclusiva su musica della Canzone dei felici e contenti.<br />
(testo elaborato dalle classi terze della <strong>scuola</strong> primaria di Castello di Godego a. s. 2001-02)<br />
Conclusione: la nuova sfida della <strong>scuola</strong><br />
La nuova sfida della <strong>scuola</strong> è superare l’ottica della tolleranza come sopportazione,<br />
cioè allontanare da noi l’idea che io tollero perché io sopporto; o io sono tollerante<br />
perchè la mia condizione culturale superiore me lo permette.<br />
Quindi è necessario scartare l’idea di arrivare ad un accordo totale, sempre ed a ogni<br />
costo, o a una religione universale: la comprensione non è vincere l’uno sull’altro.<br />
Il progetto interculturale proposto va letto come “contributo”, perché gli uni possano<br />
stare accanto agli altri senza paure e senza difese e perché gli uni e gli altri imparino<br />
ad ascoltarsi e parlarsi per aprire le finestre sui diversi mondi. Il progetto vuole essere<br />
un aiuto per invitare gli educatori a compiere atti concreti di integrazione, attraverso<br />
le seguenti riflessioni:<br />
- la conduzione degli alunni alla presa di coscienza di appartenere ad una cultura;<br />
- la valorizzazione della cultura di origine di ogni alunno;<br />
- la valorizzazione delle persone nella loro singolarità e globalità;<br />
- il riconoscimento delle risorse individuali e collettive;<br />
- l’accettazione del concetto dinamico di identità;<br />
- la consapevolezza che il rapporto educativo porta alla costruzione di una nuova identità<br />
socio-culturale data dal passato e dal presente;<br />
- la presa di coscienza che la relazione interculturale è un’occasione autoriflessiva;<br />
- il rispetto delle diversità senza enfatizzare le differenze;
112<br />
Progetto Pilota Europeo<br />
- la consapevolezza che la relazione sta al centro dell’intercultura;<br />
- l’attenzione al clima di classe;<br />
- il riconoscimento dell’efficacia comunicativa di linguaggi e forme espressive meno<br />
usuali alla tradizione scolastica,<br />
- la conquista dei saperi e delle abilità scolastiche accanto ai valori della responsabilità<br />
e della solidarietà;<br />
- la discussione aperta tra valori universali e valori relativi;<br />
- l’introduzione di metodologie diverse per facilitare e aprire le porte del sapere ad<br />
ogni individuo;<br />
- la consapevolezza che noi in ogni istante dispensiamo comportamenti e valori.<br />
L’interculturalità è la possibilità di formare soggetti autonomi, creativi, aperti al confronto<br />
equilibrato con sé, con l’altro e con il mondo.<br />
Bibliografia<br />
Gli educatori possono dare solo due cose ai ragazzi: le radici e le ali.<br />
(Proverbio del Quebec – Canada)<br />
AA.VV., Il sapere dei <strong>diritti</strong> umani nel disegno educativo (quad. n. 5 – 2002) Università<br />
degli Studi di Padova, Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui <strong>diritti</strong> della<br />
persona e dei popoli.<br />
I Tascabili del Centro <strong>diritti</strong> umani (n. 1 – 2), Centro interdipartimentale di ricerca e<br />
servizi sui <strong>diritti</strong> della persona e dei popoli.<br />
V. Cercenà M. Giusti, G. Tassinari, Y. Xiaping, Vieni a casa mia. I bambini italiani e<br />
i bambini cinesi si incontrano, Firenze 1992<br />
Y. Ahmed, V. Cercenà, M. Giusti, A. Papini, G. Tassinari, La strada delle stelle. Viaggio<br />
con il popolo arabo, Firenze 1996<br />
G. Tassinari, L’alfabeto del cittadino, Firenze 1995<br />
D. Demetrio, G. Favaro (1997), I bambini stranieri a <strong>scuola</strong>, Nuova Italia – FI<br />
G. Favaro (2000), Il mondo in classe, Nicola Milano – Bologna<br />
A. Maalouf, L’identità, I Grandi pasSaggi – Bompiani
Gruppo di Ricerca della Provincia di Padova 113<br />
Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, I Grandi pasSaggi – Bompiani<br />
Tahar Ben Jelloun, L’islam spiegato ai nostri figli, I Grandi pasSaggi – Bompiani<br />
G. Wallraff, Faccia da turco, Tullio Piranti Editore 1985<br />
J. Ziegler, La fame nel mondo spiegata a mio figlio, pratiche P Editrice<br />
C. Poesio, Fiabe da tutto il mondo, Edizioni Giunti<br />
D. Benevelli, Il tesoro invisibile, EMI<br />
AA.VV., Un libro lungo un mondo, Edizioni Giunti<br />
Janusz Korczak, Il diritto del bambino al rispetto, Luni Editrice<br />
L. Villa, Cara Giada, lettere dall’Europa, Editrice Piccoli<br />
L. Villa, Cara Viola, lettere dall’Asia, Editrice Piccoli<br />
L. Tumiati, Saltafrontiera, Edizioni Giunti<br />
Kimura Y., In una notte di temporale, Firenze, Salani – 1998<br />
S. Fassina, Piccole storie d’Africa, EMI<br />
L. Miato, Le buone pratiche inclusive della <strong>scuola</strong> elementare trentina, IPRASE Trentino<br />
S. Andrich, L. Miato, La didattica inclusiva, Edizioni Erickson<br />
D. Francescano, A. Putton, S. Cudini, Star bene insieme a <strong>scuola</strong>, Edizioni NIS<br />
Lisbeth Dixon-Krauss, Vygotskij nella classe, Editrice Erickson<br />
Siti internet<br />
www.socrates-me-too.org<br />
www.2000milia.it<br />
www.centrocome.it<br />
www.bdp.it/intercultura/index.php