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di Roma

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366<br />

Da valle Giulia<br />

Villa Borghese<br />

trabocca il miele inebriante dei tigli;<br />

api notturne i sensi sciamano<br />

nelI'ombra dei pini.<br />

Il caldo fiato dei cavalli<br />

ansima ancora lungo le siepi<br />

del galoppatoio;<br />

(a Mario de Montis)<br />

le magnolie si aprono impu<strong>di</strong>che<br />

nella notte.<br />

Un improvviso ruggito echeggia dallo Zoo<br />

e turba il sonno dei cigni<br />

nel Giar<strong>di</strong>no del Lago,<br />

per spegnersi nel buio dei cespugli<br />

in lungo spasimo d'amore.<br />

Sul Pincio, la Casina Vala<strong>di</strong>er<br />

si alza in grazia sulla Città<br />

per farsi rimirare ancora.<br />

A notte alta, placata e pentita,<br />

Villa Borghese scioglie la sua chioma d'alberi<br />

ai pie<strong>di</strong> della Cupola.<br />

EDOARDO SALA<br />

Il regno <strong>di</strong> piazzaVittorio<br />

Entro in piazza Vittorio, facendomi<br />

largo tra siepi <strong>di</strong> folla.<br />

Siamo nel luogo più densamente popo-<br />

lato, <strong>di</strong> più intenso traffico dell'intiera città.<br />

Le solitarie, magiche Esquilie, vi si<br />

riconciliano con la vita.<br />

Molta Italia si fonde da queste parti. Fischia, sibila, ansa, come i<br />

treni che stanno a quattro passi; s'interseca, ammira, acquista, s'impala<br />

a bocca aperta, con una valigetta, con un cartoccio sotto il braccio e il<br />

biglietto per ripartire...<br />

Molta Italia si è messa seduta su una panchina <strong>di</strong> piazza Vittorio,<br />

con il pecorino nelle tasche, un temperino e la stozza del pane.<br />

Ha, poi, guardato in su, e non ha visto che il cielo. Sfrangiato dalle<br />

palme e squadrato dai casoni.<br />

Più in su, ancora, molta Italia ha letto scritta la speranza nel cielo<br />

<strong>di</strong> <strong>Roma</strong>. Gli « affittasi lettini », appesi fuori dei portoni, hanno contri-<br />

buito ad alimentare questa speranza.<br />

Dopo, una baracca a Tiburtino, al Prenestino o al Casilino, ha dato<br />

un tetto alle speranze, una scheda, un numero, una iscrizione all'anagrafe<br />

<strong>di</strong> <strong>Roma</strong>.<br />

È bastata una bancarella da cocomeraro, fichi secchi, fichi d'In<strong>di</strong>a,<br />

fusaie, callaroste, un ombrello aperto con tante cartoline dentro, cinte<br />

367<br />

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