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Massimiliano Capati MONTALE SAGGISTA

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complicazioni tematiche ‐ non sempre gratuite ‐ del giovane amico<br />

Debenedetti.<br />

Bastano questi riferimenti a riformare quellʹimmagine di critico eslege a<br />

cui lui stesso dette ripetutamente credito. I suoi primi scritti sembrano più<br />

necessari di quanto Montale volle far credere. E ognuno è bravo, in tale<br />

evidenza, a sottolineare i passi immediatamente autobiografici nei capitoli<br />

dedicati a Sbarbaro, appunto, o a Linati, Pea, Benco, Svevo (dal secondo<br />

saggio in poi), Saba, Pellerin, Supervielle eccetera.<br />

Lo stesso Saba non celò le proprie perplessità alla lettura del saggio a<br />

lui dedicato. Gli sembrava infatti ‐ è Bazlen in una sua lettera a riferirlo a<br />

Montale ‐ ʺche nel tuo saggio su di lui, parli più di tue intime preoccupazioni<br />

dʹordine estetico, che della sua poesia; in parte ha ragione. Ciò non toglie che,<br />

assieme al saggio di Giacomino [Debenedetti] ... ed ad un bellissimo articolo<br />

di Benco, il tuo saggio sia il più presentabile di quanto finora è stato scritto su<br />

Sabaʺ 9 .<br />

Queste considerazioni sulla precoce maturità critica di Montale non<br />

escludono alcune linee di continuità con il giovane ribelle del Quaderno<br />

genovese. Ho accennato prima alle difese di Montale; per questi primi saggi si<br />

dovrà parlare piuttosto del loro carattere sicuro, spesso apodittico. Una<br />

certezza giudicante sembra guidarlo, sia nella discriminazione poetica che<br />

nellʹenunciazione teorica (contro la lirica pura, contro lʹOpera totale ecc.). Al<br />

primo gesto iconoclasta si è ora sovrapposto un moralismo di stampo<br />

torinese, del Gobetti crociano e illuminista. Da lì quel suo continuo (nel ʹ25<br />

come nel ʹ45) richiamo alla chiarezza, tanto più singolare in un poeta su cui si<br />

è riportata più volte la taccia di oscurità. Da lì anche lʹuso spesso paradossale<br />

del buon senso, lʹironia sulle facili mode, sui giochi verbalistici, lʹodio per il<br />

generico, lʹavversione verso il culto dellʹirrazionale, tanto più necessaria in<br />

tempi ʺdi turbamento intellettuale, misticismi‐danza‐del‐ventre ed altre<br />

stortureʺ(P, 58: sono parole del ʹ25, ma se ne trovano di simili in tutto il suo<br />

iter saggistico).<br />

La sotterranea coerenza del critico Montale non fa velo a quelle che si<br />

possono descrivere come sue carenze, difficoltà. Montale è, in modo<br />

pressoché esclusivo fino al ʹ43, un critico militante, addetto alla segnalazione<br />

di novità letterarie. Spesso, e questo vale anche per molti suoi pezzi del<br />

dopoguerra e oltre, i suoi articoli non superano il medio livello redazionale.<br />

Non credo sia rendergli un buon servizio ricercare in essi a tutti i costi ‐<br />

perché ʺla firma che recano lo richiedeʺ (P, XL) ‐ i modi stilistici della sua più<br />

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