IL GIORNALE ITALIANO
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M A D R I D<br />
di Alessandra Selvelli<br />
MARCO FALVELLA: L’“ASSOCIAZIONE HUMANITAS PRO UMANITATE”<br />
È CON TUTTE LE VITTIME DEL TERRORISMO DI TUTTO <strong>IL</strong> MONDO<br />
All’Ambasciata italiana è avvenuto l’incontro, con l’iniziativa “Urla nel silenzio” dell’associazione<br />
italiana con la Red Europea per le vittime del terrorismo. Le vittime non hanno partito politico,<br />
terra di appartenenza o colore della pelle, dichiara il vice presidente. La morte di mio fratello<br />
ha sconvolto la nostra vita, mia madre si dimenticò di noi, viveva solo nel suo ricordo.<br />
Marco Falvella offre la targa ricordo di “Urla nel<br />
Silenzio” al Presidente Napolitano - 8 aprile 2009<br />
di Paola Pacifi ci<br />
Vice Presidente quanto è stato<br />
importante questo incontro in<br />
Ambasciata con Maria Lozano,<br />
direttore della Red Europea<br />
delle Associazioni Vittime del<br />
Terrorismo? Moltissimo. Abbiamo<br />
creato un gemellaggio con<br />
l’iniziativa “Urla nel silenzio”<br />
che aiuta i familiari delle vittime<br />
degli “Anni di Piombo”. Le<br />
vittime non hanno partito politico,<br />
terra di appartenenza o colore<br />
della pelle. Ci accomuna il<br />
dolore, la ricerca della verità e<br />
della giustizia, la sofferenza che<br />
noi viviamo da quaranta anni, altri<br />
la vivono da cinque, da otto,<br />
vedi le Torri gemelle. Ho conosciuto<br />
i familiari a New York in<br />
occasione del 75º anniversario<br />
del International Columbia Fire<br />
Department, e abbiamo creato<br />
un gemellaggio. L’incontro di<br />
Madrid è avvenuto anche grazie<br />
al supporto della dottoressa Sereni<br />
dell’Ambasciata. A Maria<br />
Lozano abbiamo consegnato una<br />
targa di “Urla nel Silenzio, e con<br />
lei ci siamo incontrati con la vice<br />
presidente di una associazione<br />
di vittime, Angeles Pedraza Portero<br />
che è anche la mamma di<br />
una ragazza vittima di Atocha,<br />
il presidente dell’Associazione<br />
Vittime di Atocha, la dottoressa<br />
Sereni e con Agata Serranò,<br />
che frequenta l’università Juan<br />
Carlos di Madrid e si sta specializzando<br />
in analisi e prevenzioni<br />
del terrorismo. Abbiamo un progetto<br />
con la Lozano che vedrò al<br />
convegno del 28 gennaio a Roma<br />
dove ci saranno tanti familiari e<br />
vittime, Graziella Quattrocchi,<br />
sorella di Maurizio anche lui vittima,<br />
Maurizio Calipari, fratello<br />
di Nicola, criminologi, medici di<br />
fama internazionale docenti della<br />
Sapienza. Si parlerà di terrorismo<br />
e di pornopedofi lia, di medicina.<br />
L’11-12-13 febbraio sarò<br />
a Salamanca invitato da Maria<br />
Lozano per il Congresso Internazionale<br />
Vittime del Terrorismo.<br />
“Urla nel silenzio” quando nasce?<br />
Tre anni fa, è una iniziativa<br />
dell’Associazione Humanitas<br />
pro Humanitate che promuove<br />
attività socio culturali. “Urla nel<br />
silenzio” ha due progetti che presenteremo<br />
il 28 gennaio a Roma,<br />
sarà presente l’attore Renato Cestié.<br />
Il primo è un’ opera teatrale<br />
che stiamo realizzando con una<br />
delle compagnie più antiche di<br />
Salerno, la compagnia Anna Nisi<br />
Voccia che porteremo in giro<br />
per l’Italia sul tema degli anni<br />
di piombo. L’associazione nasce<br />
perché anch’io sono il fratello<br />
di una vittima del terrorismo.<br />
Che cosa lascia, oltre all’immenso<br />
ed indescrivibile dolore,<br />
una morte che non è per malattia<br />
o incidente, perché sono<br />
morti, tra virgolette, diverse.<br />
Che cosa lascia? Ti ringrazio Paola<br />
per questa domanda perché in<br />
quattro anni nessuno si è mai posto<br />
l’idea di farmi una domanda<br />
così. Forse perché non interessa<br />
molto. Nessuno si è mai posto la<br />
domanda, ed è questa anche una<br />
delle ragioni per cui è nata “Urla<br />
nel Silenzio”. Nessuno si è mai<br />
chiesto cosa è successo dopo,<br />
cosa ha fatto Marco, cosa è successo<br />
nella famiglia subito dopo<br />
la morte del fratello, o a casa di<br />
Carla Verbano che è la mamma<br />
di Valerio dopo la sua morte o a<br />
casa di tanti ragazzi dopo la loro<br />
morte. Io sono il fratello di Carlo<br />
Falvella, che fu ucciso a Salerno<br />
il 7 luglio 1972 dall’odio politico,<br />
non dico che è stato ucciso<br />
dalla destra o dalla sinistra perché<br />
“Urla nel Silenzio” segue<br />
una linea apartitica. Posso solo<br />
dirti che per i trenta anni successivi<br />
è stato un inferno a casa<br />
mia, così come quella di tanti<br />
amici. Si viveva nel terrore che<br />
potesse citofonare qualcuno per<br />
dare qualche altra tragica notizia<br />
ai miei genitori. Eravamo cinque<br />
fratelli e vivevamo nell’incubo.<br />
Un interminabile viaggio,<br />
mi trovavo in Abruzzo con mio<br />
padre che presiedeva una commissione<br />
di esami, quando arrivò<br />
mio fratello più grande che piano<br />
piano ci informò. Arrivammo<br />
alle sei della mattina e un infermiere<br />
della camera mortuaria<br />
ci permise di vedere la salma<br />
di mio fratello su una tavola di<br />
marmo. Fu una scena straziante<br />
che non riesco a dimenticare.<br />
Questa è la fi ne, ma poi c’è un<br />
inizio? Mia madre da quel momento<br />
abbandonò tutti gli affetti<br />
familiari dedicando la sua vita<br />
dalle otto del mattino fi no alle<br />
cinque del pomeriggio, fi no a<br />
quando non la cacciavano dal<br />
cimitero, al pensiero del fi glio<br />
morto. Rientrata a casa si chiudeva<br />
in una specie di cappella<br />
che aveva costruito nella camera<br />
di mio fratello e vi trascorreva il<br />
resto del giorno. All’indomani ricominciava<br />
e questo per quindici<br />
anni. Carlo non era un’attivista,<br />
era contro ogni violenza, era molto<br />
miope e quindi impossibilitato<br />
a compierla, era l’orgoglio della<br />
famiglia, studente modello, il fi -<br />
glio che ogni madre voleva avere.<br />
Dopo mia madre e ovviamente<br />
mio padre, la persona che è stata<br />
maggiormente colpita è stato mio<br />
fratello Filippo, avvocato, che ha<br />
fatto politica per oltre trent’anni<br />
che poi ha abbandonato per non<br />
scendere a compromessi. Era la<br />
persona dell’interno della famiglia,<br />
della quale più si temeva per<br />
la sua incolumità. Era l’ombra di<br />
Carlo ed ancora oggi soffre ancora.<br />
Indubbiamente l’abbandono<br />
di una mamma è stato per noi<br />
la cosa più disarmante, non solo<br />
da un punto di vista affettivo,<br />
ma anche per le cose più banali<br />
come quelle di lavare una camicia<br />
o cucinare o curare mio padre,<br />
professore di lettere e fi losofi a,<br />
che durante la guerra ebbe la disgrazia<br />
di vedersi amputare una<br />
gamba. La cosa più drammatica è<br />
che mio fratello, come tanti altri<br />
ragazzi che subirono la sua sorte,<br />
venne ucciso due volte, perché<br />
lo Stato si è dimenticato di loro:<br />
prima, durante e dopo. La cosa<br />
devastante è che nessuno si è mai<br />
domandato come è vissuto Marco<br />
e cosa ha fatto Marco. Posso<br />
dire che dai quindici ai vent’anni,<br />
quando sono partito militare<br />
ho vissuto una sorte di incubo,<br />
nell’ansia, seguivo mio fratello di<br />
nascosto per vedere dove andava.<br />
Cosa vuoi aggiungere? Una sola<br />
parola, che penso che sia unanime<br />
da parte di tutti i familiari<br />
delle vittime di ogni parte del<br />
mondo, vorrei che gli Stati fossero<br />
i promotori del ricordo. Se<br />
parliamo di casa nostra, sarebbe<br />
molto bello se lo Stato evitasse<br />
di mettere in condizioni, me, e<br />
tanti altri familiari di affrontare<br />
quella lotta contro l’oblio delle<br />
memoria. Non è giusto combattere<br />
per l’oblio della memoria.<br />
sin. Angeles Pedraza Portero Vicepresidente “Associación de Víctimas<br />
del Terrorismo”, Agata Serranò esperta di terrorismo e Marco Falvella<br />
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