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24<br />

FAUNA URBANA<br />

I nuovi cittadini<br />

Animali che convivono con l’uomo<br />

I<br />

Testo di Caterina Gromis di Trana<br />

Foto di Paolo Gislimberti<br />

«DUPLICATI PER LASCIARE<br />

EREDI DOPO LA MORTE,<br />

MUTA PER ADATTARTI<br />

ALL’AMBIENTE E,<br />

SOPRATTUTTO, ESTENDITI<br />

DOVE PUOI, COLONIZZA!»<br />

ECCO L’ATAVICA ORIGINE<br />

DEI PROBLEMI<br />

DI COABITAZIONE<br />

NELLE NOSTRE CITTÀ<br />

(E. COCO)<br />

Nel fotomontaggio, un gheppio Falco tinniculus<br />

(foto P. Gislimberti/RES) in volo sulla Mole<br />

Antonelliana (foto www.tipsimages.it)<br />

Il problema è antico, se di problema si<br />

tratta. Ed è ancora attuale, fonte di studi<br />

e osservazioni e anche palestra di riflessioni,<br />

come quelle di Emanuele<br />

Coco, storico e filosofo della scienza,<br />

che ne fa argomento di un bellissimo<br />

libro dal titolo un po’ complicato:<br />

Ospiti ingrati - Come convivere con gli<br />

animali sinantropici.<br />

Che cosa vuol dire “sinantropici”? I dizionari<br />

dicono: “Animali che convivono<br />

con l’uomo avendo invaso nicchie da lui<br />

create artificialmente”. Non sono i classici<br />

domestici, cani e gatti, né i “pets” da<br />

compagnia tipo pesci rossi, iguane e tartarughe,<br />

rilasciati in natura, cioè allo<br />

sbaraglio in un ambiente che non è il<br />

loro, da certi scriteriati che non sanno<br />

quello che fanno. Non si tratta neanche<br />

di animali esotici, clandestini arrivati per<br />

varie vie e adattati alle nostre latitudini<br />

con mille strategie, spesso a danno dei<br />

loro simili indigeni. Sinantropici sono<br />

gli animali che, davanti all’imposizione<br />

dell’edilizia e del sistema sociale di<br />

Homo sapiens, si sono adeguati e ne<br />

hanno fatto tesoro. Capaci di sopravvivere<br />

al di fuori di un habitat limitato, le<br />

specie che hanno trovato benessere anche<br />

nell’ambiente artificiale delle città<br />

sono la dimostrazione della più pura intelligenza<br />

biologica. Cos’altro è l’intelligenza<br />

se non capacità di adattarsi? Sarà<br />

poco poetico, ma in questo senso è di<br />

gran lunga più intelligente un ratto di<br />

una lepre, e infatti… di lepri in città<br />

non se ne incontrano. Ma l’ambiente<br />

urbano non è solo regno<br />

di topi e scarafaggi: quanto a<br />

fauna selvatica riserva sorprese<br />

mica da poco, degne di<br />

soddisfare la smania di biodiversità<br />

che anima ogni<br />

naturalista che si rispetti.<br />

Ce n’è per tutti i gusti,<br />

dai mammiferi agli uc-<br />

celli ai rettili agli anfibi ai pesci allo sterminato<br />

mondo degli invertebrati. Si tratta<br />

sempre di specie pioniere, capaci di<br />

adattarsi a quella che è la principale caratteristica<br />

dell’ecosistema urbano, l’instabilità.<br />

In città l’intervento umano può<br />

causare trasformazioni in tempi molto<br />

veloci, impensabili o improbabili negli<br />

ecosistemi naturali. Le specie generaliste,<br />

opportuniste e onnivore, sono avvantaggiate<br />

in questo ambiente instabile<br />

perché riescono a colonizzare nicchie<br />

ancora libere. È facile tracciare l’identikit<br />

di questi cittadini “intelligenti”:<br />

- dotati di flessibilità in scelte vitali come<br />

il luogo dove nidificare;<br />

- tolleranti al disturbo;<br />

- capaci di condurre vita solitaria o di<br />

gruppo, secondo come gira il vento;<br />

- propensi ad avere comportamenti territoriali<br />

molto adattabili;<br />

- in grado di riprodursi anche in ambienti<br />

non ottimali.<br />

Con tutto questo, passi la capacità di<br />

adattamento, ma non si tratta di masochismo:<br />

devono esistere alcuni fattori<br />

che invogliano questi “intelligenti” a restare,<br />

altrimenti, superata la prova di sopravvivenza,<br />

proprio perché intelligenti<br />

se ne tornerebbero nelle campagne<br />

da cui sono venuti. Le condizioni climatiche<br />

per esempio, in città sono relativamente<br />

migliori rispetto alle aree extraurbane,<br />

più stabili e meno estreme,<br />

generalmente caratterizzate da una temperatura<br />

più elevata e da minore ventosità<br />

e umidità. Tra rifiuti e cibo offerto<br />

dall’uomo c’è una gran disponibilità alimentare;<br />

l’acqua, anche se non è di sorgente,<br />

non manca mai; la caccia è vietata<br />

e anche il bracconaggio è impossibile;<br />

i predatori sono pochi o nulli e i luoghi<br />

adatti alla riproduzione molteplici.<br />

L’età, la dimensione e la localizzazione<br />

delle aree verdi, polmoni di benessere<br />

per bestie e persone, chiaramente in-

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