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Colpire al cuore

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un avvocatucolo da quattro soldi, t<strong>al</strong> Giulio Abellò. Mi aveva fatto notificare un’ingiunzione di pagamento. Ci<br />

dovevamo vedere per discuterne.”<br />

Arrighi chiese a Cingolani di rintracciare l’avvocato, poi si sedette. “Signor Pastore, come comprenderà il suo<br />

è un movente più che v<strong>al</strong>ido.”<br />

“Mi creda, non sarei capace di un simile gesto.<br />

Se Arrighi avesse dovuto prestare attenzione a tutti quelli che si dichiaravano incapaci di compiere un omicidio,<br />

con ogni probabilità avrebbe concluso i suoi giorni dirigendo il traffico. Sfogliò il taccuino. “Lei ha detto<br />

di essere arrivato a casa della vittima <strong>al</strong>le 14.00, circa un’ora dopo la morte del Bove secondo quanto rilevato<br />

d<strong>al</strong> dottor Merlo. Mi dica, dove si trovava intorno <strong>al</strong>le 13.00?” Colse un sorriso sul viso di Pastore. Forzato,<br />

ma carico di sollievo.<br />

“Ero in radio. Vado in onda tutti i giorni a quell’ora. Un migliaio di fedeli ascoltatori potranno confermarglielo.”<br />

Arrighi costruiva barchette di carta mentre ripensava <strong>al</strong> caso. Chi aveva ucciso il povero Simone Bove? L’unica<br />

persona che aveva un movente aveva anche un <strong>al</strong>ibi di ferro. Bisognava essere creativi, ci voleva un po’<br />

di musica. Si sintonizzò su Radio Onda. In quel momento entrò Cingolani.<br />

“Ispettore, sono riuscito a rintracciare l’avvocato Abellò.”<br />

“Ottimo. Che cose ne ha ricavato?”<br />

“Dice che non si presenta, a meno che non venga formulata un’accusa contro di lui. Mi sono permesso di<br />

ricordargli che si tratta di un caso di omicidio.”<br />

“Be’, omicidio … ancora non si sa. Comunque, ha fatto bene. È servito a qu<strong>al</strong>cosa?”<br />

“Ha rilasciato una dichiarazione uffici<strong>al</strong>e. Dice di essere stato a casa della vittima il giorno precedente <strong>al</strong> delitto.<br />

In tre mesi di consulenze non aveva ancora visto l’ombra di un euro. Ha preso i vinili di Simone minacciando<br />

di tenerli come risarcimento. A quel punto la vittima gli ha puntato la pistola contro e lui ha ritenuto<br />

più opportuno andarsene.”<br />

“Tutto qui?”<br />

“Già. Che facciamo, ispettore?”<br />

“Penso proprio dovremo accontentarci, <strong>al</strong>meno per ora.”<br />

La voce del deejay stava annunciando che nel fine settimana ci sarebbe stato un mercatino imperdibile di<br />

dischi rari. Arrighi guardò l’orologio: erano le 13.26.<br />

“A quest’ora non dovrebbe esserci la trasmissione di Pastore?” chiese a Cingolani.”<br />

“Mi pare di sì.”<br />

“Ma questa non è la sua voce.”<br />

“Si sarà fatto sostituire. Oppure è un programma registrato; lo fanno a volte.”<br />

Arrighi b<strong>al</strong>zò in piedi. Ancora una volta si era lasciato sfuggire un dettaglio. “Ma certo! Lei è un genio, Cingolani!”<br />

Meglio tardi che mai.<br />

Il giorno dopo, verso le quattro del pomeriggio. l’ispettore Arrighi si presentò.<br />

“È sicuro di non conoscere l’avvocato Abellò, signor D’Antonio?”<br />

“Certamente. Mai sentito neppure nominare.”<br />

“Bene, <strong>al</strong>lora sarebbe così gentile da spiegarmi come mai le impronte dell’avvocato erano su un oggetto a<br />

casa sua?”<br />

“Non capisco…”<br />

“Cercherò di essere più chiaro <strong>al</strong>lora. Questa mattina siamo stati a casa sua, a prelevare il vinile dei Sex<br />

Pistols God Save the Queen. Sulla copertina sono state rilevate le impronte appartenenti a Giulio Abellò. Strano,<br />

dato che non lo conosce.”<br />

“Si tratta di questo? Probabilmente conosceva il proprietario precedente: ho acquistato da poco quel vinile.”<br />

“Deve averlo pagato parecchio, ha un <strong>al</strong>to v<strong>al</strong>ore di mercato. Diciamo diecimila?”<br />

“Be’… A dire il vero, un po’ di più… Sa, quando si ha una passione…”<br />

“Peccato che non risultino movimenti di t<strong>al</strong>e entità sul suo conto. Senza contare che le impronte di Abellò<br />

non erano le sole. C’erano anche quelle di Simone Bove.”<br />

“Glielo avrò mostrato una volta che era passato da casa. Come sa ci conoscevamo prima…”<br />

“Ne ho abbastanza, signor D’Antonio. In casa della vittima abbiamo trovato un f<strong>al</strong>so dello stesso vinile. Sopra<br />

c’erano le sue impronte, ma non quelle di Simone. Le dico come è andata: lei ha sostituito l’origin<strong>al</strong>e con la<br />

copia, f<strong>al</strong>sa. Sapeva che Simone ci avrebbe messo poco a scoprire il furto e avrebbe subito pensato a lei. Perciò<br />

ha preferito toglierlo di torno, simulando un suicidio. Data la situazione economica e sentiment<strong>al</strong>e della<br />

vittima, non avrebbe destato sospetti. Ho sbagliato qu<strong>al</strong>cosa?”<br />

Silenzio.<br />

“Prima la donna, poi la vita. Mi dica, ne è v<strong>al</strong>sa la pena?<br />

Non c’era bisogno di risposta. Gli occhi di Marcello D’Antonio parlavano per lui.<br />

Arrighi s<strong>al</strong>ì in auto e accese la radio. Quando partì il jingle di Radio Onda <strong>al</strong>zò il volume <strong>al</strong> massimo e abbassò<br />

i finestrini. Pensava fosse il modo migliore per s<strong>al</strong>utare Simone.<br />

TERRA PRESENTE<br />

di Chiara Milani<br />

Chiara Milani, è laureata in filosofia e si occupa di percorsi e sistemi di conoscenza e organizzazione cultur<strong>al</strong>e.<br />

Attu<strong>al</strong>mente è direttore scientifico della Biblioteca comun<strong>al</strong>e di Como. Ha fondato il Centro Insubrico<br />

di Ricerche Etnostoriche (CIRE) che attu<strong>al</strong>mente presiede. Tra i suoi recenti progetti editori<strong>al</strong>i il taccuino per<br />

bambini: Libri antichi, misteri garantiti (Carthusia, 2. ed. 2013) e Le collezioni della Biblioteca comun<strong>al</strong>e di<br />

Como, 2011.<br />

Come un coro greco che aspetta muto il compiersi dell’ineludibile destino, i commens<strong>al</strong>i di Matteo Rebecchi<br />

non osavano muoversi.<br />

Mara Arduini e Giovanni Ponti, seduti ai lati opposti del tavolo di crist<strong>al</strong>lo, si fronteggiavano. La donna aveva<br />

il viso in fiamme, il commissario era p<strong>al</strong>lidissimo. Tutti e due tenevano una penna in mano perché avevano<br />

appena finito di scrivere: lui su un foglietto stropicciato trovato nel fondo della tasca destra della giacca<br />

insieme <strong>al</strong>le sigarette sbriciolate che comprava ostinatamente e non fumava mai, lei sopra il suo tovagliolo<br />

di fiandra. Anzi, la professoressa Arduini, per essere precisi, aveva disegnato su entrambi i lati del tovagliolo<br />

perché il disegno richiede il suo spazio.<br />

“Perché sei prolissa e complicata anche quando disegni”, pensava il commissario. “Mentre tu”, lucubrava nei<br />

medesimi istanti la Arduini, “devi mettere le cose in fila ordinata, perché funzioni in modo lineare, prevedibile.”<br />

Ma ciò che era accaduto in casa di Matteo Rebecchi, qu<strong>al</strong>che momento prima della conclusione del pasto,<br />

non era prevedibile. Anzi, era inimmaginabile. La cena era stata ottima: leggera, equilibrata. La conversazione,<br />

come di consueto, brillante ma non impegnativa, frutto dell’abile mescolanza di una compagnia eterogenea<br />

e vivace, legata d<strong>al</strong>la comune passione per gli oggetti “d’uso comune” in ceramica della Magna Grecia.<br />

Tutti gli ospiti erano collezionisti, ma Matteo possedeva la collezione più importante, esposta in spazi ben<br />

studiati anche in s<strong>al</strong>a da pranzo: soprattutto in s<strong>al</strong>a da pranzo perché guardando i crateri, le coppe, i piatti<br />

e le <strong>al</strong>tre suppellettili i suoi amici avessero l’impressione di pranzare con i colti coloni greci. Ma ora, tra le<br />

vetrine luminose, regnava un silenzio nero.<br />

Il cadavere di Mario Scipioni, con la testa appena reclinata, sembrava invece emanare un’aurea azzurra: l’amabile<br />

uomo che era stato fino a poco tempo prima, guardava la coppa vuota del dessert, le mani appoggiate<br />

sulla tovaglia, le dita distese, rilassate. La padrona di casa, seduta accanto a Mario, ne percepiva l’odore,<br />

il c<strong>al</strong>ore. “Ancora quello di una persona viva” pensava e non aveva nessuna paura, ma guardava l’amico con<br />

tenerezza.<br />

Eppure Giovanna Busnelli, medico di pronto soccorso e amica più intima della padrona di casa, aveva proclamato<br />

la morte di Mario azzardando anche la causa ma non la ragione. A Mario si era fermato improvvisamente<br />

il <strong>cuore</strong>, capita! La morte non era stata dolorosa – ma chi può dirlo? – né traumatica, secondo la dottoressa<br />

Busnelli. I motivi potevano essere molti ma senz’<strong>al</strong>tro il medico leg<strong>al</strong>e “che bisogna chiamare subito,<br />

accidenti!” pensava Giovanna mentre diceva cose che volevano sembrare rassicuranti, avrebbe individuato<br />

quello più probabile, se non quello esatto.<br />

Però il <strong>cuore</strong> di Mario non si è fermato per cause natur<strong>al</strong>i: questa la sensazione immediata e ostinata di Mara<br />

Arduini. Lo disse agli <strong>al</strong>tri, subito. Disse che ne era sicura. Così il padrone di casa l’aveva guardata inferocito<br />

e i due si erano detti delle cose a mezza bocca che nessuno aveva sentito, ma sicuramente non erano cose<br />

carine, e poi avevano <strong>al</strong>zato progressivamente i toni finché Matteo aveva sibilato: “Tu mi offendi ! E offendi<br />

anche i miei ospiti!”<br />

“E perché?” aveva ribattuto lei serafica: “Ti dico anche di più: tra noi c’è un assassino”.<br />

Matteo si era <strong>al</strong>zato di scatto senza parole, ma la moglie lo aveva preso per la manica della giacca costringendolo<br />

a rimettersi seduto. Anzi, aveva proprio detto: “Seduto!”<br />

“Come si ordina a un cane” avevano pensato un po’ tutti. Ma il coro greco, si sa, sta per la maggior parte del<br />

proprio tempo muto. E tutti recitavano bene questa parte.<br />

“Un ruolo comodo, sotto un certo aspetto” rifletteva Sabina, l’ospite più giovane, oppressa da una sensazione<br />

indicibile. Le sembrava di esser dentro un dipinto di Magritte, di fluttuare in uno stato metafisico. Senz’<strong>al</strong>tro<br />

una reazione <strong>al</strong>la paura.<br />

Sabina aveva <strong>al</strong>lora deciso di osservare questo evento e i suoi sviluppi come una rappresentazione. Anzi,<br />

come l’unica spettatrice di una tragedia. E si era fin<strong>al</strong>mente rilassata grazie a questo filtro, e si era anche<br />

congratulata con sé stessa per aver trovato un’ancora di s<strong>al</strong>vezza per non urlare, per non scappare: “Sono a<br />

teatro. Sulla mia poltroncina. Sto a vedere che succede. Aspetto tranquilla il fin<strong>al</strong>e”, si ripeteva.<br />

“Come lo sai?” Con questa domanda il commissario aveva parlato per la prima volta.<br />

“Perché lui ha detto una cosa che ho sentito molto bene”<br />

“La puoi dire a tutti noi? Ci puoi rendere partecipi o preferisci …”<br />

“Nessun problema” aveva troncato Mara e, come la protagonista assoluta della tragedia in corso, aveva declamato:<br />

“Ha detto: terra presente”.<br />

E tutti erano ammutoliti. E gli occhi di tutti si erano rivolti verso Ponti. Occhi curiosi? Occhi spaventati? Occhi<br />

in attesa di una rivelazione? Della premessa di un enigma? No. Il coro greco aspettava la domanda che il<br />

commissario avrebbe dovuto fare ma che avrebbe potuto scatenare il vero dramma: “Sei sicura?”<br />

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