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30 L’AvvenireAgricolo 1/2009 Il fantasma della qualità... del foraggio di Carlo Fornari “Migliorare la qualità del foraggio è uno dei mezzi più facili per ridurre i costi di alimentazione e aumentare la digeribilità e la quantità degli alimenti ingeriti” (C. Sniffen e Robinson) Premessa Nei corsi di zootecnica e nutrizione ci è stato insegnato che il foraggio deve rappresentare almeno il 40% della sostanza secca della razione di una bovina in lattazione. Il disciplinare di produzione del formaggio Parmigiano fissa in almeno il 50% della sostanza secca la quota di inclusione di foraggi in razione. La principale fonte di energia per i ruminanti è rappresentata dai carboidrati e tra questi si possono individuare tre categorie principali: zuccheri, amido ed appunto fibra. Si intuisce perciò immediatamente l’importanza dell’argomento misurazione dei tre principi alimentari ai fini della qualità di un foraggio e in particolare di fibra e zuccheri nei fieni destinati alle nostre bovine da latte. La scelta del titolo non è casuale e sta a significare le difficoltà che nel tempo si sono incontrate per prevedere quale fra due fieni apparentemente simili sia migliore, senza dover aspettare il responso produttivo della mandria, che ,come si recita:” le bugie non le dice”. Dalla fibra Weende alle frazione fibrose Da sempre il parametro analitico caratterizzante un fieno è stata la componente fibrosa. Tale componente essendo fermentata dalla flora ruminale rappresenta però un’importante fonte energetica per tutti i ruminanti. Per anni il metodo di analisi accettato è stato il Weende. Per intenderci,il metodo che ancora oggi defini- sce la “Fibra greggia” del cartellino di un mangime. Nato nel lontano 1860 ha il difetto, alla luce delle nuove conoscenze, di captare l’ 80% della emicellulosa, il 20-50% della cellulosa e il 50-90% della lignina. L’analisi comporta perciò un margine di errore troppo elevato. Quindi un fieno con meno Fibra greggia non sarà necessariamente migliore di uno a più alto tenore. Inoltre non abbiamo nessuna informazione riguardo la “digeribilità” dei fieni in questione. Circa 100 anni dopo, nel 1968, Peter Van Soest riceve l’incarico di professore nella prestigiosa Università Cornell nello Stato di New York. Nel 1978 pubblica le sue ricerche Carlo Fornari e Van Soest Fieno medica di II taglio Tecnica sulle frazioni fibrose che rivoluzioneranno per sempre e in modo universale il modo di affrontare lo studio dell’alimentazione delle bovine da latte. Attraverso dei successivi lavaggi sempre più aggressivi viene eliminato il contenuto cellulare, che non contiene fibre e vengono frazionate i componenti della parete cellulare definite, a seconda del tipo di detergente usato, NDF (fibra al detergente neutro), ADF (fibra al detergente acido), ADL ( lignina al detergente acido). L’NDF rappresenta molto meglio la realtà, infatti in un fieno varia dal 35 al 65% mentre nello stesso campione la vecchia Fibra sarà circa il 25-35% con un errore che può essere anche del 50%. La Lignina non è digeribile, mentre le atre due frazioni lo sono in modo diverso da foraggio a foraggio. La Fibra Neutrodetersa è inoltre ben correlata con l’ingestione di sostaza secca, in pratica la bovina è in grado di assumere una data quantità di NDF, perciò, tra due fieni quello a
NDF minore verrà consumato in quantità maggiore. Il nuovo metodo perciò risulta molto più utile per definire la Qualità di un foraggio ed è stato perciò rapidamente adottato dai tecnici nutrizionisti di tutto il mondo. Dalle frazioni fibrose alla digeribilità dell’NDF Una volta messo a punto il nuovo modello lo stesso Van Soest , i suoi migliori allievi e ricercatori di altri Istituti si sono impegnati a definire prima i fabbisogni in NDF nelle diverse fasi produttive della vacca da latte e in un secondo tempo a definire la digeribilità della fibra stessa. Questa rappresenta la vera discriminante per la qualità del foraggio, perché anche foraggi di uguale composizione botanica e uguale contenuto in NDF differiscono nella digeribilità e quindi nelle “prestazioni” fornite in pratica. Per questo sono stati proposti sia metodi cosiddetti: - in Situ, con sacchetti porosi posti per un tempo determinato nel rumine di vacche appositamente fistolate.Piuttosto scomodo. - enzimatici, comodi ma poco precisi. - con Rumine artificiale, oggi il più usato e disponibile da alcuni anni anche presso il Dipartimento di produzione animale della facoltà di Veterinaria dell’Università di Parma. Si tratta di un sistema di recipienti tenuti a temperatura controllata in un bagnomaria con atmosfera anaerobica contenenti liquido ruminale nei quali vengono posti i campioni da testare per tempi determinati. La metodica è comoda ma, visti i tempi, non permette una applicazione sistematica a tutti i campioni di fieno che giungono ad una industria mangimistica. L’impegno del Consorzio Agrario Da tempo il Consorzio Agrario di Parma lavora al tema “qualità dei foraggi” impegnando i diversi reparti da cui è composto. - L’Ufficio Mangimi e il laboratorio di analisi, eseguendo centinaia da analisi dei fieni , con la collaborazione dell’Università per la valutazione delle digeribilità e comunicando al mercato le più re- Fieno di medica “Emiliana” di terzo taglio “bello”, Azienda Mazza L’AvvenireAgricolo 1/2009 31 centi innovazioni attraverso convegni e aggiornamenti proprio sulla digeribilità della fibra con il Prof.Van Amburgh, titolare proprio di uno dei metodi di misurazione. - L’Ufficio Sementi, per la selezione e il testaggio in campo delle varietà foraggere più idonee al nostro territorio che ha portato ad individuare per l’anno 2009 le varietà di Erba Medica Prosementi, Rocca, Pomposa, Azzurra ed Emiliana. - Con l’Ufficio macchine che consiglia le migliori tecnologie di raccolta. Solo una raccolta perfetta, infatti, assicura di minimizzare le perdite portando alla bocca delle nostre bovine un foraggio di qualità. L’innovazione del Consorzio Agrario di Parma L’anno appena iniziato sarà caratterizzato dalla introduzione di una importante innovazione nell’analisi di fieni dei nostri soci. Il laboratorio del mangimificio da tempo usa il metodo di analisi all’infrarosso NIR e con opportune “curve di taratura” sarà possibile valutare rapidamente in ogni campione di fieno ben 24 parametri analitici tra i quali oltre al classico cartellino: - digeribelità dell’NDF a 24 ore - azoto solubile - azoto legato rispettivamente a NDF e ADF - Zuccheri totali - i principali elementi macronutritivi come Calcio, Fosforo, Potassio, Magnesio, Zolfo, Sodio. Questo metterà in grado l’Assistenza Tecnica di classificare i foraggi presenti in stalla qualificando ulteriormente le razioni per le diverse fasi produttive e per l’asciutta permettendo di evitare gli sprechi e di massimizzare rese e benessere degli animali così alimentati, con evidente beneficio economico per le aziende. Tornando al titolo nel corso del 2009 non avremo più fantasmi ma fisionomie ben definite dei nostri foraggi a tutto vantaggio delle mandrie dei nostri Soci e Clienti.
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