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Scarica il bollettino - Biblioteca Internazionale La Vigna

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Osterie, trattorie<br />

e ristoranti vicentini<br />

dal 1900 ai giorni nostri<br />

Hans Barth, un fine letterato tedesco della prima metà<br />

del Novecento, citato in tutte le opere sulle osterie, nella<br />

prefazione alla ristampa del suo classico libro Osteria<br />

(ed. Firenze 1921), che usciva dopo gli sconvolgimenti<br />

sociali e urbani della Prima Guerra Mondiale, scriveva:<br />

”Questo libro è un camposanto disseminato di croci.<br />

Un camposanto di <strong>il</strong>lusioni e di osterie”. Figuriamoci<br />

che cosa potrebbe dire oggi, dopo <strong>il</strong> cataclisma della<br />

seconda guerra mondiale e coi cambiamenti sociali del<br />

secondo dopoguerra. Non parliamo di <strong>il</strong>lusioni, forse<br />

quelle esistono ancora, ma di osterie. E oggi Vicenza è<br />

un camposanto di vecchie osterie, trattorie, ristoranti e<br />

locande... trovarle oggi le bettole disprezzate negli anni<br />

venti del secolo scorso!<br />

Oggi si trovano mescite che servono vini alla spina a bevitori<br />

standard e frettolosi. I vecchi banconi non ci sono<br />

più, e con loro le oleografie classiche con temi storici o<br />

i quadri che i pittori squattrinati lasciavano per saldare i<br />

debiti delle trippe, del bacàro o del clinto d’antica memoria.<br />

Non ci sono più le fotografie color seppia di nonni con<br />

baffoni o barbe eccellenti o i vecchi specchi che oggi sono<br />

stati sostituiti da falsi Belle Epoque con la pubblicità di liquori<br />

e bibite gasate, non legati alla nostra tradizione.<br />

Vicenza, fino agli anni ’70, vantava osterie, caffè, trattorie<br />

e ristoranti ricchi di fascino. Ricordo ancora l’Osteria<br />

alla Lucia in Contrà Corpus Domini, scura, con i tavoli in<br />

noce, la cucina con la stufa economica, sempre pronta<br />

per avere acqua calda, vin brulé e polenta brustolà e<br />

i bicchieri piccoli da “tajeto” che splendevano ai timidi<br />

raggi di sole. Negli anni ’90 fu di moda nei bar <strong>il</strong> ritrovo di<br />

giovani, sempre in cerca di musica e di novità. Così, quel<br />

che rimane oggi di un’antica tradizione è davvero poca<br />

cosa: eppure quegli antichi locali erano stati testimoni<br />

di eventi storici, di curiosità e aneddoti ed erano luoghi<br />

d’incontro e di ritrovo a qualsiasi ora del giorno.<br />

A R T I C O L I<br />

di Pierluigi Lovo<br />

A Vicenza poco rimane del buon tempo e pochissimi<br />

locali possono essere annoverati tra i secolari: la Meneghi-<br />

na, Sorarù e <strong>il</strong> Caffè Scrigni sono i locali storici per eccel-<br />

lenza che ancora resistono; purtroppo, però, non vi sono<br />

più fumose e scure osterie <strong>il</strong>luminate dalla fioca luce del<br />

“canfin” come quelle ricordate da Giuriato o Zuccato.<br />

Fino agli anni ’60 del secolo scorso tra caffè, osterie e<br />

bottiglierie, Vicenza vantava più di cento locali. I più famosi<br />

erano nei quartieri popolari in Contrà SS. Apostoli,<br />

a Porta Padova, a S. Felice, a Porta Nova, a S. Croce e<br />

in borgo S. Lucia.<br />

Per anni, in tutte le trattorie e osterie, si servivano<br />

baccalà alla vicentina, trippe e “minestron” accompagnati<br />

da vespaiolo (“bresparolo”), “vin de Barbaran”,<br />

durello e clinto, e alla fine grappa e prugna. Si ricorda in<br />

Porta Nova l’Osteria da F<strong>il</strong>ippi che cederà <strong>il</strong> posto, fino<br />

agli anni ’60, al vecchio G<strong>il</strong>do, <strong>il</strong> quale si vantava: ”Tutti i<br />

xe passà par el me clinto”. Vi andavano infatti - e questo<br />

fa parte del mio diretto ricordo - gli operai e molti avventori<br />

della ditta “Marchetto&Lovo” di mio padre, che ivi<br />

aveva la sua sede.<br />

Molti locali avevano alle spalle una lunga storia: <strong>il</strong> Rosa<br />

d’Oro, in Via Pozzo Rosso, già conosciuto nel ‘700 con <strong>il</strong><br />

nome di Due Spade d’Oro, la Trattoria alla <strong>Vigna</strong>, l’Antica<br />

Trattoria al Garofalino, i Tre Visi, <strong>il</strong> Buffalo B<strong>il</strong>l, l’Antica<br />

Trattoria Vecchi Schioppi, Crosara, Alcide (in Contrà Morette),<br />

<strong>il</strong> Cursore, <strong>il</strong> Bersagliere, lo Zanzi bar e altri.<br />

Nel 1901 si trovavano a Vicenza alcuni ristoranti,<br />

trattorie e osterie, frequentati da ufficiali e soldati delle<br />

tante caserme dislocate in città e visitati da viaggiatori,<br />

rappresentanti e da gent<strong>il</strong>i signore in viaggio verso<br />

le Fonti di Recoaro: <strong>il</strong> Ristorante Tre Garofani, in Via<br />

Due Ruote 2153 (allora si seguiva la numerazione veneziana-austriaca,<br />

modificata solo dopo la prima guerra<br />

mondiale), la Trattoria ai Pellegrini, in Piazza Duomo, <strong>il</strong><br />

L A V I G N A N E W S 6

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