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MARIAN CHACE HER PAPERS Sulla storia professionale Il ...

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<strong>MARIAN</strong> <strong>CHACE</strong> <strong>HER</strong> <strong>PAPERS</strong><br />

<strong>Sulla</strong> <strong>storia</strong> <strong>professionale</strong><br />

<strong>Il</strong> principio base della disciplina chiamata danza terapia è una comunicazione conscia<br />

in termini non-verbali. L’azione ritmica è lo strumento usato dal terapeuta.<br />

Nel cercare di dare una <strong>storia</strong> delle sue origini e sviluppi, devo andare indietro alla<br />

mia scuola di danza a Washington. Dopo un certo numero di anni a Denishawn house<br />

a NY, come membro ed insegnante della compagnia, ritornai a Washington, casa mia,<br />

come co-direttore di un settore di Denishawn nel 1930.<br />

Un problema di qualunque scuola di danza riguarda tutti quegli allievi che non sono<br />

danzatori. Essi non hanno né la struttura fisica, né il desiderio e la spinta a diventare<br />

danzatori, e l’insegnante è spesso frustrato cercando di assorbirli in una classe. <strong>Il</strong> mio<br />

interesse verso il bisogno di comunicare della gente attraverso il movimento deriva<br />

da questa frustrazione. Cos’è che le persone cercano nel movimento con altri e<br />

perché, continuavo a chiedermi, questi non-danzatori continuano a studiare, anno<br />

dopo anno, di fronte al fallimento tecnico e la impossibilità di esibirsi in pubblico?<br />

Incominciai ad essere consapevole dei bisogni che queste persone esprimevano<br />

attraverso i loro corpi. Siccome cresceva il mio interesse, passai diverse ore in<br />

osservazione e trovai la comprensione delle loro comunicazioni via via sempre più<br />

chiara.<br />

Osservando la cnv di individui delle prime classi, iniziai a capire ed incontrare i<br />

bisogni per i quali essi stavano chiedendo aiuto. Invece di sentirmi frustrata quando<br />

rimanevano indietro rispetto agli allievi più adeguati, cercai di empatizzare con loro<br />

come persone.<br />

Ovviamente, il mio insegnamento stava subendo un mutamento. Inconsciamente, il<br />

mio nuovo focus, per tutti gli allievi, divenne un supporto per essi sia come persone<br />

che come danzatori. Mentre gli studenti a scuola trovavano soddisfazione in diversi<br />

modi, penso che per me l’intero periodo dei ’30 fu di intenso assorbimento<br />

nell’imparare sulla cnv.<br />

Attraverso questo essere assorta fui condotta in molte direzioni. Lavorai con gente<br />

che veniva a scuola da sola, con bambini da ospedali, con bambini ed adolescenti in<br />

orfanotrofi e scuole speciali, con giovani ragazze nella National Training School ( un<br />

istituto di correzione), e con singoli inviati da pediatri, praticanti, psicologi e<br />

psichiatri.<br />

In nessun momento durante questo periodo, comunque,pensai nei termini di una<br />

disciplina che fosse chiamata “danzaterapia”. Quando, nei tardi anni trenta, il Dr<br />

Truman Abbe, un medico generico e diagnostico in Washington, mi avanzò la<br />

richiesta, da parte della società medica del distretto di Columbia, di aprire una clinica,<br />

rifiutai. Credevo fortemente nella danza come una forma d’arte per comunicare (e<br />

tuttora lo penso), ma al quel tempo sentivo che una clinica sarebbe stata uno<br />

sfruttamento della danza, piuttosto che un altro uso della danza. Sembra strano, in<br />

retrospettiva, che una volta avessi questa posizione.


Un aspetto del lavoro in quel periodo fu importante per lo sviluppo ed ampliamento<br />

dei miei concetti. La dottoressa Agnes Bruce Greig aveva fondato una clinica per<br />

bambini disturbati. Questa è continuata anche dopo la sua morte ed ora si chiama<br />

“The Agnes BG School” per bambini con problemi emozionali che incidono sul loro<br />

apprendimento.<br />

L’interesse che la dottoressa sviluppò nell’aiutare i bambini sembra derivare dal suo<br />

aver partecipato alle mie classi di danza. Lei osservò che i miei allievi sembravano<br />

sviluppare più fiducia, diventare abili a funzionare coi pari in un modo più<br />

soddisfacente, e miglioravano nella coordinazione. Lei raccomandò ad alcuni dei suoi<br />

bambini della clinica di venire al mio studio come uno strumento aggiuntivo per il<br />

suo lavoro.<br />

Molti dei bambini erano pieni di paura nel partecipare ad attività coi loro pari. Altri<br />

erano così ostili all’autorità che erano molto difficili da controllare. Una delle sue<br />

studentesse leggeva al contrario; quando la sua immagine corporea migliorò, assieme<br />

all’autostima, lei fu in grado di funzionare adeguatamente e la sua lettura migliorò<br />

notevolmente.<br />

La discussione con la dottoressa Grieg sui problemi e sugli obiettivi fu di inestimabile<br />

valore per me in quanto compresi come l’azione corporea è correlata a problemi di<br />

ordine emozionale.<br />

Tra gli altri, dr. Cousins, un pediatra, mi mandò molti dei miei pazienti. Egli discusse<br />

molto con me su ciò che sperava succedesse ai suoi pazienti. E ancora, fu di indicibile<br />

valore non solo lavorare coi bambini, ma anche confrontare le mie impressioni su<br />

quello che stavano comunicando non verbalmente nelle lezioni con me.<br />

Negli ultimi anni trenta lavorai per la prima volta con una persona che era<br />

schizofrenica. Non era solo un caso di post-ospedalizzazione, aveva una tubercolosi<br />

con concomitanti problemi fisici che dovevano essere presi in considerazione, oltre le<br />

sue difficoltà emozionali. Ero completamente a digiuno dell’argomento, e fui molto<br />

grata per l’orientamento medico del suo dottore. <strong>Il</strong> suo obiettivo era che lei<br />

sviluppasse più iniziativa, così che potesse funzionare autonomamente. Questo,<br />

ovviamente, implicava una maggior consapevolezza di sé, più fiducia e miglior<br />

coordinazione. Sia lei che il suo medico sentivano che il nostro obiettivo veniva<br />

raggiunto attraverso una comunicazione-azione corporea che formava di conseguenza<br />

soddisfacenti relazioni.<br />

Mi fu chiesto di provare la danza-azione alla Silver spring school, una scuola speciale<br />

per bambini rifiutati dalle loro famiglie per via del divorzio e nuovo matrimonio dei<br />

genitori. Questi bambini mancavano di incentivi nelle loro lezioni, litigiosi e ribelli<br />

contro l’autorità.<br />

Quando lavorai con loro, sembrava ci fosse una forte correlazione tra una migliorata<br />

azione corporea e coordinamento fisico, con la loro concentrazione e abilità di<br />

apprendimento nel lavoro in classe scolastico. Gli insegnanti sentivano che la<br />

situazione era anche aiutata dal fatto che i più giovani trovavano un gruppo con cui<br />

sentirsi insieme nel movimento. C’era un cambiamento così marcato nel lavoro a


lezione, che fu deciso di valutare questo attraverso continui tests oggettivi.<br />

Sfortunatamente, le scoperte furono solo discusse e non scritte.<br />

Dopo questa esperienza, ero desiderosa di imparare se alcune adolescenti nella<br />

national training school per ragazze avrebbero risposto alla danza-azione come<br />

aggiunta alla riabilitazione. Nonostante il fatto che quello fosse un ambiente punitivo<br />

a quel tempo, sembrò che si sviluppasse un rispetto verso se stesse in quelle giovani<br />

donne, attraverso una migliorata azione corporea.<br />

Lavorai con loro solo per pochi mesi. Persino gli assistenti sociali si resero conto che<br />

ben poco poteva essere fatto per loro, fintanto che l’atmosfera punitiva rimaneva,<br />

piuttosto che concentrarsi sulla riabilitazione. Lasciai non per lo scoraggiamento con<br />

le singole persone, ma ero sconvolta dall’ambiente, verso il quale non potevo fare<br />

nulla. Ma, ancora, osservai il valore dell’azione ritmica come strumento per il rispetto<br />

di sé e per la comunicazione, persino in un ambiente che abbatteva.<br />

Immediatamente dopo l’esperienza nella National Training School, iniziai a tenere<br />

lezioni in un orfanotrofio di Washington. Vedevo queste lezioni come un’esperienza<br />

aggiuntiva di apprendimento con persone che avevano problemi differenti da quelle<br />

con cui avevo lavorato fino ad allora.<br />

Tra quei bambini ed adolescenti c’era un sottostante sentimento di essere fuori dalla<br />

comunità. I consulenti e gli insegnanti erano affettuosi ed erano persone ben istruite<br />

per lavorare sullo sviluppo e la crescita infantile in un contesto di istituto. Gli stessi<br />

benefici già osservati dal miglioramento della coordinazione, autostima e senso di<br />

appartenenza al gruppo sii mostrarono utili anche qui.<br />

Durante l’intero periodo, trascorsi molte ore in osservazione nel tentativo di<br />

comprendere cosa accadeva alle persone quando si muovono insieme in modo<br />

creativo.<br />

Molti concetti che ho sviluppato li utilizzai successivamente nel lavoro con pazienti<br />

schizofrenici e psicotici.<br />

Mi convinsi che ci sono due livelli di comunicazione tra le persone; il verbale e il non<br />

verbale. In più, imparai che il linguaggio non verbale è una forma diretta di<br />

comunicazione che non può essere dissimulata. <strong>Il</strong> linguaggio verbale può essere usato<br />

per aumentare quello non verbale, per dissimulare sentimenti autentici, o può non<br />

avere relazione con questi veri sentimenti.<br />

Imparai che la comunicazione non verbale è sempre presente, e non è sufficiente per<br />

il leader capire cosa è stato detto da un altro. <strong>Il</strong> conduttore deve essere<br />

sufficientemente attento e consapevole delle risposte della sua propria muscolatura<br />

per sapere cosa sta comunicando e come la sua comunicazione non-verbale sta<br />

“contagiando” altri nel gruppo. Imparai che l’interazione in un gruppo è spesso più<br />

utile che in una relazione uno-a-uno.<br />

Forse la cosa che portò le mie esperienze di apprendimento ad un focus più chiaro fu<br />

l’obbligo di parlare ad innumerevoli gruppi di comunità sul bisogno di sfruttare con i<br />

bambini l’opportunità della danza mentre crescono e si sviluppano. Questi impegni a


parlare richiedevano che io formulassi le mie idee in modo sufficientemente chiaro<br />

per articolarle davanti ad un ampio uditorio.<br />

Poi, ogni anno per tre anni prima di iniziare ad usare la danza-azione nel contesto<br />

ospedaliero, tenni un seminario di dieci settimane, una volta la settimana, per<br />

insegnanti di scuola, secondo la loro richiesta, riguardo l’uso della azione corporea<br />

con bambini che avevano problemi speciali. Per queste sessioni era necessario essere<br />

così sicura di ciò che credevo e così chiara nell’esprimerlo, che potevo comunicarlo<br />

in un ruolo di docente a educatori professionali. Non desidero dare l’impressione che<br />

la mia attività fosse solo clinica, a quel tempo dedicavo tutto il mio tempo al lavoro in<br />

ospedale, che era forse il 50% clinico. Ma, negli anni, ero interessata alla danza come<br />

forma artistica e mezzo teatrale. Le lezioni a Denishawn, le prove con la compagnia, i<br />

concerti danzati sotto la civica sponsorship dell’università della Virginia, la<br />

direzione di danza per i musical primaverili della università cattolica americana ed<br />

altre attività in cui usavo la danza come forma d’arte assorbivano almeno metà del<br />

mio tempo.<br />

<strong>Il</strong> mio interesse nella presentazione di idee attraverso la danza, con un gruppo di<br />

danzatori sviluppato attraverso una dozzina di anni di duro lavoro, era una cosa<br />

difficile a cui rinunciare. Comunque, la mia crescente consapevolezza e<br />

comprensione del valore terapeutico della danza come comunicazione non verbale<br />

era una influenza impellente.<br />

Attorno al 1940 iniziai ad insegnare alla figlia di Edith Stern, una scrittrice in campo<br />

psichiatrico. Era amica del Dr. Winfred Overholser, sovrintendente dell’ospedale s.<br />

Elizabeth, un ospedale psichiatrico federale a Washington. DC. Quando lei gli parlò<br />

del mio lavoro con sua figlia ed altri, mi invitò a provarlo nel suo ospedale.<br />

Dr. Overholser era noto per dare spazio a nuove idee promettenti. Mi fece contattare<br />

miss Margaret Hagen, direttore di sezione della croce rossa in ospedale. Iniziai alla<br />

croce rossa come volontaria del dipartimento di psicodramma direttamente sotto miss<br />

Frances Herriott, psicodrammatista, e indirettamente sotto dr. Roscoe Hall, capo della<br />

psicoterapia.<br />

Dr. Hall, come dr. Overholser, era molto interessato alla musica, alla pittura, e tutte le<br />

arti come mezzi di comunicazione per i pazienti, e tutte e tre queste persone mi<br />

diedero un supporto eccezionale appena incominciai a lavorare con uno strumento e<br />

tecnica mai tentati prima con i malati mentali in un contesto ospedaliero.

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