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coerenti con le leggi economiche naturali, sono per definizione “solidaristiche”. È il disprezzo
per l’economia naturale che ha originato le attuali distorsioni nel mercato del lavoro in Italia;
le leggi non si fanno per l’economia ma per l’uomo, come ci ha ricordato Benedetto XVI
in “Caritas in Veritate”.
Pertanto, se la prima attenzione per la crescita si pone alla questione fiscale, ed è bene rimarcare
che le maggiori aliquote di tassazione del reddito delle imprese riguardano quelle
del centro-sud e delle isole, (41% rispetto ad una media del 38%), la priorità dimenticata è
quella del lavoro.
In questo senso sarebbe stato senza dubbio molto utile che la legge di riforma del lavoro
avesse previsto un collegamento degli ammortizzatori sociali con le politiche attive del lavoro.
Le scelte della legge, che rinvia a decreti delegati e non risolve il rapporto con le Regioni,
non sono assolutamente all’altezza delle attese e delle intenzioni.
Noi avremmo preferito che sin da subito si procedesse alla riorganizzazione dei rapporti tra
governo e competenze regionali sui servizi per l’impiego: orientando le politiche di ricollocazione,
rimettendo insieme domanda ed offerta di lavoro con riferimento ai nuovi bacini di
occupazione (“lavori verdi”, “lavori bianchi”, competenze e professioni di difficile reperimento).
Una legge non è risolutiva per creare lavoro, ed occorre che il Governo in sintonia con le regioni
diano sostanza alle politiche del lavoro, in un momento storico nel quale è molto instabile
il rapporto tra flessibilità e buona occupazione.
La Cisl manifesta tutta la sua determinatezza nella contrattazione nazionale e aziendale e,
come è nella sua tradizione, è pronta a fare fino in fondo la sua parte.
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9) LA CISL E L’ACCORDO SULLA PRODUTTIVITÀ E LA RAPPRESENTANZA
L’accordo sulla produttività è un grande risultato della iniziativa fortemente voluta dalla Cisl
per riconoscere che non ci può essere competitività senza la condivisione sia da parte delle
aziende sia da parte dei lavoratori dell’obiettivo della efficienza e della efficacia.
Il mondo del lavoro ha subito profonde trasformazioni che comportano nuove esigenze e
impongono priorità, nuove domande e nuove professionalità, perfettamente integrate in
un contesto sempre più sensibile alle innovazioni tecnologiche.
E, così, la Cisl ha inteso puntare non su spinte conflittuali ma su iniziative cooperative che
rendano coprotagonisti tutti gli attori dello sviluppo: management, lavoratori, rappresentanze
sindacali.
L’accordo firmato il 16 novembre 2012 interviene in un mercato che dovrà essere sempre più
liberato dalle posizioni di rendita affinché si creino le condizioni che inducano le imprese ad
investire nelle innovazioni tecnologiche ed organizzative.
La sfida per l’Italia, alla quale la Cisl ha portato un contributo di metodo, sarà una maggiore
produttività in un nuovo contesto di contrattazione aziendale/territoriale che deve premiare
la produttività da innovazione a cui corrisponde il maggior impegno dei lavoratori che devono
partecipare a questa continua riprogettazione dei processi produttivi.
Questo accordo è vanto della Cisl che si è resa protagonista grazie alla sua autonomia dai