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Sulla creatività e il movimento creativo

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sempre che l’ambiente offra alcune condizioni di base. Quando queste condizioni fallisconovediamo apparire già in tenera età comportamenti schematici, paura di esprimersi o esageraterichieste di conferma. Si tornerà su questo tema più avanti, nel prossimo capitolo e nella sezionededicata al gioco.L´ESPERIENZA DI SÉ NEL PROCESSO CREATIVOE’ importante r<strong>il</strong>evare qui la qualità affettiva dell’atteggiamento <strong>creativo</strong> verso la vita. Possiamoprovare un certo eccitamento quando per prima volta entriamo in contatto con <strong>il</strong> desiderio direalizzare qualcosa e vediamo nel bambino che cerca i materiali per costruire una “casetta”, lostesso entusiasmo che anima <strong>il</strong> coreografo nel cercare la musica per una nuova danza. Proviamoanche piacere nel processo stesso del creare, nell’assemblare i pezzi, nel comporre. Senzadimenticare la ricca gamma di sentimenti: gioia, sorpresa, rifiuto o soddisfazione che puòrisvegliare <strong>il</strong> guardare la propria opera. E’ questa colorazione affettiva quello che porta alcuni autoria vedere la <strong>creatività</strong> come una forma d’amore “l’amore per qualcosa, non importa se per unapersona, una parola, un’immagine, un’idea, la terra o l’umanità” ( Pinkola Estés C. p.290).Lasciare fluire gli impulsi creativi significa allora aprirsi ad un ampio spettro d’emozioni. L’aspettopiù vitale della <strong>creatività</strong> è comunque da vedersi in quel particolare piacere, dato semplicemente dalprocesso <strong>creativo</strong>, che accompagna sempre questa varietà emozionale. Il paradosso è nel fatto chequesta quota di piacere può essere presente anche quando, con la propria opera, si mira acomunicare contenuti dolorosi. Si tratta del piacere nel sentire <strong>il</strong> proprio essere in azione ed è quelloche distingue l’azione creativa. Questo vissuto di piacere, che è espressione di salute, a sua voltacontribuisce a consolidare l’integrazione, l’equ<strong>il</strong>ibrio dell’individuo.Sebbene fin qui abbiamo posto l’accento sul rapporto con la realtà e quindi sulla dimensione delfare, risulta evidente che nella <strong>creatività</strong> essa non può essere scissa della dimensione dell’essere. Infatti <strong>il</strong> fare <strong>creativo</strong> implica l’essere in contatto con la ricchezza del proprio mondo interiore, fatta disensazioni ed emozioni ma anche di memorie, immagini, desideri. E’ da questo serbatoio, stimolatodall’incontro con <strong>il</strong> mondo, che nasce l’impulso all’agire creativamente.Il processo <strong>creativo</strong> è unmomento d’integrazione che, in molte occasioni, è vissuto come un’esperienza d’unità; gli artistisono coloro che, per primi, hanno riportato questo tipo d’esperienze, ma esse appartengono a tuttigli esseri umani. Sono momenti in cui <strong>il</strong> pensiero, l’azione e la coscienza di esistere confluiscono inun unico flusso. Ci sono, nel creare, occasioni magiche nelle quali l’essere non è diverso del fare o,in altre parole, <strong>il</strong> fare è esteriorizzazione dell’essere. Tutti conosciamo la profonda concentrazionedel bambino che gioca con i mattoncini di legno; i suoi gesti fluiscono con sicurezza earmonicamente, la scelta e la collocazione dei pezzi è fatta con estrema cura e attenzione ed eglisembra sordo ad altri richiami dell’esterno. Osservandolo si ha l’impressione che egli sia in unospazio tutto suo ed in verità si tratta di uno luogo particolare dove <strong>il</strong> mondo interno s’interseca conalcuni specifici aspetti della realtàMondoInternoSpaziodellaCreativitàMondoEsterno.2

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