Agricoltura fattore strategico della Nazione - Consorzio Agrario di ...

Il punto
di Lamberto Colla
Dal 17 settembre 2008, giorno della
caduta del colosso americano Lehman
Brother’s intossicato da quella
“finanza sofisticata” così di moda
nei paesi anglosassoni, le pagine
dei giornali riportano ripetuti commenti
talora pessimistici talora "rassicuranti".
In tutto questo contrasto di opinioni,
numeri e considerazioni economiche,
sociali e quant’altro si deve
constatare l’uscita definitiva dal vocabolario
dei mezzzi di informazione
della parola Globalizzazione soppiantata
dal vocabolo “protezionismo”.
Un susseguirsi di titoli convergenti
sul medesimo tema: “protezionismo:
un’arma a doppio taglio” oppure
“protezionismo: tentazioni pericolose”.
Dell’argomento si è parlato
molto anche nel corso del G7 economico,
la riunione dei ministri dei
paesi più industrializzati del mondo,
con i Governatori delle Banche Centrali
ed i rappresentanti delle istitu-
zioni internazionali che si sono pronunciato
per un chiaro “no” al protezionismo.
Non si è sottratto dall’intervenire sul
punto nemmeno il Ministro dell’Agricoltura
Luca Zaia che ha sottolineato
come l’agricoltura italiana abbia necessità
di essere “protetta”, mediante
l'introduzione, a livello comunitario,
di misure protezionistiche come
i dazi.
E’ peraltro lo stesso Ministro che
riconosce che la chiusura agli scambi
dei prodotti agricoli potrebbe causare
più danni che benefici ma constata
che nonostante il PIL dei
prodotti agricoli sia cresciuto, gli
agricoltori italiani guadagnano sempre
meno.
In un Paese come il nostro, fortemente
vocato all’esportazione delle
proprie eccellenze, una politica protezionistica
si potrebbe ritorcere
proprio contro i nostri prodotti nazionali.
Da non dimenticare, per altro verso,
che l’Italia è anche un paese grande
importatore di prodotti agricoli:
L’AvvenireAgricolo 1/2009 3
Agricoltura fattore strategico della Nazione
Concorso Fotografico “Obiettivo Agricoltura”. Gentile concessione di Fata Gruppo Generali. Foto di Pasquini.
CRISI...
OPPORTUNITÀ MINACCIA
quanto al “pane quotidiano”, per
esempio, l’Italia importa il 50% del
grano tenero che consuma, per non
parlare di latte, italiano solo per il
42%, o di soia di cui la nostra produzione
copre solo il 20% del fabbisogno
nazionale.
Il mondo agricolo, per tradizione,
non ha mai mostrato diffidenza nei
confronti delle politiche protezionistiche
ed in virtù della propria integrazione
con le problematiche generali
del nostro Paese non si sottrae
alle proprie responsabilità ed al dovere
di solidarietà nei confronti del
mondo economico nazionale ed internazionale,
ma non a tutte le condizioni.
Infatti, è proprio dalla politica e dai
poteri forti che l’agricoltura si aspetta
segnali inequivocabili di garanzia
per ciò che riguarda reddito e qualità
della vita degli addetti.
In presenza di una crisi come quella
che stiamo vivendo in questi giorni
in cui si prospetta una minore permeabilità
delle frontiere è indispensabile
che l'apparato economico
agricolo interno sia in grado di assicurare
il soddisfacimento delle richieste
alimentari dell’intera nazione
anche nelle emergenze.
Se vi è un insegnamento che la crisi
può dare è che l’agricoltura deve
tornare ad essere considerata come
fattore strategico imprescindibile
delle politiche nazionali ed europee.