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Il mio Natale a Calcutta<br />
Il vento della recessione soffia gelido su<br />
tutti i mercati del mondo, rende la vita<br />
dei cittadini sempre più complicata,<br />
costringe le famiglie ad arrabattarsi<br />
con il quotidiano e i più poveri a<br />
stringere la cinghia come da decenni non<br />
accadeva. Cambiano le abitudini, anche quelle<br />
che da tempo immemorabile scandiscono le<br />
nostre esistenze, ma al Natale nessuno vuole<br />
rinunciare: ce lo teniamo stretto dentro il cuore,<br />
forse perché è l’unica festa dell’anno che ci<br />
regala ancora un forte segno di speranza e di<br />
ottimismo, in un mondo che uccide ogni cosa<br />
confermandoci che, malgrado tutto, l’avventura<br />
cristiana continua.<br />
Anch’io ho un Natale nel cuore, quello trascorso<br />
in India con Madre Teresa nella sua casa per<br />
lebbrosi, la Shanti Nagar (Città della Pace),<br />
situata in uno dei quartieri più malfamati di<br />
Calcutta. Era il 24 dicembre 1984 e la piccola<br />
suora, che l’anno prima aveva vinto il Premio<br />
Nobel per la Pace, aveva organizzato una Messa<br />
natalizia per i suoi ammalati in collaborazione<br />
con l’Arcidiocesi della città. Io, che ero lì<br />
per intervistarla, fui invitato a restare, cosa<br />
che feci più per curiosità che per spirito di<br />
fede. Si avvicinava il tramonto. La giornata<br />
era bella e il vento portava un acuto odore di<br />
sterco proveniente dai vicoli vicini. Il Presepe<br />
era povero e semplice, allestito in fondo alla<br />
baracca che faceva da chiesa, alla sinistra del<br />
piccolo altare. La Madonna aveva il volto nero<br />
e i grandi occhi stupiti, e così il Bambinello,<br />
mentre le statuine di San Giuseppe, del bue,<br />
dell’asinello, dei pastori e delle pecore avevano<br />
mantenuto il colore della terracotta con cui le<br />
avevano costruite. In poco tempo la chiesetta si<br />
riempì di gente: le consorelle di Madre Teresa,<br />
tutte giovanissime e vestite con un semplice<br />
sari bianco a strisce blu, avevano introdotto un<br />
centinaio di barelle su cui giacevano i corpi dei<br />
lebbrosi e le avevano appoggiate sul pavimento<br />
di terra nuda. In piedi un altro centinaio di<br />
fedeli affetti da malattie, all’apparenza meno<br />
gravi, si ammassavano in quello spazio angusto,<br />
aggrappati alle loro stampelle o sorretti dalle<br />
mani dei volontari, ma la grande stufa che<br />
bruciava tronchi di pino e profumava la stanza<br />
di resina, non riusciva a scaldarli: portavano<br />
nelle ossa il freddo di infiniti inverni e la<br />
pioggia di chissà quante stagioni. Eppure, in<br />
quell’atmosfera surreale, assistetti alla Messa<br />
di Natale più straordinaria della mia vita e<br />
avvertii la realtà di una presenza occulta che<br />
invitava quella gente, pronta a morire, a liberarsi<br />
dall’egoismo, dall’indifferenza, dal pessimismo,<br />
perché a breve sarebbe stata al di là dalla<br />
propria miseria terrena. Forse fu l’emozione<br />
a tradirmi, ma in quei volti segnati dal dolore<br />
riuscii anche a cogliere qualche sorriso di<br />
speranza. Quelle immagini, quelle sensazioni,<br />
quegli odori continuo ad avvertirli dentro di<br />
me e mi confortano nei momenti di difficoltà,<br />
quando non so più a chi e a cosa credere.<br />
Molti personaggi sono stati spazzati via dalla<br />
memoria, ma avrò sempre in mente, nitido, il<br />
viso scavato e sofferto di Madre Teresa, piccolo<br />
e fragile Angelo sceso sulla terra per aiutare i<br />
poveri e i derelitti. Anche per questo, ma non<br />
solo, sono convinto che Natale sia una festa da<br />
vivere innanzitutto recuperando le radici della<br />
Fede: tutto il resto è importante, ma secondario.<br />
PS. Negli ultimi tempi, ho avuto la fortuna di<br />
incontrare qui a <strong>Monza</strong> numerose persone che si<br />
occupano di volontariato e che dedicano buona<br />
parte della propria vita ad alleviare le sofferenze<br />
della povera gente. Anche in questo numero<br />
sono raccontate alcune delle loro storie e delle<br />
tante iniziative a cui danno vita con spirito di<br />
sacrificio davvero encomiabile. Sopratutto a<br />
loro, e alle loro famiglie, vanno i miei auguri più<br />
affettuosi e sinceri, accompagnati da quelli di<br />
tutta la redazione di <strong>Monza</strong> <strong>Club</strong>.<br />
EDITORIALE<br />
di Toni Liguori<br />
N.40<br />
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