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Gennaio-Febbraio 2004 - Chd.it

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22 <strong>Gennaio</strong>-<strong>Febbraio</strong> <strong>2004</strong> Umorismo<br />

Un racconto di Giuseppe Di Mare<br />

Quando i megaresi avevano la pelle verde<br />

C’era una volta, al tempo della<br />

dominazione bizantina nell’isola<br />

di Trinacria, una comun<strong>it</strong>à etnica<br />

il cui colore della pelle era verde, civiltà<br />

oggi scomparsa ,di un popolo che non è<br />

riusc<strong>it</strong>o a superare la selezione naturale<br />

delle razze. Gli uomini verdi ab<strong>it</strong>avano<br />

le colline prospicienti il golfo di Mégara<br />

Hybla e avevano anche colonizzato la<br />

sponda destra del porto, inquinata ai<br />

giorni nostri dalla presenza industriale,<br />

dove allora coltivavano un unico prodotto<br />

agricolo:le zucche rotonde di cui<br />

erano molto ghiotti. Accadde, però, che<br />

al comandante della flotta bizantina di<br />

stanza nell’isola di Mégara, necess<strong>it</strong>ava<br />

per scopi mil<strong>it</strong>ari, utilizzare anche<br />

quell’area portuale occupata dall’attiv<strong>it</strong>à<br />

agricola degli uomini dalla pelle<br />

verde. Dovendo però procacciare loro<br />

un terreno alternativo, aveva pensato<br />

di creare una comun<strong>it</strong>à di coloni rurali<br />

sulle falde più alte dell‘Etna, r<strong>it</strong>enute<br />

allora fertilissime per la coltivazione<br />

delle zucche rotonde. Avvenne cosi che<br />

agglomerati urbani di uomini di razza<br />

verde sorgessero anche in quest’area<br />

geografica. Era il tempo in cui il golfo<br />

di Catania era periodicamente vis<strong>it</strong>ato<br />

dai pirati saraceni guidati dal feroce<br />

Saladino, che spesso apparivano minacciosi<br />

all’orizzonte con le loro agili<br />

navi e sbarcavano sulla terraferma per<br />

i rifornimenti di acqua e di viveri.<br />

Fu in uno di questi approdi, durato<br />

parecchi giorni di permanenza, che<br />

si scatenò la furia eruttiva, sublime,<br />

terrificante e fantasmagorica dell’Etna.<br />

Il vulcano in un variopinto scenario<br />

di colori,cenere e lapilli lanciò in alto<br />

verso il cielo terso e azzurro anche le<br />

zucche rotonde coltivate dagli uomini<br />

verdi. Scagliate con veemenza caddero<br />

sul l<strong>it</strong>orale della Plaia in cui era<br />

sbarcato il Saladino coi suoi pirati, offendendo<br />

pericolosamente le loro teste<br />

avvolte nei caratteristici fez o turbanti.<br />

Piovevano,dapprima, pietre di lava raffreddata<br />

che determinavano la caduta<br />

dei classici turbanti,poi il cranio così<br />

scoperchiato veniva incoronato da una<br />

zucca rotonda. Dall’alto era possibile<br />

ammirare lo spettacolo presentato sulla<br />

spiaggia; migliaia di uomini dalla pelle<br />

scura che ballavano per tentare di togliersi<br />

le zucche dal capo e nello stesso<br />

tempo la sabbia che scottava sotto i piedi<br />

per il caldo sole di una torrida estate.<br />

Anche il feroce condottiero dei saraceni<br />

subì‘ 1’umiliazione che “Il Novellino”<br />

(raccolta di novelle medioevali) definirà<br />

come un ‘offesa fatta dall’Etna al<br />

capo del Saladino. Ma il feroce pirata<br />

la pensò diversamente,perché invece di<br />

dare la colpa al vulcano per quel che<br />

gli era cap<strong>it</strong>ato, r<strong>it</strong>enne responsabile di<br />

tutto il comandante bizantino che aveva<br />

autorizzato gli uomini verdi a coltivare<br />

zucche, e che tipo di zucche signori<br />

miei, sulle pendici più alte, nei pressi<br />

dei crateri dell’Etna! Perciò decise di<br />

occupare il porto che oggi diciamo<br />

di Augusta. Nel periodo storico a cui<br />

si riferisce la vicenda e cioè il X sec.<br />

d.C., il collegamento tra 1’isola e la<br />

terraferma avveniva tram<strong>it</strong>e un ponte ad<br />

arco alla veneziana, come quello detto<br />

dei Sospiri, che consentiva nella parte<br />

sopraelevata, il passaggio pedonale e,<br />

sotto, il trans<strong>it</strong>o delle navi. Il Saladino.<br />

occupata la piazzaforte mil<strong>it</strong>are decise di<br />

rendere pan per focaccia ai malcap<strong>it</strong>ati<br />

bizantini. L’acqua che allora passava<br />

sotto quel ponte fu spettatrice impotente<br />

di un avvenimento a dir poco comico.<br />

Ogni nave bizantina catturata fu costretta<br />

a passare sotto il ponte ad arco,<br />

sostare dopo il passaggio e aspettare<br />

che salisse il Soldano. Il feroce Saladino<br />

era accompagnato a destra da un<br />

energumeno che portava, sollevata in<br />

alto, una grossa mazza di legno, come<br />

quella che un tempo i contadini usavano<br />

per pestare le spighe di grano maturo.<br />

Alla sua sinistra un attendente teneva in<br />

mano un vassoio d’argento su cui era<br />

posato un classico turbante orientale.<br />

Infine, sul pontile della nave avveniva<br />

il cerimoniale.<br />

Il comandante bizantino del porto<br />

alla presenza degli ufficiali di rango più<br />

elevato della sua flotta doveva togliersi<br />

il cappello, gettarlo in mare, ricevere<br />

una mazzata in testa dall’energumeno<br />

e solo dopo che era visibile un grosso<br />

bernoccolo veniva incoronato con il<br />

copricapo arabo-orientale portato sul<br />

vassoio. Il cerimoniale fu ripetuto su<br />

tutte le navi. Furono queste le famose<br />

“forche caudine” dei megaresi di cui si<br />

fece un gran parlare nelle cronache e<br />

senza<br />

parole<br />

Tratta da:<br />

www.terremotodeisilenzi.<strong>it</strong>

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