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Sulla creatività e il movimento creativo

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Pubblicato in Movimento Creativo e Danza di Garcìa, Plevin, Macagno, Ed.gremese, Roma 2006Capitolo ISULLA CREATIVITA’E IL MOVIMENTO CREATIVOCOSA SIGNIFICA CREATIVITÁE’ arrivato <strong>il</strong> momento di chiarire <strong>il</strong> concetto di <strong>creatività</strong> che connota l’idea di <strong>movimento</strong> chevogliamo trasmettere. Trattandosi di un concetto molto ampio e articolato che può essere visto dadiverse angolature e che può essere studiato con strumenti appartenenti a diversi campi delpensiero, è necessario prefissare cosa intendiamo per <strong>creatività</strong>, e chiarire <strong>il</strong> significato che <strong>il</strong>termine assume quando è usato come attributo della parola <strong>movimento</strong>.Il pensiero comune associa la <strong>creatività</strong> alla produzione degli artisti ma, in realtà, <strong>il</strong> significatoprofondo del termine è da cercarsi nello slancio vitale che porta l’espressione umana a manifestarsiin m<strong>il</strong>le maniere. E’ certamente fac<strong>il</strong>e riconoscere la <strong>creatività</strong> quando essa s’incarna in musiche,danze o poesie che toccano i nostri sentimenti ma, sicuramente nessuno vorrà negare che ci possaessere anche nel modo in cui si dispone un vaso di fiori, si prepara un buon pranzo o si dispongono imob<strong>il</strong>i della propria casa. Allora cos’è questa forza che chiamiamo <strong>creatività</strong> e che dà vita a formeespressive così diverse? In verità si tratta di qualcosa forse impossib<strong>il</strong>e da descrivere, sebbene lamaggioranza delle persone abbiano una certa coscienza della sua esistenza e si considerino in gradodi riconoscerla.“La <strong>creatività</strong> è multiforme,ora assume una forma, ora un’altra. E’ come uno spiritoabbagliante che appare a tutti noi, ma è diffic<strong>il</strong>e a descriversi perché le voci non concordano su quelche si è visto nel lampo br<strong>il</strong>lante”( Pinkola Estés C. p.290)D.Winnicott definisce la <strong>creatività</strong> come una sorta “di colorazione dell’intero atteggiamento versola realtà esterna” (Winnicott D. p.119). Si tratta di una disposizione ad entrare in relazione dinamicacon quello che <strong>il</strong> mondo offre, una disposizione ad usare la propria immaginazione per scoprire edut<strong>il</strong>izzare le potenzialità dell’ambiente in funzione del proprio desiderio. “L’immaginazione cipermette d’inventare nuove azioni da applicare a situazioni inusuali e di elaborare piani futuriL’ab<strong>il</strong>ità di trasformare e combinare azioni e scene immaginandoli è alla base dell’ab<strong>il</strong>ità creativa”(Arieti S. p. 41). Tingere la stoffa per dare a un nostro vestito un colore che non si trova incommercio, nasce dello stesso atteggiamento che porta un artista a scegliere i materiali o amanipolarli, bruciando la tela ad esempio, per ottenere l’effetto, la consistenza desiderata per la suaopera.Riconosciamo un’azione come creativa perché essa va oltre i nostri modi abituali di comportarci edimplica una forma diversa, non compiacente né di semplice adattamento, di entrare in rapporto conl’ambiente. I nostri st<strong>il</strong>i abituali di comportamento sono in buona parte dovuti a condizionamenticulturali, ma anche alla necessità di ut<strong>il</strong>izzare schemi d’azione conosciuti e quasi automatici che,come tali, implicano un notevole risparmio energetico nella quotidianità. Essi però possono a voltediventare binari troppo rigidi precludendo nuove scelte espressive o nuove soluzioni ai problemidella vita. “La <strong>creatività</strong> è uno dei mezzi principali attraverso <strong>il</strong> quale l’essere umano si libera daivincoli non soltanto delle sue risposte condizionate ma anche delle sue scelte abituali” (Arieti S.p. 4). La <strong>creatività</strong> sembra essere un impulso naturale dell’essere umano, espressione della vitalitàed indice di sanità psichica, che si evolve impetuosamente sin dai primi momenti della vita infant<strong>il</strong>e1


sempre che l’ambiente offra alcune condizioni di base. Quando queste condizioni fallisconovediamo apparire già in tenera età comportamenti schematici, paura di esprimersi o esageraterichieste di conferma. Si tornerà su questo tema più avanti, nel prossimo capitolo e nella sezionededicata al gioco.L´ESPERIENZA DI SÉ NEL PROCESSO CREATIVOE’ importante r<strong>il</strong>evare qui la qualità affettiva dell’atteggiamento <strong>creativo</strong> verso la vita. Possiamoprovare un certo eccitamento quando per prima volta entriamo in contatto con <strong>il</strong> desiderio direalizzare qualcosa e vediamo nel bambino che cerca i materiali per costruire una “casetta”, lostesso entusiasmo che anima <strong>il</strong> coreografo nel cercare la musica per una nuova danza. Proviamoanche piacere nel processo stesso del creare, nell’assemblare i pezzi, nel comporre. Senzadimenticare la ricca gamma di sentimenti: gioia, sorpresa, rifiuto o soddisfazione che puòrisvegliare <strong>il</strong> guardare la propria opera. E’ questa colorazione affettiva quello che porta alcuni autoria vedere la <strong>creatività</strong> come una forma d’amore “l’amore per qualcosa, non importa se per unapersona, una parola, un’immagine, un’idea, la terra o l’umanità” ( Pinkola Estés C. p.290).Lasciare fluire gli impulsi creativi significa allora aprirsi ad un ampio spettro d’emozioni. L’aspettopiù vitale della <strong>creatività</strong> è comunque da vedersi in quel particolare piacere, dato semplicemente dalprocesso <strong>creativo</strong>, che accompagna sempre questa varietà emozionale. Il paradosso è nel fatto chequesta quota di piacere può essere presente anche quando, con la propria opera, si mira acomunicare contenuti dolorosi. Si tratta del piacere nel sentire <strong>il</strong> proprio essere in azione ed è quelloche distingue l’azione creativa. Questo vissuto di piacere, che è espressione di salute, a sua voltacontribuisce a consolidare l’integrazione, l’equ<strong>il</strong>ibrio dell’individuo.Sebbene fin qui abbiamo posto l’accento sul rapporto con la realtà e quindi sulla dimensione delfare, risulta evidente che nella <strong>creatività</strong> essa non può essere scissa della dimensione dell’essere. Infatti <strong>il</strong> fare <strong>creativo</strong> implica l’essere in contatto con la ricchezza del proprio mondo interiore, fatta disensazioni ed emozioni ma anche di memorie, immagini, desideri. E’ da questo serbatoio, stimolatodall’incontro con <strong>il</strong> mondo, che nasce l’impulso all’agire creativamente.Il processo <strong>creativo</strong> è unmomento d’integrazione che, in molte occasioni, è vissuto come un’esperienza d’unità; gli artistisono coloro che, per primi, hanno riportato questo tipo d’esperienze, ma esse appartengono a tuttigli esseri umani. Sono momenti in cui <strong>il</strong> pensiero, l’azione e la coscienza di esistere confluiscono inun unico flusso. Ci sono, nel creare, occasioni magiche nelle quali l’essere non è diverso del fare o,in altre parole, <strong>il</strong> fare è esteriorizzazione dell’essere. Tutti conosciamo la profonda concentrazionedel bambino che gioca con i mattoncini di legno; i suoi gesti fluiscono con sicurezza earmonicamente, la scelta e la collocazione dei pezzi è fatta con estrema cura e attenzione ed eglisembra sordo ad altri richiami dell’esterno. Osservandolo si ha l’impressione che egli sia in unospazio tutto suo ed in verità si tratta di uno luogo particolare dove <strong>il</strong> mondo interno s’interseca conalcuni specifici aspetti della realtàMondoInternoSpaziodellaCreativitàMondoEsterno.2


Capire la connessione profonda che c’è in un’azione creativa ci porta a scoprire <strong>il</strong> paradossod’alcuni artisti. Autori, a volte, d’opere belle e riconosciute socialmente che, però, non possonoessere considerati creativi nel modo in cui lo intendiamo qui, perché sono sordi rispetto ad aspettiimportanti del proprio mondo interiore.PROMUOVERE LA CREATIVITÁQuesto spostarci dall’ottica comune dando più importanza più al processo che al prodotto, haimportanti implicazioni per un’educazione che abbia come obiettivo la promozione della <strong>creatività</strong>Il primo elemento da tenere in considerazione è che la <strong>creatività</strong>, poiché ”energia fondamentale e dibase che guida lo sv<strong>il</strong>uppo di una persona”( Winnicott, p. 125) è una potenzialità di tutti e quindiuna meta per tutti. Nel dire tutti intendiamo ogni essere umano, anche malato di mente o portatoredi handicap, nel quale può esistere sempre una scint<strong>il</strong>la di forza creativa da scoprire e sv<strong>il</strong>uppare.Certamente, ognuno sarà <strong>creativo</strong> a proprio modo e dentro le proprie possib<strong>il</strong>ità ma tutti potrannogodere del proprio processo <strong>creativo</strong>, per limitato che esso sia.Un altro elemento che si deduce da quanto abbiamo detto fin ora è che, se si riesce a sbloccare <strong>il</strong>processo <strong>creativo</strong> in una persona, questo porterà conseguenze a ventaglio nei diversi settori dellasua vita; non soltanto in un linguaggio espressivo specifico, come la musica o la danza, ad esempio.Gli artisti, ad ogni modo, troveranno un potenziamento particolare, potranno scoprire nuovafreschezza nel proprio medium espressivo. Aprirsi alla <strong>creatività</strong> in senso ampio, godere di essasenza l’esigenza della perfezione nel risultato, può trasformare anche la qualità esecutiva, facendosì che la tecnica sia sempre di più veicolo per la propria espressione e non più una sovrastrutturarigida che rischi di imbrigliarla. I musicisti o danzatori che frequentemente interpretano partiture ocoreografie non composte da loro, creano comunque qualcosa di nuovo in ogni concerto, in ogniperformance. In un certo senso assistiamo ogni volta ad una nuova danza, una nuova musica, pienadell’anima di chi la esegue.Immaginiamo che, a questo punto, nascano nel lettore una serie di domande. Che cosa fare persbloccare e sv<strong>il</strong>uppare la <strong>creatività</strong>? Quale può essere <strong>il</strong> ruolo del corpo e <strong>il</strong> suo <strong>movimento</strong> nellapromozione del processo <strong>creativo</strong> in senso ampio? E inoltre quale può essere <strong>il</strong> contributodell’ambiente e della persona stessa? In sintesi: qual è la strada proposta dalla disciplina delMovimento Creativo?I prossimi capitoli cercheranno di dare delle risposte, ma cominciamo prima con la questionefondamentale per noi: la relazione corpo-<strong>movimento</strong>-<strong>creatività</strong>.IL CORPO E IL MOVIMENTO CREATIVOIl substrato corporeo del nostro senso di esistere“Sono io lo sguardo che ispeziona, sono io <strong>il</strong> braccio che afferra”(Galimberti U). Possiamoesprimerci in questo modo perché c’é uno sfondo corporeo della nostra esperienza che ciaccompagna durante tutta la vita, anche se non sempre ne siamo consapevoli. Il senso del Sé èqualcosa che tutti conosciamo, qualcosa che non siamo in grado di definire ma alla quale facciamoriferimento come sede della nostra coscienza di esistere. Il senso del Sé è “un’importante realtàsoggettiva” (Stern D.N. p.23), ricca di sfumature che hanno le loro sue radici nell’ esperienza delcorpo, <strong>il</strong> quale è vissuto come singolo e distinto. Dai momenti iniziali della nostra vita esiste “un Séfisico, che viene sperimentato come entità fisica unitaria dotata di una volontà e di una vita3


affettiva” (Stern D.N. p. 42); ed è su questa esperienza che si saldano le basi del nostro sensoesistenziale.Il nostro corpo è predisposto, già prima della nascita, ad entrare in relazione dinamica con <strong>il</strong> mondo.Nella vitalità del corpo e nella sua naturale tendenza a manifestarsi, entrando in relazione conl’ambiente, troviamo quindi la radice della spinta creativa. Di fatto, D. Winnicott individua le primeforme della <strong>creatività</strong> nel gioco del bambino con <strong>il</strong> proprio corpo.“Ogni nostro cambiamento interiore si manifesta in un <strong>movimento</strong>, anche se forse sarebbe piùgiusto dire: è un <strong>movimento</strong>. Non sempre sono movimenti chiaramente visib<strong>il</strong>i, molte volte sonosott<strong>il</strong>i modificazioni: come le vibrazioni delle dita, un restringimento nel centro del petto o unachiusura quasi impercettib<strong>il</strong>e delle spalle; che sfuggono alla maggior parte degli osservatori. Ilcorpo umano, in quanto vivente, è in costante pulsazione e ogni parte del nostro organismo ha unmodo di farlo che le è caratteristico; <strong>il</strong> cuore ha un pulsare regolare e ininterrotto, i diversi tipi dimuscolatura si spandono e si contraggono o si allungano e si accorciano, perfino <strong>il</strong> tessutocerebrale si gonfia e sgonfia. Le emozioni, come la paura, la rabbia,la gioia ecc, modificano pereccesso o per difetto questi patterns; abbiamo un nodo alla gola, sentiamo un batter di ali nel petto,braccia, pugni e spalle si contraggono ad esempio, mentre, in altri casi, <strong>il</strong> nostro respiro si espandee i nostri passi diventano leggeri.Anche gli stimoli del mondo ci trasformano; <strong>il</strong> semplice atto del percepire ci modifica,creando unavariazione del flusso dei nostri movimenti spontanei. Un tuono improvviso ci fa sussultare, losciacquio di una fontana ci distende, osservare <strong>il</strong> volteggiare dei gabbiani può tranqu<strong>il</strong>lizzare <strong>il</strong>nostro respiro mentre certi tipi di luce possono irritarci, e <strong>il</strong> contatto o la semplice vicinanza deglialtri sicuramente non ci lascia immutati. Usando un’immagine visiva, possiamo dire che siamocome gli anemoni di mare, creature marine la cui forma si modifica costantemente in risposta aiminimi stimoli sebbene, frequentemente, siamo poco attenti e quindi poco consapevoli di questonostro costante mutare ” (Garcìa M.E., Monteleone A. p.168)Questa variazione permanente dello stato corporeo è <strong>il</strong> fondamento del nostro senso d’identità;organizza <strong>il</strong> substrato di base della percezione e della conoscenza. Possiamo riconoscere la forza ela leggerezza, la velocità e la lentezza perché, in qualche modo nel nostro corpo, c’è un’esperienzasim<strong>il</strong>e. Allo stesso modo, possiamo accedere alle concezioni di espansione, di caduta, distagnamento o di nebulosità , le quali sensazioni ci accompagnano in ogni momento e sonoessenziali per la vita. Il flusso di questi movimenti sott<strong>il</strong>i è alla base dei nostri stati d’animo,sentimenti e pensieri; è una specie di musica interiore che si modula costantemente nell’incontrocon <strong>il</strong> mondo e nutre ogni nostra espressione creativa.L’allontanamento del corpoLa nostra prima infanzia é caratterizzata dalla diretta relazione con la vitalità del corpo. Man manoche cresciamo però acquistiamo nuove capacità necessarie per lo sv<strong>il</strong>uppo; impariamo a parlare e apensare, ad affrontare le esigenze crescenti dell’ambiente e questo ci allontana dell’esperienza delcorpo sentito. I nostri movimenti volontari diventano dissociati dai nostri impulsi profondi. Anche <strong>il</strong>nostro modo di percepire si trasforma, ed <strong>il</strong> nostro originale modo di vibrare nell’incontrare <strong>il</strong>mondo rimane sullo sfondo. Questo incide profondamente su come percepiamo <strong>il</strong> corpo checonsideriamo non più in maniera globale ma segmentata.“Da giovani, quando guardavamo un aeroplano nel cielo, l’intero corpo guardava in su. Quando cichinavamo per guardare un insetto, l’intero corpo si chinava giù ma poi, gradualmente soltanto gliocchi, con un limitato <strong>movimento</strong> del collo hanno guardato. Quando ci allunghiamo verso qualcosa,soltanto <strong>il</strong> braccio si allunga. Quando camminiamo, solo le gambe camminano. L’eccitazionecorporea, l’azione totale di tutto l’organismo, si è frantumata in gesti separati. Il bel flussodell’energia, <strong>il</strong> senso di connessione, è sparito” (Whitehouse,in Pallaro 2003 p. 45)4


Aspetti nevrotici, conflitti interni e condizionamenti culturali possono portarci, in molti casi, avivere stati di tensione generale o blocchi di certe parti del corpo che inibiscono la nostradisponib<strong>il</strong>ità a vibrare, in riposta agli stimoli. A volte, le nostre difficoltà psicologiche ci portano anon voler vedere certi aspetti del nostro mondo interno e questo implica necessariamente <strong>il</strong> nonascolto di alcuni livelli della nostra esperienza corporea. Così, in molte occasioni, la qualità deinostri movimenti sott<strong>il</strong>i e dei nostri gesti può rivelarsi <strong>il</strong> risultato di un controllo non flessib<strong>il</strong>e dellamente sul corpo, di un controllo che blocca l’energia spontanea, invece di modularla. Lo studiodelle tecniche corporee si rivela, in questi casi, inefficace, anzi, questa mancanza di armoniacostituisce un grosso ostacolo per l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>creativo</strong> delle tecniche.“Le attività fisiche sono ut<strong>il</strong>i, i corsi di ginnastica, lo sport, almeno ci aiutano a muoverci…….Manon ci connettono con noi stessi, perché anch’esse hanno una motivazione esterna all’esperienza dinoi stessi.”(Whitehouse p. 47)Quando possiamo parlare di <strong>movimento</strong> <strong>creativo</strong>Come è possib<strong>il</strong>e quindi essere creativi attraverso <strong>il</strong> <strong>movimento</strong>, dato <strong>il</strong> nostro graduale allontanamentodalla percezione del corpo? E’ evidente che non possiamo immaginare un semplice ritorno al nostro modoinfant<strong>il</strong>e di sentire ed esprimerci. Anzi, quello che intendiamo per <strong>movimento</strong> <strong>creativo</strong> implica unparadosso, perché esso impegna, insieme e armonicamente, le nostre capacità riflessive e la freschezza delnostro originale e diretto rapporto con <strong>il</strong> corpo. In questo stadio della cultura umana, questa magicaintegrazione è però possib<strong>il</strong>e soltanto attraverso un ulteriore sv<strong>il</strong>uppo della nostra coscienza. Si tratta diraggiungere una capacità recettiva che ci permetta di osservare l’energia nascente dei nostri impulsiprofondi, che sono sempre presenti nella nostra esperienza interiore e di cogliere le potenzialità che essihanno di sv<strong>il</strong>upparsi in un gesto espressivo, intenzionale, volontario. Perché un <strong>movimento</strong> possa essereconsiderato <strong>creativo</strong>, esso deve essere la manifestazione articolata e consapevole del flusso delle nostrespinte interiori. A sua volta, <strong>il</strong> nostro <strong>movimento</strong> <strong>creativo</strong> risveglia in noi una molteplicità di nuoveesperienze sensoriali, di immaginazione e di pensiero e in questa maniera arricchisce ulteriormente <strong>il</strong> nostrosenso del Sé.“Non sappiamo in che modo la psiche sia <strong>il</strong> corpo e <strong>il</strong> corpo sia la psiche, ma sappiamo che l’unanon esiste senza l’altro[…] proprio come <strong>il</strong> corpo cambia nel corso del lavoro con la psiche ,così lapsiche cambia nel corso del lavoro con <strong>il</strong> corpo”(Whitehouse pp..45,53)Esiste una……”fluttuazione e interscambio costanti tra due fonti di <strong>movimento</strong>, <strong>il</strong> mondo del corpo e <strong>il</strong>mondo dell’immaginazione” (Chorodow J. in Pallaro 2003 p. 45)La sfida d’ogni educazione alla <strong>creatività</strong> è quindi quella di sv<strong>il</strong>uppare la padronanza del nostrocorpo, senza togliere l’anima ai nostri gesti. In questo momento della nostra evoluzione, l'emergeredei livelli più autentici di espressività non è possib<strong>il</strong>e senza lo sv<strong>il</strong>uppo globale dellaconsapevolezza della persona. La consapevolezza aumenta quando cresce in noi una specie ditestimone interno che può osservare, senza condizionarli, i nostri processi interiori. Questotestimone non rivolge la propria attenzione soltanto alla dimensione razionale ma è aperto a tutti <strong>il</strong>ivelli dell’esperienza: alle sensazioni, alle emozioni, alle immagini e al pensiero.“Nuvole, i tuoni cominciano a srotolarsi uno dopo l’altro quasi senza interruzione.Scorronofragorosamente come palle di bowling.La presenza incombente della natura sembra assottigliare i muri ei ridurre lo spazio della stanza.E’mattina e i miei pensieri sono un flusso ovattato in una testa che sento più grande del solito.Seguendoun impulso cammino, lasciandomi portare da un <strong>movimento</strong> a spirale, mentre le mie braccia siallargano lentamente.5


Improvvisamente sono gli occhi a farsi presenti e la linea tagliente del mio sguardo segna la stradaper le mie braccia che penetrano lo spazio.Una lontana emozione dolorosa mi sfiora e immagino duelacrime alla fine delle lame dei mie occhi. Poi la gravità mi chiama e mi lascio andare fino a terra. Ilfulcro è ora nella mia fronte, mi ricorda la luce di un minatore o <strong>il</strong> corno di un rinoceronte. Vagotranqu<strong>il</strong>lamente, gattonando, mentre <strong>il</strong>lumino qua e là con movimenti scattanti della testa”(Garcia inStefani,1996 p.167)Il precedente frammento, scritto dopo un’esperienza di improvvisazione, è un esempio dellacapacità di testimoniare la molteplicità di sfaccettature interiori che ci spingono verso <strong>il</strong> <strong>movimento</strong>espressivo e che, circolarmente, vengono evocate da esso.La consapevolezza , “che in ultima analisi è capacità di relazione interiore spontanea con sé stessi”( Garcìa M.E., Monteleone A., p. 163) é la condizione perché possano entrare in relazione fruttuosa:• i due modi, razionale e non razionale, del funzionamento della mente ( processo primario eprocesso secondario)• l´ascolto dell´energia dei nostri impulsi spontanei e la nostra capacità di articolarla in ungesto espressivo, visib<strong>il</strong>e e ben organizzato.La crescita della nostra consapevolezza implica un percorso complesso che può esser consideratoda diversi punti di vista. L’importanza che assegniamo a questo processo nella disciplina delMovimento Creativo, ci ha portato a dedicare <strong>il</strong> seguente capitolo ad analizzarlo in dettaglio, adescrivere la molteplicità di fattori che contribuiscono a consolidare l’arte di esser presenti a sestessi.Obiettivi e principi della “disciplina” di Movimento CreativoL'obiettivo della disciplina del Movimento Creativo è quindi quello di ripristinare, almeno in parte,<strong>il</strong> nostro senso d’unità, risanando la vecchia scissione corpo-mente. Attraverso una serie distrumenti idonei a fac<strong>il</strong>itare la riscoperta della connessione tra corpo sentito e gesto espressivo, ladisciplina mira a risvegliare l’esperienza estetica di noi stessi.Capire quando un <strong>movimento</strong> può essere considerato una manifestazione di <strong>creatività</strong> ci permette dichiarire i principi generali che guidano <strong>il</strong> Movimento Creativo. Questi principi possono esseresintetizzati come segue:• Il risanamento della scissione corpo-mente passa per <strong>il</strong> recupero della relazione tra corpoche agisce, corpo che sente e si sente e la coscienza recettiva, che osserva senzacondizionare.• Questo tipo di coscienza ci apre all’ascolto del flusso tonico nel corpo, che è modulato dallenostre energie interne e dalle risonanze provocate dall’incontro percettivo con <strong>il</strong> mondo.Man mano che aumenta la consapevolezza delle nostre fluttuazioni toniche,possiamocominciare a percepire i nostri movimenti “incipienti” (Dosamantes Alperson, E., in Lewis1984, p.156) e cioè la nascita degli impulsi che cercano di emergere, arricchendo così lanostra possib<strong>il</strong>ità di sv<strong>il</strong>uppare un processo <strong>creativo</strong> autentico.• A sua volta, in un circolo virtuoso, lo sv<strong>il</strong>uppo del processo <strong>creativo</strong> attraverso <strong>il</strong> corpo e <strong>il</strong>suo <strong>movimento</strong> affina la coscienza corporea e la capacità percettiva. Questo raffinamentopercettivo arricchisce anche <strong>il</strong> rapporto con altri linguaggi espressiviIl seguente grafico è un tentativo di rendere visivamente i concetti sposti fin qui. Come ogni schemacostituisce una semplificazione e non mostra la complessità delle relazioni che avvengono nellarealtà di ogni singolo e unico processo <strong>creativo</strong>6


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