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BAND: THE BLACK HEART PROCESSION ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: TITLE: THE SPELL LABEL: TOUCH & GO PAG. 38 NEWSIC http://www.newsic.it/php/body_newdiskrec.php?id=1523&vistipo=2 Con la consapevolezza di aver raggiunto l’apice espressivo con l’eccellente opera “Amore del Tropico”, i Black Heart Procession quattro anni fa decisero di prendersi una lunga pausa di riflessione. Ci sono voluti quattro lunghi anni per partorire “The Spell” con il quale i BHP tornano ad un suono più immediato, con tessiture sonore meno complicate e meno ricercato negli arrangiamenti, a favore di una spontaneità propria di un live act. L’indole dei BPH rimane consolidata: atmosfere decadenti nell’ottima Not Just Words, splendide evoluzioni folk-noir in The Letter, narcotiche e malate in Return To Burn, iridescenti e psichedeliche in “The Replacement”. Un’altra splendida colonna sonora per una tenebrosa nottata alcolica e fumosa. LIVEROCK (live report / firenze) http://www.liverock.it/tuttarec-conc.php?chiave=280 I Black Heart Procession escono fuori da uno squarcio che fende il buio. Germogliati da una ferita, come un’infezione. Pall con la sega in mano è quanto di più somigliante ad un serial killer abbia mai visto su un palco. Toby è seduto di fianco a lui, tra una chitarra elettrica e una tastiera, e il suo volto è una maschera di incredibile depressione. Apre When We Reach The Hill e ricorda a tutti i presenti che questi ragazzi, in due lustri di carriera, ci hanno regalato delle oscurità così raggelate che messe insieme formano un unico rintocco di morte. Carne avvizzita che penzola dal soffitto. Luci spente su un vuoto che ha rinunciato a sorprendere. C’è tutto questo sospeso per aria, e applausi, grida, pipistrelli. Poi, può sembrare assurdo ma è così, il concerto perde un po’ d’intensità. I pezzi nuovi (The Letter, The Spell, Tangled) faticano a coinvolgere e il fondo della sala si svuota: al bancone del bar c’è la fila. Due le possibilità: vedere i Black Heart Procession che si attaccano ad una bottiglia di Johnny Walker alla fine di ogni pezzo ha smosso la sete dei più oppure molti hanno pensato bene di farsi un goccetto per reggere l’urto delle emozioni finali. Perché basta poco così per traghettare la tensione lirica verso l’angoscia sgranata che le spetta. Basta riandare indietro alle canzoni di “2” per riportare la bellezza nei territori malsani della disperazione. Il trittico storico che può sbaragliare ogni concorrenza. Blue Tears, walzer della solitudine, il pubblico canta in coro, la pelle si fa d’oca. A Light So Dim, cavalcata dal piacere mai domo, anthem dei cuori neri, perla di antracite. Your Church Is Red, nei bis, litania folk con occhio strizzato alla melodia, il sangue che scorre sporco, intramontabile. LIVEROCK (live report / torino) http://www.liverock.it/tuttarec-conc.php?chiave=279 Black Heart Procession significa brividi lungo la schiena, cuori che si spezzano, fiato che manca, lacrime blu che scendono da occhi pieni di diamanti. Significa lasciarsi consapevolmente coprire da un velo scuro di tristezza. E anche se oggi il gruppo è ben lontano dai picchi di depressione che hanno marchiato a fuoco i primi tre album, ascoltare un loro concerto, vederli su di un palco con quelle loro barbe incolte, quello sguardo un po’ così, la bottiglia di J&B che passa continuamente di mano, è comunque una bella sensazione. Il piacere perverso di lasciarsi correre addosso i loro giri di accordi in minore, le dolenti note del piano, il sibilo della sega suonata con l’archetto, la voce sempre uguale, ad intonare melodie che sanno di eterno dolore e disperazione, ecco, il piacere perverso di vivere tutto questo è il segreto che accompagna il desiderio di ascoltare la Processione dei Cuori Neri. Aspettare con trepidazione The Letter o The Replacement, dall’ultimo The Spell, o un classico come Blue Tears, consapevoli del nodo che subito dopo ci stringerà la gola è una sensazione impagabile. E’ così bello piangere alle volte. Unico imperdonabile difetto del concerto, l’assenza in scaletta di un capolavoro come It’s a Crime I’ve Never Told You About The Diamonds in Your Eyes. Sarebbe stata la coltellata finale a decine di cuori desiderosi di farsi trafiggere.
BAND: THE BLACK HEART PROCESSION ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: UDS http://www.uds.it/view_recensione.asp?id_recensione=787 TITLE: THE SPELL LABEL: TOUCH & GO PAG. 39 Alla boa del quinto album i californiani, abbandonate le digressioni esotiche del precedente “Amore del Tropico”, fanno quadrato attorno alla metabolizzazione della malinconia in musica. La esprimono tramite una costruzione elastica dei pezzi, affiancando a cupe ballate alla Nick Cave come “The Letter” o “The Waiter # 5”, elaborazioni più dinamiche à la Blonde Redhead degli ultimi tempi, quelli ripuliti, in brani come “The Spell” e “Gps”. Evocativo l’artwork, che introduce la spirale di spleen in cui ci si calerà durante l’ascolto di un album non sempre fluido ma avvolgente, in grado di plasmarsi attorno a chi ascolta. Come una giornata nuvolosa, non buona, non mala, semplicemente grigia.
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