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ANTONIO MUOZ MOLINA

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flettesse nulla, il volto inespressivo e con gli occhi come disabitati che aveva<br />

già visto nel corso della sua vita, di rado per fortuna, dall'altro lato di<br />

un tavolo durante un interrogatorio o sotto i tubi al neon del commissariato,<br />

e nelle foto, certe foto di sospetti o di rei confessi che gli suscitavano,<br />

più che paura o disprezzo, una sgradevolissima sensazione di freddo. In realtà,<br />

ora pensava, non ne aveva conosciuti molti, non capitava spesso,<br />

nemmeno a un poliziotto, di trovarsi di fronte un volto assolutamente privo<br />

di un riflesso dell'anima, con due occhi capaci soltanto di guardare.<br />

«Ma questo non è vero» gli aveva detto padre Orduña, «non esistono individui<br />

privi dell'anima, perfino il peggiore degli assassini è stato creato da<br />

Dio a sua immagine e somiglianza.»<br />

«Lei lo riconoscerebbe?» aveva chiesto l'ispettore. «Sarebbe capace di<br />

identificarlo in una fila di sospetti, come quando metteva in riga noi ragazzi<br />

perché qualcuno l'aveva fatta grossa e ci guardava uno per uno, scovando<br />

sempre il colpevole?»<br />

«Cristo capì che Giuda l'aveva tradito solamente guardandolo.»<br />

«Ma lui aveva un vantaggio. Voi dite che era Dio.»<br />

«Giuda venne riconosciuto dalla parte umana di Cristo.» L'espressione<br />

di padre Orduña si era fatta molto seria. «Dall'umana paura della sofferenza<br />

e della morte.»<br />

Cercava due occhi, un volto che doveva essere lo specchio di un'anima<br />

nascosta, uno specchio vuoto che non rifletteva nulla, neppure il rimorso o<br />

la pietà, forse nemmeno la paura della polizia. Erano rimaste tracce di sangue<br />

appartenente a un individuo di sesso maschile, residui di pelle, capelli<br />

e peli pubici, mozziconi di sigaretta. Sui marciapiedi, oltre i vetri dei bar,<br />

in quei primi crepuscoli d'autunno precoci e freddi, l'ispettore vedeva i volti<br />

della gente come macchie confuse, e fra questi appariva all'improvviso il<br />

volto immaginato di sua moglie, con cui aveva parlato al telefono prima di<br />

lasciare l'ufficio. La chiamava tutte le sere, alle sei, quando in clinica cominciava<br />

l'ora delle visite, e a volte le chiedeva come stava ma lei non diceva<br />

niente, rimaneva vicino al telefono, silenziosa, con il respiro pesante<br />

come quando stava sdraiata sul letto nell'oscurità della loro camera.<br />

Ma altri volti si affollavano nella sua mente, in uno sforzo di volontà che<br />

era anche un modo di sfuggire alla sua invincibile vergogna. Ora non poteva<br />

distrarsi, doveva cercare, continuare a cercare il volto dello sconosciuto,<br />

e l'ossessione che lo incalzava, impedendogli di dormire o di occuparsi<br />

d'altro, non aveva niente a che fare con il senso del dovere o l'orgoglio pro-

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