Pisano Paolo
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1990<br />
1988<br />
1986<br />
1985<br />
1971<br />
1966<br />
1968<br />
Rassegna Pisana di’arte figurativa, Palazzo Lanfranchi, Pisa<br />
“Voghera 12 scultori 1988”, Bottega d’Arte, Voghera<br />
“Fra parola ed immagine” Pittori e scultori in mostra, Palazzo Lanfranchi, Pisa<br />
“Aillof in lingua rovescia”, San Miniato (PI) e Fucecchio (FI)<br />
Mostra itinerante della Scultura e della Grafica nella Toscana<br />
Sesta rassegna pisana, Pisa<br />
Ottava rassegna pisana, Pisa<br />
antologia critica<br />
“…L’ultima fase della febbrile attività di Rossi è appunto la prodigiosa reinvenzione di forme umane archetipe: figure solenni fissate in gesti<br />
rituali, saldamente costruite in blocchi scavati da una vibrante modellazione, simboli monumentali delle forze latenti e indistruttibili di una<br />
natura assetata di assoluto…”<br />
Egidio Innocenti, Due scultori pisani, in “Rassegna Pisana”, anni V, 1969<br />
“Il Rossi è uno dei giovani più promettenti per le sorti della scultura pisana. Egli continua a creare le forme secondo un suo moto interno trasfigurante<br />
e drammatico, in una rappresentazione rapsodica e misteriosa…”<br />
G. Lenzi, Rossi, in “La Spiaggia di Tirrenia”, 24 gennaio 1970<br />
“…La ricchezza delle matrici e dei depositi linguistici e stilistici individuabili nell’opera di <strong>Paolo</strong> <strong>Pisano</strong>, ne attesta la provvedutezza, giacché<br />
mi pare che lo scultore sia animato dall’intenzione di recuperare, nella consapevole utilizzazione della sintassi moderna, alcune peculiarità<br />
della scultura antica, quali la concezione monumentale, la semplificazione delle partiture plastiche…Le presenze muliebri consentono anche<br />
letture simboliche, quali metafore della natura e segni della civiltà, luoghi di convergenza di molteplici aspirazioni e necessità (dell’uomo<br />
contemporaneo come degli antenati mitici che credevano nelle virtù apotropaiche dell’immagine): non ultimo il bisogno del sacro, di dare<br />
apparenza sensibile e durata al mistero dell’esistenza...”<br />
Nicola Micieli, Scultura a Pisa nel secondo Novecento, catalogo mostra, San Giuliano Terme 1983,<br />
a cura di Nicola Micieli, presentazione di Enzo Carli.<br />
“… Si può affermare senza riserve che <strong>Paolo</strong> Rossi <strong>Pisano</strong> rappresenta una delle figure più interessati nel panorama della scultura toscana ed<br />
italiana di questo scorcio di secolo...”<br />
Ilario Luperini, <strong>Paolo</strong> <strong>Pisano</strong>: la frenetica, imprevedibile gioia di modellare, Pisa 1990,<br />
relazione presentata in occasione della mostra presso la Sala del Capitolo della Chiesa di San Francesco di Pisa, 1996.<br />
“…<strong>Paolo</strong> <strong>Pisano</strong> è uno spirito libero, capace di accettare e rielaborare con spontanea naturalezza anche suggestioni archeologiche... La<br />
ricchezza di <strong>Paolo</strong> <strong>Pisano</strong> risiede nella capacità di cogliere stimoli creativi da qualsiasi cosa colpisca la sua immaginazione. La natura, la vita,<br />
la filosofia, la letteratura, la poesia, la storia, le opere di arte antiche e moderne offrono occasioni alla sua fantasia perché egli non pone limiti<br />
alla propria libertà espressiva...”.<br />
Marco Rossi, <strong>Paolo</strong> <strong>Pisano</strong>. La forma dell’idea, un viaggio attraverso l’opera di <strong>Paolo</strong> <strong>Pisano</strong>, Pontedera, Bandecchi e Vivaldi, 2000<br />
“…La Bagnante, enigmatica e ammiccante, è un gioiello di delicatezza artistica. Essa è indistinta nel volto, i suoi seni prorompenti e turgidi<br />
sembrano due mondi che si offrono all’esplorazione mentre le sue gambe, appoggiate sul piano con grande indolente abbandono, lasciano<br />
trasparire l’idea di un’insenatura che sembra promettere chi sa quale accoglienza di morbido piacere…. Sempre idoneo all’assunto dell’opera<br />
è il possesso dei codici formali: si va dagli effetti di tipo figurativo all’astrazione geometrica; ma questa apparente eterogeneità di modi non<br />
deve trarre in inganno, perché ognuno di essi risponde ad un medesimo ritmo segreto che appartiene ad un sistema linguistico di rigorosa ed<br />
unitaria organicità…”.<br />
Giovanna Talà, “La forma dell’idea e il suo atelier”, Pisa, Edizioni Il Campano, 2010<br />
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