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Massimiliano Capati MONTALE SAGGISTA

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traduzione, che assicuravano più regolari compensi, la critica di Montale<br />

lascia a margine quei modi faceti per farsi, nei momenti migliori, più secca,<br />

quasi strumentale. Tra la recensione su Campana del 1942 e, poniamo,<br />

lʹIntroduzione al Romanzo del Novecento di Debenedetti, del 1971, Montale<br />

scrisse non pochi saggi notevoli, facilmente rintracciabili tra le migliaia di<br />

pagine dei volumi Mondadori. Alcuni suoi giudizi su Dʹannunzio, Gozzano,<br />

Vittorini, T. E. Lawrence, Svevo (ʺLa Coscienza di Zeno è forse una città in cerca<br />

dʹautoreʺ) o su temi come La verità nel teatro o La solitudine dellʹartista, hanno<br />

qualcosa di definitivo (uso per una volta lʹimproprio termine). E le migliori<br />

pagine mai scritte su Giovanni Papini, per esempio, sono ancora quelle di un<br />

suo articolo del 1955 (P, 1763‐1768).<br />

La precisione del referto, unita al tono colloquiale, disegnano<br />

lʹimmagine di uno scrittore distante dalla consueta figura tradizionale del<br />

letterato italiano. ʺNon si insisterà mai abbastanza ‐ ha scritto, esagerando,<br />

Pier Vincenzo Mengaldo ‐ sul deciso stacco della prosa montaliana dalla<br />

tradizione indigena della ʹprosa dʹarteʹʺ 10 . Si deve pensare, per un possibile<br />

raffronto, alla sobria scrittura di un altro viaggiatore, conversatore e<br />

memorialista del Novecento italiano, Mario Soldati: un Soldati appena più<br />

adulto e intellettuale, in cui è parimenti riconoscibile una sfumata ma viva<br />

memoria dellʹottocento nostrano. Entrambi hanno guardato allʹesempio<br />

stilistico di Emilio Cecchi, ma un Cecchi depurato dalle sue pagine più<br />

artistiche, lʹaffabile e schietto conversatore, portatore di unʹalea di ʺsuperiore<br />

dilettantismoʺ (è lo scrittore a cui si richiamerà in seguito anche Giovanni<br />

Macchia 11 ). Una ammirazione che non esclude alcune riserve. Un anziano<br />

Montale avvertirà di non fidarsi troppo dei giudizi di Cecchi sui<br />

contemporanei: ʺEra molto più severo, addirittura aspro. Ma per tutta la vita<br />

ha dovuto barcamenarsi, perché campare con la collaborazione ai giornali<br />

non consente una vera libertàʺ. È un giudizio che si può usare, ed è stato<br />

usato, anche per lui. Con una precisazione. La folla di scrittori minori o<br />

inconsistenti che occupa una parte cospicua delle sue pagine critiche ha<br />

almeno unʹaltra ragione di esistere. Secondo Montale infatti ʺanche uno<br />

scrittore non destinato a sfidare il tempo può essere studiato per i problemi<br />

che pone o ripropone al suo critico [...] Il caso tra tutti più illustre può essere<br />

quello di Freud, che era lettore appassionato di Shakespeare e di Goethe ed<br />

ha scritto cose tanto importanti occupandosi della Gradiva di Jensenʺ 12 .<br />

Inoltre, la sua straordinaria capacità di ricezione gli ha permesso più<br />

volte di ritrovare tracce altrimenti invisibili di poesia entro ammassi di parole<br />

10

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