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violenza è sintomo di una malattia: una delle due parti ... - Mezzocielo

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cultura<br />

Ok la carriera<br />

ma non rinunciare<br />

a se stesse<br />

Dall’inizio <strong>di</strong> quest’anno l’APRE (Agenzia<br />

per la Promozione della Ricerca Europea)<br />

ha organizzato incontri in <strong>di</strong>verse città italiane<br />

dal titolo “Valorizzare la presenza<br />

femminile nella Ricerca e nell’Innovazione”.<br />

Quando l’invito per questa giornata formativa<br />

a Catania <strong>è</strong> arrivato sul tavolo del mio<br />

ufficio, la prima reazione <strong>è</strong> stata <strong>di</strong> irritazione:<br />

dopo più <strong>di</strong> 40 anni <strong>di</strong> femminismo<br />

(ero un’adolescente nel 1968) era ancora<br />

necessario ricordare al mondo maschile che<br />

la presenza femminile andava valorizzata?<br />

Dopo questa emotiva reazione ho riflettuto<br />

sui numeri che conosco come me<strong>di</strong>co e ricercatore<br />

del Consiglio Nazionale <strong>delle</strong> Ricerche<br />

(CNR) e che da soli illuminano su<br />

questa realtà.<br />

Al CNR ci sono 11 Di<strong>parti</strong>menti <strong>di</strong> cui solo<br />

uno <strong>è</strong> <strong>di</strong>retto da <strong>una</strong> donna e 107 Istituti<br />

con 18 Direttori <strong>di</strong> sesso femminile. Ci consoliamo<br />

con un vice Presidente donna.<br />

Un rapporto del 2009 della Commissione<br />

europea sulla parità <strong>di</strong> genere nella scienza<br />

ci informava che le donne pur rappresentando<br />

il 33 per cento dei ricercatori italiani,<br />

solo in <strong>una</strong> percentuale del 20% raggiunge<br />

posizioni <strong>di</strong> leadership.<br />

Nel 2011 a Firenze <strong>è</strong> stato organizzato un<br />

Convegno dalla Federazione Nazionale dei<br />

Me<strong>di</strong>ci e degli Odontoiatri (Fnomceo) in<br />

cui sono stati presentati gli ultimi dati, certamente<br />

non incoraggianti: solo <strong>una</strong> donna<br />

su 10 <strong>di</strong>venta primario e su 106 Or<strong>di</strong>ni dei<br />

Me<strong>di</strong>ci in Italia appena <strong>due</strong> (Gorizia e<br />

Fermo) hanno <strong>una</strong> presidenza al femminile.<br />

Eppure oggi, <strong>di</strong>cono i dati Fnomceo, nella<br />

fascia <strong>di</strong> età tra i 24 e i 29 anni i «camici<br />

rosa» sono 5.490 (circa il 64 per cento),<br />

mentre gli uomini sono 3.118. Se poi si sale<br />

<strong>di</strong> qualche anno, tra i 29 e i 34 anni, le<br />

donne me<strong>di</strong>co iscritte all’Albo sono 16.810<br />

(64,25%) contro 9.351 maschi.<br />

Nonostante la forte e significativa presenza<br />

<strong>di</strong> donne nel mondo della me<strong>di</strong>cina e della<br />

ricerca i posti occupati ai vertici non riflettono<br />

le stesse percentuali.<br />

Negli anni ottanta, appena laureata <strong>di</strong>cevo<br />

con veemenza che ero <strong>una</strong> donna ma volevo<br />

lavorare come un uomo; adesso, con<br />

maggiore consapevolezza e maturità affermo<br />

con la stessa veemenza che sono <strong>una</strong><br />

donna e voglio lavorare come <strong>una</strong> donna!<br />

Cosa significa? che ho imparato che il mio<br />

Angela Distefano* Auspicare a un incontro tra teoria e pratica<br />

non <strong>è</strong> uno slogan dei nostri giorni, piuttosto<br />

<strong>una</strong> richiesta (storicamente testata) per ridefinire<br />

l’identità <strong>di</strong> ogni realtà e sapere. Richiesta<br />

legittima, <strong>di</strong> certo, ma soggetta a<br />

innumerevoli contrad<strong>di</strong>zioni. E l’impressione<br />

modo <strong>di</strong> lavorare da donna <strong>è</strong> più produttivo,<br />

empatico, aggregante e innovativo ma<br />

coniugare famiglia e carriera <strong>è</strong> ancora <strong>una</strong><br />

sfida e <strong>una</strong> grande fatica. Forse per questo,<br />

alla fine, rinunciamo a raggiungere posizioni<br />

apicali. Infatti, ben il 30% <strong>delle</strong><br />

donne primario <strong>è</strong> single, il 30% <strong>è</strong> senza figli<br />

ed il 20% con un solo figlio. Le stesse percentuali,<br />

naturalmente, non riguardano il<br />

mondo maschile.<br />

Noi donne sappiamo lavorare in gruppo<br />

per raggiungere obiettivi e non potere; sappiamo<br />

confrontarci con competitività ma<br />

senza aggressività e la nostra presenza nei<br />

gruppi <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> ricerca <strong>è</strong> un valore aggiunto<br />

perché sappiamo mettere impegno,<br />

sacrificio e determinazione.<br />

Nei miei 30 anni <strong>di</strong> esperienza professionale<br />

ho anche imparato che noi donne possiamo<br />

trasferire nel nostro lavoro ciò che ci<br />

insegna l’esperienza familiare: il sapere<br />

ascoltare, capire i bisogni <strong>delle</strong> altre donne<br />

e provare sempre (o quasi) ad allentare tensioni<br />

e conciliare esigenze <strong>di</strong>verse.<br />

Mi piace aggiungere, inoltre, che la maternità<br />

potrebbe essere un valore aggiunto per<br />

le donne capo, perche con i figli s’imparano<br />

la tolleranza e la pazienza e l’importanza <strong>di</strong><br />

essere un modello da imitare piuttosto che<br />

un capo da temere.<br />

Alle giovani donne <strong>di</strong>co sempre <strong>di</strong> non<br />

vergognarsi mai <strong>delle</strong> loro incombenze familiari.<br />

Non si può essere un’ottima ricercatrice<br />

o in generale un’ottima professionista<br />

se non si riesce a essere anche <strong>una</strong><br />

buona madre perché sono i nostri figli la<br />

società <strong>di</strong> domani.<br />

Per tutto questo dobbiamo lottare e non<br />

solo per avere veramente pari opportunità<br />

nella carriera ma soprattutto per avere un<br />

mondo del lavoro coniugato al femminile<br />

che ci permetta <strong>di</strong> fare carriera senza rinunciare<br />

ad <strong>una</strong> vita familiare altrettanto gratificante<br />

e socialmente utile.<br />

* Ricercatore Istituto <strong>di</strong> Scienze Neurologiche -<br />

Consiglio Nazionale <strong>delle</strong> Ricerche<br />

La sven<strong>di</strong>ta del sapere<br />

stu<strong>di</strong>are solo per<br />

trovare lavoro?<br />

che ne viene fuori <strong>è</strong> quella <strong>di</strong> <strong>una</strong> cultura svilita<br />

a suon <strong>di</strong> monetine da un sistema-istruzione<br />

allo sbando, alla ricerca <strong>di</strong> ‘provvigioni’<br />

da investire su un capitale umano che rischia<br />

paradossalmente <strong>di</strong> non <strong>di</strong>ventare nemmeno<br />

forza-lavoro.<br />

La questione dei saperi vive infatti strani<br />

giorni, a causa <strong>delle</strong> <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> mercato <strong>di</strong><br />

chi da un lato sostiene <strong>di</strong> volere investire sul<br />

capitale umano, dall’altro non ne limita la<br />

fuga.<br />

In piena crisi economica l’Italia <strong>di</strong> oggi, da nazione<br />

giovane (almeno così ci avevano abituato<br />

a definirla vecchi manuali <strong>di</strong> storia, in<br />

relazione alla sua tar<strong>di</strong>va unificazione) <strong>è</strong> <strong>di</strong>ventata<br />

un “paese anziano”, dove circa <strong>due</strong><br />

milioni <strong>di</strong> giovani non lavorano e non stu<strong>di</strong>ano.<br />

Così, tra presunta mobilità e precarifantasmi,<br />

l’Italia da decenni sul ‘<strong>di</strong>scensore’ fa<br />

della <strong>di</strong>soccupazione il suo emblema.<br />

Dati recenti registrano il calo <strong>delle</strong> iscrizioni<br />

nei licei (sotto del 50% rispetto agli altri in<strong>di</strong>rizzi<br />

scolastici) e nelle università (queste sembrano<br />

infatti non rappresentare più i vecchi e<br />

rassicuranti parcheggi <strong>di</strong> <strong>una</strong> volta). Fra le<br />

scelte degli studenti sono privilegiati gli istituti<br />

tecnici e i professionali (rispettivamente con<br />

il 31.50% e con il 20.60% degli iscritti, stando<br />

ai dati rilasciati dal ministero per le iscrizioni<br />

2012-13, mentre i licei scendono del 47.90%).<br />

Emerge inoltre che tra i licei la scelta interessa<br />

perlopiù l’in<strong>di</strong>rizzo scientifico e linguistico a<br />

scapito <strong>di</strong> saperi umanistici, relegati nei ‘superati’<br />

licei classici, ormai non più in grado <strong>di</strong><br />

competere con meccanica, chimica, informatica<br />

e settore alberghiero.<br />

Come porsi, dunque, nei confronti della questione?<br />

Sarebbe troppo facile sostenere la tesi<br />

che la cultura vada al passo coi tempi e che le<br />

suddette iscrizioni a in<strong>di</strong>rizzo siano frutto <strong>di</strong><br />

libere scelte. E se tutto fosse invece <strong>una</strong> conseguenza<br />

<strong>di</strong> un contingente socio-economico<br />

che crea ancora <strong>una</strong> volta aspettative sulla<br />

base <strong>di</strong> stimoli impren<strong>di</strong>toriali, <strong>di</strong> liberalizzazioni<br />

(ve<strong>di</strong> imprese under 35) e appren<strong>di</strong>stati<br />

“professionalizzanti”?<br />

Se la questione <strong>è</strong> controversa (in relazione a<br />

interessi privati e pubblici), sulla base <strong>di</strong> rapporti<br />

<strong>di</strong> causa-effetto, dove in questo caso l’ef-<br />

22 mezzocielo luglio 2012 23 mezzocielo luglio 2012<br />

cultura cultura<br />

Francesca Saieva<br />

fetto-lavoro non sembra essere più garantito<br />

dalla causa-formazione, <strong>è</strong> certo però che, oggi<br />

più che mai, si sceglie la via più breve.<br />

Per esempio, per quanto riguarda le iscrizioni<br />

alle scuole <strong>di</strong> II grado, l’afflusso ai corsi triennali<br />

che rilasciano qualifiche specializzate (per<br />

inserimento ‘presumibilmente’ in tempi reali<br />

nel mondo del lavoro) rispecchia anche le esigenze<br />

della famiglia me<strong>di</strong>a italiana, sempre<br />

più a corto <strong>di</strong> risorse economiche, che stenta<br />

ad arrivare a fine mese e che non <strong>è</strong> in grado <strong>di</strong><br />

sobbarcarsi nella ‘avventura’ istruzione dei<br />

figli, tra costi <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> testo e tasse universitarie<br />

in aumento.<br />

Che <strong>di</strong>re poi <strong>delle</strong> ‘raccolte punti’ dei corsi <strong>di</strong><br />

formazione per docenti precari, o degli stage<br />

e master per nuove ‘caste’ del sapere?… Insomma<br />

non si finisce mai <strong>di</strong> pagare! e così<br />

pure <strong>di</strong> stupirsi <strong>di</strong> fronte a iniziative ‘red<strong>di</strong>tizie’(non<br />

<strong>di</strong> certo per i docenti), quali i tirocini<br />

formativi (TFA) a pagamento per gli insegnanti,<br />

che aggiungeranno alla lista dei precari<br />

storici neo-precari, e a recenti notizie <strong>di</strong> un<br />

possibile imminente bando <strong>di</strong> concorso per i<br />

docenti che elude le vere problematiche scolastiche.<br />

E l’immagine che ne viene fuori della<br />

scuola italiana <strong>è</strong> ancora <strong>una</strong> volta quello <strong>di</strong> un<br />

sistema nel baratro, devastato e <strong>di</strong>stratto alla<br />

‘domanda’ e alla ‘offerta’ formativa stessa.<br />

Nel Belpaese la fuga dei cervelli <strong>di</strong>viene quasi<br />

‘privilegio’ se paragonata all’impossibilità <strong>di</strong><br />

molti giovani e meno giovani <strong>di</strong> assecondare<br />

le proprie attitu<strong>di</strong>ni e inclinazioni, non portando<br />

a compimento il proprio ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>.<br />

Così che lo scarto culturale delimita la soglia<br />

tra pubblico e privato.<br />

Una vera e propria controtendenza sulla base<br />

<strong>delle</strong> esigenze-richieste dell’Ue “d’incrementare<br />

la percentuale <strong>di</strong> popolazione con <strong>una</strong><br />

laurea dei paesi Ue nella fascia d’età 30-34<br />

anni”.<br />

Nel declino <strong>di</strong> <strong>una</strong> società allo sbaraglio, tra<br />

paradossi e controtendenze, guar<strong>di</strong>amo l’assenza<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> prassi attenta a interessi ideologico-culturali<br />

ed economici collettivi.<br />

Sì, dalle arti del trivio e del quadrivio alle aule<br />

‘pollaio’ il passo <strong>è</strong> stato breve, forse più <strong>di</strong><br />

quanto possa sembrare.

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