battaglia di Waterloo - Ars Militaris
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Il maresciallo D’Erlon – poiché a lui era affidata la responsabilità, e dunque anche la<br />
formazione dell’attacco – aveva inoltre sbagliato completamente, ed inspiegabilmente, la<br />
<strong>di</strong>sposizione dell’avanzata. I battaglioni francesi infatti, preceduti dai ‘tiragliatori’ (tirailleurs), detti<br />
anche ‘volteggiatori’ (voltigeurs) o ‘cacciatori’ (chasseurs), fanteria leggera che avanzava fuori dei<br />
ranghi in or<strong>di</strong>ne sparso, con il compito <strong>di</strong> infasti<strong>di</strong>re il nemico con tiri <strong>di</strong> precisione in cui erano<br />
molto abili, risalirono l’erta che conduceva al crinale <strong>di</strong>sposti in “colonnes de bataillon par<br />
<strong>di</strong>vision”, una formazione densa, antiquata e lenta: ogni <strong>di</strong>visione cioè, che avanzava a fianco delle<br />
altre <strong>di</strong>visioni, muoveva con i suoi 8 o 9 battaglioni <strong>di</strong>spiegati l’uno <strong>di</strong>etro l’altro; in tal modo però<br />
potevano sparare soltanto gli uomini della prima fila del primo battaglione, in tutto 50 o 60 (un btg.<br />
Napoleonico contava dai 400 ai 500 uomini, e si schierava su 6-8 linee). La <strong>di</strong>sposizione d’attacco<br />
in colonna era stata la grande innovazione introdotta dai rivoluzionari francesi nell’arte militare,<br />
contrapposta a quella in linea <strong>di</strong> fila adottata da tutti gli eserciti del XVIII secolo, nonché dal Duca a<br />
<strong>Waterloo</strong> 10 . Certamente la linea <strong>di</strong> fila permetteva <strong>di</strong> usare tutti i fucili della fanteria in un fuoco<br />
continuo e terribile, ma quando la colonna si scontrava alla baionetta ed in un settore ristretto con la<br />
sottile fila, questa veniva inevitabilmente rotta dalla stessa massa e dalla, per così <strong>di</strong>re, enorme<br />
forza d’inerzia della colonna. Tuttavia Bonaparte aveva mutato anche questa formazione a partire<br />
dalla <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Friedland (14 giugno 1807), ed i francesi già da anni erano soliti attaccare in<br />
“colonnes de <strong>di</strong>vision par bataillon”, con i battaglioni <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>visione l’uno a fianco dell’altro, e le<br />
<strong>di</strong>visioni in colonna l’una <strong>di</strong>etro l’altra: una formazione molto più agile, manovriera e capace <strong>di</strong><br />
esprimere un forte volume <strong>di</strong> fuoco della prima.<br />
Nonostante questo errore <strong>di</strong> D’Erlon, l’attacco sulle prime sembrava avere un grande successo. Le<br />
brigate nemiche <strong>di</strong>sposte in pianura come antemurale allo schieramento sul ciglio del crinale erano o<br />
annientate, o fortemente assottigliate dall’artiglieria e dagli attacchi alla baionetta, o ad<strong>di</strong>rittura<br />
messe in fuga dalle cariche della cavalleria. Lord Picton, il comandante dell’intera ala destra<br />
inglese, era morto quasi subito colpito da una palla francese alla tempia. I belgi e gli olandesi erano<br />
presi dal panico e si ritiravano <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>natamente tra i fischi, il sarcasmo e qualche colpo <strong>di</strong> fucile<br />
degli inglesi ben allineati ed immobili. La Haye Sainte era per il momento neutralizzata dalle salve<br />
dei cannoni francesi e dall’attacco <strong>di</strong> due brigate della <strong>di</strong>visione Allix, che occupava l’estrema<br />
sinistra dell’attacco. Wellington correva almeno due rischi: a) che anche la sua fanteria nazionale si<br />
lasciasse cogliere dal panico alla vista delle fitte, ed apparentemente inarrestabili, colonne nemiche<br />
che procedevano con una nereggiante e lampeggiante foresta <strong>di</strong> baionette inastate; b) che la<br />
massiccia ed efficacissima artiglieria napoleonica, con il suo fuoco d’appoggio, scompaginasse –<br />
come peraltro aveva già fatto – non solo le unità più avanzate, quasi tutte belghe-olandesi, ma anche<br />
le lunghe ed esili file dei suoi fucilieri (la “sottile linea rossa”, come sarebbero state definite decenni<br />
dopo durante la guerra <strong>di</strong> Crimea).<br />
Il Duca <strong>di</strong> Ferro risolse entrambi i problemi lasciando il nemico padrone della stretta pianura e<br />
concentrando tutta la sua <strong>di</strong>fesa sul ciglio. Fece così avanzare i suoi uomini migliori – tutti inglesi –<br />
fino alle siepi sulla sommità del crinale proprio all’ultimo momento, quando i pezzi francesi non<br />
potevano più sparare per il rischio <strong>di</strong> colpire i propri fanti, e quando i primi battaglioni <strong>di</strong> D’Erlon<br />
erano a soltanto 100 metri dalla cima. Peraltro, questa era la gittata utile dei fucili ad avancarica del<br />
tempo; e considerando la forte produzione <strong>di</strong> fumo delle polveri da sparo dell’epoca, già dopo il<br />
primo fuoco <strong>di</strong> fila i fanti britannici non potevano più scorgere, e quin<strong>di</strong> rimanerne impressionati, la<br />
massa attaccante. L’or<strong>di</strong>ne comune impartito a tutti i fucilieri dell’epoca era infatti molto semplice:<br />
“Sparare sul fumo della salva precedente”.<br />
Ma per tornare all’attacco <strong>di</strong> D’Erlon, non c’è dubbio che, se le colonne francesi si fossero<br />
mantenute compatte, avrebbero facilmente frantumato la triplice linea britannica. Ma le <strong>di</strong>visioni del<br />
10 Questa formazione era prevista tra l’altro dal celebre Réglement concernant l’éxercise et les manouvres de<br />
l’infanterie. 1er aout 1791, manuale tattico universalmente letto e conosciuto nell’esercito francese, dal sergente al<br />
Maresciallo <strong>di</strong> Francia.<br />
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