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S.E Card. Giacomo Biffi Antologia di testi sul diaconato - Chiesa di ...

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[…]<br />

OMELIA NELLA MESSA<br />

PER LA GIORNATA DIOCESANA DEL SEMINARIO<br />

Basilica <strong>di</strong> S. Petronio<br />

Domenica 28 gennaio 1996<br />

Quasi a <strong>di</strong>mostrarci visivamente l’efficacia della sua opera, oggi il Seminario presenta otto giovani<br />

perché in preparazione al sacerdozio siano istituiti lettori.<br />

Con l’esercizio del lettorato - che li deputa esplicitamente al servizio della parola <strong>di</strong> Dio presso il<br />

popolo cristiano - essi cominciano, per così <strong>di</strong>re, a delibare qualcosa dei compiti che in modo<br />

definitivo e pieno saranno loro affidati col <strong>di</strong>aconato e col presbiterato.<br />

Lasciate allora, cari ragazzi, che vi suggerisca qualche elemento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione <strong>sul</strong>l’atteggiamento<br />

con cui dovete accostarvi - con la lettura, con lo stu<strong>di</strong>o, con l’approfon<strong>di</strong>mento orante - alla <strong>di</strong>vina<br />

Scrittura, perché possiate <strong>di</strong>ventare vali<strong>di</strong> e persuasivi annunziatori della parola <strong>di</strong> vita.<br />

Il requisito preliminare immancabile - ai fini <strong>di</strong> una conoscenza che sia spiritualmente e<br />

pastoralmente feconda - è che vi avviciniate al Libro sacro con il convincimento che in esso, dalla<br />

prima pagina all’ultima, risuona la voce <strong>di</strong> colui che è la Parola sostanziale cioè del Signore Gesù, il<br />

quale è l’onnicomprensiva rivelazione del Padre,<br />

Gesù nella Scrittura vi parla prima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong> sé, « immagine del Dio invisibile » (Col 1, 15), del<br />

suo mistero <strong>di</strong> morte e <strong>di</strong> risurrezione, della sua azione <strong>di</strong> salvezza; poi vi parla del suo grande amore,<br />

la <strong>Chiesa</strong>, sua Sposa, che è il <strong>di</strong>segno eterno <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a che sta attuandosi nella storia: poi vi parla<br />

dell’uomo, del suo straor<strong>di</strong>nario destino, della sua vicenda <strong>di</strong> peccato e <strong>di</strong> redenzione, delle aspirazioni<br />

insopprimibili della sua anima.<br />

Perché questa prospettiva cristocentrica non si sbia<strong>di</strong>sca, è importante che voi leggiate tutto<br />

l’Antico Testamento alla luce del Nuovo, e ricerchiate, oltre il senso inteso dagli autori umani, il<br />

significato ultimo e pieno che Dio ha immesso in tutto il suo lungo <strong>di</strong>scorso; un significato che si<br />

riassume nella persona adorabile del suo Unigenito fatto uomo.<br />

Talvolta si ha l’impressione che qualche stu<strong>di</strong>oso della Bibbia tutto preso dalle sue ricerche<br />

storiche, linguistiche, culturali - si <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> quelle parole ispirate che sono la chiave <strong>di</strong> ogni<br />

lettura davvero cristiana.<br />

Voi invece queste parole non le <strong>di</strong>menticherete mai.<br />

Non <strong>di</strong>menticherete che Gesù ha detto ai Giudei: « Voi scrutate le Scritture credendo <strong>di</strong> avere in esse la<br />

vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono <strong>testi</strong>monianza» (Gv 5, 39).<br />

Non <strong>di</strong>menticherete la felice intuizione partecipata da Filippo a Natanaele: «Abbiamo trovato<br />

colui del quale hanno scritto Mosè e i profeti: Gesù, figlio <strong>di</strong> Giuseppe <strong>di</strong> Nazaret» (Gv 1, 45,).<br />

Non <strong>di</strong>menticherete la <strong>testi</strong>monianza <strong>di</strong> san Paolo davanti al re Agrippa: « Null’altro io affermo se non<br />

quello che i profeti e Mosè <strong>di</strong>chiararono che dovesse accadere, che cioè il Cristo sarebbe morto, e che,<br />

primo dei risorti, avrebbe annunciato la luce al popolo e ai pagani» (At 26, 22).<br />

E soprattutto non <strong>di</strong>menticherete mai le ultime parole <strong>di</strong> Gesù agli apostoli (che chiudono il vangelo <strong>di</strong><br />

Luca), e pregherete ogni giorno perché anche voi posse<strong>di</strong>ate quel dono della comprensione totale della<br />

Scrittura che il nostro Signore e Maestro ha lasciato in ere<strong>di</strong>tà alla <strong>Chiesa</strong>: « “Bisogna che si compiano<br />

tutte le cose scritte su <strong>di</strong> me nella Legge <strong>di</strong> Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì la loro mente<br />

all’intelligenza delle Scritture» (Lc 24, 44-45).<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXVII, 1/1996, pp. 11-13.


OMELIA NELLA MESSA<br />

PER LE ORDINAZIONI DIACONALI<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Sabato 7 ottobre 1989<br />

Col sacramento del <strong>di</strong>aconato la <strong>Chiesa</strong> vi affida le sue più gelose ricchezze.<br />

Vi affida prima <strong>di</strong> tutto il suo poema <strong>di</strong> lode, che quoti<strong>di</strong>anamente si innalza verso il cielo: cantico<br />

<strong>di</strong> amore della Sposa del Signore al suo Sposo, inno <strong>di</strong> adorazione e <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne del Cristo totale al<br />

Creatore dell’universo. Ogni giorno voi attenderete a questo santo compito, celebrando con lieta<br />

fedeltà la liturgia delle ore per la <strong>Chiesa</strong> e per il mondo intero.<br />

Poi vi consegna il Vangelo, perché abbiate ad annunziarlo con voce limpida e persuasiva a tutti,<br />

rime<strong>di</strong>tandolo con originalità <strong>di</strong> spirito dentro <strong>di</strong> voi, senza mai <strong>di</strong>menticare però che l’intrinseca<br />

capacità <strong>di</strong> salvare gli uomini e <strong>di</strong> rinnovarli è virtù della verità <strong>di</strong>vina in se stessa, e non delle nostre<br />

me<strong>di</strong>azioni e dei nostri accomodamenti. Non vi vergognerete mai, <strong>di</strong> fronte a qualunque arroganza <strong>di</strong><br />

cultura mondana, della <strong>testi</strong>monianza da rendere al Signore Gesù e alle sue parole <strong>di</strong> vita (cf. 2 Tm 1,<br />

8).<br />

Il corpo stesso <strong>di</strong> Cristo la <strong>Chiesa</strong> oggi pone tra le vostre mani: la devozione commossa e<br />

affettuosa con cui vorrete sempre trattarlo sia per tutti i fratelli scuola <strong>di</strong> pietà, aiuto a tener viva la<br />

<strong>di</strong>fficile fede nell’Eucaristia, richiamo pensoso al mondo invisibile e vero.<br />

Infine col <strong>di</strong>aconato la <strong>Chiesa</strong> vi deputa in modo particolare al ministero della carità e vi<br />

raccomanda i suoi tesori più veri, che sono i poveri, cioè tutti coloro che socialmente, moralmente o<br />

intellettualmente sono nell’in<strong>di</strong>genza e inconsciamente gridano a Dio. «Quali tesori più preziosi ha<br />

Cristo <strong>di</strong> quelli nei quali ha detto <strong>di</strong> trovarsi ? » (S. Ambrogio, De officiis II, 140).<br />

Tutto ciò oggi vi viene consegnato. Custo<strong>di</strong>te dunque questo « buon deposito con l’aiuto dello<br />

Spirito Santo che abita in voi » (2 Tm 1, 14).<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXX, 9/1989, pp. 308-309.


[…]<br />

OMELIA NELLA MESSA<br />

PER L’ORDINAZIONE DEI DIACONI PERMANENTI<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Domenica 18 febbraio 1990<br />

Il <strong>di</strong>acono non è un sacerdote, ma come il sacerdote è segnato indelebilmente dall’or<strong>di</strong>ne sacro, che<br />

gli dà una speciale configurazione a Cristo, unico pastore del popolo santo <strong>di</strong> Dio.<br />

Il <strong>di</strong>acono non è posto <strong>di</strong>rettamente a capo e a guida della comunità dei credenti, ma aiuta da vicino<br />

il presbitero a radunare il gregge e a condurlo con amabilità e con fermezza <strong>sul</strong>la giusta via che conduce<br />

alla casa del Padre.<br />

Il <strong>di</strong>acono non presiede alla celebrazione eucaristica e non pronuncia la grande preghiera<br />

consacratoria che ci pone tra le mani la Vittima pura, santa e immacolata dell’unico sacrificio redentore;<br />

ma è colui che all’altare si avvicina e si familiarizza più <strong>di</strong> ogni altro al mistero grande e tremendo -<br />

mistero della fede! - ed è chiamato a prendersi cura in modo imme<strong>di</strong>ato del corpo e del sangue <strong>di</strong><br />

Cristo.<br />

Il <strong>di</strong>acono non assolve i peccati nel sacramento della riconciliazione, ma con l’annuncio del<br />

Vangelo <strong>di</strong> conversione e con la sua parola piena <strong>di</strong> fede aiuta i fratelli ad arrendersi alla misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

Dio e a percorrere la via <strong>di</strong>fficile ma salutare del pentimento.<br />

Come si vede, il <strong>di</strong>acono non si contrappone al presbitero né si giustappone a lui con una presenza<br />

a parte e con un’azione autonoma. Piuttosto gli si associa intimamente, e proprio dal presbitero<br />

desume sia l’impulso a <strong>di</strong>ffondere operosamente la carità, sia le <strong>di</strong>rettive per ogni attenzione pastorale,<br />

sia la luce per restare sempre con semplicità e con consapevolezza entro l’ortodossia della fede.<br />

Il <strong>di</strong>acono è un uomo <strong>di</strong> pace, tanto è vero che toccano a lui nel rito tutti gli annunci <strong>di</strong> pace. Ma è<br />

anche un uomo <strong>di</strong> verità, tanto è vero che a lui è riservata la proclamazione del Vangelo.<br />

E per attendere bene a questi compiti - che come tutte le cose <strong>di</strong> Dio sono al tempo stesso<br />

esteriormente <strong>di</strong>messe e intrinsecamente sublimi - si manterrà sempre in stretta comunione <strong>di</strong> spirito,<br />

<strong>di</strong> pensieri, <strong>di</strong> affetti con il vescovo, cercando <strong>di</strong> assimilarne e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffonderne il magistero, e <strong>di</strong> attuarne<br />

gli orientamenti pastorali nell’ambito concreto della sua missione.<br />

* * *<br />

In virtù dell’or<strong>di</strong>ne sacro ricevuto, come il presbitero anche il <strong>di</strong>acono deve essere uomo <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong><br />

orazione, <strong>di</strong> carità. E come il presbitero avvertirà con acuta sensibilità la <strong>di</strong>mensione ecclesiale del suo<br />

credere, del suo pregare, del suo amare: farà della sua fede un annuncio <strong>di</strong> fede, per l’e<strong>di</strong>ficazione dei<br />

fratelli e l’evangelizzazione del mondo; darà alla sua liturgia <strong>di</strong> lode il respiro e la passione della Sposa<br />

<strong>di</strong> Cristo che eleva infaticabilmente allo Sposo il suo canto d’amore; si adopererà perché il grande<br />

precetto della carità verso Dio e verso il prossimo, che informerà tutta la sua vita personale, si riverberi<br />

poi nella vita della intera comunità dei fratelli.<br />

Vale con particolare urgenza per il <strong>di</strong>acono l’impossibile comando, che abbiamo raccolto dalle<br />

labbra stesse del Signore: « Siate perfetti come il Padre vostro celeste» (Mt 5, 48).<br />

Comando impossibile, perché è inarrivabile il modello che ci viene proposto. Ma proprio qui sta<br />

la bellezza e la forza <strong>di</strong> questo misterioso imperativo: proprio perché proiettata verso sconfinati<br />

orizzonti, non può allentarsi mai la nostra tensione a vivere secondo la legge della perfetta giustizia,<br />

della instancabile misericor<strong>di</strong>a, dell’amore eroico che arriva a includere nel prossimo da amare anche i<br />

nemici. Appunto perché siamo invitati a puntare all’infinito, nessun grado <strong>di</strong> santità raggiunto può<br />

metterci nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> chi si crede arrivato, e perciò è tentato <strong>di</strong> sedersi e <strong>di</strong> non impegnarsi più.<br />

[…]<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXI, 2/1990, pp. 33-34.


[…]<br />

OMELIA NELLA MESSA<br />

PER LE ORDINAZIONI DIACONALI<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Sabato 5 ottobre 1991<br />

Il <strong>di</strong>aconato è, per eccellenza, un « servizio ». E niente, nella logica mondana, potrebbe apparire<br />

meno gratificante <strong>di</strong> questo sottoporsi, <strong>di</strong> questo mettersi alle <strong>di</strong>pendenze altrui. Tanto che la parola «<br />

servo » è un termine che ormai nella società o<strong>di</strong>erna viene evitato; ma non nella <strong>Chiesa</strong>, la quale sa che<br />

con questa qualifica si è presentato a noi lo stesso Figlio <strong>di</strong> Dio, «venuto non per essere servito, ma<br />

per servire» (cf. Mt 20, 28). Da allora, da quando siamo stati redenti da un’obbe<strong>di</strong>enza e da una<br />

sottomissione, nel cristianesimo « colui che vuol <strong>di</strong>ventare grande, si fa servo, e colui che vuol essere<br />

il primo, si fa ad<strong>di</strong>rittura schiavo »(cf. Mt 20, 26.27).<br />

Voi, carissimi can<strong>di</strong>dati al <strong>di</strong>aconato, appunto per mettervi al servizio del vero bene dei fratelli, gli<br />

or<strong>di</strong>ni li prenderete da Gesù, il solo che conosce senza errore che cosa giova e che cosa non giova<br />

all’uomo. E come la <strong>di</strong>vina chiamata vi è stata notificata dalla <strong>Chiesa</strong>, così dalla me<strong>di</strong>azione della<br />

<strong>Chiesa</strong>, e non da altri, arriveranno a voi i coman<strong>di</strong> e le <strong>di</strong>rettive del Signore.<br />

* * *<br />

Il primo servizio che vi si chiede è quello <strong>di</strong> « annunziare apertamente la verità» (cf. 2 Cor 4, 2): la<br />

verità che salva, la verità che dà significato alla vita dell’uomo, la verità che illumina e motiva ogni<br />

giusta scelta.<br />

L’annunzierete con mitezza, con umiltà, senz’ira e senza arroganza; ma l’annunzierete « apertamente<br />

», cioè senza ambiguità o infingimenti, senza reticenze o mutilazioni. E non sarà un’impresa facile,<br />

perché da molti segni sembra che siano proprio arrivati i tempi in cui - come è detto nella seconda<br />

lettera a Timoteo - « non si sopporta più la sana dottrina, e gli uomini si circondano <strong>di</strong> maestri<br />

secondo le proprie voglie, rifiutando <strong>di</strong> dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Tm 4, 3).<br />

Soprattutto dovete badare <strong>di</strong> « non pre<strong>di</strong>care voi stessi, ma Cristo Signore» (cf. 2 Cor 4, 5). E<br />

quin<strong>di</strong> non le vostre opinioni e le vostre opzioni preferenziali, ma la persona adorabile dell’Uomo-Dio<br />

crocifisso e risorto, unico Salvatore degli uomini e unico Re della storia, l’avvenimento entusiasmante<br />

del nostro riscatto, la realtà del mondo invisibile e del nostro destino eterno, il pro<strong>di</strong>gio luminoso<br />

anche se velato della <strong>Chiesa</strong>.<br />

Il secondo servizio è quello all’altare e alla presenza arcana del Corpo e del Sangue del Signore<br />

nell’eucaristia. Nei gesti pieni <strong>di</strong> riverenza, <strong>di</strong> intelligenza, d’amore, nella gravità del comportamento,<br />

nella proprietà e nella completezza delle vesti liturgiche, voi sorreggerete e ravviverete la fede del<br />

popolo <strong>di</strong> Dio, che sempre vi guarderà con attenzione e vorrà trovarvi <strong>testi</strong>moni atten<strong>di</strong>bili del mistero.<br />

Il terzo servizio è quello della lode. Il <strong>di</strong>aconato vi associa intimamente al canto della Sposa al suo<br />

Signore e all’inno sublime che il Sacerdote della Nuova Alleanza non si stanca <strong>di</strong> rivolgere al Padre.<br />

Nella liturgia delle ore, fedelmente e integralmente celebrata, le vostre labbra <strong>di</strong>ventano le labbra <strong>di</strong><br />

Cristo, le vostre parole appartengono al colloquio sponsale della <strong>Chiesa</strong>; e anzi in voi, « fatti voce <strong>di</strong><br />

ogni creatura », l’universo esprime l’adorazione, la gratitu<strong>di</strong>ne, l’implorazione al Dio principio <strong>di</strong> tutti<br />

gli esseri e sorgente <strong>di</strong> ogni bene.<br />

Ma c’è un servizio, cui il <strong>di</strong>aconato vi destina, che li riassume e li ispira tutti, ed è quello della<br />

carità. « Per amore <strong>di</strong> Gesù » (2 Cor 4, 5) e per amore degli uomini, che sono la sua immagine viva,<br />

attenderete al ministero della parola. Mossi dall’amore per Cristo e per i fratelli <strong>di</strong>spenserete il Corpo<br />

e il Sangue del Signore e servirete all’altare. La vostra preghiera sia sempre ardente <strong>di</strong> quell’amore per<br />

Dio e per la creazione <strong>di</strong> Dio, che bruciava nel cuore del Redentore.<br />

L’amore vi suggerirà le azioni che impreziosiranno la vostra giornata e vi farà solleciti dei ragazzi e<br />

dei giovani che hanno bisogno <strong>di</strong> essere aiutati a crescere bene, dei sofferenti dei malati e degli anziani<br />

che vi domanderanno un po’ <strong>di</strong> consolazione e <strong>di</strong> speranza, del poveri che hanno bisogno del necessario<br />

per vivere, dei dubbiosi e degli erranti che sono in cerca <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> grazia.<br />

[…]<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXII, 9/1991, pp. 291-293.


OMELIA NELLA MESSA<br />

PER LE ORDINAZIONI DIACONALI<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Domenica 16 febbraio 1992<br />

«Vi sono <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> ministeri, ma uno solo è il Signore» (1 Cor 12, 5). Non si arriva a cogliere<br />

la vera natura dei ministeri ecclesiali, se non si parte dalla contemplazione dell’Unico che merita<br />

davvero i nostri servizi: Gesù, il Figlio <strong>di</strong> Dio crocifisso e risorto, re dell’universo e dei cuori.<br />

In lui, nella sua singolarità e nella sua centralità, ogni funzione ecclesiale si unifica: vescovi,<br />

presbiteri, <strong>di</strong>aconi tutti siamo, con <strong>di</strong>versi compiti, ugualmente servi dell’unico Padrone. Come tutti<br />

siamo fratelli, costituiti nell’identica <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> figli <strong>di</strong> Dio in virtù della comune generazione<br />

dall’unico Padre, in virtù della redenzione ottenutaci dall’unico Salvatore, in virtù dell’unico Spirito<br />

che tutti allo stesso modo ci ricrea e ci santifica, così tutti noi che siamo «ministri» - vescovi,<br />

presbiteri, <strong>di</strong>aconi - siamo relativi per un titolo nuovo (quello appunto del «servizio» assegnatoci da un<br />

sacramento) a colui che, essendo risorto e Signore, vive e regna nei secoli.<br />

[…]<br />

Essere <strong>di</strong>aconi nella verità vuol <strong>di</strong>re avere acuto e continuo il senso <strong>di</strong> Cristo risorto e Signore, e<br />

fare della propria esistenza un rapporto sempre più intenso con lui.<br />

A lui, che è oggi vivo e sempre sta in ascolto <strong>di</strong> quanto noi gli <strong>di</strong>ciamo, voi eleverete<br />

quoti<strong>di</strong>anamente a nome <strong>di</strong> tutto il popolo <strong>di</strong> Dio la liturgia della lode, che è il canto d’amore che la<br />

<strong>Chiesa</strong> non si stanca <strong>di</strong> offrire al suo Sposo, a vantaggio dell’intera famiglia umana.<br />

A lui, che nel santuario eterno è sempre in atto <strong>di</strong> presentare se stesso come vittima della Nuova<br />

Alleanza, voi presterete la vostra trepida e commossa attenzione, quando la celebrazione eucaristica vi<br />

porterà mistericamente davanti alla maestà <strong>di</strong>vina, vi farà prossimi all’altare del cielo, vi coinvolgerà<br />

arcanamente, da vicino, nell’azione sacrificale che è il cuore della storia e il segreto della vita del<br />

mondo.<br />

Collaboratori stretti dell’or<strong>di</strong>ne sacerdotale, siete anche voi investiti della missione <strong>di</strong> annunciatori<br />

della salvezza; una salvezza che è elargita al mondo non da una brillante concatenazione <strong>di</strong> idee né da<br />

una sagace organizzazione operativa, né da una eccezionale capacità <strong>di</strong> allestire indagini scientifiche,<br />

sociologiche, psicologiche, ma da un avvenimento concreto, preciso, imparagonabile: l’avvenimento<br />

della risurrezione <strong>di</strong> Cristo. Proprio <strong>di</strong> questo dovrete soprattutto essere i ban<strong>di</strong>tori.<br />

Non basta che parliate dell’insegnamento solidaristico del Signore Gesù, né del suo buon esempio<br />

<strong>di</strong> altruismo e <strong>di</strong> compassione, né del suo Vangelo <strong>di</strong> fraternità universale, né <strong>di</strong> qualunque altro valore<br />

cristiano che possa essere utile a migliorare la nostra convivenza terrena. Dobbiamo proprio, e più <strong>di</strong><br />

ogni altra cosa, proclamare la sola verità che ci consente <strong>di</strong> sperare in una salvezza che valga anche<br />

dopo la morte. Perché, come ci ha detto la seconda lettura, «se noi abbiamo speranza in Cristo<br />

soltanto in questa vita, siamo da compiangere più <strong>di</strong> tutti gli uomini» (1 Col 15, 19).<br />

Dalla vostra voce, dalla vostra fede limpida e forte, dalla vostra <strong>testi</strong>monianza <strong>di</strong> vita, possano<br />

dunque gli uomini che incontrerete essere conquistati dalla sola «notizia» che sia veramente e<br />

sostanzialmente «buona»: la notizia che «Cristo è risuscitato dai morti, primizia <strong>di</strong> coloro che sono<br />

morti » (1 Cor 15, 20).<br />

* * *<br />

La profonda consapevolezza della «Pasqua» <strong>di</strong> Cristo alimenterà in voi l’amore genuino per la<br />

<strong>Chiesa</strong> e ispirerà altresì il vostro impegno <strong>di</strong> carità.<br />

La <strong>Chiesa</strong> è una realtà sempre giovane e viva - e non soltanto un club culturale o una federazione <strong>di</strong><br />

attività benefiche o una società <strong>di</strong> mutuo soccorso - perché scorre inesauribile in lei la vita nuova e la<br />

perenne giovinezza del suo Signore, che una volta per tutte ha vinto la sua e la nostra morte.<br />

Solo in questa prospettiva acquistano senso anche le azioni che sembrano umanamente insensate,<br />

come farsi poveri coi poveri, piangere con chi piange, accettare <strong>di</strong> essere offesi e umiliati con chi è<br />

trascurato o perseguitato dai poteri mondani: perché in tutti coloro che soffrono è presente colui che è<br />

sempre vivo ed è sempre Signore, colui che noi abbiamo seriamente deciso <strong>di</strong> servire.<br />

* * *


Scegliere un ideale come questo, è certamente un proposito sovrumano, che necessariamente<br />

sgomenta la nostra piccolezza. Ma voi oggi non ricevete soltanto un incarico, ricevete un sacramento.<br />

Che vuol <strong>di</strong>re: ricevete una grazia, anzi una fonte permanente <strong>di</strong> grazie; ricevete una energia che proprio<br />

nella debolezza umana si compiace <strong>di</strong> manifestarsi (cf. 2 Cor 12, 9); ricevete insomma un invincibile<br />

motivo <strong>di</strong> fiducia.<br />

Chi è segnato per sempre dal sacramento dell’or<strong>di</strong>ne, è posto per sempre in una connessione nuova<br />

con colui che, essendo risorto, è sempre vivo e potente. Perciò anche voi sarete come gli alberi<br />

piantati lungo i corsi d’acqua, <strong>di</strong> cui ci ha parlato il profeta: non temerete l’arsura delle desolazioni,<br />

non intristirete nella siccità degli scoraggiamenti e delle incomprensioni, non cesserete mai <strong>di</strong> produrre<br />

i vostri frutti, per il bene e la prosperità della nostra <strong>Chiesa</strong>.<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXIII, pp. 37-39.


OMELIA NELLA MESSA<br />

PER LE ORDINAZIONI DIACONALI<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Sabato 10 ottobre 1992<br />

[…]<br />

Ricevendo l’or<strong>di</strong>ne del <strong>di</strong>aconato, voi <strong>di</strong>ventate ufficialmente annunciatori del «Vangelo <strong>di</strong> Gesù<br />

Cristo Figlio <strong>di</strong> Dio » (cf. Mc 1, 1).<br />

Parlerete <strong>di</strong> lui, della sua calda e completa umanità, della sua storica concretezza, con l’entusiasmo<br />

comunicativo <strong>di</strong> chi è già stato da lui affascinato e non si stanca <strong>di</strong> contemplarne la figura, <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>tarne le azioni, <strong>di</strong> ascoltarne gli insegnamenti.<br />

Ne <strong>testi</strong>monierete la «messianicità», presentandolo come colui che è inconsciamente atteso e<br />

desiderato dalla realtà profonda e autentica <strong>di</strong> ogni uomo, che senza <strong>di</strong> lui non sa <strong>di</strong>fendersi dalle<br />

insi<strong>di</strong>e della insensatezza, dell’avvilimento, della <strong>di</strong>sperazione. Lo ad<strong>di</strong>terete come colui che,<br />

risorgendo dal sepolcro, ci pone in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scampare dall’assur<strong>di</strong>tà senza rime<strong>di</strong>o della nostra<br />

morte che tutto vanifica.<br />

Lo proclamerete Unigenito del Padre, avviando con pazienza e con fermezza i vostri fratelli alla<br />

comprensione del mistero insondabile ma vivificante della sua <strong>di</strong>vinità.<br />

Sulle vostre labbra la parola dì Dio non sia incatenata (cf. 2 Tm 2, 9) dalla vostra timi<strong>di</strong>tà o dalla<br />

vostra indolenza o dalla vostra poca fiducia nella sua intrinseca forza, perché il Vangelo sa far breccia<br />

nei cuori anche quando sembra senza efficacia ai nostri occhi. […]<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXIII, 9/1992, pp. 339-340.


OMELIA NELLA MESSA<br />

PER LE ORDINAZIONI DIACONALI<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Domenica 21 febbraio 1993<br />

[…]<br />

Divenendo <strong>di</strong>aconi, voi siete chiamati a <strong>di</strong>ventare ministri della <strong>di</strong>vina sapienza.<br />

Non è una sapienza che possa fondarsi <strong>sul</strong>la cultura umana, <strong>sul</strong>le doti naturali <strong>di</strong> eloquenza, <strong>sul</strong>la<br />

informazione circa le scienze e le dottrine del mondo. Anzi, san Paolo oggi vi ammonisce: « Se<br />

qualcuno tra voi si crede un sapiente <strong>di</strong> questo mondo, si faccia stolto per <strong>di</strong>ventare sapiente davanti a<br />

Dio » (cf. 1 Cor 3, 18).<br />

È piuttosto la sapienza della croce, la sapienza del <strong>di</strong>segno del Padre che rovescia i potenti dai troni<br />

ed esalta gli umili (cf. Lc 1, 52), la sapienza che consiste nella comprensione del Signore Gesù, unica<br />

via, unica mèta, unica forza dell’uomo, il quale per se stesso è debole e smarrito.<br />

La parola dell’annuncio evangelico appare spesso <strong>di</strong>sadorna e povera a chi abitualmente si lascia<br />

incantare dalle frasi ad effetto che da mille pulpiti riempiono <strong>di</strong> vuoto le giornate dei nostri<br />

contemporanei. Ma questo non deve turbarci, perché ci è stato rivelato appunto che « è piaciuto a Dio<br />

<strong>di</strong> salvare i credenti con la stoltezza della pre<strong>di</strong>cazione » (1 Cor 1, 21).<br />

E che cosa è contenuto in questa pre<strong>di</strong>cazione ? « Noi pre<strong>di</strong>chiamo - ci <strong>di</strong>ce san Paolo - Cristo<br />

potenza <strong>di</strong> Dio e sapienza <strong>di</strong> Dio » (cf. 1 Cor 1, 24).<br />

Ministri <strong>di</strong> questa sapienza, dovrete arricchirvene prima voi stessi. È la sapienza che spesso<br />

scoprirete nelle riflessioni dei semplici, che hanno il cuore puro; è la sapienza che talvolta cogliamo<br />

<strong>sul</strong>le labbra <strong>di</strong> chi ha molto sofferto, e nella sofferenza ha assimilato la lezione impareggiabile del<br />

Crocifisso; è la sapienza <strong>di</strong> chi, avendo continuamente cercato nei suoi atti <strong>di</strong> scegliere il bene e <strong>di</strong><br />

rifuggire dal male, è in grado <strong>di</strong> risolvere con imme<strong>di</strong>atezza secondo la verità <strong>di</strong> Dio i problemi morali<br />

che si presentano nella vita, sui quali invece tanto frequentemente fanno confusione gli intellettuali e<br />

gli opinionisti <strong>di</strong> questo mondo.<br />

Divenendo <strong>di</strong>aconi, <strong>di</strong>ventate ministri dell’amore evangelico. L’amore che il Signore ci manda a<br />

proclamare è l’amore capace <strong>di</strong> perdono, l’amore che non si aspetta un contraccambio, l’amore che non<br />

risponde al male col male ma tenta sempre <strong>di</strong> vincere il male col bene.<br />

Gesù riassume tutto ciò nella tremenda concretezza <strong>di</strong> una piccola frase, che è tanto facile da <strong>di</strong>re<br />

quanto <strong>di</strong>fficile da praticare: « Amate i vostri nemici » (Mt 5, 44).<br />

Questo vuol <strong>di</strong>re che il cristiano, se può imbattersi in uomini malevoli e in persecutori che lo<br />

offendono e lo tormentano, lui per se stesso non ha mai nemici personali: l’unico suo nemico è il<br />

male, che non si stancherà <strong>di</strong> contrastare. È una regola ardua e sublime che ci avvicina a Dio, il quale<br />

o<strong>di</strong>a fortemente il peccato ma continua a voler bene al peccatore, che rimane sempre un suo figlio da<br />

ricondurre a casa.<br />

Divenendo <strong>di</strong>aconi, sarete ministri <strong>di</strong> santificazione. Certo lo sarete in appoggio e complemento<br />

dell’azione sacerdotale, ma anche voi - con l’annuncio della parola <strong>di</strong> Dio, il rito eucaristico cui sarete<br />

intimamente partecipi, l’esercizio ecclesiale della carità - sarete strumenti privilegiati della<br />

comunicazione ai fratelli della vita <strong>di</strong>vina.<br />

« Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo » (Lv 19, 2). « Siate perfetti come è<br />

perfetto il Padre vostro celeste » (Mt 5, 48). Voi dovrete aiutare i pastori della <strong>Chiesa</strong> a proporre a<br />

tutti questo sorprendente programma, che sarebbe assurdo se non fosse inserito nell’integralità<br />

dell’esistenza cristiana, dove l’energia vivificante dello Spirito ci può dare anche ciò che sembra ed è<br />

lontanissimo dalla nostra povertà <strong>di</strong> creature effimere e peccatrici.<br />

[…]<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXIV, 2/1993, pp. 43-44.


[…]<br />

OMELIA NELLA MESSA<br />

PER LE ORDINAZIONI AL DIACONATO PERMANENTE<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Domenica 13 febbraio 1994<br />

Una parola che ritorna frequentemente nell’o<strong>di</strong>erna liturgia è la parola «servizio».<br />

Nel cristianesimo ogni autorità, ogni gerarchia, ogni <strong>di</strong>gnità conferita è « per il servizio »: questo<br />

appartiene alla logica profonda <strong>di</strong> tutta l’esistenza ecclesiale. Ma il <strong>di</strong>acono reca nel suo stesso nome<br />

l’urgenza <strong>di</strong> questo compito e l’intrinseca necessità <strong>di</strong> questa missione. A lui le mani vengono imposte<br />

proprio « perché serva », a immagine <strong>di</strong> colui che « non venne per essere servito ma per servire ».<br />

Qual è propriamente il servizio del <strong>di</strong>acono ? li Concilio Vaticano II ce lo insegna con analitica<br />

precisione: « Spetta al <strong>di</strong>acono ... amministrare solennemente il battesimo, conservare e <strong>di</strong>stribuire<br />

l’eucaristia, assistere e bene<strong>di</strong>re il matrimonio in nome della <strong>Chiesa</strong>, portare il viatico ai moribon<strong>di</strong>,<br />

leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei<br />

fedeli, amministrare i sacramenti, presiedere al rito del funerale e della sepoltura. De<strong>di</strong>ti ai compiti <strong>di</strong><br />

carità e <strong>di</strong> aiuto nel servizio ecclesiale, i <strong>di</strong>aconi si ricor<strong>di</strong>no del monito <strong>di</strong> san Policarpo: “Siano<br />

misericor<strong>di</strong>osi, attivi, camminino nella verità del Signore, il quale si è fatto servo <strong>di</strong> tutti”» (Lumen<br />

gentium 29).<br />

In questa multiforme operosità tra i fratelli, il <strong>di</strong>acono ha come punto in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> riferimento<br />

colui che nella <strong>di</strong>ocesi è il successore degli apostoli. In uno scritto dei primi tempi cristiani si <strong>di</strong>ce<br />

ad<strong>di</strong>rittura che il <strong>di</strong>acono è «l’orecchio, la bocca, il cuore e l’anima del vescovo» (Didascalia<br />

apostolorum II, 44/4).<br />

Tocca dunque al vescovo, che si avvale in questo <strong>di</strong> collaboratori meritevoli <strong>di</strong> fiducia, giu<strong>di</strong>care<br />

dell’autenticità della vocazione dei can<strong>di</strong>dati e accertarsi della loro preparazione al ministero. Tocca al<br />

vescovo assegnare liberamente gli or<strong>di</strong>nati alle singole comunità cristiane e ai singoli compiti<br />

<strong>di</strong>ocesani. Tocca ancora al vescovo vigilare perché l’azione <strong>di</strong> tutti i sacri ministri sia perfettamente<br />

consonante non solo con l’ortodossia della fede, ma anche con la <strong>di</strong>sciplina liturgica e con le<br />

in<strong>di</strong>cazioni pastorali che egli dà al gregge che gli è affidato.<br />

Mi è caro a questo proposito rendere <strong>testi</strong>monianza <strong>di</strong> fronte alla mia <strong>Chiesa</strong>, che in tutti questi<br />

anni ho sempre sentito i miei <strong>di</strong>aconi vicini a me per la comunione <strong>di</strong> pensieri, <strong>di</strong> affetti, <strong>di</strong> intenti,<br />

sempre aperti ad accogliere il magistero episcopale, sempre <strong>di</strong>sposti a una sincera e cor<strong>di</strong>ale<br />

collaborazione.<br />

* * *<br />

In questo biennio della fede, vorrei però richiamare quanto ho scritto nella Nota Pastorale « Guai a<br />

me... »: « Espressi e costituiti dallo stesso sacramento dell’or<strong>di</strong>ne, anche i <strong>di</strong>aconi - come il vescovo e<br />

i presbiteri - devono guardare all’evangelizzazione come a loro dovere primario. Incaricati come sono <strong>di</strong><br />

proclamare il Vangelo nella celebrazione eucaristica, essi sanno che questo loro compito liturgico<br />

prosegue e si amplia poi nell’annuncio <strong>di</strong> Cristo e della sua redenzione a tutte le realtà in cui si<br />

imbattono» (n. 60).<br />

Per cooperare efficacemente all’impresa della nuova evangelizzazione, come è specificamente<br />

richiesto dal ministero che è loro conferito, i <strong>di</strong>aconi devono farsi ascoltatori più <strong>di</strong> ogni altro<br />

appassionati della parola <strong>di</strong> Dio, lettori riflessivi e oranti della Sacra Scrittura.<br />

Chi ignora la parola <strong>di</strong> Dio o la conosce solo approssimativamente, è <strong>di</strong>fficile che possa <strong>di</strong>ventare<br />

apostolo autentico dell’Evangelo. E chi non l’ascolta prima dentro <strong>di</strong> sé e non si sforza <strong>di</strong> ispirare ad<br />

essa, come è proposta dall’insegnamento della <strong>Chiesa</strong>, tutta la sua condotta, è <strong>di</strong>fficile che possa<br />

<strong>di</strong>ventare un annunciatore davvero incisivo.<br />

[…]<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXV, 2/1994, pp. 57-58.


OMELIA NELLA MESSA<br />

PER L’ORDINAZIONE DEI DIACONI PERMANENTI<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Domenica 5 febbraio 1995<br />

Il primo grado dell’or<strong>di</strong>ne sacro è esplicitamente connotato dall’idea <strong>di</strong> servizio. «Diacono » è<br />

appunto colui che, nell’ambito della realtà ecclesiale, organicamente e quasi professionalmente si fa «<br />

servo», modellandosi su colui che « non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria<br />

vita in riscatto per molti» (Mc 10, 45).<br />

Questa citazione è illuminante, perché chiarisce bene lo scopo ultimo <strong>di</strong> questa missione esercitata<br />

a vantaggio dei fratelli: non per accrescere il loro benessere terreno, né per venire in soccorso dei loro<br />

guai economici e sociali, né per realizzare una miglior promozione umana (traguar<strong>di</strong> tutti legittimi e<br />

ammirevoli, ma non sostanziali in questo impegno); bensì per operare il loro « riscatto », vale a <strong>di</strong>re la<br />

loro liberazione dal male, cioè dall’errore, dal peccato, dalla morte.<br />

Questo è lo scopo del « servizio » esercitato da Cristo; questo è anche lo scopo primario del<br />

nostro.<br />

I <strong>di</strong>aconi sono dunque assunti nel grande gioco del Padre, « il quale vuole che tutti gli uomini<br />

siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » (1 Tm 2, 4): esercitando questo sacro ministero<br />

essi <strong>di</strong>ventano a un titolo specifico e definitivo «collaboratori della redenzione ».<br />

È pacifico che i beneficiari siano gli « altri », a cominciare dai « prossimi », secondo<br />

l’insegnamento evangelico. Ma a chi deve essere rivolto questo servizio, con un rapporto tipico e<br />

personale?<br />

La parola <strong>di</strong> Dio ci in<strong>di</strong>ca una molteplicità <strong>di</strong> destinatari e ci parla, ad esempio, <strong>di</strong> «<strong>di</strong>aconi <strong>di</strong> Dio<br />

» (cf. 1 Tm 3, 2), <strong>di</strong> « <strong>di</strong>aconi <strong>di</strong> Cristo » (cf. Col 1, 7), <strong>di</strong> « <strong>di</strong>aconi della <strong>Chiesa</strong> » (cf. Col 1, 25).<br />

Perciò voi, carissimi, appunto <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> Cristo, della <strong>Chiesa</strong> siete chiamati a farvi servi, con una<br />

donazione che, prima ancora <strong>di</strong> esprimersi in atti esteriori, deve sostanziarsi <strong>di</strong> un atteggiamento<br />

profondo dello spirito e <strong>di</strong> una intimità consapevole e appassionata.<br />

[…]<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXVI, 2/1995, pp. 26-28.


OMELIA NELLA MESSA<br />

PER L’ORDINAZIONE DEI DIACONI PERMANENTI<br />

Basilica <strong>di</strong> S. Petronio<br />

Domenica 18 febbraio 1996<br />

[…]<br />

Diffondere il Vangelo <strong>di</strong> Cristo è <strong>di</strong> per sé incombenza <strong>di</strong> tutti i battezzati.<br />

È legge intrinseca al piano <strong>di</strong> salvezza, <strong>di</strong>sposto per noi dalla benevolenza del Padre, che chi è stato<br />

investito dalla luce <strong>di</strong>vina riverberi poi questa luce sugli altri; che chi è stato raggiunto dall’azione <strong>di</strong><br />

grazia, si faccia collaboratore <strong>di</strong> questa azione nella <strong>di</strong>latazione del Regno <strong>di</strong> Dio tra gli uomini; che<br />

chi è stato evangelizzato, <strong>di</strong>venti lui stesso evangelizzatore.<br />

Nessuno può ritenersi soltanto destinatario ultimo, conclusivo e dunque inerte dell’amore creatore e<br />

riscattatore che sta costruendo il mondo nuovo; ogni destinatario è chiamato a farsi lui stesso tramite e<br />

quasi comprincipio <strong>di</strong> questo amore a vantaggio dei fratelli. Questo è senza dubbio uno degli aspetti<br />

più sorprendenti e al tempo stesso più entusiasmanti del « mistero nascosto da secoli nella mente <strong>di</strong><br />

Dio» (cf. Ef 3, 9); quel « mistero » che è stato adesso manifestato per mezzo dello Spirito (cf. Ef 3,<br />

5), ed è stato « attuato in Cristo Gesù nostro Signore » (cf. Ef 3, 11).<br />

Ma se ciò vale per tutti i cristiani, a doppio titolo vale per voi, carissimi che state per <strong>di</strong>ventare<br />

<strong>di</strong>aconi. Oggi questa missione evangelizzatrice, che è già vostra in virtù del battesimo, <strong>di</strong>venta, per<br />

così <strong>di</strong>re, « più vostra » in virtù dell’or<strong>di</strong>ne sacro. Il ministero <strong>di</strong>aconale, ponendovi tra le mani la<br />

realtà <strong>di</strong> Cristo nel sacramento del suo « Corpo dato » e del suo « Sangue versato », per ciò stesso vi<br />

costituisce annunziatori propri e necessari della redenzione e aral<strong>di</strong> specifici del Redentore.<br />

Nella celebrazione eucaristica - che è come la « epifania » e quasi la realizzazione prima e sintetica<br />

dell’intera ricchezza ecclesiale - al <strong>di</strong>acono e non ad altri è affidato <strong>di</strong> proclamare il Vangelo. Questo è<br />

un segno e un insegnamento: al <strong>di</strong>acono - prima e più che ad altri - tocca <strong>di</strong> portare la «buona notizia»<br />

che ci è venuta dal cielo, sia all’interno della comunità dei credenti, sia all’esterno in ogni convivenza<br />

umana, dal momento che tutti sono oggettivamente in attesa della salvezza.<br />

Annunzierete quin<strong>di</strong> la « buona notizia »: la « buona notizia » che la vita dei singoli,<br />

immancabilmente piena <strong>di</strong> guai e <strong>di</strong> sofferenze inspiegabili, non è un’avventura insensata perché un<br />

giorno tutti i conti saranno pareggiati; che la storia non è una vicenda dolente e iniqua, senza uno<br />

scopo che la gratifichi e senza un esito positivo che la riscatti; che niente va perduto <strong>di</strong> ciò che si fa e<br />

si patisce, perché tutto cospira e aiuta a portarci a un traguardo <strong>di</strong> verità, <strong>di</strong> letizia, <strong>di</strong> amore.<br />

Annunzierete la « buona notizia » che la morte è vinta, che il malessere, la tristezza, il terrore <strong>di</strong><br />

finire nel niente (che alla fine sembra inghiottirci) sono <strong>di</strong>ssolti, dal momento che nel Figlio <strong>di</strong> Dio,<br />

morto per noi e glorificato, è stato realmente messo a nostra <strong>di</strong>sposizione un destino <strong>di</strong> risurrezione e<br />

<strong>di</strong> vita eterna.<br />

Annunzierete la «buona notizia» che non c’è peccato in noi che non sia stato già superato ed estinto<br />

nel sacrificio cruento <strong>di</strong> Cristo, purché ci lasciamo raggiungere dalla forza purificatrice <strong>di</strong> questo sangue<br />

benedetto; che dopo ogni indegnità e ogni sconfitta è sempre dato a tutti <strong>di</strong> cominciare da capo e <strong>di</strong><br />

tornare, se lo vogliamo, in amicizia col Signore; che non c’è potenza <strong>di</strong> male che possa infierire<br />

indefinitamente su <strong>di</strong> noi, se appena desideriamo restare o rientrare nella comunione con colui che «ha<br />

vinto il mondo » (cf. Gv 16, 33).<br />

Annunzierete tutto questo, e sarà un annunzio <strong>di</strong> gioia. Annunzierete tutto questo, e sarà la carità<br />

più alta e preziosa che potrete esercitare.<br />

Avrete garanzia assicurata <strong>di</strong> essere annunziatori vali<strong>di</strong> se avvertirete con luci<strong>di</strong>tà e intensità il<br />

vostro privilegio <strong>di</strong> <strong>di</strong>aconi, posti a servire da vicino i santi misteri.<br />

Come gli antichi leviti, anche voi presterete servizio alla « Dimora » (cf. Nm 3, 7.8); cioè al luogo<br />

della permanenza illuminante e infocata della Divinità in mezzo alle tenebre e alle vuotezze del mondo.<br />

E anzi sarete più efficaci e tanto più fortunati <strong>di</strong> loro, quanto più la realtà palpitante del sacrificio della<br />

Nuova Alleanza e la presenza viva <strong>sul</strong> nostro altare del Crocifisso Risorto, nel quale « inabita<br />

corporalmente la pienezza della Divinità » (Col 2, 9), trascende la liturgia dei puri simboli e l’epoca<br />

delle figure profetiche.<br />

Annunziando il Vangelo, voi - più che comunicare una dottrina e un sistema <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong> precetti -<br />

vi sforzerete <strong>di</strong> far percepire, e sperimentare la persona viva e adorabile del Signore Gesù, il « Cristo<br />

del quale siete <strong>di</strong>venuti annunziatori ».<br />

Filippo - uno della schiera dei « sette », guidata da Stefano - appunto così esercitò il suo<br />

ministero, secondo la narrazione degli Atti: « Gli evangelizzò Gesù » (At 8, 35: «euenghelísato tòn<br />

Iesoùn »). Avendo l’animo colmo della conoscenza del Salvatore, quoti<strong>di</strong>anamente nutrita <strong>di</strong> preghiera<br />

e <strong>di</strong> contemplazione; avendo nel cuore il desiderio <strong>di</strong> intimità con lui; avendo tutto il suo essere


pervaso dall’amore per « il più bello tra i figli dell’uomo » (cf. Sal 45, 2), non gli è stato <strong>di</strong>fficile<br />

<strong>di</strong>pingere in modo persuasivo e affascinante agli occhi dell’Etiope colui che è il vertice e il compen<strong>di</strong>o<br />

della « buona notizia ». Così sia per voi.<br />

Allora sarete davvero il « sale della terra »: un sale che non dovrà mai perdere la sua identità (cf.<br />

Mt 5, 13). Allora sarete davvero la « luce del mondo»: una luce che non può e non vuole restare<br />

nascosta (cf. Mt 5, 14).<br />

[…]<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi, LXXXVII, 2/1996, pp. 37-39.


OMELIA NELLA MESSA<br />

PER LE ORDINAZIONI DIACONALI<br />

Basilica <strong>di</strong> S. Petronio<br />

Sabato 5 ottobre 1996<br />

[…]<br />

Il <strong>di</strong>aconato - come tutti i ministeri nella <strong>Chiesa</strong> - non è scelto da nessuno autonomamente: lo si<br />

riceve dal vescovo, così come da Pietro e dagli apostoli in Gerusalemme è stato conferito a Stefano e ai<br />

suoi compagni.<br />

E dal vostro vescovo - non da altri, per quanto dotti e famosi - dovranno venire quelle in<strong>di</strong>cazioni<br />

concrete per il suo esercizio alle quali fedelmente vi atterrete.<br />

Come tutti gli or<strong>di</strong>ni sacri, anche il <strong>di</strong>aconato invia chi lo riceve ai fratelli e lo esorta a lavorare in<br />

mezzo ad essi. Voi perciò non sarete separati e quasi chiusi in una specie <strong>di</strong> casta incomunicabile.<br />

Al tempo stesso, però, questo sacramento vi segna e vi fa <strong>di</strong>versi inducendovi a un modo proprio e<br />

caratterizzato <strong>di</strong> comportarvi, <strong>di</strong> parlare, <strong>di</strong> vestire, <strong>di</strong> vivere; <strong>di</strong>versi dai fratelli solo per essere più<br />

persuasivi e più efficaci nel porvi al servizio della loro salvezza e della loro santificazione.<br />

[…]<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, 1996, pp. 245-246.


OMELIA NELLA MESSA PER LE<br />

ORDINAZIONI DIACONALI<br />

Metropolitana <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Sabato 11 ottobre 1997<br />

[…]<br />

Certo, tutti i cristiani sono invitati a dare una mano al Signore che vuol riconquistare al suo amore<br />

la creazione ribelle. E molti <strong>di</strong>fatti qualcosa fanno. C’è chi collabora con il sostegno economico dato<br />

alla parrocchia, alla <strong>di</strong>ocesi, alla <strong>Chiesa</strong> universale. C’è chi, con animo più largo, mette a <strong>di</strong>sposizione<br />

della causa della evangelizzazione e della carità un po’ del suo tempo, della sue forze, delle sue<br />

attenzioni.<br />

Il Signore accetta ogni dono, anche il più esiguo e frammentario, lui che ha promesso una grande<br />

ricompensa anche solo per un bicchiere d’acqua fresca procurato a chi ha sete (cf. Mt 10, 42). Ma c’è<br />

una collaborazione che, secondo il progetto <strong>di</strong>vino, non può mai mancare se non si vuole che la vita<br />

ecclesiale inari<strong>di</strong>sca del tutto: quella <strong>di</strong> coloro che mettono non le loro cose o un po’ dei loro pensieri e<br />

dei loro atti a <strong>di</strong>sposizione del Redentore, ma se stessi nella integralità del loro essere e del loro agire.<br />

Questo atteggiamento spirituale connota - deve connotare necessariamente - chi si sobbarca alla<br />

responsabilità del ministero apostolico.<br />

[…]<br />

Voi, carissimi, proprio in virtù del sacramento che state per ricevere, sarete costituiti in uno stato<br />

<strong>di</strong> servizio che non conoscerà né termine né sospensione. In ogni momento della vostra esistenza, fino<br />

all’ultimo respiro, voi sarete - e dovrete sentirvi - «servi» <strong>di</strong> Cristo; e, in Cristo e in obbe<strong>di</strong>ente<br />

conformità a lui, servi <strong>di</strong> coloro per i quali Cristo ha voluto spendersi fino a versare il suo sangue.<br />

Bollettino dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Bologna, LXXXVIII, 10/1997, pp. 279-281.

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